Arthur aveva visto solo un paio di volte il ragazzo magro dal piano di sopra, ma lui lo sente piangere a tarda notte attraverso lo sfiato che attraversa le loro stanze. A volte, l'unica cosa che sente prima dei singhiozzi, sono le parole che il patrigno rivolge al bambino magro e buffo, dei colpi secchi e poi il silenzio.
Il padre di Arthur gli dice di farsi gli affari suoi, ma Arthur non può stare con le mani in mano, così una sera, quando lo sente piangere, Arthur si avvicina alla bocca dell'aria e con un sussurro gli rivolge la parola, e la prima cosa che dice è; “Hai bisogno di aiuto?”

Lui è il capitano non può mostrarsi debole.
Lui non deve mostrarsi debole.
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Una piccola One-shot su Inazuma Eleven Chrono Stone! Tutto questo si svolge subito dopo il primo episodio della serie, Tenma ha preso troppo alla leggera il fatto di essere "morto" per un breve periodo di tempo e questo fa preoccupare non poco i suoi compagni, che grazie a Fey sono venuti a sapere quello che ha passato il loro Capitano.
ATTENTION!
Questa è una traduzione, i personaggi non sono di mia proprietà!

Poi si ricordò.
Si ricordò dell'assalto dei banditi.
Degli incantesimi.
Delle pacche ricevute dai suoi amici, e dei «ottimo lavoro Merlino!» di tutti, anche di Arthur.
E si ricordò anche di quella sensazione di disgusto provata quando una cosa fredda gli aveva infilzato la carne tenera e calda proprio nello stomaco. Si ricordò del malessere provato in quel momento vomitò un po di sangue e poi sentì solo la fredda Gaia.
E delle urla di Arthur mentre affondava la sua lama nella carni del bandito, gli vennero alla mente le parole del suo Re, e dei suoi amici, «non morirai per così poco amico!» esordì Galvano mentre gli stringeva la ferita, «ci vorrà molto più metterti al tappeto» sorrise Percival mentre gli teneva su la testa, le palpebre divennero pesanti, e l'unica cosa che poté vedere prima di svenire, erano le lacrime agli occhi, belli e puri, del suo Arthur.

“Potrei scegliere di sprecare il mio tempo
a soffrire perché sto morendo,
o meglio,
gioire per il semplice fatto
di aver Vissuto”

“Allenatore perché lo sta lasciando andare!?” chiese il numero 9 prima di leggere il contenuto della busta.
“Tenma sei serio!” urlò Tsurugi, “dov'è il tuo amore per il calcio!?” chiese bruscamente, il ragazzo si voltò e con gli occhi rossi e un sorriso tristemente famigliare a Shindou, disse una sola piccola parola;
“Grazie”

Tenma si era perso in quei occhi dai colori inaspettatamente caldi, diversi dai colori che aveva visto la prima volta al campo da calcio, i suoi occhi così freddi urlavano aiuto, perché il loro amico cuore era gravemente ferito.
Ma Tenma colse quel grido disperato e lo fece suo, rimise in sesto il cuore del cavaliere, e in poco tempo fu il suo a essere ferito.
Durante gli allenamenti Tenma fu colto da una fitta al petto, cadde in ginocchio davanti a Tsurugi, che non riusci a fare nulla, i suoi amici, quelli di Tenma, non i suoi, lo avevano portato all'ospedale.
Un soffio al cuore, disse il dottore, ma non era nulla di che, riposo e tranquillità, questo aveva bisogno il cuore ferito di Tenma.
E sopra tutto aveva bisogno di Tsurugi.

“Non voglio essere un mosto” sussurrò mentre riabbassava il volto sulle ginocchia, “tu non sei un mostro” disse All Might, voleva abbracciarlo dirli che andava tutto bene, che non cambiava nulla, ma non ci riusciva, era paralizzato lì davanti a lui, che tremava e singhiozzava.
Si ricordò di tutte le avventure che avevano passato, di tutte le volte che il suo ragazzo aveva sorriso al suo posto, quando gli diceva che andava tutto bene, era lui, Izuku Midorya, l'Eroe non All Might come molti sostenevano.
Prese coraggio si avvicinò e prese il suo ragazzo con gentilezza, lo portò al suo petto, sentiva il respiro veloce e il petto che andava su e giù, “andrà tutto bene...” disse piano, “ Il Bene si fa in silenzio, tutto il resto è palcoscenico...” disse stringendo la presa quando senti il ragazzo piangere, “tu supererai tutto questo e sarai fortissimo, non avrai bisogno di gridare ai quattro venti la tua tristezza...” alzò il volto del ragazzo, gli occhi pieni di lacrime che lo guardavano, “fermerai il nemico” disse portando la testa sulla sua spalla.

Dal Capitolo 3;
“Quindi voi sareste il Possessore del Puzzle del Millennio?” la cosa, o meglio dire la persona, caduta dal cielo stava parlando, “e lui invece..” puntò il dito contro Yuma, il suo sangue si raggelò non si muoveva, era spaventato non aveva mai provato quella sensazione nemmeno contro Don Thousand, “è il custode della Chiave dell'Imperatore?” chiese, evidentemente divertito.
“Come ha fatto Don Thousand a non ucciderti?!” chiese, mentre usciva dalla cortina di polvere creata dall'impatto con il suo corpo, e il terreno.
“C-Chi sei?” chiese Yugi, “mi dispiace non mi sono ancora presentato, il mio some è Oz...” , la persona che uscì dalla buca nel terreno, era alta, biondo e con occhi di ghiaccio, “e sono qui per uccidere Yuma Tsukumo” disse posando lo sguardo Yuma, “e Yugi Mūto” passo lo sguardo sull'altro ragazzo, e sorrise.
“Che il Gioco delle Ombre abbia inizio!”

“Dovresti ringraziarlo” disse sorridendogli. Hinata si alzò da terra e con passo lento, e sguardo puntato al pavimento si avvicinò sempre di più Kageyama.
“Grazie” disse piano, “figurati...” non riusciva a guardarlo negli occhi.
“Kageyama...” disse piano Hinata sporgendosi per arrivare all'orecchio del ragazzo,
“TI AMO” sussurrò.
“Capitano!” Disse Hinata asciugandosi le lacrime, “vado un attimo in bagno,” disse mentre correva, “devo andare anche io torniamo subito” disse Kageyama rosso come un pomodoro.
Quando tornarono erano felicissimi e la festa continuò, in seguito arrivarono anche la Fukurōdani, si sfidarono a pallavolo, e il giorno volò senza che Hinata se ne accorgesse.
La sera era arrivata e tutti quanti andarono a casa, “grazie Kageyama” disse Hinata pieno di felicità.

Dal capitolo 3;
“All- Might...” Midorya aveva aperto gli occhi, che ora lo stavano guardando, l'uomo non sapeva cosa fare, non si era mai trovato in queste situazione, il giovane aveva capito che il su Maestro era in difficoltà, così donò un debole sorriso al più grande, “n-non devi- preoccuparti...” la voce di Midorya era rotta, la tosse prese il sopravvento e il ragazzo, aveva il respiro affannato, si stringeva le mani all'addome con dei gemiti di dolore, “Izuku....” a quella vista il più grande, si ricordò di quella volta in cui lui, aveva avuto la febbre, così aveva lasciato la mano del ragazzo, che aveva preso inconsciamente, e corse in cucina.

“Nii-sama....” la voce di Three è debole, ma divertita.
“Nii-sama...” ripete.
“Dimmi la verità... Tu vorresti un fratello come me?”
Si accascia a terra, il respiro irregolare, le lacrime agli occhi.
“Nii-sama... Secondo te sono un mostro?” chiede mentre un sorriso nasce sul suo volto.
“Nii-sama.... ho paura... non... non so controllarlo....” ride, ride ancora più forte.
“Nii-sama... sto bruciando....” ride, la risata più disturbante che Five abbia mai sentito.
Five è dietro alla porta, lo sente ridere, e chiedere aiuto, non può fare nulla, ha paura, ha paura di suo fratello...
La risata si ferma.
Non sente più nulla.
No qualcosa sente, sono preghiere.
Prega, Three prega, che quell'inferno finisca presto.
“Nii-sama... ho paura.... nii-sama....” la voce di Three, trema, mentre pronuncia quelle parole.
“Nii-sama... secondo te... sono un mostro?” una risata nervosa, riempe il silenzio creato in cui secondi, lunghi quanto un eternità per entrambi.

“Forse mi sto solo sbagliando....” la voce di Kageyama è sicura, tutti quanti si girano apparte Hinata che è ancora a mezz'aria.
“Forse non è un corvo, con una grande forza d'animo, e nemmeno un cigno con un grande orgoglio...” sorride, mentre Hinata poggia i piedi per terra.
“Forse è solamente un reale cigno nero, che a scelto di lottare con dei corvi...” Hinata è finalmente arrivato a terra, drizza la schiena e si volta nella direzione dei compagni.

“Papà!” la voce è maschile e acuta, “la mamma ti sta chiamando da più di un ora! Sai com'è se si arrabbia...” il bambino sale le scale di corsa per poi fermasi davanti a Yuma. “Vero, Hinata scusa ora scendo... Fammi stare qui ancora per qualche minuto” sorride e invita il figlio a raggiungerlo sulle ginocchia.
“Stavi ricordando ancora quando tu e mamma, eravate ragazzi?” gli occhi rossi, stonavano con i capelli verde smeraldo del ragazzo, il sorriso era identico a quello di Yuma, insomma tale padre tale figlio, della madre Hinata aveva la dolcezza, la semplicità e l'intelligenza, un genio del computer.

Midorya, aveva usato troppe volte quell'attacco, glie lo avevano detto tutti quanti,si sarebbe fatto male veramente questa volta, lo avevano supplicato di smetterla, di lasciare andare quel cattivo, no lui continua a dargli pugni, lo aveva insultato, aveva fatto del male a sua madre, hai suo amici, per arrivare a lui, ora che era lì cosa avrebbe fatto il cattivo se non farsi prendere a pugni, e ridere come se la cosa lo divertisse particolarmente.
E poi arrivò, la sentì nel cuore, una fitta, quello era il capo linea? No, non poteva essere, non poteva finire così, Midorya allentò la presa al polso dell'uomo, che si liberò per poi fare un discorso in cui l' aspirante Eroe capì solamente le parole, vendicarsi, paura e allerta, capì solo questo, intanto le ginocchia gli cedettero. Erano soli loro in quella stanza, All Might, Kacchan, e Todoroki, solo loro quattro, il cattivo era sparito. All Might era esausto,il Simbolo della Pace giaceva sul pavimento ricoperto di macerie di palazzi, e sporcizia.

Ho aggiornato la storia; Ecco una piccola parte del racconto:
Non vuole dirlo, il dolore al petto è paragonabile a quella volta, in cui gli avevano detto che la vita di suo fratello era appesa ad un filo. No
questa volta fa più male, male male e lui non vuole cedere.
Si riprende e continua la sua frase, “l'altro 10% ha un'amnesia temporanea...”.
“Cos'è un'amnesia?” chiede Astral. Le lacrime sono state asciugate.
“Una perdita di memoria” sintetizza Shark.
“Come è successo a me?” chiede di nuovo.
“Si” risponde Kite.
“A differenza della tua, se dovesse colpire Yuma sarebbe veramente pericoloso fargli ricordare tutto così velocemente” conclude Shark.
“E quindi non si ricorderebbe più di me?” sorride, e i ai due umani si stringe il cuore nel vedere quell'essere non umano, preoccuparsi per
una creatura effimera.
Ma a quanto pare quella creatura effimera, di nome Yuma Tsukumo, gli ha fatto provare sensazioni che non sapeva se esistessero oppure no.