Salveeeeee! :)
non credo di aver mai lasciato recensioni a questa storia, e proprio per questo mi sembra il momento di cominciare. In fondo, ero presente alla nascita delle idee, ti ho osservata nelle tue elucubrazioni e supportata nel delineare una trama non esattamente lineare, ma tribolata come il bandolo di una matassa. Ma sai che amo questa storia e l'ho amata dal primo istante, e questo non smetterò mai di ripeterlo! La tua devozione ed il tuo amore per l'arte e per gli Impressionisti in particolare è palpabile e sincero, ma sei riuscita a trasmetterlo a Sherlock, a renderlo parte integrante della sua complessa poliedricità pur mantenendolo perfettamente IC, e questo è lodevole: il rischio di cadere nella banalità è sempre dietro l'angolo, ma tu, amica mia, ne rifuggi compiaciuta :* la tua cultura e la tua passione per Parigi travolgono il lettore come un fiume in piena e danno realmente la sensazione di passeggiare per i boulevard, immersi nell'aria romantica e un po' magica della capitale francese, circondati dal mistero insondabile di una città antica e millenaria, mentre le grate ferree della Torre Eiffel incombono su di te con minacciosa maestà. Se chiudo gli occhi, riesco a visulalizzare lo splendore caleidoscopico dei musei, a scogere le linee intricate ed i colori prismatici che s'intrecciano nei capolavori pittorici di ogni tempo, cuore e sangue su tela, segno intangibile di un amore inviolabile, di un sentimento totale di comunione con la natura, di comprensione più profonda, al di là della siepe. Focalizzandoci sui 'personaggi, hai delineato con cura magistrale le ingarbugliate sfaccettature della poliedrica personalità del nostro detective/artista preferito: l'irriverente sarcasmo dalle vene altere e superbe, velo di Maya che maschera paure e cordoglio, un cuore puro, una mente geniale intrappolate in un corpo, in un mondo lontano, che non si confà alle sue attitudini, distante dalla perfezione della sua mente ancestrale, annegato nell'indifferenza, bruciato nell'assenza, marchiato nella speranza di una comprensione che non c'è e non c'è mai stata. Ferite profonde che non si possono rimarginare, vergate su una tela, macchiate di sudore, ammantate da un sorriso gelido, da mani affusolate, scolpite nell'indifferenza. Ogni dettaglio era pianificato con cura maniacale e rivelava un lato inedito, una nuova sfaccettatura: ritmica ed esaustiva la scena del quadro, dove Sherlock, forse per la prima volta, dona a John la chiave della sua mente e del suo cuore. Gli mostra la sua arte, lo sottopone allo scrutamento della tela, si affida al suo giudizio pur fingendo superiorità: quella tela è sinolo di corpo e mente, delle ferite straziate e mai ricucite, un abisso profondo, una vertigine cupa, e Sherlock è solo, nel deserto del suo stesso cuore, che tende la mano a John, che spera che lo salvi col suo fervore. "Se fossi vissuto nel Rinascimento, avrei dipinto anche ciò in cui non credevo. Come vede, non mi dispiace essere ricco." Una finta strafottenza, un cieco mutismo che cela le crepe di un'anima affranta. C'è molto più in Sherlock Holmes dell'artista un po' matto e visionario, che scruta e legge la gente come libro aperto, insensibile alla sete, alla fame ed al sonno, anima eletta che fluttua nel grigiore dell'esistenza e scuote animi e coscienze col fruscio del suo immancabile cappotto. C'è un anima fragile, una mano tesa, protesa nel buio della notte ammantata, che si riveste di bugie, che costruisce armature d'indifferenza, mentre allontana suo fratello e dimentica il suo compagno. C'è un cuore buono che cerca un sorriso, comunione di sogni e ideali lontani. E John è la mano che afferra la sua, che coglie i battiti del suo cuore assopito, come radio sintonizzate sulla stessa sequenza, crepitii e onde di idee affini circondate da una parete di imbarazzo e formalità. Si cercano, si rincorrono, poi si allontanano, quasi scottati. Due vite segnate dalle stesse malinconie, note stonate nutrite di bellezza e sogni sbagliati. Fantastica l'introspezione sul personaggio di John, alla costante ricerca delle certezze che la sua vita ed il suo lavoro instabile non sono più in grado di conferirgli. Le giornate si susseguono, vuote e sempre uguali, e Sherlock è la scintilla che illumina il suo presepe. Nella corsa sfrenata che è la sua vita, ha stravolto le sue giornate tra mostre e caccia agli indizi, e gli ha mostrato uno spiraglio di diversità che quasi lo spaventa, così fragile e bello da sembrare reale. La paura di deluderlo lo trattiene dall'osare, ma vi sono alcuni momenti dove le loro anime entrano in perfetta comunione. "Il mio cane... si chiamava Barbarossa", "Lei non darebbe la vita per le persone che ama?" In instanti sospesi come bolle di sapone, in uno sguardo pungente che spoglia e riscopre, nell'intimità eccessiva di un osservatore intrusivo, il ritratto di John è la più soprendente manifestazione dell'inquieto spirito dei due personaggi. Si spiano per poi nascondersi, si sfiorano per ritornare, e a dispetto di tutto, si trovano interessanti. Nonostante i mugugni e le lamentele, Sherlock non vuole che John riparta il giorno dopo, e John cerca l'approvazione di Sherlock per non scadere al livello di Victor Trevon. Ma questo non gli impedisce di esprimere le proprie idee, di difendere Molly dalla sua gratuità crudeltà, assistendo Mycroft, compatendo Lestrade, in una sintesi esplosiva di bontà e coraggio che si rivelano indispensabili nel colpo di scena finale. Sherlock si trova a tal punto a suo agio in presenza di John, da amplificare ulteriormente le sue capacità deduttive, e incuriosito dalla variegata personalità del giornalista, da includerlo nel team di risoluzione del caso, mentre domande pesanti come macigni sulla sua situazione sentimentale fluttuano nell'aria ed arrossano le gote. "Se solo tu non fossi così diverso da lui... Se tu fossi un giornalista affermato, felicemente sistemato [...], forse, forse potreste avere un rapporto alla pari." E' tempo di sciogliere i nudi dei dubbi ad ammainare le vele verso un futuro vicino. Il Cavaliere Azzurro ha lasciato un messaggio cifrato, e la chiave della sua soluzione non può che essere una corsa folle e disperata, contro il tempo e la sanità mentale, in puro stile Sherlock Holmes. Che cosa combinerà il Cavaliere Azzurro? Che fine farà la povera Molly? Sherlock accetterà mai la relazione tra Mycroft e Lestrade? Ma soprattutto, come si evolverà il rapporto tra Sherlock e John? Con questa e altre mille domande ti rinnovo i miei complimenti per il capitolo stupendo e ti incito a postare al più presto il nuovo aggiornamento. Non c'è tempo da perdere, fanciulla! THE GAME IS ON! *----*
La tua affezionatissima lettrice,
Blue Lady :* |