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Autore: Haruma    27/12/2014    4 recensioni
Peeta non ha potuto raggiungermi in nessun modo, in nessun momento, però mi ha chiamata ogni notte, ogni volta che avevo un incubo, come se avesse avuto un campanello d'allarme pronto a trillare fisso nel cervello.
Mi ha rassicurata e mi ha raccontato di qualsiasi cosa mentre mi ritrovavo seduta sulla poltrona di fronte al letto a reggere tremante la cornetta, con la testa poggiata alla cassettiera.
[Mini-long fiction || Post ritorno di Peeta al Distretto 12 || Leggermente angst e a tratti fluff]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Sae la zozza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tra pezzetti di pane galleggianti'
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Piccola premessa: No, non credo debba spiegare qualcosa questa volta. Buon Natale (in ritardo) e buona lettura ♥


Winter Flu
Two
Non avrei mai potuto credere che Peeta amasse davvero tanto l'aria dicembrina. È quasi iperattivo, così entusiasta che si è messo in testa di preparare molte cose per questo mese e quando mi ha domandato se per caso volessi aiutarlo, sono rimasta talmente sorpresa che non ho voluto dirgli di no. È stata la prima volta dopo il depistaggio o la prima volta in tutta la mia vita che mi ha chiesto di dargli una mano in qualcosa.
È un lato positivo, no?
L'unico problema che si è posto è stato dove poter cucinare ma -dopo un lungo dialogo a cui ha partecipato uno stranamente-sobrio Haymitch, trovatosi lì per caso- abbiamo deciso che staremo a casa sua per non portare gli ingredienti da un'abitazione all'altra.
«E se avessi un episodio?» quello era l'ostacolo più grande da superare.
«Ma non farmi ridere, ragazzo!» lo ha subito ammonito Haymitch gettandosi sulla poltrona del mio salone. «Ormai dormi con lei ogni notte e siete ancora tutti interi» ha continuato con quel tono ironico che lo caratterizza sempre.
Peeta era rimasto a guardare la sua lunga cicatrice sulla mano con fare restio, «ma non sono completamente guarito e non vorrei che lei assistesse a qualche mia scenata da pazzo».
«Ma tutto quello che ti occorre lo hai a casa tua, mentre qui -a parte un misero set di pentole e stoviglie- non troveresti niente».
Non sapevo se prendere negativamente o positivamente la considerazione che Haymitch aveva fatto su quanto la mia cucina fosse poco attrezzata.
«Però, la maggior parte delle volte, non ti dispiace venire a mangiare... specialmente nelle ultime settimane...» l'ho subito punzecchiato ritenendo il suo commento per niente carino.
Dopo il nostro arrivo al distretto, non ci siamo visti quasi mai.
«Santo Cielo tu!» si è subito girato nella mia direzione. «Chissenefrega di come cucini o di quello che hai in credenza! Stavo solo dando un consiglio a quest'altro imbecille» è sbottato sprofondando ancora di più nella poltrona.
«Ubriacone idiota» ho mormorato tra me e me incrociando le braccia al petto  e poggiando la testa sul bracciolo del divano.
In quel momento, sentire Peeta trattenere le risate, è stata una sensazione davvero bella ma altrettanto fastidiosa. Mi sono subito raddrizzata.
«Non c'è nulla di tanto divertente. Stavo solo difendendo la mia proprietà» ho risposto offesa.
Proprietà... "guadagnata uccidendo delle persone" avrei potuto continuare con lo stesso tono basso ma anche i muri sanno quanto il sarcasmo non sia mai stato il mio forte e non ho azzardato.
«Va bene. Vorrà dire che staremo da me» mi ha sorriso lievemente il ragazzo del pane, interrompendo la discussione sul nascere. «Però... Haymitch... perché non vie...?»
«No» lo ha interrotto all'istante. «Ho smesso di farvi da balia -almeno credo- e sai già la motivazione per cui non verrò» lo ha guardato seriamente per un minuto buono.
«Ma se dovesse succedere... tu non esitare ad entrare e a stendermi» ha sospirato.
Cosa voleva dire? Si erano scambiati una promessa della quale io non sapevo assolutamente nulla?
Io e Peeta siamo sul suo porticato e tira un vento così freddo e forte che potrebbe congelarci le ossa e trascinarci in pochi secondi nella piazza del distretto.
È più di un anno che non metto piede in questa casa che tanto mi spaventa* e -una volta dentro- rimango sconvolta dall'assoluta somiglianza con la mia. Avevo dimenticato quanto fosse pulita e che avesse lo stesso profumo -anche se meno intenso- di Peeta. 
Ancora non so spiegarmi il perché mi incuti tanto timore nonostante non ci viva.  
Katniss, datti una calmata, continuo a ripetermi come una mantra mentre osservo con attenzione la foto poggiata sul mobiletto all'entrata. Raffigura la famiglia Mellark al completo. C'è un piccolo nontiscordardimé secco al lato. 
Rabbrividisco. 
Poso al volo il mio cappotto sull'attaccapanni e raggiungo Peeta in cucina. 
Sta giocherellando con delle arance però ha lo sguardo perso nel vuoto. 
Mi schiarisco piano la gola, «allora... in cosa posso esserti utile?» poggio le mani sullo schienale di una sedia trovandolo completamente graffiato da solchi che mi fanno pensare parecchio. 
«Oh...» ci riflette su, «che ne dici di separare i tuorli dagli albumi?» dopo nota la preoccupazione nei miei occhi. 
Cosa fa per ore quando è da solo in questa terribile casa? 
«Sì, certo» rispondo atona dirigendomi verso la credenza. 
«Katniss...» mi chiama dopo alcuni minuti sospirando, ha capito che non ho intenzione di aprire bocca. «Quelli... è quando...» cerca di spiegarmi lasciando la frase a metà. 
«Sai che non voglio che tu ti nasconda da me» dico prendendo due contenitori ampi. «Quante uova?» 
«Sette» riempie una planetaria di farina. «È quando devo avere qualcosa a cui aggrapparmi». 
Il suo comportamento non lo tollero affatto. Sento che, da un momento all'altro, potrei gridargli così tante brutte parole da non riuscire più a controllarmi. 
«Che hai promesso a Haymitch?» è questo che mi infastidisce tanto. 
«Cosa?» mi guarda sconvolto non riuscendo a capire. 
«Lo sai benissimo» sono al terzo uovo. «A quanto pare, tu e quell'ubriacone mi eclissate completamente dalle vostre discussioni!» sbotto irritata. 
«Ma non è vero!» cerca di mantenere il controllo continuando a mescolare acqua e farina. 
«Allora perché l'altro giorno ha detto che non sarebbe venuto?» il quinto uovo quasi mi scivola dalle mani. 
Dopo un po', mi rendo conto dello sguardo impensierito e cupo di Peeta e mi mordo la lingua all'istante. 
Ecco. Ora avrà un episodio e la colpa sarà solo mia. 
Sento quasi il sapore ferroso del sangue scivolarmi giù per la gola quando il ragazzo del pane inizia a parlare. 
«Semplicemente mi ha detto di non avere costantemente il terrore di fare del male a chiunque. Devo vivere per me stesso e per quelli a cui tengo di più...» settimo uovo, finito. «Ma è difficile» conclude sospirando e continuando ad aggiungere farina al composto informe. 
La sua affermazione non fa una piega. Sta dicendo la verità, gliela leggo in quelle sue iridi cristalline un po' malinconiche. 
Gli avvicino i due contenitori dandomi della grandissima stupida. 
«Mi dispiace» sussurro piano girandomi di spalle. 
Sono orribile, Peeta.
Alla quarta infornata ci fermiamo giusto qualche minuto.
Io mi siedo vicino al camino avvolgendomi con il plaid mentre lui prepara la cioccolata.
Da quando è arrivato al Distretto 12, non faccio che comportarmi malissimo e usarlo in continuazione.
Se non fosse che la notte abbia un così disperato bisogno che lui mi abbracci, magari non gli permetterei di dormire insieme a me. Ma la verità è che non capisco più quello che mi succede da tempi immemori, ormai...
Non sono mai riuscita a chiarire i miei sentimenti per Peeta Mellark, specialmente dopo il suo ritorno.
Faccio continuamente pensieri contraddittori sul ragazzo del pane... E non perché c'è ancora Gale nella mia mente  -ho smesso da parecchio di cercare un qualcosa che mi legasse a lui e che andasse oltre l'amicizia- ma perché sento quasi di non avere freni inibitori quando mi trovo con Peeta.
Mentalmente confusa. Mentalmente confusa. Sono una mentalmente confusa.
Non mi posso permettere di provare alcun tipo di sentimento che non sia il rancore e il rimorso verso me stessa, la persona che non è riuscita a proteggere nessuno, colei che ha creato tanta distruzione attorno a sé.
Qualcuno si sistema alla mia sinistra «ecco a te», Peeta mi porge una tazza di cioccolata calda nella quale galleggiano dei pezzetti di pane.
Mi sembra di perdermi insieme alle fiammelle che volteggiano nel camino.
«Ricordi quando...» inizio a parlare per poi bloccarmi subito. Sento un nodo alla gola che mi rende difficile continuare.
«Quando te l'ho preparata durante i nostri primi giochi?» posa il suo sguardo su di me. «Sì» tossisce subito dopo.
Questa mi è nuova.
«Non ti senti bene, Peeta?» gli domando sorseggiando un po' della bevanda.
«Ho giusto un po' di mal di gola, non preoccuparti».
Sembra la stessa situazione in cui ci siamo trovati un mese fa, quando mi ha baciata per la prima volta dopo tantissimo tempo; ho una strana sensazione che mi attanaglia lo stomaco.
«Il ventidue papà avrebbe compiuto gli anni» mi dice tutto d'un fiato dopo poco. «Avremmo potuto stare insieme come tutte le altre volte. Io e i miei fratelli avremmo lavorato al posto suo tutta la giornata e avremmo mangiato gli avanzi dei dolci festeggiando con lui» si perde come me ad osservare il fuoco consumare piano piano il legno. «Invece... sono morti tutti quanti nello stesso momento» mangia un pezzo di pane inzuppato di cioccolata. «E io sono vivo e da solo e pazzo» stringe forte la ceramica grigia tra le mani facendo diventare le nocche bianche.
Da solo.
Sì.  È naturale che Peeta si senta solo e lo capisco perché anche io percepisco quasi sempre il vuoto  che mi ha assalito dopo la morte di Prim.
Vorrei dire qualcosa ma quello bravo con le parole è sempre stato lui; è in circostanze come queste che mi sento assolutamente inutile.
Però, improvvisamente, mi ritrovo ad accarezzargli i capelli -nemmeno fosse il pelo morbido di Ranuncolo- e mi rendo conto che è questa la mancanza di freni inibitori; mi succede solo quando sono in sua presenza. Mi fa fare certe cose che vanno oltre il mio controllo ma in cuor mio so che è l'unico modo che ho di proteggerlo.
«Katniss» mi sussurra chiudendo gli occhi, «posso abbracciarti?» mi domanda flebilmente.
«Sì» rispondo trovandomi immediatamente tra le sue braccia calde.
Lo sento soffocare un singhiozzo e poi un altro e un altro ancora tra i miei capelli, «grazie» mormora stringendomi ancora di più così da farmi sentire il suo profumo di cannella.



*Katniss spiega esattamente perché è tanto terrorizzata dalla casa di Peeta in Nell'oscurità... una luce.

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Ciaoooo! Auguri di buon Natale! ♥
Scusatem, sono in un ritardo pazzesco.
¡Desculpe! ç_____ç
Ed eccovi il secondo capitoletto di Winter Flu. Dico capitoletto perché, come il primo, è un tantino corto e io non scrivo capitoli corti, anzi! Abbondo. Forse anche troppo. Ma non preoccupatevi! u.u Il prossimo sarà molto più lungo perché ho bisogno di chiudere questa mini long invernale e - purtroppo ;____; - non natalizia.
Credo che alla fine ci starò davvero male. Nel senso... Io AMO occuparmi di queste storielle e ogni volta che passo da "In corso" a "Completa" è un colpo al cuore. E non è come le one-shot (anche se ci sto lo stesso uno schifo) che sono autoconclusive, è molto più 'doloroso' mettere la parola fine a delle long.
Ecco, forse non starete capendo una ceppa di quello che sto scrivendo, perdonatemi di nuovo... credo che di questi miei pensieri malinconici ne sarete abbastanza sommersi la prossima volta. Aspettateli con ansia e.e
Ricordate che Katniss è ancora una mentalmente confusa e che Peeta si trova nella fase post-depistaggio e post-episodidapazzofurioso, quindi... c.c
Altra novità - se così possiamo chiamarla - è HAYMITCH. Lo adoro. Letteralmente. E mi sembrava logico inserirlo almeno in un piccolo dialogo u.u 
Ora non so che altro dire... l'ho dimenticato òwò
La scena della cioccolata calda ♥ - con i pezzetti di pane che galleggiano e che Peeta ricorda di aver messo durante i primi Hunger Games - era obbligatorio metterla.
Vedetela come una specie di routine degli Everlark.
In questo capitolo ritorna di nuovo il dibattito avuto tra Haymitch e Peeta quando il ragazzo è arrivato al Distretto 12 - giuro che ho già scritto questa one-shot e la pubblicherò non appena concluderò Winter Flu.
Altra cosa che si nota (e poi smetto di digitare) è come Peeta si stia mano mano lasciando andare. Si sta lasciando proteggere da Katniss raccontandole i suoi ricordi felici e malinconici.
Non so se ve ne siete accorte ma il tempo in Winter Flu è leggermente più indietro del nostro.
Mi spiego meglio... Peeta dice che il padre è nato il 22 dicembre e quindi si capisce - sì, si capisce - che sono tipo al 19 o 20 dicembre e che sono agli sgoccioli di un autunno alquanto gelido.
È tutto un calcolo strano e voluto dalla sottoscritta senza uno scopo ben preciso :D
Mi sto rendendo molto ridicola... ☺
Okay. È arrivato il momento di dire "Au revoir"
Spero di ricevere altri commenti (Grazie mille ♥) e di sapere cosa ne pensate.
Al prossimo e ultimo capitolo ♥
Un bacio ♥
*cuori a volontà*
   
 
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