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Autore: Serena_Potter    17/11/2012    3 recensioni
Questa storia è già stata scritta da me, ma la piega che stava prendendo non mi piaceva affatto. Come avevo già scritto nell'avviso, questa sarà una revisione della storia, con personaggi nuovi ma creati dalla Rowling.
Dal primo capitolo:
«Senti Al, non è che hai parlato con la Evans, prima?» domandò James ad un tratto, fingendo indifferenza, ma nei suoi occhi si leggeva trepidazione.
Alice lo guardò comprensiva ed annuì.
«Ha.. detto qualcosa di me? Tipo, che so.. qualcosa oltre ai soliti insulti» scrollò le spalle, sconsolato, mentre Sirius accanto a lui sbuffava ripetutamente, rimediando diverse occhiatacce da parte di Remus.
«No James, mi spiace.. più che altro ha ripetuto che ti comporti da buffone» ammise, stringendosi nelle spalle, un po’ in difficoltà.
Spero di avervi incuriositi almeno un po', e anche che i lettori che mi seguivano continueranno a farlo!
Serena_Potter.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Ronde e legami.










Si dice che i sogni mostrino ciò che vogliamo davvero. James Potter ne era totalmente all’oscuro.
Aveva sognato Lily Evans così tante volte da perdere il conto; a volte sognava di baciarla, altre volte di riuscire a strapparle un sì alle sue continue richieste di uscire. Ma il più delle volte sognava solo il suo viso.
Quella notte i suoi sogni erano stati tormentati e confusi – si era svegliato due volte a causa di Lily, che gli aveva tirato un vasetto di marmellata in testa e poi gli aveva urlato contro parole incomprensibili.
Si svegliò la mattina con un grido strozzato, mentre l’immagine di Sirius che faceva il giocoliere con il corpo di Lily Evans sfumava nel nulla.
Per tutta la mattina riservò occhiate truci all’amico, finché quest’ultimo, stanco dello strano comportamento di James non minacciò di prenderlo a pugni se non l’avesse finita.
In Sala Grande Remus e Peter tentarono di intavolare una conversazione ma gli altri due – Sirius ancora troppo addormentato per proferire parola e James troppo perso nei suoi pensieri per accorgersi di quello che gli accadeva attorno – non ci fecero assolutamente caso e quell’atmosfera pesante non passò inosservata. Molti degli studenti si voltarono presto a guardare i Malandrini e presero a bisbigliare tra di loro su cosa potesse essere successo di tanto grave da zittire i quattro casinisti di Hogwarts.
James non se ne accorse neanche, mentre gli altri tre, totalmente indifferenti alla situazione, continuarono imperterriti a mangiare le uova e il bacon che avevano nel piatto.
A qualche metro di distanza da loro, cinque ragazze borbottavano tra di loro, turbate dal comportamento dei Malandrini.
«Cosa credete che abbiano?» domandò Dorcas, lanciando occhiate preoccupate ai quattro in questione.
«Forse hanno litigato» suppose Alice, ma era troppo strano per essere vero. Agitò la mano come a cancellare ciò che aveva appena detto.
«James era strano già ieri sera» riferì sottovoce Marlene, osservando preoccupata il suo migliore amico. Non sapeva cosa fare, ma voleva assolutamente parlargli. L’avrebbe fatto in privato, al sicuro da tutti quegli occhi indiscreti.
Mary, che conosceva il motivo dell’umore nero di James, non proferì parole e rimase a testa bassa, concentrata sul contenuto del suo piatto, sperando che nessuna delle amiche le chiedesse alcunché.
Lily, che quando si parlava di James Potter e dei Malandrini in generale – con la sola eccezione di Remus – cadeva in un ostinato silenzio forse a dimostrazione della sua totale indifferenza verso l’argomento, distolse lo sguardo dalle amiche, portandolo inconsciamente proprio su James. Per un momento finse persino con se stessa di essere irritata da quella strana coincidenza.
Aggrottò leggermente la fronte nell’osservare l’arrogante, insopportabile, pallone gonfiato, tronfio ragazzo che aveva passato sei anni della sua vita ad infastidirla e che, qualche giorno prima, l’aveva messa con le spalle al muro, incapace di rispondere alle sue domande.
Lily si aspettava che James avrebbe utilizzato quello strano incontro ravvicinato per passare più tempo con lei, mentre invece in quei due giorni non aveva fatto alcuna allusione alla discussione che avevano avuto, anzi, sembrava averla totalmente dimenticata. Incredibilmente, non le aveva più rivolto la parola.
Era proprio questo a metterla a disagio, perché quella sera ci sarebbe stata la ronda e Lily non sapeva proprio cosa aspettarsi da lui, mentre sapeva benissimo che avrebbe dato qualsiasi cosa per evitare le maledettissime tre ore che avrebbe dovuto passare in sua compagnia.
«Lily? Lily, mi stai ascoltando?!» una voce la raggiunse da chilometri di distanza, mentre Mary le sventolava una mano davanti al viso.
«Eh? Sì, sì certo!» esclamò annuendo freneticamente, abbassando lo sguardo sulla fetta di pane tostato ancora intatta nel piatto.
«Allora dimmi, di cosa stavamo parlando?» domandò la mora, inarcando pericolosamente un sopracciglio. Lily si mordicchiò il labbro, colta alla sprovvista.
«Ehm.. Non stavate parlando di Potter?» domandò, assumendo un’espressione titubante.
Mary scosse la testa, rassegnata, mentre Emmeline scoppiava a ridere ed Alice la fissava con uno strano sorriso.
«Stavamo parlando della prossima uscita ad Hogsmeade, cara, ma tu sembravi troppo occupata a pensare ad altro» commentò con voce leggera, marcando però sulla parola altro. Lily storse le labbra, sospirando.
«Se per altro intendi cercare un modo per suicidarmi prima di stasera, allora sì, pensavo ad altro»specificò con un’espressione sconsolata in viso, bevendo un sorso abbondante di caffè amaro. Se mentire a se stessi è da stupidi, pensò, mentire agli altri lo è decisamente meno.
Si sentì comunque molto in colpa, finché non tentò di convincersi che quella piccola bugia non aveva alcun valore. Erano solo riflessioni senza senso, quelle che stava facendo.
«Andiamo Lily, James è fantastico! Solo tu ti ostini a non volerlo capire» sbuffò Marlene, lanciando una vaga occhiata al ragazzo in questione.
«Lene ha ragione, James è davvero un bravo ragazzo» s’inserì Emmeline, che conosceva Potter fin da piccola per via delle parentele tra famiglie Purosangue. Non erano mai stati tanto legati, ma sicuramente in buoni rapporti.
«E poi è davvero simpatico, anche se un po’.. ossessivo riguardo al Quidditch, ecco». Mary storse le labbra, imbronciandosi e allo stesso tempo sperando intensamente che quel tentativo di far cambiare idea a Lily funzionasse almeno un po’. Lily ridacchiò appena nel ricordare le condizioni dell’amica una volta tornata dal campo di Quidditch dopo un doppio allenamento sotto la pioggia scrosciante, poi scosse la testa e tornò seria, decisa a non darla loro vinta. Era convinta che Potter non fosse affatto un bravo ragazzo, checché loro ne dicessero.
«Resta il fatto che è poco affidabile, questo è certo» osservò Alice sporgendo lievemente il labbro inferiore. Lily le sorrise, riconoscente. «Ma quest’anno mi sembra migliorato, e poi è anche un bel ragazzo, non trovi?» aggiunse poi. Non aveva dimenticato il breve scambio di battute avuto con James sul treno per Hogwarts, dove le aveva chiesto se Lily avesse parlato di lui e Alice era stata costretta a riferirgli la dolorosa verità.
Il sorriso dal volto di Lily sparì veloce com’era arrivato.
«Non mi interessa quanto di bell’aspetto possa essere, resta un pallone gonfiato» sbottò, incrociando le braccia al petto.
«Dovresti aggiornare il vocabolario di insulti, Lils, sul serio >> sospirò Dorcas, e le altre scoppiarono a ridere di gusto.
Marlene però non rise. Guardava Lily con una strana espressione, forse seccata.
«Ci hai mai parlato davvero?» le chiese, dura.
Lily restò spiazzata e per un attimo valutò l’idea di dirle della conversazione che avevano avuto.
«N-no.. cosa vuoi dire?» chiese di rimando, confusa più dalla sua espressione che dalla domanda.
«James non è solo il tronfio arrogante che sembra, e per conoscerlo davvero dovresti rivolgergli la parola» sbottò, acida. «Non solo sparare giudizi senza sapere di cosa stai parlando».
«Credo di sapere di cosa sto parlando, dopo tutto quello che mi ha fatto passare» rispose Lily, piccata, senza davvero pensare a ciò che stava dicendo.
«Erano scherzi innocenti, Lily. Non ha mai fatto niente, a te» le fece notare, con voce che sembrò improvvisamente stanca.
«Non è vero – non ricordi quando al terzo anno mi ha tinto i capelli di verde? Potrei elencartene migliaia di fatti del genere» si difese Lily con convinzione.
«E tu non ti sei sempre difesa bene? Ho perso il conto di tutte le volte che l’hai affatturato» sbottò Marlene, alzando gli occhi al cielo in un’espressione esasperata.
«Dai, basta.. andiamo, o faremo tardi» s’intromise Mary con cautela, alzandosi e recuperando la borsa, subito imitata da Alice e Dorcas che volevano metter fine a quella discussione spinosa.
Lily, che non credeva vero di star litigando con la sua migliore amica, si affrettò ad annuire, nascondendo il viso sotto la cascata di capelli rossi per raccogliere la borsa da terra, ma soprattutto per non far notare l’espressione ferita da tutte quelle parole che non avevano fatto altro che confonderle i pensieri.
Marlene al contrario di Lily non credeva che si trattasse di una vera discussione. Era nato tutto dal suo desiderio di difendere James e aveva detto solamente ciò che pensava da tanto tempo.
«Ora c’è.. Non ci credo! Pozioni! Non in prima ora, per favore!» esclamò Alice dopo aver fatto mente locale, lanciando occhiate disperate a cui le amiche risposero con una risata collettiva, un po’ stentata da parte di Lily.
«Coraggio Cece, puoi superare anche questa» commentò Dorcas ridendo, mentre si avviavano fuori dalla Sala Grande, già vuota per metà.
«Il mio istinto di sopravvivenza non è abbastanza forte per resistere a Lumacorno! Finirò per avvelenarmi e morire lì sotto, ne sono certa» fece lei con tono sconsolato, affondando il viso tra le mani e rischiando di sbattere contro uno studente di Tassorosso. «Oh Merlino, scusami!» esclamò, tutta rossa in viso. Quello fece un cenno della mano come a dire di non preoccuparsi.
Alice, imbarazzatissima, distolse lo sguardo mentre le altre ridacchiavano sommessamente.
«Non lamentarti, almeno non sei la sua ‘Lily adorata’» aggiunse Mary, ridendo.
Alice, Marlene e Dorcas scoppiarono a ridere, mentre Lily s’imbronciava.
«Ehi, Evans!» esclamò una voce allegra e cauta al contempo. Pareva che James Potter avesse superato il momento di crisi – forse per merito del pugno che aveva rischiato di beccarsi da Sirius.
La diretta interessata sospirò lentamente, invocando una grazia, magari divina, che la aiutasse a scomparire dalla faccia della Terra. Non si sentiva ancora pronta ad affrontare un nuovo periodo di prese in giro, litigi e richieste. Non dopo quello che ormai aveva soprannominato l’incontro tabù.
«Evans.. tutto okay?»
Fu assolutamente evidente che Merlino, Morgana e qualsiasi altro mago morto, si fossero messi d’accordo per non esaudire il desiderio della povera ragazza, perché la fastidiosa voce di James Potter continuava a risuonare proprio alla sua destra.
«Ragazze, scusate.. sapete dirmi cosa le prende?» domandò con una gentilezza che a detta di Lily non gli si addiceva affatto. Fu convinta che si stesse comportando in quel modo per farsi notare da lei.
«Fossi in te non insisterei molto, ora» sussurrò Mary lanciandogli un’occhiata complice e preoccupata al contempo.
Per una buona dose di secondi Lily rimase a fissare di fronte a sé senza smettere di camminare verso i sotterranei, assolutamente decisa a non dargli retta. Era ovvio che avrebbe ricominciato a fare l’idiota, non doveva aspettarsi nient’altro ed ora non avrebbe dovuto far altro che stare in silenzio mentre lui faceva la battuta del giorno. Inutile dire che non ci riuscì.
«Non mi prende assolutamente niente Potter, grazie» sbottò sarcastica, aumentando il ritmo della marcia sempre più precipitosa verso l’aula.
«Ehm, sì, già.. Evans aspetta, dove corri?!» esclamò affrettandosi a seguirla.
Lei lanciò una vaga occhiata dietro di sé e strinse gli occhi nel guardare le sue presunte amiche che avevano preso a camminare con infinita lentezza. Marlene aveva addirittura rinunciato alle attenzioni di James per dargli l’opportunità di parlare tranquillamente con Lily, e non era cosa da tutti i giorni.
«Ti interessa?» sbottò acidamente senza degnarlo di uno sguardo.
James sembrò rabbuiarsi e rallentò il passo, restando in silenzio per qualche secondo.
«Volevo solo..» iniziò, schiarendosi la voce, «volevo solo sapere a che ora ci sarà la ronda stasera.. nient’altro» concluse tranquillamente. Represse un sospiro di sollievo per aver trovato la scusa giusta al momento giusto. Lily non pensò neanche che James aveva il foglio con gli orari delle ronde.
Le lanciò una vaga occhiata titubante che lei finse di non aver notato.
«Dalle nove a mezzanotte» rispose seccamente, nonostante non fosse più irritata come poco prima. Velocizzò il passo quando intravide l’aula di Pozioni, ormai distante pochi passi.
«Perfetto.. Evans, se non ti va, insomma.. Posso occuparmene io» borbottò il Cacciatore, passandosi una mano sulla nuca, e Lily alzò lo sguardo ad incontrare il suo, sinceramente colpita.
Valutò che le opzioni erano due: o la odiava così tanto da non voler passare tre ore del suo tempo con lei, o un improvviso slancio di galanteria l’aveva spinto ad offrirle di lasciare a lui tutto il lavoro, rinunciando così ad una serata in sua compagnia. Verosimilmente, trovava la prima opzione alquanto improbabile considerato il tempo della sua vita che aveva sprecato nel gridarle dietro battute e richieste di uscite, quindi avrebbe dovuto prendere in considerazione il fatto che Potter, proprio lui, avesse compreso la sua sofferenza nel dover affrontare tre lunghissime ore in sua compagnia senza altri contatti umani, e avesse così deciso di alleviarle il dolore.
«Ma no, figurati.. Non c’è problema» borbottò Lily contro ogni previsione, e accolse come una manna dal cielo la porta dell’aula di Pozioni a cui erano giunti proprio in quel momento.
Tentando in tutti i modi di non far caso all’espressione piacevolmente sorpresa di James e di mettere a tacere la valanga di domande che le si riversarono nella mente, Lily si diresse a tutta velocità verso il primo banco, affrettandosi a tirare fuori dalla borsa la bacchetta e il libro. Impaziente di allontanarsi da James tentò in tutti i modi di convincersi che avesse declinato la sua offerta perché era suo dovere svolgere le ronde, e non poteva affidare tutto il lavoro ad una sola persona.
«Allora a stasera, Evans» sussurrò James, spiazzato. Era ancora in piedi sulla soglia, lo sguardo fisso sulla nuca di Lily, totalmente inconsapevole di star bloccando il passaggio a tre o quattro persone.
Lily colse a malapena il suono della sua voce e rimase in silenzio, fingendo d’immergersi nella lettura degli effetti di una pozione piuttosto particolare.
In pochi minuti la stanza si riempì – quando James si decise a spostarsi dall’uscio – ed Alice andò a sedersi accanto all’amica, al primo banco. Marlene, Mary e Dorcas si riservarono, come al solito, i posti più lontani dalla cattedra e di conseguenza da Lumacorno.
«Si può sapere cosa vi è saltato in mente a lasciarmi sola con lui?!» sbottò Lily improvvisamente, chiudendo di colpo il libro con un tonfo non indifferente.
«Perché, è successo qualcosa?» domandò Alice, improvvisamente interessata.
«Assolutamente no, mi irrita!» esclamò l’altra, scandalizzata, incrociando le braccia al petto senza curarsi del professore che era appena entrato nella classe dando il buongiorno agli studenti. Sentì il suo stomaco appesantirsi sotto quella piccola bugia, ma ad Alice non servì molto per smascherarla.
«Non si direbbe da come ti brillano gli occhi» il sorriso di Alice si allargò pericolosamente e Lily perse per un attimo il controllo.
«I miei occhi non brillano quando sto con lui, non dire idiozie!» sbottò in un sibilo piuttosto rumoroso, fulminandola con lo sguardo e stringendo i pugni quasi convulsamente.
«Signorina Evans, si calmi per favore» esclamò Lumacorno, stupefatto, ed lei si voltò lentamente a guardarlo, sgranando gli occhi.
«L’hai detto un po’ troppo forte» sussurrò Alice con un pizzico d’ironia, trattenendo con scarsi risultati le risate. Intanto, Marlene e Dorcas erano accasciate sul banco in preda a convulse risate silenziose, mentre Mary era tutta intenta a lanciare occhiate d’avvertimento a James, ma anche lei tratteneva le risa. Sirius sghignazzò apertamente e diede un pugno giocoso sulla spalla di James che fissava Lily ad occhi sgranati, con un accenno di sorriso ad illuminargli il volto.
Tra i Serpeverde regnava l’indifferenza, ma uno di loro sembrava essere interessato. Severus guardò Lily, sofferente, per un solo istante.
«Mi scusi, non.. non succederà più» borbottò Lily in direzione del professore.
«Non preoccuparti Lily cara! Ah, l’amore..» canticchiò a bassa voce Lumacorno, rimediandosi un’occhiataccia che fortunatamente passò inosservata.
«Te lo do io l’amore» borbottò Lily incomprensibilmente, incrociando le braccia al petto, mentre il professore iniziava a spiegare la pozione del giorno.
Ignorando le continue occhiatine di Alice, si accinse a cercare la pagina per la preparazione del Distillato della Morte Vivente, mordendosi quasi con violenza il labbro inferiore nel tentativo di distrarsi dal pensiero di quello che, probabilmente, stava passando per la mente di James Potter in quel momento.
Lily non stava assolutamente mentendo nel dire che i suoi occhi non brillavano quando stava con lui. L’unico problema era che non poteva esserne sicura, non potendo vedere la propria espressione, e ciò che la confondeva più di tutto erano le continue insistenze delle sue amiche sul presunto carattere indescrivibilmente maturo e bello di James, che, secondo la loro opinione, aveva subito un cambiamento radicale nel corso di due mesi. A parer di Lily, l’inverosimiglianza di quell’affermazione rasentava il ridicolo, considerati i sedici anni di vita che James Potter aveva passato a combinare casini.
«Lils?» il sussurro di Alice giunse inaspettato e la fece sussultare involontariamente.
«Che c’è?» bisbigliò fingendo di scrivere qualche appunto.
«Ti sta fissando da circa dieci minuti» mormorò Alice con tono vagamente malizioso e Lily non poté fare a meno di voltarsi velocemente, solo il tempo di accertarsi che fosse veramente così: ed, inaspettatamente, il suo sguardo incontrò di sfuggita quello di Potter, così velocemente che non riuscì neanche a distinguere bene il suo viso. Si voltò di nuovo verso il professore, arricciando le labbra in un’espressione irritata.
Non si chiese perché aveva pensato immediatamente a lui, quando Alice non aveva fatto alcun nome.
«Cos’è quell’espressione?» sbottò Alice sottovoce, lanciandole una delle sue rare occhiatacce.
«Non deve fissarmi, mi da fastidio» bisbigliò Lily incrociando le braccia al petto, torva.
«Ma se non te ne eri neanche accorta!» sbuffò l’altra, chinando poi il viso sul foglio ad un’occhiata ammonitrice di Lumacorno.
«… Ed ora tocca a voi! Avete un’ora e mezza per preparare la pozione!» esclamò il professore battendo le mani una sola volta, per poi mettersi seduto dietro la cattedra.
Nell’aula calò un silenzio carico di tensione a causa della difficoltà di preparazione della pozione, ma presto tutti si misero al lavoro.
Mordicchiandosi un labbro, improvvisamente concentrata solo sugli ingredienti davanti a sé, Lily prese un’ampolla piena d’Infuso d’Artemisia e la versò nel calderone, poi accese il fuoco con un colpo di bacchetta e lo regolò in modo da tenerlo basso.
«Merlino, non ci capirò mai niente!» si lamentò Alice al suo fianco, i corti capelli biondi già arricciati dal lieve vapore che saliva dai calderoni. Lily ridacchiò appena, prendendo a tagliuzzare le radici di valeriana, per poi versarle nel calderone. La pozione prese la sfumatura color ribes nero descritta nel libro. Annuì tra sé e sé, chinandosi sulla borsa per recuperare il coltello d’argento.
Una volta riemersa dai meandri della borsa schiacciò velocemente il Fagiolo Sopoforoso con il piatto del pugnale, sorridendo soddisfatta quando ne scaturì una buona quantità di succo: la versò nel calderone e il liquido si colorò immediatamente di lilla.
«Si può sapere come fai?!» sbottò Alice sottovoce, mormorando qualche imprecazione e gonfiando una guancia, irritabile come al solito quando c’erano di mezzo calderoni e pozioni.
«Mettici più radici» ordinò Lily velocemente, cominciando a mescolare la pozione in senso antiorario. Il liquido pian piano assunse una sfumatura molto chiara, quasi trasparente, tuttavia non perfetta.
L’abile pozionista lanciò un’occhiata alla goccia di succo di Fagiolo rimasto e, con un certo timore, la vuotò nel calderone: la pozione diventò immediatamente limpida come l’acqua. Lily sorrise trionfante ed alzò lo sguardo sull’orologio al muro: mancavano cinque minuti allo scadere del tempo. Si affrettò quindi a riempire un’ampolla con la pozione e ad attaccare al tappo un pezzo di pergamena con scritto il suo nome. Dopodiché lanciò un’occhiata alla pozione di Alice e una lieve smorfia comparve sul suo volto alla vista del liquido viola maleodorante.
Si affrettò quindi a mormorarle di schiacciare il Fagiolo con il piatto del pugnale ed Alice si mise all’opera velocemente, riuscendo a far diventare la sua pozione di un bel lilla chiaro.
«Tempo scaduto ragazzi, smettete di mescolare! Portate qui un’ampolla con la vostra pozione e il vostro nome, prego!» ordinò Lumacorno con tono bonario. Subito dopo storse la bocca alla vista della pozione nerastra che un Serpeverde grosso come un armadio gli presentò orgogliosamente.
Lily si alzò velocemente e andò a posare la sua ampolla sulla cattedra, ricambiando senza particolare entusiasmo il sorriso a trentadue denti che il professore le rivolse. Voltandosi per tornare al posto a prendere la borsa, la ragazza sgranò gli occhi nel sbattere addosso ad un James Potter decisamente sorpreso, con un’ampolla piena di pozione rosata in una mano e l’altra posata dietro la nuca.
James aprì la bocca per dire qualcosa, ma non fece in tempo a produrre alcun suono. 
«Scusami – non ti avevo visto» borbottò Lily, girandogli intorno per tornare a posto. Dopo aver recuperato la borsa raggiunse Marlene e le altre fuori dall’aula, ancora con una certa confusione in testa.
«Andiamo a pranzo?» domandò con un sorriso appena accennato, scostando una ciocca di capelli dal viso. Le altre annuirono e si incamminarono verso la Sala Grande. Fecero in tempo solo ad uscire dai sotterranei, che una voce le bloccò.
«Ti è esploso qualcosa in testa, Prewett?» esclamò Nott rumorosamente, scoppiando nella sua risata gutturale. Stava indicando il cespuglio di capelli di Alice: diventavano irrimediabilmente crespi ad ogni lezione di Pozioni.
«A te è esploso qualcosa nel cervello, invece» si intromise Sirius Black provocando le risa dei Malandrini e delle cinque ragazze. Marlene e Lily sembravano molto stupite da quell’intervento volto a difendere Alice.
«Osi rivolgermi la parola, traditore del tuo sangue?» sibilò il Serpeverde. Attorno a lui i suoi compagni cominciarono a scrocchiarsi le nocche con fare minaccioso.
«E tu sai addirittura parlare?» si sorprese James, fingendo un’espressione stupita. Gli amici scoppiarono a ridere e gli diedero un cinque.
«Vi pentirete della vostra lingua lunga» sbottò Nott sfoderando la bacchetta, subito imitato da tutti i Serpeverde intorno a lui. L’atmosfera si fece di botto molto più pesante e anche i Malandrini estrassero le loro – Peter Minus con qualche titubanza.
«Non credo potrebbe succedere» disse Sirius, probabilmente per smorzare la tensione. Tuttavia era evidente che anche lui era prontissimo ad uno scontro che sembrava impossibile da evitare. James rise sommessamente.
«Ricordami di darti un cinque, quando non ne avremo quindici addosso» borbottò a mezza voce, e Sirius gli spedì un occhiolino divertito.
«Cosa state borbottando, eh?» esclamò Avery, con quella che probabilmente riteneva un’espressione cattiva ed inquietante.
«Ci stiamo mettendo d’accordo sul posto migliore per farvi spuntare dei deliziosi bubboni» rispose prontamente James, fingendosi serio. Sirius rise, gettando la testa all’indietro e perdendo per un attimo il controllo della situazione. Mulciber ne approfittò per alzare la bacchetta e fece per lanciare un incantesimo; Lily fu più veloce.
La bacchetta di Mulciber volò a una decina di metri da lui.
«Cos’è successo? Chi è stato?» urlò stupidamente.
Nessuno si diede pena di rispondergli. Tutti i Serpeverde presenti al momento alzarono le bacchette contro i Malandrini, ed ora anche contro le ragazze. Lily, Dorcas e Marlene avevano già estratto le loro. Alice e Mary si affrettarono a fare lo stesso.
Il corridoio era totalmente vuoto a parte loro, ma i professori sarebbero arrivati a momenti; quel piccolo problema non era sicuramente passato inosservato.
«Davvero coraggioso, approfittare quando l’avversario non guarda» commentò Remus con pesante sarcasmo e James l’appoggiò immediatamente.
«Già, complimenti» esclamò. Il suo tono era sarcastico ma non lasciava trapelare la rabbia, al contrario dei suoi occhi. Dal consueto e dolce marrone nocciola sembravano essersi scuriti ed erano pieni di furia. Lily gli lanciò un’occhiata e se ne accorse immediatamente. Ne fu un po’ spaventata.
«Zitto, Potter! Imped..» iniziò Avery. James fece per difendersi ma l’intervento di Marlene arrivò prima. Anche la bacchetta di Avery volò lontano.
«Basta! Smettetela tutti» esclamò Lily, bloccando per un braccio James che aveva già alzato la bacchetta, «sta fermo» gli ordinò sottovoce, tentando di apparire perentoria ma dal suo tono sembrò più una specie di supplica, o una richiesta.
James rimase spiazzato e confuso dal brillio che animava gli occhi di Lily e restò immobile per un momento, poi abbassò lentamente il braccio. La giovane invitò gli altri Grifondoro a fare lo stesso, con una sola occhiata. Loro abbassarono il braccio alzato ma non riposero le bacchette.
«Togliti di mezzo, schifosa Mezzosangue» sibilò Nott, che aveva recuperato le bacchette di Avery e Mulciber e le aveva restituite loro.
Lily non s’irrigidì minimamente, né parve turbata da quell’insulto. «Non era la battuta di Piton, questa?» domandò invece, fingendosi interessata. Sirius ghignò e James, che era già pronto a prendere a pugni Nott, la osservò con un misto di divertimento e ammirazione. Quella ragazza lo stupiva sempre di più.
Intanto Piton, rimasto in disparte fino a quel momento, aveva gli occhi di tutti addosso. I Serpeverde che gli stavano davanti, al suono del suo nome si erano ritratti senza neanche pensarci, lasciando un corridoio libero davanti a lui, che si concludeva proprio dinnanzi a Lily, ancora con una mano serrata attorno alla manica della divisa di James.
«Lily..» iniziò, tentennante, ricevendo immediatamente numerose occhiatacce da parte dei compagni di Casa. I Grifondoro, tutti al corrente del fatto accaduto al quinto anno, gli riservarono occhiate schifate. Quella di Sirius era la peggiore. James, invece, quasi gli ringhiò contro e si liberò con uno strattone dalla presa di Lily.
«Non osare rivolgerti a lei!» ruggì, arrabbiato come non lo era mai stato. Tutta quell’ira parve irrazionale persino a lui stesso.
Lily gli rivolse un’occhiata scioccata e confusa, prima di affrettarsi a richiamarlo. Aveva la bacchetta già alzata e quella volta sembrava che nessuno potesse fermarlo.
«Potter, no!» urlò anche lei, invano. L’incantesimo era già stato scagliato e i risultati erano evidenti: Sirius scoppiò a ridere a crepapelle davanti ad un Piton appeso per l’ennesima volta a testa in giù.
La reazione dei Serpeverde fu immediata: Avery puntò la bacchetta contro James ed eseguì un incantesimo non verbale che mandò il giovane a cozzare contro la parete alle sue spalle. La bacchetta gli cadde di mano ma fu lesto a recuperarla; nel frattempo Piton era precipitato a terra. Quando James era già in piedi lui si stava ancora rialzando.
Remus ci pensò un attimo di troppo e fu Sirius a reagire per primo. Infuriato – nessuno poteva toccare James, suo fratello – alzò la bacchetta contro Avery e un lampo di luce rossa lo colpì in pieno, facendogli perdere i sensi.
Il giovane Black sorrise soddisfatto.
«Basta! Basta, o finiremo tutti espulsi!» gridò Lily specialmente in direzione dei Malandrini. Ora anche Remus, dimentico della sua carica di Prefetto e del suo carattere calmo e pacifico, aveva la bacchetta puntata contro Mulciber. Lily strattonò nuovamente James e acciuffò contemporaneamente la manica della divisa di Sirius, costringendoli a stare fermi.
Ben presto anche le altre giunsero a darle una mano. Marlene abbassò con la forza il braccio armato di Sirius, liberando Lily di uno dei suoi “prigionieri” ed Alice andò a tranquillizzare Peter che tremava come una foglia due passi dietro gli amici, tutto rosso in volto specialmente a causa dei Serpeverde che in quel momento li stavano deridendo.
Dorcas si fermò esattamente davanti a Remus, dando coraggiosamente le spalle agli avversari che tuttavia non sembravano più molto interessati allo scontro. Gli posò una mano sulla spalla e premette l’altra sull’avambraccio alzato, fissando lo sguardo nel suo.
«Remus, sii razionale» disse decisa, e lui sembrò riprendere l’innata calma. Si concesse addirittura una risata quando lei aggiunse «almeno tu!» ed entrambi andarono ad occuparsi degli amici.
Piton, scosso dalla totale indifferenza di Lily nei suoi confronti – pareva preferire occuparsi di Potter, e lui non poteva crederci – eseguì il contro incantesimo su Avery che riprese i sensi.
«Andatevene se non volete finire tutti dalla McGranitt» minacciò Remus, con tono fermo e deciso.
«Ci finireste anche voi» rispose altezzosamente Julia Parkinson. «Avete aggredito Avery».
«A chi pensi che crederebbe?» sibilò Marlene, pur sapendo che la professoressa non avrebbe creduto a nessuno e li avrebbe messi tutti in punizione, senza distinzioni.  
«Non finisce qui! Sono finiti i tempi di pace, ricordatevelo» avvertì Nott, prima di scomparire con gli altri al seguito alla volta della Sala Grande.
Alice tirò un sospiro di sollievo e sorrise a Peter che parve essersi tranquillizzato. In quel momento arrivò Frank Paciock, con un’espressione confusa e una mano ad indicare dietro di sé.
«Che avevano le Serpi? Sembravano volermi uccidere – più del solito» commentò, provocando le risa di tutti i presenti. Poi rivolse tutta la sua attenzione ad Alice, con cui era fidanzato già da un anno.
James intanto fissava intensamente il punto in cui la mano di Lily stringeva ancora il suo braccio. Lei se ne accorse e lo lasciò andare, per metà imbarazzata e per metà infuriata.
«Perché l’hai aggredito? Non avevi il diritto di farlo» protestò senza particolare enfasi.
«Stava tentando di giustificarsi! Ancora!» esclamò James, chiedendosi distrattamente perché lei non lo stesse ringraziando ma se la fosse addirittura presa.
«E tu l’hai aggredito» ribadì lei, incrociando le braccia al petto, «non ti pare un po’ eccessivo?».
James distolse per un momento lo sguardo, irritato.
«Non ha tentato di difenderti, Evans» sussurrò in modo che nessun altro potesse cogliere il loro discorso, «Avery ti aveva appena chiamata una tu-sai-come, e lui ha pensato solo a giustificarsi».
Lily abbassò lo sguardo per qualche secondo sotto il peso delle sue parole, poi lo rialzò per fissarlo in quello di James.
«In ogni caso a te cosa importa?» sbottò, incrociando le braccia al petto.
Mary, poco lontano, lanciò loro un’occhiata preoccupata. Lily non se ne accorse, ma James sì. Fu quello sguardo a spingerlo a dire ciò che pensava da molto, molto tempo.
«Mi importa. Ti ho difesa due anni fa e l’ho rifatto oggi» precisò, come se volesse farglielo notare. Lei ne era perfettamente consapevole e questo la metteva in difficoltà. «Anche se mi odi, a me importa» calcò sull’ultima parola così da sottolineare il concetto. Non si rese conto di averla afferrata per un braccio finché non gli ci cadde l’occhio, e si affrettò a lasciarla andare.
Lei era spiazzata, quasi sconvolta. Restò con gli occhi fissi nei suoi per diversi secondi senza che un solo pensiero attraversasse la sua mente, e James credé che volesse baciarlo o che avesse subito un grave trauma.
«Io..» iniziò, ma non ebbe modo di proseguire quando – con sollievo di entrambi – Sirius richiamò James, che cominciava a sentirsi decisamente in imbarazzo.
«Ramoso, stiamo andando, vieni?» domandò, già all’estremità del corridoio insieme a tutti gli altri.
«Sì, arrivo» rispose James, voltandosi poi nuovamente verso Lily. «Tu vieni?» domandò, titubante.
Lei annuì frettolosamente e lo seguì alla volta della Sala Grande, restando un passo indietro così da non fargli notare la sua espressione. Ancora stentava a credere a ciò che aveva sentito. E ciò che la confondeva di più era che non era stata in grado di rispondere, si era sentita in imbarazzo e appesantita da quella rivelazione. Aveva sentito una lieve stretta allo stomaco quando lui aveva precisato che ci teneva nonostante lei lo odiasse.
La parola odio l’aveva confusa più di qualunque altra, perché non la sentiva. Non credeva di provare un sentimento così definitivo ed orribile nei confronti di James. In quel momento capì che probabilmente non l’aveva mai provato, ma non ebbe ancora la forza di dirglielo. Avevano raggiunto gli altri e quello non era il momento adatto, anche se dubitava ci fosse un momento giusto per confessare qualcosa di così importante.
«Alice, i tuoi capelli sono davvero diventati un cespuglio» la voce di Mary parve raggiungere Lily da miglia di distanza, tentando di scherzare sull’avvenimento di poco prima. Non suscitò particolare ilarità.
«Lo so, e non è per niente piacevole!» sbottò Alice con espressione abbattuta, cercando di domare con le dita il cespuglio di capelli ricci.
«Tranquilla Prewett, James avrà sicuramente uno shampoo adatto nella sua collezione» scherzò Sirius, e finalmente riuscirono tutti a ridere, leggeri. James, nonostante stesse ridendo anche lui, si avventò contro il suo migliore amico, dandogli un forte pugno sul braccio. Sirius rise ancora più forte.
Alice, comunque, una volta smesso di ridere si rivolse a James con un sorriso dolcissimo.
«Davvero hai qualcosa per me?» domandò speranzosa, gli occhi brillanti.
James rise di nuovo e le passò un braccio attorno alle spalle, rimediando un’occhiataccia giocosa da parte di Frank.
«Sfortunatamente no, a meno che tu non voglia provare Lo Shampoo per i Capelli più Malandrini del Pianeta» rispose, con un sorriso divertito stampato sul volto, e quando le ragazze scoppiarono a ridere – persino Lily – sgranò gli occhi, stupito. «Non sto scherzando, si chiama davvero così!».
«Ammettilo, hai corrotto la ditta che produce shampoo per dargli questo nome» disse Mary puntandogli un giocoso dito accusatorio contro. James scoppiò a ridere insieme a tutti gli altri.
«Giuro che non l’ho fatto! E proprio per questo è stato divertente scoprire che esiste» affermò annuendo, per poi rivolgersi nuovamente ad Alice che nonostante stesse ridendo sembrava un po’ sconsolata. «Ma possiamo comprarne uno insieme, sono un asso a scegliere quello giusto» le offrì, passandosi una mano tra i capelli con fare vanitoso, ma il tono di voce era chiaramente gentile e disponibile.
Gli occhi di Alice si illuminarono e un enorme sorriso comparve sul suo volto.
«Oh Merlino, grazie James!» esultò, alzandosi sulle punte per scoccargli un rumoroso bacio sulla guancia, come ringraziamento.
Le proteste di Frank non tardarono a farsi sentire.
«Ehi! Senza esagerare» borbottò con tono ammonitore, facendo ridere tutti.
Alice si staccò da James rivolgendogli un enorme sorriso ed andò ad abbracciare Frank, che sorrise soddisfatto e lanciò un occhiolino all’amico.

 



Quella sera stessa si sarebbe svolto l’evento più importante dell’ultimo millennio. O almeno così diceva James.
I Malandrini stavano entrando nella Sala Comune di Grifondoro dopo aver cenato e quello che tutti consideravano il leader del gruppo – ma che in realtà non aveva mai pensato di esserlo – si stava lamentando da almeno un’ora.
«E se cambia idea?» mugolò per l’ennesima volta, arrampicandosi nel buco del ritratto e sbucando dall’altra parte con una certa agilità. Aiutò Peter ad uscire dal piccolo passaggio senza che finisse lungo disteso a terra e poi si rivolse nuovamente a tutti e tre i suoi amici, con aria supplichevole. Loro non ne potevano davvero più.
«Non cambierà idea, James» ripeté per la quarantaseiesima volta Remus, sospirando e passandosi le mani sul viso.
«È troppo responsabile per farlo» aggiunse Sirius, annoiato, precedendo tutti gli altri verso un divanetto e due poltrone, riuniti attorno ad un tavolino basso esattamente davanti al caminetto. Il divanetto era occupato da tre bambini del primo anno, che non appena videro Sirius si alzarono terrorizzati e si dileguarono in pochi secondi.
Sirius li squadrò, meravigliato, poi si voltò verso gli amici.
«Mi fanno sentire un Black facendo così!» sbottò, mettendo particolare enfasi nel nome Black. Il suo tono risultò davvero schifato.
I tre risero e gli diedero pacche consolatorie sulle spalle, prima di stravaccarsi sulle poltrone. James occupò mezzo divanetto e Sirius si lasciò cadere al suo fianco, ancora irritato.
 Remus aveva appena aperto la bocca per ricordare agli altri tre che dovevano finire il tema di Incantesimi per il giorno dopo, quando James scattò in piedi fissando terrorizzato il proprio vestiario.
«Per Godric, faccio schifo! Non posso presentarmi alla ronda con Lily in queste condizioni» sbottò, isterico. In realtà la sua divisa non aveva niente che non andava, anzi, era perfettamente stirata e pulita.
«Amico, sei sicuro di essere maschio, sì?» domandò sarcasticamente Sirius, osservandolo con un vago cipiglio scettico. James gli lanciò un’occhiata fulminante.
«Molto più di te» affermò, prima di dirigersi velocemente verso i dormitori, sia per sistemarsi sia per fuggire da Sirius che aveva una strana luce omicida negli occhi.
«Lo vedremo!» gli urlò dietro quest’ultimo, prima di stravaccarsi comodamente occupando l’intero divano. Sistemò le mani incrociate dietro la nuca e allungò le gambe sul bracciolo del divano, che era comunque maledettamente corto e riusciva ad ospitare Sirius solo fino alle ginocchia.
«Prima che James m’interrompesse, stavo per dirvi che dovete finire il tema di Incantesimi» annunciò Remus. Peter, che se ne stava tranquillo ad osservare con sguardo vacuo il fuoco scoppiettante, ebbe un sussulto e guardò Remus terrorizzato.
«Non vuoi farcelo copiare?» domandò quasi balbettando e Sirius scoppiò a ridere, allungando un braccio verso di lui per battergli il pugno. Peter lo assecondò felicemente, gli occhi brillanti di ammirazione e affetto. Remus guardò entrambi con cipiglio scettico e severo.
«No, non ve lo farò copiare. È semplicissimo, mettetevi al lavoro» ordinò perentorio, sfilando dalla borsa un grosso libro. Poggiò i piedi sul tavolino davanti a lui, li accavallò, aprì il libro e si immerse nella lettura. Pareva che niente potesse disturbarlo e Sirius e Peter sapevano che chiunque avesse avuto il coraggio di farlo ne avrebbe subito le gravi conseguenze. Così, rassegnati, estrassero dalle loro borse libri, piume e pergamene e si misero al lavoro, stravaccati a terra attorno al tavolino.
Nel frattempo nel dormitorio di Grifondoro del settimo anno non era in corso nessuna battaglia per tentare di far stare giù i capelli ribelli di James, che al contrario se ne stava sdraiato sul letto con lo sguardo fisso sopra di sé e la sveglia magica pronta a suonare alle nove meno cinque.
Il giovane non l’avrebbe mai ammesso, ma era scappato di proposito dai Malandrini perché aveva bisogno di stare da solo a pensare. Non si sentiva ancora pronto a condividere con loro ciò che sentiva per Lily Evans, ma pensava di sapere come avrebbero reagito. Peter avrebbe sorriso e gli avrebbe detto che presto sarebbe riuscito ad uscire con lei. Remus non avrebbe detto nulla di invadente ma avrebbe affermato di saperlo già da tempo.
Non aveva invece la minima idea di come avrebbe reagito Sirius. A lui Lily non era mai stata simpatica e le cose erano peggiorate quando James aveva iniziato a darle più importanza e di conseguenza a soffrire di più.
Appunto per questo era convinto che dovesse lasciar passare del tempo per schiarirsi le idee, prima di parlarne con gli altri tre.
Al momento non sapeva cosa pensare. Quella stessa mattina, durante il breve scontro con i Serpeverde, Lily aveva tentato di tenerlo a bada diverse volte, e ogni volta che aveva cercato di trattenerlo per il braccio James aveva sentito una piccola scarica elettrica partire dal punto in cui lei lo aveva toccato. E poi quella piccola discussione avuta dopo l’avvenimento lo aveva scosso e contemporaneamente gli aveva schiarito almeno un po’ le idee. Quello che le aveva detto era vero, era sentito. Tuttavia non erano parole pronunciate volontariamente, erano venute fuori da sole, dal profondo, e James si era reso conto di tenere a lei nel momento esatto in cui glielo aveva confessato.
Questo lo aveva anche un po’ spaventato, a dire il vero, perché temeva che sarebbe stato sempre così.
«Magari tra due mesi le dirò che la amo e finalmente lo saprò anch’io» borbottò tra sé e sé, frustrato.
E quella stessa frase, sussurrata con fastidio nella penombra della stanza, gli mandò completamente in tilt il cervello per diversi secondi a venire.
James Potter non aveva mai amato nessuno e il sentimento gli era totalmente sconosciuto. Poteva dire di aver provato un forte, profondo ed infinito sentimento di amore fraterno per Sirius, ma l’amore inteso nell’altro modo, quello che infondo lo spaventava tanto, non l’aveva mai provato.
James amava un sacco di cose al mondo. Il Quidditch, Sirius, i suoi amici, la primavera, il rosso, i suoi genitori, Marlene, la Trasfigurazione, la magia erano le cose che amava di più.
Però gli piaceva anche attirare l’attenzione di Lily, il modo in cui lei scostava le ciocche di capelli dal viso, il suo sorriso e il brillio negli occhi verde smeraldo.
Gli piaceva da matti.
Merlino,pensò, sono nei casini.
Nonostante sentisse di essere davvero nei casini, in quel momento un sorriso dolce, grande e sincero gli illuminò il volto senza che se ne rendesse nemmeno conto e scacciò tutte le preoccupazioni, tutti i problemi e sentì di essere totalmente felice ed in pace col mondo. Avrebbe avuto la forza di gridarglielo in faccia, di prenderla tra le braccia, farla volteggiare e baciarla, e per un momento nella sua testa tutto ciò accadde davvero, ma la reazione di Lily arrivò realistica e immediata e in sincrono con la sveglia.
James spalancò gli occhi riemergendo dalla fantasticheria con la sensazione di dolore pulsante sulla guancia maledettamente realistica e un forte fastidio dovuto al trillare assordante della sveglia che si affrettò a spegnere con un colpo di bacchetta.
«Maledizione, Evans, sei manesca pure nella mia testa» borbottò vagamente infastidito ma con il sorriso ancora ad illuminargli il volto. Si alzò di slancio dal letto e si fermò per pochi secondi davanti allo specchio del bagno. Si passò una mano tra i capelli senza neanche accorgersene, euforico, felice e sorridente e uscì dal dormitorio. Scese i gradini a due a due e in un batter d’occhio si ritrovò nella Sala Comune.
Andò con lo sguardo alle poltrone dove erano seduti prima i suoi amici e individuò Remus e la testa di Sirius, che si scorgeva tra il divanetto e una poltrona. Si avvicinò a loro con passo svelto e constatò con allegria che sul divano erano sedute Marlene e Mary, mentre Alice occupava la poltrona dove era seduto prima Peter – ancora stravaccato a terra alle prese con il tema –.
Di Dorcas e Lily non c’era traccia.
«Dove sono Dorcas e la Evans?» domandò James con un sorriso smagliante, fermandosi dietro il divanetto. Si chinò su di esso per donare a Mary e Marlene un bacio sulla guancia e ne lanciò uno ad Alice che rise e lo prese al volo.
James era sempre stato così, dolce ed esuberante ed anche un po’ infantile, a volte. Le ragazze lo adoravano per questo e gli amici – nonostante sostenessero che si comportasse da ragazzina – non avrebbero mai voluto un James diverso da così.
«Lily ha avuto un paio di problemi, prima, e.. Dorcas è rimasta con lei in Dormitorio» spiegò titubante Marlene, «non è niente di importante, scenderanno tra poco» aggiunse davanti all’espressione improvvisamente preoccupata di James.
Mary, Alice e i Malandrini rimasero in un ostinato e un po’ imbarazzato silenzio, avendo parlato dei problemi di Lily giusto poco prima.
James, che si fidava di Marlene ed era sicuro che non fosse nulla di preoccupante, annuì con un sorriso e andò a sedersi sul bracciolo della poltrona di Alice. «D’accordo, allora aspetto!».
Per qualche minuto calò il silenzio, interrotto solamente dai borbottii di Sirius che sfogliava le pagine del libro alla ricerca di incantesimi e definizioni. Peter, che ormai aveva rinunciato, si limitava a leggere il tema di Sirius e a rielaborare svogliatamente qualche frase.
«Questi sono gli Incantesimi Rallegranti, non il Tarantallegra» mormorò Marlene, seduta dietro Sirius, chinandosi sulla sua spalla ed indicandogli l’errore. Lui corresse sbadigliando.
«Grazie McKinnon», le lanciò un sorriso accattivante e lei alzò appena gli occhi al cielo. «Mi dai una mano?» le domandò poi, d’un tratto senza traccia di arroganza. Lei sospirò e – chiedendosi perché mai lo stesse facendo – acconsentì un po’ controvoglia. Si sedette sul bordo del divano e si chinò sul tema, iniziando a leggerlo in silenzio.
Sirius si stiracchiò lanciando con poca forza la piuma sul tavolo. Marlene si affrettò a prenderla per correggere qualche frase. Sirius appoggiò la schiena al divano e lasciò vagare lo sguardo sul profilo del suo viso. In un batter d’occhio gli sovvennero ricordi degli anni passati. Mentre osservava il profilo della fronte coperta da una ciocca di capelli scuri ricordò quando, al terzo anno, avevano avuto il loro primo vero litigio, scatenato da un motivo futile – anche se lei non riteneva futile ritrovarsi delle rane nella borsa. Scorrendo lo sguardo sul profilo del naso ricordò quando era incappata in uno scherzo architettato per i Serpeverde e si era beccata una secchiata d’acqua gelida in testa. Aveva avuto il raffreddore per un mese e gli aveva urlato contro come un’ossessa quando lui era scoppiato a ridere nel vederla completamente fradicia.
Si soffermò sulla curva delle labbra carnose e delicate e ricordò con un brivido quando, l’anno prima, aveva provato a baciarla sotto il vischio. Si era rimediato uno schiaffo ma aveva provato una sensazione potente, stando vicino a quelle labbra, oggetto di desiderio di tanti ragazzi. Ricordava nitidamente ciò che aveva sentito ancora ad un anno di distanza. Quella feroce stretta allo stomaco, quell’impellente bisogno di baciarla davvero, di sentire le sue labbra sulle proprie e di stringerla forte a sé.
«Siete sicure che Lily stia bene?» domandò ad un tratto James, a voce alta. Sirius riemerse con un sussulto dalle sue fantasticherie e si rese conto solo in quel momento di star fissando Marlene da troppo tempo. Si passò lentamente una mano tra i lunghi capelli, mentre la lieve stretta allo stomaco si allentava gradualmente, e si voltò verso Alice e James.
La prima era in difficoltà e non sapeva proprio cosa rispondergli.
«Beh.. sì, certo.. sì, sta bene» rispose, evasiva, per poi voltarsi verso Mary ed intavolare una conversazione sull’ex Capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso, diplomatosi l’anno precedente.
James lasciò cadere l’argomento e poco dopo arrivò un ragazzino del quarto anno con una pergamena tra le mani.
«Ciao, J-James» balbettò, tutto tremante. James, che era da sempre socievole e disponibile nei confronti degli studenti più piccoli, gli rivolse un sorriso sincero.
«Ciao!» lo salutò a sua volta, sperando che l’altro si sbloccasse. Remus li guardava con un misto di orgoglio nei confronti di James e di divertimento. Il piccolo Grifondoro però rimase con la bocca un po’ aperta e non disse niente, così James si affrettò a facilitargli il compito. «E’ per me quella?» domandò indicando con tranquillità la pergamena stropicciata stretta tra le mani del ragazzino.
«Oh, sì, sì! È la lista dei ragazzi del quarto anno che vogliono entrare in squadra, l’abbiamo scritta p-per renderti le c-cose più facili» si affrettò a spiegare, porgendola a James con gesti nervosi.
Il Capitano si aprì in un sorriso smagliante e lanciò un occhiolino al compagno più piccolo.
«Grazie! Allora ci vediamo alle Selezioni, ehm..» e assunse un’espressione smarrita.
«Mi chiamo Ben, Ben Taylor» si presentò frettolosamente, porgendo con uno scatto la mano a James.
Sirius ridacchiò non proprio a bassa voce e Remus gli tirò uno dei morbidi cuscini scarlatti. Il malcapitato non riuscì a schivarlo ed accusò il colpo, lanciando un’occhiata rammaricata all’amico.
James intanto si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere per la scena tra Sirius e Remus, e si affrettò a stringere la mano al ragazzino.
«Beh, piacere, Ben!» e si passò l’altra mano tra i capelli. Ben sorrise smagliante e balbettò qualcosa che suonò come un vediamo selezioni e James annuì, confuso. Poi lo guardò correre via verso i suoi amici, tutto rosso.
«Hai fatto colpo» borbottò Peter con un mezzo sorrisetto e James gli tirò uno scappellotto sulla nuca, nonostante stesse ridacchiando anche lui.
Sirius scoppiò a ridere rumorosamente, tenendosi la pancia con le braccia e sarebbe finito disteso a terra, se non ci fossero state le gambe di Marlene ad impedirglielo. Lei gli lanciò un’occhiataccia ma non fece altro, a parte lanciare il tema corretto sul tavolo e gli permise silenziosamente – con grande stupore di Mary ed Alice – di rimanere appoggiato alle sue gambe. Sirius era così impegnato a sganasciarsi che quasi non se ne accorse.
Dieci minuti dopo Lily non era ancora scesa e il nervosismo di James andava aumentando di secondo in secondo. Ad un tratto pensò che non sarebbe venuta e lo sconforto s’impadronì di lui, finché non razionalizzò la situazione: non era un appuntamento ma una ronda scolastica, e quella stessa mattina gli aveva assicurato che ci sarebbe stata. Prese un respiro profondo e si appoggiò con la schiena al muro, osservando i ragazzi che studiavano o chiacchieravano ai tavoli o davanti al fuoco scoppiettante. Si era allontanato dagli amici qualche minuto prima, silenziosamente. Se ne erano accorti tutti ma nessuno gli aveva chiesto il motivo, e questo aveva abbattuto James più del ritardo di Lily. Affondò le mani nelle tasche e pian piano riuscì a tranquillizzarsi, almeno finché un uragano dai capelli scuri non lo travolse in pieno.
«James, ascoltami, ho poco tempo! Questa sera è come un passaggio, capisci?» sbottò Dorcas, appena apparsa dal dormitorio femminile.
«Un passaggio, dici?» ripeté James sgranando gli occhi, confuso. Non capiva dove volesse andare a parare.
«Sì, un passaggio, un passaggio!» confermò lei, spazientita e nervosa. Aveva i capelli scompigliati come se ci avesse passato le mani troppe volte e i suoi gesti erano nervosi. «Devi fare bella figura con Lily, okay? Niente battute e nessun giochetto o scherzo, capito?».
Lui scosse appena la testa ad occhi chiusi, un gesto che faceva sempre quando le persone lo confondevano, poi li riaprì e annuì velocemente.
«Tutto chiaro, Cas» si affrettò ad affermare, passandosi la mano tra i capelli. «Lily quando scende?».
«Eccola» sussurrò frettolosamente lei e gli strinse la mano per un momento come incoraggiamento, per poi correre dalle amiche.
James si ritrovò a pensare che fossero tutti diventati matti per prendere così sul serio una stupida ronda, ma il primo a tenerci particolarmente era lui. Dorcas aveva ragione, quella ronda era un passaggio. Poteva compiere il passo avanti tanto agognato, o indietreggiare e perdere definitivamente qualsiasi speranza.
Era come un’uscita, a dirla tutta.
Il Grifondoro alzò gli occhi sulle scale che conducevano al dormitorio femminile e un dolce ed inaspettato sorriso gli solcò il volto, nel guardare la ragazza dai capelli rossi scendere le scale.
«Scusa il ritardo» borbottò una volta davanti a lui, evitando il suo sguardo.
«Non preoccuparti!» minimizzò lui, tutto il nervosismo di poco prima scomparso nel nulla, «andiamo?».
Lily annuì e si avviò a passo svelto verso il buco del ritratto e poi fuori, nel corridoio. James la seguì e una volta fuori dal buco del ritratto si soffermò ad osservarla un secondo più del necessario, ma lei si voltò di scatto, senza nemmeno tentare di forzare un sorriso: aveva seriamente l’aria di qualcuno che avrebbe preferito essere da qualunque altra parte, e questo provocò a James un improvviso ed inaspettato momento di rassegnazione.
«Solo perché stamattina ti ho detto che avrei fatto la ronda con te non significa che ne abbia veramente voglia, capito?» chiarì Lily, fredda.
James si lasciò sfuggire un ghigno, annuendo.
«Assolutamente, Evans» rispose, senza celare quel sorrisetto divertito.
S’incamminò poi lungo il corridoio, estraendo la bacchetta dalla tasca del mantello, senza aggiungere altro. Lily lo osservò per qualche secondo, sorpresa, poi si affrettò a seguirlo.
Restarono entrambi in silenzio per una buona dose di tempo. Si sentiva solo il rumore dei loro passi e dei loro respiri.
«Evans?» esordì ad un tratto James, portando una mano dietro la nuca. Sembrava imbarazzato, e Lily lo notò subito.
«Cosa?» rispose, senza guardarlo. Stava ancora pensando a quanto lo aveva fatto aspettare e a cosa potesse pensare di lei, ora. Non si sarebbe mai tirata indietro da un dovere scolastico, ma quella sera ci era arrivata pericolosamente vicina; da quando erano salite in dormitorio dopo cena, l’idea di dover passare tre ore in compagnia di James Potter si era fatta improvvisamente vicina, terribile e quasi tangibile, tanto da indurla a infilarsi sotto le coperte ed a rifiutarsi di alzarsi, intestardita. Marlene, Mary ed Alice avevano rinunciato ed erano scese di sotto per dare una spiegazione a James e non farlo preoccupare, e Dorcas si era presa il compito di buttarla giù dal letto, con le buone o con le cattive. Dopo varie peripezie, pericoli di fatture e convincimenti lacrimosi, ce l’aveva fatta.
«Passare tre ore nel più totale silenzio non mi sembra una grande idea» borbottò James che di stare zitto non aveva la minima intenzione, nonostante fosse determinato ad intraprendere un discorso intelligente e ad evitare battute, come aveva promesso a Dorcas.
Lily rise sommessamente, attirando l’attenzione del ragazzo che la osservò, stupito.
«Perché ridi?» chiese, gli occhi sgranati.
«Sembra che tu non sia capace di stare zitto, è proprio contro natura per te» commentò lei una volta smesso di ridere ma ancora con un lieve sorriso divertito sulle labbra. James si massaggiò la nuca, sorridendo colpevole.
«Già, me lo ripetono spesso i Malandrini» confessò.
Lily sorrise ma non disse altro, così James si affrettò a portare avanti la conversazione. Non era mai successo che Lily Evans gli sorridesse, e si disse che non si sarebbe fatto scappare quell’ottima occasione. Voleva solo parlare, riuscire ad avere una conversazione civile con lei.
«Fino all’anno scorso non stavo mai zitto ma raramente dicevo qualcosa di serio, e me ne sono accorto solo ora» ammise, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni. Lanciò un’occhiata a Lily e vide che sorrideva ancora.
«E’ una tattica? Fingere di accorgersi della propria immaturità?» commentò ironicamente, svoltando l’angolo verso un nuovo corridoio. Lui rise.
«No Evans, nessuna tattica. Sei proprio malfidata» asserì, osservando la ragazza con la coda dell’occhio. Non l’aveva detto con serietà, infatti stava sorridendo.
«Insopportabile» borbottò lei, distogliendo lo sguardo ed aumentando appena il passo. James sentì una lieve morsa di delusione allo stomaco e la affiancò nuovamente.
«Lo pensi davvero?» domandò sottovoce, come temesse di disturbarla.
Lily scrollò le spalle e ci rifletté su prima di rispondere.
«Dipende dai momenti» sentenziò infine, convinta. James sospirò di sollievo, attirando l’attenzione della ragazza che lo guardò, interrogativa.
«Se avessi detto di sì ci sarei rimasto male» spiegò lui, facendo spallucce.
Lily sorrise.
«Quando non appendi le persone a testa in giù, non fai l’arrogante e non mi chiedi di uscire allora sei persino una buona compagnia» ammise, scostando una ciocca di capelli che le era caduta sul viso.
James si bloccò sul posto, sgranò gli occhi e rimase a fissare la ragazza che proseguì per qualche secondo prima di accorgersi di non averlo più al suo fianco. Si voltò e lo vide intento a fissarla, sconvolto, gli occhi che brillavano di felicità.
Davanti a quella buffa ed inaspettata reazione Lily scoppiò a ridere, risvegliando James dal suo stato di catalessi.
«Lo hai detto sul.. sul serio?» domandò, fissando Lily che non aveva ancora smesso di ridere.
Lei annuì, tossendo appena per soffocare le risa.
«Non farmene pentire» lo avvertì, lanciandogli un’occhiata ammonitrice che non sortì l’effetto desiderato a causa del sorriso che ancora le solcava il volto.
E James in quel momento glielo promise. Non l’avrebbe mai più delusa e lei non si sarebbe mai pentita di ciò che aveva detto. Sarebbe stato tutto perfetto.
Il giovane sorrise a trentadue denti e si affrettò a raggiungerla, riprendendo la loro camminata lungo i corridoi deserti. Si sentiva leggero come non lo era mai stato.
Lily si accorse in quel momento che quella non sembrava tanto una ronda scolastica quanto una chiacchierata tra amici, e se ne stupì profondamente.
Non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo. In sei anni non aveva mai preso in considerazione l’idea che James Potter potesse essere qualcos’altro, e non solo l’arrogante e tronfio ragazzino che girava per i corridoi lanciando incantesimi su chiunque gli capitasse a tiro.
Adesso, sentire le sue battute e la sua risata sincera la rendeva allegra, non la infastidiva più.
Gli lanciò occhiate ad intermittenza, incuriosita dalla sua espressione, da come guardava attorno a sé con occhi grandi e brillanti, come se vedesse Hogwarts per la prima volta. Lui notò le occhiate frequenti e assunse un’espressione interrogativa. Lily arrossì appena e tentò di nascondere l’imbarazzo con una mezza risata trattenuta.
«Di nuovo? Diamine, sono così buffo?» chiese James guardandola fintamente male, mentre un sorriso sincero compariva sul suo volto.
«Quando metti il broncio sì, sei.. tenero»
Si pentì quasi subito di averlo detto. Era esattamente quello che pensava, ma quando si trattava di James Potter – per quanto potesse essere cambiato e maturato, anche se Lily ancora stentava a crederlo – aveva sempre una grande paura di dire ciò che le passava per la mente, perché molte volte non era ciò che considerava giusto.
Per lei non era giusto pensare che James Potter fosse tenero, quando lo aveva sempre considerato arrogante.
Non era giusto prendere in considerazione che fosse maturato sul serio quando lo aveva sempre ritenuto un ragazzino.
Non era giusto sentirsi bene in sua compagnia quando lo aveva sempre evitato come la peste.
Distolse lo sguardo dal volto di James che si era illuminato di un gran sorriso.
La consapevolezza di essere lei a comportarsi da bambina immatura, ora, la colpì duramente e si sentì molto in colpa, ma cambiare opinione su qualcuno le era sempre venuto molto difficile: ad esempio, le era servito molto tempo per capire che Severus non era più il bambino docile e disponibile che aveva conosciuto a dieci anni. Ora cambiare opinione sul carattere di James Potter risultava quasi impossibile.
James si accorse del suo cambio d’umore e sospirò, un po’ deluso.
«Non preoccuparti, non andrò in giro a vantarmi di ciò che hai detto» la rassicurò, con un vago sorriso.
Lei non poté fare a meno di sentirsi sollevata, ma allo stesso tempo l’ennesima dimostrazione del cambiamento di James le si riversò addosso, facendole desiderare soltanto che tornasse ad essere il ragazzino che aveva sempre odiato.
«Sì, ecco.. grazie» borbottò solamente, aumentando il passo come se servisse a portarla in salvo da quella spinosa situazione.
James la affiancò senza fatica e ripresero entrambi a camminare lentamente, ora in silenzio.
Nessuno dei due sentiva il bisogno di dire qualcosa ed erano entrambi sollevati di avere un momento da utilizzare per riflettere su ciò che stava accadendo quella sera.
Ma si accorsero presto che in realtà non c’era nulla su cui riflettere.
James, che era ormai rassegnato all’idea di avere un futuro di litigi con Lily era felice anche solo di parlarci, gli bastava e in quel momento non avrebbe chiesto nulla di meglio.
D’altra parte, Lily si era resa conto che quel rapporto che si stava creando tra di loro le piaceva: era semplice parlare con lui, e dopotutto non era mai stata contraria a costruire delle amicizie con chi la faceva stare bene. Si accorse infatti che James era una di quelle persone che con una sola parola riescono a far splendere il sole anche nel più buio dei momenti.
Anche lei era sempre stata una persona solare e gentile, ma sentì che non sarebbe mai riuscita a portare allegria con solo un sorriso; quella era una caratteristica che solo e soltanto James possedeva.
Si scambiarono uno sguardo veloce, sembravano trattenersi dal dire qualcosa.
Si bloccarono sul posto nello stesso momento, come se una barriera invisibile li avesse fermati, e scoppiarono a ridere contemporaneamente, senza un apparente motivo.
Le loro risate invasero tutto il corridoio e non accennarono a spegnersi. Ridevano guardandosi a fatica negli occhi, perché entrambi avevano capito che quel teatrino durato sei anni stava ormai per concludersi.
Sentirono un enorme peso abbandonarli e risero anche per quello.
Risero perché tutta Hogwarts, senza la prospettiva di quei litigi, sembrava assumere una luce nuova.
Risero finché un paio di quadri non intimarono loro di fare silenzio, perché lì c’era qualcuno che cercava di dormire.
Soffocarono le risa con qualche difficoltà, correndo verso un corridoio privo di quadri dal sonno leggero.
Svoltarono a destra e si fermarono, James si appoggiò al muro tentando di riprendere fiato e Lily si massaggiò la pancia, gli occhi ancora lucidi di risate.
«Tregua, Evans?» domandò James dopo un po’, porgendole la mano.
Lily fece vagare lo sguardo dal viso alla mano del ragazzo, sorridente, poi annuì e la strinse con la propria.
«Tregua, Potter!» ripeté quindi, annuendo. «Ma non farmene pentire» aggiunse poi, riprendendo quel cipiglio minaccioso che lo fece ridere di nuovo.
Ritrasse la mano dopo alcuni secondi e ripresero a controllare i corridoi scuri, in cerca di ragazzi fuori dal letto o di qualche anomalia che sembrava non esserci. La scuola era tranquilla quella sera e loro erano sollevati, perché non avevano alcuna voglia di occuparsi di studenti ribelli.
Quando, a mezzanotte in punto, tornarono nella Sala Comune, nessuno dei due aveva idea di cosa dire. Era stato facile parlare per quelle tre ore, ma ora la consapevolezza di ciò che era successo sembrava più vera e tangibile ed entrambi si sentivano in imbarazzo, estranei a quella nuova sensazione.
Fu James a rompere il silenzio. Erano davanti alle scale a chiocciola che portavano ai dormitori ed entrambi si dondolavano sui piedi, aspettando che fosse l’altro a parlare per primo.
«Evans, ecco.. so che era solo una ronda, ma.. sono stato bene con te. Davvero» annuì, sincero come sempre.
Lily sorrise, cercando le parole giuste per replicare.
«Sì.. sono stata bene anch’io, già» fu la risposta sincera, e James sorrise apertamente.
«Ci vediamo domani, allora» si passò una mano tra i capelli, senza quasi rendersene conto. Era un gesto che compiva molto spesso inconsapevolmente, tranne quando doveva ottenere qualcosa o far colpo su qualcuno, ma quest’ultimo non era più il suo obbiettivo.
«Buonanotte» sorrise nuovamente Lily e gli sfiorò il braccio in un gesto dolce ed allo stesso tempo contenuto, prima di salire le scale che portavano al dormitorio femminile.
Quel gesto era il massimo che riuscisse a compiere, dopo sei anni di odio e un’improvvisa tregua da tutto, ma a James era sufficiente. Quello sfiorarsi appena accennato gli aveva trasmesso tutto il calore di Lily e l’aveva fatto sentire a casa, davvero a casa.
«Buonanotte» sussurrò, guardandola salire le scale, per poi dirigersi verso il proprio dormitorio, da cui provenivano ancora dei rumori.
Aprì la porta lanciando una vaga occhiata al cartello che avevano appeso su di essa, e trovò il dormitorio piuttosto tranquillo.
Peter era steso sul suo letto e masticava Cioccorane, Remus leggeva seduto su una poltrona con le gambe appoggiate al baldacchino di James, e Sirius, seduto a terra con la schiena appoggiata al letto, sfogliava pigramente una rivista di motociclette Babbane.
Quando James entrò nella stanza tre paia di occhi si alzarono su di lui contemporaneamente, interessati.
«Allora?» chiese Remus, chiudendo il libro. Vedeva dall’espressione di James che qualcosa doveva essere successo.
«Sembri una ragazzina innamorata, sai?» commentò Sirius, inarcando un sopracciglio.
James gli lanciò un cuscino, che lui prontamente respinse.
«Ci siamo.. concessi una tregua» disse James, senza premurarsi di spiegare con precisione ciò che intendeva.
«Come sarebbe a dire una tregua?» domandò subito Sirius, sgranando gli occhi.
«Sì, una tregua da tutto» asserì, enigmatico.
«Tutto..?» s’intromise Peter, confuso, mangiucchiando una zampa di Cioccorana.
«Tutti i litigi, le incomprensioni, tutto» spiegò infine James, buttandosi a peso morto sul letto, un sorriso ebete impresso sul volto.
«Stai scherzando?» sbottò Remus, incredulo.
Nessuno dei tre ragazzi pensava che quel momento sarebbe mai arrivato, al contrario erano certi che James li stesse prendendo in giro.
«No, affatto! Abbiamo passato tutta la sera a parlare tranquillamente, del più e del meno, come fossimo sempre stati amici!» raccontò James, mettendosi a sedere sul letto, improvvisamente entusiasta di narrare tutto ai suoi migliori amici. Neanche lui riusciva a credere alle proprie parole, ed era così euforico che lo stomaco aveva iniziato a fargli male.
«Andiamo James, non ci caschiamo!» ridacchiò Sirius, riaprendo la rivista che aveva abbandonato poco prima.
«Non sto scherzando, cane malfidato!» borbottò James, lanciandogli un’occhiataccia.
«Vuoi raccontarci cos’è successo o no?» sbottò Remus, impaziente.
James scattò in piedi, annuendo freneticamente e preparandosi a raccontare tutti gli strani avvenimenti della serata con il suo solito fare pomposo ed esagerato.
«Quando sono sceso in Sala Comune ero letteralmente terrorizzato, credetemi» iniziò, catturando anche l’attenzione di Peter. «Cercavo di non darlo a vedere ma lo ero davvero! Poi è scesa Dorcas poco prima di Lily e mi ha consigliato cosa fare. Io le ho promesso che non avrei combinato niente di male, poi è scesa Lily e siamo usciti dalla Sala, e lei sembrava scontrosa e probabilmente non aveva nessuna voglia di fare quella ronda, ma.. >> e lasciò volontariamente la frase in sospeso per qualche secondo, sorridendo soddisfatto quando vide Sirius alzare lo sguardo dalla rivista, forse vagamente interessato al racconto del suo migliore amico. Utilizzò quella piccola pausa per riprendere fiato dal frettoloso ed esaltato monologo di poco prima.
«Ma?» lo esortò Peter, addentando l’ennesima Cioccorana.
«Beh, ad un tratto lei ha fatto una battuta sulla mia incapacità di stare in silenzio, e..»
Ma venne interrotto da Sirius che tossì convulsamente, come si fosse strozzato con la sua stessa saliva.
«La Evans ha fatto una battuta?!» domandò una volta essersi ripreso dall’eccesso di tosse.
James accennò un sorriso, comprensivo.
«Non me lo sarei mai aspettato neanche io, ma è davvero simpatica» commentò con gli occhi sgranati, stupefatto dalle proprie stesse parole.
«Se mi aveste ascoltato in tutti questi anni lo sapreste già da un pezzo..» commentò Remus, sospirando sconsolato.
«In ogni caso, da quel momento non abbiamo quasi mai smesso di parlare, le parole venivano spontanee! Quasi non riuscivo a crederci, e poi ha detto che quando non faccio l’arrogante e non appendo le persone a testa in giù sono una buona compagnia» concluse con orgoglio, il sorriso che gli andava da un orecchio all’altro, felice come era stato poche volte nella sua vita.
«E il buon vecchio Ramoso ha fatto finalmente colpo!» esclamò dopo qualche secondo di silenzio Sirius, scattando in piedi e gettandosi letteralmente su James, che non se l’aspettava e cadde rovinosamente a terra assieme all’amico, ridendo.
«Non credo, ma in ogni caso è un passo avanti» esclamò sorridendo. Nel frattempo Sirius era rotolato al suo fianco, un sorriso sul volto ma lo sguardo perso ad osservare il soffitto. James lo notò ma fece finta di niente: sapeva che se Sirius avesse avuto qualcosa che non andava ne avrebbe parlato solo se avesse voluto. Era fatto così e lui lo accettava, anche se molto spesso, quando vedeva che stava realmente male, lo costringeva a raccontargli cosa non andasse. James era sempre stato l’unico con cui Sirius fosse riuscito ad aprirsi totalmente. Anche con Remus e Peter trovava delle difficoltà, sicuramente piccole, ma ne trovava.
«Andiamo, è tardi e domani alla prima ora c’è Difesa e dovremmo provare a dare una buona impressione al nuovo professore, per esempio evitando di arrivare tardi» fece Remus, alzandosi dalla poltrona per mettersi a letto.
Peter si ficcò in bocca l’ultima Cioccorana e imitò l’amico.
«Buonanotte» bofonchiò con la bocca piena e sparì sotto le coperte.
James e Sirius si alzarono da terra e si prepararono per andare a dormire. Il primo s’infilò il pigiama con lo stemma di Grifondoro e il secondo si limitò a sfilarsi la divisa.
Si misero a letto entrambi e James spense le lampade alimentate dalla magia. La stanza piombò nel buio, inframmezzato solo dai raggi della luna che filtravano dalla finestra chiusa.
Passarono i minuti nel più totale silenzio finché non sopraggiunse il russare leggero di Peter e il respiro regolare e lento di Remus, segno che entrambi si erano addormentati.
Dal letto di Sirius provenivano ancora dei leggeri rumori. Il ragazzo si rigirava tra le lenzuola senza trovare pace, e il suo respiro era pesante, come se qualcosa lo preoccupasse e non lo lasciasse dormire tranquillamente.
James, che stava fissando il baldacchino senza in realtà vederlo, complici il buio e il fatto che fosse praticamente cieco, sospirò rumorosamente attirando l’attenzione dell’amico che abbandonò la lotta con le lenzuola che gli si erano arrotolate attorno.
Restarono entrambi in silenzio per qualche secondo, poi James si decise a parlare.
«Fratello, che succede?» domandò sottovoce, e in quel fratello mise tutto l’affetto che provava per lui, che era davvero tanto. Sirius se ne accorse e si sentì improvvisamente in colpa per ciò che lo disturbava.
«Niente, Ramoso..» borbottò Sirius, consapevole di non essere affatto convincente. A James non sapeva mentire.
«Sputa il rospo, canide» sbottò.
Sirius sospirò e per un momento si udirono solo i loro respiri che si sovrapponevano.
«La Evans ti porterà via da noi.. da me» disse poi, in un sussurro quasi inudibile, tanto che James all’inizio temette di aver capito male. Lo disse con voce dura, senza far trasparire alcuna emozione, ma James percepì una marea di sentimenti straripare dalle parole di Sirius.
«Cosa accidenti dici? Perché dovrebbe?» domandò, confuso dalle parole del fratello nonostante sentisse un vago dolore allo stomaco per quello che stava provando l’altro.
«Succederà. Quando si renderà conto che la ami e capirà di ricambiarti, lei diventerà tutto il tuo mondo» sbottò e questa volta non trasparì alcuna emozione, solo rabbia repressa.
Non era un gesto di egoismo che si preoccupasse solo per sé stesso. Il fatto era che sapeva di non potercela fare senza James, lui gli aveva insegnato a vivere.
Gli aveva mostrato il mondo visto con occhi diversi da quelli freddi e pieni di pregiudizi della sua famiglia. Gli aveva fatto capire che non importava da quale gabbia di maghi matti e con manie di sangue puro provenisse, lui era chi sceglieva di essere. Gli aveva preso la mano quando non c’era nessun altro.
Sapeva di non poter vivere con James lontano. Avrebbe potuto solo sopravvivere. E la sola prospettiva di passare in secondo piano per lui lo spaventava a morte, anche se probabilmente non l’avrebbe mai ammesso.
Nei momenti in cui questi pensieri passavano per la testa di Sirius, James non aprì bocca.
Era rimasto colpito dalla frase del fratello, da ogni sua sillaba, ogni lettera.
Innanzitutto lui non aveva mai pensato di poter amare Lily, ma su questo avrebbe riflettuto in seguito, ora la questione era un’altra ed era ben più importante.
«Io per te ci sarò sempre, sempre. Se pensi che per una ragazza, per quanto importante possa essere, metterei te in secondo piano, beh, sei proprio fuori strada. Sei mio fratello, Sirius, diamine! Niente e nessuno si metterà mai tra di noi» disse accorato, ancora incredulo che Sirius potesse pensare una cosa del genere e che non avesse capito che il rapporto che li legava non si sarebbe mai sciolto.
Era una sorta di giuramento che avevano fatto quando erano solo bambini. Probabilmente ancor prima di conoscersi, entrambi sapevano già che c’era qualcuno che sarebbe diventato la persona più importante della loro vita, e quando si erano incontrati qualcosa era scattato nella loro mente e nel loro cuore. Era un’amicizia che andava aldilà dei litigi, della distanza e delle diversità. E nonostante ben presto qualcuno sarebbe riuscito a far breccia nel cuore di entrambi, la loro amicizia avrebbe prevalso anche su quell’imprevisto, si sarebbe affiancata a quell’imprevisto e sarebbe andata oltre tutto.
«Non ti lascerò come hanno fatto loro» aggiunse James dopo qualche secondo di silenzio, duro, determinato, ma al contempo delicato. Sirius sentì il proprio cuore perdere un battito e una parte del suo cervello si stupì che anche quella volta James avesse capito il vero nocciolo della questione. Sapeva che il loro legame non si sarebbe mai spezzato, ma la paura di essere abbandonato nuovamente, di ritrovarsi solo, sperduto in un mondo dove per un periodo non aveva trovato posto, lo attanagliava ogni giorno, nascosta nei meandri della sua mente, certo, ma c’era e non lo lasciava mai.
Restò in silenzio per diversi secondi, probabilmente per prendersi il tempo di assimilare le parole e comprendere il sentimento profondo dietro di esse.
«Lo so» sussurrò infine, e capì di averlo sempre saputo.
Entrambi sorrisero bel buio.
Non ci fu bisogno di ulteriori parole. L’aria sembrava più leggera, più fresca alla luce – o al buio – di ciò che i due si erano appena promessi silenziosamente. Era come se ciò che li legava si fosse fortificato ancora di più, raggiungendo un livello di forza indistruttibile ed infinita.
E quel legame non sarebbe scomparso mai.

 












Angolo Autrice:
Eccomi di nuovo qua! Questo capitolo è chilometrico, sì, e ho dovuto anche dividerlo o sarei impazzita! 
Succedono diverse cose, sì. Prima e più importante -secondo il mio modesto punto di vista- è il piccolo scontro Grifondoro vs Serpeverde, con incluso il diverbio tra Lily, James e Piton. 
James è ancora più astioso nei confronti di Piton perché i suoi sentimenti per Lily si stanno pian piano (okay, non proprio pian piano) ampliando e sa che lei ha sofferto davvero tanto per colpa del Serpeverde.
Lily, dal canto suo, è decisamente meno emotiva nei confronti di Piton rispetto a due anni prima perché: 1) ci ha fatto l'abitudine, 2) si è resa conto (e ne parlerò in uno dei prossimi capitoli, probabilmente) della vera indole di Piton.
Piton invece è totalmente inutile e non ha ancora capito che i suoi tentativi di scuse/giustificazioni non serviranno proprio a nulla. Non sarò molto magnanima nei suoi confronti in questa FF perché lo odio a morte (da sempre: prima, durante e dopo ciò che si scopre nel settimo libro e l'ho odiato ancor di più per ciò che provava per Lily perché in qualche modo ha tentato di mettersi tra lei e James, NE SONO CERTA). In ogni caso.. beh, lasciamo da parte l'argomento "odio Piton" o non smetto più di parlare! xD
Passando oltre.. beh, la ronda. C'è poco da dire, finalmente Lily fa un piccolo -minuscolo, invisible ed insignificante- passo avanti che porta alla benedetta tregua. Ora, non significa che non ci saranno più diverbi tra lei e James, ma saranno sicuramente più tranquilli rispetto a prima!
La parte che ho odiato di più scrivere (solo perché temevo di risultare sdolcinata e in effetti lo sono stata), è stato il dialogo notturno tra James e Sirius.
Sembra una James/Sirius, lo so! Ma che ci volete fare, sono il mio OTP (Jily è quasi sullo stesso piano) e nonostante questa sia una James/Lily non posso trattenermi dal descrivere che tipo di magnifico, divino, dolcissimo rapporto avevano quei due. Secondo me si amavano, che posso dirvi! çwç Forse non proprio come amanti, ma sono certa che il loro legame non fosse neanche quello tra due fratelli ma DI PIU'.
Okay, stop alle elucubrazioni mentali, via ai ringraziamenti! (Prima che le note diventino più lunghe del capitolo, anche se lo vedo difficile).
Dopo il terzo capitolo le recensioni sono aumentate decisamente e io vi amo per questo! *-* 
Grazie mille a chi ha recensito gli scorsi capitoli, alle otto persone che hanno messo la FF tra le seguite e ai tre che l'hanno inserita tra i Preferiti! *^* IO VI AMO, LO GIURO.
Bene, direi che mi ritiro!
Grazie mille di nuovo e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Un bacione a tutti,

Serena_Potter.
   
 
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