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Autore: ElleLawliet    26/09/2012    3 recensioni
Per una serie di eventi, Ichigo Kurosaki si ritrova a dover fare da maggiordomo nella lussuosa residenza dei Kuchiki, nobile famiglia giapponese. Assieme a lui? Grimmjow Jaggerjack ed Ulquiorra Schiffer.
Una serie infinita di malintesi e imbarazzi, situazioni inaspettate e rivelazioni.
Spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV ULQUIORRA
 
- Orihime non dovresti bere anche quello… -.
- Dai, Ulquiorra: è una festa! E poi è solo il secondo che bevo! -.
- In realtà sarebbe il quinto e tu lo sapresti, se fossi sobria -.
I due ragazzi camminavano fianco a fianco nel grande giardino della villa.
Ulquiorra aveva sentito l’annuncio di Byakuya però Orihime era scappata via con due bicchieri colmi di vino in mano e il ragazzo non aveva potuto fare altro che seguirla.
- Perché siamo qui? – chiese a quel punto il moro, pensando che avrebbe di gran lunga preferito entrare in casa, visto che ormai fuori cominciava a scendere l’umidità.
Orihime bevve un sorso di vino e alzò le spalle. – Non mi andava di stare dentro -.
Ulquiorra annuì leggermente. – Così, Rukia si sposa – disse a un tratto il moro e sentì Inoue sospirare.
- Byakuya sta sbagliando tutto – mormorò la ragazza, osservandosi i piedi. – Ha organizzato questa cosa stupida senza chiederlo a Rukia. Però ora ti dico un segreto –.  Gli fece segno di avvicinarsi e Ulquiorra accostò il suo orecchio alle labbra di lei.
Orhime si guardò un attimo in trono, poi gli sussurrò. – Renji è il boss di un’importante industria elettronica, rivale di quella di Byakuya. Quell’idiota di Byakuya cerca di accaparrarsi la società di quel cane di Renji con il matrimonio -.
Ulquiorra alzò un sopracciglio. – Certo che reggi ben l’alcool se riesci ancora a parlare così dopo tutto quello che ti sei scolata -.
- Io te lo avevo detto che non sono ubriaca! – trillò Inoue. I due continuarono a camminare e ben presto si allontanarono dall’entrata della villa. La musica dell’orchestra, che aveva ripreso a suonare subito dopo il discorso di Byakuya, era ormai un’ eco lontano, un suono di sottofondo che si distingueva appena.
Improvvisamente, Inoue starnutì.
- Hai freddo – costatò Ulquiorra, iniziando a togliersi la giacca.
- Giusto un po’ di umidità, credo – mormorò Inoue, accettando la giacca di lui. – Grazie. Sei sempre così gentile! -.
Ulquirra abbassò lo sguardo, mentre Orihime finiva di bere il suo quinto bicchiere di vino.
La ragazza rise. – Sai, ora credo di non essere più così sobria – mormorò, osservando divertita il bicchiere vuoto.
- Bevi sempre così tanto, tu? – le chiese Ulquiorra, mentre lei poggiava per terra il bicchiere.
- Nooo. Solo alle feste. O quando ho avuto una brutta giornata – rispose lei, chiudendo gli occhi. – Balliamo – disse, dopo un attimo.
Il moro sorrise leggermente. – Ma non si sente la musica, qui – le fece presente. Ma la ragazza non lo ascoltò e gli prese le mani.
- Sai ballare, Ulquiorra? – gli chiese lei, poggiando le mani sulle spalle di lui.
Il ragazzo posò a sua volta le mani sui fianchi di lei e la vide sorridere. La ragazza poggiò la testa sul petto di lui e sospirò.
Ulquiorra era piuttosto rigido: non gli piaceva molto ballare. Si sentiva fuori posto. Però avrebbe fatto uno sforzo per Inoue.
I due iniziarono a muoversi lentamente. Orihime, mezza ubriaca, era piuttosto accasciata su Ulquiorra, che reggeva il peso della ragazza senza sforzo.
Rimasero in silenzio e le note dell’orchestra erano l’unico suono che rompeva la pace totale. E, in tutto quel silenzio, il moro ebbe modo di pensare che il vestito di Orihime era leggermente troppo scollato. Chissà quante persone le hanno guardato il decolté, si chiese, e sentì una fitta di gelosia.
Si sorprese di questa specifica emozione, dato che non ricordava di averla provata molto spesso nella sua vita.
Intanto Orihime gli aveva avvolto il collo tra le braccia, avvicinando il corpo forte del ragazzo al suo.
- Ulquiorra, sai che mi sei mancato? – gli sussurrò all’orecchio a un tratto.
Il moro abbassò gli occhi. – Ah – rispose solamente, non sapendo come comportarsi.
Inoue ridacchiò. – E a questo punto tu dovresti dire “Anche tu mi sei mancata, Orihime”. Ma tu non sei così prevedibile, vero? O meglio, tu non sei così romantico -.
Ulquiorra si morse il labbro inferiore. Aveva una strana sensazione di déjà wu. Aveva vissuto la stessa scena, una volta. Con la stessa persona.
Però lui non era più lo stesso, aveva imparato. Così, come se stesse recitando una parte provata e riprovata fino alla nausea, si staccò leggermente da lei e, con movimenti calcolati, le poggiò una mano fredda sulla guancia.
Quante volte aveva ripensato a quella notte? Troppe, forse, però aveva avuto modo di rivedere tutti i suoi errori e, freddamente, aveva cercato di immaginare un finale alternativo. E, così, aveva capito ciò che avrebbe dovuto fare in quel momento per far capire ad Orihime quello che provava.
Ma ora che si trovava sul palco, non riusciva a ricordare cosa avrebbe dovuto fare. Era lì, con una mano sulla guancia di lei, mentre con l’altra la stringeva a sé e non sapeva come continuare, incantato dalla profondità degli occhi di lei puntati nei suoi.
Inoue sembrò per un attimo dubbiosa, poi si alzò in punta di piedi e poggiò le sue labbra su quelle di Ulquiorra.
Il moro rimase immobile, fermo come una statua di ghiaccio. Afferrò rudemente Inoue per le spalle e l’allontanò. Ma, quando la guardò negli occhi, capì di aver sbagliato ancora.
La ragazza sospirò e ritirò le braccia, lasciandole abbandonate lungo i fianchi. Poi fece un passo indietro e Ulquiorra sentì freddo, vedendola indietreggiare.
- Lo sapevo – mormorò Inoue. Alzò gli occhi su Ulquiorra e il ragazzo vide che era triste. – Non so cosa fare con te, Ulquiorra – disse lei. – Sei distante, lo sei sempre stato. Ti comporti gentilmente con me, ma quando io ti bacio mi allontani. Cosa significa questo? Come devo interpretare il tuo comportamento? Mi ami? Mi odi? Cosa sono io per te? Una semplice amica? Non lo so! Però so che di sicuro tu non mi desideri, non mi vuoi -.
Ulquiorra tacque. Come poteva dirle che lui l’amava? Poi alzò un sopracciglio: amarla. Squadrò Inoue e riabbassò gli occhi. Amarla…
Intanto la ragazza aveva fatto un altro passo indietro. – Sei rimasto lo stesso di sempre. Non sei cresciuto, né migliorato. Sei immobile, invariato. Tu non cambierai mai: sarai sempre una statua di ghiaccio, solo l’ombra di un uomo vero, perché non proverai mai sentimenti caldi. E io sai che ti dico? Ghiaccia pure da solo, se è questo che vuoi. Ma io non desidero il tuo freddo. Io voglio calore e tu non puoi darmene, perché quel poco che hai te lo tieni stretto! -. Detto questo Inoue si voltò e tornò, con passo deciso, alla villa.
Ulquiorra non provò a fermarla.
Rimase fermo, con le mai in tasca, riflettendo. Cercò di studiare la situazione con la sua solita oggettività e capì che il suo unico ma fondamentale errore era stato non rispondere al bacio di Inoue.
Sospirò, e sentì le parole della ragazza ripetersi nella sua mente. Lui era freddo…? Lo sapeva, Grimmojow lo diceva sempre e Ulquiorra ormai non ci faceva più molto caso. Le parole di Inoue non lo avevano toccato più di tanto, perché non era la prima volta che le sentiva.
Improvvisamente, gli sembrò di essere tornato indietro, a quella sera di due anni prima. Una serata molto simile a quella che stava passando lì, a Villa Kuchiki. Inoue ubriaca, loro due soli e quella specie di litigio che lo aveva, per la prima volta, posto di fronte alla realtà dei suoi sentimenti e alla sua incapacità di esprimerli.
Il moro guardò il cielo e sentì una punta di tristezza, quando vide che le luci della villa gli impedivano di vedere le stelle.
 
Ulquiorra rimase in giardino per poco tempo.
Tornò al salone della villa e notò che molte copie avevano iniziato a danzare, seguendo le note tranquille della musica.
Cercò con lo sguardo Inoue ma non la trovò. In compenso trovò Grimmojow. Il maggiordomo era appoggiato al davanzale di una finestra con un bicchiere di vino in mano.
Ulquiorra lo raggiunse.
- Ehi – lo salutò Grimmojow, vedendolo arrivare. – Com’è andata con la sgualdrina? Vi ho visto uscire mano nella mano. Te la sei scopata, vero? -.
Il moro sbuffò. – Non chiamarla così, ho detto. Ichigo ha ragione: tu pensi sempre e solo al sesso. Sei peggio di un’animale, fattelo dire. Comunque, no; non me la sono “scopata”, mi spiace -.
Grimmojow sbuffò, deluso. – Cavolo: tu morirai vergine, amico -.
Ulquiorra si appoggiò indifferente al davanzale e guardò verso la pista da ballo. Notò, allora, che Rukia e Renji stavano ballando al centro della pista.
- Hai sentito l’annuncio del signor Kuchiki? – chiese Ulquiorra, seguendo i passi della coppia.
- L’hanno sentito tutti, credo – rispose l’altro, lanciando un’occhiata in direzione dei ballerini. – Devo ammettere che sono rimasto sorpreso. Non credevo che Rukia volesse sposarsi così giovane -.
- Orihime dice che è stata un’idea del signore ed io le credo: nessuna ragazza vorrebbe mai sposarsi a quest’età  -.
Grimmmojow alzò le sopracciglia. – Quel tipo è strano. Però questo spiega l’atmosfera fredda che c’era tra quei due: immagino che Rukia non abbia perdonato il fratello per aver organizzato una cosa tanto assurda -.
Ulquiorra osservò attentamente il viso di Rukia. Era sempre stato bravo a leggere i sentimenti delle persone anche se non sapeva come comportarsi quando era lui a provarli.
E negli occhi di Rukia lesse rassegnazione. Non tristezza o amarezza, ma rassegnazione. Rukia doveva aver accettato quello che il fratello aveva deciso, anche se le doveva essere costato molto.
- Dov’è Ichigo? – chiese Ulquiorra, cercandolo con lo sguardo lungo i bordi della pista.
Grimmojow ridacchiò. – Mi sa che è salito su, in camera. Non sembrava molto felice della novella di Byakuya, anzi! Che poi, che ci troverà in quella Rukia, io non lo so -.
Ulquiorra ci pensò su. - Davvero non lo so. Immagino sia più o meno lo stesso per te con Tatsuki: cosa ci trovi tu in lei? – rispose dopo un attimo. Grimmojow sbuffò e si passò una mano tra i capelli.
- Le donne sono un fottuto casino! – annunciò. – Se vuoi un consiglio, trovati una donna da scopare E BASTA! Ma che te lo dico a fare? Tu sbavi per la sgualdrina, giusto? -.
- Quante volte devo dirti di non chiamarla sgualdrina? – sbottò Ulquiorra. – E comunque io non sbavo per lei -.
Grimmojow rise. – Vuoi prendermi in giro?! Cazzo, sei proprio un’idiota, tu! Mi sa che tra noi tre tu sei quello che è messo peggio, caro il mio zombie. Comunque, io vado alla ricerca di qualche alcolico più forte… il vino fa troppo riccone snob. E poi, per farsi una bella sbronza, ci vorrebbe del rum… -. Detto questo, il ragazzo si avviò verso la cucina, confondendosi con i ballerini in smoking.
Ulquiorra rimase solo soletto. Non voleva pensare ad Orihime, non ancora, quindi decise di andare da Ichigo.
Cercando di non scontrarsi con i ballerini ed i camerieri, riuscì ad uscire dalla stanza da ballo, ma, prima che potesse raggiungere le scale, una bambina gli si parò davanti.
La piccola aveva dei corti capelli rosa tenuti da una spilla a forma di teschio e portava un elegante vestito bianco con delle ballerine bianche ai piedi.
Lo osservava con espressione concentrata e, dopo averlo squadrato per buono mezzo minuto, lo indicò e disse. – Un panda! -.
Ulquiorra alzò un sopracciglio. – Come? – chiese, cercando di essere cortese.
- Un panda! – ripeté la bambina. Poi lo guardò ancora. – Un panda magro, direi. Però a me piacciono anche i panda magri! – disse con tono rassicurante, come se non volesse ferire l’orgoglio “pandesco” di Ulquiorra.
Quest’ultimo si schiarì la voce. – Mi… fa piacere… che ti piacciano i panda magri, però io dovrei… -.
- Kennino! – gridò la bambina, senza lasciarlo finire. – Kennino! Kennino! -.
Ok. Ulquiorra sapeva che i ricchi tendevano ad essere leggermente… insoliti, a volte, ma non si sarebbe mai aspettato di incontrare un soggetto strano come quella bambina. La osservava stranito, mentre la piccola continuava a gridare a destra e a manca il nome, portandosi le mani alla bocca per amplificare la voce.
Ulquiorra stava per perdere la pazienza quando sentì una strana sensazione, per nulla piacevole.
- Kennino! – gridò a quel punto la bambina, sorridendo ed indicando alle spalle di Ulquiorra. Il moro si girò guardingo e alzò le sopracciglia, leggermente impressionato. Alle sue spalle c’era l’uomo più… grosso che Ulquiorra avesse mai visto, costretto in uno smoking rosso sangue. I capelli erano lunghi e sciolti mentre un occhio era coperto da una benda nera.
Nell’insieme, la figura era quasi divertente, se non fosse stato per la strana e sospetta aura omicida che sembrava emanare la sua persona.
- Yachiru, ti avevo detto di non allontanarti troppo – disse l’uomo, con voce profonda.
La bambina mise il broncio. – Ma io mi stavo annoiando! E poi, guarda cosa ho trovato – disse, indicando Ulquiorra. – Un panda magro! Non sei contento, Kennino? -.
Ulquiorra, sempre più stupito, lanciò un’occhiata a “Kennino” e vide che l’uomo sorrideva.
- Un panda magro…? Non mi piacciono i panda – disse, con tono minaccioso. – Però ho sentito dire che la loro pelliccia è sofficissima – guardò Ulquiorra e si passò la lingua sulle labbra. – Chissà se è vero… -.
A quel punto, Ulquiorra era DAVVERO sorpreso.
- Il signore è un intenditore, immagino – disse il moro, cercando di mantenere la calma.
- Già! Io gestisco una fabbrica di abiti in pelliccia – rispose l’uomo fieramente.
- Una carica importante, quindi – ribatté Ulquiorra. – Ma mi dispiace doverla informare che io non sono un panda. Anzi, vengo più spesso paragonato ad uno zombie o ad un pinguino, a seconda dei casi -.
L’uomo rise. – Mi piaci, tu – disse, allungando una mano. – Kenpachi Zaraki, ricordatelo bene, questo nome -.
Ulquorra gli strinse guardingo la mano e si presentò a sua volta. – Ma non è necessario che lei si ricordi il mio, di nome, signore -.
Kenpachi ridacchiò, una risata inquietante, poi si rivolse a Yachiru.
- Forza, mocciosa, lasciamo in pace il maggiordomo, qui. Andiamo, piuttosto, a cercare un po’ di cibo decente. Sto morendo di fame! -.
La bambina sorrise e si aggrappò alla manica dello smoking di Kenpachi. – Sì! Cibo, cibo! – poi si girò versò Ulquiorra. – A presto, signor panda! – lo salutò, prima di avviarsi insieme all’uomo.
Ulquiorra sospirò e alzò le spalle. Certa gente era proprio strana.
E, proprio quando pensava di avere finalmente un po’ di pace, una mano gli strinse il polso.
Annoiato, Ulquiorra si girò e per poco non cadde, quando Inoue lo abbraccio.
- Uuuuulquiorrrraaaa!! – gridò la ragazza. Ulquiorra sentì nettamente l’odore di alcool che proveniva dalla ragazza. “Grimmojow non è stato l’unico ad aver desiderato un superalcolico… certo che lei ha fatto in fretta, però!” si disse, cercando di sorreggere Inoue per non farla cadere. La ragazza, intanto, strusciava la testa contro il petto di lui.
- Sciai che ho trovatooooo? – gli domandò.
- No, ma riesco ad immaginarlo – rispose Ulquiorra.
- Ho trovato del rrruuummm! – trillò la ragazza, sorridendo. Ulquiorra annuì leggermente.
- Forza, andiamo su – le ordinò, trascinandola per le scale.
Orihime sbuffò. – Ma io volevo parlare con Rukkkkia! – disse, scocciata. – Sciai che sci sposa?? Te lo scaresti mai immaginato? -.
- Lo so che si sposa, ho sentito Byakuya annunciarlo – rispose Ulquiorra. Intanto, i due avevano raggiunto il pianerottolo e Ulquiorra guidò la ragazza, con molte difficoltà, fino al letto in camera di Rukia.
Quando Inoue si fu stesa sul letto, Ulquiorra si sedette sul bordo e la osservò stiracchiarsi.
- Com’è morrrrbido! – miagolò la ragazza, abbracciando un cuscino.
- Hai bevuto troppo – sentenziò Ulquiorra. – Devi smetterla di bere, ti fa male -.
Inoue lo guardò male. – Non è vero! Io mi scento beeenissimo -.
- Solo perché sei ubriaca. Domani ti sentirai malissimo – l’avvisò lui.
Lei fece spallucce e si sistemò a pancia in su sul letto, giocherellando con una ciocca di capelli.
Ulquiorra arrossì e si affrettò a distogliere lo sguardo. Dopo tutto, era pur sempre un ragazzo!
- Dov’è Kuroscaki? – chiese Inoue con qualche difficoltà.
Il moro si schiarì la voce. – Non lo so, credo in camera sua -.
Inoue sbuffò. – Vorrei taaaanto che fosce qui! – si lamentò.
Ulquiorra strinse i denti. Poi si alzò dal letto. – Allora, se io non ti servo, vado giù a lavorare -.
Aveva quasi raggiunto la porta, quando due braccia lo strinsero da dietro. Sentì il corpo di Inoue aderire al suo e sospirò.
- No – sussurrò la ragazza. – Resta… per favore -.
Ulquiorra chiuse gli occhi e sospirò di nuovo. “E dove vuoi che vada?” si disse. E, per la prima volta nella sua vita, sentì calore. Un calore incredibile che lo attraversò tutto come una scossa elettrica. Il ragazzo si girò e si lasciò guidare dall’istinto.
Strine forte Inoue a sé e lei rispose, strofinando la guancia sul suo petto.
I due si stesero sul letto e si tennero stretti.
Ulquiorra non sapeva cosa stava facendo: non aveva mai programmato una cosa simile. Eppure, non gli dispiaceva stare così vicino ad Inoue, sentendo il calore di lei riscaldarlo.
- Resti con me? – gli chiese in un sussurro Inoue, guardandolo dritto negli occhi. E Ulquiorra pensò che Inoue doveva essere almeno un po’ sobria, perché occhi così profondi e presenti non potevano essere quelli di un ubriaco.
- Sì – rispose. Però, a quel punto, il calore passò e lui tornò ad essere il solito freddo e ghiacciato Ulquiorra. E così ritirò le braccia, portandole lungo i fianchi e si allontanò leggermente da Inoue.
La ragazza accennò un leggero sorrise, chiudendo gli occhi.
E, prima di lasciarsi andare al sonno, disse. - Sai che a me piace la neve…? -.
 
ANGOLINO
Ed eccoci qui, con questo nuovo capitolo. Come sempre, mi scuso per il ritardo ma la scuola è appena iniziata e lo studio mi uccide! Comunque, ci mancava proprio un capitolo dal punto di vista di Ulquiorra e quindi eccolo qui! Spero di non aver commesso errori e vi chiedo, come al solito, di segnalarmeli, se doveste trovarli. Inoltre vorrei sapere cosa ne pensate di questo capitolo, perché il personaggio di Inoue non so bene come inquadrarlo quindi, fatemi sapere se secondo voi sono fuori dagli schemi con questo capitolo.
Ciao ciao!

  
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