Ciao
a tutti, lettori affezionati!
Con
precisione quasi chirurgica sono tornata ad aggiornare a 15 giorni come
promesso.
Incredibile
ma vero, sto portando avanti quattro storie in contemporanea! Pat, pat!
Mi
batto sulla spalla da sola per i complimenti.
Come
al solito ringrazio chi legge e inserisce questa storiella comica nelle
liste
speciali, chi recensisce con il suo nick all’interno della
storia (cosa che
succederà anche questa volta).
E
soprattutto grazie a Elenri per i banner (uno nuovo! Ma quante foto ha
fatto
Alex Pettifer? Ma c’è uno scatto andato a male?...
no, l’obbiettivo lo ama…
E
grazie a ValeR198 per la sua idea… no, la leggerete.
BUONA
LETTURA!
---ooOoo---
Non appena
la porta si richiuse mi accasciai sul divano.
Cosa cavolo
era successo in quei dieci secondi?
Mi sentivo
come se mi mancasse l'aria e la testa cominciava a pulsare.
«Lele,
respira piano o ti verrà un attacco di panico»
disse sorridente la principale
fonte dei miei guai.
«Che
intenzioni hai?» riuscii a chiedere dopo essermi calmato.
«Io
nessuna! Sei tu che mi hai chiesto di essere la tua ragazza»
rispose
guardandosi le unghie tinte di blu.
«Mi
volevi
far scoprire da lei!» sbottai «Stava
facendo una dichiarazione ma non credo
fosse destinata a me» scimmiottai agitando la testa.
«In
effetti
è quello che era! Non è colpa mia se non hai
avuto le palle per parlare» mi
rispose alzando ancora di più la voce.
«Ma
sei
cretina? Non potevo dirle niente! Avrei mandato a puttane anni di
amicizia per
niente, lei non avrebbe mai lasciato Mattia per me. Mi sarei
semplicemente
trovato solo!». Ero di nuovo in piedi e la stavo
fronteggiando a pochi
centimetri dal suo naso.
Non dovevo
abbassarmi neanche tanto, una decina di centimetri al massimo. Non era
poi
tanto nana questa pazza.
«Non
credo
che il tuo problema sia rimanere solo. Con il tuo bel faccino, una
scema che ti
venga a far compagnia la trovi di sicuro» ribatté
lei schiacciando una mia
guancia tra pollice e indice.
Inutile
spiegare qualcosa a quella schlerata.
«Cosa
dovremmo fare adesso?» provai a chiedere. Nel giro di mezza
giornata tutti
avrebbero saputo che mi ero messo insieme a Glee e non sapevo proprio
che pesci
pigliare: negare? Acconsentire?
«Direi
che
per ora dovrai farmi una corte spietata e soddisfare ogni mia
richiesta, come
dovrebbe fare ogni ragazzo innamorato di una donna».
Non sapevo
se ero più inorridito dal fatto di essere definito
innamorato di qualcuno o
dalle ciglia di Glee che sbattevano tra loro alla velocità
di un ventilatore.
«Smettila,
mi fai venire il mal di mare» e le diedi una piccola spinta.
«Piantala
di prendertela con me! Hai fatto tutto da solo» e mi
restituì la spinta.
«Sei
tu che
hai accettato, potevi dire di no!» e la spinsi un'altra volta.
«Così
poi
mi avresti dato la colpa per non averti coperto. L'idea è
stata tua» e mi
restituì nuovamente la spinta.
Cominciammo
a spintonarci sempre più forte ripetendoci “E'
colpa tua” finché non ruzzolammo
sul tappeto per fermarci avvinghiati io sopra di lei.
I nostri
nasi si stavano sfiorando e se non fosse stato per i nostri sguardi di
puro
astio, sarebbe stata una situazione davvero romantica da approfittarne
senza
indugio.
In quel
momento sentii aprirsi la porta e un paio di mani che si agganciavano
al
colletto della mia camicia e mi spingevano la testa verso il basso,
facendo
scontrare la mia bocca con un paio di labbra morbide.
Il mio
corpo reagì automaticamente, del resto era in allenamento da
anni in questo
campo.
Iniziai a
muovere delicatamente le labbra mentre, con il braccio che non mi
sosteneva,
andai a carezzare il fianco della ragazza che stava sotto di me.
Il bacio si
stava facendo più pressante. Non riuscivo a pensare ad altro
se non che volevo
di più.
La mia mano
strinse possessivamente la carne facendo gemere la sua padrona, ma non
era un
suono di dolore, era di piacere, di voglia, che accese ancora di
più la mia
frenesia.
Inavvertitamente
spinsi il bacino verso il suo, volendo sollievo al mio grande fratello
che si
stava risvegliando.
Sentii una
gamba che si sollevava avvolgendo la mia e facendo combaciare
perfettamente i
nostri corpi.
Era il
preludio del sesso, era il segnale che tutto sarebbe stato passione e
fuochi
d'artificio.
Era
partecipazione da ambo le parti, combattenti ad armi pari per una resa
che
avrebbe soddisfatto tutti e due, senza dubbio.
«Mancini,
non ti azzardare a fare sesso con Glee sul mio tappeto!».
Questa era Consuelo,
senza ombra di dubbio!
«Avete
una
stanza qui accanto, boia d'un mondo!» esclamò
ancora sbattendo la porta ed
entrando come se fosse la padrona (beh, in effetti lo era).
Alzai la
testa senza fretta, staccandomi da quelle labbra che avevano annullato
tutto il
resto del mondo in quella manciata di secondi.
Cosa era
successo? Pensai per l’ennesima volta.
Avevo
baciato Glee… ed era stato… bello.
Non
c’era
niente altro per definire quello che era successo, solo quella parola:
bello.
Probabilmente
la mia faccia aveva una espressione perplessa e stupita proprio come la
sua.
Nonostante
l’interruzione non avevo ancora staccato gli occhi dalla
ragazza come lei
fissava i miei. Molto probabilmente stava pensando le stesse cose,
stupendosi
per il fatto di non aver avuto quella naturale repulsione che
normalmente ci
prendeva quando iniziavamo a parlare.
«Allora?
Volete degnarvi di ascoltare e alzarvi o vi devo passare sopra con i
tacchi a
spillo?» chiese sarcastica la spagnola, rompendo
definitivamente il piccolo
momento incantato che stavo vivendo.
«Tirati
su,
ippopotamo che non sei altro! E tieni a posto le mani,
porco!» esclamò Glee
colpendomi il petto con un pugno decisamente forte.
«Ahi!
Ma
sei scema? Mi hai fatto male!» protestai come un bambino.
«Mai
quanto
te ne farò se non ti muovi subito»
intimò nuovamente.
Secondo me
faceva boxe o qualcosa del genere perché sentivo pulsare
all’altezza dello
sterno ed ero sicuro che, da lì a qualche ora, mi sarebbe
spuntato un bel
livido.
Meglio
evitare ulteriori rischi, quindi mi alzai in fretta e le tesi la mano
che lei
prontamente rifiutò.
«Allora?
Cosa sta succedendo qui? Vi lascio che state litigando e vi ritrovo
avvinghiati
come polipi... mi sono persa qualcosa?» certo che la
perplessità di Consuelo
era giustificabile ma come avrei potuto chiarire la situazione?
«Ci
siamo
messi insieme... cioè lui si è dichiarato ed io
l'ho accettato come fidanzato
in prova. Vedremo se mi saprà conquistare» ed ecco
Glee che chiarì il tutto e
mi fece sembrare un bambolotto.
«Oh!
Questo
mi fa tornare indietro di parecchi anni!» sospirò
la spagnola aprendosi a un
sorrisino malizioso ed io mi gelai. Jake!
«In
che
senso?» chiese la mia ragazza sotto esame.
«Jake
è
stato il fidanzato in prova di Consuelo prima di mettersi insieme.
Povero
Fassi, l'ha fatto impazzire prima di dirgli di sì»
spiegai con un pizzico di
imbarazzo. Mica vorrà fare come quella schizzata di
spagnola? Io una così non
la reggerei neanche cinque minuti!
«Interessante!
Tenerlo sulla corda? Farlo girare come un criceto nella sua
ruota» esclamò
entusiasticamente sadica. I sudori freddi dovevano essere una diretta
conseguenza.
«Piuttosto
farlo faticare come un criceto che fa trekking in montagna! Con lo
zainetto e
senza scarponcini!».
«Che
immagine poetica!». Consuelo scoppiò a ridere e
Glee la accompagnò.
«Ragazze!
Guardate che io sono presente».
«Sì,
certo.
Ciao, Consi, noi andiamo, devo parlare con il mio... ehm,
lui». Beh, almeno
anche lei aveva dei problemi a definirmi in questo rapporto surreale.
Seguii la
ragazza arcobaleno nella sua stanza. Avevo anche un pochino di timore
nello
scoprire cosa si celava dietro la porta. Con l'esperienza dei funghi mi
aspettavo qualsiasi cosa.
«Accomodati»
mi invitò scostandosi dall'uscio per farmi spazio.
«Senti,
Gloria, non è il caso che fai la gentile, cerchiamo di far
finta per qualche
giorno e poi torniamo alle nostre vite come se non fosse successo
nulla, ognuno
per la sua strada» proposi non appena fui entrato.
«Tu
per
quella dell'inferno, girone dei traditori. Mancini, non lo faccio per
te,
mettitelo in testa. Lily è mia amica e non voglio che abbia
la vita sconvolta
da un idiota come te. Tranquillo sarò una fidanzata perfetta
e tu sarai un
innamorato impeccabile, che non mi farà mancare niente, che
mi coprirà di
coccole facendomi vivere l'amore più romantico di tutte le
principesse disney
messe insieme».
A parte un
leggero mancamento d'aria nei polmoni alla voce innamorato, coccole e
amore
romantico che non mi sembravano per niente adatti a quella detestabile
barbona
colorata, ero praticamente d'accordo con il suo piano.
«Dove
l'hai
letta questa cosa? Nei cioccolatini dei baci perugina?». Le
principesse disney?
Se io avevo dodici anni per aver avuto una eiaculazione precoce durante
un
sogno, lei ne aveva cinque! E forse usava ancora il ciuccio!
«Senti,
non
ho tempo per queste cose ora, devo terminare di annotare i risultati
dei test
che sto eseguendo sulle spore che ti piacciono tanto e devo anche
andare a fare
una commissione». Solo allora mi accorsi che un angolo della
camera sembrava un
laboratorio di analisi con tanto di microscopio, alambicco e
fornelletto a
fiamma.
Accanto
erano aperte un paio di scatole che riconobbi subito come i contenitori
di
quelle cose infernali che avevano causato tanti danni. Misi subito la
mano
davanti a naso e bocca.
«Tu
sei un
pericolo pubblico!» esclamai puntando il dito contro di lei.
Sospirò
come se stesse cercando un briciolo di pazienza nel suo corpo.
«Facciamo
così. Io continuo qui e tu vai allo Smemmy,
sai quel negozio di intimo
sul viale della Vittoria. Lì dovrai ritirare un pacco a mio
nome. Ho già
pagato. Chiedi di HP, lui sa già tutto».
Ero
sbalordito. Quando ero diventato il suo fattorino? Da quando ero stato
declassato da fidanzato in prova a tirapiedi tuttofare?
Uffa! Glee
mi sfruttava, Lily mi sfruttava, Consuelo non era diversa. Un monastero
buddista senza donne? Certo, non ero proprio il massimo pelato, ma
almeno non
mi sarei sentito usato in questo modo.
HP?
Chissà
chi era? Magari uno coperto di borchie come quelli che avevo visto in
sua
compagnia.
«Okay,
vado.
Poi dovremo organizzarci e avere un piano» ammonii. Era
fondamentale chiarire
il tutto, così saremmo risultati credibili ed io mi sarei
tolto dai guai.
Mi rispose
solo con un mugugno, voltata verso il suo tavolo da lavoro e intenta a
leggere
qualcosa in una cartelletta. Perfetto ero appena stato congedato senza
neanche
un bacino. Che fidanzata arida!
Ma che
stavo pensando? Ero troppo stressato da questa storia, ci voleva
qualcosa per
tirarmi su... guardai la rubrica del telefono. Magari qualcuna per
questa sera
la rimediavo, ormai l'herpes labiale era guarito ed io avevo davvero
bisogno di
sfogarmi.
Trovare
parcheggio in viale della Vittoria era come affrontare una sanguinosa
guerra e
sperare di rimanere vivo. Ci si metteva almeno tre quarti d'ora per
avere la
classica botta di culo. Io ci misi un'ora e venti e metà
serbatoio di gasolio.
Quando
finalmente entrai nel negozio ero così irritato che se una
vipera mi avesse
morso sarebbe morta lei.
«Desidera?».
La voce suadente di una bionda platinata, arroccata su un paio di
trampoli da
jet set e fasciata in un abitino rosso corto e aderente con tanto di
targhetta
con nome “BunnyDelena”,
mi venne
incontro ancheggiando e lanciandomi uno sguardo per la serie
“facciamolo qui,
adesso”.
Niente mi
avrebbe fatto più felice di questo, visto anche il nome
Bunny che da solo
ispirava sesso, ma avevo la macchina che ostruiva un passo carraio per
mezzo
metro ed era meglio sbrigarsi prima che qualche vigile urbano pensasse
bene di
farmi una multa. Prossima macchina per girare in città: la
smart. Così potevo
anche evitare di scarrozzare gli altri con la scusa della mancanza di
spazio.
«Sto
cercando HP» risposi con il mio sorriso collaudato strappa
mutande.
Stranamente
lei divenne fredda all'istante e mi indicò un ragazzo
abbastanza alto dai
capelli lunghi legati con un elastico in una coda bassa, vestito con un
completo pantaloni in tessuto rosso come il suo.
Chissà
perché la tipa si era raffreddata? Poco male, dopo aver
ritirato la merce di
Glee sarei tornato alla carica.
Mi avvicinai
al ragazzo. Sam_HP recitava la targhetta appuntata
sul risvolto della
giacca. Decidi di approcciarmi per nome e sbrigarmi in fretta. Se alla
bionda
platinata calava ancora un po' la temperatura non ci avrei combinato
più
niente.
«Sam?
Scusa, mi manda Gloria per un pacco» dissi telegrafico
attirando la sua
attenzione e... il suo sguardo allupato per la serie
“facciamolo qui, adesso”.
Sorriso
strappa mutande da parte mia? Ma che siamo scemi? Etero sino alla fine
dei miei
giorni e anche oltre!
«Il
mio
pacco è a tua completa disposizione tesoro... per il pacco
di questa Gloria non
so cosa dirti. Hai altri dati? Cognome forse?». Okay, questa
Glee me l'avrebbe
pagata.
Questo qui
era più gay di Batman e Robin (perché io mica ci
credevo a tutta quella manfrina
delle donne. Per me era depistaggio della Marvel Comics).
«Il
cognome
non lo so... si fa chiamare Glee, ha i capelli colorati e gli occhi
verdi. È
alta più o meno così...» cominciai a
descriverla mimando anche l'altezza più o
meno alla mio naso.
«Ah!
Glee!
Potevi dirlo subito... cara ragazza! Lo dico sempre che ha un occhio di
riguardo per tutti. È la dolcezza fatta persona»
cominciò a borbottare mentre
andava verso dei cestoni di vimini pieni di mutande e reggipetti.
Eh?
dolcezza fatta persona? E dove lo teneva tutto questo zucchero? Sotto
una muta
chiodata?
«Se
lo dici
tu» replicai a chiunque mi ascoltasse, visto che ero rimasto
solo in mezzo al
negozio.
Guardandomi
intorno mi accorsi del paradiso che mi ospitava. Mutandine di pizzo,
culottes,
push up, reggiseno in san gallo, tanga neri, rossi, bianchi, lilla,
azzurri,
babydoll, tulle... solo vedere quelle cose e immaginarle addosso a una
ragazza... mi faceva venire una erezione paurosa nei jeans. Ed io ero
in un
periodo particolarmente sensibile.
«Chi
è per
te la nostra Glee?» chiese leggero Sam, mentre piegava
ordinato in una scatola,
grossa come quella delle scarpe, delle semplici enormi mutandone
bianche di
cotone e dei reggiseni, che avrebbero sostenuto una latteria ambulante,
altrettanto anonimi.
«E'
la
prima volta che mi manda un bel ragazzo per ritirare le sue
cose».
Distrattamente
pensai che non sembravano cose della sua misura. Non che sapessi la sua
taglia
e neanche la potevo immaginare visto come vestiva. Ma quando l'avevo
palpata
circa tre ore prima, non mi era sembrata così in carne.
Perso nei
miei pensieri non mi accorsi neanche di rispondergli.
«La
mia
ragazza».
Silenzio.
Non volava
una mosca, anche perché sarebbe entrata nella bocca aperta
di Sam o della
bionda platinata che si era avvicinata al bancone.
Silenzio e
shock.
Silenzio,
shock e panico da parte mia che solo in quel momento realizzai cosa
avevo detto
così naturalmente.
Avevo
definito Glee la mia ragazza? Beh, tecnicamente lo era, ma per finta o
in prova
come diceva lei... oddio!
«E tu
fai
vestire la tua ragazza con delle cose simili?»
sbraitò Sam sventolandomi una
bandiera davanti al naso, che poi si rivelò un paio di slip
modello donna
cannone.
«Non...
non
credo siano suoi» balbettai cercando di difendermi.
«Glee
compra solo modelli simili!» urlò la bionda
platinata.
Allora la
conoscevano tutti qui dentro? Però, non la facevo ragazza da
lingerie... e in
effetti non lo era.
«Se
lei si
trova bene...» mi sentivo sempre più un piccolo
pulcino mentre rispondevo ai
falchi a cui stavano spuntando le zanne. Questi due mi volevano far
nero!
«Dobbiamo
rimediare!» gridò Sam.
«Senza
alcun dubbio!» fece l’eco Bunny.
Lanciandosi
uno sguardo di intesa si diressero a grandi passi verso i lati opposti
del
negozio lasciandomi lì al centro a chiedermi se i pazzi,
negli ultimi tempi, li
incontravo soltanto io.
Dopo pochi
istanti tornarono con le braccia cariche di completini di svariate
forme e
colori.
«Questo,
raso e pizzo» mi mostrò Sam depositando sul
bancone un completo slip reggiseno
in pizzo nero con inserti di raso rosa. Davvero carino.
«Questo,
seta» fu la volta di Bunny e di un completo bordeaux.
«Questo
qui
è delizioso». Sam e stoffa a pois bianchi su
sfondo nero.
«Questo
è
fantastico». Bunny e le farfalline.
«Eccitante».
Leopardato.
«Intrigante».
Pizzo nero.
«Passionale».
Raso rosso.
In pochi
minuti riempirono il bancone di articoli e l’aria di
aggettivi, metà dei quali
non sapevo neanche che esistessero.
«Ragazzi…
ehi! Io devo solo portare via il pacco che Glee mi ha mandato a
ritirare»
cercai di intervenire in quella specie di carnevale che stava
diventando il
negozio in quel momento.
«Bimbo,
non
puoi essere il ragazzo di Glee e non desiderare di vederla con uno di
questi
addosso, per poterglielo togliere…» mi corresse
Bunny alzando un perizoma di
pizzo chiaro e un reggiseno riccamente lavorato. Quello sì
che era un
completino fantastico… e erotico… Lo fissai
imbambolato per un attimo
immaginando Gloria con quello addosso.
Sì.
Decisamente avrebbe fatto risorgere un morto.
«Non
so che
taglia porta» provai a giustificarmi.
«Tesoro!
Noi abbiamo occhio per queste cose! Glee porta una dignitosa
terza… non te ne
sei accorto?».
Ecco.
Questa era una affermazione che era meglio evitare visto che
presupponeva una
risposta che poteva essere di due tipi:
primo: non
l’avevo mai vista nuda né palpata a dovere e
quindi non potevo saperlo,
secondo: ero gay e quindi non mi interessava.
In tutti e
due i casi avrei fatto la figura dell’idiota per essermi
definito il suo
ragazzo. E non ero gay.
A quel punto
Sam mi guardò con l’occhio brilluccicoso
«Sei gay?». Appunto.
«No!».
Secco e deciso. Macho.
«Allora
non
hai mai toccato con mano». Bunny e il mimare strizzata alle
tette. Una vera
signora.
«Ci
siamo
appena messi insieme». Troppo sdolcinata come risposta?
«Oh,
che
teneri». Infatti.
«Ti
tiene a
stecchetto eh?». Adesso pure la gomitata e la strizzata
d’occhio maliziosa da
parte di Sam. Era davvero troppo.
«Con
questo
te la darà di sicuro! In caso contrario mi candido
io». E qui Bunny chiuse in
bellezza mostrandomi un completo in raso con inserti di pizzo di colore
chiaro,
quasi virginale, ma davvero grazioso e immaginandoglielo
addosso… eccitante e
di classe!
«Se
invece
decidi per me, non ti far problemi sono a tua disposizione, attivo o
passivo
come preferisci». E Sam disse la sua.
Ero
esaurito, ma quel completo… non ci avrei più
dormito se lo avessi lasciato lì.
«Siete
sicuri che è la sua taglia?». Probabilmente stavo
per cacciarmi nei guai ma non
riuscivo a farne a meno.
«Garantito.
Ha comperato un paio di cosette bruttissime di quella taglia un paio di
mesi
fa» rispose Sam convincente.
«Okay,
lo
compro» mi arresi e tirai fuori la carta di credito. Fortuna
che non esageravo
mai con le spese e i miei genitori erano più che felici di
rimpinguare il mio conto.
Strabuzzai
gli occhi quando vidi la cifra e controllai bene che in quei micro
pezzetti di
stoffa non ci fossero anche dei diamanti o fili d’oro
intessuti.
«E’
di
Chantelle, è francese!» mi spiegò
subito Bunny intuendo i miei pensieri.
Probabilmente
tutti i ragazzi pensavano queste cose quando acquistavano a queste
cifre! E
pensare che il mio massimo era stato sessanta euro per un paio di
boxer, e mi
era sembrato un furto! Qui si trattava di rapina a mano armata di mitra!
Ritirai il
mio acquisto piegato in un miserevole sacchettino (per quella cifra mi
sarei
aspettato uno scatolone con velina e fiocco!) e la scatola di scarpe
per la
quale ero venuto a far visita in questo girone infernale.
Uscito dal
negozio mi avventurai verso la mia adorata Mito.
Come avrei
regalato quel pacchettino a Glee? Forse era un po’ troppo
azzardato come
pensierino di riconoscenza per avermi salvato il culo dalle ire di
Mattia.
Magari avrebbe pensato che volevo qualcosa in cambio. Accidenti! Non
sarebbe
andata bene una delle sue magliette XXXL dove per trovare un pezzo di
pelle
dovevi diventare esperto speleologo? Mi sarebbe costata anche meno!
Però…
però
non sarebbe… Cristo! Mi passai una mano sulla faccia.
Immaginarla con quello
addosso… meglio non pensarci e aspettare il momento propizio
per farle questo
regalino specificando l’esclusione di qualsiasi significato
sottointeso o
richiesta sconcia.
Il tratto
di strada era abbastanza lungo e ormai faceva buio presto. I lampioni
erano già
accesi.
A circa una
quindicina di metri scorsi la figura sinistra di un vigile urbano con
il
classico taccuino a far multe a destra e a manca. Porco zuffolo!
Iniziai a
correre leggermente disperato mentre i miei pacchi ballonzolavano tra
le mani.
“Signore,
fa che non mi abbia lasciato quell’antipatico fogliettino
rosa!”
In effetti,
quando arrivai dove era posteggiata l’auto, il fogliettino
rosa non era
presente… ma non c’era neanche la Mito!
Oh no! Oh
mio Dio no! Oh signore Dio Santissimo! Mi avevano rubato la macchina!
Corsi
indietro dove avevo incrociato il vigile urbano, magari lui poteva
essermi
utile per recuperare il mio mezzo, magari l’aveva
visto…
«Scusi…
non
trovo più la mia auto. Era posteggiata là in
fondo, lei ha mica visto
qualcosa?» chiesi cortesemente, cercando di trattenere la
preoccupazione.
Il mio
gioiellino perso, ramingo in questo mondo crudele.
Già
me lo
immaginavo rigato, preso a sassate e a mazzate da bastardi punk che
volevano
divertirsi a rompere qualche bell’oggettino.
«La
Mito
Alfa Romeo intende? Sì, era parcheggiata in divieto di sosta
davanti a un passo
carraio e ci hanno chiamato per la rimozione forzata. L’hanno
portata venti
minuti fa, al garage di Via Roma» rispose il vigile per poi
continuare il suo
giro di controllo.
Rimasi
fermo per qualche minuto.
Rimozione
forzata? Ma sporgeva solo per mezzo metro!
Questo era
un abuso di potere!
Iniziò
a
montarmi in petto un’onda di collera che fu un miracolo se
non mi avventai sul
povero vigile che mi aveva risposto. Se beccavo quel coglione che aveva
avvisato e preteso la rimozione dell’auto…
La mia
auto! La mia buccichina! La mia tenerissima mito!
Trascinata
contro la sua volontà, sollevata a forza e gettata su un
pianale del camion
senza il minimo garbo. No! Non si doveva fare! La mia macchina era una
signora!
Mica una volgare sottospecie di lattina schiacciata!
Era tardi
ma magari riuscivo ancora a trovare qualcuno al garage di Via Roma.
«Pronto?
Sì, mi scusi… sto cercando una Mito Alfa
Rom… esatto… sì, è stata
rimossa in
Corso della Vittoria… mezz’ora fa» il
cuore mi batteva in gola.
“Ecco.
Non
è ancora arrivata. Comunque prima deve andare al comando dei
vigili e pagare la
multa per il divieto di sosta e poi venire qui a saldare il conto per
la
depositeria, il diritto di chiamata e i chilometri percorsi…
poi deve tornare
dai vigili e prendere la liberatoria e poi tornare qui e
potrà ritirare la
macchina” andare anche a fare un giro a Monza? Tanto per
girare un altro po’?
Possibile
che non si poteva andare lì e fare tutto nello stesso
momento?
«In
sostanza quanto mi costa il tutto?» chiesi. Prima di tutto il
problema
economico.
“L’ultima
volta il tizio ha pagato 180 euro ma lei dovrebbe essere qualcosa
meno” mi
gracchiò la voce della segretaria nell’orecchio.
180 euro?
Questa volta sì che andavo pericolosamente vicino allo zero
sul conto corrente.
«Quando
siete aperti?» chiesi rassegnato. Inutile litigare con loro,
con i vigili, con
il comune, con il Signore.
Tutto stava
andando storto quel giorno e c’era una sola spiegazione! Glee!
Provai a
passare alla sede dei vigili urbani per cominciare a fare i primi passi
che
servivano a liberare dalle manette la mia adorata. Lei è
senz'altro meglio di
tutte le ragazze che mi possono girare attorno: la mia Mito non mi
tradirà mai!
Cominciai a
camminare con passo sostenuto. L'ufficio era vicino, molto di
più rispetto al
garage di Via Roma. Forse sarei riuscito a pagare la prima parte del
dovuto, o
almeno a prendere i bollettini.
«Permesso?
Sono venuto per la mia auto, rimozione forzata in Corso della Vittoria,
oggi»
cominciai a dire a dire, appoggiando i miei pacchi sul bancone.
L'impiegato
era abbastanza distratto e annoiato.
«E'
troppo
presto per avere i dati. Dovrà tornare domani».
Continuò a ruminare la sua
gomma senza rivolgermi uno sguardo, per poi farsi distrarre da qualcosa
che
malauguratamente era fuoriuscito dal mio sacchettino.
«Ehi,
e
questo cos'è?» chiese retorico allungando la mano
ed estraendo il reggiseno che
mi aveva tanto colpito.
«No...
scusi, me lo renda...» ero leggermente imbarazzato.
Chissà cosa avrebbe potuto
pensare.
«Non
mi
dire che lo metti tu, ragazzo?». Appunto.
«Ma
non
scherziamo!» risposi. Uscì anche lo scontrino dal
sacchetto. Ma non me
l'avevano dato in mano? Oddio!
«E
hai
speso questa cifra per un coso così?». Che fosse
incredibile ne ero consapevole
anche io.
«Confessa...
non te la dà, vero?». Ed ecco che ci eravamo
arrivati.
«E'
solo
una amica» provai a giustificarmi.
«Per
una
amica spendi questa cifra e ti fai portare via la macchina mentre te la
immagini dentro quello? Ragazzo, devi rivedere le tue
priorità». La sua gomma
continuò a essere stuprata dai denti con il suono ruminante
fastidioso.
«Lasciamo
perdere. Torno domani per la macchina» ritirai la stoffa nel
sacchettino e lo
scontrino in tasca «Grazie» cercai di inserire
tutto il sarcasmo possibile
nella sola parola e uscii.
Questa
giornata era stata davvero campale. Mi ero trovato una fidanzata che mi
teneva
in prova, mi avevano sequestrato la macchina e infine ero pure stato
preso per
il culo da un vigile urbano. Poteva andare meglio di così?
Non avevo
proprio voglia di prendere un mezzo per arrivare prima, cominciai a
camminare
con i miei pacchi tra le mani e i miei pensieri tetri in testa. Era
pazzesco.
Non potevo credere di essere arrivato a questo punto.
Cosa avevo
fatto di male? Avevo solo chiuso gli occhi e immaginato di avere una
storia con
Lily. Un pensiero che non sarebbe mai stato realtà e da quel
momento è andato
tutto a catafascio, era arrivata Glee con i suoi scatoloni venuti
direttamente
dall'inferno per tormentarmi e adesso mi trovavo a piedi, con pacchi
pieni di
mutandoni, senza macchina e con il conto corrente agonizzante.
Meno male
che c'era la salute avrebbe detto mia nonna buonanima.
Infatti si
mise a piovere.
Percorsi
gli ultimi quattro isolati sotto un diluvio torrenziale, che non era
niente
confronto agli improperi che stavano uscendo dalla mia boccuccia di
rosa.
«Maledizione
di quel porco Zeus e Thor della vacca strabica! Non potevano farmi
arrivare a
casa prima?» non che qualcuno mi rispondesse, neanche lo
speravo.
Nel mio
nuovo stato di pulcino bisognoso di un bagno caldo e vestiti asciutti,
bussai
alla porta di Glee e mi trovai una specie di riunione e comitato di
benvenuto
per il sottoscritto da parte di tutta la compagnia.
«Lele!
Amico mio! Non potevo non correre qui e farti le mie
congratulazioni!». Un
Mattia sorridente ed evidentemente appena arrivato, mi stava
abbracciando ed
assorbendo metà dei miei liquidi in eccesso.
Dietro di
lui ridevano e si sbracciavano Gian e Jake. Consuelo chiacchierava con
Glee e
Sara mentre Lily era accanto a Mattia che aspettava saltellante il suo
turno di
abbracci.
«Mattia,
ben tornato» risposi al mio amico cercando di respirare a
fondo.
«Lele,
sei
in uno stato pietoso! Vieni, ti presto qualcosa e fatti una doccia
calda!»
intervenne Consuelo sbrigativa trascinandomi nella sua stanza e
ficcando tra le
mie braccia una tuta e biancheria di Jake.
Mai una
doccia fu così benvenuta.
Seduti a
coppie mi trovai Lily alla mia destra e Glee alla sinistra, accomodati
su vari
cuscini sparsi sul tappeto. «Raccontaci come è
nato questo grande amore? Per
aver fatto capitolare il nostro Emanuele faccia d'angelo, Glee deve
essere
super speciale!» esordì Jake attirando Consuelo
sulle sue ginocchia.
Guardai la
mia finta ragazza e le presi una mano. Avevo bisogno di coraggio!
«Un
fulmine... come se fossi stato drogato!» risposi. Forse era
una delle poche
risposte serie e vere che avevo dato.
«E tu
Glee?» chiese Lily.
«Si
può
fare. Per ora deve lavorare parecchio sul suo carattere, poi
vedremo». Sul mio
carattere? Ma se ero perfetto! Nessuno poteva dire che non ero
simpatico,
affascinante, gentile e un pochino stronzo... ma solo un pochino.
Anche i
miei difetti erano perfetti!
Feci finta
di non cogliere altre allusioni ma non potei far nulla quando un
curiosissimo
Gian aprì il sacchettino con dentro il completo intimo che
avevo preso per
Glee.
«No!
Lele
Mancini che fa un regalo di questo tipo a una ragazza? Non te l'ha
ancora
data!» gran signore, niente da dire.
«Gian,
piantala, li metti in imbarazzo!» lo riprese Sara, ma a quel
punto tutti
ridevano, tranne Glee. Anzi, lei mi guardava come un alano che sta
pensando di
spolpare un osso particolarmente duro e ostico. Insomma, voleva farmi
male!
«Gloria,
non gli credere, non è per questo...» biascicai,
ma Mattia intervenne prima
degli altri. «Gente, andiamo e lasciamoli soli che devono
parlare. Ci vediamo a
casa, mi presti la macchina che non riusciamo a starci tutti sulla
mia?».
«Non
posso,
me l'hanno sequestrata» risposi mesto e il silenzio scese
sulla stanza. Tutti
sapevano quanto tenessi alla mia quattro ruote.
«Credo
che
questa sia una bella storia da sentire, ce la racconti domani mattina.
Buona
notte» Jake si mise a ridere e, presa Consuelo per la mano,
uscì dalla stanza,
seguito da tutti gli altri.
«Torno
più
tardi» fece Sara che era la compagna di stanza di Glee.
«Adesso
mi
vuoi spiegare che cosa vuol dire questo?» mi
aggredì dopo cinque minuti di
silenzio passati ad esaminare il contenuto del sacchettino incriminato.
«Niente,
mi
è piaciuto e mi sono lasciato convincere dai tuoi amici a
prenderlo» confessai.
«Per
me?»
era quasi commossa e compiaciuta, più che arrabbiata, forse
mi sarei salvato da
qualche attacco di materiale batteriologico. Con lei non si poteva mai
sapere.
«Per
te»
annuii «Ma non vuol dire chissà cosa. Non ho
intenzione di chiederti di farmi
vedere come ti sta oppure di strappartelo di dosso per venire a letto
con te»
spiegai precipitosamente. Non volevo si facesse una brutta impressione.
«Okay»
e
fece spallucce.
«Okay?
Dici
solo okay?» chiesi per sicurezza.
«Sì.
Tu mi
hai detto che non mi vuoi saltare addosso e io ti credo. Non sono il
tuo tipo,
scopatore universale... adesso siediti che ti preparo una tisana per il
raffreddore che ti sta arrivando» mi fece sedere sul suo
letto ed andò ad armeggiare
al fornelletto vicino alla finestra.
Mi coricai
aspettando con calma che arrivasse la medicina. Che giornata! Ero
davvero
esausto e avrei sfidato chiunque a reggere.
«E'
pronto,
vieni in bagno, su» disse Glee prendendomi la mano e tirando
leggermente.
Una cosa mi
sfuggiva proprio, come mai dovevamo andare in bagno? Per bere una
tisana? Glee
mi spinse davanti al lavandino e mi porse una tazza di brodaglia calda.
Il naso era
già un po' chiuso quindi mi limitai a soffiare e a ingollare
una lunga sorsata
della medicina e...
spruzzai
quasi tutto sul vetro.
«E'
troppo
caldo?» chiese Glee preoccupata.
Troppo
caldo? Non era mica quello il problema!
«Tu...
Tu
sei Satana in persona! Sei venuta sulla terra per rendere la mia vita
impossibile! Poi, cosa mi hai dato? È amaro come la morte!
Per colpa tua mi
ritrovo te come ragazza! Il tuo amico gay mi vuole stuprare! La mia
macchina è
stata sequestrata! Ho una multa da guinness da pagare! Tu sei
direttamente
un’arma di distruzione di massa! Tu non porti sfiga! TU SEI
UNA SFIGA!» e con
quello bevvi un'altra sorsata di quella cosa e non sputai ma tornai
nella
camera e mi gettai sul letto a peso morto sotto il suo sguardo
perplesso.
---ooOoo---
Angolino
mio:
Allora?
Piaciuto il pezzo del negozio di intimo? Grazie a ValeR198 e la sua
idea.
Mia
quella della macchina, invece. E anche della tisana…
Credo
che a questo Lele verrà un attacco alle coronarie per
sopportare una giornata
simile, neanche Lupo Alberto e Calimero messi assieme riuscivano ad
avere tanta
sfortuna.
Ho
esagerato? Nah! Non ci muore mica! E le vie le avete riconosciute? mai sentito Monopoly?
Se,
leggendo vi ispirasse qualche altro dramma da far subire al nostro
eroe, ben
volentieri! Intanto devo analizzare e applicare quelli che mi avete
già dato.
Per
ora ringrazio per l’attenzione e rinvio al prossimo capitolo
tra quindici
giorni.
Baciotti
Ora un
pochino di pubblicità, concedetemela, è tanto che
non la faccio.
in questi
tre anni ho scritto molto e nell’ultimo mi sono pure
diversificata.
Ecco le
mie altre storie:
La
punizione di Scorpius Malfoy (Harry Potter) il giovane
Malfoy alle prese con una maledizione che lo
trasforma in una donna. In corso.
fa
parte di una serie di storie indipendenti (I
trasformisti) dove troverete altre
storie
sezione Twilight. Storie comiche con lo scambio dei ruoli o dei corpi,
uomo-donna.
Tutti umani. Concluse.
7mi
Hunger Games della Pace (Hunger Games) trentadue anni
dopo, i giochi
ritornano ma sono pacifici, o almeno così sembra. Ora
è il turno della figlia
dei Mellark. In corso.
Fidanzato
in prova (Romantico)
storia di Emanuele Mancini e le sue peripezie in amore. In
corso. Sequel di AAA Offresi
Diciottenne Verginello – No Tardone (Romantico) Conclusa.
Storia di Mattia Roccato, adolescente, la sua compagnia e la ricerca
della
donna da amare.
Si
dice – In Vino Veritas (Twilight) guerra di potere
tra Bella e Edward per una tenuta
vinicola. In corso.
AAA
Affittasi Moglie (Twilight)
cosa può spingere un giovane sano e affascinante, ad
affittare una moglie? In corso.
Twiligh delle
caverne (Twilight)
parodia della storia nella preistoria. Mini fic. in
corso.
Dottore dei
tubi (Twilight) commedia su sei
amici al bar e un racconto su cosa è
successo quando si è allagato il bagno. Conclusa.
Mini
fic Twilight, Concluse. Come
Andromeda
e Acqua
che cade entrambe
storie fantasy (senza vampiri).
Sakura
– Fiore di ciliegio (Twilight)
Long, Storia storica di Bella e Edward che copre dal 1894 al 1906
partendo da
Irlanda, poi Cina, Giappone e infine USA. Tutti umani. Conclusa
Fu la
prima volta che… e Déjà
vu, il sogno diventa realtà (Twilight) due shot
rosse. Umani.
Prima
di essere un pensiero, Un colpo sul retro, Smettere
di fumare (Twilight) tre shot
leggere. Umani.
Dovessi
chiedervi di leggerle tutte sarei davvero crudele perché la
mole è notevole. Ovvio
che sono affezionata a tutte e ognuna ha la sua peculiarità
e il motivo di
avermi entusiasmata (forse le rosse le eviterei, ho provato ma sono
davvero una
piaga in quelle descrizioni)
Comunque
potete accedere direttamente cliccando sul titolo scritto in colore.
Fatemi sapere
se e cosa ne pensate.