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Autore: CarolPenny    30/10/2016    2 recensioni
Dal capitolo 3:
Carol era felice di potersi spostare senza quella fastidiosissima sedia a rotelle e senza che qualcuno dovesse obbligatoriamente aiutarla. Si era svegliata più volte nella notte in preda a qualche piccolo dolore. La prima volta aveva sentito Daryl sussurrare che si sarebbe spostato e avrebbe dormito altrove, ma lei gli aveva preso una mano e gli aveva detto di restare lì. La seconda volta si era svegliata a causa di un incubo che adesso nemmeno ricordava e aveva trovato la mano di Daryl ancora stretta alla sua, entrambe poggiate sul suo fianco.
MINIMI SPOILER DAL FUMETTO e SPECULAZIONI SULLA SETTIMA STAGIONE.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Morgan Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Perché non mi hai detto che saremmo partiti stamattina?”
Morgan, seduto su una panchina, mosse la testa verso l’alto per guardare il suo interlocutore. Daryl era ancora molto pallido.
“Hai l’aria di qualcuno che dovrebbe stare a riposo. Perché non sei rimasto…”
“Non rimarrò chiuso in una stanza un minuto di più. È opprimente.”
Morgan sospirò pazientemente, aspettandosi quel tipo di reazione da parte dell’uomo. Era stato in prigionia per una settimana intera quindi voler evadere era un desiderio più che comprensibile. Anche lui ci era passato, poteva riconoscere il suo disagio e tra l’altro, in quel momento, sapeva che Daryl non fosse l’unico a bramare un certo tipo di libertà.
Carol, infatti, non aspettava altro che poter andare via.
Il Regno non era una prigione, di certo non come era stato descritto il Sanctuary di Negan, anzi, Morgan l’avrebbe definitiva un’oasi in mezzo al deserto, il luogo più tranquillo che avesse mai visto.
“Va bene” rispose con calma muovendo il corpo per fare un po’ di spazio sulla panchina “Siediti qui allora”.
“Non voglio sedermi. Voglio solo sapere come ci muoveremo verso Alexandria. Tutti continuano a dirmi di restare qui…”
“È così…” lo interruppe Morgan “È meglio che tu resta qui”.
“Non se ne parla!” rispose a tono Daryl.
A quel punto Morgan decise di alzarsi per affrontarlo faccia a faccia.
“Daryl, sei arrivato solo ieri…”
“Risparmiami queste stronzate”.
Morgan non poteva dire di essere molto amico con Dixon, ma sapeva abbastanza di lui da poter intuire che non si sarebbe fatto fermare da qualche ferita.
La verità, infatti, era un’altra. Non voleva certamente costringerlo a restare lì.
“Ieri ti ho detto che Rick sarebbe stato avvertito ed è giusto che venga a sapere di questa comunità. Per questo motivo, guiderò io re Ezekiel ad Alexandria”
Daryl stava per parlare ma Morgan lo anticipò.
“Certo che puoi venire con noi, ma credo che tu debba restare… per lei”.
In un primo momento Daryl sembrò non capire.
“Carol non verrà. Non vuole tornare” terminò, aspettando una reazione da parte dell’altro. Questa non tardò ad arrivare e sorprese Morgan non poco.
Daryl non sembrava sorpreso, ne confuso. La sua espressione era triste, come quella di qualcuno a cui hai ricordato qualcosa di brutto.
“Non se la sta passando bene e non credo mi sopporti molto, ma con te…” Morgan aveva parlato a Carol della sua famiglia, di ogni singola persona ad Alexandria che senza dubbio sarebbe stata preoccupata per lei, ma nulla di tutto ciò le aveva fatto fare un passo indietro. Non voleva tornare indietro, ne voleva restare lì. Era come se volesse solo andare avanti verso l’ignoto…
Ma quando Daryl era apparso davanti ai cancelli de Il Regno, il comportamento apatico della donna era cambiato repentinamente e le condizioni del suo amico erano l’unica cosa a cui aveva dato importanza. Ad Alexandria aveva osservato Carol a lungo e avrebbe potuto affermare con sicurezza che Daryl era stato l’unico a cui lei non aveva rivolto uno di quei sorrisi di circostanza che (solo inizialmente) avevano preso in giro anche lui. Forse Dixon era uno di quei pochi di cui lei, tempo prima, gli aveva detto di fidarsi…
“Forse a te darà ascolto” continuò “Sei l’unico che può convincerla a tornare… o almeno ad accettare le cose come stanno”.
Daryl si chiese genuinamente in che modo esattamente stessero le cose ma Morgan lo guardò con aria speranzosa e terminò il suo discorso con una domanda.
“Allora… resterai?”
Prima di poter rispondere, la loro attenzione si spostò verso una carovana di cavalli che stava venendo proprio nella loro direzione, capeggiata da re Ezekiel, con il suo lungo mantello grigio e la sua fedelissima tigre, Shiva.
Morgan guardò l’animale. Ancora non si era abituato all’idea che quell’uomo potesse farsi obbedire da una creatura così feroce, mentre Daryl la trovava la cosa più bizzarra che avesse mai visto.
Ezekiel si fermò proprio accanto a loro.
“Buongiorno, amici” li salutò. “Pronti a partire?”
Morgan si girò verso Daryl, in attesa di una risposta alla domanda che gli aveva posto poco prima.
Dixon annuì.
 
*
Carol era felice di potersi spostare senza quella fastidiosissima sedia a rotelle e senza che qualcuno dovesse obbligatoriamente aiutarla. Si era svegliata più volte nella notte in preda a qualche piccolo dolore. La prima volta aveva sentito Daryl sussurrare che si sarebbe spostato e avrebbe dormito altrove, ma lei gli aveva preso una mano e gli aveva detto di restare lì. La seconda volta si era svegliata a causa di un incubo che adesso nemmeno ricordava e aveva notato la mano di Daryl ancora stretta alla sua, entrambe poggiate sul suo fianco. Al mattino, non lo aveva più trovato accanto a sé ma non ci volle molto per scoprire dove fosse finito. La situazione in giro era parecchio caotica, segno che un gruppo di persone si stava preparando a partire e Carol capì subito dove erano diretti. Uscì nel corridoio, aveva bisogno di aria fresca e si imbatté nell’uomo biondo che aveva portato Daryl lì, che se non ricordava male doveva chiamarsi Dwight.
Si sbirciarono per lunghi secondi e Carol poté osservare più da vicino la parte sinistra del suo volto, sfigurata e piena di cicatrici. Lui la guardò sulla difensiva poiché indossava di nuovo il gilet con le ali, ma c’era molto altro nella sua espressione. Qualcosa che sorprendentemente stava provando anche lei, la sensazione di sentirsi fuori posto, di chiedersi: “Cosa sono? A cosa appartengo?”
Dwight, dopo aver cercato di guardare altrove, non riuscì più a sostenere quel silenzio.
“Devo riprenderlo” disse, riferendosi al gilet “Altrimenti lui si farà troppe domande.”
Lui. È ovvio che si stesse riferendo a Negan.
“E devo prendere anche la balestra” continuò guardandola ancora per qualche secondo, quasi come a chiedere il permesso, prima di interrompere il contatto visivo ed entrare a prendere l’arma.
Carol ripensò a quello che Daryl aveva detto di lui l’ultima volta che si erano parlati ad Alexandria, che invece di risparmiarlo avrebbe dovuto ucciderlo. Le prime conseguenze di quell’atto di misericordia avevano portato a grosse tragedie. Denise era morta, lui era stato ferito, poi preso in ostaggio… eppure, alla fine, era arrivato lì al Regno, sano e salvo, proprio grazie a quell’uomo.
Dwight uscì dalla stanza, balestra in mano, pronto ad andare fuori. Si scambiarono un’altra occhiata veloce, poi le diede le spalle e abbandonò il corridoio.
Tutta quella situazione la stava confondendo ancora di più. Non sapeva più di chi fidarsi, non sapeva neanche se farlo di se stessa. Si mosse anche lei per vedere a che punto fossero i preparativi e scoprì che in realtà erano già tutti pronti per partire e i cancelli erano stati appena aperti.
Daryl fu subito da lei, ma non aveva l’aria di qualcuno che stesse per andare via.
“Ehi, stai bene?” fece lui allungando una mano sulla sua spalla.
Carol annuì, guardando poi verso la carovana di macchine e cavalli. Morgan era su uno di questi, mentre Ezekiel era seduto dietro ad un furgone, accanto alla sua tigre incatenata. Infine Dwight, a piedi, chiudeva la fila.
“Hai lasciato che prendesse di nuovo le tue cose” disse lei riferendosi proprio a Dwight.
L’espressione di Daryl si indurì, ma non commentò.
“Che cosa ne faranno di lui?”
“Lo scorteranno fino ad un certo punto e poi lo lasceranno andare…”
“Perché?”
Daryl la guardò per capire da dove provenisse quella curiosità ma non chiese nulla e rispose di nuovo.
“Ha fornito al Regno molte informazioni su Negan e il Sanctuary”
Carol fece una smorfia.
“E questo basta per fidarsi di lui.” replicò ma Daryl non capì se si trattava di una domanda o di un’affermazione.
Erano come tornati su quella scalinata ad Alexandria, a parlare della stessa cosa e della stessa persona.
“E’ stato Negan a sfigurarlo così?” in realtà sarebbe potuto succedere in qualsiasi altra circostanza, ma qualcosa diceva a Carol che doveva trattarsi della mano dell’uomo.
Lo sguardo di Daryl si intensificò come non mai.
“Sì” disse debolmente “Negan è…” fece una pausa “…spietato”.
Carol lo guardò mentre cercava forzatamente di cacciare via la rabbia. Si fece più vicino a lui.
Morgan si girò nella loro direzione e li salutò, prima di varcare i cancelli. Nessuno dei due ricambiò il saluto, fecero solo dei cenni con la testa.
“Sono diretti ad Alexandria?” chiese lei.
“Penso che andranno prima ad Hilltop.”
“Perché non sei con loro?”
Carol lo guardò di nuovo, e anche lui subito si girò a guardarla, sostenendo lo sguardo.
“Non vado da nessuna parte fino a quando non sono sicuro che tu stia al sicuro”
La prima reazione di Carol fu quella di ridacchiare.
In realtà non era cambiato proprio niente. Lei non si fidava di nessuno e neanche Daryl.
“Questo posto non ti piace?” lo provocò.
Daryl scosse la testa cercando di trattenere una smorfia.
“Non lo so… qui sembrano tutti così…”
“Bizzarri?” suggerì Carol “Fuori di testa? Medievali?”
Questa volta Daryl non riuscì a trattenere un sorriso, seppur breve.
“Beh, quel tipo si fa chiamare Re, ed ha una fottuta tigre! Per un attimo ho pensato di essere fatto…”
I cancelli del Regno si chiusero. La vita all’interno della comunità ritornò alla sua quotidiana routine.
Una donna stava facendo lezione di geografia a dei bambini. Altri si stavano esercitando con delle lance.
Il ragazzino che Carol aveva trovato nella stanza di Daryl la sera prima, che ora ricordava chiamarsi Benjiamin, si avvicinò a loro.
“Re Ezekiel mi ha detto di restare qui e di occuparmi di voi, quindi per qualunque cosa, sapete a chi rivolgervi”.
Carol gli rivolse un sorriso di circostanza e lo ringraziò con un cenno. Benjiamin guardò Daryl quasi con timore e poi andò via.
I due ritornarono ad osservare i cancelli, con serietà. Rimasero in silenzio, godendosi la brezza tiepida e i suoni della comunità indaffarata.
“Tornerai… prima o poi?” Daryl ruppe il silenzio con quella frase.
Carol non lo guardò, neanche lui lo stava facendo.
Si schiarì la gola, ma in realtà non aveva alcuna risposta per lui.
“Prima o poi… lo scopriremo”.
Non gli stava dando nessuna certezza, solo la promessa che prima o poi le risposte sarebbero arrivate. Sarebbe stato inevitabile.
Carol sentì il calore della mano di Daryl nella sua e capì che gliela stava stringendo. Cercò di non pensare a nulla, solo di ricambiare quel gesto fino a quanto avrebbe potuto, fino a quando non sarebbe arrivato il momento di prendere delle decisioni.
Continuarono a guardare i cancelli oltre ai quali c’era il mondo che, senza che ne fossero totalmente consapevoli, aveva ancora tanto bisogno di loro.

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La settima stagione è iniziata, quindi dovevo assolutamente completare questa mini long. E' un capitolo molto breve ma spero piacevole. Per ora non ho in programma altre fan fiction ma, si sa, l'ispirazione potrebbe arrivare in qualsiasi momento :) Grazie per avermi seguita e alla prossima!
- Carol

 
   
 
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