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Autore: Marne    11/04/2016    8 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Draco Malfoy era sempre stato una persona sicura di sé

Lo Specchio delle Anime.

 

Vieni, vieni, mortifera creatura:

sciogli di colpo, coi tuoi denti aguzzi, l’aggrovigliato nodo di mia vita.

Povero velenoso stupidello, accanisciti, sbrigati a spacciarmi! 

 [Cleopatra, Atto V, Scena II – W. Shakespeare, Antonio e Cleopatra]

        

        

Atto IX – Parte II

Il morso dell’aspide.

 

 

Draco Malfoy era sempre stato una persona sicura di sé.

Anche quando il suo mondo era stato capovolto e la sua vita era stata gettata in pasto ai lupi, lui non aveva mai smesso di mostrarsi sicuro della propria strada e sicuro delle proprie capacità.

Esisteva solamente una persona capace di togliergli quel controllo che tanto faticosamente tentava di imporre a se stesso. Ed era la stessa persona che lui era stato sul punto di baciare non più di quindici minuti prima.

Baciare Hermione Granger, che cosa assurda. Com’era potuto passargli per la mente? Il dottor Crave si sarebbe messo a ridere ed avrebbe citato le teorie di un qualche filosofo morto fissato con il voler avere relazioni sessuali con sua madre*. Avrebbe trovato da solo una qualche ragione difficilmente comprensibile per spiegare quell’improvvisa attrazione.

No, non era davvero inspiegabile.

Se non fossero stati da sempre su fronti opposti, Hermione Granger l’avrebbe affascinato fin dai tempi della scuola. In un certo senso l’aveva fatto, durante il primo viaggio verso Hogwarts. L’aveva affascinato, per poi spingerlo ad allontanarsi con poche e semplici parole.

I tuoi genitori sono maghi, vero?

No, sono dentisti.

All’epoca la sola idea di avere rapporti con una bambina Mezzosangue gli faceva ribrezzo. All’epoca, era abituato a difendere in qualunque modo ed a qualunque costo gli stessi ideali assurdi che gli erano stati impartiti nella prima infanzia.

Non era inspiegabile, soltanto impossibile.

Impossibile è il mio secondo nome.

Draco si trattenne a stento dal mettersi ad imprecare. Colpito ed affondato dalle sue stesse vanterie.

Per quanto gli dispiacesse ammetterlo, l’impossibilità non era tale con Hermione Granger. Non se avesse saputo giocare a dovere le sue carte.

Non se avesse deciso a rinunciare completamente al proprio passato.

«Ha davvero un’espressione desolata, signor Morgerstern».

La voce di Augusto Caetani lo fece balzare, vagamente spaventato. Gli occhi scuri dell’uomo sembrarono attraversarlo, come fosse fatto di semplice carta trasparente.

Per un istante, Draco si sentì davvero insignificante, una sensazione del tutto nuova per lui. Gli sembrò d’esser improvvisamente diventato leggerissimo, le ossa ridotte a semplice cenere intrappolata fra i suoi muscoli, il battito cardiaco veloce nelle vene, il fiato intrappolato nella sua gola.

Era ansia.

E la fonte erano gli occhi verdi dell’uomo che aveva di fronte.

«Mi dispiace» si scusò, quando si rese conto che l’altro avesse parlato e che fosse giunto il momento di rientrare in possesso delle proprie facoltà mentali. «Ero soprappensiero, non mi sono accorto della sua presenza, altrimenti mi sarei fermato».

Il sorriso comprensivo ma stranamente divertito dell’uomo l’avrebbero fatto accigliare, se non si fosse reso conto del rischio che avrebbe corso, inimicandoselo. Doveva mantenere la sua copertura, per non attirare troppo l’attenzione e mandare all’aria il lavoro di quelle settimane.

«Non si preoccupi, non si preoccupi» con un  gesto elegante della mano, l’uomo gli fece cenno di seguirlo in quello che, Draco se ne accorse in quel momento, doveva essere il suo studio. Senza sapere bene come, era giunto davanti alla sua porta e lì si era fermato, come una mosca attirata dal miele. «Venga con me, credo le farebbe bene un bel bicchiere di prosecco. Viene direttamente dalle mie vigne, una delizia» aggiunse, esprimendo l’ultimo commento in italiano.

Augusto Caetani, nato Malatesta, era un uomo sgradevole, all’apparenza troppo alto e troppo muscoloso rispetto alla testa piccola, tonda e quasi completamente pelata. Aveva sposato Beatrice quasi dieci anni prima, assumendo il controllo delle proprietà di famiglia ed i vari titoli nobiliari a quelle annessi, diventando, grazie anche al tesoro che la sua famiglia portava con sé, uno degli uomini più ricchi ed influenti d’Europa. Tutti erano rimasti molto sorpresi che avesse scelto di prendere il cognome della moglie, ma la sorpresa era svanita quando lo scandalo sui suoi fratelli era venuto allo scoperto.

Fratello e sorella, un amore proibito ed una famiglia distrutta.

Lo studio in cui lo guidò aveva le pareti quasi interamente coperte da dipinti.

Dipinti erotici.

Draco non aveva mai avuto problemi con la sua sessualità o con le varie sfumature che questa aveva nelle altre persone. Non avrebbe potuto, vivendo a stretto contatto con degli adolescenti per sei anni della sua vita e trascorrendo i successivi con critici d’arte più o meno espansivi al riguardo. Aveva ammirato opere d’arte di ogni risma, aveva studiato nudi appartenenti ad ogni epoca. Aveva addirittura sperimentato buona parte delle posizioni illustrate in quel libricino indiano che tanto faceva parlare i babbani!

Ma quei dipinti riuscirono a fargli sentire una stretta allo stomaco a causa del disagio.

«Ah, sta ammirando la nostra collezione» commentò Augusto, con un sorriso, accomodandosi alla sua scrivania ed indicando a Draco la poltroncina libera, davanti a lui. «Mia moglie preteso di esporla qui, sa. Io ritenevo che fosse un po’ troppo spinta per uno studio, considerando il via vai di uomini d’affari ed ecclesiastici che passano fra queste quattro mura, ma lei ha insistito».

Per una qualche ragione, Draco non riuscì a credere che stesse mentendo. Beatrice Caetani aveva proprio l’aria di qualcuno appassionato a quel genere d’arte. Nonostante le parvenze d’angelo, la sua reputazione nella buona società la precedeva ovunque si recasse.

Bella come un angelo, ma incline al peccato come Satana in persona.

«Sono dell’idea che ognuno abbia il sacrosanto diritto di esporre ciò che desidera, in casa sua» gli disse quindi il giovane, accomodandosi ed accennando un sorriso gentile. I muscoli delle sue spalle erano stranamente tesi, come se parte di lui stesse percependo un pericolo che il resto, invece, non riusciva a comprendere. Qualcosa gli stava urlando di scappare, mentre altro lo supplicava di restare. Quella tensione stava diventando sempre più insopportabile.

«Sono lieto che condividiamo lo stesso pensiero» si complimentò Caetani, annuendo leggermente mentre preparava due flute e si allungava per tirar fuori da un mobiletto – probabilmente nascosto sotto la scrivania – una bottiglia di vino bianco. «Questa è una delle migliori annate. Sono certo che la farà impazzire».

La tensione alle spalle stava uccidendo Draco, lentamente e con parecchio dolore.

«Non sono un grande amante del vino, purtroppo» si scusò in anticipo, allungando comunque la mano per afferrare il bicchiere che gli era stato porto. Mai rifiutare, diceva l’etichetta, nonostante non provasse il minimo desiderio di avvicinare le labbra al cristallo immacolato. Annusò leggermente il profumo del liquido, sentendo le narici pizzicare. Era insolitamente dolce, ma, dopotutto, lui davvero non ne sapeva molto, soprattutto non di vino bianco.

«Lo assaggi, Morgerstern» insistette l’uomo, senza tuttavia accennare a prendere il suo bicchiere. «Le prometto che non è avvelenato!» aggiunse, con una risata divertita ed estremamente genuina, come se avvelenare qualcuno fosse stato uno scherzo. Come se la sola idea fosse stata assurda.

Come se qualcuno non avesse già tentato di avvelenare Draco. Più di una volta.

Il sapore, esattamente come il profumo, era incredibilmente dolce. Così dolce da far dolere i denti di Draco e fargli stringere la gola in una morsa, quasi come se il suo stesso corpo si stesse rifiutando di assorbire quella sostanza. Era forse veleno? No, Blaise gli aveva insegnato a riconoscere i sintomi immediatamente seguenti all’ingestione di sostanze tossiche e lui non sentiva formicolio alla lingua o dita fredde. E comunque sapeva bene che molti vini erano caratterizzati da una dolcezza fuori dal comune.

Forse era solo troppo ansioso e prevenuto nei confronti di quell’uomo.

«Ha un buon sapore, glielo concedo» disse infine, con un vago sorriso, raddrizzandosi contro lo schienale della poltrona. «Ma continuo a preferire il whisky».

Augusto scoppiò a ridere, rilassandosi a sua volta. «Voi inglesi avete una predilezione per quel particolare liquore, dico bene? Noi italiani, invece, siamo legati al nostro vino» gli spiegò, prendendo il bicchiere ma solo per far oscillare il contenuto al suo interno. Alla luce del grande lampadario, sembrava aver assunto un colorito rosato, decisamente più scuro di quanto Draco avesse visto poco prima.

Per sicurezza, sollevò anche il suo calice, notando quella strana colorazione.

Forse non aveva guardato bene, la prima volta, troppo spaventato all’idea di esser avvelenato per l’ennesima volta.

Prese un ulteriore sorso, chiedendosi se sarebbe stato ancora tanto sgradevolmente dolce.

La risposta fu positiva, naturalmente. La dolcezza, forse, era addirittura aumentata.

«Immagino sia una questione di culture diverse» gli disse, forse per impedire a se stesso di fare smorfie proprio davanti al proprietario della vigna. «Il vino fa parte della vostra tradizione, mentre per noi è comunque qualcosa di estraneo, di importato. Siamo famosi per una bevanda molto meno…» si accigliò, cercando la parola adatta. «Diciamo meno eleganti».

Augusto sorrise, annuendo leggermente. «Ah, sì, non posso darle torto» concordò, posando nuovamente il bicchiere e rilassandosi contro lo schienale della sua poltrona. «Il vino è bevanda degli dei, dopotutto, e Roma è stata la casa delle più grandi divinità. Bacco ne è stato l’inventore».

«A detta del mito» precisò subito Draco, con un ghigno. «Probabilmente Bacco era solo un contadino annoiato ed amante degli esperimenti. Ma immagino che, oggi, sia giusto ricordare la sua memoria in modo più divino» scherzò, alzando gli occhi al cielo.

Vide, comunque, lo sguardo irritato del padrone di casa, un attimo prima che si rilassasse nuovamente e tornasse a puntare gli occhi scuri su di lui.

Guai.

«Il mito, naturalmente» concordò, nonostante non sembrasse poi così convinto. «Bacco è stato accolto fra le divinità, grazie al suo talento. Ma quel mondo ultraterreno non gli è mai appartenuto particolarmente. Preferiva passare il suo tempo sulla terra, con i suoi seguaci, godendo di quei piaceri che nel Regno Celeste gli erano preclusi». Puntò i suoi occhi su Draco, improvvisamente divertito. «Immagino lei ne abbia sentito parlare».

«Naturalmente» confermò, vagamente preoccupato. «Le baccanti ed i loro rituali, sono in pochi a non conoscerli. Attraversavano le campagne organizzando rituali depravati che mettevano al centro il piacere dei sensi, sessuale e non solo». Restò in silenzio per quale istante, improvvisamente indeciso su come comportarsi. «Hanno rappresentato un bel grattacapo, in Grecia».

«Non soltanto in Grecia» Augusto indicò la scena erotica dipinta alle sue spalle. C’erano tante donne con maschere ed in posizioni promiscue, al centro un uomo con un mantello di leopardo. «Anche a Roma si diffuse il culto, naturalmente, ma gli adepti si mostrarono molto più intelligenti» disse quella parola come se fosse stato tutto merito suo. «Dopo il Senatus consultum de Bacchanalibus** il culto venne abolito ufficialmente, ma gli adepti non si dimenticarono della loro religione. Evitarono di dare troppo nell’occhio e fecero in modo che la conoscenza si tramandasse di genitori in figli e così per anni ed anni».

Le dita di Draco sembrarono improvvisamente troppo fredde. «Interessante. Immagino abbia le prove di quest’affermazione… sono certo che molti studiosi pagherebbero dell’oro sonante per poter scrivere qualcosa al riguardo».

«Diciamo che ho i miei agganci» lo rassicurò l’uomo, sfiorando con la punta del dito il bordo del suo calice rimasto intonso. «Mi piacciono le sfide, signor Morgerstern» disse, poggiando i gomiti al tavolo e congiungendo le punte delle dita poco sotto al mento. La sua espressione era feroce, quasi come quella di un lupo a caccia, ma, stranamente, Draco non riuscì a preoccuparsene. «E sono certo che lei sarà un’aggiunta incredibile alla nostra collezione».

Quelle parole avrebbero dovuto turbarlo, ma non ci riuscirono. La consapevolezza di quella sua anormale rilassatezza lo fece irrigidire leggermente, ma nulla di più.

«Signor Caetani?».

«Dopo cena, venga nell’ala vecchia» gli disse, alzandosi in piedi, in un chiaro invito a lasciare il suo studio. «Naturalmente, la sua fidanzata potrà aspettarla in camera, non credo sarà un grande dispiacere, per lei. Non con la reputazione che si porta dietro, Signor Morgerstern».

Il lord inglese capace di affascinare ogni donna nell’arco di un chilometro, incapace di essere fedele alla sua innocente fidanzata.

«Naturalmente» fu tutto ciò che disse, mentre una parte di lui – molto debole, ma anche estremamente testarda – combatteva per ribellarsi a quel torpore forzato. C’era un pericolo in agguato, ma lui non riusciva ad inquadrarlo. E non gli piaceva affatto. «Immagino che ci vedremo a cena» disse poi, rialzandosi e sforzandosi di apparire meno rilassato di quanto fosse in realtà. Era un mondo di rigidità, quello, non c’era spazio per i sorrisi.

«Non credo, signor Morgerstern» gli rispose il padrone di casa, con un sorriso malandrino. «Io ho degli impegni improrogabili, ma sono certo che ci vedremo dopo» il sorriso si allargò, inquietante. «Nell’ala vecchia, dopo cena. Si assicuri di mettere a cuccia la sua fidanzata, non vogliamo certo che rovini la nostra serata, con tutte le sue domande inopportune».

«No, certo che non lo vogliamo».

Mantenendo la postura il più rigida possibile, Draco diede le spalle al padrone di casa ed uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Fu in quel momento che la lingua iniziò a pizzicare.

 

***

 

Che ci fosse qualcosa di orribilmente sbagliato, in lui, Hermione l’aveva capito nel momento stesso in cui si era accomodato al suo fianco, poco prima che venisse servita la cena. Era più bianco del solito, fatta eccezione per le guance accese di un rosa tutt’altro che naturale, ed aveva le mani sudaticce. Quando si chinò verso di lei per dirle qualcosa, si irrigidì e si allontanò, restando poi in un silenzio di tomba.

«Per Merlino, vuoi dirmi cosa ti succede?» gli chiese, nella pausa fra il primo e l’insalata. Si riavvicinò a lui, stando bene attenta a non farsi sentire dagli altri ospiti seduti al loro stesso tavolo. Il gran numero di persone presenti lasciava intendere che la festa si fosse estesa a molti degli invitati del mattino, seppur non a tutti. «Se continuerai a stringere quella forchetta fra le mani rischierai di rovinarla e dovremo ripagare l’intero servizio ai Caetani».

Lui non la guardò e non accennò neppure a rilassarsi, tutt’altro. I suoi occhi guizzarono verso Beatrice, attorniata da ragazzi anche più giovani di loro, tutti presi nel decantare le sue lodi, e poi scattarono verso la porta d’ingresso alla Sala, quasi avesse voluto cercare una via di fuga. Lei, allora, gli posò la mano sul braccio, con l’intenzione di tenerlo fermo fin quando non si fosse deciso a parlare.

«Mia cara» la voce preoccupata di una vecchietta seduta con loro la fece voltare nella sua direzione, tirando fuori il sorriso falso più convincente di cui fosse in possesso. «Il suo fidanzato si sente bene? Sembra accaldato».

In effetti, nel momento stesso in cui l’aveva toccato, Hermione aveva sentito un fiotto di calore superare anche i due strati di pesante stoffa con cui il suo braccio era coperto, come se qualcuno gli avesse acceso un fuocherello sotto al sedere e lui avesse iniziato a cuocersi come un tacchino al forno.

Non era il più gentile dei paragoni, in effetti.

«Ho assaggiato del peperoncino» disse Malfoy, impedendo ad Hermione di far sentire quella orribile bugia che il suo povero cervello aveva iniziato a mettere insieme. «Non sono abituato, perdonatemi» aggiunse, cercando di suonare il più rassicurante possibile. La presa di Hermione si strinse sul suo braccio, ma lui si irrigidì di più. «Credo che tornerò in camera nostra, mi sento particolarmente indisposto» aggiunse, deglutendo con l’aria più preoccupata e ansiosa che Hermione aveva mai visto sul suo viso. «Tu resta pure a finire la cena, tesoro, non preoccuparti per me».

Non muoverti da qui, Granger.

Controbattere, davanti a tutte quelle persone, era certamente fuori discussione, lei lo sapeva bene. Se lasciò andare la presa sul braccio del suo accompagnatore e si limitò a fulminarlo con un’occhiata, fu solo per non mandare al diavolo la copertura che aveva funzionato tanto bene fino a quel momento. Osservò Malfoy rialzarsi in piedi e sistemarsi la giacca con aria particolarmente impacciata, voltandosi velocemente per dirigersi fuori dalla sala, ignorato da tutti.

Quasi tutti. Beatrice Caetani seguì la sua figura come se lui fosse stato un uccellino e lei un gatto affamato. Hermione sentì qualcosa di gelido nello stomaco, ma non osò pensarci più di tanto. Non era il momento e non era certo il luogo per cominciare a sputar cattiverie sulla padrona di casa.

Non quando c’era il quasi fondato sospetto che lei ed il marito trafficassero con magia arcana ben al di sopra della loro comprensione.

Restare seduta per il resto della cena fu straziante, per i nervi della strega. Passò dal non riuscire ad ingerire neppure una foglia di insalata o un pezzetto di carne allo spazzolare via una decina di dolcetti alla crema e vari assaggi di almeno sette torte diverse. La vecchietta seduta al suo stesso tavolo le fece addirittura i complimenti per il modo in cui riusciva a mantenere la sua linea, mangiando in quel modo.

Lei non aveva idea delle pozioni per bruciare i grassi in eccesso che non uscivano mai dalla borsetta di Hermione.

Quando molti degli ospiti si alzarono dai propri posti, chi per tornare a casa e chi per raggiungere la camera da letto che i padroni di casa avevano generosamente offerto, anche lei si sentì finalmente libera di scappare via e torturare Malfoy finché non le avesse detto la verità.

I suoi tacchi ticchettavano contro il pavimento di immacolato marmo, ma nessuno le prestò attenzione, mentre si dirigeva di corsa al piano di sopra. Molti degli ospiti, però, le lanciarono occhiatine divertite, quasi di pietà. Che fosse buffa, con quel vestito elegante e truccata come se fosse stata invitata a cena dalla Regina d’Inghilterra? Che fosse evidentemente come un pesce fuor d’acqua, in quel mondo di belletto e lustrini?

Francamente, non le importava. Tutto ciò che voleva era aprire la porta della camera – come fece – e trovare Malfoy, per tirargli fuori ogni minima cosa che avesse pensato di nasconderle.

Quando entrò, si rese conto che Malfoy non stesse nascondendo poi molto.

Draco Malfoy, l’uomo di ghiaccio che per anni aveva meritato un posto d’onore nella classifica delle dieci persone che le stavano più antipatiche, era in piedi, nell’angolo della stanza più lontano dalla porta, con gli occhi sgranati e lucidi e le guance rosse.

Ed era quasi completamente nudo.

Solo un asciugamano a separarla da una visuale da giornaletto pornografico.

Mostrando una calma che, davvero, Hermione aveva sempre creduto di non possedere, chiuse la porta e vi poggiò contro le spalle, restando per qualche istante a fissare il suo collega in quelle condizioni a dir poco sconvenienti. Diversamente da quanto avrebbe pensato lei stessa, non lo fissava per desiderio o lussuria.

Era soltanto sotto shock.

«Granger… va’ via» la ammonì lui, cercando di farsi ancora più piccolo nell’angolo della stanza, le guance sempre più rosse e gli occhi sempre più sgranati.

Aveva l’aria di qualcuno che si era divertito parecchio, fino a quel momento. E fu proprio quell’aria a far insorgere in Hermione la peggiore delle emozioni.

La gelosia.

«Chi diavolo c’era qui con te, Malfoy?» gli chiese, furiosa, incrociando le braccia al petto. «Credevo di essere stata chiara! Non ho intenzione di passare per la cornuta contenta, neppure per finta! Cosa accidenti ti è saltato in mente, eh?» gli sibilò contro, avanzando di un paio di passi. Sentiva una vena pulsare in modo sinistro nella sua tempia, ma non vi prestò molta attenzione. Erano ben altri i pensieri che la torturavano, in quel momento. L’idea che Malfoy se la fosse spassata mentre lei, al piano di sotto, si preoccupava per la sua condizione…

«Non c’è nessuno, Granger, e faresti bene ad andartene subito» le ripeté lui, con un tono preoccupato, ma anche oscurato da qualcosa che lei non riusciva a comprendere. «Nasconditi e, quando nei corridoi non ci sarà nessuno, raggiungi l’ala vecchia. Renditi invisibile, se necessario. Se non credi di poter prendere lo specchio, smaterializzati via. Questa gente è pericolosa».

L’urgenza nel suo tono la preoccupò non poco.

«Cosa ti hanno fatto?» chiese, in un sussurro preoccupato, iniziando seriamente a credere che qualcosa di molto importante le stesse sfuggendo da sotto al naso. «Malfoy?» chiamò, quando lui chiuse gli occhi, come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno nello stomaco. Non ottenne risposta e la sua preoccupazione schizzò alle stelle. «Draco?».

Si rese conto di aver detto la cosa sbagliata quando lui rialzò la testa di scatto, puntandole addosso gli occhi d’argento puro, molto più scuri di quanto non fossero solitamente.

Hermione sentì un brivido lungo la spina dorsale e, non c’erano dubbi al riguardo, non era un brivido causato dalla paura.

«Augusto mi ha dato un potentissimo afrodisiaco, Granger» le disse, con la voce resa roca da qualcosa che Hermione ancora non riusciva – oppure non voleva? – comprendere. «Credo che lui e sua moglie siano adepti al culto… al culto di Dioniso» spiegò, a fatica, senza staccarle gli occhi di dosso. Sembrava facesse fatica anche a respirare.

Un afrodisiaco.

«Ti senti male? Posso… posso fare qualcosa per aiutarti? Io…» in difficoltà, Hermione si guadò intorno. Tutto, pur di non fissare lui. Tutto, pur di non cedere alla tentazione. Tutto. Non si rese neppure conto di aver chiesto ad un uomo sotto l’effetto di quel genere di pozione se si sentisse male. «Se vuoi andiamo via. Sono certa che al San Mungo sapranno come aiutarti».

Malfoy strinse gli occhi, ormai ridotti a due fessure di argento liquido e denso. «Sto troppo bene, Granger, ma grazie per l’interessamento» la disse, sarcastico. «Non hai sentito cosa ti ho detto? Quei due sono come due fottute baccanti, Granger. Hai capito?».

L’improvviso ricordo di alcuni racconti piccanti letti durante un’estate parecchio calda le tornarono alla mente. A lei erano sempre piaciuti i racconti dell’antica Grecia, quindi leggere di riti orgiastici non era poi così difficile.

«Ma sono discendenti di un Papa».

Malfoy riaprì gli occhi, vagamente sconvolto. Il calore sulle sue guance non sembrava voler diminuire, tutt’altro. «Granger, buona parte dei nobili italiani discende da qualche Papa, questo non credo possa fermarli» le disse, con voce roca, attraente. «Smettila di sconcertarti per cose così ridicole, fai quello che devi. Devi trovare lo Specchio e ricordare dov’è collocato, domani mattina torneremo per rubarlo. Quei due saranno troppo sconvolti dalle emozioni della serata».

«Tu non sarai troppo sconvolto?» gli chiese lei, dandosi mentalmente dell’idiota. Porgendo quell’involontaria domanda, aveva condannato se stessa ad immaginare cosa avrebbe fatto Malfoy, per sopportare quella smania che, com’era evidente, lo stava torturando al punto da farlo spogliare e da non riuscire a trattenere i sospiri davanti a lei.

Idiota, Hermione, ricordati perché hai giurato di non avere mai più un uomo nella tua vita!

Ricordarsi del passato l’aiutò a ritornare in se stessa per qualche momento, un brivido di orrore ad offuscare l’immagine di devastato tormento sessuale che Malfoy stava trasmettendo. Un brivido per ricordarle chi era lei, chi era lui e ciò che, in fazioni opposte, avevano vissuto.

«Io starò bene, ma devi assicurarti di essere al sicuro a tua volta» le disse, trattenendo a stento un sorriso. «Ricorda, sii invisibile e scappa via una volta vista la Traccia. Probabilmente loro non saranno lontani. Cerca…» dovette fermarsi, come se qualcosa lo avesse colpito nuovamente allo stomaco. Con la coscienza chiara, Hermione si rese conto che non fosse proprio allo stomaco, il fastidio. «Cerca di non scandalizzarti e scappa via, velocemente. Io ti raggiungerò a Londra domani mattina, non sono in condizione di… di viaggiare, adesso».

Il suo tono sembrava non ammettere repliche, ma lei era Hermione Granger e non avrebbe mai preso ordini da lui.

«Troverò la Traccia e la prenderò, poi ti raggiungerò e ti smaterializzerò via di qui. Cerca solo di resistere fino al mio ritorno, poi potrò anche sedarti» ribatté infatti, fiera. «Non preoccuparti, non sono così stupida da mettere in pericolo la mia vita. Se mi renderò conto di non potercela fare, tornerò qui e ce ne andremo via».

«Granger…» Malfoy fece per protestare, poi chiuse gli occhi e sospirò, un’emozione indecifrabile negli occhi. «Cerca solo di non farti scoprire, non mi piacerebbe saperti violentata quando avremmo dovuto lavorare insieme» si raccomandò, passandosi una mano fra i capelli sconvolti. «Ma non tornare a prendermi, davvero… io sto esaurendo il mio controllo» ammise poi, deglutendo rumorosamente. «Va’ via di qui, adesso, e resta intera».

Sentendo la pelle d’oca, Hermione si limitò ad annuire e dargli le spalle, pronta ad uscire.

Fece in tempo a mettere la mano sulla maniglia della porta, prima di sentire un’imprecazione ed il rumore dei passi veloci alle sue spalle.

Un momento dopo, si rese conto che Draco Malfoy la stesse baciando.

Un bacio appassionato, un contrasto di labbra, denti e lingua cui lei non era assolutamente preparata ed a cui sapeva di non aver dato alcun consenso. Sentì le mani di lui fra i capelli, sciolti mentre tornava in camera, e la pressione del suo desiderio contro il ventre.

E, così com’era iniziato, tutto finì. Lui si allontanò da lei, continuando tuttavia a guardarla negli occhi, sconvolti quanto probabilmente erano anche i suoi.

Come il morso dell’aspide, il veleno di quel bacio si irradiò in tutto il suo corpo.

Si fissarono sotto shock, per qualche secondo, ognuno immaginando ciò che probabilmente stava attraversando la mente dell’altro.

Mi hai baciata.

Tu hai risposto.

«Vai, Granger» la voce di Malfoy era più roca di prima, quando fece un passo indietro. «Sto per perdere tutto il mio autocontrollo e questo non è il modo in cui avrei voluto baciarti per la prima volta» le disse, dandole le spalle e mettendo in bella mostra il fondoschiena che madre natura ed una frequente attività fisica intensa gli avevano donato.

Hermione, sotto shock, si rese conto solamente di due cose.

Il modo in cui avrei voluto baciarti.

Malfoy era nudo.

Lasciò la stanza il più velocemente possibile, sbattendo la porta alle proprie spalle e poggiandosi contro il legno per riprendere fiato. Sentiva la testa in fiamme ed il cuore non aveva mai battuto così velocemente.

Neppure durante la sua prima volta, con Ron.

Neppure durante la proposta di matrimonio.

Quando si diresse nell’ala vecchia, era ancora così sconvolta da non aver realizzato la cosa più importante di tutte.

Malfoy aveva il braccio destro bendato.

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti! [NB: è ancora in fase di allestimento, non è proprio perfetta!]. Presto aggiungerò anche un’anteprima del prossimo capitolo!

 

BOOOOOOOOM! E NON DICO ALTRO! Ho dovuto tagliare il capitolo qui, non potevo certo perdere l’occasione di tenervi tutti col fiato sospeso!

 

Punti importanti:

 

» *Draco sta facendo un riferimento a Freud. Il Dottor Crave è anche esperto in psicologia babbana, come credo di aver precisato.

» **La delibera del Senato Romano in questione esiste davvero, risale al 186 a.C. (Scusate, ma sono una giurista, non potevo permettermi di ignorare il Senato).

 

» I Caetani sono persone strane, io ve l’avevo detto. Non me ne vogliano possibili soggetti imparentati con le famiglie che ho citato, si tratta di nobili e, come Malfoy ha sottolineato, quasi tutti discendono da Papi. Non scandalizziamoci, suvvia.

 

» I fratelli di Augusto sono stati scoperti in flagranza d’incesto. Diciamo, però, che i due erano adepti allo stesso culto del fratello e che non hanno saputo mascherare le prove. Oppure Augusto li ha fatti scoprire per tenere tutta l’eredità per sé, quando i due si sono suicidati per la vergogna? Impossibile saperlo!

 

» Il povero Draco viene ancora una volta avvelenato. Immagino che quando lo racconterà al Dottor Crave anche lui si farà una bella risata. Draco Malfoy è la nuova cavia di laboratorio! Essere in condizione imbarazzante davanti a tutti deve essere stato molto traumatico, per lui.

 

» Hermione, Hermione, ti piace proprio mettere il dito nella piaga, vero? Quel poverette sta già male di suo, tu che lo chiami per nome e fai la preoccupata di certo non aiuti!

 

» Sia il titolo che la citazione fanno riferimento al momento del bacio, ovviamente. Perché il veleno? Perché questo bacio porterà parecchi danni, anche se non immediatamente. Dopotutto, lui l’ha baciata mentre era sotto l’effetto di un potente afrodisiaco. E comunque, Hermione è rimasta totalmente paralizzata! Cleopatra che vuole farsi mordere rispecchia un po’ le emozioni di Hermione, che avrebbe fatto volentieri un altro giro sulla giostra, chi vuol capire che capisca.

 

» Per evitare dubbi, i Caetani non sono magici. Quello che il marito ha rifilato a Draco è un afrodisiaco babbano, magari un concentrato di viagra, ostriche e cioccolato (che cosa disgustosa!).

 

 

Il prossimo capitolo sarà molto HermioneCentrico, ci saranno nuovi dettagli riguardo ciò che è successo fra lei e Ron. Per varie informazioni, immagini e altro rimando alla pagina Facebook! (Ancora non c’è nulla, è un po’ sciocco visto che non l’ha ancora vista nessuno!).

  

Grazie infinite a tutti coloro che hanno commentato, i vostri pareri sono il cibo della mia ispirazione, senza di voi non so neppure se avrei avuto il coraggio di pubblicare ancora. Grazie, davvero.

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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