Recensioni per
A Study In Furniture: Dead Objects Tell No Tales
di Leoithne
Ed eccomi finalmente al capitolo finale e dico "finalmente" perché fin da quando ho letto l'elenco dei capitoli volevo leggere quello dedicato al teschio. "L'amico" di Sherlock è senza dubbio uno degli oggetti più significativi dell'arredamento del 221b di Baker Street. Quello che ci si ricorda con un sorriso e che è stato addirittura oggetto delle confessioni di Sherlock. Il teschio non è quindi un oggetto qualunque, come dice lui stesso. E prima di tutto perché un tempo è stato un uomo in carne e ossa, è stato una persona e un'anima ce l'aveva per davvero. Anche se adesso è inanimato e sta sopra al camino, ciò lo rende molto più vivo di tutti gli altri. E mi piace come ti sei inventata la sua storia, come ci hai mostrato la sua seconda "nascita". Il suo venire al mondo come oggetto della casa di Sherlock e il diventare, poi, il suo unico amico. Mi è piaciuto molto il tema della gelosia, credibile anche questo così come lo è tutto quanto il resto. Credibile perché quando si tiene tanto a qualcuno e questi si mostra interessato a un altro, la gelosia è quasi un sentimento ovvio. E poi per John è più che giustificata dato che Sherlock era realmente innamorato di lui. Insomma, mi è piaciuto molto questo capitolo. Direi che è quello che mi è piaciuto di più, specie per come cambia la prospettiva delle cose a un certo punto. Quando si arriva alla finta morte di Sherlock, ecco che il teschio cambia idea su John e la gelosia passa in secondo piano. Vuoi perché ora non c'è più nulla di cui essere gelosi o vuoi invece perché Il teschio prova pietà per John, fatto sta che cambia idea. E nella sua crescita e maturazione come personaggio, ecco che il ritorno di Sherlock porta in vita antichi rancori, vecchie gelosie. Ma questa volta in modo diverso, il teschio la vive più con rassegnazione e infatti alla fine decide di "suicidarsi" gettandosi dal camino. Molto bello il dubbio finale, con John che crede d'aver visto un sorriso e Sherlock che lo prende in giro. Davvero bello, mi ha fatta sorridere. Stupenda poi la proposta di matrimonio. Insomma, una storia stupenda e bellissima che ho letto molto volentieri. Recuperata in ritardissimo, ma meglio tardi che mai. |
Ciao, eccomi di nuovo. Sono quasi alla fine, appena termino di scrivere questo commento vado subito a leggere anche il capitolo finale. Poi trarrò le debite conclusioni, ma per il momento faccio qualche osservazione su questo capitolo nello specifico. Quando ho letto "doccia" la mia immaginazione è andata tutta a scenari poco casti, diciamo così e per il semplice fatto che una doccia cosa potrebbe mai vedere? E infatti è stato così, almeno in parte. Quello che però avrei dovuto tenere conto quando ho formulato le mie teorie, è il fatto che ogni capitolo prende tutta la loro storia e ci mostra i momenti più importanti dal punto di vista di oggetti inanimati. E se finora abbiamo avuto tazzine, comodini e poltrone, ecco che adesso arriva un oggetto che sta in una stanza specifica e molto particolare. Lei è un po' come il comodino, vede cose e aspetti delle persone che nessun altro può vedere (anche se con Sherlock che gira mezzo nudo per casa, non si può mai dire), ma di certo vede l'intimità di certi pensieri, il lasciarsi andare perché si sa che si è da soli e che nessun altro ci potrà vedere. In bagno siamo veramente noi stessi e questo la doccia lo vede, come il comodino della stanza di Sherlock, anche la doccia vede cose che gli altri non mostrano alla luce del sole. E su tutto salta agli occhi il dolore di Sherlock, il suo non sentirsi capito e rifiutato, il suo non capire fino in fondo come sia possibile che John non lo ami. E infatti se lo chiede, ma in quel momento in lui scatta anche un altro desiderio. Mi è piaciuto molto il pensiero che la doccia fa in quel momento, il fatto che abbia notato che è un qualcosa che Sherlock in realtà non ha mai fatto prima. Ovviamente il pensiero corre subito a John, Sherlock prova desiderio per lui ma tutto quello che sta succedendo con Moriarty, oltre al fatto che in effetti John non fa altro che ribadire di non essere gay, fa sì che Sherlock si senta rifiutato e non capito. E quindi si sfoga, lo fa sotto la doccia e pensando a John per il quale prova un'attrazione molto evidente. Come finisce tra loro lo sappiamo e qui i momenti tristi, la solitudine di Sherlock, la frustrazione di John che salta fuori a un certo momento, vengono spazzate via dal momento finale. La loro relazione a quel punto è consolidata, si sono dichiarati, stanno insieme e sono in quelle fase di coccole e tenerezze che personalmente amo leggere. E poi adoro leggere di John che chiama Sherlock "amore", perché è una di quelle sottigliezze che secondo me Sherlock apprezzerebbe. Perché Sherlock ha un disperato bisogno di sentirsi amato e apprezzato e soprattutto dalla persona che ama e con la quale sta insieme. E di conseguenza quella parolina, quel chiamarlo in quel modo fanno trasparire tutto l'amore e la devozione che John prova per Sherlock. E io adoro tutto questo. |
Ciao di nuovo, come avrai capito sto facendo una maratona di questa storia. Purtroppo son con il cellulare e di conseguenza sarà una recensione penso più breve delle altre, ma ci tenevo a dirti qualcosina a caldo e dopo aver letto il capitolo. |
Credo che non guarderò mai più il mio frigorifero alla stessa maniera! XD Ciao, avevo qualche minuto e ho pensato di passare a lasciare una recensione a questa meravigliosa storia. Sono sempre più impressionata della tua capacità di dare umanità e sentimenti a oggetti inanimati e ci riesci veramente, ma veramente bene. Anche questo frigorifero che in apparenza è freddo, perché è la sua natura, in realtà nasconde un cuore caldo, una serpentina che sembra quasi palpitare per le emozioni. E ha sentimenti sia di amore che di odio, perché anche lui come la poltrona e la tazzina valuta gli abitanti del 221b in base a come lo trattano, alle cose che fanno. E di Sherlock non ha una bella opinione, e un po' lo capisco ecco. Per tutta la prima parte infatti viene fuori la parte più comica della vita a Baker Street, i famosi cadaveri nel frigorifero, pezzi di corpi, sacchetti contenenti pollici umani... sappiamo bene, perché ormai lo abbiamo imparato, che Sherlock ha un gusto dell'orrido un po' tutto suo. Il nostro Sherlock non lo concepisce come un posto in cui mettere del cibo, ma come un deposito per ciò che gli serve ovvero esperimenti, parti di corpi mozzate... C'è un divertimento un po' macabro in tutto questo, ma personalmente lo adoro perché descrive Sherlock alla perfezione. E ho riso anche perché il frigorifero in questione lo odia, odia tutto questo perché sente che non è fatto per cose simili. E qui ritorna la sua umanità e la sua sensibilità, quella che mostra quando riesce a capire il cambiamento di Sherlock. Lo capisce anche lui attraverso John Watson, e il fatto che da quando c'è Sherlock mangia più o meno normalmente (Perché non esageriamo col cibo!), addirittura fa la spesa o cucina. Il filo conduttore dell'intera storia sembra essere proprio questo, ovvero il modo in cui Sherlock cambia dopo che incontra John e come questo rapporto sulle prime di amicizia, si trasformi in qualcosa di più. Il fatto che l'amore venga, qui dichiarato oltretutto, dopo il ritorno di Sherlock lo trovo un sollievo. Io resto convinta che John non ce l'avrebbe fatta a superare il lutto se fosse stato davvero amante o compagno di Sherlock all'epoca, così come sono convinta che se si fossero messi insieme prima, Sherlock avrebbe trovato un altro modo per sconfiggere Moriarty. Che lo avrebbe messo al corrente dei suoi piani, insomma. Qui invece il "ti amo" arriva dopo il ritorno. Con uno Sherlock che ha bisogno di scusarsi e che lo fa, in un modo tutto suo ma molto reale e che mi ha ricordato tanto la serie. Solo che qui è meglio. |
Ciao, eccomi di nuovo a lasciarti una recensione. Dunque, quando mi sono approcciata a questa storia ho forse sottovalutato un po' l'aspetto dell'ottica dei vari personaggi che si susseguono, pensando che essendo degli oggetti avrebbero descritto soltanto i fatti a cui assistevano, e invece non è così semplice. O meglio, non è tutto qui. E qui devo sottolineare la tua bravura che è semplicemente pazzesca, perché hai dato a ogni oggetto un'anima, pensieri e sentimenti. Questa tazzina nello specifico, che lo ammetto: un po' mi ricorda il servizio da tè di Mrs Brick ne "La bella e la bestia" (ma un po' come tutta questa storia del resto), mi ha fatto una tenerezza assoluta. Una semplice tazzina, che sembra quasi annoiarsi dentro alla sua credenza, offre invece un punto di vista affascinantissimo della vita al 221b di Baker Street. Lei vede cose diverse rispetto alla poltrona, ha uno sguardo che definirei privilegiato sulla loro quotidianità, ma non solo. Anche su fatti importanti e drammatici. Non è onnisciente il suo sguardo, non sa tutto, non vede ogni cosa (e tu sei stata bravissima a gestire il suo punto di vista). Lei sa solo quello che vede, le cose a cui assiste, le persone che incontra più o meno piacevoli come le amiche di Mrs Hudson, il ragazzo dai capelli ricci, John, Moriarty... ognuno di loro le dà un'impressione differente, impressione che spesso è perentoria e definitiva ma che in altre occasioni invece muta. Ho amato il modo in cui ha descritto Sherlock: l'uomo dalle mani fredde e calde. Ci offri così, uno sguardo sul dualismo di Sherlock, mostrato attraverso il calore delle sue mani che poi è ciò che la tazzina percepisce delle persone. Sherlock è freddo, in apparenza, ma nasconde sotto di sé tutto un mondo di sentimenti incredibile e che nessuno è in grado davvero di scorgere. Lei stessa ci impiega del tempo per capirlo e, di nuovo, serve John perché un certo lato di Sherlock esca fuori. Un lato che anche la poltrona aveva notato e che viene fuori dopo tanto tempo, forse troppo. Sarebbe l'amore, l'innamoramento che Sherlock ha nei confronti di John e che esprime attraverso il calore. E che la tazzina coglie da sguardi rubati, cose che John non può vedere e che si perde, ma che ci sono e che Sherlock nasconde molto bene (ma non abbastanza per sfuggire a un oggetto). Come quel pianto dopo la visita di Moriarty, che significa tutto quanto e che colloca quei ricordi in un momento specifico della storia e di conseguenza anche piuttosto drammatico. Ma la tazzina, di nuovo, non è onnisciente: non sa tutto. Sa ciò che vede e sa che non c'è stato nessuno che la usasse per tanto tempo, ma sa invece che poi qualcuno è tornato. Lo sappiamo noi quel che è successo, ma adesso non importa questo. Lei non sa come o perché, ma è sicura che sia andato tutto bene. Il suo ricordo preferito un po' è anche il mio, lo ammetto, perché Sherlock e John che si baciano in cucina sono il simbolo che le cose sono andate per il meglio ed è questo l'importante. Uno sguardo rubato, di nuovo, tra una tazza di tè e l'altra. E io amo davvero tutto questo e il modo ironico e al tempo stesso delicato che sei capace di offrirci. Ci sono molti dettagli nelle tue storie, tanti particolari che amo ritrovare anche qui in ogni riga. Come l'unicità del gesto di Sherlock di preparare il tè da solo, la sua speranza (della tazzina) che sia per John e che quel gesto significhi qualcosa di più che un semplice "Preparare il tè", ma anche il fatto che John lo sappia preparare più che bene. Insomma, è tutto fantastico e io amo tutto di questa storia e non vedo l'ora di continuare a leggere perché è fantastica e tu hai avuto un'idea geniale. |
Ciao di nuovo, allora, come avevo accennato nella recensione all'altra tua storia (Obvious), ci sono davvero tante cose che voglio leggere dal tuo profilo. Sono ben conscia di essere in ritardissimo, ma spero che comunque riuscirai a trovare tutti questi commenti. E tra le tante cose che devo, e volevo, leggere ho voluto iniziare da questa che è una breve long su un qualcosa che amo tantissimo: ovvero gli oggetti. Anzi, penso che una volta conclusa la consiglierò perché ho un'amica che ama le storie con gli oggetti e immagino che sarà felicissima quando le segnalerò questa qui. Io amo le storie con gli oggetti (forse non si è capito? XD) e sono meno assurde di quello che si può pensare. Io ne ho scritte diverse, tutte brevi però mentre questa qui è addirittura una storia a capitoli. Me la leggerò tutta quanta, ma per ora ho letto il primissimo capitolo. |
Mi sono letta tutti e sei capitoli tutti ad un fiato e tutti adesso.. e wow *-* sono davvero qualcosa di fantastico ** . Partiamo dalla storia in se per se: l' idea di scrivere dal punto di vista degli oggetti è originalissima, per non parlare poi di come sei riuscita a dargli un carattere tutto loro! Passando a Sherlock e John, beh, ecco, rimango senza parole *-* mi hanno fatta sciogliere dalla dolcezza >< poi sapere che si sposeranno è bellissimo ** (in realtà mi sono un po dispiaciuta per il teschio xD). Spero si leggere in futuro anche altre tue storie:3 Ps. sto scrivendo dal telefono e non so bene cosa ne è venuto fuori, mi scuso in anticipo per possibili errori o frasi senza senso Pps. penso che mi debba scusare anche per aver scritto cosi poco xD solo che davvero questo telefono mi fa impazzire |
Ooh e così è finita *cade lacrimuccia* beh ci vedremo in altre fanfic da quello che ho capito! XD |
Con quante parole potrei ampliare la definizione che mi viene spontaneamente da scrivere, e cioè: delizioso, assolutamente delizioso? |
Dolcissima Fede, |
La soccia è stata bellissima e dolcissima. No, ma seriamente, lei è stata dolcissima XD |
Non so davvero come farti i complimenti per questa splendida, geniale, dolcissima idea. Penso che sia probabilmente una delle storie più originali di questo fandom, o almeno, se ce ne sono altre simili, di certo io non le ho ancora trovate. |
Adoro. Adoro. ADORO. |
Ma i grazie vanno tutti a teeee! Per gli scleri (Moriarty-Cupido è canon, ne sono certa), per le puntate live (che AMO), per la tua grandissima pazienza a leggere tutto (santissima donna sei) e la grande allegria che porti ogni volta nelle nostre conversazioni, che vadano da certi bottoni delinquenti, fino ai nostri amatissimi video angst (come non citarli!!). Ma bando alle ciance, parliamo di questo comodino. Dire che lo adoro è dire poco. È originale e creativo. Il letto sarebbe stato scontato (e antipatico, a quanto pare). Mi è piaciuto molto il fatto che Sherlock nella sua stanza diventi più "umano" e che quindi il comodino abbia il grande privilegio di poterne ammirare la vera anima (oltre che i boxer grigi, ma tralasciamo). La cosa che amo di questo capitolo è come tu sia riuscita ad inserire gli eventi in modo preciso e dettagliato. Dalla prima volta che arriva John, col tocco leggero sulla sua superficie (di una finezza e dolcezza uniche), all'evidente gelosia prima di Sherlock e poi del dottore, fino al momento tristissimo della scomparsa del Consulente Investigativo (con l'inserimento GENIALE di quell'headcanon del Magic Trick che ti quoto a non finire perché penso sia più vero che mai e che, purtroppo, John non ha afferrato). Sei riuscita ad inserire il dottore nella storia gentilmente e con una immensa credibilità, nonostante quella non fosse la sua stanza. Sei troppo un genio! Beh, il finale è meraviglioso. Tra la stupenda Purple Shirt of Sex, i bottoni, quei due finalmente avvinghiati e il "ti amo" alla fine, i miei "aaaawwwwww" sono esplosi e la mia felicità ha raggiunto un enorme picco massimo!! Bello, bello, bello!! Aspetto il prossimo pezzo di arredamento (sempre che non vado a fare una rapina al 221b, perché ormai voglio ogni mobile che contiene). A prestissimo e un abbraccio immenso! :* |
Non hai usato il letto: un applauso! Sarebbe stato il mobile più scontato da usare e invece ne hai usato un altro, veramente geniale come idea! XD Poi il letto che si lamenta sempre del peso... fantastico! Questo comodino è stato decisamente intelligente, molto più degli stessi John e Sherlock °_° e ha capito tutto subito! Mi è piaciuto moltissimo, credo sia uno dei capitoli più teneri che hai fatto fin ora, dolcissimo, davvero, e loro due sono sempre bellissimi" Poi il comodino che è felice per loro e che si ascolterà il letto lamentarsi... amorevole! XD |