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Autore: gaccia    19/11/2013    8 recensioni
«Sono Emanuele Mancini e sono un coglione» forse dirlo ad alta voce mi avrebbe aiutato a venire a patti con la mia coscienza, sempre che ne avessi una e che in quel momento sembrava essere andata a farsi una vacanza al Polo.
Mattia, il mio migliore amico, mi aveva affidato la sua ragazza in quei maledetti quindici giorni ed io che facevo? Dopo anni, mi prendevo una cotta con i fiocchi per la bionda Lily.
«Sono un coglione» ripetei.
Forse, se mi costringevo a rivolgere le mie attenzioni alla sua amica...
quello che successe dopo non lo avrei mai immaginato, quello che posso dire è che la mia vita cambiò, definitivamente e in modo sorprendente…
Sequel di “AAA OFFRESI DICIOTTENNE VERGINELLO – NO TARDONE”
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutti, lettori affezionati!

Con precisione quasi chirurgica sono tornata ad aggiornare a 15 giorni come promesso.

Incredibile ma vero, sto portando avanti quattro storie in contemporanea! Pat, pat! Mi batto sulla spalla da sola per i complimenti.

 

Come al solito ringrazio chi legge e inserisce questa storiella comica nelle liste speciali, chi recensisce con il suo nick all’interno della storia (cosa che succederà anche questa volta).

 

E soprattutto grazie a Elenri per i banner (uno nuovo! Ma quante foto ha fatto Alex Pettifer? Ma c’è uno scatto andato a male?... no, l’obbiettivo lo ama…

E grazie a ValeR198 per la sua idea… no, la leggerete.

 

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BUONA LETTURA!

---ooOoo---

 

Non appena la porta si richiuse mi accasciai sul divano.

Cosa cavolo era successo in quei dieci secondi?

Mi sentivo come se mi mancasse l'aria e la testa cominciava a pulsare.

«Lele, respira piano o ti verrà un attacco di panico» disse sorridente la principale fonte dei miei guai.

«Che intenzioni hai?» riuscii a chiedere dopo essermi calmato.

«Io nessuna! Sei tu che mi hai chiesto di essere la tua ragazza» rispose guardandosi le unghie tinte di blu.

«Mi volevi far scoprire da lei!» sbottai «Stava facendo una dichiarazione ma non credo fosse destinata a me» scimmiottai agitando la testa.

«In effetti è quello che era! Non è colpa mia se non hai avuto le palle per parlare» mi rispose alzando ancora di più la voce.

«Ma sei cretina? Non potevo dirle niente! Avrei mandato a puttane anni di amicizia per niente, lei non avrebbe mai lasciato Mattia per me. Mi sarei semplicemente trovato solo!». Ero di nuovo in piedi e la stavo fronteggiando a pochi centimetri dal suo naso.

Non dovevo abbassarmi neanche tanto, una decina di centimetri al massimo. Non era poi tanto nana questa pazza.

«Non credo che il tuo problema sia rimanere solo. Con il tuo bel faccino, una scema che ti venga a far compagnia la trovi di sicuro» ribatté lei schiacciando una mia guancia tra pollice e indice.

 

Inutile spiegare qualcosa a quella schlerata.

«Cosa dovremmo fare adesso?» provai a chiedere. Nel giro di mezza giornata tutti avrebbero saputo che mi ero messo insieme a Glee e non sapevo proprio che pesci pigliare: negare? Acconsentire?

«Direi che per ora dovrai farmi una corte spietata e soddisfare ogni mia richiesta, come dovrebbe fare ogni ragazzo innamorato di una donna».

Non sapevo se ero più inorridito dal fatto di essere definito innamorato di qualcuno o dalle ciglia di Glee che sbattevano tra loro alla velocità di un ventilatore.

«Smettila, mi fai venire il mal di mare» e le diedi una piccola spinta.

«Piantala di prendertela con me! Hai fatto tutto da solo» e mi restituì la spinta.

«Sei tu che hai accettato, potevi dire di no!» e la spinsi un'altra volta.

«Così poi mi avresti dato la colpa per non averti coperto. L'idea è stata tua» e mi restituì nuovamente la spinta.

 

Cominciammo a spintonarci sempre più forte ripetendoci “E' colpa tua” finché non ruzzolammo sul tappeto per fermarci avvinghiati io sopra di lei.

I nostri nasi si stavano sfiorando e se non fosse stato per i nostri sguardi di puro astio, sarebbe stata una situazione davvero romantica da approfittarne senza indugio.

 

In quel momento sentii aprirsi la porta e un paio di mani che si agganciavano al colletto della mia camicia e mi spingevano la testa verso il basso, facendo scontrare la mia bocca con un paio di labbra morbide.

Il mio corpo reagì automaticamente, del resto era in allenamento da anni in questo campo.

Iniziai a muovere delicatamente le labbra mentre, con il braccio che non mi sosteneva, andai a carezzare il fianco della ragazza che stava sotto di me.

Il bacio si stava facendo più pressante. Non riuscivo a pensare ad altro se non che volevo di più.

La mia mano strinse possessivamente la carne facendo gemere la sua padrona, ma non era un suono di dolore, era di piacere, di voglia, che accese ancora di più la mia frenesia.

Inavvertitamente spinsi il bacino verso il suo, volendo sollievo al mio grande fratello che si stava risvegliando.

Sentii una gamba che si sollevava avvolgendo la mia e facendo combaciare perfettamente i nostri corpi.

Era il preludio del sesso, era il segnale che tutto sarebbe stato passione e fuochi d'artificio.

Era partecipazione da ambo le parti, combattenti ad armi pari per una resa che avrebbe soddisfatto tutti e due, senza dubbio.

 

«Mancini, non ti azzardare a fare sesso con Glee sul mio tappeto!». Questa era Consuelo, senza ombra di dubbio!

«Avete una stanza qui accanto, boia d'un mondo!» esclamò ancora sbattendo la porta ed entrando come se fosse la padrona (beh, in effetti lo era).

 

Alzai la testa senza fretta, staccandomi da quelle labbra che avevano annullato tutto il resto del mondo in quella manciata di secondi.

Cosa era successo? Pensai per l’ennesima volta.

Avevo baciato Glee… ed era stato… bello.

Non c’era niente altro per definire quello che era successo, solo quella parola: bello.

Probabilmente la mia faccia aveva una espressione perplessa e stupita proprio come la sua.

Nonostante l’interruzione non avevo ancora staccato gli occhi dalla ragazza come lei fissava i miei. Molto probabilmente stava pensando le stesse cose, stupendosi per il fatto di non aver avuto quella naturale repulsione che normalmente ci prendeva quando iniziavamo a parlare.

 

«Allora? Volete degnarvi di ascoltare e alzarvi o vi devo passare sopra con i tacchi a spillo?» chiese sarcastica la spagnola, rompendo definitivamente il piccolo momento incantato che stavo vivendo.

«Tirati su, ippopotamo che non sei altro! E tieni a posto le mani, porco!» esclamò Glee colpendomi il petto con un pugno decisamente forte.

«Ahi! Ma sei scema? Mi hai fatto male!» protestai come un bambino.

«Mai quanto te ne farò se non ti muovi subito» intimò nuovamente.

Secondo me faceva boxe o qualcosa del genere perché sentivo pulsare all’altezza dello sterno ed ero sicuro che, da lì a qualche ora, mi sarebbe spuntato un bel livido.

Meglio evitare ulteriori rischi, quindi mi alzai in fretta e le tesi la mano che lei prontamente rifiutò.

 

«Allora? Cosa sta succedendo qui? Vi lascio che state litigando e vi ritrovo avvinghiati come polipi... mi sono persa qualcosa?» certo che la perplessità di Consuelo era giustificabile ma come avrei potuto chiarire la situazione?

«Ci siamo messi insieme... cioè lui si è dichiarato ed io l'ho accettato come fidanzato in prova. Vedremo se mi saprà conquistare» ed ecco Glee che chiarì il tutto e mi fece sembrare un bambolotto.

«Oh! Questo mi fa tornare indietro di parecchi anni!» sospirò la spagnola aprendosi a un sorrisino malizioso ed io mi gelai. Jake!

«In che senso?» chiese la mia ragazza sotto esame.

«Jake è stato il fidanzato in prova di Consuelo prima di mettersi insieme. Povero Fassi, l'ha fatto impazzire prima di dirgli di sì» spiegai con un pizzico di imbarazzo. Mica vorrà fare come quella schizzata di spagnola? Io una così non la reggerei neanche cinque minuti!

«Interessante! Tenerlo sulla corda? Farlo girare come un criceto nella sua ruota» esclamò entusiasticamente sadica. I sudori freddi dovevano essere una diretta conseguenza.

«Piuttosto farlo faticare come un criceto che fa trekking in montagna! Con lo zainetto e senza scarponcini!».

«Che immagine poetica!». Consuelo scoppiò a ridere e Glee la accompagnò.

«Ragazze! Guardate che io sono presente».

«Sì, certo. Ciao, Consi, noi andiamo, devo parlare con il mio... ehm, lui». Beh, almeno anche lei aveva dei problemi a definirmi in questo rapporto surreale.

 

Seguii la ragazza arcobaleno nella sua stanza. Avevo anche un pochino di timore nello scoprire cosa si celava dietro la porta. Con l'esperienza dei funghi mi aspettavo qualsiasi cosa.

«Accomodati» mi invitò scostandosi dall'uscio per farmi spazio.

«Senti, Gloria, non è il caso che fai la gentile, cerchiamo di far finta per qualche giorno e poi torniamo alle nostre vite come se non fosse successo nulla, ognuno per la sua strada» proposi non appena fui entrato.

«Tu per quella dell'inferno, girone dei traditori. Mancini, non lo faccio per te, mettitelo in testa. Lily è mia amica e non voglio che abbia la vita sconvolta da un idiota come te. Tranquillo sarò una fidanzata perfetta e tu sarai un innamorato impeccabile, che non mi farà mancare niente, che mi coprirà di coccole facendomi vivere l'amore più romantico di tutte le principesse disney messe insieme».

A parte un leggero mancamento d'aria nei polmoni alla voce innamorato, coccole e amore romantico che non mi sembravano per niente adatti a quella detestabile barbona colorata, ero praticamente d'accordo con il suo piano.

«Dove l'hai letta questa cosa? Nei cioccolatini dei baci perugina?». Le principesse disney? Se io avevo dodici anni per aver avuto una eiaculazione precoce durante un sogno, lei ne aveva cinque! E forse usava ancora il ciuccio!

 

«Senti, non ho tempo per queste cose ora, devo terminare di annotare i risultati dei test che sto eseguendo sulle spore che ti piacciono tanto e devo anche andare a fare una commissione». Solo allora mi accorsi che un angolo della camera sembrava un laboratorio di analisi con tanto di microscopio, alambicco e fornelletto a fiamma.

Accanto erano aperte un paio di scatole che riconobbi subito come i contenitori di quelle cose infernali che avevano causato tanti danni. Misi subito la mano davanti a naso e bocca.

«Tu sei un pericolo pubblico!» esclamai puntando il dito contro di lei.

Sospirò come se stesse cercando un briciolo di pazienza nel suo corpo.

«Facciamo così. Io continuo qui e tu vai allo Smemmy, sai quel negozio di intimo sul viale della Vittoria. Lì dovrai ritirare un pacco a mio nome. Ho già pagato. Chiedi di HP, lui sa già tutto».

Ero sbalordito. Quando ero diventato il suo fattorino? Da quando ero stato declassato da fidanzato in prova a tirapiedi tuttofare?

Uffa! Glee mi sfruttava, Lily mi sfruttava, Consuelo non era diversa. Un monastero buddista senza donne? Certo, non ero proprio il massimo pelato, ma almeno non mi sarei sentito usato in questo modo.

HP? Chissà chi era? Magari uno coperto di borchie come quelli che avevo visto in sua compagnia.

«Okay, vado. Poi dovremo organizzarci e avere un piano» ammonii. Era fondamentale chiarire il tutto, così saremmo risultati credibili ed io mi sarei tolto dai guai.

Mi rispose solo con un mugugno, voltata verso il suo tavolo da lavoro e intenta a leggere qualcosa in una cartelletta. Perfetto ero appena stato congedato senza neanche un bacino. Che fidanzata arida!

Ma che stavo pensando? Ero troppo stressato da questa storia, ci voleva qualcosa per tirarmi su... guardai la rubrica del telefono. Magari qualcuna per questa sera la rimediavo, ormai l'herpes labiale era guarito ed io avevo davvero bisogno di sfogarmi.

 

Trovare parcheggio in viale della Vittoria era come affrontare una sanguinosa guerra e sperare di rimanere vivo. Ci si metteva almeno tre quarti d'ora per avere la classica botta di culo. Io ci misi un'ora e venti e metà serbatoio di gasolio.

Quando finalmente entrai nel negozio ero così irritato che se una vipera mi avesse morso sarebbe morta lei.

«Desidera?». La voce suadente di una bionda platinata, arroccata su un paio di trampoli da jet set e fasciata in un abitino rosso corto e aderente con tanto di targhetta con nome “BunnyDelena”, mi venne incontro ancheggiando e lanciandomi uno sguardo per la serie “facciamolo qui, adesso”.

Niente mi avrebbe fatto più felice di questo, visto anche il nome Bunny che da solo ispirava sesso, ma avevo la macchina che ostruiva un passo carraio per mezzo metro ed era meglio sbrigarsi prima che qualche vigile urbano pensasse bene di farmi una multa. Prossima macchina per girare in città: la smart. Così potevo anche evitare di scarrozzare gli altri con la scusa della mancanza di spazio.

«Sto cercando HP» risposi con il mio sorriso collaudato strappa mutande.

Stranamente lei divenne fredda all'istante e mi indicò un ragazzo abbastanza alto dai capelli lunghi legati con un elastico in una coda bassa, vestito con un completo pantaloni in tessuto rosso come il suo.

Chissà perché la tipa si era raffreddata? Poco male, dopo aver ritirato la merce di Glee sarei tornato alla carica.

 

Mi avvicinai al ragazzo. Sam_HP recitava la targhetta appuntata sul risvolto della giacca. Decidi di approcciarmi per nome e sbrigarmi in fretta. Se alla bionda platinata calava ancora un po' la temperatura non ci avrei combinato più niente.

«Sam? Scusa, mi manda Gloria per un pacco» dissi telegrafico attirando la sua attenzione e... il suo sguardo allupato per la serie “facciamolo qui, adesso”.

Sorriso strappa mutande da parte mia? Ma che siamo scemi? Etero sino alla fine dei miei giorni e anche oltre!

«Il mio pacco è a tua completa disposizione tesoro... per il pacco di questa Gloria non so cosa dirti. Hai altri dati? Cognome forse?». Okay, questa Glee me l'avrebbe pagata.

Questo qui era più gay di Batman e Robin (perché io mica ci credevo a tutta quella manfrina delle donne. Per me era depistaggio della Marvel Comics).

 

«Il cognome non lo so... si fa chiamare Glee, ha i capelli colorati e gli occhi verdi. È alta più o meno così...» cominciai a descriverla mimando anche l'altezza più o meno alla mio naso.

«Ah! Glee! Potevi dirlo subito... cara ragazza! Lo dico sempre che ha un occhio di riguardo per tutti. È la dolcezza fatta persona» cominciò a borbottare mentre andava verso dei cestoni di vimini pieni di mutande e reggipetti.

Eh? dolcezza fatta persona? E dove lo teneva tutto questo zucchero? Sotto una muta chiodata?

«Se lo dici tu» replicai a chiunque mi ascoltasse, visto che ero rimasto solo in mezzo al negozio.

 

Guardandomi intorno mi accorsi del paradiso che mi ospitava. Mutandine di pizzo, culottes, push up, reggiseno in san gallo, tanga neri, rossi, bianchi, lilla, azzurri, babydoll, tulle... solo vedere quelle cose e immaginarle addosso a una ragazza... mi faceva venire una erezione paurosa nei jeans. Ed io ero in un periodo particolarmente sensibile.

«Chi è per te la nostra Glee?» chiese leggero Sam, mentre piegava ordinato in una scatola, grossa come quella delle scarpe, delle semplici enormi mutandone bianche di cotone e dei reggiseni, che avrebbero sostenuto una latteria ambulante, altrettanto anonimi.

«E' la prima volta che mi manda un bel ragazzo per ritirare le sue cose».

Distrattamente pensai che non sembravano cose della sua misura. Non che sapessi la sua taglia e neanche la potevo immaginare visto come vestiva. Ma quando l'avevo palpata circa tre ore prima, non mi era sembrata così in carne.

 

Perso nei miei pensieri non mi accorsi neanche di rispondergli.

«La mia ragazza».

Silenzio.

Non volava una mosca, anche perché sarebbe entrata nella bocca aperta di Sam o della bionda platinata che si era avvicinata al bancone.

Silenzio e shock.

Silenzio, shock e panico da parte mia che solo in quel momento realizzai cosa avevo detto così naturalmente.

Avevo definito Glee la mia ragazza? Beh, tecnicamente lo era, ma per finta o in prova come diceva lei... oddio!

 

«E tu fai vestire la tua ragazza con delle cose simili?» sbraitò Sam sventolandomi una bandiera davanti al naso, che poi si rivelò un paio di slip modello donna cannone.

«Non... non credo siano suoi» balbettai cercando di difendermi.

«Glee compra solo modelli simili!» urlò la bionda platinata.

Allora la conoscevano tutti qui dentro? Però, non la facevo ragazza da lingerie... e in effetti non lo era.

«Se lei si trova bene...» mi sentivo sempre più un piccolo pulcino mentre rispondevo ai falchi a cui stavano spuntando le zanne. Questi due mi volevano far nero!

 

«Dobbiamo rimediare!» gridò Sam.

«Senza alcun dubbio!» fece l’eco Bunny.

Lanciandosi uno sguardo di intesa si diressero a grandi passi verso i lati opposti del negozio lasciandomi lì al centro a chiedermi se i pazzi, negli ultimi tempi, li incontravo soltanto io.

Dopo pochi istanti tornarono con le braccia cariche di completini di svariate forme e colori.

«Questo, raso e pizzo» mi mostrò Sam depositando sul bancone un completo slip reggiseno in pizzo nero con inserti di raso rosa. Davvero carino.

«Questo, seta» fu la volta di Bunny e di un completo bordeaux.

«Questo qui è delizioso». Sam e stoffa a pois bianchi su sfondo nero.

«Questo è fantastico». Bunny e le farfalline.

«Eccitante». Leopardato.

«Intrigante». Pizzo nero.

«Passionale». Raso rosso.

In pochi minuti riempirono il bancone di articoli e l’aria di aggettivi, metà dei quali non sapevo neanche che esistessero.

 

«Ragazzi… ehi! Io devo solo portare via il pacco che Glee mi ha mandato a ritirare» cercai di intervenire in quella specie di carnevale che stava diventando il negozio in quel momento.

«Bimbo, non puoi essere il ragazzo di Glee e non desiderare di vederla con uno di questi addosso, per poterglielo togliere…» mi corresse Bunny alzando un perizoma di pizzo chiaro e un reggiseno riccamente lavorato. Quello sì che era un completino fantastico… e erotico… Lo fissai imbambolato per un attimo immaginando Gloria con quello addosso.

Sì. Decisamente avrebbe fatto risorgere un morto.

«Non so che taglia porta» provai a giustificarmi.

«Tesoro! Noi abbiamo occhio per queste cose! Glee porta una dignitosa terza… non te ne sei accorto?».

Ecco. Questa era una affermazione che era meglio evitare visto che presupponeva una risposta che poteva essere di due tipi:

primo: non l’avevo mai vista nuda né palpata a dovere e quindi non potevo saperlo, secondo: ero gay e quindi non mi interessava.

In tutti e due i casi avrei fatto la figura dell’idiota per essermi definito il suo ragazzo. E non ero gay.

 

A quel punto Sam mi guardò con l’occhio brilluccicoso «Sei gay?». Appunto.

«No!». Secco e deciso. Macho.

«Allora non hai mai toccato con mano». Bunny e il mimare strizzata alle tette. Una vera signora.

«Ci siamo appena messi insieme». Troppo sdolcinata come risposta?

«Oh, che teneri». Infatti.

«Ti tiene a stecchetto eh?». Adesso pure la gomitata e la strizzata d’occhio maliziosa da parte di Sam. Era davvero troppo.

«Con questo te la darà di sicuro! In caso contrario mi candido io». E qui Bunny chiuse in bellezza mostrandomi un completo in raso con inserti di pizzo di colore chiaro, quasi virginale, ma davvero grazioso e immaginandoglielo addosso… eccitante e di classe!

«Se invece decidi per me, non ti far problemi sono a tua disposizione, attivo o passivo come preferisci». E Sam disse la sua.

 

Ero esaurito, ma quel completo… non ci avrei più dormito se lo avessi lasciato lì.

«Siete sicuri che è la sua taglia?». Probabilmente stavo per cacciarmi nei guai ma non riuscivo a farne a meno.

«Garantito. Ha comperato un paio di cosette bruttissime di quella taglia un paio di mesi fa» rispose Sam convincente.

«Okay, lo compro» mi arresi e tirai fuori la carta di credito. Fortuna che non esageravo mai con le spese e i miei genitori erano più che felici di rimpinguare il mio conto.

Strabuzzai gli occhi quando vidi la cifra e controllai bene che in quei micro pezzetti di stoffa non ci fossero anche dei diamanti o fili d’oro intessuti.

«E’ di Chantelle, è francese!» mi spiegò subito Bunny intuendo i miei pensieri.

Probabilmente tutti i ragazzi pensavano queste cose quando acquistavano a queste cifre! E pensare che il mio massimo era stato sessanta euro per un paio di boxer, e mi era sembrato un furto! Qui si trattava di rapina a mano armata di mitra!

Ritirai il mio acquisto piegato in un miserevole sacchettino (per quella cifra mi sarei aspettato uno scatolone con velina e fiocco!) e la scatola di scarpe per la quale ero venuto a far visita in questo girone infernale.

 

Uscito dal negozio mi avventurai verso la mia adorata Mito.

Come avrei regalato quel pacchettino a Glee? Forse era un po’ troppo azzardato come pensierino di riconoscenza per avermi salvato il culo dalle ire di Mattia. Magari avrebbe pensato che volevo qualcosa in cambio. Accidenti! Non sarebbe andata bene una delle sue magliette XXXL dove per trovare un pezzo di pelle dovevi diventare esperto speleologo? Mi sarebbe costata anche meno!

Però… però non sarebbe… Cristo! Mi passai una mano sulla faccia. Immaginarla con quello addosso… meglio non pensarci e aspettare il momento propizio per farle questo regalino specificando l’esclusione di qualsiasi significato sottointeso o richiesta sconcia.

 

Il tratto di strada era abbastanza lungo e ormai faceva buio presto. I lampioni erano già accesi.

A circa una quindicina di metri scorsi la figura sinistra di un vigile urbano con il classico taccuino a far multe a destra e a manca. Porco zuffolo!

Iniziai a correre leggermente disperato mentre i miei pacchi ballonzolavano tra le mani.

“Signore, fa che non mi abbia lasciato quell’antipatico fogliettino rosa!”

In effetti, quando arrivai dove era posteggiata l’auto, il fogliettino rosa non era presente… ma non c’era neanche la Mito!

Oh no! Oh mio Dio no! Oh signore Dio Santissimo! Mi avevano rubato la macchina!

 

Corsi indietro dove avevo incrociato il vigile urbano, magari lui poteva essermi utile per recuperare il mio mezzo, magari l’aveva visto…

«Scusi… non trovo più la mia auto. Era posteggiata là in fondo, lei ha mica visto qualcosa?» chiesi cortesemente, cercando di trattenere la preoccupazione.

Il mio gioiellino perso, ramingo in questo mondo crudele.

Già me lo immaginavo rigato, preso a sassate e a mazzate da bastardi punk che volevano divertirsi a rompere qualche bell’oggettino.

«La Mito Alfa Romeo intende? Sì, era parcheggiata in divieto di sosta davanti a un passo carraio e ci hanno chiamato per la rimozione forzata. L’hanno portata venti minuti fa, al garage di Via Roma» rispose il vigile per poi continuare il suo giro di controllo.

 

Rimasi fermo per qualche minuto.

Rimozione forzata? Ma sporgeva solo per mezzo metro!

Questo era un abuso di potere!

Iniziò a montarmi in petto un’onda di collera che fu un miracolo se non mi avventai sul povero vigile che mi aveva risposto. Se beccavo quel coglione che aveva avvisato e preteso la rimozione dell’auto…

La mia auto! La mia buccichina! La mia tenerissima mito!

Trascinata contro la sua volontà, sollevata a forza e gettata su un pianale del camion senza il minimo garbo. No! Non si doveva fare! La mia macchina era una signora! Mica una volgare sottospecie di lattina schiacciata!

 

Era tardi ma magari riuscivo ancora a trovare qualcuno al garage di Via Roma.

«Pronto? Sì, mi scusi… sto cercando una Mito Alfa Rom… esatto… sì, è stata rimossa in Corso della Vittoria… mezz’ora fa» il cuore mi batteva in gola.

“Ecco. Non è ancora arrivata. Comunque prima deve andare al comando dei vigili e pagare la multa per il divieto di sosta e poi venire qui a saldare il conto per la depositeria, il diritto di chiamata e i chilometri percorsi… poi deve tornare dai vigili e prendere la liberatoria e poi tornare qui e potrà ritirare la macchina” andare anche a fare un giro a Monza? Tanto per girare un altro po’?

Possibile che non si poteva andare lì e fare tutto nello stesso momento?

«In sostanza quanto mi costa il tutto?» chiesi. Prima di tutto il problema economico.

“L’ultima volta il tizio ha pagato 180 euro ma lei dovrebbe essere qualcosa meno” mi gracchiò la voce della segretaria nell’orecchio.

180 euro? Questa volta sì che andavo pericolosamente vicino allo zero sul conto corrente.

«Quando siete aperti?» chiesi rassegnato. Inutile litigare con loro, con i vigili, con il comune, con il Signore.

Tutto stava andando storto quel giorno e c’era una sola spiegazione! Glee!

 

Provai a passare alla sede dei vigili urbani per cominciare a fare i primi passi che servivano a liberare dalle manette la mia adorata. Lei è senz'altro meglio di tutte le ragazze che mi possono girare attorno: la mia Mito non mi tradirà mai!

Cominciai a camminare con passo sostenuto. L'ufficio era vicino, molto di più rispetto al garage di Via Roma. Forse sarei riuscito a pagare la prima parte del dovuto, o almeno a prendere i bollettini.

«Permesso? Sono venuto per la mia auto, rimozione forzata in Corso della Vittoria, oggi» cominciai a dire a dire, appoggiando i miei pacchi sul bancone.

L'impiegato era abbastanza distratto e annoiato.

«E' troppo presto per avere i dati. Dovrà tornare domani». Continuò a ruminare la sua gomma senza rivolgermi uno sguardo, per poi farsi distrarre da qualcosa che malauguratamente era fuoriuscito dal mio sacchettino.

 

«Ehi, e questo cos'è?» chiese retorico allungando la mano ed estraendo il reggiseno che mi aveva tanto colpito.

«No... scusi, me lo renda...» ero leggermente imbarazzato. Chissà cosa avrebbe potuto pensare.

«Non mi dire che lo metti tu, ragazzo?». Appunto.

«Ma non scherziamo!» risposi. Uscì anche lo scontrino dal sacchetto. Ma non me l'avevano dato in mano? Oddio!

«E hai speso questa cifra per un coso così?». Che fosse incredibile ne ero consapevole anche io.

«Confessa... non te la dà, vero?». Ed ecco che ci eravamo arrivati.

«E' solo una amica» provai a giustificarmi.

«Per una amica spendi questa cifra e ti fai portare via la macchina mentre te la immagini dentro quello? Ragazzo, devi rivedere le tue priorità». La sua gomma continuò a essere stuprata dai denti con il suono ruminante fastidioso.

«Lasciamo perdere. Torno domani per la macchina» ritirai la stoffa nel sacchettino e lo scontrino in tasca «Grazie» cercai di inserire tutto il sarcasmo possibile nella sola parola e uscii.

 

Questa giornata era stata davvero campale. Mi ero trovato una fidanzata che mi teneva in prova, mi avevano sequestrato la macchina e infine ero pure stato preso per il culo da un vigile urbano. Poteva andare meglio di così?

Non avevo proprio voglia di prendere un mezzo per arrivare prima, cominciai a camminare con i miei pacchi tra le mani e i miei pensieri tetri in testa. Era pazzesco. Non potevo credere di essere arrivato a questo punto.

Cosa avevo fatto di male? Avevo solo chiuso gli occhi e immaginato di avere una storia con Lily. Un pensiero che non sarebbe mai stato realtà e da quel momento è andato tutto a catafascio, era arrivata Glee con i suoi scatoloni venuti direttamente dall'inferno per tormentarmi e adesso mi trovavo a piedi, con pacchi pieni di mutandoni, senza macchina e con il conto corrente agonizzante.

Meno male che c'era la salute avrebbe detto mia nonna buonanima.

 

Infatti si mise a piovere.

 

Percorsi gli ultimi quattro isolati sotto un diluvio torrenziale, che non era niente confronto agli improperi che stavano uscendo dalla mia boccuccia di rosa.

«Maledizione di quel porco Zeus e Thor della vacca strabica! Non potevano farmi arrivare a casa prima?» non che qualcuno mi rispondesse, neanche lo speravo.

Nel mio nuovo stato di pulcino bisognoso di un bagno caldo e vestiti asciutti, bussai alla porta di Glee e mi trovai una specie di riunione e comitato di benvenuto per il sottoscritto da parte di tutta la compagnia.

 

«Lele! Amico mio! Non potevo non correre qui e farti le mie congratulazioni!». Un Mattia sorridente ed evidentemente appena arrivato, mi stava abbracciando ed assorbendo metà dei miei liquidi in eccesso.

Dietro di lui ridevano e si sbracciavano Gian e Jake. Consuelo chiacchierava con Glee e Sara mentre Lily era accanto a Mattia che aspettava saltellante il suo turno di abbracci.

«Mattia, ben tornato» risposi al mio amico cercando di respirare a fondo.

«Lele, sei in uno stato pietoso! Vieni, ti presto qualcosa e fatti una doccia calda!» intervenne Consuelo sbrigativa trascinandomi nella sua stanza e ficcando tra le mie braccia una tuta e biancheria di Jake.

Mai una doccia fu così benvenuta.

 

Seduti a coppie mi trovai Lily alla mia destra e Glee alla sinistra, accomodati su vari cuscini sparsi sul tappeto. «Raccontaci come è nato questo grande amore? Per aver fatto capitolare il nostro Emanuele faccia d'angelo, Glee deve essere super speciale!» esordì Jake attirando Consuelo sulle sue ginocchia.

Guardai la mia finta ragazza e le presi una mano. Avevo bisogno di coraggio!

«Un fulmine... come se fossi stato drogato!» risposi. Forse era una delle poche risposte serie e vere che avevo dato.

«E tu Glee?» chiese Lily.

«Si può fare. Per ora deve lavorare parecchio sul suo carattere, poi vedremo». Sul mio carattere? Ma se ero perfetto! Nessuno poteva dire che non ero simpatico, affascinante, gentile e un pochino stronzo... ma solo un pochino.

Anche i miei difetti erano perfetti!

 

Feci finta di non cogliere altre allusioni ma non potei far nulla quando un curiosissimo Gian aprì il sacchettino con dentro il completo intimo che avevo preso per Glee.

«No! Lele Mancini che fa un regalo di questo tipo a una ragazza? Non te l'ha ancora data!» gran signore, niente da dire.

«Gian, piantala, li metti in imbarazzo!» lo riprese Sara, ma a quel punto tutti ridevano, tranne Glee. Anzi, lei mi guardava come un alano che sta pensando di spolpare un osso particolarmente duro e ostico. Insomma, voleva farmi male!

«Gloria, non gli credere, non è per questo...» biascicai, ma Mattia intervenne prima degli altri. «Gente, andiamo e lasciamoli soli che devono parlare. Ci vediamo a casa, mi presti la macchina che non riusciamo a starci tutti sulla mia?».

«Non posso, me l'hanno sequestrata» risposi mesto e il silenzio scese sulla stanza. Tutti sapevano quanto tenessi alla mia quattro ruote.

«Credo che questa sia una bella storia da sentire, ce la racconti domani mattina. Buona notte» Jake si mise a ridere e, presa Consuelo per la mano, uscì dalla stanza, seguito da tutti gli altri.

«Torno più tardi» fece Sara che era la compagna di stanza di Glee.

 

«Adesso mi vuoi spiegare che cosa vuol dire questo?» mi aggredì dopo cinque minuti di silenzio passati ad esaminare il contenuto del sacchettino incriminato.

«Niente, mi è piaciuto e mi sono lasciato convincere dai tuoi amici a prenderlo» confessai.

«Per me?» era quasi commossa e compiaciuta, più che arrabbiata, forse mi sarei salvato da qualche attacco di materiale batteriologico. Con lei non si poteva mai sapere.

«Per te» annuii «Ma non vuol dire chissà cosa. Non ho intenzione di chiederti di farmi vedere come ti sta oppure di strappartelo di dosso per venire a letto con te» spiegai precipitosamente. Non volevo si facesse una brutta impressione.

«Okay» e fece spallucce.

«Okay? Dici solo okay?» chiesi per sicurezza.

«Sì. Tu mi hai detto che non mi vuoi saltare addosso e io ti credo. Non sono il tuo tipo, scopatore universale... adesso siediti che ti preparo una tisana per il raffreddore che ti sta arrivando» mi fece sedere sul suo letto ed andò ad armeggiare al fornelletto vicino alla finestra.

 

Mi coricai aspettando con calma che arrivasse la medicina. Che giornata! Ero davvero esausto e avrei sfidato chiunque a reggere.

«E' pronto, vieni in bagno, su» disse Glee prendendomi la mano e tirando leggermente.

Una cosa mi sfuggiva proprio, come mai dovevamo andare in bagno? Per bere una tisana? Glee mi spinse davanti al lavandino e mi porse una tazza di brodaglia calda.

Il naso era già un po' chiuso quindi mi limitai a soffiare e a ingollare una lunga sorsata della medicina e...

spruzzai quasi tutto sul vetro.

«E' troppo caldo?» chiese Glee preoccupata.

Troppo caldo? Non era mica quello il problema!

 

«Tu... Tu sei Satana in persona! Sei venuta sulla terra per rendere la mia vita impossibile! Poi, cosa mi hai dato? È amaro come la morte! Per colpa tua mi ritrovo te come ragazza! Il tuo amico gay mi vuole stuprare! La mia macchina è stata sequestrata! Ho una multa da guinness da pagare! Tu sei direttamente un’arma di distruzione di massa! Tu non porti sfiga! TU SEI UNA SFIGA!» e con quello bevvi un'altra sorsata di quella cosa e non sputai ma tornai nella camera e mi gettai sul letto a peso morto sotto il suo sguardo perplesso.

 

---ooOoo---

Angolino mio:

Allora? Piaciuto il pezzo del negozio di intimo? Grazie a ValeR198 e la sua idea.

Mia quella della macchina, invece. E anche della tisana…

Credo che a questo Lele verrà un attacco alle coronarie per sopportare una giornata simile, neanche Lupo Alberto e Calimero messi assieme riuscivano ad avere tanta sfortuna.

 

Ho esagerato? Nah! Non ci muore mica! E le vie le avete riconosciute? mai sentito Monopoly?

 

Se, leggendo vi ispirasse qualche altro dramma da far subire al nostro eroe, ben volentieri! Intanto devo analizzare e applicare quelli che mi avete già dato.

 

Per ora ringrazio per l’attenzione e rinvio al prossimo capitolo tra quindici giorni.

Baciotti

Ora un pochino di pubblicità, concedetemela, è tanto che non la faccio.

in questi tre anni ho scritto molto e nell’ultimo mi sono pure diversificata.

Ecco le mie altre storie:

 

La punizione di Scorpius Malfoy (Harry Potter) il giovane Malfoy alle prese con una maledizione che lo trasforma in una donna. In corso. fa parte di una serie di storie indipendenti (I trasformisti) dove troverete altre storie sezione Twilight. Storie comiche con lo scambio dei ruoli o dei corpi, uomo-donna. Tutti umani. Concluse.

 

7mi Hunger Games della Pace (Hunger Games) trentadue anni dopo, i giochi ritornano ma sono pacifici, o almeno così sembra. Ora è il turno della figlia dei Mellark. In corso.

 

Fidanzato in prova (Romantico) storia di Emanuele Mancini e le sue peripezie in amore. In corso. Sequel di AAA Offresi Diciottenne Verginello – No Tardone (Romantico) Conclusa. Storia di Mattia Roccato, adolescente, la sua compagnia e la ricerca della donna da amare.

 

Si dice – In Vino Veritas (Twilight) guerra di potere tra Bella e Edward per una tenuta vinicola. In corso.

 

AAA Affittasi Moglie (Twilight) cosa può spingere un giovane sano e affascinante, ad affittare una moglie? In corso.

 

Twiligh delle caverne (Twilight) parodia della storia nella preistoria. Mini fic. in corso.

 

Dottore dei tubi (Twilight) commedia su sei amici al bar e un racconto su cosa è successo quando si è allagato il bagno. Conclusa.

 

Mini fic Twilight, Concluse. Come Andromeda e Acqua che cade entrambe storie fantasy (senza vampiri).

 

Sakura – Fiore di ciliegio (Twilight) Long, Storia storica di Bella e Edward che copre dal 1894 al 1906 partendo da Irlanda, poi Cina, Giappone e infine USA. Tutti umani. Conclusa

 

Fu la prima volta che… e Déjà vu, il sogno diventa realtà (Twilight) due shot rosse. Umani.

Prima di essere un pensiero, Un colpo sul retro, Smettere di fumare (Twilight) tre shot leggere. Umani.

 

Dovessi chiedervi di leggerle tutte sarei davvero crudele perché la mole è notevole. Ovvio che sono affezionata a tutte e ognuna ha la sua peculiarità e il motivo di avermi entusiasmata (forse le rosse le eviterei, ho provato ma sono davvero una piaga in quelle descrizioni)

Comunque potete accedere direttamente cliccando sul titolo scritto in colore.

Fatemi sapere se e cosa ne pensate.

  
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