Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Raksha3    29/05/2012    4 recensioni
“C'è coraggio ma anche tanta paura. Sei leale e sei paziente ma... Vedo molto altro. Vedo una grande intelligenza che ha paura di saltar fuori. Allora noi tutti sappiamo quale deve essere la tua casa per far sì che il tuo talento sbocci.” Fa una pausa in cui sento tutti gli occhi puntati verso di me. Sento il sorriso della McGranitt e gli occhi riempirsi di lacrime al grido della mia tavolata. “Corvonero!”
Incontro gli occhi di Fred, seduto alla tavolata dei Grifondoro al lato di suo fratello gemello e vicino ad Hermione. Burloni, malandrini. Si alza appena e viene verso di me affiancandomi.
“Così, dovrò rinunciare a metterti un ragno nel dormitorio.” Assume un tono di scherno ma poi lo osservo meglio e capisco che non ha cattive intenzioni.
Sorrido amara: “Già, dovrai fare a meno di me.”
“Questo non toglie che non potrò farteli in giro per i corridoi.”
Il sudore mi si ghiaccia sulla schiena quando mi prende una mano e improvvisa un inchino, seguito da un bacio che, come avevo programmato, riesce a darmi la scossa. Scappa colpevole della sua bravata che mi è costata una leggera scossa. Maledetto Fred, è una sfida ma presto gli farò pagare..
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George e Fred Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Lì, tra le spighe dorate dei campi di grano.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scoperte.

La luce della piccola casetta di Londra usciva a fiotti dalla finestra e per la mano a Sirius mi fermai sulla soglia. L'uomo mi guardò come se mi conoscesse da sempre, probabilmente aveva incontrato mio padre. Con una leggera torsione delle labbra mi fece segno che era lì, per riportarmi alla Tana, o ovunque io volessi una volta saputo tutto.
Entrammo in casa con le mie chiavi e mamma era seduta al tavolo della cucina guardando delle foto. Si girò appena e quando vide Sirius si rabbuiò.
“Sirius Black, devo pensare che questa non sia una visita di piacere, giusto?”, domandò sarcastica con un tono di voce che somigliava vagamente al mio. Sirius non parlò, si limitò a lasciarmi la mano e a sorridermi. “Sono qui fuori se hai bisogno.”
Mi avvicinai a mia madre che si sporse per abbracciarmi. La fermai con la mano tesa. “Voglio la verità su papà. Adesso.”
Gli occhi verdi di Margreth diventarono improvvisamente scuri e torvi, pieni di tristezza e lacrime. Doveva essere dura per lei parlare di papà dopo tanto tempo, passato per la maggior parte a mentire. Mi sedetti al tavolo tenendole comunque la mano, era sempre mia madre e non me la sentivo di trattarla come uno zerbino.
“Tuo padre ed io siamo maghi.”, iniziò lei. La prima notizia mi lasciò esterreffatta, mamma aveva sempre detto di essere Babbana ma adesso capivo come sapesse delle bellezze di Hogwarts, come conoscesse molti dei genitori dei miei amici: erano stati a scuola insieme.
“Facevamo parte dell'Ordine della Fenice, un esercito di maghi che combatteva il Signore Oscuro. Tuo padre, Dimitri Jackson, era la persona più bella che avessi mai conosciuto. Mi innamorai di lui profondamente. Anni dopo il nostro diploma ad Hogwarts, quando iniziammo a prendere parte attivamente alle missioni dell'Ordine, ci sposammo e rimasi incinta di te. Dimitri era contento, era al settimo cielo perché con la sua famiglia non era mai andato d'accordo e voleva crearne una in cui tutti avrebbero potuto sentirsi felici e a casa. Nascesti, bella come il sole, i suoi occhi smeraldini e i capelli lunghi e neri, eri la sua gioia.”
Mi passò una fotografia in cui c'eravamo noi due, Dimitri ed io. Ero ancora una neonata e stavo comodamente adagiata sulle sue braccia, addormentata. I suoi occhi erano ridenti, era bello come lo ricordavo.
“Ma quella gioia non durò a lungo. Fu quando tu avevi nove anni che gli fu affidata una missione suicida.”, disse con gli occhi carichi di lacrime. Vedevo mia madre, la donna forte e giovane che ogni anno mi accompagnava alla stazione, mi lasciava partire e poi viveva sola per i mesi in cui ero a scuola, diventare debole, diventare una donna sola quasi quanto mi sentivo io il più delle volte.
“L'Ordine scelse lui per infiltrarsi tra i Mangiamorte, i seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato, per spiare le mosse del loro capo, per riferire tutto e per rischiare la vita, ogni giorno. Tu crescevi a vista d'occhio e lui voleva solo proteggerci, a costo della vita. Quando mi disse la missione che doveva compiere mi scongiurò di trasferirci in un altro quartiere, dove nessuno ci aveva mai viste e dove sarei stata poco raggiungibile, cambiare nome se fosse bastato, cambiare continente. Piena di egoismo e di tristezza cambiai solo casa e ruppi la bacchetta, in modo che nessuno avrebbe mai sospettato che fossi una strega.”
Un'altra foto che ritraeva lei e papà con la divisa di Hogwarts, lei era una Corvonero, proprio come me.
“Dimitri mi sconsigliò di lasciarci senza protezione e sulla nostra nuova casa fece moltissimi incantesimi, per evitare che ci trovassero se fosse successo qualcosa. L'idea non fu malvagia e continuammo la nostra vita silenziosi, nell'ombra. Dimitri comunicava con l'Ordine poche volte all'anno, riferendo i piani dei Magiamorte, dopo la caduta del Signore Oscuro, ma... Dopo averti salutata sul treno per Hogwarts, dopo che ci lasciasti per andare alla tua scuola, tutto degenerò. Papà fu scoperto e catturato dai Mangiamorte mentre stava tornando da lavoro e io dovetti nascondermi nella base dell'Ordine fino a nuovo avviso. Qualche tempo dopo, mentre tu passavi il Natale a scuola con i tuoi amici, un gufo mi portò l'unica cosa che mi facesse capire cosa era successo. Un grosso medaglione con le nostre foto racchiuse al suo interno. Era il segno che Dimitri non c'era più e che eravamo sole.”, concluse scoppiando a piangere.
Le notizie mi colpirono come un lampo, un fulmine a ciel sereno. Sentivo il cuore spezzarsi e poi risanarsi, combattuta dal pensiero che papà fosse un eroe ma che mi aveva sempre tenuto all'oscuro della situazione. Avrei potuto aiutarli? Avrei potuto essere una figlia migliore? A dieci anni non si capiscono certe cose, certe situazioni.
Mi sentivo ancora più sola e pregavo che dalla porta entrasse Fred e mi dicesse che era tutto uno scherzo, che era colpa sua con quella sua faccia da cucciolo. Ma non successe.
“Perché siamo ancora in questa casa? Potrebbero scoprirci!”, dissi tornando in me. Se papà era stato ucciso dai Mangiamorte, probabilmente cercavano anche mamma.
“Ho fatto l'Incanto Fidelius prima di rompere la bacchetta, come i genitori di Harry, ma stavolta mi sono fidata dell'uomo giusto. Arthur è il Custode Segreto.”
Capii perché mamma e Molly erano così legate, l'amicizia doveva essere nata quando Arthur era diventato il Custode Segreto e adesso si era solidificata, con il tempo, per poter permettere a me di vivere una vita tranquilla, lontana dai pericoli.
Mi alzai dalla sedia che era stata il mio piccolo angolo per la mezz'ora precedente, mi avvicinai a mia madre a la strinsi a me, con trasporto.
Quella sera non dormii affatto, passavo i minuti con lo sguardo rivolto al soffitto a pensare a mio padre, poi una piccola nota che prima non era chiara, un pezzo del mio puzzle interiore andò al suo posto. Dragan durante il Ballo del Ceppo non aveva sospettato che fossi una Mezzosangue e probabilmente aveva chiesto in giro ma... Effettivamente NON ero una Mezzosangue, lo sapevano tutti tranne me. Pensai a quanto fossero stupide le etichette, anche se ero una Purosangue, adesso, avrei continuato a comportarmi come sempre, sarei stata lo stesso al fianco di Fred e George, di Ron, di Ginny e della mia piccola Hermione che ogni giorno mi mandava un gufo. Era bello leggere lunghe lettere ben scritte con la sua perfetta grafia, l'inchiostro mai sbavato, come succedeva a metà di ogni frase nelle lettere dei gemelli.
Non arrivò mai un lettera di Fred solo, era sempre condivisa con George, e questo significava che il fratello si faceva sempre gli affari suoi costringendolo a tenersi dentro quei piccoli momenti di dolcezza che voleva esternare. Rimasi un po' delusa. Mi vergognavo a scrivere che mi mancava quando anche George leggeva.
Un mese e mezzo dopo, quando nemmeno più un gufo arrivava, mi sentii sola più che mai. Avevo scoperto che mio padre era un eroe morto per l'Ordine, per i nostri futuri, e non avevo nessuno a confortarmi e a dirmi che tutto sarebbe andato bene, che non dovevo vivere con la paranoia che mia madre fosse costantemente in pericolo e senza una bacchetta.
Ero furibonda.
Quando arrivò il giorno di fare i bagagli e di andare alla stazione mi sentii in dovere di abbracciare mia madre e di stringerla più che potei. Poteva essere l'ultima volta che la vedevo, anche se non volevo pensare a quell'evenienza malevola. Con un balzo entrammo nella colonna che conduceva alla banchina dell'Express. Mi guardai attorno, non c'erano teste rosse, non c'era Harry, non c'era Hermione. Caricammo il baule sul treno e anche Caligola si tranquillizzò nella sua gabbietta. Mamma mi sorrise e mi strinse a sé.
“Savannah!”, esclamò una voce familiare. Quanto avevo sognato di sentire il mio nome uscire da quelle labbra. Lo vidi lontano, al fianco dei suoi genitori e di George. Sembrava cresciuto in quel mese di distanza che mi era sembrato un eternità. I capelli rossi non erano più lunghi fino alle spalle ma corti, probabilmente tagliati a causa del caldo estivo. Non feci in tempo a staccarmi dall'abbraccio di mia madre che mi raggiunse di corsa alzandomi da terra. Lo strinsi quanto più forte potei, era bello sentire di nuovo il suo profumo invadermi la pelle, il suo respiro accarezzarmi le guance e le sue labbra giocare con le mie. Mi prese il viso con vigore e mi premette le labbra forte sulle mie. Gli ero mancata tanto quanto era mancato lui a me. Tuffai le mani nei suoi capelli corti e rossi tirandoli un pochino.
“Se vuoi pelarmi, questo è il modo giusto.”, sussurrò ancora premuto sulle mie labbra.
“Te lo meriteresti per non avermi scritto in questo mese e mezzo.”, lo rimproverai con gli occhi puntati nei suoi.
Mia madre era ancora al nostro fianco e stava guardando la scena divertita. Ero certa che avrebbe approvato, era il figlio di Arthur, alla fine.
“Io l'avevo detto che era il tuo fidanzatino.”, esclamò con le braccia conserte al petto. “Bhé Arthur, sono certa che tuo figlio sarà un ottimo marito.”
Mi accorsi troppo tardi che l'intera famiglia Weasley si era avvicinata e stava ammirando la scena. Ginny aveva gli occhi diabolici, non mi avrebbe dato tregua per tutto l'anno scolastico e pensai realmente all'eventualità di chiudermi nella Torre di Corvonero fino alla fine degli studi. George parlottava con Ron e non sembravano avere buone intenzioni.
“Cosa c'è? Adesso non si può nemmeno essere normali?”, domandò Fred con un po' di stizza.
“Bro, tu non sei mai stato normale! Ah, George questa non la dimenticheremo facilmente.”, disse Ron dando di gomito al fratello maggiore.
“Oh Savannah, Savannah, perché sei tu Savannah?”, esclamò il maggiore sorridendo e cominciando a recitare nella parte di Romeo.
“Piantatela razza di cretini.”, mi stizzii. Sorrisi a mamma e l'abbracciai per l'ultima volta prima di salire sul treno con la mano di Fred a completare la mia.
Il viaggio in treno fu lungo quanto bastava per rendere partecipi i miei amici delle scoperte che avevo fatto quell'estate. Hermione passava ogni tanto dalla nostra cabina e mi rivolgeva sorrisi piacevoli, prima di tornare da Ron ed Harry. Avevo una gran voglia di andare nel vagone della mia amica e chiedere ad Harry di spedire a Sirius una lettera di ringraziamento, per avermi fatto scoprire chi era davvero mio padre.
George dopo qualche minuto sentì il bisogno di alzarsi e muoversi per promuovere le loro nuove Merendine Marinare agli studenti del primo anno. Si affacciò dalla porta dello scompartimento poco dopo essersene andato. “Fred, non è che abbia una gran voglia di diventare zio.”, insinuò prima che gli puntassi la bacchetta addosso.
“Cosa ho detto?”
“Invece che diventare zio ti faccio diventare un barbagianni, così farai il lavoro al posto di Errol!”, gridai adirata con la stretta di Fred che mi teneva calma.
George rise divertito. “Ah, Sav, sono certo che Dragan apprezzerà la notizia.”
“Scappa. Scappa, George.”
Prima che potessi davvero correre e schiantarlo Fred mi tirò a sé con le braccia e mi strinse.
“Lo sai che ha sempre voglia di scherzare.”, sussurrò tranquillizzandomi con la sua voce.
“Ma perché non dici niente quando lo fa?”
“Perché se lui avesse la ragazza, farei lo stesso. E poi me la sta facendo pagare per averlo "disturbato" durante il Ballo del Ceppo, proprio quando stava per baciare la sua dama.”, si confidò. In quel momento sentii che per un verso o per l'altro erano sempre i miei due gemelli, uno mi baciava ma l'altro mi rallegrava con i suoi scherzi. Decisi che non avrei più attentato alla vita di George e che semplicemente gli avrei regalato una sciarpa per farmi perdonare. Adorava le sciarpe.
“Torniamo a noi, dove eravamo rimasti?”, mi chiese avvicinando il viso al mio proprio mentre il treno si fermava bruscamente.
“Che schifo, George, fai qualcosa.”, esclamò Ron entrando e afferrando la sua borsa lasciata sul sedile.
“Non ci penso nemmeno, quella voleva trasformarmi in un barbagianni!”, disse lui nascondendosi dietro al fratello più alto.
“E presto lo farà anche con Ronnino piccino.”, sussurrò Fred impercettibilmente al mio orecchio facendomi rabbrividire.
Passate le carrozze e il rientro ad Hogwarts aspettavamo in silenzio, ognuno al proprio tavolo che Silente ci congedasse, quando una donna minuta e con una voce di bambina parlò al posto suo. Il vestito rosa confetto le si adagiava sulle forme generose del corpo e si chiudeva sul petto con dei minuscoli bottoncini di un rosa più intenso. Era tremendamente irritante e non ascoltai nemmeno mezza parola che pronunciò. Pensai a quanto fosse difficile per mia madre stare sola a casa sapendomi lontana, fuori dalla sua protezione, anche se era il contrario dato che non possedeva più una bacchetta. Sospirai fin e puntai gli occhi sulle cornici alle spalle di Dolores Umbridge, la donna in rosa, finché non smise di blaterare cose sul Ministero e sui G.U.F.O. imminenti per noi del quinto anno.
Oltre le teste dei miei compagni Corvonero vidi Fred di sfuggita. Stava parlando con una bellissima ragazza dai capelli lunghi e scuri, da dove mi trovavo si potevano notare i lineamenti delle guance e gli occhi chiari, glaciali quasi. Doveva essere dell'anno dei gemelli dato che molte volte li avevo visti passeggiare insieme o stare semplicemente a chiacchierare nel parco di Hogwarts.
“Qualcuno ha il fumo che le esce dalle orecchie.”, sussurrò Lisa al mio fianco sorridendo. Si sporse un pochino per osservare ciò che stavo guardando io. “Ooooh, la piccola Riddle. Savannah è gelosa.”, esclamò ridacchiando. Dopo quell'uscita avrei potuto schiantarla sul momento ma mi dissuase la vista della mano della Riddle che si posava sul braccio del rosso. Desiderai che sparisse all'istante. Era bella e avrebbe potuto portarmelo via in ogni momento. Non avevo mai provato gelosia, per nessuno. Quando ero piccola tenevo i giochi sempre per me e mi irritavo se qualche bimbo li toccava, ma non poteva essere di certo vista come gelosia, no?
Lisa mi diede una leggera gomitata, forse preoccupata del fatto che mi avesse ferita con le sue parole. Gli occhi della mia amica, castani profondi con venature color miele, mi guardarono dolcemente e mi abbracciarono. Sentii il suo calore anche se non mi stava veramente toccando. Decisi che era l'ora di andare a dormire.
“Me ne vado a dormire.”, dissi alzandomi dal tavolo sotto lo sguardo delle mie compagne.
Con la faccia imbronciata cominciai a camminare verso il portone della Sala Grande, a passi lunghi e ben distesi. Ascoltai solo il frastuono che c'era nella mia testa, convinta che il mattino seguente sarebbe stato fonte di un gran dolore alle tempie. I corridoi erano stranamente silenziosi perché i ragazzi del primo anno erano ancora in Sala Grande per il banchetto e gli altri, probabilmente, stavano tutti assieme a chiacchierare, a raccontarsi delle bellissime estati passate con i familiari. Io? Io ero lontana anni luce da quel mondo. Fred dov'era? Magari stava raccontando alla Riddle della sua bella estate nel quartier generale dell'Ordine e aveva sicuramente tralasciato cosa era successo tra di noi. Ne ero certa.
Prima che imboccassi il corridoio che portava alla Torre di Corvonero vidi qualcosa di insolito: una merendina che svolazzava su e giù, da un lato all'altro della parete. Mi avvicinai e mi accorsi immediatamente che non era una semplice "merendina", ma una Merendina Marinara, più specificatamente un Pasticcetto Svenevole. Sapevo che era la firma di qualcuno.
“Esci, so che sei qui in giro. C'è la tua firma su quel dolce.”, dissi con un tono irritato.
Saltò fuori dal retro di una colonna con la sua tunica nera con lo stemma di Grifondoro sul petto. Sorrise malandrino e si avvicinò con la bacchetta ancora alzata.
“Dovevo fermare la tua avanzata da carrarmato in qualche maniera.”, disse con la voce tenue. Aveva imparato a parlare con me come si parla con un gatto, piano e dolcemente, per permettergli di fare le fusa. Continuò ad avvicinarsi anche quando era a pochi metri da me. Mi scansai un po'.
“Che ti prende? Sei più suscettibile di un Ippogrifo.”
“Niente di che, sono stanca.”, mentii spudoratamente.
“Oh no, non usare queste scuse con me. Tutte le volte che Ginny rompe le scatole e si offende per qualcosa usa testuali parole "Fred, non rompere, sono stanca.". Perciò, che ti prende?”
“Non ho niente! Te lo giuro!”, esclamai roteando gli occhi. Fred fece uno sguardo che solo lui poteva fare, scrutatore con un sopracciglio alzato.
“Quindi se adesso mi avvicino e ti do la buonanotte come si deve, non ti scanserai per qualche strano motivo da femmina?”, domandò accigliato. Scossi la testa. Sapeva farmi tornare il buon umore con qualche parola, nemmeno con delle battute o degli scherzi, ma parlandomi come fossi ancora solo una sua amica. Si avvicinò velocemente, poggiandomi una mano dietro la nuca e stringendomi. Un leggero bacio della buonanotte e tutto si calmò, i miei tormenti interiori, i miei pensieri strani e il mio piede di guerra tornarono al loro posto.
“Ah, Sav.”, esclamò mentre si dirigeva verso la sua torre. “Smetti di cruciare con gli occhi Crystal Riddle solo perché mi sta vicino. Non è una minaccia.”
Avvampai nell'istante in cui pronunciò quelle parole, lasciandomi a bocca aperta mentre se ne andava ridendo.

Corsero i mesi, corse il tempo, corsero i giorni e le ore di lezione sempre più veloci. Niente che potesse essere degno di nota accadde, tranne che Harry era stato in punizione dalla Umbridge più tempo del previsto. Quella donna era Satana in persona e spesso sentivo Fred e George chiamarla così. Quel pomeriggio di fine Ottobre mi misi il mantello pesante, pronta per andare ad Hogsmeade accompagnata da Lisa. Avrei incontrato i gemelli davanti a Mielandia, ma mi aspettavo che fossero in ritardo, come al solito.
Con il cappello di lana bianca calato sui capelli mi sentivo al caldo, sfidavo il freddo invernale che ormai era alle porte. Lisa, dopo qualche minuto, entrò dentro il negozio di dolciumi perché non riusciva a resistere all'odore delle mele caramellate o alle altre leccornie. Sospirai aspettando in silenzio e scaldandomi con le braccia.
In fondo alla strada comparve un gruppetto di persone sorridenti e capii che in mezzo a loro c'era il diretto interessato dei miei pensieri omicidi. Oltre ad avermi fatto aspettare venti minuti al freddo pungente, si era anche preso la briga di farsi la scorta di amichetti. Avrei urlato quel giorno, me lo sentivo.
Mi resi conto, ben presto, che non c'era tanto da preoccuparsi. Il corteo di amici erano in realtà George e la bella Crystal Riddle, ma la cosa che mi lasciò allibita fu il comportamento della ragazza. Non era attaccata a lui, non ci provava come mi ero immaginata in quelle settimane, ma anzi, stava ben lontana e per la mano ad uno splendido ragazzo coperto da un mantello nero. Si avvicinarono un po' e inquadrai il tipo: Oliver Baston. Aveva finito gli studi l'anno prima, ex Portiere dei Grifondoro, simpatico e alla mano ma sempre concentrato sul Quiddich. Si tenevano stretti e un sorriso mi si delineò sulle labbra, mi diedi della cretina molte volte quel giorno.
Fred mi vide, rilassata e sorridente per la prima volta da quella giornata in mezzo alle spighe, e si avvicinò, congedandosi dal gruppo. Notai lo sguardo di Crystal quando il rosso mi stampò un breve bacio sulla fronte.
“Tutto qui?”, domandai irritata. Non mi bastavano più i piccoli gesti. Fred ghignò, ormai consapevole che stavo diventando come lui, dipendente.
“Solo perché sei tu.”. Con il sorriso posò le sue labbra sulle mie e mi aggrappai letteralmente al suo collo.
“Che visione orrenda.”, esclamò George. “Prendetevi una camera.”
“Tutta invidia, moscerino.”, sorrisi beffarda. George rimase allibito, poche volte in vita mia l'avevo appellato con dei nomi a dir poco osceni, e meno che mai con quel tono beffardo.
“Tu! Cos'hai fatto alla vera Savannah? Chi è questa?”, domandò puntando il dito verso suo fratello. Si ritrasse leggermente come se fosse sul punto di scappare. Fred lo prese per un braccio e confabulò qualcosa, sicuramente uno scherzo da fare, oggetti da vendere o il prezzo a cui farli, così feci l'errore di non preoccuparmi.
“Savannah! Spostati!”, esclamò una voce alle mie spalle. Riconobbi Crystal Riddle riparata dietro il muro di Mielandia. Feci in tempo ad avanzare di qualche passo che due Caccabombe si schiantarono nel posto in cui mi trovavo in precedenza. L'odore acre e il coloraccio tinsero la neve.
Con gli occhi notai i due colpevoli che stavano cercando una via di fuga.
“Wingardium Leviosa!”. Non fu solo la mia voce a pronunciare l'incantesimo, ma anche quella della ragazza che mi aveva "salvato" dal danno più puzzolente della storia. Crystal, con i suoi occhi estremamente azzurri, impugnava la sua bacchetta e l'agitava per far levitare George. Costrinsi Fred a restare qualche secondo al contrario, le gambe rivolte verso il cielo e la testa vicino alla mia.
“Che dici, Crystal, quanto li lasciamo appesi così?”, domandai alla mia compagna che ormai si trovava nettamente dalla mia parte e non era una rilevante minaccia. Oliver guardava i gemelli in aria con la bocca piegata in una smorfia. Probabilmente aveva capito che non era il caso di far arrabbiare una donna armata di bacchetta. La ragazza mora sorrise e capii che alla fine non eravamo tanto diverse. Aveva un ragazzo bello, come il mio, due occhi che sfondavano il buio, come i gatti e forse molto più belli dei miei, e lunghi capelli neri, come i miei, era forte ed intraprendente a primo impatto e simpatica. Pur non conoscendomi mi aveva aiutata.
“Io dico che qualche minuto al contrario possa bastare.”
“Savannah, ti prego, fallo per me, per te, giuro che ti offro da bere.”, pregò Fred con le mani giunte.
“Già, vi offre da bere a tutte e due!”, ribattè George roteando su se stesso. Mi facevano un po' pena in quelle condizioni, così tanto che con un cenno delle sopracciglia avvertii Crystal di seguire la mia pantomima.
“Quindi vorreste scendere?”
“Sicuramente!”
“Oh bhé.”, esclamò Crystal lasciando cadere la bacchetta sotto al mantello. George fu il primo a cadere a terra, seguito a ruota dal fratello.
“Avevamo chiesto di scendere, non di precipitare!”, disse Fred massaggiandosi la schiena, proprio nel punto in cui aveva toccato terra.
“Non avevi specificato.”, sussurrai compiaciuta della punizione inflittagli per lo scherzo.
“Siete infime, cattive, avete il demonio dentro. Oliver! Scappa finché sei in tempo!”, disse George spolverandosi i vestiti dalla neve. Fred rise e controllò la situazione.
“Guardale, prima Savannah la odiava e adesso fanno amicizia, che creature strane, le donne.”. Oliver, rimasto in silenzio per la maggior parte della scena, si aprì in un sorriso abbracciando Crystal.
“Qualcuno ha imparato a non sfidare le nemiche-amiche, a quanto sembra.”, disse Oliver. Il sorriso si tramutò in risata quando notò che i gemelli erano imbrattati di cacca, precisamente quella che era uscita dalle Caccabombe di poco prima. “Vi si è rivoltato contro!”, rise il ragazzo indicando i pantaloni dei due. Fred riservò al fratello un'occhiata ammonitrice ed esclamò: “Io te l'avevo detto che era una cattiva idea, idiota!”
“Ma l'hai avuta tu, che c'entro io!”, ribattè George alzandosi e puntando il dito magro contro il gemello.
“Se tu non mi avessi convinto a farle uno scherzo, non saremmo pieni di cacca!”
“E se tu non avessi avuto la brillante idea della Pozione Invecchiante, la barba mi sarebbe già cresciuta da un po'!”
“Cosa c'entra adesso la Pozione Invecchiante?”, chiese Fred interpretando gli sguardi interrogativi di tutti.
“C'entrano sempre gli sbagli dell'altro nelle litigate.”, si difese il gemello incrociando le braccia al petto.
“Ooooookay ragazzi, adesso basta o dirò ad Angelina che quest'anno non dovreste stare in squadra.”, osservò Oliver sorridendo. Crystal rideva al mio fianco. La sua risata era dolce e mi contagiò quando Oliver tentò di mettere pace al litigio dei due gemelli intromettendosi e aprendo le braccia in mezzo a loro per tenerli distanti. Quando Fred e George litigavano, cosa non troppo rara, finiva sempre con qualche bernoccolo o in infermeria da Madama Cips. Con un piccolo incantesimo i pantaloni dei due tornarono puliti e si placarono gli animi diabolici che avevano preso a litigare. Con il sorriso sulle labbra mi rivolsi ai due.
“Non dovevate andare da Zonko?”
Fred si illuminò e scoccò un'occhiata al fratello. George drizzò la testa come un cane quando sente il fischio del padrone. “Se arrivi prima di me all'Emporio, giuro che non ti prendo più in giro quando ti sbaciucchi con la tua fidanzata.”, esclamò George con la bacchetta sempre in mano. Fred sorrise e cominciò a correre.
“Mangia la neve, fratello.”
Guardai Crystal con una faccia che probabilmente somigliava a quella di mia madre, o di Molly. “Sono ancora dei bambini.” Lei sorrise e si unì a me nella passeggiata verso l'Emporio, chiudendo la mano in quella del suo fidanzato.

Angolo autrice:
Si svela il mistero del padre di Sav e finalmente la ragazza è al corrente di quanto eroe sia il suo babbino <3
I fratelli di Fred lo prendono in giro, per la prima volta è lui che viene deriso!
Ho poco da dire su questo capitolo, soprattutto perché sono momentaneamente scossa per il terremoto, ho una paura folle e spero che tutte voi, ragazze dell'Emilia che leggete, stiate bene. Fatemi sapere se avete due minuti e spero vi sia piaciuto.
Il personaggio di Crystal Riddle è di Santa Vio da Petralcina che ha gentilmente acconsentito a farmela usare come complottatrice contro i gemelli.
Crystal è la protagonista della fict: Tinto di Rosso che potete trovare qui sotto.
Un bacio. Taiga.

Tinto di Rosso.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Raksha3