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Autore: Kleio    29/03/2013    3 recensioni
Un bambina camminava da ore in una foresta dall’atmosfera inquietante e surreale. Perché quella bambina stesse camminando da ore in una foresta dall’atmosfera inquietante e surreale non lo sapeva neanche lei e, tantomeno, si ricordava come ci fosse arrivata in quella foresta inquietante e surreale … E questo, di certo, non migliorava il suo umore.
Una fanfiction senza pretese che vede protagonista la celebre eroina di Harry Potter in un contesto insolito, alle prese con stravaganti personaggi e situazioni ridicole!
Recensite in molti, ci tengo!
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorabilia'
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Uno scoiattolo viola saltellava tra un ramo e l’altro di una rigogliosa pianta di glicine che avvolgeva l’alta vera di un pozzo. Il suo pelo folto e lucente era dello stesso colore dei fiori e la morbida coda, troppo grande rispetto al resto del corpo, si confondeva con i grappoli. Un sonoro pop e l’animale si ritirò tra il fogliame: un’alta figura incappucciata era apparsa dal nulla accanto alla vera. Lo scoiattolo si mosse appena, provocando un fruscio quasi impercettibile e l’uomo subito scattò: un lampo di luce verde e la bestiola si ritrovò a terra, morta. L’uomo rivoltò l’animale col piede e proseguì con passo deciso lungo il viale, circondato da entrambi i lati da una siepe di tasso molto curata. Da qualche parte, oltre la siepe, gorgogliava una fontana. L’orlo del lungo mantello svolazzava intorno alle sue caviglie e si sporcò quasi subito del bianco della ghiaia che scricchiolava sotto i suoi piedi. Voltò a destra e la siepe svoltò con lui.
Una bella dimora gentilizia emerse alla fine del viale; le vetrate a rombi riflettevano la luce del sole, così come un’ampia piscina rettangolare, collocata a breve distanza dalla facciata della villa ne rifletteva tutta la grandiosità. Il portone era spalancato e dovunque scorrazzavano elfi domestici: alcuni strofinavano compulsivamente il pavimento in marmo a scacchi bianchi e neri, altri spolveravano quadri e mezzibusti, tutti raffiguranti una splendida donna mora dallo sguardo inquietante, altri si affannavano attorno alla vasca, raschiandone il fondale e gettando cibo alla coppia di cigni neri che ne solcava la superficie, altri ancora erano impegnati a dipingere di verde i fiori nelle aiole.
L’uomo entrò senza indugiare, mentre la donna raffigurata in tutti i dipinti lo seguiva con gli occhi e gli sorrideva con espressione compiaciuta.
-Dove posso trovarla?- chiese freddamente l’uomo ad uno degli elfi intenti a pulire il pavimento.
-Di sopra, signore. Nella Sala Grande.- rispose quello tutto tremante.
L’uomo gli assestò un calcio senza una ragione apparente, salì per un’ampia scalinata coperta da un tappeto intarsiato d’argento e si ritrovò in un vasto salone praticamente vuoto, fatta eccezione per un massiccio camino, uno specchio appoggiato alla parete, un lungo tavolo e le rispettive sedie.
-Tom - esordì una decisa voce femminile –Sei quasi in ritardo.-
Era stata la donna seduta a capotavola a parlare. Era di una bellezza rara: una folta, scura, criniera lucente, labbra sottili, palpebre pesanti e lineamenti marcati, ma tutto perfettamente combinato.
I suoi occhi brillarono per un istante quando Tom fece il suo ingresso. Questi, liberatosi del mantello, che subito un elfo domestico si premurò di raccogliere e riporre altrove, si inginocchiò ai suoi piedi e le sfiorò la mano con le labbra.
-Milady- mormorò, e la sua voce, benché controllata, tradì l’emozione – È un onore per me essere al vostro fianco, non potrebbe esistere piacere più grande.-
Anche lui era bello: alto, capelli corvini, occhi scuri e intelligenti. Anche la regina sembrò momentaneamente subire il suo fascino, ma si riprese immediatamente.
-Non potrebbe esistere piacere più grande …- ripeté lei modulando accuratamente il tono di voce
-Detto da te, Tom, significa molto.-
Lui chinò rispettosamente il capo e andò a sedersi alla sua destra.
-Per fortuna sei arrivato.- proseguì la regina, giocherellando pigramente con un pendaglio che portava al collo –Stavo cominciando ad annoiarmi, anche se Codaliscia qui, ha notizie interessanti. Vero, Codaliscia?-
Qualcuno squittì da sotto il tavolo, Tom sobbalzò per la sorpresa e la regina diede in una risata gioiosa.
-Quest’essere viscido e inutile dice che la nostra cara, piccola Alice è finalmente arrivata tra noi.-
Tom sgranò gli occhi neri e Codaliscia cominciò a piagnucolare. La regina si godette per qualche secondo l’effetto che aveva prodotto sul suo pubblico, quindi continuò:
-Il grande giorno si avvicina, Tom. Il giorno in cui finalmente dimostrerò quale sorte aspetta chiunque provi ad intralciare il mio cammino. Da quel momento in poi, nessuno oserà più dubitare della mia potenza.-
Sembrava invasata, impaziente, si alzò da tavola e per la foga ribaltò la sedia.
-Padrona- replicò Tom con risoluta convinzione –nessuna persona sana di mente oserebbe mettere in dubbio il vostro valore. Nessuna persona sana di mente potrebbe credere, anche solo per un istante, che una ragazzina priva di qualsivoglia talento sia in grado di mettervi in difficoltà.-
-Ma, purtroppo, le persone sane di mente sono davvero troppo poche. Altrimenti perché alcuni avrebbero organizzato la resistenza, quando non c’è più nulla per cui valga la pena combattere?- rispose lei piagnucolando e andandosi ad accoccolare sulle sue ginocchia. Tom, dal canto suo, era troppo preso da lei per ribattere e si limitò a stringerla un po’ di più, contemplandola adorante.
-Codaliscia!- lo chiamò lei cambiando immediatamente atteggiamento, diventando all’improvviso fredda e spietata. Codaliscia, per la fretta di rispondere, si alzò di scatto e battè la testa contro il tavolo.
-Idiota.- commentò Tom gelido.
-Tu continuerai ad eseguire i miei ordini vero, Codaliscia?- proseguì la regina non appena l’omino uscì dal suo nascondiglio. La sua voce era suadente, ma la domanda suonava come una minaccia.
-Ho bisogno di qualcuno che mi tenga informata, che segua quella mocciosa dai capelli crespi e mi tenga aggiornata sui suoi spostamenti.-
Codaliscia la guardò con sguardo supplice.
-Suvvia, non fare così. Avrai la tua ricompensa per questo. Per quanto tu non sia dotato di cervello potrai rivelarti incredibilmente utile fintantoché i tuoi stupidi amichetti continueranno ad avere fiducia in te.-
Milady lo guardò malevola e Codaliscia distolse lo sguardo, terrorizzato di guardarla negli occhi. Si limitò ad un breve cenno d'assenso.
-Adesso vattene. Lasciami da sola con Tom.-
-Sì, padrona.- Codaliscia si inginocchiò e uscì dalla stanza quanto più veloce glielo permisero le gambe tozze.
-Milady- esordì Tom, non appena si ritrovò solo con lei, ancora appollaiata sulle sue ginocchia –Siete davvero convinta che sia prudente affidare a quel sorcio un compito tanto importante? Quale sorta di garanzia può fornirvi un simile soggetto? Permettetemi di andare a cercare la bambina. Sarà vostra prima del tramonto.-
-Ma tu non conosci Alice come la conosco io.- rispose Milady alzandosi e dirigendosi verso lo specchio.
–Non c’è bisogno di andarla a cercare. Le persone oneste sono così facili da manovrare: quando sarà il momento lei stessa verrà da me, e io sarò qui ad aspettarla.- disse fissando con sguardo infuocato lo specchio, dov’era riflessa la piccola Hermione.
 

  
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