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Autore: _ AMBRA _    04/08/2014    3 recensioni
Questa è la storia della scorsa generazione. Cercando di attenermi il più possibile alla saga precedente, ho scritto le avventure dei Malandrini, partendo ancor prima della loro formazione. Siamo nel 1971 e James Potter e Sirius Black frequentano il loro primo anno ad Hogwarts. Il racconto si protrarrà poi, per tutti i sette anni d'istruzione dei nostri protagonisti.
I miei capitoli sono dedicati a tutti coloro che hanno seguito Harry fin proprio alla fine, e che non hanno accettato la fine della saga; ma soprattutto, la storia è dedicata a J.K.Rowling, colei che ha dato colore e valori alla mia vita.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo IIX,

Strane piante.


           
Quella sera, dopo la cena nella Sala Grande, James e Sirius scesero i pochi gradini d’ingresso e si incamminarono svogliatamente verso la serra n°1, come stabilito dalla professoressa Sprite.
I ragazzi non vedevano l’ora di farla pagare ai loro compagni di punizione e quella sarebbe stata l’occasione perfetta se non fosse stato per la presenza imposta della Sprite.
 
Quando arrivarono, Leroy Derrick e Severus Piton avevano già affiancato la professoressa. Sul volto del primo, oltre ai segni dello scontro corpo a corpo con Sirius, vi si poteva leggere la stessa indifferenza, quasi noia, dei due grifondoro.
 
Sirius guardò compiaciuto il livido ,diventato già violaceo, sullo zigomo sinistro del giovane serpeverde che si reggeva al tavolo per dare sollievo alla caviglia su cui il grifondoro era caduto; dal canto suo, anche Leroy aveva di che essere fiero, date le condizioni del braccio destro di Sirius.
 Madama Chips, la donna che badava all’infermeria, esperta in medi magia, gli aveva detto che era soltanto una frattura e glielo aveva rimesso a posto con un intruglio che il giovane aveva sperato di non ingoiare mai più nella sua vita.
Tuttavia, gli aveva consigliato di tenere il braccio a riposo per qualche giorno ed era questo il motivo della stola di stoffa che allacciava il braccio ferito al suo collo.
 
-Bene, ora che ci siamo tutti, vi spiego in breve quello in cui consiste la punizione di stanotte – la professoressa Sprite si avvicinò mestamente alle mensole che ricoprivano la parete ovest della serra, scostò la sporca tenda di nailon e afferrando due vasi delle dimensioni di una pluffa ciascuno, si voltò raggiante verso il quartetto che la guardava con poco interesse.
 
-Innesti di Venere! – esclamò lei appoggiando delicatamente i due vasi sul tavolo nel mezzo della serra e guardandoli con occhi luccicanti, incantata.
 
I ragazzi spostarono lo sguardo dalla piccola strega tarchiata al contenuto dei recipienti in terracotta: davanti a loro si ergevano in tutto il loro fogliame, due alti arbusti con le grandi foglie a cuore, quello di destra tendeva ad un indaco intenso che sfumava in venature blu notte laddove i rami sfioravano il soffitto, mentre l’arbusto di sinistra era nettamente più basso ed esile e il colore che sfoggiava era un tenue rosa confetto che sulle foglie più alte sfociava in un fucsia audace.
 
-Ecco…gli Innesti di Venere sono degli arbusti molto particolari e interessanti!- squittì la professoressa Sprite intrecciando le mani e inclinando la testa in un gesto di affetto.
 
-Quando arrivano alla maturità, maschio e femmina si devono accoppiare…-
 
-Signore, fa che non sia oggi quel giorno! …- James iniziava ad essere inquieto
 
-…ma spesso, se non sempre, la femmina di Innesto di Venere, respinge le avance del maschio…
 
-E come darle torto? – commentò sarcastico Sirius
 
-… il vostro compito…- continuò imperterrita la Sprite lanciando occhiatacce all’indirizzo dei due grifondoro- …è quello di invogliare la femmina ad accettare il maschio.
 
A quel punto il tempo sembrò fermarsi per un attimo, dopodiché, scoppiò il tumulto: Leroy e James scattarono all’unisono verso la professoressa che li guardava beata, togliendosi indifferente dei residui di terra dal vestito marrone corteccia.
-CHE COSA?!-
 
-EH?
 
-Avete capito benissimo. – sentenziò quella tranquilla ma irremovibile, quando si tratta delle sue amate piante -Derrick, Potter, voi potete cominciare con lo scrivere dei versi in rima per una serenata, le femmine di Innesto di Venere adorano questo tipo di smancerie…. Per l’amor del cielo, Black, ora puoi anche smettere di tenere la bocca aperta come un’ebete, su!-
 
Sirius deglutì.
 
-tu e il signor Piton potete iniziare invece, con il lucidare le foglie del maschio, l’arbusto blu, per intenderci, per renderlo più attraente… e, Piton, potresti spruzzare un po’ di profumo di mughetto sui rami più alti? Sì?- La professoressa sventolava estasiata la mano davanti alla faccia del serpeverde che fino a quel momento aveva rischiato che i bulbi oculari gli si seccassero talmente aveva tenuto spalancati gli occhi.
 
-Molto bene!- saltò su quella, evidentemente prendendo il silenzio incredulo e arido di Severus Piton come un cenno di assenso - tutto chiaro? Avete domande?-
 
Silenzio.
 
-Sapevo che ci saremmo subito intesi!- disse infine la Sprite con un sorriso sornione- sono contenta che non abbiate preso questo compito sotto gamba, spero che al mio ritorno questi due arbusti siano già nel loro pieno accoppiamento.
 
-Se ne va?- chiese Leroy con un filo di panico nella voce, lanciando un’occhiata ad un ramo rosa un po’ troppo vicino alle sue parti intime.
 
-Sì, signor Derrick, anche se preferirei assistere a questo tanto atteso e indimenticabile evento, purtroppo gli altri insegnanti mi aspettano. – rispose lei, e spazzolato per un’ultima volta il vestito, ancora inequivocabilmente sporco di terriccio, spalancò la porta della serra e si inoltrò nel buio della notte.
 
-E dove va, professoressa?! – le chiese James, alzando il volume per farsi sentire da dietro il bancone di legno.
 
-Questi, Potter, non sono affari suoi.
 
 
                                                           *******
 
 
James scrutava ormai da qualche minuto fuori dai piccoli spiragli della serra di erbologia.
La Sprite non si era diretta verso il castello, l’aveva notato subito, e lanciata un’occhiata di intesa a Sirius, i due stavano intraprendendo uno strano gioco di spionaggio che consisteva nell’allungare il collo fra una foglia violetta e l’altra per cercare di vedere nel buio della notte, dove e cosa stesse facendo la professoressa. Il tutto, ovviamente, cercando di non far insospettire i due serpeverde.
 
-Potter! Ho scritto un intero verso da solo, sbrigati a far uscire la tua vena poetica o sarai il primo ad essere espulso da Hogwarts per una serenata.
 
-Esco un attimo, mi scappa.
 
-Hei Potter! Qui non ti crede nessuno ok?Tu vuoi filartela.
 
-Che fai Derrick, vuoi seguirmi?La facciamo insieme?
 
Leroy dopo avergli lanciato un’occhiata di sbieco, impugnò nuovamente la penna, la immerse nel calamaio e ricominciò a scrivere con espressione disgustata.
 
L’aria era più fredda di quanto si fosse aspettato, James si strinse nel mantello e cominciò la discesa che dalla serra n°1 portava al parco del castello, facendo bene attenzione a nascondersi nelle ombre proiettate dalla luna delle guglie della fortezza.
Aveva poco tempo, poi Leroy lo sarebbe venuto a cercare.
Era dovuto uscire.
Dalla serra non si riusciva più a vedere nulla da quando il sole era tramontato del tutto, e di sicuro, non si sarebbe fatto scappare un’occasione del genere. Doveva scoprire cosa nascondeva la Sprite.
 
Mentre superava anche l’entrata della scuola, un mormorio si fece sempre più sentire tra i rumori notturni.
James drizzò le orecchie, immobile.
 
-Stiamo aspettando ormai da mezz’ora, Pomona, quando pensano di arrivare Hagrid e Silente?
 
Quindi la Sprite non aveva mentito, doveva davvero incontrare gli altri professori- stabilì pensoso il giovane grifondoro. Le cellule grigie si muovevano così velocemente che si sarebbe potuto sentirne quasi il rumore. Ma se fosse una riunione del corpo docenti qualunque, perché si sono incontrati di notte, e al limitare della foresta proibita? E cosa centrano Silente e il guardiacaccia?-
 
-Staranno arrivando, professoressa Gaiamens, spero non abbiano trovato complicazioni…Il cammino era lungo fino a qui.
 
-E’ un peccato che Silente non possa usare la materializzazione congiunta… L’albero è troppo grande…e inquieto…
 
L’albero?Stanno aspettando che il preside e il guardiacaccia portino ad Hogwarts un albero?E poi, cosa voleva dire “irrequieto”?James non ci stava cavando un asticello dal buco.
 
Poi, un rumore proveniente dal cielo stellato rimbombò per tutta la valle.
 
-Eccoli! E’ pronto, Pomona, il fertilizzante per la crescita? Occorrerà ingrandire la pianta ancora di più. E Horace,sarà meglio lanciarle subito addosso quella tua pozione Sonnifera, si sta agitando e non poco da quel che vedo…
 
La professoressa Sprite e il professor Lumacorno annuirono vigorosamente in risposta alla Mcgranitt, mostrando in pugno le fiale ben sigillate.
 
James si sporse, curioso di vedere il misterioso albero che aveva richiesto l’aiuto di tutti i professori.
 
Una massa informe volava nella loro direzione, si avvicinava a poco a poco ma James riusciva già ad intravederne i lineamenti irregolari che si contorcevano dibattendosi.
 
Qualunque pianta sia, di sicuro non è un innesto di Venere- fu il primo pensiero del grifondoro.
 
Poi qualcuno interruppe il flusso dei suoi pensieri ingarbugliati tanto come quegli strani rami nel cielo, alle sue spalle:
 
- James!- lui si girò di scatto, sicuro di essere nei guai fino al collo, se fosse stato Leroy lo sarebbe andato dritto dritto a spifferare alla Sprite e lui non sarebbe più uscito da quella serra per almeno tutte le sere della settimana dopo, ma cosa più importante, non avrebbe scoperto che cosa stava succedendo in quel momento al limitare della foresta proibita.
 
Tirò un sospiro di sollievo.
Era solo Remus Lupin, il grifondoro del primo anno con cui ovviamente condivideva il dormitorio e ora che gli veniva in mente, era anche il suo vicino di paiolo con Alexandra, nelle ore di pozioni.
 
-Devi venire, James!
 
-No, senti, aspetta un attimo, sto facendo…Bhe non importa, zitto e aspetta qualche secondo.
 
-No! E’ importante! Sbrigati!
 
James non aveva mai fatto molto caso a Remus Lupin, si erano semplicemente scambiati qualche parola durante le lezioni e nella Sala Comune, ma una cosa aveva imparato su di lui: qualunque cosa accadesse, manteneva sempre la calma, quella calma che lui non possedeva di certo. Fu questo forse, a indurlo a dar retta alle parole di Remus. Adesso, la calma se n’era andata.
 
-Che succede?
 
-Tu e Sirius, da Gazza, subito!
 
 
                                                                       *******
 
 
Il corridoio era fiocamente illuminato e mentre correvano, James e Sirius, guidati da Remus, incespicarono più di una volta. Quest’ultimo li stava conducendo da Argus Gazza, l’uomo dall’aria malandata di cui avevano fatto conoscenza la prima sera.
Da quanto avevano capito, il custode era su tutte le furie per qualcosa e incolpava i due amici grifondoro. 
 
James e Sirius avevano lasciato la serra correndo a perdi fiato, per fortuna i due Innesti di Venere avevano già iniziato ad attorcigliarsi l’uno all’altro e i due serpeverde non avevano fatto molte domande sulla loro meta, convinti che stessero semplicemente uscendo come loro per non assistere all’intero accoppiamento delle due piante.
 
Quando il terzetto arrivò alla base della scala che portava al quarto piano, le urla inconfondibili iniziarono a farsi sentire: Gazza era fuori di sé.
 
-Ah no, io non ci salgo là su –James si era fermato con un piede sul primo gradino quando un urlo particolarmente acuto fece tremare i quadri alle pareti.
 
-Jay, andiamo, se continua così sveglierà tutto il castello…
 
-Ha ragione, meglio farlo smettere subito, anche perché è da un bel pezzo che va avanti così…- Remus continuò la salita, dietro di lui, Sirius e James lo seguivano lanciandosi occhiate interrogative.
 
Sì insomma, è vero che nella pausa pranzo di giovedì avevamo rotto l’armatura del quinto piano tentando di infilarci dentro, ma era altrettanto vero che siamo riusciti a far sparirne le tracce in meno di dieci minuti…Come ha fatto Gazza a scoprirci?- Sirius stava cercando in ogni modo di portare a galla nella memoria qualche altra brillante idea che aveva messo in atto con l’amico, ma il punto era che non ne riusciva a venire a capo.
 
-AH-AH! Venite a confessare, allora!- Il custode li attendeva in cima alla rampa di marmo con una mano sul fianco e l’altra aggrappata saldamente ad un moccio colante. Negli occhi un lampo di follia.
 
-Siete stati voi, vero? Al quarto piano! – gli sbraitò addosso in una nebbia di sputacchi
 
-Veramente era il quinto…- Disse Sirius in un sussurro che Gazza, preso dalla foga, non riuscì neanche ad udire
 
-Guardate che macello! Voi e i vostri stupidi giochetti!- A quel punto si spostò di lato lasciando libera la visuale sul corridoio del quarto piano, o meglio, quello che deducevano essere il corridoio del quarto piano: i muri di pietra e il pavimento erano interamente sommersi da una sostanza colante e nera, neanche i quadri erano stati risparmiati ed i loro abitanti si erano tutti rifugiati nelle cornici più lontane dalla catastrofe.
Perfino dall’alto soffitto di tanto in tanto cadeva qualche goccia di quello che scoprirono ben presto essere inchiostro.
 
-Ci vorranno ORE per pulire TUTTO!  E’ la seconda volta che combinate un disastro simile, il primo giorno al terzo piano non vi è bastato eh? Ma bene! State certi che stavolta non la passerete liscia, parlerò con il preside! Eccome se lo farò!- Gazza sembrava un pazzo con quel suo moccio che continuava a sventolare di qua e di là mentre urlava contro i ragazzi, dal canto loro, Sirius e James si guardavano con un’aria attonita e incredula: ne avevano combinate tante, ma in quel corridoio, non ci avevano neanche mai messo piede.
 
-Cosa succede?- la domanda arrivava dall’angolo opposto a dove si trovavano spaesati i due grifondoro, c’era troppo buio per scorgerne il volto, ma il tono fermo e tranquillo di Albus Silente era inconfondibile anche nella penombra del corridoio insozzato.
 
-Preside!- Esclamò felice Gazza andandogli incontro – è una fortuna averla qui! Così potrà vedere con i suoi occhi che cosa hanno combinato questi malandrini!
 
Albus Silente si guardò in giro e per un attimo sul suo volto comparve un lampo di indignazione, ma sparì quasi subito
-Calma, calma, Argus. Sono sicuro che il signor Potter e il signor Black sapranno darci le risposte che ci servono.
 
-Mi scusi Signore, ma qui è chiaro, lampante che c’è il loro zampino! Ha notato quante ne hanno combinate negli ultimi tempi professore? Sono stati più tempo in punizione che nei dormitori!
 
-Signore!
-Professore!
 
Esclamarono all’unisono i due accusati
 
-Non siamo stati noi stavolta, ci creda!- James era esterrefatto, di certo non voleva beccarsi un’espulsione, tanto meno per una cosa che neanche aveva fatto lui.
 
-E’ vero professore, non siamo stati quello che si dice “essere degli studenti modello” ma…Al quarto piano non abbiamo messo piede, non siamo stati noi, stasera avevamo la punizione con la professoressa Sprite, non avremmo avuto nemmeno il tempo per fare una cosa del genere…e ci creda, da esperti quali siamo, sappiamo che occorre molto tempo per una cosa così.- Sirius guardava il preside con aria supplichevole
 
Albus Silente ricambiò lo sguardo per qualche secondo, senza battere ciglio, dopodiché intimò:
-Vi credo.- il preside annuì leggermente – Argus, dovrà trovare un altro colpevole per ciò che è accaduto stanotte, questi ragazzi ne sanno come me e lei al riguardo.
 
-Grazie Signore!-
 
Il preside annuì nuovamente e con un leggero svolazzo della camicia da notte color vinaccia, girò l’angolo in silenzio lasciando James, Sirius e Remus dinnanzi ad un Gazza quanto mai scandalizzato e pronto ad esplodere.
I tre avevano l’impressione che colpevoli o meno, non sarebbero mai diventati grandi amiconi del custode.
 
I grifondoro si guardarono e con intesa, partirono di gran carriera verso la torre nord, desiderando solamente mettere tra loro e Gazza il maggior numero di corridoi, stanze, scale e muri possibile.
 
 
                                                                        *******
 
 
-No, Chris te lo abbiamo appena detto! Non siamo davvero stati noi al quarto piano. E nemmeno al terzo, il primo giorno.- Sirius e James avevano appena finito di spiegare alla giovane serpeverde quel che era successo quella notte. Usciti dal buco del ritratto e scesi fino al piano terra, quella mattina i due grifondoro avevano trovato Christine che usciva dai sotterranei e l’avevano messa al corrente.
 
-Bhe, sarebbe stata proprio una cosa da voi – ridacchiò lei soprapensiero
 
-E invece…c’è qualcuno che si diverte senza di noi- disse James metà infastidito, metà incuriosito dal mistero dei piani intaccati.
 
-E per giunta a nostro carico, direi! Se Silente non fosse così intelligente e capace di capire l’onestà di una persona, probabilmente questa mattina saremmo seduti sul treno direttii sparati a Londra.- concluse drasticamente Sirius.
 
-Eddai non fatela così drammatica, prendetela più che altro come una sfida: scovate il vero colpe…- I due amici si girarono per capire il motivo dell’interruzione della frase di Christine, ma voltatisi trovarono soltanto alcune ragazze di tassorosso che li superarono chiacchierando allegramente ed Abby VanDyk, la prefetto, che scendeva le gradinate sbadigliando vistosamente. Ma non c’era traccia di ragazze con la pelle scura e i ricci ribelli.
 

 
 
 
 

Angolo autrice:

 
Appena tornata dal mare e come promesso, ecco pubblicato l’ottavo capitolo! (:
 
Come sempre spero davvero che vi sia piaciuto, ormai stiamo iniziando ad entrare nel clou della storia.
Credo che con questo capitolo abbiate tirato le somme, almeno per quanto riguarda la faccenda dell’”albero irrequieto” ;)
Per il resto dovrete aspettare ancora un po’.
 
Infine, ho in programma di farvi una piccola anticipazione sul prossimo capitolo! Ebbene, darò largo spazio alla Casata dei Serpeverde!
Peerciò, connettetevi spesso, perché a brevissimo conosceremo meglio gli studenti-serpi!
 
Un abbraccio,
_ AMBRA _
 
 
  
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