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Autore: Futeki    30/12/2016    2 recensioni
Silente è morto e Hogwarts non è più un luogo sicuro, mentre il Ministero della Magia è in mano ai Mangiamorte. Con l'ascesa del Signore Oscuro, una nuova Guerra Magica sembra ormai inevitabile.
Per allontanarsi dal tragico scenario che si pone loro di fronte, la famiglia Greengrass e Blaise cercano rifugio in una città del Galles meridionale, Caerphilly, dove Daphne non potrà fare a meno di chiedersi se è il caso di rivalutare la sua idea di casa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rusty Halo'
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II

HOME IS SUCH A LONELY PLACE

Don’t wait for me, home is such a lonely place without you.

 

 

Le luci dei lampioni attorno al castello di Caerphilly si incrociavano a mezz’aria prima di toccare la superficie del lago, creando particolari giochi d’ombre sull’acqua. Qua e là, qualche papera nuotava silenziosa, tenendosi a distanza dal ponte di ingresso al castello.

La folla veniva fuori dal grande portone principale, ma non era abbastanza fitta perché Blaise, Daphne e Astoria riuscissero a entrare, andando controcorrente, senza attirare l’attenzione dell’addetta alla sorveglianza.

Blaise si tolse la giacca e la porse a Daphne, che la infilò nella borsetta magicamente ampliata. Fecero per entrare e quando fu fatto loro notare che il castello stava per chiudere al pubblico, Blaise si avvicinò alla ragazza esibendo il migliore dei suoi sorrisi.

«Buonasera…», lanciò un’occhiata al cartellino con il nome che portava al collo, «Sarah. Lo capisco, ma vedi, devo rientrare a prendere la mia giacca, che ho dimenticato prima durante la visita guidata.»

Lei sbatté le palpebre, un po’ confusa dai suoi modi gentili e ammalianti al tempo stesso. «Certo», disse alla fine, lasciandoli passare, «ma uscite al più presto, siamo all’orario di chiusura.»

«Senz’altro. Grazie», aggiunse con un occhiolino.

Lei gli rivolse un sorriso imbarazzato, poi si fece da parte.

«Non dovevi disturbarti a flirtare con lei», sbottò Daphne mentre gli restituiva la giacca, quando furono entrati.

«Nessun disturbo», replicò lui divertito.

Astoria alzò gli occhi al cielo.

Si addentrarono nel castello cercando di evitare i membri del personale che li avrebbero indirizzati verso l'uscita. Trovarono una rampa di scale che portava al piano superiore e salirono, allontanandosi dalla folla.

Rimasero soli tra i corridoi antichi e iniziarono ad esplorare l’ambiente. Sulle pareti erano sistemate numerose torce spente, mentre l’illuminazione proveniva da lampade Babbane installate sul soffitto. A parte ciò, l’atmosfera rimandava alla scuola di Hogwarts. Di tanto in tanto si imbattevano in porte di legno sigillate e armature decorative. Arrivati all’incrocio con un altro corridoio, videro un custode notturno e dovettero nascondersi dietro un angolo.

Si scambiarono un’occhiata eloquente.

«Io ho addosso la Traccia», ricordò Astoria.

Blaise estrasse la bacchetta e la puntò contro l’uomo, pronto a lanciare un incantesimo Confundus.

Daphne lo trattenne. «Non è prudente usare la magia su un Babbano», disse estraendo a sua volta la bacchetta. Rivolse un cenno del capo a un’armatura. «Wingardium Leviosa

L’ascia decorativa che teneva bloccata tra le mani si staccò dal supporto, producendo un rumore metallico.

Attirata la sua attenzione, il custode tornò indietro e, non appena fu abbastanza vicino all’armatura, Daphne interruppe l’incantesimo. L’ascia fendette l’aria a meno di un metro dal viso dell’uomo, che sobbalzò e lanciò un urlo. Poi si mise a correre, lasciando il corridoio deserto.

Astoria rise e anche Blaise assunse un’espressione divertita.

«Non avresti dovuto spaventarlo a morte», finse di rimproverarla.

Daphne scrollò le spalle. «È stato efficace. E divertente.»

Proseguirono indisturbati per i corridoi deserti. Di tanto in tanto Daphne apriva con la magia una porta sigillata e Astoria restava minuti interi a guardare i reperti storici esposti.

Arrivarono in una stanza che doveva essere stato un piccolo salotto. Le pareti decorate e i divanetti disposti in semicerchio di fronte al camino le davano un'aria di familiare eleganza, che a Blaise ricordò, non senza una nota di nostalgia, la Sala Comune di Serpeverde.

«Cosa pensate che stia succedendo a Hogwarts in questo momento?», chiese Daphne, che doveva aver avuto più o meno i suoi stessi pensieri.

«Niente di troppo diverso da quello che succedeva gli anni scorsi, secondo me», intervenne Astoria, mentre sfogliava distrattamente le pagine di un libro antico tirato fuori da una teca di vetro. «Almeno per quanto riguarda i Purosangue», aggiunse voltandosi a guardare la sorella.

Daphne scrollò le spalle. «Le ingiustizie ai danni dei Mezzosangue non lasceranno indifferenti gli studenti, soprattutto i Grifondoro. Hogwarts si è sempre fondata sull'equilibrio tra le Case e se questo equilibrio venisse a mancare ci sarà una ribellione.»

«La soffocheranno», tagliò corto Astoria, rimettendo a posto il libro. «Se il Signore Oscuro non ha ancora apertamente preso il Ministero è perché vuole che prima sia tutto sotto controllo. Non fornirà alla Comunità Magica un motivo evidente per riunirsi e combattere, figuriamoci se lo consentirà ad Hogwarts. Piton farà tutto ciò che potrà per impedirlo, compreso espellere chiunque mini la sua autorità.»

Daphne annuì e si lasciò cadere su una poltrona. Puntò la bacchetta contro il camino e accese il fuoco.

«Chissà se Draco sta bene», aggiunse tra sé.

«Nella sua ultima lettera, mia madre mi ha detto che sia lui che Lady Narcissa sono abbastanza al sicuro, per quanto lo si possa essere con il Signore Oscuro tra le mura di casa», rispose Blaise, appoggiandosi allo schienale della sua poltrona.

«Se la caverà», decretò Astoria. «Lui se la cava sempre, è secondo soltanto a quel babbeo di Pot...»

Un clangore metallico la interruppe e indusse i ragazzi a voltarsi verso la fonte del rumore. In un angolo della stanza, dove una serie di lance erano appoggiate a una rastrelliera, il fantasma di una donna fluttuava su uno scudo che roteava ancora sul pavimento dopo essersi staccato dal proprio supporto.

La donna, vestita di verde e dai lineamenti delicati, puntò il proprio sguardo semitrasparente sui ragazzi.

«Voi siete maghi», osservò con una punta di sorpresa nella voce. «Dite, siete qui per caso per portarmi notizie del mio amato Gruffudd

I tre si scambiarono occhiate perplesse.

«No, signora», rispose Blaise, in tono educato. «Non conosciamo nessuno con quel nome.»

«Oh, ma certo», fece lei, scuotendo il capo traslucido. «Dovete scusarmi, aspetto da così tanto tempo da essere diventata impaziente.»

I ragazzi non replicarono.

«E maleducata!», aggiunse la donna avvicinandosi di pochi passi. «Non mi sono neanche presentata. Il mio nome è Alice de Lusignan of Angoulême, ma i più si rivolgono a me chiamandomi Dama Verde», concluse con un sorriso.

«Piacere di conoscerla, Milady», rispose lui. «Il mio nome è Blaise e loro sono Astoria e Daphne», disse indicando le ragazze, curandosi di non rivelare i loro cognomi.

«Il piacere è mio. Ma ditemi, cosa ci fate qui a quest’ora? Il castello è chiuso al pubblico.»

«Volevamo visitarlo senza la solita folla», rispose Daphne, intervenendo nella discussione.

«Speriamo che non le dispiaccia», aggiunse Blaise. «Non avevamo idea che il castello fosse già… occupato. Né tantomeno che lei aspettasse qualcuno.»

«Oh, non preoccupatevi», rispose lei, liquidando il discorso con un gesto della mano. «Gruffudd arriverà, che voi siate presenti o meno. Se avessi tenuto fuori chiunque per tutto il tempo in cui l’ho aspettato, questo castello sarebbe rimasto deserto per oltre settecento anni.»

«Settecento?», le fece eco Astoria, senza nascondere la sorpresa.

«Sì, anno più, anno meno», confermò il fantasma. «Ma il nostro amore va oltre i limiti del tempo, di questo sono certa.»

«Lui è…», iniziò Daphne, ma poi si interruppe, incapace di trovare le parole giuste.

«Morto?», concluse la donna per lei, con un risolino. «Lo è. Se anche fosse riuscito a sfuggire alla vendetta di mio marito, sarebbe comunque troppo vecchio per essere ancora in vita.»

«Suo marito?», chiese Astoria, perplessa.

«Sì, mio marito Gilbert de Clare, conte di Hertford e di Gloucester e Lord del Gamorgan, nonché padre delle mie figlie, assassino dell’amore della mia vita e, indirettamente, della sua stessa moglie.»

Blaise si accigliò e le ragazze parvero così stupite che la Dama Verde sorrise divertita. «Vi piacerebbe conoscere l’intera storia?»

 

 

Pochi minuti dopo, i ragazzi erano seduti davanti al fuoco acceso e, a separarli dal camino, Alice de Lusignan of Angoulême fluttuava nell’aria e i suoi occhi traslucidi erano persi nei ricordi.

«Avevo diciassette anni quando lasciai la Francia per andare a vivere in Inghilterra. Sposai Gilbert quando lui aveva soltanto dieci anni e neanche un briciolo della crudeltà che avrebbe mostrato in seguito», iniziò a raccontare.

Blaise lanciò un’occhiata a Daphne e si compiacque di trovarla completamente assorbita dalle parole del fantasma, felice che finalmente mostrasse interesse per qualcosa.

«Negli anni seguenti, mio marito ereditò le ricchezze e i titoli del padre. Vinse innumerevoli battaglie ed estese i propri possedimenti a danno di chiunque osasse intralciarlo. Partecipò perfino al massacro degli ebrei di Canterbury, guadagnandosi la scomunica da parte del papa, ma naturalmente non gli importava affatto del dissenso di un Babbano, sebbene rappresentasse una delle massime autorità di quei tempi. Insomma, non era affatto una bella persona», tagliò corto la Dama Verde, accompagnando quelle parole con un gesto della mano. «Ma a me non importava. Non lo amavo, né avevo alcun desiderio che fosse altrimenti. Mio marito non era mai al castello con me, tuttavia io ero una persona serena, godevo di tutti gli agi di cui poteva disporre una signora dell’epoca e avevo due splendide figlie. Non avevo però messo in conto che dalla vita avrei potuto avere di più», disse con un sorriso triste.

«Conobbi Gruffudd in occasione di una sua visita al castello. Ci innamorammo con la rapidità di due persone destinate a stare insieme che il fato ha fatto incrociare. Lui mi mostrò cosa fosse la felicità e io compresi che non avrei più potuto farne a meno.»

La donna riportò lo sguardo sui ragazzi, prestando particolare attenzione a Daphne e Astoria. «Vedete, l’amore può essere una delle più grandi maledizioni della vita, perché ci mostra che, per tutto il tempo in cui abbiamo creduto di non averne bisogno, abbiamo vissuto a metà. Ma è anche una grande benedizione, perché nella sofferenza dovuta alla mancanza di ciò che abbiamo conosciuto e perso, resta sempre la speranza di poter riavere quella felicità, anche solo per un istante.»

Blaise guardò Daphne di sottecchi e la vide pensierosa. Aveva idea, quella meravigliosa, testarda ragazza, che era esattamente quello il modo in cui lui si sentiva a causa sua?

«Ci amammo in segreto per mesi», proseguì la Dama Verde, «ma lui aveva un cuore troppo puro per non soffrire per la nostra situazione. Il suo senso di colpa per avermi trascinato nell’adulterio lo spinse a confessarsi. Sapete, è una cosa che oggi fanno solo i Babbani, confidano a un rappresentante di una religione le proprie colpe nel tentativo di alleggerirsi il cuore. All’epoca il Mondo Magico non era così separato da quello Babbano da non esserne influenzato in termini di tradizioni e usanze. Fu in questo modo che mio marito venne a sapere di noi. Rientrò al castello, furioso per essere stato ingannato, e mi ripudiò. Tornai in Francia umiliata e distrutta dal dolore, pensando che non avrei più avuto notizie del mio amato. Invece ricevetti un gufo poco tempo dopo», disse con un sorriso triste, «con il quale mio marito mi informava della morte di Gruffudd per impiccagione, su suo ordine.»

Astoria si incupì, Daphne spalancò gli occhi.

«Morii così», proseguì lei, tranquilla. «Un attimo prima ero viva e quello dopo il mio corpo giaceva inerte sul pavimento, con il cuore spezzato. Sono tornata qui al castello, perché ero convinta che avrei ritrovato qui il mio Gruffudd. Però lui non c'era.»

«Perché non è andata a cercarlo altrove?», chiese Daphne, sinceramente curiosa.

«Perché sono sicura che lo sta già facendo lui. E se cominciassimo a cercarci entrambi finiremmo per non trovarci mai.»

Daphne tacque.

«Ma perché aspettarlo qui?», insisté Astoria. «Non è doloroso rivivere i ricordi che queste mura riportano alla mente?»

La Dama Verde scosse la testa. «Questo è il luogo in cui mi sono innamorata. È qui che ho imparato cosa significasse vivere appieno. Questo posto mi ha dato tanto quanto mi ha preso e continua ad essere così anche adesso.»

Blaise sorrise e Daphne si voltò a guardarlo proprio in quel momento, rivolgendogli un'occhiata perplessa.

«Arriverà», disse il giovane mago, che non aveva aperto bocca fino a quel momento.

La donna gli rivolse un sorriso dolce. «Arriverà», ripeté.

Nella stanza calò il silenzio. La Dama Verde tolse i ragazzi dall’imbarazzo proponendosi come guida per il castello. Al solo sentirle nominare la biblioteca, Astoria si illuminò e scattò in piedi.

La minore delle Greengrass chiacchierò con il fantasma come se fossero amiche di vecchia data mentre camminavano per i labirintici corridoi. Pochi passi dietro di loro, Blaise e Daphne le seguivano tenendosi in disparte.

«Perché le hai detto che arriverà?», domandò la strega di punto in bianco.

Blaise le lanciò un’occhiata interrogativa.

«Gruffudd. Se non è arrivato negli ultimi settecento anni, quante possibilità ci sono che arrivi in futuro?», precisò.

«Quasi nessuna», confermò lui serenamente.

«E allora perché…»

«Per il quasi», la anticipò.

Daphne rifletté per qualche istante. «Non avresti dovuto illuderla.»

«Pensi forse che lei non ne sia consapevole?», replicò, inarcando un sopracciglio. «Sa benissimo che le probabilità sono a suo sfavore. Ma un barlume di speranza è tutto ciò che le resta, assieme ai ricordi ambientati tra queste mura.»

«Non credi che dovrebbe, che ne so… andare avanti?»

Blaise la guardò come se fosse impazzita. «Daphne, forse non lo hai notato, ma lei è morta. Non c’è niente ad aspettarla in futuro.»

Lei tacque un momento. «È molto triste.»

«Sì, infatti.»

Lasciarono cadere l’argomento e proseguirono in silenzio.

La biblioteca era un’enorme sala piena di scaffali addossati alle pareti, al centro della quale un grande tavolo rotondo dominava l’ambiente. Quasi ovunque, dei paletti dissuasori impedivano ai visitatori di avvicinarsi alle parti interessanti della stanza, ma Astoria li ignorò completamente e li scavalcò per sfiorare con la punta delle dita il dorso di alcuni libri esposti.

Daphne si avvicinò a una grande vetrata. La decorazione in colori sgargianti impediva una chiara visuale dell’esterno, ma la strega dedusse che affacciava su un terrazzo.

«Da qui non si può uscire?», domandò alla Dama Verde.

Lei ridacchiò. «Io posso, ma voi no.»

«Non senza rompere il vetro», borbottò Daphne, come se stesse valutando l’idea.

Si spostò verso un balcone e provò ad aprirne la porta, senza successo.

Astoria lanciò un’occhiata a Blaise. «Dille qualcosa prima che decida di far saltare in aria questo posto.»

«E se usassi un Reductor?», propose infatti Daphne. «Con un incantesimo di riparazione potrei rimetterla a posto dopo.»

Il fantasma inorridì, Astoria guardò Blaise con espressione compiaciuta.

Appunto.

«E se invece facessimo il giro e uscissimo da un’altra parte?», suggerì Blaise, serafico.

La Dama Verde annuì convinta. «Le scale in fondo al corridoio portano alla cima della torre nord. Il panorama è bellissimo.»

«Ottimo», fece lui, afferrandole la mano e trascinandola verso la porta della biblioteca.

Si avviarono per i corridoi e quando fu sicuro che Daphne non avrebbe fatto saltare in aria niente, la lasciò andare. Lei lo precedette su per una scala a chiocciola.

Sbucarono sulla cima della torre e l’aria fredda della notte li travolse. Daphne rabbrividì e Blaise soffocò l’impulso di abbracciarla. La strega infilò le mani in tasca e si avviò verso il parapetto merlato.

Sotto di loro, la città era illuminata quasi a giorno. Le acque torbide del lago attorno al castello riflettevano lo scintillio delle strade affollate e l’eco di canti natalizi li raggiunse squarciando il silenzio. A Blaise parve quasi di riuscire a scorgere i musicisti di strada su Mill Road intenti a suonare, circondati da un gruppo di passanti che rallentavano per ascoltarli. I canti lasciarono spazio ai violini e la musica divenne più dolce.

Daphne sembrava stregata. Guardava in lontananza come se si aspettasse di veder venire fuori la sorgente di quella melodia. Quando si voltò verso Blaise, lui le tese una mano con un mezzo sorriso.

Lei la afferrò e si ritrovò a girare su se stessa, il che era probabilmente la cosa più vicina a un ballo che Blaise le avrebbe concesso quella sera.

Daphne scoppiò a ridere e lui la strinse a sé, un istante prima che perdesse l’equilibrio.

Al diavolo l’autocontrollo.

Le baciò i capelli mentre lei ancora rideva e si lasciò inebriare dalla sua presenza. Daphne si scostò da lui quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi, l’ombra di un sorriso ancora impressa sulle labbra.

Blaise distolse lo sguardo e la lasciò andare.

In quel preciso istante, tre scope da corsa comparvero davanti a loro, superando in volo la torre a velocità impressionante.

«Ho vinto ancora!», gridò uno dei tre maghi, dopo essersi fermato a mezz’aria.

«Razza di imbroglione, sono arrivato io per primo!», protestò un altro.

«Andiamo, Kevin», si intromise il terzo, un ragazzino biondo che sembrava molto più giovane degli altri due, «per quanto mi costi ammetterlo, ha ragione, ha vinto lui di nuovo.»

«E tu come fai a saperlo se stavi gareggiando? Ehi, ragazzi», fece il secondo, rivolgendosi a Daphne e Blaise, «sapreste dirci chi è arrivato prima alla torre?»

Daphne stava per rispondere di non averne la minima idea, quando Blaise la anticipò: «Dai Llewellyn!», esclamò con gli occhi illuminati di gioia.

«Visto?», disse quello che sosteneva di essere arrivato per primo, avvicinandosi a loro.

L’altro sbuffò. «Dice così perché ti ha riconosciuto, non perché hai vinto.»

«Chi è?», fece Daphne, perplessa.

«Dai Llewellyn, il cercatore dei Caerphilly Catapults!», rispose eccitato. «È nipote di Dinamite Dai, nonché vincitore del premio in sua memoria degli ultimi tre anni.»

«Vedo che mi conosci», fece l’interessato, atterrando accanto a loro, subito imitato dagli altri due.

«Puoi dirlo forte», confermò Blaise, stringendogli la mano. «E conosco anche voi», aggiunse rivolto agli altri. «Rhys Lloyd», disse, salutando il ragazzino biondo, «e Kevin Brand», strinse la mano a colui che l’aveva chiamato in causa. «Io sono Blaise. Ha davvero vinto Dai, anche se di pochissimo.»

Kevin scrollò le spalle. «Peccato. Piacere di conoscerti, Blaise. E questa bella signorina chi è?», domandò, rivolgendo un sorriso alla strega al suo fianco.

«Sono Daphne», si presentò lei, tendendo la mano.

Invece di stringergliela, Kevin la afferrò e le baciò galantemente il dorso. «Uno splendido nome per una splendida fanciulla», commentò sfrontato.

Blaise represse a fatica il fastidio.

«Cosa ci fate qui a quest’ora?», domandò Dai, interrompendo lo scambio di convenevoli.

«Siamo venuti a visitare il castello adesso che non ci sono più Babbani in giro», rispose Blaise.

Rhys annuì. «Avrete incontrato la Dama Verde, immagino.»

«Oh, sì», intervenne Daphne. «Ci ha tenuto compagnia per un po’.»                     

«Siete nuovi di qui?», fece Dai. «La popolazione magica a Caerphilly è piuttosto ridotta, è difficile incontrare maghi o streghe se non sai dove andare.»

«Lo abbiamo notato», borbottò Daphne.

Lui sorrise. «Avete presente la stazione centrale di Caerphilly?» Annuirono. «C’è un pub proprio di fianco all’ingresso, il Binario Morto. Oltre la sala principale, frequentata da Babbani, ce n’è una nascosta per i maghi. Più tardi andremo lì, se vi fa piacere potete raggiungerci.»

«Sicuramente!», rispose Blaise di getto, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Daphne.

«A dopo, allora», li salutò Rhys, rimontando in sella alla scopa. Dai fece altrettanto.

«Vi aspettiamo», ribadì Kevin, rivolgendo a Daphne un mezzo sorriso, che lei ricambiò prontamente.

Non appena furono volati via, Daphne incrociò le braccia al petto e si girò a guardare Blaise con espressione accigliata. «Grazie per avermi interpellata, prima di decidere di incontrare degli sconosciuti in un bar più tardi.»

«Oh, andiamo», ribatté lui, ancora entusiasta. «Sono settimane che non fai altro che dire che sei stanca di essere circondata da Babbani! E poi è Dai Llewellyn

«Resta uno sconosciuto», replicò testarda.

«Forse per te», fece Blaise divertito. «Io lo conosco da quando ero un bambino e lui esordiva nei Caerphilly Catapults. È un cercatore incredibile, sono anni che Draco cerca di imparare le sue manovre di volo.»

«Va bene, va bene», tagliò corto Daphne. «Quando si tratta di Quidditch perdi la testa come tutti gli altri. Lasciando da parte questo Dai, che a quanto pare è il tuo idolo, chi sono gli altri due?»

Si avviarono in direzione delle scale, per tornare alla biblioteca dove avevano lasciato Astoria.

«Rhys Lloyd, il ragazzo biondo, è il portiere dei Catapults. È il migliore amico di Dai e si diceva che fosse entrato in squadra solo per sua intercessione, poi invece, durante la sua prima partita, quando la sua squadra perdeva di centosessanta punti e Dai non poteva prendere il boccino senza che perdessero, lui entrò in campo al posto del Portiere che allora era titolare e fece delle parate incredibili, dando ai Cacciatori il tempo di recuperare lo svantaggio e a Dai di prendere il boccino. Da allora nessuno ha mai più dubitato che meritasse il posto in squadra.»

«A giudicare dall’aspetto non avrei mai detto che fosse un Portiere», osservò Daphne.

Blaise annuì. «Ha il fisico del Cercatore», convenne, «ma questo gli permette di essere veloce e la sua capacità di leggere in anticipo la traiettoria della Pluffa lo rende un Portiere incredibilmente capace.»

«E l’altro?», domandò Daphne, svoltando nel corridoio che conduceva alla biblioteca.

«Kevin Brand era un Cacciatore degli Harriers, gioca a Caerphilly da quest’anno. Conosci la storia di Rudolf Brand e Gwendolyn Morgan?»

Lei fece segno di no con la testa.

«Nel 1953, gli Heidelberg Harriers persero una partita che durò una settimana contro le Holyhead Harpies. Alla fine della gara, il Capitano degli Harriers, Rudolf Brand, fece una proposta di matrimonio al Capitano delle Harpies, Gwendolyn Morgan, che rifiutò colpendolo in testa con la sua Scopalinda

Daphne scoppiò a ridere. «Un bel modo di convincerlo a desistere.»

«Nient’affatto», replicò Blaise divertito. «Alla fine lui l’ha conquistata. Kevin è il loro secondo figlio.»

«Allora è vero che la perseveranza paga», commentò lei distrattamente.

«Così dicono», fece lui scuotendo la testa con il sorriso sulle labbra.

Quando entrarono nella biblioteca, trovarono Astoria in piedi al centro della stanza con un libro stretto tra le braccia e lo sguardo implorante rivolto alla Dama Verde.

«La prego!», stava dicendo, «è soltanto un prestito! Giuro di riportarlo qui al più presto, lo tratterò con la massima cura!»

Il fantasma rivolse lo sguardo ai nuovi arrivati, invocando il loro aiuto. «Signorina Daphne, ti dispiacerebbe spiegare a tua sorella che non può portare via un libro di questa biblioteca?»

Lei sbuffò. «Astoria…»

«Daphne! Non puoi capire! Ci sono le genealogie di tutte le più importanti famiglie aristocratiche del Duecento!»

«Ma non puoi…»

«Potrei trovare informazioni su Gruffudd», fece lei, tornando a rivolgersi alla Dama Verde, che vacillò. «Se ho ragione», aggiunse piano, «e Gruffudd è uno pseudonimo, potrei scoprire qualcosa di più sulla sua morte.»

Nella stanza calò il silenzio.

«E va bene», concesse il fantasma dopo alcuni interminabili istanti. «Adesso andate via, prima che cambi idea.»

Astoria sorrise e la ringraziò, poi si avviò verso la porta della biblioteca, trascinandosi dietro la sorella, rimasta interdetta, e un Blaise decisamente sorpreso.

Quest’ultimo attese che fossero abbastanza lontani, prima di arrischiarsi a parlare. «Astoria, quello che hai detto alla Dama Verde…»

«Era una bugia solo in parte», concluse lei per lui. «È vero che ci sono informazioni su Gruffudd in questo libro, ma io le ho già lette.»

«E che hai scoperto?», chiese Daphne, curiosa.

«Gruffudd è lo pseudonimo di Edoardo I d’Inghilterra.»

«Il re?», domandò sorpresa.

Astoria annuì. «Era il cugino di Alice. Quando Gilbert de Clare scoprì il loro tradimento ripudiò la moglie e la mandò in Francia, ma non poteva davvero far giustiziare qualcuno che da vivo avrebbe potuto rendergli più favori che da morto. Tenne nascosto l’adulterio e Edoardo gli divenne debitore per avergli evitato lo scandalo. Mandò in Francia un gufo che informasse la moglie della morte di Gruffudd, così che lei non continuasse a cercarlo. L’effetto che ebbe su di lei lo conosciamo. Per quanto riguarda Edoardo, divenne re, sposò un’altra donna e diede una sua figlia in sposa a Gilbert de Clare, per saldare il suo debito.»

«E lei ha continuato ad aspettarlo per tutto questo tempo, ignara di tutto», sussurrò Daphne, intristita dal racconto della sorella.

«Già», rispose lei.

«Sai di non poterglielo dire, non è vero?», intervenne Blaise, che fino a quel momento non aveva aperto bocca.

Daphne lo guardò indignata, invece Astoria annuì. «Lo so.»

«E volete lasciarla nell’inganno?», protestò lei.

Blaise e sua sorella la guardarono perplessi.

«Cosa ci guadagnerebbe a sapere come stanno realmente le cose?», domandò lui.

«La verità.»

«E poi?», la incalzò Astoria. «Passerà l’eternità a vagare nell’infelicità, consapevole che non le è rimasto più nulla.»

«Anche adesso non ha nulla», obiettò Daphne.

«Non è vero», la corresse Blaise dolcemente. «Ha ancora la speranza.»

«Prima o poi le passerà», precisò Astoria. «Ma non saremo noi ad anticipare quel momento.»

Lei evitò di insistere, ma era chiaramente in disaccordo.

Più per cambiare argomento che per altro, Blaise raccontò ad Astoria dell’incontro con Dai Llewellyn e gli altri e del Binario Morto. La piccola Greengrass si rifiutò categoricamente di andarci, impaziente com’era di esaminare il libro che aveva preso, così lui e Daphne decisero di accompagnarla a casa e per poi incontrare da soli i Catapults.

Uscirono dal castello evitando i guardiani notturni e presero a camminare lungo Mill Road tra le luci natalizie. Quando passarono davanti ai musicisti che avevano sentito suonare dalla cima della torre, Daphne si riscosse dai propri pensieri e si voltò verso Blaise. Lui se ne accorse, ma evitò accuratamente di incrociare il suo sguardo.

Rimasero in silenzio anche quando furono troppo lontani perché la musica li raggiungesse.

Rientrarono con Astoria solo per avvertire i genitori di Daphne che lei e Blaise sarebbero usciti di nuovo. Accennarono all’incontro con i Catapults e il signor Greengrass mostrò quasi lo stesso entusiasmo di Blaise, mentre sua moglie si limitò a raccomandarsi di fare attenzione.

Salirono al piano di sopra, indossarono i mantelli e montarono in sella alla Nimbus di Blaise. Daphne lanciò un incantesimo di disillusione e uscirono direttamente dal balcone.

Sorvolarono una Caerphilly notturna che accennava ad addormentarsi solo in parte. Le luci degli appartamenti iniziavano a spegnersi, quelle dei bar e dei locali, dove la vita si stava spostando, ad accendersi.

Daphne si strinse forte a Blaise per non cadere e gli premette il viso contro la schiena per proteggersi dal vento. Lui si maledisse per la sua incapacità di essere indifferente a quel contatto. Quando atterrarono, i capelli di Daphne erano completamente in disordine e le nocche di Blaise erano bianche per la forza con cui aveva stretto il manico di scopa nel tentativo di concentrarsi sul volo. Le sistemò una ciocca ribelle dietro un orecchio e gli parve di sentire il sangue tornare a scorrergli nelle dita.

Miniaturizzò la scopa con un incantesimo ed entrarono nel pub.

Blaise, che si era aspettato qualcosa di simile al Paiolo Magico, rimase sorpreso nel constatare che invece sembrava un comunissimo locale Babbano piuttosto affollato. Solo in quel momento ricordò che Llewellyn aveva parlato di una sala nascosta per soli maghi e gli venne in mente che non avevano idea di come raggiungerla.

«Domandiamo a lui», fece Daphne, intuendo i suoi pensieri e accennando con il capo al vecchio barman che li stava osservando da dietro al bancone, mentre puliva distrattamente un bicchiere di vetro.

In un primo momento, a Blaise ricordò Tom, l’anziano proprietario del Paiolo Magico, ma la somiglianza scomparve non appena si furono avvicinati.

«Un Whiskey Incendiario, per favore», gli disse Blaise, guardandolo dritto negli occhi.

Lui annuì e indicò un punto alla sua sinistra.

«Uno dei bagni nella toilette delle signore è guasto», disse loro con voce roca. «Qualche colpo di bacchetta sul mattone sporgente della parete sinistra del cubicolo e arriverete a destinazione.»

Blaise ringraziò e poi si avvicinò con Daphne ai bagni, guadagnandosi delle occhiatacce da alcune clienti impiccione.

Seguirono le istruzioni del barman e si infilarono di soppiatto nel bagno su cui era stato appeso un cartello che indicava che era fuori servizio.

Daphne estrasse la bacchetta e picchiettò sulla parete.

Come nel retrobottega del Paiolo Magico che celava l’ingresso a Diagon Alley, i mattoni iniziarono a vibrare e poi a spostarsi fino a creare un varco nel muro.

Davanti a loro comparve un locale del tutto diverso da quello in cui si trovavano poco prima, molto più chiassoso e decisamente magico.

Due cameriere si spostavano agilmente tra i tavoli mentre sopra le loro teste, tenuti sospesi da un incantesimo, i vassoi con le ordinazioni le seguivano obbedienti. Dietro al bancone, un uomo con un cilindro sulla testa lanciava incantesimi alle bottiglie di alcolici perché versassero da sole il proprio contenuto ai clienti.

«Blaise!», lo chiamò una voce.

Lui si voltò e individuò Dai, seduto a un tavolo con gli amici, che si sbracciava da lontano per farsi vedere.

Lo raggiunsero facendosi largo tra la gente e quando Dai si spostò sulla panca e fece loro cenno di sedersi, Blaise prese posto accanto a lui. Daphne gli si sedette di fronte, con sommo piacere di Kevin, che le stava accanto.

«Ce l’avete fatta», commentò Rhys. «Iniziavamo a credere che non sareste più venuti.»

«Io sapevo che non avresti resistito al mio fascino», commentò Kevin, rivolgendosi direttamente a Daphne.

Lei rise e gli diede dell’egocentrico. Nel frattempo, Dai aveva già fatto cenno a una cameriera di portare qualcosa per loro.

«Volavamo controvento», replicò Blaise, sfilandosi il mantello.

«Ah, ma allora sei venuto con la tua scopa?», chiese Rhys.

Dai si inserì nella conversazione. «Tu giochi a Quidditch, Blaise

«Sì», rispose lui a entrambi. «Giocavo nella squadra della mia Casa, a Hogwarts

«E tu, Daphne?», aggiunse rivolgendosi a lei, che però scosse la testa.

«Io mi limito a fare il tifo per lui», rispose, indicando Blaise con un dito.

Rhys sogghignò. «Che bello, hai anche la tifoseria personale senza essere famoso», commentò.

«Mi ritengo fortunato, in effetti», convenne lui.

«Molto fortunato», sottolineò Kevin.

Blaise lo guardò di traverso, stanco delle sue continue allusioni, ma Dai intervenne prontamente, scongiurando ogni possibile discussione in merito.

«Che scopa da corsa hai, Blaise

«Una Nimbus 2005», rispose lui, lasciando cadere la questione.

«Si vede che siete inglesi», commentò in tono leggero. «Sempre a preferire le Nimbus alle Firebolt

«Pensa un po’ se avessi accettato l’offerta dei Cannons e fossi andato a giocare in Inghilterra», commentò Rhys, rivolgendosi a Dai. «Prima o poi ti saresti convertito alle Nimbus anche tu.»

«Mai», obiettò lui deciso. «Con le Firebolt ho vinto la medaglia Dinamite Dai per gli ultimi tre anni.»

«Mi sembra di sentire un mio amico», commentò Blaise divertito. «Sostiene la superiorità delle Firebolt proprio affermando che ti hanno permesso di compiere le pericolose manovre che ti sono valse quella medaglia.»

«Mi è già simpatico, questo tuo amico», replicò Dai. «E comunque non avrei mai abbandonato Caerphilly, nemmeno per una squadra forte come i Cannons

«Ti offrivano un mucchio di galeoni», gli ricordò Rhys.

Lui scrollò le spalle. «Ci sono cose più importanti dei soldi.»

«Lo dici solo perché sei già ricco.»

Dai rise.

«Treno in arrivo tra venti minuti!», esclamò una voce, amplificata dalla magia, all’interno del locale.

Alcuni maghi si alzarono dai tavoli a cui erano seduti e si avviarono verso una porta dal lato opposto a quella da cui erano entrati Daphne e Blaise.

«Che succede?», domandò quest’ultimo incuriosito.

Rhys si alzò in piedi. «Hai la tua Nimbus, Blaise?» Sorrise. «Vediamo quanto va veloce.»

 

 

Pochi minuti dopo, una discreta folla di maghi si era radunata nel cortile sul retro del Binario Morto. Dai e Rhys recuperarono le proprie scope adagiate in un angolo e invitarono Blaise a tirare fuori la propria.

«È la notte giusta per una bella corsa», osservò Rhys. «La visibilità è ottima.»

«Io passo», commentò Kevin. «Faccio compagnia alla signorina», aggiunse ammiccando a Daphne, che gli regalò un sorriso.

A Blaise non andava di lasciarli da soli, ma ancora meno gli piaceva l’idea di stare a guardare mentre flirtavano. Tirò fuori la sua scopa e la fece tornare alle dimensioni normali.

«Come funziona?», domandò, accettando di partecipare.

Dai indicò un ponte poco lontano che passava sopra ai binari della ferrovia. «Si parte da lì nell’istante in cui la coda del treno supera il ponte. Ci sono circa cinquecento metri di tratto libero, poi il treno entrerà in una galleria. Noi passeremo sopra, in mezzo alla vegetazione, che costituisce un vero e proprio ostacolo. Una volta fuori, il treno percorre altri settecento metri prima di imboccare la seconda galleria, quella scavata nella roccia. L’obiettivo è superare la testa del treno prima di raggiungere la galleria ed essere costretti a fermarsi.»

«Evitando di spiaccicarti nella roccia, però», intervenne Rhys. «Quasi nessuno riesce a superare il treno la prima volta, bisogna anche sapersi fermare in tempo, per evitare di farsi male.»

«Ho capito», rispose Blaise, «e penso di potercela fare.» A vincere la sfida, non a fermarmi.

Dai annuì compiaciuto e gli fece segno di montare in sella alla scopa.

Lui sfiorò la guancia di Daphne in un gesto confidenziale che sperava avrebbe spinto Kevin a lasciarla in pace.

«Stai attento», rispose lei accigliata.

«Come sempre.»

Si alzò in volo e si affiancò a Dai e Rhys, poi indicò con un cenno la folla radunata sotto di loro. «Partecipa tutta questa gente?»

Dai ridacchiò, mentre Rhys scuoteva la testa. «Siamo noi tre e quei due ragazzi laggiù», rispose spostando lo sguardo su due ragazzi in sella alle loro scope da corsa. «Queste persone sono qui per scommettere.»

«Su cosa?»

«Su tutto. Tentano di indovinare chi ce la farà, chi si arrenderà e chi, tra coloro che abitualmente superano il treno, arriverà per primo.»

«Kevin sta scommettendo su di me», intervenne Dai, lanciandosi in supposizioni sul suo compagno di squadra.

Rhys scosse la testa. «Sta guardando Blaise», replicò. «E a giudicare dalla faccia di Daphne, lei ha molta più fiducia in te di quanta ne abbia lui.»

Blaise non fece in tempo a rispondere che il rumore del treno in arrivo attirò la loro attenzione.

Tutti e tre volarono verso il ponte, per allinearsi e prepararsi alla partenza.

«Blaise, amico, vacci piano, mi raccomando», gridò Rhys per sovrastare il rumore.

Ma lui non lo stava più ascoltando.

Nell’esatto istante in cui l’ultima carrozza del treno ebbe superato il ponte, Blaise partì.

Uno dei ragazzi in gara perse un secondo alla partenza e si ritrovò ultimo prima ancora di cominciare. Rhys, invece, andava fortissimo e continuava a guadagnare velocità, tanto che sarebbe stato primo se non fosse stato per Dai.

Blaise l’aveva visto volare centinaia di volte, avendo seguito la sua carriera di giocatore fin da bambino. Eppure, osservarlo trovandosi a pochi metri da lui era evidentemente l’unico modo che rendesse giustizia all’abilità di Dai Llewellyn.

Non volava mai in linea retta per più di qualche decina di metri, si adattava invece alle correnti che sentiva attorno a sé. Inclinava il corpo da questa o da quell’altra parte a seconda del vento e la scopa lo assecondava docilmente. E anziché fargli perdere velocità, queste impercettibili, perfette acrobazie rendevano il suo volo incredibilmente fluido e rapido.

Blaise quasi rimase incantato a guardarlo mentre, nella sua scia, andava più veloce che poteva.

Il treno entrò nella galleria con un paio di secondi di vantaggio su di loro.

Si trovarono a volare tra gli alberi, cambiando continuamente direzione per evitare tronchi e rami. Fu in quel tratto che Dai guadagnò un ulteriore vantaggio su Rhys. Blaise, a pochi metri da quest’ultimo, tentò di seguire il suo stesso percorso, approfittando della sua conoscenza di quel posto.

Il ragazzo alle sue spalle, che evidentemente non aveva avuto la stessa idea, tentò invece di guadagnare terreno spostandosi a destra per superarlo, ma colpì in pieno un ramo sporgente, autoescludendosi dalla gara.

Nonostante i suoi tentativi di stare al passo, una volta superata la galleria, Rhys l’aveva già distanziato. In lontananza videro Dai raggiungere e sorpassare il treno, per poi rallentare e farsi da parte, già vittorioso.

«Forza, ragazzi!», gridò per incoraggiarli.

Rhys accelerò e superò la testa, poi cambiò immediatamente direzione per non finire sulla parete rocciosa in cui era ricavato l’ingresso della galleria.

Blaise esitò solo un istante, poi stimò di potercela fare e accelerò. Guadagnò velocemente terreno, sotto di lui le carrozze del treno scorrevano come se quest’ultimo viaggiasse al contrario.

Quattro vagoni.

Il vento gli sferzava crudelmente le guance, ma lui non sentiva altro che il rimbombo del suo battito accelerato dall’adrenalina e lo scorrere del sangue nelle vene.

Tre.

«Blaise!», gridò Dai, quando lui gli passò accanto correndo a velocità folle.

La sua mente registrò il monito implicito nel suo tono urgente, ma non se ne curò.

Due.

Si rese conto che ce l’avrebbe fatta. Aveva spazio sufficiente a raggiungere e superare il treno, quindi realizzò di aver vinto la sfida con se stesso prima ancora di averlo effettivamente fatto.

Uno.

Fu solo a quel punto che, in un barlume di lucidità, iniziò a pensare che sì, aveva spazio per raggiungere il treno, ma non ne aveva abbastanza per fermarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Green Green Grass of Home è una canzone del 1965 interpretata da numerosi artisti britannici. Il titolo si traduce con L’erba verde verde di casa e rimanda ai luoghi familiari dell’infanzia dell’autore. Il riferimento, nel mio caso, è alla situazione che vede i Greengrass (di qui il trattino nel titolo, grazie al quale l’erba verde diventa il cognome di Daphne) lontani da casa e alla ricerca di un luogo sicuro, più metaforicamente che in senso letterale.

 

Home is such a lonely place è una canzone dei Blink-182 del 2016. La traduzione è Casa è un posto così solitario e il sottotitolo (Home is such a lonely place without you) significa: Casa è un posto così solitario senza di te.

 

Note

Bentrovati! Innanzitutto, alcune segnalazioni.

Il capitolo inizia a un orario approssimativamente attorno alle cinque del pomeriggio. A quell’ora infatti, nel mese di dicembre, nel Galles è già buio. Il castello di Caerphilly chiude davvero attorno alle cinque.

La leggenda della Dama Verde di Caerphilly esiste nella cultura locale, così come le supposizioni di Astoria sull’identità di Gruffudd. Le informazioni su Gilbert de Claire sono tutte vere e storicamente ben contestualizzate.

“Questo è il luogo in cui mi sono innamorata. È qui che ho imparato cosa significasse vivere appieno. Questo posto mi ha dato tanto quanto mi ha preso e continua ad essere così anche adesso.” è una citazione libera di Grey’s Anatomy, che ricalca le parole che Meredith dice a Cristina per telefono, quando lei è andata via.

Dai Llewellyn, così come il premio in sua memoria, è citato in Il Quidditch attraverso i secoli e il personaggio da me inventato risulta essere suo nipote. Anche la storia di Rudolf Brand e Gwendolyn Morgan che Blaise racconta a Daphne è narrata nello stesso libro, mentre la svolta secondo cui alla fine i due si siano messi insieme e abbiano avuto figli, tra cui Kevin, è di mia invenzione. Rhys Lloyd, invece, è un personaggio originale.

La Nimbus 2005 non è mai citata nei romanzi, ma è facile immaginare che esista dopo i modelli 2000 e 2001 di alcuni anni prima.

Il Binario Morto è un locale di mia invenzione, sul modello del Paiolo Magico londinese, il cui nome deriva dal Binario Calmo della stazione di Napoli Centrale, simpaticamente ribattezzato dalla mia mamma “Binario Morto”.

 

Il prossimo aggiornamento avverrà tra una decina di giorni.

Auguri a tutti di buon anno e grazie per essere rimasti con me fin qui!

Un abbraccio e un ringraziamento speciale alla mia beta, Legar. ♥

 

Futeki Efp

 

   
 
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