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Autore: Lonely soul    28/06/2013    5 recensioni
Non sono brava con le introduzioni... Ma ci provo lo stesso.
Due menti malate si dividono lo stesso corpo.
Due menti malate si litigano il possesso dello stesso corpo.
Due menti malate usano questo stesso corpo per raggiungere la loro malata serenità.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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2- Behind your body



 


Emily si era svegliata con un saporaccio orribile, lei lo definiva sapore “di morte”.
Sapeva cosa si nascondeva dietro quell’orribile sapore che le mordeva la gola: Sasha, alcool e forse sangue… Ne avvertiva il retrogusto di ferro.
Si mise a sedere sul letto, ma il brusco movimento le causò una fitta di dolore al cervello. Questo confermava la sua teoria sull’alcool, e a togliere ogni dubbio bastò un’occhiata attorno a sé: bottiglie di  Rum ovunque nella sua stanza.
Portò una mano alla testa e socchiuse gli occhi, cercando di ricordare qualcosa della notte precedente, ma nulla.

-Ti conosci, Emily… Vediamo stavolta dove ho lasciato gli indizi per ricostruire la mia brava nottata.- si disse alzandosi.

I muri della stanza trasudavano le sue emozioni, le sue sensazioni, i suoi pensieri. Ovunque era sparso colore acrilico e i pennelli erano da ogni parte a portata di mano. Guardò le pareti e lesse le innumerevoli frasi che vi aveva scritte, in cerca di qualche appunto lasciato la sera precedente. Non ne trovò.
Questo poteva voler dire solo due cose, o si era scordata di lasciarsi qualche indizio, cosa alquanto improbabile,  o…
Emily spostò le tele da lei dipinte e successivamente ammassate davanti al “muro di Sasha”.
Esattamente come si aspettava. Tra i volti delle vittime uccise dal suo alter ego era comparso un tizio barbuto.

-I’m so sorry…-

Le prime lacrime gemelle attraversarono le scarne gote della ragazza e si andarono a schiantare contro il parquet, sporco e incrostato di colore e Dio solo sa di quant’altro.
Emily portò una mano alla bocca, sentiva arrivare un conato di vomito.
I ricordi cominciavano ad affiorare… forse…
Velocemente aprì i bottoni della camicetta in seta e lì vide il chiaro segno che aveva lasciato la notte precedente. Un’enorme cicatrice le attraversava la pancia.
Ricordava di esserselo procurato non appena era riuscita a riprendere il controllo del proprio corpo, con una bottiglia di Rum in mano.
Ricordava di averlo fatto con lo stesso coltello usato da Sasha per uccidere il barbone.

-Oddio cos’ho fatto!- Altre lacrime si aggiunsero alle precedenti mentre il ricordo del povero barbone squartato si faceva sempre più vivido.

Non appena riuscì a ricollegare il sapore “di morte” che aveva in bocca agli eventi della sera precedente Emily non riuscì a contenersi e corse in bagno per rigettare.
L’odore del vomito contribuì ad aumentare il suo senso di disgusto e la ragazza rimase a lungo china sul water, scossa dai conati ma incapace di rigettare ancora, a stomaco vuoto.


Ma insomma, cos’è tutta ‘sta scenata?

Scenata?! Scenata?! Sei forse impazzita?

Impazzita io? Ti sentivi un essere senza cuore, no? Ti ho solo accontentata. A nessuno interessava della vita di quell’essere schifoso, se non avessi avuto i guanti non mi sarei nemmeno avvicinata a quel rifiuto umano. Che schifo!

No! No, io non volevo questo!

Con fatica Emily riuscì a tornare in piedi, scaricò e si mise davanti allo specchio, seria. Guardò l’immagine riflessa in esso. Una ragazza dai lunghi capelli corvini proprio come lei, un po’ arruffati e leggermente bagnati dal sudore portato da una notte di incubi. Gli occhi erano della sua stessa tonalità di blu ed avevano le stesse profonde occhiaie, ma questi la guardavano dall’alto in basso, con una certa sfrontatezza. La ragazza di fronte a lei era magrissima, ma non per sua scelta, per scelta di Emily, che continuava a farla rigettare, così come l’ aveva ricoperta di cicatrici.

Tu mi fai schifo… ma come ti permetti di usare il MIO corpo per fare cose simili? Esci!

Pardon? Il TUO corpo? Volevi dire il NOSTRO corpo… Tu non saresti in grado di portare avanti un bel nulla da sola. Se fosse per te staremmo già penzolando con un fottutissimo cappio al collo!

Sei un mostro! Sei un fottuto mostro! Tu meriti di morire! E adesso vai via! Sparisci immediatamente dalla mia testa!

Emily diede un pugno allo specchio, che si incrinò. Glie ne diede un altro e questo si frantumò del tutto.
Il sangue scorreva copioso sulla mano della ragazza e presto sarebbero comparse nuove cicatrici sul suo corpo già da lei stessa deturpato. Fortunatamente, però, non era rimasto reciso nessun tendine e la ferita si sarebbe rimarginata senza intoppi.
Emily portò le mani alla testa, incurante del dolore al quale era ormai abituata, e si accasciò a terra.
Nella sua testa continuava a risuonare la risata malvagia di quell’essere orribile che era il suo alter ego, di quel mostro che conviveva con lei e che era la causa dei suoi sensi di colpa.
Si, era colpevole.
Era colpevole lei stessa, non solo Sasha.
Erano colpevoli alla stessa maniera e i loro crimini erano dettati dal dolore di entrambe.
Dovevano essere punite.
La ragazza si alzò e mosse qualche passo instabile fino alla sua camera. Presa dall’ira, dal dolore, dai sensi di colpa si impossessò di una bottiglia di Rum e la fracassò contro lo spigolo della scrivania. Con uno dei vetri infranti si incise il braccio destro, già territorio di numerosi altri scontri con oggetti contundenti, e fece fuoriuscire il liquido rosso che avrebbe usato come colore nella sua prossima tela.
La ragazza si mosse veloce, ormai non piangeva più. I suoi occhi erano persi in una dimensione distante e il disegno fu subito completato: una mano che stingeva un cuore pulsante.
Non appena ebbe finito lanciò a terra il pezzo di vetro e contemplò la sua opera. Una risata isterica la scosse dal profondo e le gambe cedettero sotto il peso della sua follia. Avrebbe messo il dipinto insieme agli altri, ma dopo.
Adesso aveva altro da fare.
Passò le mani sui vetri della bottiglia procurandosi numerosi tagli.

-Mani di un’ assassina. Mani sporche del sangue altrui… Lo posso lavar via con il mio sangue… Si, si… laverò il sangue delle sofferenze altrui con il mio sangue… Si… Si… Devi pagare per quello che hai fatto, lurida assassina!

Prese allora quello che restava del collo della bottiglia e si sfigurò in volto.

-Essere immondo che non sei altro, non meriti di esistere. Meriti di soffrire!

Le urla del suo dolore si mescolarono con gli schiamazzi della sua follia mentre, dentro di lei, Sasha lottava per avere il possesso di quel corpo fuori controllo. Di quel corpo già abbastanza pieno di cicatrici per averne di nuove. Di quel corpo che le causava un dolore bestiale.
Dolore che avrebbe dovuto risanare con il dolore altrui.
Cosa che avrebbe fatto non appena sarebbe riuscita a sostituirsi al suo alter ego.
 



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Salve a tutti ^_^
Questo è il secondo capitolo di un aborto uscito dalla mia mente... bene!
Come promesso vi ho fatto conoscere anche Emily, soddisfatti o rimborsati? XD 
Certo, il secondo capitolo è arrivato in fretta, ma purtoppo non posso garantire che il terzo verrà altrettanto in fretta :(
Spero di non aver deluso le aspettative di quanti di voi ( pochi, tra l'altro)  sono riusciti a leggere non uno, ma ben due capitoli de 'sta disgrazia! 
Vabbè, ciao ciao, al prossimo capitolo, se avrete la pazienza di continuare a seguimi XD 

 
 
 
  
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