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Autore: millyray    22/06/2012    5 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Nota: attenzione, capitolo leggermente violento.
Ma ho come l’impressione che verrò linciata dopo questo ^^

CAPITOLO TRENTA

Charlie guardava il Mangiamorte dritto in volto con gli occhi colmi di un leggero panico ma la mente già in fermento per trovare una possibile via d’uscita. Peccato che la sua bacchetta fosse tra le mani di Dolohov e che in una lotta corpo a corpo sarebbe sicuramente uscito perdente.
Ma, almeno, gli rimaneva ancora il suo asso nella manica.

Sentì dietro di lui Alice che iniziava a singhiozzare, paralizzata lì sul posto, sulla soglia di quella stanza che sembrava essere una camera per le torture. Probabilmente temeva che, se avesse tentato di scappare, l’uomo avrebbe cercato di impedirglielo attaccandola, però allo stesso tempo non voleva nemmeno rimanere lì.

“Vai, Alice. Vattene via”. Le intimò Charlie a bassa voce, però con tono autoritario, per quanto gli riuscisse, almeno.

“N…n…no!” biascicò lei. Non le andava di lasciare lì da solo quel ragazzino, ma in quel momento non era granché in forma per affrontare Dolohov.

“Va via! Qui ci penso io!”

Il ragazzo le diede una gomitata per spingerla fuori dalla stanza. Finalmente Alice si decise ad andarsene, correndo con la velocità che le sue gambe deboli e malferme le permettevano. Ma, non appena la vide scappare, il Mangiamorte scagliò un potente Stupeficium che andò a schiantarsi contro la porta di legno che era stata richiusa prontamente da Charlie perché non colpisse la donna.
Il ragazzo si buttò a terra per non venire colpito a sua volta, notando con la coda dell’occhio lo strano ghigno soddisfatto di Dolohov.

Cazzo! Si era tirato la zappa sui piedi da solo.

 

John si rialzò dal freddo pavimento portandosi una mano alla testa lì dove l’aveva sbattuta, leggermente intontito e si guardò un attimo intorno prima di notare una figura sdraiata immobile accanto a lui.

In quel momento, tutti i Mangiamorte che erano presenti nella stanza, si smaterializzarono come se avessero ricevuto l’ordine di farlo, compresa Bellatrix e Ariel fu la prima a precipitarsi dall’amico cercando di aiutarlo.
John, però, la spinse via con uno scossone piuttosto violento e si inginocchiò accanto all’uomo steso a terra, che aveva riconosciuto come Frank, cercando di capire se era vivo.

Cazzo! Non l’aveva nemmeno visto precipitarsi da lui per spingerlo via dall’Avada Kedavra lanciatogli da Bellatrix. Si era semplicemente ritrovato a rotolare per terra col padre che lo proteggeva col proprio corpo.
Non l’aveva visto, però le probabilità che se lo fosse beccato lui l’Anatema che uccide erano altissime.

Eppure… Merlino! Non voleva crederci!

“Papà?!” lo chiamò scrollandolo per una spalla, sentendo già gli occhi pizzicare per le lacrime che minacciavano di scendere. Sentiva la rabbia montare dentro di lui e a questa si univa anche il senso di colpa. Maledizione! Se non si fosse distratto…

“Papà?!”

“Frank!” esclamarono Sirius e James inginocchiandoglisi ai lati anche loro.

John prese a scrollarlo più forte sentendo già l’isteria, la rabbia e la disperazione montargli dentro.
I suoi amici non facevano che guardarlo impotenti e passare lo sguardo da uno all’altro, non sapendo bene che fare. Sapevano che cosa significava la morte di Frank: non solo disperazione per il loro amico, ma anche che… oddio, erano venuti lì per salvarlo, non per vederlo morire.

 

 

Dolohov, da bravo animale pervertito e senza scrupoli che era, non aveva perso un momento da quando Charlie si era ritrovato per terra. Comportandosi da bravo pedofilo qual era, non aveva certamente potuto resistere ad uno sguardo da cucciolo come quello del ragazzo.  
L’aveva afferrato per i capelli e lo aveva buttato sul letto come fosse soltanto una bambola o un oggetto che poteva usare a suo piacimento. Poi lo avevo legato coi polsi alla testiera del letto, esattamente come aveva fatto poco prima con la povera Alice.

Charlie già si vedeva chiare in mente le immagini di ciò che gli avrebbe fatto e questo gli fece salire addosso un senso di panico terrificante che non lo lasciava respirare decentemente. Cercava continuamente un contatto con gli occhi di Dolohov per poterlo stendere con la Legilimanzia, ma sembrava che quello lo evitasse apposta, come se sapesse.

Eppure… doveva trovare un modo per tirarsi fuori da quella situazione. Non voleva essere… Dio, non voleva essere violentato!

Lanciò uno sguardo all’armadio davanti a lui quando poi, tra l’armadio e il muro, notò un oggetto che aveva tutta l’aria di essere una frusta con appese delle manette.
Immediatamente un magone gli salì su per il petto stringendogli ancora di più i polmoni e lo stomaco in una morsa stretta e le lacrime non persero tempo ad uscire.

“Cucciolo, adesso sei tutto mio”. Soffiò il Mangiamorte cercando di assumere un tono sensuale, ma che, accompagnato da quel ghigno malato e da quello sguardo spiritato, fece solo accapponare la pelle a Charlie che prese a dimenarsi sotto di lui, intanto che l’uomo gli saliva sopra a cavalcioni e avvicinava le mani alla sua camicia.

 

 

Frank cominciò a tossire come annaspando in cerca d’aria, mentre tutti gli altri presenti lo guardavano ad occhi sgranati, come se avessero appena visto un morto che resuscita.

Be’, effettivamente…

L’uomo si mise seduto e, immediatamente, lo sguardo gli volò sul ragazzino che gli era inginocchiato accanto e che lo stava guardando con occhi spalancati per la paura e le lacrime mal celate.
Ma perché, non appena lo aveva visto in pericolo, si era sentito in dovere di proteggerlo come se ne dipendesse la sua stessa vita? Era stata una cosa spontanea, tuffarsi su di lui per evitargli l’Avada…
E adesso, mentre lo osservava tutto così preoccupato e impaurito, si sentiva dentro una strana ma piacevole sensazione di benessere.

Però… quel ragazzino… insomma, gli somigliava, sembrava quasi lui da giovane. Biondino, occhi azzurri… Frank si sarebbe anche sentito pronto a scommettere che quello sguardo d’angelo che aveva era solo una facciata per nascondere l’animo da Bastard Inside, esattamente come lui.

E se invece… no, non poteva essere.

“Neville?” mormorò confuso e sbigottito.

John scosse la testa per negare e sussurrò un “No” quasi affranto.

“Frankieeeeeeeeeee!!!” urlò a quel punto Sirius lanciandoglisi addosso e rotolando insieme a lui sul pavimento.

“Cazzo, Sirius! Così mi uccidi”.

“Imbecille, ci hai fatto venire un colpo”.

“Ma l’Avada Kedavra non ti aveva colpito?” chiese Remus, aiutando il cugino a rialzarsi.

“A quanto pare no”. Sospirò Frank, ringraziando mentalmente il cielo per la botta di culo che aveva avuto.

“Be’, a questo punto, direi che stiamo tutti bene”. constatò Ted Tonks, passando lo sguardo dall’uno all’altro dei presenti e facendo una breve rettifica delle ferite che tutti loro avevano riportato.

“Un momento! Ma Charlie dov’è?” chiese a quel punto Teddy, notando l’assenza dell’amico.

I ragazzi del futuro si guardarono l’un l’altro preoccupati.

In quel momento, però, la porta si aprì di colpo sbattendo e rimbalzando contro la parete e una figura femminile entrò barcollando e singhiozzando, guardandosi continuamente alle spalle come se qualcuno la inseguisse.

“Alice!” urlò Frank non appena la riconobbe. Immediatamente corse ad abbracciarla e ad accertarsi che stesse bene. La donna non sembrava avere ferite gravi, a parte qualche graffio e livido, ma la sua faccia completamente in lacrime, terrorizzata, sconvolta, scioccata, non presagiva niente di buono.
Inoltre, era mezza nuda.

“Alice, tesoro, che è successo?” le chiese ancora Paciock intanto che prendeva la giacca che James gli stava passando per coprire la moglie.

Lei affondò il viso nella sua camicia sporca e singhiozzò confusamente. “Io… lui… Dolohov”.

“Dolohov? Che ti ha fatto?”

“Io…”. Era chiaro che la poveretta non riusciva nemmeno a parlare, ma dovevano almeno farsi un’idea per non giungere a idee  raccapriccianti che già tutti si stavano facendo.

“Come sei arrivata qua?”

“Io… c’era un r… ragazzo. Mi ha aiutata”.

“Chi era questo ragazzo?” le chiese allora John che stava iniziando a capire qualcosa. “Riesci a descriverlo?”

“No… non so…”. Alice pian piano cominciava a calmarsi, tra le braccia di Frank che la cullava e le massaggiava la schiena. “Non molto alto, moro coi capelli lunghi”.

Tappo, pensò John. E doveva immediatamente andare a recuperarlo. Se era rimasto con Dolohov… non osava nemmeno pensarci.

“Cazzo! Dobbiamo andare a cercarlo!” esclamò JamesRemus con la fretta in tutto il corpo.

“Direi di dividerci, anche perché qui non ci conviene più rimanere”. Concluse Malocchio.

 

 

Jolie e Ariel sbuffarono lanciandosi un’occhiata quasi d’intesa. Meno male che Moody aveva detto categoricamente che non dovevano dividersi dai rispettivi gruppi nel muoversi alla ricerca di Charlie, nel caso sopraggiungesse qualche Mangiamorte. Sembrava però che a John non importasse molto di quello che i grandi e gli esperti comandavano. Ma d’altronde, quando mai gli era importato?

In poco tempo era riuscito a distanziare le ragazze e le due non avevano ancora capito bene come avesse fatto. Semplicemente, si erano ritrovate ad arrancargli dietro quando lui si era messo a correre e poi, svoltato un angolo, non l’avevano più visto. Era un maestro nel battere la fuga, questo non glielo toglieva nessuno.

Come se cercando di fare più in fretta possibile, riuscissero a ritrovare Charlie più facilmente. Non avevano la più pallida idea di dove potesse essere, Alice, da quanto sconvolta e spaventata era, non aveva certo saputo dire granché di dove fosse quella stanza.

Ariel ghignò tra sé e sé: John poteva mostrarsi insensibile quanto voleva nei confronti di Charlie, ma era anche il primo a preoccuparsi per lui.
A volte la spaventava questo legame che c’era tra i due.

 

 

“Ti prego, lasciami stare”.

Sentendolo supplicare, Dolohov si eccitò ancora di più.

“Adoro quando mi supplichi”. Gli soffiò a poca distanza dalla faccia, per poi andare a mordergli una spalla nuda con tanta forza che sicuramente gli avrebbe lasciato dei segni.

Charlie voltò il capo dall’altra parte, lasciandosi sfuggire un lamento. Aveva gli occhi inondati di lacrime e di paura, non riusciva a muoversi con quell’energumeno che gli stava addosso e le braccia legate sopra la testa ormai erano diventate insensibili.
Quel figlio di puttana, inoltre, gli teneva la mano nelle mutande e lo toccava senza alcun pudore. Ma l’unico ad eccitarsi lì era il Mangiamorte, invece lui si sentiva semplicemente uno schifo, avrebbe tanto voluto vomitare.

Merlino, se fosse sopravvissuto a quella tortura…

Ma dov’erano gli altri? Che fine avevano fatto i suoi amici? Dov’erano quando aveva bisogno di loro?

“Toglili le mani di dosso, pezzo di merda!” urlò, all’improvviso qualcuno dalla porta.

Sia Charlie che Dolohov si voltarono per vedere chi fosse, e si trovarono davanti la figura di John che sembrava emanare fumo da tutti i pori per la rabbia che non si preoccupava nemmeno di reprimere.

Senza nemmeno avere il tempo di battere ciglio, il Mangiamorte si vide volare e poi sbattere contro la parete, cadendo a terra con un tonfo secco e svenendo.

John voltò il capo verso di lui, con la furia negli occhi, probabilmente facendosi una lista di tutti gli incantesimi che conosceva per torturarlo. Ma quando spostò gli occhi sull’amico che ancora se ne stava legato a letto, si sentì raggelare.

Immediatamente corse da lui e, con un colpo di bacchetta, sciolse i nodi che gli tenevano imprigionati i polsi. Finalmente libero, Charlie si mise seduto e buttò la testa oltre il letto scosso da dei forti conati che non lo facevano respirare.

“Oddio!” esclamò John, circondandogli la vita con un braccio e spostandogli i capelli dal volto perché non gli dessero fastidio. Non capiva se l’altro volesse semplicemente vomitare o se non riuscisse a respirare. Aveva la pelle terribilmente calda e sudata.

Alla fine se lo tirò addosso facendolo sedere tra le sue gambe e poggiare la testa sul suo petto.

“Respira, dai”. Gli sussurrò all’orecchio, prendendo a massaggiargli il petto nudo e ad accarezzargli i capelli in un tentativo per farlo calmare. E per fortuna sembrò funzionare, visto che Charlie adesso riusciva a respirare abbastanza regolarmente e che c’erano solo i singhiozzi a scuoterlo tra le braccia di John.

“Così, bravo. Va tutto bene”. John avrebbe tanto voluto prendere a calci quel coglione che aveva osato mettere le mani addosso al suo Tappo, soprattutto dopo aver notato la camicia aperta e i pantaloni e la cintura slacciati.

Ma intanto doveva far calmare l’amico.

*prepara ombrello* aspettate, prima di lanciarmi pomodori addosso, sentite quello che ho da dirvi.

Oggi pomeriggio mi sono rivista la prima parte dei Doni della Morte con mia nipote e mi stanno venendo in mente delle ideuzze nuove per questa ficcy che però la allungherebbero. Oppure realizzerò un seguito. Voi che dite? Ma intanto, devo mandare avanti questa e ci sarà ancora un mucchio di lavoro da fare… vediamo, si accettano consigli, però ^^

Poi… voi come vedete il rapporto tra Charlie e John? E mi rivolgo soprattutto a quelli che non hanno letto Came back di Ino.

Fatemi sapere le vostre opinioni, mi piacerebbe leggere anche le recensioni di quelli che finora sono rimasti in silenzio. Ringrazio tantissimo quelli che mi recensiscono fedelmente fin dall’inizio, non sapete quanto mi facciano piacere. E così vorrei leggere anche quelle di qualcun altro, non siate timidi, non vi mangio mica ^^ vanno bene anche le critiche, i consigli, fatemi notare se qualcosa non vi piace… in fondo, una piccola recensione non vi porta via più di due minuti e renderete tanto felice uno scrittore ^^.

Vi rinnovo anche l’invito a mettere “mi piace” alla mia pagina facebook, Milly’s Space. Anche perché sarà lì che (più avanti) troverete le foto dei personaggi di Little Marauders xD.

http://www.facebook.com/MillysSpace (link per la pagina)

Bene, ho finito il sermone. Potete mettervi a lanciare pomodori.

*fugge via*.

PUFFOLA_LILY: John sta bene, Frank anche, i Malandrini sono rincoglioniti come sempre e Charlie è stato salvato… in tempo, pero? D: se vuoi ammazzare Dolohov, armati e andiamo insieme u.u grazie per i complimenti, alla prossima. Kiiiissss…

JULIET ANDREA BLACK: leggendo le tue recensioni, passo dal rotolarmi a terra dal ridere al tremare di paura ^^. Anche io ho sempre desiderato avere una gemella, ma sei sicura di essere tu quella cattiva? Non so, perché io sono sadica e masochista, soprattutto con i miei pg preferiti ^^ comunque, il tuo John sta bene, visto? ^^ alla prossima, carissima. Baci, baci, Milly.

STEFANMN: ehi, temevo di non sentirti più L be’, sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo… e di questo che mi dici? Alla prossima, kiss. M.

MARISSA ATWOOD: sono contenta che questa storia ti piaccia e ti incuriosisca. Ti consiglio anche di andare a leggere l’originale, Came back to the hell : D spero di risentirti, cara, più andrà avanti più diventerà intrigante. Baci.  

  
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