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Autore: Sam__    20/08/2013    2 recensioni
Angelica, l'unica donna che sia mai riuscita a farmi battere il cuore.
Lo devo proprio ammettere.
Il mio cuore è aumentato di un battito per cinque volte a causa sua.

Se c'è una donna che Jack ha amato, quella è sicuramente Angelica.
Così ecco il nostro Capitano che si accinge a raccontarci degli unici cinque battiti che il suo cuore ha fatto per Angelica.
Spero che i personaggi non siano troppo OOC.
E sopratutto, spero vi piaccia. ^^
storia incompleta: ancora da finire
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelica, Jack Sparrow
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Verso sera, ci incamminammo per tornare al convento.
"Credo che dovresti rientrare dal retro." suggerì arrivati davanti i cancelli della struttura.
"Si, credo non sia il massimo farmi vedere in queste vesti, accompagnata da un pirata." rispose ironica Angelica.
 
Giunti sul retro, dovetti ancora forzare la finestra per aprirla.
"Ad aprirla sempre così...si romperà prima o poi." si lamentò lei.
"Non vedo l'ora che si rompa." affermai sorridendo.
Finalmente riuscì ad aprirla.
"Okay, salgo io e poi tiro su te." dissi facendo per salire.
"Si può sapere perché mi tratti come se fossi rimbambita? So salire una finestra di appena un metro e mezzo." ribatté lei.
Arrivato dentro, mi sporsi porgendole la mano.
"La verità è che, non so come comportarmi." risposi. 
Angelica afferrò la mia mano, con l'altra si aggrappò alla sporgenza della finestra e dandosi una spinta riuscì ad entrare.
"Che cosa vuoi dire?" chiese confusa.
"Voglio dire che cerco solo di essere gentile perché sei una donna, ma sembra che tu voglia essere trattata come un uomo. E mi confondi su come comportarmi." spiegai.
 
 No, non era vero.
In realtà, io non ero il tipo che dopo una notte di passione, si faceva trovare al risveglio.
Non ritornavo mai più di una volta dalla stessa donna. E ancor più: non insegnavo alle donne come combattere.
Non sapevo come comportarmi con lei, perché non ero abituato a passare tanto tempo con una donna.
Ma non c'era bisogno che lo sapesse. 
 
"Non voglio essere trattata come un uomo, ma nemmeno essere come tutte le altre donne." replicò.
"E come sarebbero tutte le altre donne?"
"Pregare e servire. Io non sono così!" esclamò.
"Beh tu preghi...e pure tanto!" risposi sorridendo.
"Ma non sono serva di nessuno."
"Nessuno ha mai detto che tu lo sia." 
Angelica sorrise.
"Devo togliermi questi vestiti orribili!" disse guardandoseli.
"Oh, ci penso io!" proposi contento, allungando le mani per levarglieli.
"Jack!" mi rimproverò allontanandosi di scatto "giù le mani!"
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
Lei sorrise divertita "vado a fare il bagno." disse voltandosi.
Non mi diede nemmeno il tempo di aprire bocca che subito disse "No Jack, tu non vieni!" e uscì dalla stanza. Lasciandomi con l'amaro in bocca.
 
 Okay Jack, è il momento giusto per andare via! Scappa, corri e non voltarti indietro!
Ma per qualche motivo i miei piedi erano inchiodati al pavimento.
Angelica era un bel guaio, era vero che non era come tutte le altre donne.
E questo era il guaio!
Riusciva a farmi fare quello che voleva anche senza che io lo volessi.
Non si faceva incantare tanto facilmente dai bei gesti e dalle parole.
Era furba, e levarmela dai piedi non sarebbe stato facile. Per lo più se quest'ultimi non volevano scollarsi da terra!
 
Mi arresi all'idea di restare lì. 
Mi distesi sul letto, aspettandola. Ma del tempo che ci mise mi addormentai.
Sentii un rumore e schiusi leggermente gli occhi, la vidi avvicinarsi a me "è ancora presto, torna a dormire." mi sussurrò, accoccolandosi accanto a me.
Sentii la sua testa sulla mia spalla e la sua mano che mi accarezzava il petto, chiusi gli occhi abbandonandomi a quella meravigliosa sensazione.
"Jack?" chiamò.
"Mmh..." mugugnai mantenendo gli occhi chiusi.
"Quanto resterai a Siviglia?" mi chiese.
"Tre giorni." sussurrai.
"E poi dove andrai?" 
"Ovunque."
"Posso venire con te?" 
"Se ci tieni tanto..."
La mia risposta doveva averla resa molto felice, visto che si strinse ancora di più al mio corpo.
 
La mattina seguente, nessuna suor Mariè venne a svegliarci.
Perché fu Angelica a costringermi ad alzarmi.
"Jack, dobbiamo andare prima che arrivi qualcuno a chiamarmi!" disse strattonandomi per un braccio.
"Andare dove?" chiesi perplesso.    
"Ricordi almeno vagamente la discussione di ieri notte?"
Ci pensai un attimo. O almeno, feci finta di pensarci.
La ricordavo perfettamente, ma io non potevo portarla con me.
"Ehm...no!"
"In sintesi: vado via da qui, vengo con te." affermò entusiasta.
"Cosa? No no!" replicai.
"Jack, io non posso più stare qui, ho peccato, non ne sono degna." spiegò tristemente.
"Non avete una qualche preghiera che vi dia la redenzione?" chiesi confuso.
"Senti, ora so che c'è di meglio là fuori. Non voglio restare qui." ammise.
"Okay, allora va e divertiti." dissi incoraggiandola.
"Non ho idea di come andarmene. Tu hai una nave, quindi vengo con te."
"Tecnicamente non ho proprio una nave..." iniziai imbarazzato.
Ma suor Mariè bussò alla porta, ordinando ad Angelica di uscire.
"...Magari te lo racconto strada facendo." conclusi, e così uscimmo per l'ultima volta attraverso quella finestra, e mettendoci a correre diedimo l'addio a quel convento.
 
"Cos'è... questa... storia... che non hai... una nave?" mi chiese col fiatone, dopo esserci appena nascosti in un vicolo.
"Ho una nave...ma non è proprio la mia." risposi, sdraiandomi a terra, sfinito per la corsa.
"Non pensavo che... una corsa ti... stremasse così." disse premendosi una mano nello stomaco, prendendo un profondo respiro.
"Beh non che... tu sia messa... meglio di me..." ribattei.
Angelica sorrise "allora dì, che cosa vuol dire che non è proprio la tua nave?"
"Che la mia devo andarla a recuperare con questa che ho ora." spiegai.
"Mai una spiegazione chiara tu, eh?" affermò ironica.
"Senti, ho una nave con cui andarmene. Questo è l'importante." conclusi.
"Andarcene." mi corresse subito lei.
"Non ti ho mai detto che puoi venire." replicai.
"Ormai siamo insieme Jack, non puoi abbandonarmi adesso!" esclamò decisa.
Una donna a bordo avrebbe portato decisamente male, ma sarebbe stato peggio non averla.
Mi odiavano già troppe persone e sopratutto donne, tanto valeva farla venire.
 Per il momento, non l'avrei abbandonata.
La guardai attentamente, e mi accorsi della borsa che portava in spalla.
"Cosa c'è lì dentro?" chiesi facendo cenno verso la borsa.
Lei la guardò "i vestiti che mi hai comprato, acqua e qualcosa da mangiare."
"Direi di tornare a quel fienile abbandonato." proposi sorridendo.
"Non possiamo salpare oggi stesso?" domandò perplessa.
"No! Si salpa tra due giorni." risposi alzandomi.
"Perché?"
"Perché la nave sarà pronta tra due giorni." m'incamminai e lei mi seguì a ruota.
"Sarei andata via dopo, se sapevo che saremmo dovuti stare due giorni in un fienile." ribatté.
"E' stata tua l'idea di andartene adesso, è te che le guardie di Siviglia cercano, è te che devo nascondere e quindi sono tue le conseguenze." conclusi.
 
I due giorni seguenti nel fienile, passarono in fretta.
Fra notti d'amore e allenamenti con le spade.
Arrivammo al porto di Siviglia, e quasi subito trovai Gibbs davanti  un enorme nave che si reggeva sul mare.
"Capitano!" esclamò venendomi incontro "come promesso, ecco la nave!" disse indicando quest'ultima dietro di lui.
Avanzai, sporgendomi di lato prima di salire a bordo.
 Royal Neptune.
Diceva il nome sullo specchio di poppa.
Salii a bordo e Angelica cercò di seguirmi, prima che Gibbs la bloccasse.
"Lei chi è?" chiese piazzandosi difronte a lei.
"Miss Angelica." gli rispose.
"Sono spiacente miss, ma lei non può salire."
"E' con noi!" urlai, scendendo giù.
Gibbs mi guardò preoccupato, s'avvicinò "Jack, lo sai che avere una donna a bordo..."
"Si si lo so." lo interruppi subito "questo è uno di quei casi in cui porterebbe male non averla." gli sussurrai.
Gibbs annuì confuso.
"Ora, leviamo le ancore. Sono stanco di stare sulla terra ferma!" ordinai, risalendo a bordo, seguito da Angelica.
Quando finalmente Gibbs salì a bordo, partemmo per Tortuga, lasciando per sempre Siviglia.
 
Conducevo il timone, annoiandomi terribilmente, quando vidi Angelica uscire dalla cabina, dirigendosi sul ponte.
Si appoggiò sul parapetto, fissando il tramonto.
"Gibbs, pensaci tu qui." gli dissi, lasciandogli il timone.
Mi avviai verso di lei.
"Mozzafiato." le sussurrai all'orecchio.
Lei sobbalzo, sorpresa dal mio arrivo.
"Avevi mai visto il tramonto da una nave?" le chiesi, mettendomi accanto a lei.
Angelica scosse il capo.
"A cosa pensi?" domandai stranito dal fatto che non avesse ancora aperto bocca.
"Non so se ho fatto bene ad andare via..." confessò.
"Tanto indietro io non ti ci porto, quindi ti conviene guardare avanti." le consigliai, cercando anche di ironizzare.
Non volevo cominciare discorsi seri, confortandola e promettendole che ci sarei stato io d'ora in poi, quando non sarebbe mai stato così.
"...Quel posto è stata la mia unica casa da...direi da sempre." disse tristemente.
"Oh Angelica, troverai tanti di quei posti in cui vorrai restare ma che per forza di cose dovrai lasciare...Meglio che tu ci faccia l'abitudine!"
"Jack, questa vita non ti sa di solitudine?"
Pensandoci si, ero solo.
Avevo una ciurma, ma poteva andare a venire in qualsiasi momento.
Avevo una nave, che altrettanto andava e veniva.
Ma non avevo niente e nessuno che restasse per sempre.
"Si beh, a me va bene così perciò..." risposi facendo spallucce.
Lei sorrise "aah Jack Sparrow, quanto vorrei essere come te!"
"Chi non vorrebbe essere me?" chiesi fiero.
Lei mi colpì al costato, lanciandomi uno sguardo scettico.
La voce di Gibbs ci distrasse dal discorso.
"Jack, dobbiamo invertire la rotta!" urlò.
Scattai subito verso di lui "che cosa? Perché mai?" gli chiesi irritato.
"Il vento e le maree sono a nostro sfavore, dobbiamo fare il giro passando dalla Francia!" spiegò lui.
"E magari fare anche qualche tappa?"
"Magari!" esclamò sorridendo.
Gli feci l'occhiolino "ammetto di non aver mai visitato la Francia..."
"Quindi ci fermiamo in Francia?" propose infine Gibbs.
"Si, ma davvero poco. Non voglio arrivare tardi per la perla..." conclusi.
Tornai da Angelica, restata lì a fissarci curiosa.
"Ci fermiamo in Francia!" annunciai sorridendo.
"E' dove volevi andare?" mi chiese perplessa.
No, non lo era affatto. Era solo una tappa da fare per forza di cose, ma lei questo non necessitava di saperlo.
"Io voglio andare ovunque..." risposi avvicinandomi al suo viso.
"Quindi anche in Francia." disse sorridendomi.
"Quindi anche in Francia..." le feci eco io, annullando la distanza delle nostre labbra.
 
Approdammo a La Martinique.
Mentre giravamo il posto, Angelica era due passi avanti di me e Gibbs, intenta a scrutare e stupirsi di ogni piccola cosa vedesse.
La fissavo, incantato dalle sue movenze e dai suoi sorrisi affascinati.
"Jack, chi è?" la voce di Gibbs mi riportò alla realtà.
Lo guardai, non capendo a chi si stesse riferendo. Mi fece un cenno verso Angelica.
"Te l'ha detto...Miss. Ang..."
"No, Jack non intendevo questo." m'interruppe "chi è per te? E perché dobbiamo portarcela con noi?"
"Avanti Gibbs, non vorrai dirmi che è la prima donna che portiamo a bordo..." risposi cercando di sviare l'argomento chi è per te?
"Si, è la prima!" ribatté.
Ah, miseriaccia! Aveva ragione, Angelica era la prima donna che portavo in un viaggio. Magari perché era l'unica di cui non riuscivo, o non volevo, liberarmi...almeno per ora. Era l'unica a portarmi testa e con cui sapessi conversare oltre ad andarci a letto.
"Allora Jack, che le hai fatto?" mi risvegliò Gibbs dai miei pensieri.
"Che cosa vuol dire 'che le hai fatto'?" domandai confuso.
"Hai un qualche debito da pagare verso di lei per averla portata qui, quindi, qual'è?" chiese come se fosse la cosa più normale del mondo.
Cioè, era la cosa più normale del mondo.
Mi soffermavo allungo con le donne solo quando dovevo ripagare a qualche danno che avevo causato.
Non che il danno questa volta non vi fosse...l'avevo pur sempre fatta uscire dalla retta via. Ma questa volta non dovevo ripagare nessun debito...
"Non ho fatto niente." risposi vago.
Gibbs aggrottò le sopracciglia "e allora perché è..." il viso gli s'illuminò e sorrise entusiasta "per tutte le palle di cannone con la barba...Jack Sparrow innamorato!" urlò.
Lo colpii alla spalla "Ssh, non è vero!"
"E allora perché è qui?" chiese con malizia.
"Perché voleva andare via e gli ho offerto un passaggio." risposi ovvio.
"Si certo...e io sono stupido." disse ironico.
Si fermò davanti la porta di una locanda "beh, puoi anche non ammetterlo...ma la verità  ce l'hai dipinta in faccia." affermò per poi entrare nella locanda e sparire alla mia vista.
Okay, dovevo seriamente finire questa storia.
 
Corsi fino a raggiungere Angelica, e presi un profondo respiro.
"Oi, dovrei parlarti di una cosuccia..." le sussurrai all'orecchio, mentre lei era intenta a guardare la piazza, seguii il suo sguardo e mi accorsi solo in quel momento di ciò che attirava la sua attenzione.
Una specie di festa, dove c'era chi suonava la chitarra e chi ballava.
Angelica ignorò la mia  affermazione e mi prese per mano "andiamo Jack!" esclamò tirandomi verso il mucchio di gente che continuava a ballare a ritmo di musica.
"No no, Angelica fermati!" urlai per sovrastare la musica, cercando di liberarmi dalla sua presa.
Lei si voltò a guardarmi "non mi dire che non sai ballare!" disse in tono di sfida.
"Vuoi mettermi alla prova?" chiesi.
Le misi una mano intorno alla vita, e lei ne appoggiò una sulla mia spalla.
Mentre le altre due erano legate in una salda stretta.
Cominciammo a ballare in modo classico a ritmo di musica, il quale era piuttosto lento.
Angelica si appoggiò al mio petto e io mi inebriai del suo odore.
Non dovevo lasciarmi abbindolare, avevo un obbiettivo e più andavo verso di lei, più mi allontanavo da ciò che volevo.
Per fortuna, la musica finì, ma ne iniziò subito un'altra che somigliava molto più a un Tango.
Angelica si allontanò e mi sorrise "niente male per un pirata...ma vediamo come te la cavi con i balli delle mie parti!" esclamò, per poi trascinarmi in una danza veloce e passionale, nel quale (anche se a fatica) riuscì a tenerle testa.
Tutta la gente che ballava, smise formando un cerchio intorno a noi.
"Appena la musica finisce...devi farmi un caschè." mi disse.
"Un cosa?" chiesi stranito.
"Basta che tu non mi lasci cadere, per il resto faccio io."
Annuii confuso, e quando la musica finì e la vidi piegarsi all'indietro tra le mie braccia, capì all'istante quello che mi aveva detto.
Fece un magnifico caschè, era una magnifica ballerina e malgrado non volessi, quel tango...fu il terzo battito del mio cuore per lei.

NDA:
Ed eccoci qui con il terzo capitolo!
Anche questo qui, non è male come lunghezza.
Scusate se a volte Jack mi esce troppo fuori dal IC, ma davvero non riesco a farlo spietato e senza cuore con Angelica.
Anche perché Jack poi non è così cattivo, e men che meno con Angie u.u 
A fine capitolo ci troviamo alla Martinique, dove c'è il famosissimo ballo, di cui ho letto tantissime versioni...ma questa è la mia, perciò non mi sembrava giusto scoppiazzarne un'altra!
E facciamo un pò di spoiler del prossimo capitolo (visto che penso ci metterà un pò ad arrivare), dove entrerà in scena quella fascia bianca che Jack tiene legata al polso. Avete presente POTC 4, quando Jack dice "ricordi Saint Dominique?" (anche se poi era La Martinique >.>) e mostra ad Angelica quella fascia?
Ecco, mi è sempre piaciuto da morire inventarci film mentali e perciò lo troverete nel prossimo capitolo!
Ringrazio chi recensisce e anche i lettori silenziosi.
Alla prossima :))
P.S.
I miei tesori vi salutano ♥


 
  
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