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Autore: elizadaemon    15/03/2012    0 recensioni
SBUM! Altra frenata brusca e due schiene che sbattevano forte sui sedili. Il ragazzo sconosciuto si voltò verso i sedili posteriori per poi piombare subito sopra il giovane corpo della ragazza. I nasi che quasi si sfiorano. Gli occhi puntati nel viso dell’altra. Le sue mani che, appoggiate sui sedili dove era distesa lei, quasi le sfioravano i morbidi capelli lisci. “Che stai f…”, tentò di protestare lei. “Rispondimi. Dove ti ho trovata?”, la interruppe. “Davanti alla discoteca?!”, rispose, sarcastica. Non fare tanto la stronza, pensò. “E sai perché mi trovavo lì?”, chiese lui, con una punta di disprezzo nella voce. “E cazzo ne so io?”. “Non lo sai? Bene, allora te lo spiego proprio terra terra”. Silenzio. Lei era impaurita, ma tentò con tutte le sue forze di non darlo troppo a vedere. Ma forse non era abbastanza… [Questa fiction prevede scene spinte >w<. Finchè non arriveranno lascerò il rating e gli avvertimenti come sono (:]
Genere: Romantico, Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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¨Soul Palsy~

Cap.4 – Life Palsy



«Ehi, come sei carina. Vieni con me».

L'uomo incuteva in Wyn un senso di terrore ma anche un sentimento di compassione, nonostante il buonsenso le urlasse che la cosa migliore da fare era darsela a gambe!

Eppure gli uomini anziani che flirtavano con lei le facevano sempre una gran tenerezza.

Rimase impassibile, evitando il suo sguardo – pensando che così potesse ignorare il suo ordine – e cercando quello del ragazzo rimasto in macchina.

Oi, bastardo, fa qualcosa!”, gli urlava con gli occhi.

Ma lui non la stava guardando.

Perché si fidava tanto di lui? Lo aveva appena incontrato, cazzo! Era stupida?

Mentre si chiedeva questa e altre domande, non si accorse che il quarantenne la stava tirando prepotentemente per un braccio, sorridendole nervoso.

La ragazza mora poté notare, ma forse era solo frutto della sua mente che ormai la stava abbandonando, che il ragazzo, ancora con le mani sul volante, la osservava con occhi spalancati, vitrei, mentre veniva portata via dall'uomo che poteva essere benissimo suo padre.

In men che non si dica, Wyn si trovò accolta in un bel salottino. Non avrebbe mai messo la mano sul fuoco vedendolo da fuori. Era un arredamento davvero molto accogliente, che la colpì positivamente.

Meno accogliente era la gente che ci abitava in quel momento.

Belle ragazze, più nude che vestite, la squadravano male, come se avesse ammazzato loro il marito (sempre se ne avevavo uno), ma non diede loro troppa importanza. Il polso iniziava a farle male, la stretta di quell'essere schifoso le aveva fermato il sangue. Ma l'uomo di mezz'età non smise un secondo di camminare, in piede dopo l'altro.

Wyn catturò di sfuggita uno sguardo di dolore mescolato immerso a quelli d'odio delle altre. Occhi familiari, che la fecero sentire a casa per un momento, ma non fece in tempo a dargli il giusto peso.

Si trovò catapultata in un altro luogo, più buio, più stretto, più intimo. Più pauroso. Da sola – o così avrebbe voluto disperatamente.

Un letto a baldacchino, con coperte lussuriose che sembravano uscite da un film a luci rosse, emergeva al centro della stanza circondato da candele profumate, ormai spente e consumate. Ma qualcosa la paralizzò completamente. Qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.

Fin troppi oggettini “mostruosi” invadevano la stanza, alcuni per terra, alcuni sui tavolini, alcuni addirittura sul letto...

Wyn avrebbe desiderato entrare mille volte in una sala delle torture stile Saw, davvero. L'unico pensiero che le ronzava in testa in quel momento era fuggire, fuggire subito.

«Ok, dolcezza, ora vediamo se la tua amica ti ha raccomandata bene».

   
 
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