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*Finalmente!!!!! Capitolo 14, direi!
Un paio di annunci pubblici.
Primo fra tutti questo importantissimo capitolo di svolta è il capitolo
che da giorni sogno di scrivere, diciamo il più forte stimolo per la
stesura di questa fic e lo voglio dedicare, oltre che a tutti coloro che
hanno letto, a bombottosa per il suo appoggio, il suo aiuto e per lo
splendido banner e la fanlisting (che vi invito a vedere nel forum di EFP
alla voce Pubblicizzate una fanfiction o a questi indirizzi: Banner:
http://s2.supload.com/free/melkaine.jpg/view/ Fanlisting:
http://tomkat.netsons.org/thoe/
)
Secondo, dato che ho notato che è stata fatta un po’ di confusione (almeno
questo ho evinto da alcuni commenti) mi sento in dovere di specificare che
questa storia non è stata tradotta dall’inglese, ma è una mia creazione e
che quello dei sette anni dopo era un sogno, che per ora non si è
realizzato, quindi Remus non ha cresciuto proprio nessuno. E meno male,
direi, dopo tutta la fatica di Sev!!!
Non mi uccidete, sono stata un po’ cattivella alla fine...
Buona lettura!!!!
Finalmente i ringraziamenti degli ultimi
3 capitoli. Tanto in qualcosa devo essere sempre in perenne ritardo no?
cesarina89: Grazie cara! Il tuo
entusiasmo mi contagia. Piccola nota: mi sono stati riferiti problemi di
visualizzazione, se puoi, magari non scrivere ad es. bellissimo con troppe
‛o’, perché cambia la struttura della pagina e rende difficile scorrere
avanti. Grazie mille.
gokychan: Benvenuta anche tu nel fanclub
-Torturiamo i Dursley fino alla morte (loro, ovviamente) - se vuoi, mentre
aspetti affilare il coltelli come Aki-chan uh uh uh. Farò in modo da
lasciarti qualche tocchetto di Vernon da bruciare. *.*
dario: Grazie. In effetti il momento
della finestra è stato bello da scrivere e pensare che non era nemmeno in
programma! Stavo scrivendo il capitolo ed improvvisamente mi ritrovo Sev
ed Harry al secondo piano e non so nemmeno come... il problema è che sarei
io a scrivere - . -
bufyna: Vabbene, Remus è tuo. Trattalo
bene che dopo mi serve, ok?
pikkola prongs: Eh eh, sono riuscita a
far odiare Remus. Incredibile. Ma non temere, forse avrà anche lui un
momento di gloria prima di scomparire. Eh no, col cavolo che Remus mi
rovina il rapporto dei due! Ci ho messo 14 capitoli!!!
bombottosa: Ribadisco veementemente
insieme a hocuspocus che le ascelle di Severus non puzzano affatto. E se
ti chiedi il perché la risposta è che (hanno di meglio da fare... ops,
questo mi ricorda qualcosa...) ... dicevo la risposta è che la storia è
mia e nelle mie storie le ascelle di Snape non puzzano MAI! Misera la
pseudo-apparizione di Aberforth, ma almeno a qualcosa è servito anche lui
uh uh uh! Bomby non rivelare il mio nome alle masse!!! Potrebbero sempre
venirmi a cercare se per caso decidessi entro martedì prossimo di darmi
alla macchia e concludere la fic con un ‛caddero delle rocce e morirono
tutti’. Adoro le recensioni lunghe. Certo. Ricorda sempre che quando
non so che accidenti far dire a Dumbledore la cosa migliore è fargli
offrire del tè o delle Lemon Drops!! Sì, infatti è una delle parole che ho
imparato dalla mitica 30rossi!! E significa impoverito! Mitica donna!
Mitico Sahid! E mitico Locke!!!!!!
antote/akichan: Oddio, grazie. Ti sei
registrata per commentare. E’ un gesto bellissimo!! *.* Mh, Sev ancora non
ha lanciato maledizioni, ma c’è sempre tempo. Tranquilla, anche a te
lascerò un pezzo di Dursley da distruggere a piacimento. Per quanto
riguarda il dormire nel baule, ovviamente le cose si sistemeranno. Per
quanto riguarda una delle altre richieste guarda in fondo al chap *___*
Povero Remy, avrà anche lui i suoi meriti dicevo sopra... però non posso
dirti niente, prometto che sarà più bello scoprirlo!!
Ron von Bokky: Oddio, sai che il nick
che hai scelto mi incuriosisce?? Posso chiederti come lo hai deciso? Oh,
suvvia Remus, come dicevo sopra, avrà un suo momento di gloria, o almeno
una sua piccola utilità... No, non morire!! Come faccio senza le tue
recensioni!! Ovviamente non poteva finire così, la fic sarà ancora piena
di Sev e di Harry...
LagoAiram: Come te anch’io adoro il pg
di Snape e scrivere di lui mi piace molto, anche se non è semplice. Il
rischio è sempre quello di finire OOC, speriamo bene.
Kary91: Sospetto sia tu la nuova
iscritta alla fanlisting della mia storia... se sì, GRAZIE MILLE!!!! Certo
che ti presto Harry, ma me lo devi riportare entro martedì, così posso
ancora scrivere di lui... e di Sev, naturalmente! Mitico Dumbly!!
Tigre94: In effetti non ho spiegato un
granché, grazie per la dritta, aggiungerò un accenno, probabilmente.
Oddio, Minerva che va ad uccidere qualcuno non ce la vedo tanto, però
potrebbe essere un’idea ^__^. Sì, sono riuscita a tornare alla vecchia
tempistica, meno male!! Mh, a me Remus sta simpatico, vediamo se più
avanti riesco a farti cambiare idea su di lui XD Se la Prof. minaccia di
ucciderti tu mandale Hagrid, te lo presto io!!!
nihal93: Sì, in effetti dovrei scrivere
capitoli un po’ più lunghi, ma il tempo è quello che è ^_ = Mitico Dumbly,
no, bastardo fino in fondo non sono riuscita a farlo!!! Grazie per i
complimenti!!
Vale Lovegood: Ciao! In questo capitolo
svelo se Sev terrà il bambino o meno. Grazie per le idee, cmq non cercavo
proprio suggerimenti, ovviamente ho già un’idea di come deve andare la
storia, volevo sapere se qualcuno voleva qualcosa in particolare che
potevo inserire, perché anch’io leggo ff di altre autrici e spesso mi
sarebbe piaciuto vedere una scena in un certo modo, quindi mi piace
offrire a tutti questa possibilità quando l’autrice sono io ^__^ tutto
qui. Cmq, ripeto, ottime idee, alcune delle quali (confesso) erano già in
programma, ma non dico quali XD
Sono andata a vedere il sommario della tua storia, ma ancora non ho avuto
il tempo di leggerla, prometto che lo farò al più presto, ma penso non ci
siano grossi problemi, poi vediamo, ok? Uh uh uh non volevo uccidere
nessuno con quella storia dei sette anni dopo, ma a quanto pare ho fatto
strage XDDD
iaco: Grazie di cuore. Se vuoi puoi
sempre iscriverti alla fanlisting della mia storia... Oddio, spero non
piangerai troppo per questo chap, allora, mi sto preoccupando...
Nezu: Oh, oh, Remus ha colpito proprio
tutti. Ma quando verrà il momento anche lui avrà il suo ruolo, non è
finita qui, te lo assicuro. Sì, ovvio che Albus abbia un po’ di colpa, è
un deficiente!! Anche mia madre non è esattamente dolce come Poppy ç__ç
Davvero? Hai letto Vision? Oh, questo mi rende molto felice, mi è piaciuto
moltissimo scrivere quella fic e sono contenta ti sia piaciuta!! In
effetti con la storia dei sette anni dopo ho fregato un bel po’ di gente,
anche la ragazza che mi ha fatto il banner e che sa il resto della
storia... uh uh uh. Grazie per i complimenti sul banner, se ti va
iscriviti alla fanlist ^__^
Mikayla: Grazie mille per il tuo
commento sulla mia fic, sono felice e spero vivamente di riuscire a
mantenere le aspettative, anche perché quando si tratta di Severus Snape
non si è mai al sicuro dall’OOC. ^__^ Penso proprio tu abbia ragione
sulla questione AU e What if... ma pubblicando su siti diversi e con
regolamenti diversi ho lasciato qualche avvertimento in più, come dicono
gli inglesi: Better safe than sorry... anche se effettivamente non era poi
necessario, grazie per la nota che dimostra l’attenzione con la quale hai
seguito la fic...
Chiara Potter: Oh sì. Anch’io.
briciola88: Oddio, ancora è presto per
parlare di custodia... ma ho in mente una cosuccia o due uh uh uh! Per
quanto riguarda Albus non sono riuscita fino in fondo a renderlo una
carogna, sono troppo buona... Non posso dire molto riguardo a Remus, ma ci
saranno dei risvolti inattesi... grazie per esserti fermata a lasciare le
recensioni, lo apprezzo moltissimo
lucy6: In effetti Poppy è un nome
piuttosto buffo e adesso ogni volta che lo scrivo penso a te che ci ridi
sopra! XD
Mimica: Grazie per la concessione (fiuuuu,
un altro giorno di vita). Beh, sì, potresti suggermi qualcosina, anche
perché arrivati a questo punto ho fomentato un odio di massa e mi sa che
le punizioni che pensavo io sarebbero troppo leggere per placare la vostra
sete di vendetta, quindi in tuo onore istituirò l’associazione ‛Falciamo
allegramente i Dursley tutti insieme appassionatamente’ - Sottoponetemi le
vostre fantastiche idee di omicidio!! Che ne dici? XD
hocuspocus: Oh, meno male qualcuno che
difende la virtù delle perfette ascelle di Sev! Ammetto con piacere che la
tua vince come recensione più lunga e non mi stancherò mai di ripetere
quanto mi diverta leggerle ( la linea Wizard Aftershave è un’invenzione
splendida). Altra splendida invenzione è la frase - in qualche modo vive
quell’attimo di stordimento tipicamente maschile correlato alla
consapevolezza della paternità - XDDDDD Ovviamente l’accettazione sarà
tortuosa, altrimenti non sarebbe divertente, nevvero? Innamoramento!!
Oddio, mi piace davvero tanto questo modo di definirlo! A proposito grazie
per la dritta temporale ho già corretto qui su EFP gli errori negli altri
capitoli!! Thanks!
sparta: Ciao! In effetti la tua
curiosità è più che giustificata. Però Severus non ha potuto ovviamente
vedere tutto. Primo perché non ha avuto il tempo di sondare completamente
la mente del bambino. Infatti non ha visto nemmeno quello che il bambino
ha provato mentre era nei suoi quartieri quindi l’atto di violenza
sessuale poteva essergli sfuggito e secondo, dato che Harry è piccolo e
probabilmente non conosce niente del sesso e delle sue possibili
aberrazioni, per lui un possibile episodio di violenza sessuale poteva non
essere stato così importante da finire in prima fila con gli altri
ricordi. Diciamo che Sev aveva un disperato bisogno di essere certo e
questo, per me, la dice lunga su quanto tenga già al bambino... ( e poi
confesso, volevo ribadire ancora una volta che Harry non aveva subito tali
violenze, sai, caso mai qualcuno avesse avuto ancora un dubbio...)
clarissa parker: Verissimo, spero
davvero che qualcosa nel nostro mondo prima o poi cambi in meglio, anche
se sembra una speranza vana. XDDDD anch’io alle volte scrivo Sevreus
quando dovrei scrivere Severus!!!!
rotavirus: Grazie! Eh, anch’io non avrei
potuto sopportarli gli abusi quindi tranquilla... oh, certo Sev è sempre
giusto XD se vuoi puoi iscriverti al comitato ‛Falciamo allegramente i
Dursley tutti insieme appassionatamente’ e sottopormi i metodi di tortura
che utilizzeresti XDD Eh eh, davvero i sette anni dopo hanno mietuto
vittime, chiedo perdono. Grazie del complimento, ma come dice mia madre
per ora sono solo la maga del disordine in camera e nulla più XDDD
Kaled: Grazie mille per le tue parole.
Sono molto felice di essere riuscita a dare spessore ai pensieri di Sev,
cosa non facile, visto il soggetto!!
Chiara Lily Potter: Ecco il prossimo
chap. Buona lettura e grazie per aver lasciato un commento!
irelaw: Grazie. In effetti sto cercando
un po’ di allungare i tempi per non rendere i pg OOC, sì, anche a me piace
molto quel pezzo fra Albus e Severus.
stellabrilla: Camilla, grazie a te per
aver letto la mia storia, che spero seguirai fino alla fine, e per aver
lasciato la tua opinione. Grazie di cuore.
Chrystal_93: Sì, vero. Harry ha sofferto
molto, ma avrà la sua dose di felicità. Il mitico Sev è impossibile da non
amare, no???
WingsHP: Grazie mille per quello che hai
scritto nella tua recensione. Grazie di cuore. Ti prometto che Sev
diventerà ancora più mitico!
ferao: Grazie per la recensione! Adoro
moltissimo i nomi inglesi e quindi mi piace molto usarli! Attenzione,
quello di sette anni dopo è un sogno, Harry non viene allevato da Remus!!!
Lexie89: No, anche tu! Non morire,
pleaseeee! Non lo faccio più!!! Per rispondere alla tua domanda, guarda
alla fine del chap!!! *__*
MORFEa: Grazie mille per aver recensito
e per i complimenti che mi fai, doppi complimenti direi, visto che
l’autrice sono io. Non è una storia tradotta, è mia, anche se l’idea mi è
venuta leggendo alcune ff inglesi...
hermy88: Sì, splendida e tristissima, di
uno dei due album che preferisco. Oh no, certo che non è finita!! ^__=
LadySnape: Tranquilla, anch’io spesso
sparisco!! Grazie mille per aver letto e dedicato un secondo per la
recensione!! ^__^
Sperando di non aver scordato nessuno...
grazie a tutti! Inchino ( _ _ )
Mel Kaine
The Heart of Everything
14 - / The loveless
child and the wounded beast /
Il nono giorno dall’alba della loro fuga il piccolo Harry si svegliò.
Confusamente si guardò attorno.
I suoi occhi si riempirono di spavento, mentre sulle labbra aveva già
pronte infinite scuse.
Il sonno leggero di Severus venne improvvisamente disturbato da tante,
basse parole che si conficcavano nella sue orecchie.
Il collo doleva, ma di quello conosceva la ragione.
Erano giorni che dormiva in una sedia imbottita a fianco al letto di
Potter…
Potter.
Sì.
La voce più incerta e supplichevole era senz’altro quella del
bambino-Potter.
L’altra apparteneva ad una donna.
Supplichevole?
Lo sembrava davvero… ma perché?
Non ci sarebbe dovuta essere ragione di supplicare…
Improvvisamente allarmato il giovane uomo aprì gli occhi, raddrizzandosi
sulla poltrona su cui si era addormentato
La scena che gli si presentò davanti poteva avere del surreale se non
fosse stata così… sofferta.
Il bambino-Potter sedeva a terra, accanto al letto, stringendo forte le
coperte e scusandosi all’infinito per qualcosa che Snape ancora non aveva
capito.
Pareva assolutamente inconsolabile e in nessun modo Madam Pomfrey riusciva
a calmarlo.
“Che succede? Il bambino sta male?” chiese subito il maestro di Pozioni
Poppy scosse la testa.
“Severus ti prego, cerca di farlo ragionare”.
“Mi dispiace, signora, mi dispiace, non lo farò più, signora, mi dispiace”
ripeteva incessantemente il bimbo.
Di nuovo la donna scosse la testa.
“Si è svegliato e quando mi sono avvicinata per chiedergli come si
sentiva, ha cominciato a scusarsi e si è praticamente gettato giù dal
letto. Continua a ripetere le stesse parole da minuti interi ormai. Non so
cosa fare, non dovrebbe stare per terra, sul pavimento freddo, è appena
guarito”.
La donna si portò le mani ai fianchi e questo bastò a far rintanare il
bambino fin quasi sotto il letto.
Severus si alzò.
“Potter, di grazia, posso sapere cosa stai facendo in terra?”
Gli occhi verdi si sollevarono un istante. Un momento di calma apparente
restituì il silenzio prima che il bambino riprendesse a scusarsi.
“Mi scusi, signore. Mi dispiace tanto. Non sapevo, non sono stato io…”
“Potter, ascoltami”.
La voce di Severus riportò il silenzio.
L’uomo quasi sospirò.
“Dimmi, Potter, di cosa ti dispiace?”
Le lacrime sul fondo di quegli occhi verdi rischiavano di tracimare ad
ogni attimo.
Il bambino guardò in alto, poi di nuovo a terra. Strinse più forte la
coperta.
“Il letto, signore. Mi dispiace. Mi dispiace”.
Severus non comprendeva.
Guardò il letto. Pareva perfettamente uguale a com’era sempre stato.
Bianco, immacolato, pulito.
Non capiva.
“Il letto cosa, Potter?”
Snape detestava tirargli fuori ogni singola parola.
Ancora una volta il bambino sembrava sul punto di piangere.
Ma non lo fece.
“Mi dispiace, non ci sono salito io, signore. Non ho fatto niente, per
favore, per favore”.
Severus socchiuse minacciosamente gli occhi.
Iniziava a capire…
Quei maledetti, patetici Muggle…possibile fossero arrivati fino al punto
d’impedirgli di usare un letto?
Oh, questo davvero non avrebbe dovuto sorprenderlo data l’estensione degli
abusi sul bambino…
Severus si sentì avvampare d’ira.
Molto presto, giurò, sarebbe arrivato il tempo di andare a far loro visita
ed allora Snape avrebbe goduto di ogni istante mentre portava su di loro
la distruzione.
Ma la sua priorità, adesso, era con il bambino-Potter.
Si avvicinò molto lentamente e parlò piano, con calma, riuscendo a
dominare la propria furia.
Sapeva che qualsiasi movimento troppo veloce lo avrebbe spaventato ancora
di più.
“Potter, ti assicuro che stare sul letto ti è permesso, quindi alzati e
torna sotto le coperte”.
Harry guardò intensamente il signore-Sevreus.
Il signore-Sevreus aveva detto che Harry poteva.
Quindi Harry si alzò piano.
La donna lì vicino sorrideva incoraggiante.
Harry tornò a letto e l’uomo-Sevreus annuì.
Mentre il bambino-Potter mangiava il pasto che Madam Pomfrey aveva
ordinato per lui dagli elfi, Severus resisté stoicamente al desiderio di
affondare il volto nelle proprie mani.
Forse la decisione di Albus di ritrattare l’affidamento del figlio dei
Potter non era stata malvagia.
Il bambino aveva bisogni particolari, non era un semplice bambino, era un
bambino abusato, con la mentalità di un bambino abusato, trattato come
feccia da quando aveva memoria.
Come poteva Severus fare fronte a tutto quello da solo?
Eppure anche prima, l’aveva sfiorato l’insopprimibile desiderio di
sollevarlo lui stesso e metterlo sotto le coperte…
Santo Merlino… se ci pensava… proprio lui che un paio di settimane prima
sarebbe stato disposto a consegnarlo a chiunque, persino a Lucius Malfoy,
pur di non doverlo allevare…
No.
No.
Finalmente questa volta anche Albus concordava.
Questo compito era troppo gravoso.
Probabilmente anche il bambino sarebbe stato meglio con altri e quel
dannato sogno non contava niente.
Esatto. Potter sarebbe rimasto Potter.
E sarebbe rimasto lontano da lui.
Qualche ora dopo Madam Pomfrey passò la bacchetta vicino al corpo del
bambino.
Annuì, quasi compiaciuta.
Ma Severus non aveva occhi che per l’espressione terrorizzata del bimbo.
Potter ancora non riusciva a sviluppare nessun senso di fiducia negli
altri e difficilmente Snape si sentiva in diritto di criticarlo per
questo.
Il respiro del piccolo si faceva sempre più superficiale e veloce.
Snape si alzò dalla sedia accanto al letto e si sedette sulla sponda, come
la prima volta.
“Potter, Madam Pomfrey ha quasi finito. Non c’è motivo di agitarsi”.
Il bambino lo guardò in silenzio e senza spostare lo sguardo afferrò un
lembo del mantello nero da cui ancora non si era separato.
Un attimo dopo la donna li lasciò.
Snape si alzò per permettere al figlio di Lily di tornare sotto le
coperte.
Il tempo era migliorato.
Severus pensò che non ci fosse motivo di tenere troppo al caldo il bimbo.
Fece per togliergli il mantello nero quando la piccola voce lo fermò.
“N-no”.
Severus alzò gli occhi, sorpreso.
Il bambino fece per ritrarsi.
“Mi dispiace, mi dispiace, signore, non lo dirò più. Mi dispiace”.
Severus sospirò.
“Il mantello è tuo, Potter. Puoi tenerlo quando vuoi”.
Il bambino, senza una parola, strinse forte a sé la stoffa nera.
Severus si allontanò.
Chissà perché poi quello straccio era così importante…
Nel silenzio dell’infermeria vuota Harry sussurrò un grazie che andò
perduto.
La Great Hall pareva quasi deserta e Snape, senza dubbio, la preferiva
così, piuttosto che piena di pessimi e pedissequi studenti.
Albus lo salutò, sollevando il calice.
“Oh, mio caro ragazzo, che piacere vederti qui con noi, oggi…”
Il ‘caro ragazzo’ ricambiò con un cenno del capo e sedette senza una
parola.
Minerva dall’altra parte del tavolo gli sorrise, accondiscendente.
Snape mangiò in perfetto silenzio.
Non era ancora pronto a perdonare ad Albus le sue colpe, come non era
pronto a perdonarsi le proprie.
Lasciava ogni cosa nelle mani del tempo.
Poco prima che il giovane maestro potesse avere l’occasione di congedarsi
Albus gli domandò se poteva cortesemente essere accompagnato fino al suo
ufficio.
Nel primo pomeriggio il sole aveva fatto breccia fra le nuvole poco
distanti dall’orizzonte, ma i suoi raggi, ancora, erano troppo deboli per
riscaldare la terra congelata.
Il ritmico suono dei loro passi venne interrotto a metà corridoio.
Come se stesse disquisendo delle previsioni per il prossimo anno, Albus
parlò:
“Non ho trovato, nel Pensatoio che mi hai portato, ricordi che potessero
aiutarmi a capire i veri motivi dietro al tuo rapimento, ragazzo mio.
Dalle parole del signor Sorier ho evinto che il piano, di per sé semplice,
era quello di venderti ad un gruppo di Death Eater ancora più che fedeli
alla causa che, ovviamente, avrebbero tratto molto conforto dalla tua
morte. Le mie fonti mi hanno confermato che ve ne sono ancora molti in
libertà…”
Severus sbuffò.
“Di cosa? Di Death Eater o di gente che trarrebbe conforto dalla mia
morte?”
Albus lo ignorò.
“Non sappiamo ancora chi c’è dietro a tutto questo, ma raccomando
prudenza. Ho rinforzato le barriere di Hogwarts, i limiti della Foresta
Proibita sono più sicuri adesso e anche a Spinner’s End non dovresti
incorrere in gravi difficoltà. Di nuovo ti invito alla prudenza qui nel
mondo magico, mio caro ragazzo”.
Snape annuì, poi ricordandosi che Dumbledore non poteva vederlo, rispose a
voce di sì.
Arrivati alla statua del gargoyle il vecchio Preside si volse.
“Ah, dimenticavo ragazzo mio, entro il mese il nostro giovane Harry avrà
un nuovo affidatario, per cui non preoccuparti di niente”.
Detto questo si congedò velocemente, fischiettando.
Il giovane uomo, dal canto suo, scivolò via, lento come la sua ombra.
Quella sera Severus leggeva un libro sulla poltrona accanto al letto del
bambino.
Potter dormiva da almeno un paio di ore.
Passi leggeri ed un fruscio delicato.
Madam Pomfrey si sedette lentamente ai piedi di un letto vuoto ed
immacolato.
I suoi occhi erano seri.
“Severus… pensavo, domani, di dimettere il piccolo Harry…”
Il giovane uomo sospirò.
“Non ho ragione di tenerlo qui ulteriormente. Non ha bisogno di un letto
di ospedale” continuò lei.
“Perché stai informando me di questo?”
Adesso fu Poppy a sospirare.
“Albus mi ha informata della situazione. So che sei stato sollevato dal
tuo incarico di tutore, ma speravo di poter lasciare il bambino con te per
il momento. Almeno fin quando non sarà stata trovata una sistemazione più
adatta. Affidarlo per qualche giorno ad un’altra persona per poi spostarlo
di nuovo, come un pacco, sarebbe soltanto un’ulteriore causa di stress”.
“Capisco” la voce dell’uomo era piatta e atona, nella sua mente si era
fatto vivo il ricordo del sogno. Il piccolo Harry scaricato da una
famiglia all’altra, praticamente solo, quindi.
“Comprendo che non sia una situazione ideale, ma almeno ti conosce già
Severus ed in qualche modo ti ascolta, questa mattina ne è stato un
esempio. Soltanto per pochi giorni, fintantoché non verrà trovata una
brava famiglia di maghi o qualche membro dell’Ordine disposto a
prendersene cura”.
Snape annuì.
La donna gli sorrise. Evidentemente lo aveva preso per un sì.
Passò un altro minuto di silenzio poi lei raccolse in grembo le mani, come
sempre faceva quando si preparava a spiegare ai profani argomenti di
pratica medica.
“Visto che ti occuperai del bimbo per qualche tempo desideravo discutere
con te la terapia che gli ho prescritto. Se vuoi seguirmi nel mio
ufficio…”
Madam Pomfrey si alzò e Severus la accompagnò fino alla porta di una
piccola stanza laterale.
“Per cominciare pensavo ad una delle tue migliori pozioni ricostituenti.
Una volta al giorno, la mattina. Il bambino deve mangiare poco e spesso.
Almeno sei piccoli pasti al giorno. Soprattutto frutta, verdura e
proteine. L’infezione allo stomaco è regredita perfettamente, ma questo
non significa che sia pronto per pasti elaborati o troppo abbondanti. Non
lasciare che prenda troppo freddo, siamo ancora in inverno. E portalo
fuori. Al sole, all’aria aperta. La sera un quarto di fiala di Skele-Gro
ed una tazza di latte caldo. Alla fine della prima settimana di cura
faremo un controllo”.
Mentre parlava la donna aveva preparato una piccola borsa con tutto il
necessario.
L’uomo la prese e annuì.
“In seguito saprò dare maggiori indicazioni a chiunque venga scelto per
allevarlo”.
“Molto bene”.
Si guardarono in silenzio mentre Severus usciva dalla stanza e tornava
alla sua poltrona accanto al letto del bambino.
Quella sera stessa, mentre Madam Pomfrey si ritirava, Severus parlò:
“Sei sicura della tua decisione, Poppy?”
La donna sorrise, girando la testa verso di lui.
“Sì, sono certa che farai un ottimo lavoro, Severus”.
E con un grazioso cenno della testa si accomiatò.
Nel buio Snape rimase a pensare. A tutto e nulla insieme. Lo sguardo perso
nel vuoto.
Harry si svegliò presto.
Si sedette nel letto in cui l’uomo-Sevreus aveva detto che doveva stare e
provò a ricordare un altro momento della sua vita in cui si era sentito
così bene.
Il braccio non faceva più male e nemmeno la pancia.
Si sentiva come se avesse dormito tanti tanti anni senza svegliarsi mai ed
il letto era caldo e lui ci poteva stare. Lo aveva detto il
signore-Sevreus!
Volse la testa e scrutò l’uomo-Sevreus al suo fianco, addormentato su di
una poltrona nera a fianco del letto.
Il suo uomo-Sevreus non lo aveva mai lasciato solo. Tutte le volte che
Harry si era svegliato lo aveva trovato sempre lì accanto.
Harry sorrise.
Stare vicino al signore Sevreus, allora, era il motivo che lo faceva stare
così bene.
Il piccolo ricordava molto bene come era prima.
Com’era a casa Dursley.
Involontariamente rabbrividì e scosse la testa.
Senza pensarci strinse fra le dita il mantello nero che riposava sopra la
coperta e se lo portò al viso.
Non precisamente, ma ricordava l’odore dell’uomo.
E risentirlo su quel vestito nero lo faceva sempre stare meglio quando
aveva paura o quando stava male.
Oh, quanto avrebbe voluto stare di nuovo in braccio al suo uomo-Sevreus.
Ancora al caldo, vicino a lui.
Lo guardò.
Lo guardò intensamente e l’uomo-Sevreus si svegliò.
“H-Harry?”
Severus sbatté le palpebre una volta e si ricompose.
Il bambino sorrideva.
Quasi senza volerlo Severus si trovò ad un passo dal fare lo stesso.
L’infermeria era vuota.
I suoi occhi verdi, così… fiduciosi? Ne aveva avvertito lo sguardo e si
era destato, prima.
Severus si alzò.
Prima che ogni decisione crollasse, senza che egli ancora sapesse come
sentirsene al riguardo.
Avvolse il bimbo nel suo inseparabile mantello nero, come quella notte
molti giorni prima, e lo guardò.
“Vieni con me. E’ ora di andare”.
Camminarono insieme per i corridoi scuri.
Come la prima volta che era stato lì, pensò Harry.
Come la prima volta, che sembrava tanto lontana e vicina insieme.
Harry ricordò tante cose quando di nuovo entrò nella sala con il camino.
Il tappeto e quel pezzo di stoffa verde al muro.
Erano familiari.
Sentì uno strano senso di… conosciuto.
Come quando sapeva cosa fare e ad Harry piaceva sapere come fare le cose.
Lo faceva sentire… sicuro.
Insieme entrarono nella stanza del bambino.
Il freddo pungente colpì i sensi di Severus.
“Potter, prendi i tuoi vestiti e vai a metterteli vicino al camino nel
salotto, poi torna qui”.
Il bambino ubbidì.
E quando tornò trovò un fuoco caldo in un camino tutto nuovo. Nella sua
stanza.
Oh, Harry non aveva mai avuto un camino tutto suo.
Era così bello, così rosso e arancione e caldo.
“Grazie, signore. Grazie”.
Severus annuì e fece per andarsene.
“Voglio trovarti a letto, quando ritorno. In quel letto e da nessun’altra
parte”.
Ed il bambino sorrise, di pura contentezza.
Severus si sentì come se il vuoto al suo interno si stesse riempiendo
dall’evidente gioia del bimbo.
Ed era così strano, per una volta, esserne l’artefice.
Così strano…
Passarono due soli giorni.
Due giorni… straniti, se così si poteva dire.
Severus non parlò molto. Divise i pasti che poteva dividere con il
bambino-Potter ed incaricò un elfo per gli altri.
Avevano in fretta trovato una routine per la terapia di pozioni del bimbo.
La mattina e la sera Potter veniva a cercarlo, così come Severus gli aveva
detto di fare.
Non c’erano più argomenti da affrontare, non più i problemi che Severus si
era ripromesso di discutere e risolvere insieme.
Niente più da migliorare perché quel compito, presto, sarebbe stato di
qualcun altro.
Il bambino era di nuovo con lui adesso e Merlino solo sapeva quanto poco
ci sarebbe rimasto, forse solo giorni, forse settimane addirittura tutto
il mese di cui Dumbledore aveva parlato, ma presto sarebbe comunque andato
via, Albus anche questa volta sembrava sicuro della sua decisione.
Quindi perché preoccuparsi?
Nessuno più richiedeva niente da lui.
Danzavano una danza dolceamara lui ed il bambino.
Il loro tempo insieme, inesorabilmente, stava scadendo.
Ed ogni istante accanto pareva prezioso e senza valore allo stesso
momento.
Una sera di quelle, una sera come tante. Il liquore dolcemente bagnava i
bordi interni di vetro. La fiamma lenta del camino ne spezzava in migliaia
di pagliuzze ocra e magenta la dorata corposità.
Dolce sulle sue labbra, amaro sulla sua lingua.
Come una decisione non presa che si trascina nei giorni, di cui ogni
possibile soluzione accarezzata con la mente appare improponibile o
semplicemente troppo dolorosa.
E dannazione, quel maledetto sogno non lo lasciava in pace. Rimaneva
aggrappato alla sua coscienza e lo torturava con i suoi significati
nascosti. Tutto ciò lo disturbava immensamente nella quiete della notte.
Perché non poteva dimenticasene?
Perché non poteva trattarlo come tutti gli altri sogni e scordarsi di
esso?
Perché proprio quel sogno aveva deciso di farsi ricordare, di sopravvivere
la notte e rimanere indelebile alla fine del mattino?
Perché quel sogno portava la rovina nella sua anima?
Eppure ne conosceva l’inganno.
Era soltanto uno sciocco, inutile sogno. Una fantasia partorita dalla sua
mente stanca.
Remus Lupin non aveva nemmeno una sorella, ringraziando il cielo…
Non era stato come usare la Legilimens. Non erano cose del passato.
Era un possibile futuro. Un incerto, possibile futuro.
E questo, improvvisamente, lo colpì.
L’impotenza nell’assistere agli abusi sul bambino lo avevano riempito di
rabbia, ma niente aveva potuto.
Erano già compiuti ormai.
Ma il futuro era ancora una porta aperta per lui, per il bambino. Per
loro.
Per questo forse, non riusciva a dimenticarlo?
A farsene una ragione?
Perché la realtà era che su quell’incerto, possibile futuro egli poteva
ancora fare qualcosa.
Tutto era nelle sue mani.
Le sue dita rigiravano il bicchiere con ritmo costante e piacevole.
Oh, Dio. Nella sera limpida e fredda una danza di pensieri notturni si
riversava in lui, come se improvvisamente egli fosse divenuto il Pensatoio
di se stesso.
Un bisogno ben nascosto di accettazione muoveva la sua anima verso false
speranze o verso irrealizzate verità?
La libertà delle proprie scelte, adesso, era come un respiro troppo a
lungo trattenuto che rischiava di soffocarlo.
Eppure temeva. In tutto quello temeva, di svegliarsi un giorno e di
scoprire che niente era cambiato. Che nemmeno lui era stato abbastanza per
quel bambino senza felicità. Che nemmeno lui si era salvato salvandolo.
Ed in completa, sorprendente contraddizione temeva anche di svegliarsi un
giorno e di scoprire che tutto era cambiato. Che l’obiettivo era stato
raggiunto, ma senza il suo merito. Temeva di doversi svegliare consapevole
del suo fallimento e della sua immeritata fortuna. Temeva davvero di
svegliarsi al suono della sua stessa voce che lo rimproverava ‘Non sei
stato tu Severus, è stato il tempo, non è affatto merito tuo’.
Le sue mani trascinavano il dolore di stanchi anni di sangue da quelli che
sembravano lugubri, lunghi secoli.
L’eco di sofferenze vergognose, senza valore, inseguivano e ammantavano il
suo presente.
Come poteva essere un modello di vita per qualcuno? Come poteva esserlo
per la creatura più importante del mondo magico? Come poteva esserlo?
Non era altro che un vaso modellato male fin dall’inizio e poi incrinato,
infranto, riparato, infranto di nuovo e ricomposto senza troppa cura.
Fragile e solo e lieto di esserlo.
Per se stesso e per gli altri.
Nessuno poteva avere alcuna fiducia in lui, nessuno sano di mente lo
avrebbe scelto fra tanti.
Chi avrebbe messo da parte buoni sorrisi e affetto per ricevere invece
sarcasmo ed amarezza?
Già da tempo aveva fallito, senza nemmeno veramente provare.
Eppure tanto bastava.
E ricordava le parole di Albus.
Le parole di quel giorno.
Il giorno in cui aveva incontrato il bambino.
‘Harry, voglio presentarti una persona, una persona speciale […] puoi
star certo che avrà ottima cura di te e delle tue necessità…’
Ed aveva mentito.
Non era stato vero.
Non si era affatto preso cura di lui.
Non aveva saputo farlo.
Lo aveva affamato, ignorato, messo in pericolo e adesso voleva
allontanarlo.
Ed era meglio così.
Forse lo avrebbe veramente salvato in quel modo.
Oh, Dio. Perché doveva essere così difficile?
Perché non riusciva a mostrarsi distaccato come in ogni altra singola
cosa?
Perché non riusciva a lasciarlo andare.
Si coprì il viso con le mani e chiuse gli occhi.
Doveva lasciarlo andare, doveva allontanarlo e fargli avere la protezione
e l’amore che meritava, la cura e l’affetto che gli erano stati strappati.
Perché, Severus lo giurò, il figlio di Lily non sarebbe divenuto come lui.
Solo ed infelice.
Solo e tormentato dal passato, dal presente e da ogni aspettativa del
futuro.
No, il figlio dell’unica donna che aveva amato non avrebbe mai avuto quel
destino.
Non sarebbe divenuto un reietto.
Non sarebbe divenuto come Severus Snape.
E quindi doveva lasciarlo andare.
Perderlo.
Accompagnarlo verso un altro cammino, con un’altra persona.
Caritatevole, compassionevole, adatta.
Qualcuno che potesse davvero insegnargli il bene e l’affetto e la tenera
cura.
Qualcuno che gli potesse parlare della felicità.
Ed egli, fra tutti, era proprio colui che non poteva, perché mai ne aveva
conosciuta per sé e mai avrebbe saputo spiegare forme mai viste.
Insieme non avrebbero avuto alcun futuro.
Alcun sogno si sarebbe realizzato con il loro tempo condiviso.
Perché egli, semplicemente, non era adatto.
Perché egli non conosceva né cura né compassione.
Perché Harry Potter era un piccolo bambino senza amore e Severus Snape non
era altro che una bestia ferita, arrabbiata con se stessa e con il mondo
intero.
Eppure neanche la notte la voce di Lily, il suo dolce ricordo di luce, lo
lasciava. Risentiva le parole di quel sogno. Ed il suo istinto gridava di
seguire quegli occhi verdi e compiere un dovere che sembrava
appartenergli.
Quella era dunque la strada?
L’unica benedizione della sua vita, giunta per purificare i suoi peccati
ed offrirgli una concreta speranza di redenzione?
Già una volta aveva giurato.
Aveva ancora tale rispetto di sé da sapere che la seconda avrebbe
mantenuto la parola data a costo della sua vita e a discapito del mondo
intero.
Quindi, perduta in un paese di dubbi la sua coscienza vagava, richiamata
dal dovere, ancora non sapeva scegliere il proprio cammino o meglio chi
dovesse accompagnarlo in quel cammino, se qualcuno dovesse essere al suo
fianco.
Era quello il premio promesso dopo l’abnegazione?
La salvezza che andava cercando?
L’assoluzione?
Aveva davvero così unicamente bisognoso solo e soltanto di Harry Potter?
Ma forse la domanda reale era un’altra.
Un’altra la domanda più importante.
Harry Potter aveva bisogno di lui?
E di nuovo si coprì gli occhi pieni di disperazione con una caritatevole
mano sospirando pesantemente.
La luna sorgeva.
E fuori da lì faceva brillare d’argento le acque nere del lago.
Un suono leggero lo riscosse, una porta che si socchiudeva, piccoli passi
nel corridoio.
Harry entrò nella sala cautamente.
Subito abbassò gli occhi quando questi incrociarono lo sguardo scuro
dell’uomo.
Evidentemente era lì per la pozione della sera, così come Snape gli aveva
detto di fare.
In silenzio l’uomo si alzò e prese la fiala corretta da sopra il camino.
Senza una parola il bambino bevve e Severus si sedette di nuovo.
In piedi, davanti ai suoi occhi, il pensiero fisso che occupava la sua
mente.
Tutto occhi verdi e manine che si stropicciavano fra di loro.
Il piccolo corpo abusato per colpe che non aveva mai avuto e che mai
avrebbe dovuto scontare.
Severus si piegò in avanti, più vicino.
Il bambino alzò spaventato il volto.
I loro occhi si incrociarono.
La fiamma consumò un altro pezzo di legno.
Harry inclinò la testa e lo guardava così profondamente che Snape si sentì
letto dentro, senza più segreti.
Harry sorrise.
Come faceva spesso in quei giorni.
Incline al perdono sopra ogni altra cosa, come la sua dolcissima madre.
Lo sarebbe stato?
Lo era?
Anche nei confronti di un uomo come lui?
Nero come il peccato e come la morte?
Vigliacco e giudice di altri?
Traditore e tradito?
Carnefice e vittima?
Di nuovo una mano sugli occhi, nascondendo il volto.
Qualcosa dentro lo dilaniava e la sua mente era annebbiata dalla
confusione e dal timore.
Dolore sordo e ripetitivo, ossessivo come la sua ricerca di qualcosa di
puro da crescere vicino alla sua anima arida.
D’improvviso tentò, si offrì.
In fondo non voleva altro ed avrebbe risposto ad ogni domanda.
Anche quelle non ancora poste.
Alzò le braccia, distanti dal corpo in egual misura e le aprì, lentamente.
Si sporse in avanti ancora un poco.
I suoi occhi neri non lasciavano quelli del bambino.
Harry ancora lo guardava, a sua volta.
Il suo sguardo verde si fece vasto come il vento ed umido come il mare.
Senza una parola Severus invitò il perdono, disposto a vedere se esso
sarebbe venuto anche da lui.
Da lui fra tutti. Da lui, l’immeritevole.
Ed esso venne.
Il piccolo Harry fece un passo avanti, meravigliato oltre ogni sua
immaginazione, oltre ognuna delle fantasie in cui era solito perdersi.
Il suo uomo-Sevreus lo stava chiamando a sé.
E tese le piccole, corte braccine.
In alto, verso di lui, verso quell’uomo.
Un altro passo.
E l’istante dopo fu mani di un corpo che stringevano il corpo di altre
mani.
Sì, Severus lo strinse e lo sollevò, portandolo a sé.
Perché suo era.
Da adesso in poi.
Suo e di nessun altro.
Il suo bambino.
E se lo strinse al petto, al cuore, come qualcosa di prezioso che
finalmente, dopo tutto quel tempo, gli era permesso di avere per sé.
Perché solo Harry era assoluzione.
Era perdono e compassione e pace.
Le sue piccole mani, le sue piccole braccia allacciate attorno al collo
erano accettazione, era come essere finalmente libero, perdonato di tutto,
purificato e accolto.
Come se un piccolo angelo si fosse accoccolato sul fondo del suo cuore e
vi avesse, da adesso, preso a dimorare. Come se lo stesse scaldando ed
sfiorando, guarendo e lavando via da ogni impurità.
Ed era il sentimento più perfetto che egli avesse mai provato.
Harry chiuse gli occhi e lo sentì.
Stretto al suo corpo quasi da fare male, ma per la prima volta era un male
che davvero poteva piacergli, che non era male in sé, ma era essere tenuto
fra le braccia tanto forte da non respirare, era stare al caldo, era
essere, finalmente, al sicuro.
Le mani dell’uomo erano il paradiso ed in paradiso nessuno poteva fargli
male.
E si strinse a lui ,nascondendo il viso contro quel collo bianco e forte,
come contro un rifugio.
Il suo unico rifugio.
Perché lui era il bambino dell’uomo-Sevreus.
Ed era il sentimento più meraviglioso che avesse mai provato.
Nel silenzio assordante e denso di emozioni, un brivido di consapevolezza
nel tono gentile dell’uomo.
“Dimmi Harry – oh, lo chiamava Harry e con una mano gli accarezzava la
testa, perché non riusciva a negarsi più niente, niente. – Vuoi restare
con me?”
Ed Harry gli strinse le manine sulle spalle e se non fosse stato così
piccolo rispetto a lui si sarebbe detto che lo voleva quasi tirare a sé.
E non importava affatto che forse tutto sarebbe rimasto come prima, se
anche l’uomo-Sevreus lo avesse ignorato e lasciato solo per tante ore,
come all’inizio era successo, era sempre meglio che essere soli davvero. E
sicuramente molto meglio che tornare indietro.
No, Harry non voleva andare via.
Perché vicino all’uomo-Sevreus era sempre stato bene.
Perché sopra ogni altra cosa Harry ormai amava l’uomo-Sevreus.
“Sì, per favore, per favore”.
“Come vuoi tu, Harry. Come vuoi tu, bambino mio”.
Remus Lupin si sedette.
I suoi occhi di giada gialla si fissarono impetuosamente su Albus
Dumbledore.
L’anziano mago sorrise, benevolo, mentre traeva un piccolo Pensatoio di
marmo chiaro da un antico mobile.
Mentre si sedeva di nuovo il sorriso si fece più ampio.
“Finalmente, Remus”.
I due uomini si guardarono.
Albus spinse verso di lui il Pensatoio.
“Le prove dell’innocenza di Sirius Black”.
Continua…
Nota grammaticale: per
mia decisione personale in questa fanfic tutti i nomi propri ed alcuni
altri di vario genere sono mantenuti originali, quindi con i termini
inglesi, non solo per rispetto alla signora Rowling che così li ha creati,
ma anche perché non approvo la dilagante malattia del ‛traduzionismo-sempre-e-comunque’.
Per correttezza nei confronti di chi è in disaccordo con me alla fine di
ogni capitolo metterò i termini italiani corrispondenti. Grazie mille.
Note del capitolo:
Spinner’s End è la casa Muggle di Snape, ereditata dal padre, che si trova
in una zona a nord dell’Inghilterra.
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