Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Claire Piece    19/03/2012    4 recensioni
[storia completamente corretta ed epurata da errori grammaticali e sintattici]
"Ma io non voglio un principe e non voglio che tu lo sia… io voglio L e basta! Trovo che sia molto meglio che avere un principe che continua a chiedermi la mano o a dirmi di amarmi… Io voglio che nulla mi sia detto sempre in modo esplicito... voglio i fraintendimenti… amo proprio l’incapacità nel sapermi prendere, l’incostanza dell’ “a volte sì e a volte no”... voglio l’impulsività, la stranezza, la tentazione celata e costante...
Ecco cosa voglio. Sei tu."

La morte le aleggia costantemente intorno... La Wammy's House, geni, killer e l'amore per una persona irraggiungibile, L.
Una giovane donna stringerà tra sue mani tutto questo.
Ciao ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
Mi sono cimentata in un campo non mio, ma era molto che ero ispirata e così ho pensato "o la va o la spacca!" Così mi sono messa di buona volontà e ho iniziato a scrivere, da principio da sola e poi facendomi aiutare (purtroppo non sono un'esperta scrittrice e agli inizi non tutti siamo bravissimi) con la correzione degli errori
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
              Nessuna campana





Quella fu la prima notte senza sogni, incubi o percezioni .
Fu puro riposo, non ricordavo di aver dormito a quel modo e così pesantemente, prima del caso Kira.
Mi sembrò di essere tornata me stessa senza particolari doti.
Quando mi svegliai, parve perfino impossibile che mi trovassi nella mia vecchia stanza alla Wammy’s House.
Tutto era rimasto come lo avevo lasciato…il mio letto coperto dalla mia morbida trapunta in piume d’oca, il mio comodino con gli angoli rotondeggianti su cui avevo lasciato il mio solito bicchiere d’acqua, la lampada da tavolo, la mia scrivania dove ora spiccava il mio nuovo portatile e la splendida finestra di spalle al mio letto, che mi proiettava sul bellissimo spettacolo del giardino.
Il mio giardino.
Quando rientrai nella mia stanza la sera prima, ne respirai a fondo l’odore… sentivo ancora il profumo vanigliato che lasciava L ogni volta che mi faceva visita, il profumo dei bambini che mi portavo dietro dalle classi e dai giochi, perfino la fragranza che uso di solito albergava invisibile ma predominante su tutti quegli aromi.
Ero a casa e non mi sarei mossa di lì, per nessun motivo a questo mondo.
Forse neppure se L me lo avesse chiesto in quel’istante preciso.
Non finii di pensare che avvertii bussare alla porta.
“Avanti.” Dissi con un tono di voce ancora assonnato sebbene mi fossi destata da molto.
Entrò Wammy, fu un sollievo vederlo vestito in maniera informale e non con il suo completo da maggiordomo. Indossava il suo golfino beige, la bianca camicia, i pantaloni elegantissimi, le scarpe marroni e lucide.
Sembrò aver fatto un balzo indietro nel tempo, nel periodo in cui ci incontrammo davanti alla cancellata dell’istituto.
“Non hai fame Belle?” Mi domandò sorridendo, portando tra le mani una tazza di latte e caffè calda e un croissant alla crema.
Non attuava più cerimoniosità con me e questa piccola cosa mi faceva sentire davvero sua figlia, mi conosceva bene allo stesso livello di come conosceva bene L.
Wammy si accomodò sedendo sul letto e anche io mi sollevai a sedere, presi la tazza, il croissant che mi porse, sorrisi di cuore e lo guardai.
“T u non puoi immaginare da quanto desidero questo?”
“Cosa? Che un anziano venga nella tua stanza?” Disse Wammy ridendo sotto i baffi.
Scoppiai a ridere sommessamente e dissi altrettanto spiritosamente “No, no! E’ solo che è sempre stato il mio sogno avere un uomo che mi porta la colazione a letto. Quello che ho non si abbasserebbe a farlo e se lo facesse credo che saprei che la fine del mondo è vicina.” Continuai a ridere facendo sorridere anche Wammy.
“Lui ti sta aspettando lo sai vero?” Disse cercando di tornare serio.
“Sì, lo so. Ma me la prenderò con calma, è molto che non lo vedo come si deve. Ho bisogno di fare training autogeno.” Abbassai gli occhi per poi riportarli su Wammy, che si alzò e si diresse verso la porta poi si fermò prima di aprirla e mi bloccò parlando mentre stavo per addentare il croissant.
“Belle. Grazie.” Disse con sguardo sereno e di chi è davvero grato.
“Grazie per cosa? Io non ho fatto nulla, ho solo dato una mano. Tutto qui. Lui è l’unico da ringraziare. Tu sei quello da ringraziare. Perché, se non mi avreste permesso di far parte delle vostre vite, probabilmente la vostra bellissima e preziosa esistenza, sarebbe stata strappata da questa terra. E ti assicuro che anche non vi avessi mai conosciuto, per me sarebbe stato importante sapere vive delle persone come voi, che proteggono questo mondo. Che mi proteggevate, nonostante non avrei mai saputo chi foste. Quindi il merito sarà sempre e comunque vostro. Il merito sarà sempre e comunque il Suo.” Dissi seria e con una vena di commozione nella voce.
Wammy non aggiunse altro, abbassò il capo e tolse i suoi occhiali, prese un piccolo fazzoletto con fantasia a quadri dalla tasca e se lo portò agli occhi.
Rindossando le lenti uscì rivolgendomi un leggero sorriso commosso e chiudendo la porta.
Dovevo aver reso davvero felice il mio Qullish, con quelle parole.
Ancora con il sorriso sulle labbra volsi il mio sguardo alla finestra.
Fuori non c’era ancora quel sole primaverile e caldo che cercavo, c’era quel clima inglese che mi era mancato, nuvoloso e con una sottile pioggia di Novembre che cadeva quasi invisibile.
Ma non me ne importò molto, ormai il mio sole era nella mia stanza, nei corridoi, nelle aule, nella camera di L, poco importava se il tempo all’esterno fosse pessimo.
Smisi si poltrire nel letto e iniziai tutte le mie azioni quotidiane con il sorriso in bocca e mentre indossavo il mio maglioncino in lana, davanti allo specchio, fui perfino capace di sentirmi anche un po’ addolorata nei confronti di Light.
Non per lui come Kira, ma per tutto quello che aveva lasciato dietro di sé. La sua famiglia sarà stata sicuramente distrutta da ciò che aveva fatto.
Misa arrivò a suicidarsi dopo pochi giorni dalla sua morte, fu trovata nel suo letto, nella posizione fiabesca della bella addormentata, pallida e abbigliata con abiti in stile gothic scurissimi, intossicata con pillole di medicinali vari. Ci riferirono che a primo sguardo sembrasse davvero una bambola in porcellana, riposta lì sul letto con cura per impedire che si rompesse.
Quanta inutile tristezza e dolore aveva portato quel patto stretto con un dio della morte e Light non se ne era nemmeno accorto.
Alla fin fine quando c’è una guerra, è di norma che chi vince gioisca della propria vittoria e chi perde pianga la sua sconfitta e i suoi errori, ma in quella guerra gli unici che avrebbero pagato le conseguenze di quelle scelte sbagliate, sarebbero stati, la famiglia di Light Yagami, le persone che gli erano vicine e che lo conoscevano.
La sofferenza e l’infelicità l’avrebbero vissuta loro non lui.
Ancora pensierosa salii la terza rampa di scale che portava alla stanza di L, non mi accorsi che vi arrivai in un baleno.
Aprii la porta, entrai, ma non vi trovai traccia di L.
Anche da L era rimasto tutto come lo aveva lasciato, ma nella sua camera l’assenza era sempre qualcosa di costante nonostante anche Lui vi fosse dentro.
Nessun oggetto che lo distraesse, se non il suo computer, quell’unico letto messo lì per me e che Lui non avrebbe mai usato, le finestre con le persiane chiuse sebbene fosse giorno.
Probabilmente aveva già trovato un caso un po’ più umano da risolvere.
Ero così ansiosa di vederlo e cominciai a girare in tondo nella stanza, poi pensai che potesse essere addirittura andato fuori sotto la pioggia.
Uscii, chiusi la sua stanza e mi diressi alla quercia.
Perché sapevo quanto quel posto gli piacesse, era lontano e isolato dell’orfanotrofio, lontano da occhi indiscreti.

Mi affacciai sull’uscio della porta della cucina, che dava sul retro dell’istituto e scesi le poche scale che davano sul prato.
La finissima pioggia di qualche ora prima era diventata più forte e cadeva pesante, ci misi un po’ ad arrivare alla quercia, perché le gocce mi impedivano di vedere bene davanti a me finendomi negli occhi. Provai a coprirmi la testa con le mani, cercando una forma di protezione dal bagnato, ovviamente avevo dimenticato di prendere un ombrello e mi inzuppai.
Da prima i capelli, che divennero più scuri poi di seguito la maglia e i jeans.
Pian piano che arrivavo alla meta, iniziavo a intravedere un particolare di L.
Inizialmente i suoi capelli neri divenuti lucidissimi sotto l’acqua, la sua maglia bianca divenuta rosea perché attaccata alla pelle dal bagnato e di seguito, i suoi jeans e le sue scolorite, distrutte scarpe da ginnastica.
Mi sembrò perfino più alto nonostante la leggera curvatura della sua schiena.
Correndo leggermente, mi avvicinai sotto l’imperfetto riparo della quercia dove si trovava L.
Lo guardai riuscendo solo a dire il suo nome, come se non avessimo fatto un viaggio di ritorno, come se non ci fossimo mai visti prima d’allora.
“L.”
Si voltò lento e mi guardò, sembrò non essersi accorto di me, non si aspettava di vedermi lì, poi come se lo avessi abbagliato con qualcosa di luminoso accecandogli gli occhi si girò svelto .
“Non le sento sai. Hanno smesso e da un bel pezzo.” Parlò sbarrando leggermente lo sguardo con voce monotona e un pizzico infantile.
“ Intendi le campane?” Dissi leggermente affannata, ma capii subito che si riferiva a loro, alle campane.
“Sì.” Disse alzando gli occhi a osservare il fogliame della enorme pianta che ci sovrastava e faceva piombare giù, filtrando di foglia in foglia, consistenti gocce d’acqua.
“Allora è un bene che tu non le senta più.” Abbassai il capo riflessiva, perché sapevo che quelle campane, quel suono, se avesse continuato a sentirlo, io ero cosciente a cosa lo avrebbe condotto in seguito.
“Scusami Belle, dico sempre cose senza senso. Non starmi a sentire.” Stavolta abbassando Lui la testa e alzando leggermente le spalle, in un gesto che lo fece apparire hai miei occhi indifeso.
“No! Tu…tu non dici mai cose senza senso. Se è per questo, io vedo cose senza senso.” Dissi difendendolo, giustificandolo e sollevando la mia testa per osservarlo.
Mi guardò anche Lui e i suoi occhi erano infiammati, come non li vedevo da tempo, quel tempo che ci fu tolto per un anno intero.
“Sai Belle, non credevo te lo avrei mai detto, così direttamente, sai che non è da me…” poi esitò rimuginando ma continuò con estremo sforzo “ …ma sei molto bella. Non perché ora la pioggia fa apparire il tuo capelli scuri facendo risaltare la tua pelle e la tua figura. Non solo perché le tue guancie e le tue labbra stanno diventando di un rosso vivo. Ma perché sei un sollievo costante, il risposo che non mi concedo, le parole che non so dire e quello che so di non essere. Quando ho detto a Light Yagami, che se non fosse stato per te sarei potuto morire, ho avuto il timore che tu avessi potuto pensare, che ti avessi usata per salvarmi la vita. E l’ho fatto nonostante…” Si fermò incerto di nuovo non sapeva esprimersi in certe cose, si limitò ad abbassare gli occhi facendo gocciare l’acqua che scorreva sul suo viso fino al mento.
“Sì. Lo so. Lo hai fatto. Ma so anche che, se non te lo avessi lasciato fare, ora…ora…” La mia voce si incrinò al solo pensiero della premonizione di morte che avevo avuto su di Lui.
“Avevo capito anche questo, che avessi percepito qualcosa. L’ho compreso quando ho visto la tua faccia e mi hai messo davanti il quaderno con la lettera.” Disse tornando a scrutarmi. Iniziai a tremare dal freddo e nonostante tutto non mi spostavo, rimanevo lì a guardare Lui e Lui a guardare me.
La pioggia scrosciava lenta e produceva un suono che cullava come una nenia.
Poi L fece qualche passo verso di me e mi prese con delicatezza una ciocca di capelli, alzò gli occhi sul mio viso, vidi l’ombra dell’arbusto mettere in evidenza lo scuro dei suoi occhi e delle occhiaie, in maniera infantile tradito dal suo tono profondo di voce mormorò “ Mi perdoni?”
Mi avvicinai ancora di più a Lui e mi lasciai abbracciare.
Da quanto desideravo sentirlo, il suo contatto, chiusi gli occhi e percepii il calore del suo corpo, nonostante il freddo e l’acqua.
“L, tu non hai niente da farti perdonare, per lo meno da me. Con me non hai mai sbagliato, te lo posso assicurare. L’unica colpa che avresti potuto avere, sarebbe stata che mi avresti lasciata sola…” Mi strinse ancora più forte perché capiva perfettamente il concetto più profondo dell’abbandono poi proseguii “… e che avresti posto ad una scelta ardua e crudele due creature. Le avresti scaraventate in un mondo, che per quanto loro siano geniali, nemmeno possono comprendere. Perché non le hai preparate abbastanza ad affrontarlo. Ma alla fine tu non ha comunque colpe perché sei qui. Sei vivo.” Ripiegai la mia testa sul suo collo e mi lasciai andare alla lacrime che si mescolavano alla pioggia, ma si differenziavano da essa solo per il fatto che fossero calde.
“Beh, non ci sarebbe neanche motivo di piangere allora.” Disse sdrammatizzando sotto voce.
“Lo so, ma non ce la faccio proprio, ho resistito finché ho potuto L.” Dissi singhiozzando.
“Sì, hai resistito molto Belle e ti ringrazio. Hai dimostrato un coraggio e capacità, che non pensavo potessi avere. Ma adesso siamo a casa e non andremo da nessuna parte.” Continuò bisbigliando piano vicino la mia testa e iniziando a dondolare. “Hai qualche richiesta in particolare?” Disse rilassato e senza enfasi.
“No, niente in particolare. A parte il voler rientrare in casa perché sta per imbrunire, per il freddo e il non volerti stare lontana per tutta la sera.” Boffonchiai ancora chiusa al suo collo.
“Hai dimenticato il particolare che siamo bagnati fradici. Ma tutto sommato sono richieste esaudibili” Aggiunse continuando poi “Sì. Direi che è il caso di tornare a casa Belle.”
Seguitò a stringermi per molto sembrava non volersi staccare da me, abbassò la testa sul mio collo, respirò facendomi fare un sussulto e disse “Stavolta ho avuto davvero paura di non farcela.”
“Ma ce l’hai fatta L.” Parlai nel suo orecchio poi ci divincolammo dall’abbraccio.
Mi prese per mano e mi feci guidare da Lui verso la porta della nostra casa.
La Wammy’s House.


Posso assicurare che da quel momento in poi, la mia vita non fu né troppo noiosa, né troppo movimentata e la tristezza fu annullata completamente.
Le mie lacrime furono conservate solo per la gioia e i miei battibecchi più estremi con L.
La verità è che a Lui è sempre piaciuto farmi piangere, perché adora consolarmi a modo suo subito dopo. Adora quando entriamo in discussione e sa di avere ragione Lui sempre e comunque, sa che il mio contrastarlo è uno stimolo, un gioco dove può vincere facilmente e dove anche io mi diverto.
A me piace lasciarlo fare.
Credo che non conoscerò mai una gioia così immensa come stare con L e Quillish Wammy .
L, ora si dedica solo a casi umanamente comprensibili, per lo meno per la sua testa e allertò ogni forma di autorità mondiale, che se ci fossero state delle morti sospette o strani accadimenti intorno ad esse, questi casi, venissero immediatamente passati a Lui, perché era probabile poterli collegare a un death note ed a un nuovo Kira.
L fece tutto questo per intervenire tempestivamente e arrivare al quaderno per distruggerlo, ovviamente senza farsi vedere mai più in volto a nessuno .
Non avrebbe più commesso l’errore di mostrarsi a individui che potessero avere un potere omicida di quel genere.
Near e Mello finalmente avrebbero avuto tutto il tempo di crescere e anche L avrebbe avuto tutto il tempo di decidere, quale successore avrebbe preso un giorno il suo posto.
Sempre che abbia in mente davvero che scelta fare tra i due, è tutt’ora molto indeciso o forse no, tende semplicemente a tenerlo per sé.
Io posso solo dire che adesso con Wammy e Roger, ho iniziato a imparare come gestire l’orfanotrofio e posso assicurare che non è per nulla semplice, a tratti è molto più facile seguire i giri mentali di L.
Ma alla fine delle mie giornate c’è sempre Lui che fa capolino sulla porta della mia stanza e si siede vicino al mio cuscino, mi abbraccia, mi bacia.
L’unico mio rimpianto rimane mio padre.
Chiedo sempre di lui e sue notizie, non lo potrei mai dimenticare o abbandonare, rimarrà sempre nel mio cuore.
E adesso che sono arrivata ai miei vent’un anni d’età, posso dire che ho una vita così piena e diversa allo stesso tempo, che posso solo credere che non potrei desiderarne una diversa e dedico il mio ultimo pensiero a Lui.


Dedico a te L questo mio racconto, perché voglio farti sopravvivere al tempo, perché so che mi mancherai un giorno, perché per me non sarai mai e soltanto una L su uno schermo, perché per me non sarai mai un personaggio inconsistente e narrato nelle leggende metropolitane.
Perché anche se all’apparenza sei schivo e freddo, voglio mostrare che hai un’anima calda, che smuovi passioni e tormenti potenti, le combatti con la forza della tua logica e razionalità.
Voglio rivelare che sei in subbuglio costante, mentre sei fermo esteriormente, chiuso nella tua postura accovacciata.
So che non sarai eterno come non lo sarò io, ma voglio mantenerti in vita con questa mia cronaca della parte più movimentata della tua e della mia esistenza.
Tu per me esisti, ci sei, io ho il grande privilegio di poterti parlare, toccare, vivere e per me non c’è onore più grande.

Tua col cuore e con la mente Belle.

                                                                                      Fine.



Ciao a tutti è con le lacrime negli occhietti che a malincuore ho messo la parola fine alla mia prima storia.
Mi dispiacerà moltissimo non scrive per un po’ di L.
Confesso che sono comunque felice perché, ho trovato molto appoggio e sostegno dai miei lettori e tante bellissime parole di apprezzamento per questa storia.
Quindi un grandissimo grazie a voi, perché se non fosse stato per il vostro sprono probabilmente non sarei mai migliorata.
Ma non vi abbandonerò ( lo so speravate di liberarvi di me vero? Ahahahaha) perché ho iniziato già una nuova storia, vi linko qui sotto il primo capitolo e spero che vi piacerà anche questa.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=990669&i=1

Baci baci Ama82

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Claire Piece