Recensioni per
La carogna
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 70 recensioni.
Positive : 70
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/11/22, ore 10:04
Cap. 4:

Allora a costo di sembrare una brutta persona ti confesso che speravo che la storia finisse con Matteo che ammazza la sorella, guarda ci speravo proprio!
Mi ha fatto una rabbia questa donna che non puoi capire. Avrei voluto entrare nella storia e prenderla a calci. Sei stato magistrale nel dipingere questo quadro oscuro, che altro non è che uno spicchio di vita reale perché queste cose purtroppo accadono veramente.
E i medici purtroppo posso fare poco, anche se sono persone coscienziose e umane come il dottor Boschi.
Ho provato dispiacere per la morte di Matteo, la carogna su cui volteggiava l'avvoltoio che altro non è che la “cara” sorella. Un'immagine davvero disgustosa  che fa riflettere su come questa società che si vorrebbe definire civile, in realtà non lo sia affatto, servono strutture adeguate e questi pazienti vanno curati e non lasciati al loro destino!
Non hai fatto sconti nel narrare questa triste vicenda  e hai fatto bene. Questa storia è una denuncia, un pugno nello stomaco che dovrebbero leggere tutti. Mi ripeto come un disco rotto, sei davvero molto bravo e arrivi dritto sotto la pelle con uno stile asciutto, ma davvero coinvolgente. Grazie di avermi segnalato questa bellissima fic, che tra l'altro in modo indiretto mi ha dato spunto per risolvere una cosa in una fic che sto scrivendo attualmente 😉 
Ottimo lavoro come sempre e ovviamente finisce dritta tra le preferite!

Recensore Master
28/10/22, ore 09:41
Cap. 3:

Tra padre e sorella non saprei chi dire chi è peggio. Il padre forse ha una debole scusa dato che è malato, ma il fatto che volesse approfittarsi del figlio per aggiustare le sue di magagne è davvero brutto.
La sorella è la classica tipa "so tutto io" e in genere invece poi, persone così, della vita non hanno capito una beata mazza, oltre ad essere paranoica come ha sottolineato lo stesso Boschi
Ho provato molta rabbia leggendo questo capitolo. E' spiazzante sapere, che come hai specificato  nelle note, sia tutto vero e tu non ti sia inventato niente, fa venire i brividi. Anche la storia dei tipi rumeni, fa accapponare la pelle, ma purtroppo puzza di verità, quelle verità fetide che la nostra società tende a nascondere, come fa qualcuno con la polvere sotto al tappeto. Si fa finta che non ci siano.
Boschi fa quello che può. E' un medico coscienzioso, ma anche un po' scoraggiato e arreso, almeno l'ho percepito così in questo capitolo. Non arreso nel senso che vuole abbandonare Matteo, ma dalla situazione in generale, un Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento di una realtà davvero dura, sia per questi malati, che per i medici, che per i familiari, che si spera non siano tutti come quelli di Matteo!
Straordinaria la descrizione del disegno, mi ha molto colpita, so quanto sei bravo, ma ogni volta riesci a stupirmi. Complimenti!
​A presto!
 

Recensore Master
23/10/22, ore 09:39

Un altro capitolo e un altro pugno allo stomaco.
Leggendo questa storia si avverte un malessere, almeno io lo avverto, come se sentissi sulla pelle questo che sta accadendo. Devo farti i complimenti perché hai una capacità descrittiva fuori dal comune, oltre che una bravura innata nel raccontare storie. Tutte diverse l'una dall'altra e tutte molto coinvolgenti.
Questo uono malato è a mio avviso irrecuperabile e dovrebbe davvero stare in una struttura per essere seguito e curato.
Quel povero Boschi avrà il suo bel da fare temo.
Finché c'è  stata la madre la cosa, male, ma è andata, ora anche io prevedo un bagno di sangue.
Ho apprezzato tanto come hai descritto il degrado della casa di Matteo. Senza scendere in partiucolari, che non è il caso, ho visto con i miei occhi una situazione similare a causa di una perdsona con una forte depressione, le case così sono tipiche di chi ha un certo tipo di problemi. Devo dire che l'angoscia mi ha attanagliato lo stomaco, mi sembrava quaasi di sentire il fetore...
Che dirti caro Old? Sei davvero tanto, ma tanto bravo, non smettere mai di scrivere, mi raccomando!
Ti chiedo scusa se arrivo solo nel WE ma ho sempre molto poco tempo e quando voglio leggere una storia, voglio farlo con tranquillita e con attenzione, quindi credo che ci rsentiremo il prossimo week end.
Per ora non posso che rinnovarti i mei complimenti per questo spaccato di vita vera.
Una caro saluto!
 

Recensore Master
15/10/22, ore 11:20
Cap. 1:

Eccomi qua a leggere questa storia.
Che dire? Sono quasi senza parole e per una come me è una cosa grave, ma sono rimasta a bocca aperta per come ti sei approcciato a questo argomento. Intanto si vede con chiarezza che dietro c'è uno studio approfondito, sia della patologia sia delle cure mediche. Ho trovato il personaggio del medico particolarmente calzante alla realtà. Non un santo votato al martirio, non un sempliciotto che si fa irretire dal malato o dalla madre, ma un uomo vero, competente  ma anche disincantato. Sembra quasi molto rassegnato ad un ripetersi di uno scenario, che da quello che si intuisce in questo primo capitolo, sia quasi un modus operandi ricorrente.
La madre che chiama all'ultimo momento.
Il figlio che si approfitta della sua patologia facendo leva sulle debolezze di lei.
La sorella menefreghista che ha la sua vita lontano, ma che per far vedere agli altri che tiene al fratello mette bocca a sproposito facendo più male che bene.
Le istituzioni che manco a dirlo latitano e il ricovero ospedaliero che comunque è un  palliativo  ridotto ai minimi terni di legge.
La madre non mi sento di giudicarla troppo negativamente. Certo sbaglia ma credo che come hai scritto tu stesso altrove sia ostaggio di questo figlio malato.
La schizofrenia è una malattia complessa, mi complimento peer come sei riuscito, almeno in questo primo capitolo a renderla in maniera assolutamente plausibile.
Si preannuncia come una storia dura, che di sicuro, come da questa introduzione, prenderà a sberle il lettore, ma è scritta come tuo solito magistralmente e, come sempre, sarà un piacere leggerla e scoprire come si svolgerà.
Per concludere apprezzo il fatto che tu non abbia voluto mettere i nomi di medicinali veri. Una scelta saggia che approvo.
A presto!

 

Recensore Master
10/08/21, ore 12:21
Cap. 4:

Ciao Old Fashioned,
e così la sorella ha avuto la sua vittoria, facendo suicidare il paziente e certamente gettando la colpa sugli psichiatri. E poi, la scoperta che anche lei una volta era sotto cura per disturbi simili... Terribile, veramente terribile come storia, soprattutto sapendo che è basata su qualcosa di realmente accaduto. Terribile e molto coinvolgente, ora devo far sbollire la rabbia che mi ha creato.
Ti faccio ancora i miei complimenti per la narrazione ineccepibile.
A presto
MaxT :)

Recensore Master
09/08/21, ore 09:10
Cap. 3:

Ciao Old Fashioned,
accidenti, che viperaio attorno a quel pazzo! La 'ragazza', per come è descritta, non sembra destinata ad avere successo nella sua professione, però ha trovato un amante poetico che le ha dedicato una canzone accorata. In aggiunta a questo, ha una gran bella famiglia molto presente...
L'educatore Beltrame sembra essere uno che ne ha viste di cotte e di crude, ma anche padrone della situazione. Chissà che tipi sono i suoi amici...
La signora Vanelli è obiettivamente una strega. Chissà perchè odia tanto gli psichiatri, forse non sospetta di averne bisogno anche lei?
Mi ha fatto un po' di pena il marito giaccravattato, che cammina sempre due passi dietro di lei e viene zittito a metà di una frase.
Bella la citazione rassegnata del libro di Murphy. Mi sto chiedendo se si potrebbe aggiungere un'opzione tipo 'ma puoi sempre fare peggio del peggio'.
Gran bel capitolo, come usuale.
A presto
MaxT :)

Recensore Master
07/08/21, ore 09:33

Ciao Old Fashioned,
cominciamo il capitolo con un Matteo apparentemente quasi addomesticato, che ritorna una belva in un attimo, appena gli viene rifiutato quell'euro al quale ormai si sentiva in diritto. L'ingenuità della povera Cristina fa tenerezza, ma l'irresponsabilità della Zandi fa rabbia piuttosto.
E dopo un po' la povera vecchia madre tira le cuoia.
Il nostro paziente non sembra quasi essersene accorto, forse si sarà chiesto perchè piatti e bicchieri non tornano puliti da soli o perchè il pattume non scompare da solo dalla tavola.
D'improvviso si scopre che Vanelli ha un padre, e soprattutto una sorella con tanto di marito rotariano. Molto, molto affezionati all'appartamento e al conto in banca ereditato da Matteo, ma ben disposti a delegare al servizio pubblico tutti gli oneri di badare a lui.
Il doppio significato del titolo risulta evidente vedendo i giri degli avvoltoi farsi sempre più bassi.
Ottimo capitolo, tragicamente realistico.
A presto
MaxT :)

Recensore Master
05/08/21, ore 22:55
Cap. 1:

Ciao Old Fashioned,
questa storia ci getta in un quadro di disperazione senza via d'uscita. Uno schizofrenico di questo tipo non vuole essere aiutato, vuole solo fare del male a tutti quelli che ha attorno. C'è perfino da stupirsi che, prima della sfuriata che ha portato al TSO, avesse ancora un cane e un televisore. Spero che non gliene comprino di nuovi, e che gli arredino la camera solo con cubi di gommapiuma.
Purtroppo la debolezza della madre, la principale vittima della situazione, rende più difficili le cose, e le parole della sorella sono solo benzina sul fuoco.
La storia è molto ben scritta e anche ben documentata, mi sembra che tu abbia raccolto conoscenze piuttosto approfondite sull'argomento prima della stesura.
Complimenti per il lavoro molto coinvolgente.
MaxT :)

Recensore Veterano
04/07/20, ore 13:52
Cap. 4:

Ehilà, Carissimo! ^^

Qui è finita veramente male. Non è una fine romantica, eroica. Non la definirei neanche triste. Malinconica, più che altro. Vanelli si è buttato sotto un treno, e la cosa peggiore è che, probabilmente, la sorella si prenderà tutto il gruzzolo. Plot twist: anche lei prendeva le medicine. Ho come l’impressione che, davvero, non ci fosse nessuno di vagamente sano in quella famiglia.
Alla fine il nostro Matteo qualcosa l’aveva carpito: niente medicine equivalgono a voci che gli parlano nella testa e a “canzoni cattive”. E’ stata toccante la telefonata fatta al dottor Boschi. Alla fine un certo legame emotivo c’era.
Comunque all’inizio ho sperato che fosse morta la sorella. Sicuro mi sarebbe dispiaciuto di più per il micio (povera creatura) che per lei.
Incomincio a pensare che il titolo non sia riferito a Matteo, né in quanto vittima, né in quanto carnefice, ma alla sorella, che prima o poi sapevo sarebbe spuntata fuori in tutto il suo dubbio splendore. Anzi, mi chiedo se non l’abbia ucciso lei di proposito. Magari inconsciamente, magari buttandolo sotto il treno.
Già che siamo qui, ad un certo punto la donna si è messa a parlare di “pranoterapia” e ho fatto una piccola ricerca. Dire che sono rimasta a bocca aperta è un eufemismo. Da quel che ho capito, questa “terapia” consiste nel trasmettere il prana da una persona all’altra? Mi ricorda un po’ le capacità taumaturgiche dei re di Francia nel medioevo per guarire la scrofola. Insomma, diciamo che non mi ci affiderei.
Hai descritto molto bene lo scarico di responsabilità tra i carabinieri, gli psichiatri e i vigili.
Lo stile di questa storia è leggermente diverso dalle altre: ci sono più dialoghi e meno descrizioni, che sono comunque efficaci. Hai già detto che questa è una storia vera, quindi direi che così il tutto si adatta meglio al contesto, rendendolo “senza abbellimenti”.
Diciamo che io sono una grande fan dei racconti romantici, con i personaggi come quelli dei romanzi di inizio ottocento, dall’animo nobile, ligi al dovere e alle regole del fair play, però, forse proprio per questo, la storia mi ha colpita molto di più.
Alla fine sono riuscita a partorire questo pensiero (ci tengo a precisare che parlo da completa ignorante in materia, se sparo cazzate dimmelo): ovviamente i manicomi vittoriani da film horror (che comunque erano strutture che si impegnavano nello studio della mente umana dopo secoli di oscurantismo) erano dei posti crudeli, dove probabilmente l’alternativa della morte era assai preferibile. Ma non si può neanche lasciare che un paziente, che può essere un serio pericolo per sé stesso e per gli altri, sia abbandonato a sé stesso o scaricato addosso alla famiglia. Insomma, la legge 180 ha fatto solo danni (non sarebbe stata meglio, più che altro, una riforma delle case di cura? Ripeto, sono una completa ignorante in materia).

(Ho notato di essere in grande carenza di storie da leggere. Che mi consigli? ^^)

Come al solito è un grandissimo piacere leggere ciò che scrivi. Alla prossima!^^

Recensore Veterano
30/06/20, ore 16:38
Cap. 3:

Ehi, carissimo! ^^

All’inizio del capitolo hai detto che non ti stavi inventano nulla, e alla fine del suddetto la mia reazione è stata circa “Ommiodio”. Perché, certo, già sospettavo che fossero accadimenti che hai visto o, almeno, dei quali hai sentito parlare da qualcuno che lavora nel settore, ma sentirselo dire… beh, è tutta un’altra storia.

La cosa che colpisce di questa storia è una (ce ne sarebbero anche altre, ma finirei per starci fino a ferragosto): il realismo. Te l’avevo già detto, mi sa, ma lo ripeto. Le psicologie del personaggi sono assolutamente perfette, non fatico ad immaginarmeli come persone reali. E una cosa che, decisamente, contribuisce a rendere l’atmosfera, è l’ambientazione in Italia; finché si legge di anonimi signor “Jones”, non si riesce proprio ad empatizzare come quando leggi nomi che, magari, è facile sentire quando cammini per strada.
Nella risposta all’ultima recensione hai nominato la legge 180 e mi sono andata ad informare. Che dire, avevi ragione.
Comunque, io ho sempre avuto un rapporto amore-odio con la categoria degli psichiatri: da una parte li ammiro, dall’altra ho sempre l’impressione che possano dedurre i tuoi pensieri dal tuo comportamento, come se leggessero nella mente. Ma, leggendo questa storia, posso solo dire “evviva la categoria degli psichiatri”.
Poi arriva anche la sorella del povero Vanelli. Nel primo capitolo si dice che “un matto non esce da una famiglia di normali”, e credo che mai parole più vere siano state pronunciate. Intanto già l’esistenza di persone così mi dà fastidio, persone che non solo ti vogliono spiegare come gira la terra, ma anche alla terra come deve girare (e giustamente la terra si rompe il cazzo?).
Ma alla fine il nostro Boschi ha un aplomb da monarca britannico e riesce a non sputare in faccia alla donna, cosa che io al posto suo avrei fatto con decisione già nel primo mezzo secondo (ma poi cosa pensava? Che l’unico scopo della categoria dei medici sia fare del male ai loro pazienti? Secondo me uno studia medicina –o psichiatria, in questo caso- per aiutarle, le persone).
Altro personaggio che mi fa salire un certo istinto omicida è la psicologa (categoria che mi sta sommamente sulle balle. Una volta avevo un problema, serio, e l’unica cosa che sono stati in grado di consigliarmi è stata “l’introspezione interiore” e la “respirazione”). Ma questa donna non lo capisce che Vanelli non può risolvere niente con i suoi metodi?

“Le affermazioni xenofobe sono fuori luogo,” protestò piccata la Zandi.
“Se quei tizi sono rumeni, non posso dire che sono svedesi per fare un piacere a te.”
Io 'sta frase me la tatuo.
Diciamo che sul razzismo ci si potrebbe, poi, avviare un dibattito, ma di una cosa sono certa: spesso il politically correct è, in sé, forse ancor più razzista e discriminatorio (giusto perché ho voglia di divagare: conosco un anime giapponese ambientato durante la seconda guerra mondiale che è stato etichettato come “razzista e antisemita” perché un personaggio tedesco era biondo e con gli occhi azzurri. E vabbè.)

Ecco, siccome tre quarti dei personaggi di questa storia mi stanno antipatici, direi che il racconto, in sè, è perfetto.

Adesso io non so se ce la faccio ad aspettare per leggere l’ultima parte (sarà un casino, me lo sento. Edit: ho visto che la storia è nella sezione drammatica. Il destino delle mie ghiandole lacrimali è segnato. Amen).

Voglio proprio sapere come continua la storia!!

Alla prossima, carissimo!^^
(Recensione modificata il 30/06/2020 - 09:34 pm)

Recensore Veterano
26/06/20, ore 13:13

Ehilà, Carissimo!

Ah, la famiglia! Come quella di Vanelli se ne vedono poche.
Intanto trovo che il significato del titolo sia molto "witty", per dirlo all'inglese: la carogna è chiaramente Vanelli, ma non per il suo comportamento, ma per la sua incapacità di difendersi dai parenti/avvoltoi, e questo si capisce solo dopo.

Intanto, mentre la dottoressa Magni e il dottor Boschi hanno almeno uno straccio di idea su come comportarsi con il paziente, la psicologa sembra dire "picchiatemi, anelo ad una testata sul naso!". Vanelli è pericoloso per sé e per gli altri, e di sicuro mandare una tirocinante ad al massacro non è un buon modo per quietarlo. Che poi la tirocinante, povera ragazza, l'unica sua colpa, se di colpa di può parlare, è la stupidità.

L'ipocrisia dei parenti fa venire brividi. Penso che, in quanto umani, nessuno sia immune al richiamo del vil denaro, ma così è davvero troppo. Persone che non si erano mai viste prima spuntano come funghi per accaparrarsi una somma che, tutto sommato, non è neanche particolarmente alta (anche se i soldi son soldi...)
In effetti tutti i medici che conosco sostengono che la parte peggiore del loro lavoro siano i parenti dei pazienti.

Se posso fare un parallelismo con "l'ultima porta", Kyle è disturbato, ma decisamente affascinante e conturbante. Vanelli, invece, è molto più "reale", passami il termine. È molto più probabile incontrare malati di mente come lui che come Kyle, suppongo.
Comunque come al solito chapeau, il modo in cui riesci a variare l'argomento e il linguaggio delle tue storie, ma mantenendo sempre uno stile elegante, è sempre perfetto.

Alla prossima!! ^^

Recensore Veterano
20/06/20, ore 12:34
Cap. 1:

Ehilà, carissimo! ^^
Ho trovato la connessione internet (evviva!)
Comunque ho iniziato questa storia, bella pesante pure questa (in senso buono, parlo delle tematiche trattate) e subito mi ha colpita il realismo con cui hai affrontato la situazione: casi simili sono purtroppo comuni, e molto spesso non vengono affrontati come dovrebbero. Intanto plaudo come hai caratterizzato i personaggi della madre (una donna stressata, direi con un piede nella fossa, fragile) e della sorella (una che, apparentemente, vuole solo mettere bocca su questioni che non vive in prima persona e delle quali non conosce la procedura). Sono estremamente realistici.
Il dottor Boschi mi sembra una persona tutta d'un pezzo, ma anche sensibile e attento ai suoi pazienti.
Anche i medici sono molto realistici. In parte si occupano di Matteo perché devono un po' pararsi il culo, ma in parte anche perché gli interessa davvero il destino del poveraccio, almeno credo.
A proposito del paziente: ti ho già detto che di psicologia non ci capisco un accidente, ma ad un occhio inesperto come il mio pare un personaggio molto ben scritto.
Questa storia non sarà di sicuro eroica o esaltante, ma ogni tanto un piccolo schiaffo di realtà fa bene.

Ciao, carissimo, alla prossima!

Recensore Veterano
29/05/19, ore 18:04
Cap. 4:

Dovevo leggerne solo un altro, ma poi mi sono pappata tutti e tre i capitoli restanti, la storia mi prendeva troppo.
R.I.P. Matteo. E la sorella stronza e psicopatica si becca tutto.
La tua è una storia tristemente attuale. Persone come Matteo con gravi disagi mentali vengono lasciate a loro stesse. I familiari non vogliono o non sanno prendersene cura, i medici hanno le mani legate, e le forze dell'ordine intervengono solo quando è troppo tardi. Ma dico io, non era meglio quando esistevano i manicomi?
Questo racconto ha uno stile un po' diverso dal tuo solito. Più diretto, con meno descrizioni e più dialoghi. Comunque molto efficace, come sempre. Non ho ancora capito chi è la carogna, però. Non Matteo, che è una vittima. Di sicuro non Mastro-Lindo David, ignaro dell'esistenza del nostro povero cucciolone di cinquant'anni. La sorella, immagino... Lei è carogna dentro fori e tutt'intorno.
Al solito hai scritto un ottimo racconto, Vecchio mio. Oggi pomeriggio ho messo Ken Follet da parte per leggere te :) ;)
A presto!

Recensore Veterano
29/05/19, ore 10:34
Cap. 1:

Ma povero cane!!! Ma perché??? Assassino di cani innocenti!!! bla bla bla bla bla, io ti faccio fare la stessa fine bla bla bla bla mostro bla bla bla (hehehe)
Mi hai fatto venire voglia di modificare la storia del cavallo del polpettone barbarico :P :D
Detto questo, giù le mani dal metal! Ma insomma, perché ogni volta che uno è fuori di testa si demonizza sempre il metal? C'ho cresciuto i miei figli col metal, classico black alternative industrial ecc ecc e siamo persone normalissime, tutte (o quasi) sane di mente. E giù le mani anche dai Disturbed e da David-MastroLindo-Draiman, please.
Mi sono bevuta questo capitolo in un attimo, se avessi tempo mi papperei anche il resto. La mamma di Matteo non so se prenderla a schiaffi o compatirla. E' una donnina senza spina dorsale, ma anche infinitamente sola e stanca. Per fortuna (e ci voleva giusto l'immaginazione di un bravo scrittore come te per renderlo possibile) la poveretta e suo figlio sono assistiti da un'equipe di bravi medici che se ne prendono cura. Magari lo fanno solo per pararsi il culo, ma intanto ci provano e sono presenti. Dici che nella realtà accadono davvero cose così? Emmesaddeno, fratè.
Complimenti per l'ennesimo racconto intrigante, Vecchio mio. Non credo che aspetterò fino a domani per leggermi il resto.
A presto!

Recensore Master
19/03/19, ore 19:23
Cap. 1:

Buonasera, carissimo!
Come promesso, sono passata a leggere la storia da te consigliatami non appena ho avuto un attimo di respiro.
Innanzitutto, ti ringrazio moltissimo per avermela segnalata: ho letto le quattro parti tutte d'un fiato, sono scivolate via che è una meraviglia, merito dello stile diretto e pulito.
Ho avuto a che fare con la malattia mentale da moltissimi punti di vista: dal lato familiare, con il tirocinio ed infine prendendo parte a vari T.S.O., essendo volontaria soccorritrice nella Croce Verde del mio paese, quindi conosco molto bene la realtà da te descritta. Ho apprezzato moltissimo che, come anche da te anticipatomi, questo racconto di vita non sia per nulla romanzato, ma presenti la realtà nuda e cruda, esattamente com'è. Purtroppo, quello della malattia mentale è un mondo poco conosciuto dalla maggior parte delle persone, vuoi per disinteresse, vuoi per paura. Ci sono moltissimi stereotipi sugli psichiatrici, alcuni dei quali hai tu stesso abilmente portato alla luce, dando voce ai vicini di casa.
Credo che i pregiudizi sui malati mentali contribuiscano a dare vita troppe volte ad una realtà come quella da te descritta in questa storia: senza il supporto e la comprensione del contesto sociale del malato, non si può andare molto lontano, anche se i Servizi fanno tutto quello che possono. Matteo è l'emblema di una realtà troppo assiduamente presente, ed è vero che è spesso l'intera famiglia ad essere problematica, e non solo lo psichiatrico in sé. Spero che questa tua storia abbia aiutato molti a poter conoscere più da vicino questo mondo e che li abbia portati a riflettere. Pregiudizi e leggerezza spesso possono fare più danni di una malattia, per quanto grave essa possa essere.
In ultimo, mi ha fatto molto ridere la visione che hai dato della psicologa: non so per quale motivo, ma gli psicologi, anche quelli con cui ho avuto modo di collaborare io, sono tutti così e l'opinione su di loro è diffusamente quella che hai fatto passare. È particolarmente esilarante come cosa.
In conclusione, è davvero una bella storia, ben scritta, diretta e cruda: vuole raccontare e denunciare una realtà triste e spesso nascosta, e ci riesce benissimo. Colpisce dritta al cuore, e fa riflettere molto. Ti ringrazio ancora per avermela segnalata, mi ha fatto davvero molto piacere leggerla.
Alla prossima! (Piano piano, mi farò fuori tutte le tue storie che mi hanno colpita).

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