I fuochi accesi si innalzavano nel cielo buio e spaventato dai canti delle amazzoni sull’isola delle Donne, tutte in festa per il risveglio di quell’uomo di gomma, intento a strafogarsi e riempire il suo enorme stomaco.
Le baci il ventre, le cosce, le gambe.
Scendi ad assaggiare tutto di lei, mentre le sue candide mani ti graffiano il dorso, si aggrappano a te, quasi fossi un’ancora di salvezza.
Ingenua.
Non sa che non bisogna mai fidarsi dei pirati?
Men che meno del Chirurgo della Morte?

Ci provò.
Ci provò con tutta se stessa.
Ci provò per lui, che amava la neve, il suo freddo e la composizione cristallina e complessa della neve.
Ci provò per Law.
Ci provò per lui.
Ma non ci riuscì.
Perché Margaret non amava la neve come la amava Law.
Non amava toccarla, rotolarsi in lei, o giocarci.
Lei era una Kuja, e come tutte le Kuja aveva il sangue di un serpente...

Doveva dirglielo, prima che fosse tardi.
Troppo tardi.
Ma con che coraggio lo poteva affrontare?
Pressò il piede sul pedale del freno, rallentando dietro al paraurti di una Volvo ferma davanti a lui, aproffitandone per esaminare ancora il suo compagno.
Con nonchalance, vide Izo abbassare il parasole scuro, aprirne lo sportelletto che nascondeva un piccolo specchietto e, estratto dalla sua piccola tracolla nera, portarsi il rossetto alle labbra, pronto a ridefinirle.
Un brivido scosse la schiena di Marco, che rapido sollevò la mano dal pomello del cambio, portandola al polso del moro, allontanando il vivace rossetto rosso dal suo volto.
*Panda Day*

Come era potuto succedere?
Quale congiunzione astrale aveva piegato le leggi della fisica, sconfitto Madre Natura e rivoltato ogni singola certezza della scienza medica, costringendolo a recarsi in Biblioteca e a consultare quel tipo di materiale?!?
Cosa, cosa era stato tanto potente da costringere Trafalgar Law ad immergere i suoi grigi e inquietanti occhi in una lettura a di poco ridicola come un romanzo d’amore?
E non un romanzo d’amore qualsiasi ma ben sì “Via col Vento”.
Ringhiò a denti stretti, composto e impassibile al tavolo della sala lettura, tamburellando le dita tatuate sulla prima di copertina del celebre romanzo, rimuginando.
*Panda Day*

Inizia tutto con un appuntamento disastroso.
Per Sanji.
Un calcio in faccia.
Per Sanji.
Un epistassi nasale.
Per Sanji.
Ma sarà un incontro che cambierà la sua vita per sempre... per Violet.
*Fan Fiction partecipante al SaViolet’s Day*

L’ex capo della Baroque Work non si scompose.
Abbassò semplicemente il capo, soppesando nel palmo della mano l’uncino dorato che scintillava all’estremità di un suo braccio.
Chissà se il fenicottero era ancora così veloce da evitarlo?
D’altra parte non erano più dei ragazzini, e l’età doveva pur farsi sentire prima o poi… no?
Roteò un’iride grigiastra, posandola sulla guizzante e irritante figura del Shichibukai, che scivolava sghignazzante da una parte all’altra della stanza, zigzagando dalla finestra aperta sulla piazza centrale della capitale, al muro opposto, ostruendo l’unica porta da cui Crocodile avrebbe potuto uscire, distanziandosi da quella seccatura in formato scarico otturato.
No, quel dannato pennuto non aveva perso nemmeno l’ombra della sua agilità, ne tanto meno la vena fottutamente sadica di tormetargli l’anima...
*Panda Day*

Margaret non sbuffava.
Non si lamentava, non metteva il broncio, non si arrendeva e non aveva paura.
Mai.
Margaret era una kuja, e non una donna qualsiasi.
Ma in quell’esatto momento, in trappola al buio di un tronco di Marjoa, uno degli alberi secolari di Amazon Lilly, braccata da un enorme esemplare di Serpe d’Ossa che avrebbe dovuto essere la sua cena, disarmata e in compagnia del Chirurgo della Morte, Margaret sbuffava, di rabbia, si lamentava, per la pessima situazione, metteva il broncio per la passività del compagno d’avventura e si, aveva paura di non uscirne viva da quella situazione.
Si morse il labbro inferiore, marciando avanti indietro, stringendo i pugni stretti al petto per le braccia incrociate.
-Dovresti calmarti- borbottò atono Trafalgar...

Sanji era un Casanova, e Violet lo sapeva.
Sapeva benissimo di quel suo demone interiore, sempre pronto a volteggiare ed emanare cuori in piena crisi ormonale per qualsiasi gonna lo sfiorasse.
Violet conosceva benissimo l’inquilino Latin Lover del suo Sanji chan.
Lo conosceva, ma non lo sopportava.
*Panda Day*

Law fissò atono e incredulo l’uscio di noce laccata di bianco che ora gli riempiva la visuale, inarcando vagamente scocciato un sopracciglio.
Infossò le mani nelle tasche dei jeans, aspettandosi che Margaret, quella dolce e sorridente biondina con cui usciva ormai da tre mesi a quella parte, riaprisse la porta del suo appartamento, dispiaciuta di come lo aveva trattato.
Aspettò per tre lunghi minuti, prima di grugnire e dare le spalle alla porta, avviandosi deciso alle scale dell’edificio.
Ma che le era preso?
*Fan Fiction partecipante al LawxMargaret day*

Ansimò, posando il capo sul pettorale candido e caldo di Sanji.
Sorridente, Violet si aggrappò al torace del cuoco, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore, riprendendo una respirazione più controllata, smorzandone gli ansimi per il coito appena concluso.
Aveva i ricci morbidi e scuri sparsi sulla schiena, la pelle candida madida di sudore e le lenzuola aggrovigliate tra le loro gambe ancora incrociate a stringersi, mentre gli umori macchiavano il materasso echeggiante di cigolii.
-Sanji chan…-
*Fan Fiction partecipante al SaViolet’s Day*

Il ballo trasudava di lussuria e peccato, che rendeva proibito ogni pensiero casto, suscitando i più libidinosi.
La sigaretta di Sanji cadde a terra, lasciandolo a bocca spalancata, seduto inerme sulle lenzuola della principessa di Dressrosa, che ballava dinanzi a lui.
Solo per lui.
*Fan Fiction partecipante al SaViolet’s Day*

Nami e Zoro stavano litigando.
Ma non era il solito battibecco canzonatorio, la scaramuccia infantile che sempre colorava le giornate dei Mugiwara sulla Sunny.
Era la litigata.
Quella che avrebbe inesorabilmente cambiato tutto.
Quella di cui si era tanto a lungo atteso l’arrivo, quella che più si temeva arrivasse, quella che si era affacciata tante volte nel loro rapporto, e che sempre sembrava essere stata scongiurata… fino a quel momento almeno.
Eccola.
Forte e insaziabile, per troppo a lungo evitata e costretta a ritirarsi nel buio di entrambi i litiganti, che ora esplodevano, s’infiammavano, ardevano di rabbi e odio, uno contro l’altro.
Eccola la litigata che avrebbe segnato tutto il loro rapporto, cambiandolo inesorabilmente, senza possibilità di ritorno.
*Fan Fiction partecipante al Porn Day Zonami*

Un risolino inarca le labbra gonfie e rossicce di Nami, che zampetta tra la condensa bagnata delle piastrelle del pavimento.
C’è ancora tempo.
Ancora un po’.
A petto nudo, con quel semplice asciugamano legato in vita, torna a stendersi sulla sua schiena, premendo i seni floridi e umidicci sulle sue spalle poderose e calde.
Le loro pelli, ora unite, sembrano la terra e il cielo che s’incontrano, ricucendo in un unico orizzonte il Mondo.
Il loro Mondo.
*Fan Fiction partecipante al Porn Day Zonami*

Il soprannome “Coccodrillo” era riferito alla leggenda su di lui, seconda la quale desse in pasto ai coccodrilli i suoi nemici, o chiunque non gli aggradasse.
Il pater perfetto per un pazzo come Doflamingo.
Storcendo le labbra, Zoro riprese a seguire l’incontro tra i due uomini d’affari, cercando di ignorare la sempre più fioca luce solare che gli permetteva una buona visuale.
Vide l’imponente figura di Crocodile entrare nella stanza del fenicottero, storcendo le labbra quando il biondo saltò a piè pari sulla scrivania per salutarlo, gettando la cenere del suo sigaro sul tappeto persiano che abbelliva la stanza, giusto per ripicca.
Li vide avvicinarsi per parlare e…
-NO NO NO NO!!!-
*Fan Fiction partecipante al Porn Day Zonami*

L’altoparlante interno scricchiolò acutamente, prima che una soffice e composta voce prendesse parola.
-La Sunny Air Line vi da il ben venuto a bordo, è il capitano Hoara che vi parla. Vi comunico che la tratta Arcipelago Florian – Raftel avrà un leggero ritardo, causa una densa zona di nuvole. L’arrivo previsto per l’aeroporto Gol D. Roger è tra un’ora e mezza. Buon viaggio-
Nami si portò una ciocca di capelli ramati dietro l’orecchio, sistemandosi con il palmo la crocchia ben stretta sotto il cappellino a coda di rondine della divisa, fissando ben attenta la cassa zittirsi in un secco crepitio.
-Un ritardo?- borbottò la longilinea figura dalla barba ispida e brizzolata, a cui stava servendo del thè nero.
Nami, elegante e cordiale come ogni hostess degna di quel nome, sorrise dolcemente, riponendo la caffettiera sul carrellino mobile.
-Solo mezz’ora, Signor Rayleigh-
*Fan Fiction partecipante al Porn Day Zonami*