Anita è una studentessa di 16 anni che vive un profondo disagio sociale e se ne sta fin troppo spesso per conto proprio. Completamente sola, all’inizio del terzo anno, si trasforma nella vittima perfetta di un gruppetto di bulli che la vessa con dispetti e insulti di ogni genere. Il peggiore fra tutti, secondo Anita, è Stefano: un ragazzo scaltro e intelligente che sa usare fin troppo bene le parole, cosa in cui anche lei è brava! Qualsiasi altra persona, al posto di Anita, si sarebbe lasciata avvilire da questa situazione, ma non lei, poiché non si sente affatto sola, c’è il suo migliore amico a darle man forte: ȾhunderWhite! Un ragazzo con cui chatta ormai da tempo e che ha conosciuto in rete, su un sito per giovani scrittori come lo sono loro! Sebbene vivano nella stessa città, Torino, non si sono mai incontrati di persona, fin quando ȾhunderWhite non sente il desiderio di vederla dal vivo...
Questa storia partecipava alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da Severa Crouch sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna”

Questo è il mio primo tentativo di originale ☺️, che nasce da spunti, interazioni e challenge.
Sarebbe dovuta rimanere una one shot autoconclusiva ma poi sono spuntate altre idee e sono andata avanti con la scrittura.
Simon e Drew sono due agenti dell'FBI. Hanno caratteri totalmente diversi e sono attratti l'uno dall'altro, in una situazione che si fa sempre più complicata e a ridosso di una missione importante.
Dal testo:
« “Usciranno, secondo te?”
“Con questo gelo? Ne dubito. Ma ci spero.”
“Senti, ti ho…”
“Tieniti comunque pronto.”
“Hai…”
“Il satellitare nella loro auto non dà segni di vita, sei sicuro di averlo attivato correttamente?”
“…FAME?”
Ed è allora che Simon, finalmente, si gira verso di lui.
Drew rimane sempre ipnotizzato dal modo in cui lo guarda, specie quando lo squadra spazientito, a un passo dalla sfuriata… e ultimamente capita spesso. Nella penombra non riesce a vedere i suoi occhi blu ma se li immagina ed è come se ne sentisse la densità, oceanica e profonda. Dylan, il suo secondo nome, Figlio del Mare. Ci annega tutte le volte che li fissa troppo a lungo.»

Il protagonista è Sean, un personaggio, un uomo, una coscienza immerso/a in un viaggio “interiore” alla ricerca di risposte su sé stesso/a e sulle persone che ruotano intorno alla sua vita. Sospeso sulla soglia tra sogno e realtà, sanità e follia, Sean si trova ad interagire con il ‘mondo’ circostante… e lo fa in un modo tutto suo.

Ennis è un giovane ragazzo gay, appena trasferito a Napoli da Chicago, per scappare da un passato non troppo remoto. Ha comprato un appartamento ad un prezzo decisamente basso, e ben presto ne scoprirà la ragione.
La casa, infatti, è infestata da cinque spiriti eccentrici. Riuscirà Ennis a convivere con loro e con i ‘suoi’ fantasmi?

Voci.
Tentativi di comunicazione.
Contatto non stabilito.
[“Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2025 indetti sul forum Ferisce la penna”.]

Nel silenzio che segue l’orrore, l’anima dell’assassino si contorce. Le mani sporche di sangue, il cuore che batte all’impazzata, la mente in tumulto.
Cosa passa per la testa di chi ha appena compiuto un omicidio?
Infondo, il delitto, quando eseguito con maestria, è la più sublime delle Arti.
[One Shot ispirata al thriller psicologico "Il Talento di Mr. Ripley" della immensa Patricia Highsmith]

Violet ha questa strana abitudine: tratta sempre tutti con estrema educazione, a costo di non essere del tutto sincera. Non di rado, però, questa sua educazione forzata le si ritorce contro, mettendola in situazioni da cui è difficile uscire senza sembrare un po’ ridicola.
Questa storia partecipa al contest Le quattro stagioni si raccontano, II ed. indetto da elli2998 e inky_clouds sul forum di EFP

Lasciare il proprio Paese d'origine non è una cosa facile, specialmente quando si è costretti.
Breve introspezione di una ragazza che ha lasciato tutto per ricominciare da capo una nuova vita.
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“Questo testo partecipa al contest Le quattro stagioni si raccontano, II ed. indetto da elli2998 e inky_clouds sul forum di EFP”

Jasper Reyne ha lavorato duramente per farsi un nome nel mondo del giornalismo sportivo. Quando riceve l’incarico di intervistare l’atleta del momento, una giovane promessa del ciclocross, egli non mostra particolare entusiasmo. Crede di non poter scrivere nulla di rilevante e non vuole perdere tempo con un ragazzino arrogante e presuntuoso. Queste convinzioni persistono finché il giornalista non ha l’occasione di conoscere più da vicino il futuro campione.

Una breve serie di song-fic con personaggi lasciati soli in balia dei propri pensieri:
1) QUANDO VANIA E LORENZO BALLAVANO LA SALSA - un'impiegata del settore del trasporto merci, una gallina che attraversa la strada e una giornata di emergenza sanitaria ripercorsa tra i versi de "Il conforto" di Tiziano Ferro e Carmen Consoli;
2) QUANDO MARGHERITA IDEAVA IL SALONE DI SIR ARTHUR - una giallista amatoriale, la stanza del delitto e la definizione dei personaggi, tutti parenti avidi, tra i versi di "Soldi" di Mahmood;
3) QUANDO THE UNDERCUTTER FACEVA LIVE BLOGGING DURANTE IL DILUVIO - una blogger sta commentando in diretta su un forum online un evento sportivo, senza avere idea di quello che sta per accadere, sui versi di "Maledetto Lunapark" di Loredana Bertè.

Dal testo: "Gli anni del Liceo sono lontani. Lontane le lunghe estati di totale libertà. Come lontane sono le Notti magiche e i tormentoni alla radio."
"Magari in un altro tempo, in un'altra realtà, avrebbero potuto essere di più. Ma Sara aveva chiaro di essere stata sempre una seconda scelta. Condividevano un sentimento reciproco, ma non era abbastanza significativo affinché lui la scegliesse."
Un flusso di pensieri in libertà, ripescando ricordi lontani, come ciascuno di noi può fare. Tornando poi all’età adulta e alle sorprese che la vita riserva.

TRIGGER WARNING, TEMATICHE DELICATE
(...)
- Come fai ad essere qui? Ti credevo morta... anni fa...
- Mi hai cercato tanto, immagino.
- Io... non...
- O forse lo speravi e basta.
(...)
Questa storia partecipa al "Imaginaerum Song Contest" indetto da Spoocky sul forum di EFP.

Ogni tanto serve solo fermarsi. Rallentare a causa del bruciore alle gambe fino ad arrestarsi completamente, rimanendo immobile mentre il mondo attorno continua a muoversi ad una velocità spaventosa… una velocità alla quale non riesci a stare al passo.
Ma è proprio in quei momenti, mentre tutto ti scorre addosso privo di significato, che comprendi di nuovo cosa voglia dire respirare.
Ti serve solo un attimo. Il tempo di riguadagnare fiato.
Prima di ricominciare a correre al tuo ritmo.

Era come osservare un tipo di fiore. Lo hai avuto sempre sotto gli occhi, magari è sbocciato ogni primavera, ma improvvisamente il colore della corolla e la dirittura dello stelo, iniziano a sembrarti meno scontate e meno ordinarie. Ne cogli la vera bellezza e ti pare una cosa eccezionale con una tale armonia che non poteva venire fuori solo dal caso e dal caos primordiale e ti trovi a pensare che ci deve essere un senso a tutta quella armonia ed alla tua capacità di coglierla all’improvviso.

[POV 1° persona, epistolare | mitologia giapponese, induista, demoni, spiriti | perlopiù angst, tematiche delicate e amori]
┈☆
dal 26 agosto 1550:
❝Per il momento voglio concentrarmi sull’obiettivo principale. Sto scrivendo questa pagina mentre i bambini fanno il pisolino pomeridiano. Uno di loro, Prish, ha avuto problemi ad addormentarsi. Fortunatamente sembra essersi rilassato dopo che gli ho dato una bambolina con cui dormire, adesso dorme come un angioletto!❞
┈☆
dal 18 aprile 1551:
❝Durante la pausa io e Pallavi ci siamo messi a parlare della nostra situazione sentimentale. Non serve ribadirlo, Pallavi è sposata con Balbir e il loro matrimonio sta praticamente andando in frantumi. Probabilmente voleva rallegrarsi un po’ sapendo qualcosa su di me, ma… purtroppo è da un bel po’ che non frequento nessuno.
Stavo riflettendo sul perché, forse ho gli standard troppo alti? Oppure è la mia personalità ad essere un fattore che allontana le persone? Ho chiesto la stessa cosa a Pallavi e preferisce credere che sia la prima. Certo che quella ragazza sa sempre come lusingarmi, hahah!❞

Che senso avrebbe vivere il quotidiano, se... se non ci fosse almeno una speranza alla quale aggrapparci?

Lei non era come le altre.
Lei era una ragazza che sognava, che ci credeva nei suoi sogni.
Si sentiva spesso diversa, come se questo mondo non le appartenesse, come se fosse nata nel luogo e nel tempo sbagliato.
Diceva spesso che ce l'avrebbe fatta a crescere, a migliorarsi, a migliorare... Ma la realtà era troppo dura per lei.
Lei che amava, che rideva nonostante tutto, che ci sperava davvero in un domani migliore.
Ogni volta che rimaneva delusa ripeteva tra sè che tutto passa, che tutto si aggiusta.
Diceva agli altri di star bene, quando in realtà i suoi occhi erano stanchi ed afflitti.
Lei era così.
Non voleva apparire fragile, ma lo era.
Oh, lo era davvero.
Aveva tanti sogni nel cuore, di quelli grandi, di quelli belli.
Li teneva sempre per sè, come se fossero stati solo dei segreti, come se nessuno li avrebbe dovuti condividere con lei.
Non sapeva che la vita poteva apparire diversamente, se solo l'avesse guardata con occhi diversi.
Se solo si fosse aperta al mondo.
Ma lei era così.
Impacciata, timida, lunatica, insicura, ma anche bella, e lei non lo sapeva.
Lei, che non aveva mai smesso di essere mathilde.

Chi si accontenta gode?
E che cosa significa veramente accontentarsi?
Ma soprattutto ha un valore negativo o positivo?
A questa domanda una madre risponde alla figlia con il ricordo di un fatto accaduto durate la sua adolescenza e...

A un certo punto ho seguito un corso di scrittura. Questo racconto era un compito assegnato, anzi, “un suggerimento di scrittura”.
Il prof (uno noto che aveva appena finito di parlare di Madame Bovary) mi guarda al di là dello schermo e dice: Una donna viene lasciata dal fidanzato in un luogo pubblico.
Io lo guardo negli occhi (tanto lui mica lo sa, il suo è un video registrato), li assottiglio anche un po' e gli dico: bene.
Lui dice: scena fissa nel luogo pubblico.
E io abbozzo: bene.
Lui dice: focalizzazione interna.
Io sorrido e dico: bene.
Lui dice: ma scrivete una cosa breve…
E io (scioccamente) anticipo: bene.
Ma lui non aveva finito: … direi diecimila battute.
Oh, cavoli.

Credo di aver bisogno di aiuto. Ti ho promesso che avrei cercato di smettere ma non so come fare e ho pensato che magari pubblicando qui avrei potuto accorgermi di non essere sola. So di non esserlo ma un conto è saperlo e un conto è vederlo coi propri occhi. Ho paura, ma meno di quando l'ho raccontato a te. In fondo sono solo sconosciuti. Tu sei la persona piu importante della mia vita. Ma mi sono stufata di scaricarti addosso tutti i miei problemi. Non te lo meriti. Sei meravigliosa non potrei desiderare di meglio. Ma non posso sempre correre da te a ogni minima difficoltà. Ti sto distruggendo me lo sento e non potrei mai perdonarmelo. Questo è tutto cio che vorrei dirti ma che tu non verrai mai a sapere.
Vi prego non leggete se non ne siete davvero sicuri. Non so ancora fino a che punto entrerò nei dettagli ma non voglio che altre persone vengano influenzate da quello che scrivo. È personale e tratta temi delicati. Se non vi sentite bene con voi stessi o siete in un momento difficile e confuso non fatevi trascinare a fondo dai miei pensieri. Non ve lo meritate. Nessuno lo merita. Grazie

Art. 559 Codice Penale (abrogato tramite le sentenze n.126/1968 e n.147/1969): «La moglie adultera è punita con la reclusione fino a un anno. Con la stessa pena è punito il correo dell'adultera. La pena è della reclusione fino a due anni nel caso di relazione adulterina. Il delitto è punibile a querela del marito.»
Storia partecipante al contest “Le quattro stagioni si raccontano”, II edizione, indetto da elli2998 e inky_clouds sul forum di EFP.

Alcune volte, mi piacerebbe veramente un sacco mostrare a me stessa quanto posso essere forte.

Mi sono reso conto, col passare degli anni, che volerti bene non è stata sempre una faccenda semplice come saresti incline a credere tu. Ovunque leggessi, era scritto che il bene di una madre è incondizionato, che uno potrebbe essere il peggiore mostro dell'universo e comunque sapere che, al netto delle sofferenze, l'amore di una madre non sarebbe mai venuto meno. E invece io avevo sempre l'impressione di dovermelo meritare, di dover fare qualcosa per assicurarmelo.

Una storia di crescita interiore e riscatto che si sviluppa attraverso un travagliato percorso d'amore. Perché alle volte per poter essere felici ci basterebbe soltanto possedere più coraggio e affrontare le nostre scelte, qualunque esse siano.
Spesso ci comportiamo come la nostra famiglia vorrebbe da noi. Le ragazze educate e gentili come dovevo esserlo io, Ailis Àine, si sacrificano per questo importante valore. La mia, di famiglia, ha sempre anteposto l'onore e la tradizione innanzi a qualsiasi sentimento.
M'imposero un matrimonio combinato, lo accettai perché non ebbi altre opzioni.
Non sono una donna vissuta in un'era passata, vivo in un presente moderno ricco di tecnologia, ma i matrimoni combinati per gli aristocratici, ahimé, sono ancora in voga.
Non abbiate pena di me, penso di essermi rivelata molto più cinica e maligna di quanto pensassi.
La mia vita fu noiosa e grigia fin quando non incontrai lui, il mio unico amore: Ryan. L'unico uomo in grado di levarmi la maschera che ho imparato a indossare, l'unico che è capace farmi toccare il cielo, addolcendomi l'animo, oppure di gettarmi in pasto alla confusione più nera.

[Storia partecipante al contest Uno schizzo di trama , indetto da inky_clouds ed elly2998 sul Forum di EFP.]
Una donna paranoica è convinta che il suo vicino di casa voglia ucciderla.
La sua pagina Facebook è l'unico contatto che le sia rimasto col mondo.

Questa storia altro non è che una piccola raccolta di "pagine di diario"; rappresenta il mio modo di affrontare, pezzetto dopo pezzetto, il dolore per aver detto troppo presto addio al mio papà.
Ho scritto di getto alcuni pensieri, alcuni ricordi; ma anche qualche piccola conquista. Perché, in fondo, la tristezza immensa che provo oggi è solo una misura di quanto l'ho amato in questi ventotto anni.

Durante una qualunque pausa caffè di un giorno qualunque, mi hanno raccontato una storia, un’incredibile storia vera.
Chi mi ha regalato questa storia ha concluso dicendo: “Chissà, magari ora”.
Da qui sono nati Epilogo e Prologo.

"Perché se il mondo intero è la sua casa, B. è il suo rifugio.
E nel suo rifugio c’è posto per il mare al mattino e per i denti affondati nelle nespole fino a sentirne il succo colare sul mento, e c’è posto per il lieve fruscio dei libri sfogliati da suo padre, e per le notti di brezza e finestre spalancate e per le passeggiate caldissime all’ora di pranzo fra i cespugli di rosmarino del giardino".
[Storia partecipante alla challenge "Le leggi del caso" organizzata da RosmaryW sul forum "Ferisce la Penna]

Dall'incipit "Non so se mettere nero su bianco tutto possa in qualche modo mettere ordine nei miei pensieri. Trovare la parole, riuscire a dargli una forma, un senso, tutto sembra confuso e per me, abituata a vedere tutto chiaramente mi lascia con un senso di frustrazione difficile da sopportare.
Voglio raccontare tutto senza filtri, senza censure, perchè così mi fai sentire: senza filtri e senza censure."

10 esercizi; 10 messe alla prova.
I risultati di sei settimane di un workshop di scrittura condotto in classe. Ponendosi come obiettivo il "sentire": ascoltare parole e ritmi, percepire immagini, suggestioni e stati d'animo, ragionare dei processi del pensiero.

Cosa è successo dentro alla caffeteria Starbucks

[Writober 2024 | pumpFLOWER]
31 storie per 31 personaggi, in un percorso fatto di riflessioni, ricordi ed eventi dal mondo di “Rotes Band” e “Tamashii no Teien”.
“La vita è fatta di giorni che non significano niente e di momenti che significano tutto.” (Anonimo)
[No spoiler per i due romanzi.]

Deliri, viaggi mentali, preoccupazioni di una persona che, come tante, deve ritrovare se stessa

Quando decisi che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno, confidai nel mio silenzio e finii il mio turno al lavoro con il mio sorriso da palcoscenico. Nessuno mai seppe veramente ciò che avevo in testa…

So che certe volte inciampi anche in un sasso.
Stai facendo il tuo percorso, stai camminando tranquillamente senza pensarci e ti ritrovi in terra.
Anche solo per un sassolino minuscolo.
E ti chiedi perché, ti dici che non ha senso, per così poco.
Ti basta quello per far crollare tutto.
Ti ritrovi senza stabilità, metti in dubbio tutto, perdi sicurezza.
Tutto solo per un sassolino, neanche fosse un masso gigante.

davvero, non c'è tanto da dire...
semplicemente non so cosa andrò a scrivere, facendo questa cosa completamente di getto.
potrebbe venire fuori una cosa brillante (dubito) o deprimente (assolutamente possibile) rimanendo comunque nel nulla cosmico contenutivo.
si dice?
boh.

Sorrido. Sorrido perché lì, oltre questo balcone, c'è vita.
Eppure, le lacrime sulle mie guance non vogliono fermarsi. Calde e inevitabili.
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Solo parole scritte su carta strappata, che vogliono semplicemente trasmettere quanto tutto possa essere così fugace. Tanto fugace da ferire.

A volte mi piace provare a scrivere così. Il punto diventa liberatorio.

Questi brevi racconti sono un approccio diverso verso favole o storie che potreste avere già letto. I racconti più vecchi insegnavano lezioni, ma a volte lo facevano in modo goffo, agghindando una morale predeterminata e costringendo il pubblico a ingollarla. Forse nel mondo c'è spazio per favole di natura diversa. Favole che hanno lo scopo di sollevare domande per consentire ai lettori di trovare le risposte per conto proprio.

A Sarenko, dal canto suo, poco interessava su chi lo stava effettivamente a sentire e chi no. Lui aveva voglia di parlare. Le orecchie la gente le aveva e se qualcuno le avesse tenute pure aperte, bene, altrimenti al diavolo pure loro.
- Racconto Originale