Harleen aveva letto su tutti i giornali dell’arresto del criminale per eccellenza, colui che aveva creato un parapiglia gigantesco istigando la vecchia Gotham alla caduta: come lui era caduto, così avrebbe dovuto seguirlo l’intera città.
Ma il Tenente James Gordon – attualmente promosso a Commissario – e le sue forze di polizia, l’avevano fermato consegnandolo nelle mani del Direttore dell’Asylum.
Harleen ricordava perfettamente quando la notizia giunse. Quando dopo il suo arresto aveva iniziato a studiarne la psicologia e le gesta. Aveva letto e riletto qualunque cosa potesse “avvicinarla” al clown, qualsiasi file o cartella le fosse stata messa a disposizione dalle autorità competenti e più rifletteva sulla veridicità di quelle righe, più si convinceva di quanto potesse essere indispensabile tentare un qualunque percorso riabilitativo volto all’unico scopo di farlo parlare: se esisteva una verità su Batman e su Dent, lei voleva saperla. E possibilmente scriverla.
AGGIUNTO capitolo 40 REVISIONATO!
[Questa storia nasce dal mio amore per la coppia Joker/Harley Quinn e si colloca tra gli eventi di The Dark Knight e The Dark Knight Rises]

-Non è qui-
-E dov’è?!- Gracchio, scendendo velocemente dal letto in un moto improvviso di rabbia. Troppo velocemente. La stanza inizia a girare vorticosamente e un secondo dopo sono di nuovo con il culo sul materasso.
-Ne so quanto te. Non fare la pazza, Quinn. Lo sai che sono io a rispondere personalmente di quello che ti succede quando lui non c’è-

"Ingegno. È questo che serve per fare un colpo. Se non si ha ingegno non si arriva da nessuna parte. La prima cosa che devi imparare è che bisogna sempre sorprendere la gente. La gente sono gli spettatori. Gli spettatori sono le vittime. Non c’è nulla di meglio che vedere le loro facce sbalordite, confuse e terrorizzate. Panico. È questa la vera essenza. Questo è quello che ci fa davvero divertire…"

Scaricata per l'ennesima volta dal Joker, salvata in extremis da Batman, Harley Quinn prova seriamente a riflettere su ciò che la vita ha ancora in serbo per lei e ciò che le interessa davvero...

•{Long ~ Gallavich ~ What if? ~ Some Slice of life!}
Una storia alternativa che parte un po’ prima del finale della 3x12.
Uno sviluppo diverso per Mickey Milkovich ed Ian Gallagher che, inutile ribadirlo, meritavano molte più gioie.
“«’Fanculo, Gallagher.»
Con il tempo, durante quegli anni trascorsi insieme, Ian comprese che quel “’Fanculo, Gallagher” era la cosa più simile ad un “Ti amo” che Mickey fosse capace di dire, così aveva imparato a farselo andare bene.
Continuava a sorridere, forse in maniera anche un po’ inquietante, ma non gliene fregava più nulla di niente e nessuno … la sua vita andava a gonfie vele, si stava costruendo una famiglia e presto si sarebbe realizzato anche con la carriera, facendo il lavoro che aveva sempre desiderato.
«13 dicembre.» sussurrò Mickey all’improvviso, dopo qualche istante di silenzio assoluto nella camera «Come data mi piace il 13 dicembre.»”

[SUICIDE SQUAD]
“Harleen, lascia che ti confidi un segreto...Quando oltrepassi quella porta” E aveva indicato l’ingresso al manicomio “Devi diventare impermeabile”
“Impermeabile?” Avevo ripetuto, confusa.
“Arkham ti inghiotte e ti distrugge se non sei abbastanza forte, ricordatelo sempre. Il segreto è non farsi coinvolgere e soprattutto mai, mai abbassare la guardia. Un momento e ti ritrovi dall’altra parte del vetro”

Shameless AU - Gallavich
Fiona è una donna estremamente forte ma non crede in un mondo fuori dal South Side e si adatta.
Lip è una mente geniale, brillante come pochi. Crea metanfetamina, perché è facile per lui ed è bravo a farlo.
Ian è etichettato come psicopatico. Non importa se si cura. Lo è e basta.
Debbie è una bambina in un mondo sporco. Si chiede per quanto ancora.
Carl non ricorda di essere mai stato un bambino. Non di quelli buoni almeno.
Liam non capisce ancora il male.
Kevin ha Veronica e Veronica ha Kevin, finchè morte non li separi.
Jimmie ha provato a costruirsi una nuova vita, non gli è riuscto molto bene.
Mickey Milkovich conosce solo un tipo di approccio, quello diretto e al sapore di sangue.
Vivono in un mondo che giudica e lascia etichette - criminale, genio sprecato, psicopatico, vergine, delinquente, ladro, puttana, drogato, sbandato, idiota. Lo accettano e ci convivono, perchè quello è il mondo che conoscono ed il modo in cui si conoscono.

[Dal cap. 1 - Fatale Monstrum]
-Tu… Non esisti…-
Silenzio. E i suoi occhi, in quei lunghissimi secondi che trascorsero a rallentatore, non si staccarono mai dai miei, scrutandomi con curiosità. Una risata acuta e inquietante scoppiò nuovamente sulla sua bocca. Con estrema facilità si portò una mano alla giacca, continuando a ridere, puntandomi una pistola contro. Non pensai, non c’era più tempo per farlo. Mi gettai a terra non appena fece fuoco, serrando le palpebre più forte che potevo. Un boato, lo sgretolarsi di polveri sottili. Mi voltai appena, osservando con occhi sgranati il maestoso buco che attraversò la parete che si trovava alla mi spalle. Se mi avesse colpita, come minimo, sarebbe riuscito a farmi esplodere la testa, lasciando schizzi cremisi e materia grigia ovunque. Cercai di riprendere fiato, di tenere i nervi saldi sebbene sentissi i suoi occhi pesare su di me come un’incudine. Sollevai lo sguardo, ora era in piedi, e torreggiava su di me esponendo quel magnifico ghigno che riusciva ad incutermi una paura più profonda e malata del semplice terrore. [...]
-Allora, sono abbastanza reale per te, adesso?-

[Suicide Squad]
" Qualunque cosa sia, non è come lui. I suoi capelli sono ancora biondi, solo molto più chiari e sottili, la sua pelle non ha alcun riverbero innaturale. Quella creatura sembra modellata nel gesso.
'Vedremo se finirai per sbriciolarti nello stesso modo.' "

È una notte come tante a Gotham City, una notte che si narra attraverso una seconda persona un po' particolare...
[Post Suicide Squad]

SUICIDE SQUAD
-Potrei ucciderti anche ora, far saltare in aria questa bella testolina!-
La canna della pistola premeva sulla mia fronte, un rivolo di sudore scese giù per la tempia, sorrisi guardandolo negli occhi, occhi così verdi da rasentare la follia al suo interno. Mi sollevai piano, e l'arma scivolo per il prima sulla mia guancia fino ad arrivare alle labbra, lo vidi concentrarsi per un istante su di esse, le socchiusi per un attimo e lo vidi irrigidirsi, leccai la pistola lasciandoli intende tutte le mie peggiori intenzioni.
-Fallo, ora-

“Saresti disposta a morire per me?”
(...)
“Così è troppo facile.” disse ancora Joker, avvicinandosi ad Harley con fare subdolo e sinuoso “Saresti disposta a vivere per me?”
[MOVIEVERSE: "SUICIDE SQUAD." Possibile Spoiler.]

- SUICIDE SQUAD -
Racconto della prima volta in cui il Joker incontrò la dottoressa Harley Quinzel.
Quindici minuti intensi di seduta psicologica, che cambieranno per sempre il mondo di Harley.
Dal testo: "- Ha mai conosciuto la pazzia, dottoressa Quinzel?- sibilò lui, a voce bassa, come se stessero parlando di un segreto. Allungò il collo verso di lei, e le sembrò che il suo alito freddo le stesse congelando le ossa:- Ha mai... Vissuto, il malessere della solitudine? È stata mai divorata, fracassata io direi, dalla sensazione d’inadeguatezza in un mondo di persone mediocri?-
La donna provò fatica nel deglutire quelle parole. Sembravano sviscerare le membra, comprimere il cervello.
Le venne voglia di urlare, per cancellare quella sensazione viscida e putrida, come un morbo che la infettava lentamente.
Ma non lo fece. Il suo paziente la stava testando, la stava provocando.
Improvvisamente capì perché le avevano affidato quel caso con così tanto tentennamento."
(Perdonate l'inserimento nella categoria sbagliata, ma non è stata ancora creata una sezione per Suicide Squad)

C'è chi pensa che l'unico posto adatto al Joker sia una cella imbottita in fondo all'Arkham Asylum. La dottoressa Harleen Quinzel non è della stessa opinione.
Rigorosamente ispirata al Nolan-verse. Prima pubblicazione: 15 Agosto 2008.
(ON LINE L'ULTIMO CAPITOLO E L'EPILOGO)