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Autore: Ms Mary Santiago    06/12/2018    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – Conclusa]
Vagare per Notturn Alley al crepuscolo non è affatto una buona idea, e questo Ellie lo sa bene, ma in occasione del compleanno della sua migliore amica il programma della serata prevede un gioco di gruppo e spetta a lei organizzarlo. Perciò pur di non farsi trovare impreparata è pronta a tutto.
Ma quello che non sa è che non tutti i giochi sono uguali e che questo gioco in particolare è la scelta peggiore che potesse fare.
A questo gioco o si vince o si muore.
*
Regola n°1 – Scrivi il tuo nome su un foglio di pergamena e bagnalo con una goccia del tuo sangue;
Regola n°2 – Spegni tutte le luci;
Regola n°3 – preparati ad affrontare le tue peggiori paure.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nuova generazione
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Epilogo

 

 

 

 

 

 

- Pensi di riuscire a battermi, Ellie? –

Quella sì che era una bella domanda, peccato che non ne avesse la minima idea. Certo era riuscita a sconfiggere la sua paura e uscire fuori da quell’incubo a occhi aperti, ma l’idea di affrontare Asher che in quegli anni era diventato un esperto di quell’universo la terrorizzava.

- Tremi come un gattino – le fece notare, quasi le avesse letto nel pensiero, - ti faccio così tanta paura? –

Serrò i pugni, costringendosi a smettere di tremare, e alzò lo sguardo per fissarlo dritto negli occhi.

Scandì lentamente le parole, consapevole che le unghie le graffiavano i palmi delle mani tanto teneva serrata la presa.

- Io non ho paura. –

- Come dici tu. –

- Quando dici che devo batterti cosa intendi? Quale è la sfida? –

Una scacchiera comparve a pochi passi da loro.

Era molto più grande delle consuete, quasi a dimensioni umane, ed era bellissima. Le pedine erano lavorate con sapiente maestria in un materiale che sembrava incredibilmente costoso.

- Marmo iraniano -, le suggerì la voce del ragazzo, - a casa mia ce n’era moltissimo. –

Colse una nota malinconica nella sua voce e per un attimo provò pena per lui. Non doveva essere stato facile trovarsi fuori dal mondo per dieci anni, consapevole del dolore che doveva aver lasciato nei suoi cari.

- Piaceva molto anche ad Annie. –

Lo vide sussultare come se l’avesse colpito. Fu appena un istante, poi la consueta aria fredda e imperscrutabile lo avvolse.

- Non siamo qui a rivangare ricordi, ma a finire il gioco. Battimi e siete tutti liberi. –

- Tutto qui? È solo una partita a scacchi? –

- Nulla è mai solo quello che sembra. Ogni pedone che l’avversario mangia è un accesso ai ricordi dell’avversario. La partita finisce quando uno dei due si arrende oppure viene consumato – chiarì.

Consumato.

Come se fossero nulla più che meri oggetti.

- Va bene -, decretò, - non perdiamo altro tempo e giochiamo. –

A Scarlett non restava ancora molta aria a disposizione.

 

 

Asher era un bravo giocatore, cauto e circospetto, intuitivo e a tratti impenetrabile. Anche lei però non se la cavava male, considerò distrattamente mentre la osservava afferrare un alfiere e soppesare la scacchiera con espressione assorta. La vide muovere, mangiando il suo cavallo con un sorriso appena accennato.

Un sacrificio necessario per arrivare alla sua torre.

Serrò la mandibola, pronto a veder affiorare il suo ricordo.

 

 

Annie era sdraiata sul prato in riva al lago nero, le ciocche castano chiaro le incorniciavano le iridi color cioccolato mentre alzava il capo per osservarlo.

- Cosa fai? –

Vide se stesso intento a lavorare con il carboncino. Ricordava bene cosa stesse ritraendo in quel momento, era stata la prima volta che si era reso conto di quanto spesso raffigurasse Annie. Molto più spesso di quanto un comune amico avrebbe fatto, poco importava se la ragazza in questione era o meno la sua musa ispiratrice.

- Disegno. –

- Questo lo vedo -, lo rimbrottò con un sorrisetto ironico, - ma cosa disegni? –

- Un bozzetto così, nulla di chè. –

Annie si alzò, afferrando il blocchetto e sottraendolo alla presa dell’amico. L’osservò con gli occhi sgranati, accarezzandolo con la punta delle dita. Aveva un’espressione di religioso stupore impressa sul suo bellissimo volto.

- È stupendo. –

- Ti piace davvero? –

- Lo adoro. –

- Allora tienilo, è tuo. –

 

 

- Me lo ricordo quel carboncino. –

La voce di Ellie lo fece trasalire. Serrò la presa sul pedone, pronto a muoverlo per mangiare la sua torre.

- Stiamo giocando, non condividendo vecchie memorie. –

- Annie lo conservava gelosamente, l’aveva persino fatto incorniciare e lo teneva sopra al suo letto in modo che potesse guardarlo come prima e ultima cosa quando apriva o chiudeva gli occhi durante la giornata. –

- Concentrati, mia cara, perché non sarò gentile con te ancora a lungo. –

Mosse la pedina, mangiando la torre, e si preparò a entrare nella mente della sua avversaria.

 

 

- Annie! Annie! –

La cugina si voltò verso di lei, allargando le braccia e stringendola a sé quando Ellie si tuffò su di lei con un sorriso immenso.

 – Ciao, piccola mia, hai fatto la brava quando ero via? –

Annuì, stringendola a sua volta, mentre affondava il volto nei capelli della cugina. Aveva atteso con impazienza il suo ritorno a casa e finalmente era lì con lei e ci sarebbe rimasta per tutta l’estate.

- Sono stata bravissima, proprio come ti avevo promesso, ma tu rimarrai con me fino a settembre? –

- Certo, piccola, abbiamo fatto un giuramento noi due no? –

Sempre insieme quando era possibile, tutte le volte in cui era possibile. E i Flint prendevano molto sul serio quella storia dei giuramenti.

 

 

Riemerse da quel ricordo con la consapevolezza che aveva ferito tanto Ellie quanto se stesso. Una sensazione di rabbiosa impotenza si fece strada in lui, ma quando venne nuovamente il suo turno di muovere le mangiò comunque il cavallo.

Annie non c’era più e lui non ne poteva più di stare lì dentro.

Doveva uscire, se non altro per se stesso e per i suoi ultimi due amici rimasti in vita.

 

 

- Perché piangi, piccola? –

- Quella bambina mi ha spinta – replicò, indicandole Melissa Strongold che ridacchiava nell’angolo insieme alle sue amiche. Era più grande di Ellie di un paio d’anni e si divertiva a fare la bulla con i più piccoli, consapevole che i suoi genitori non l’avrebbero mai punita e anzi ne avrebbero preso comunque le difese.

Annie le accarezzò il volto, asciugandole le lacrime e aiutandola ripulire il vestitino sporco di terra e le ginocchia sbucciate.

Poi si diresse verso il gruppetto di bulle, decisa a sfruttare la sua età maggiore per intimorirle.

Si fermò davanti a Melissa, sbattendola contro il muro con forza e fissandola con rabbia.

- Toccala di nuovo e giuro che renderò la tua vita un inferno in terra. Hai capito, piccola serpe? –

Melissa annuì tremante mentre le sue amiche corsero via spaventate.

- Sì. –

- Allora adesso vai a chiedere scusa a mia cugina. –

La ragazzina obbedì, per poi correre via dalle sue amiche. Ellie l’abbracciò stretta, scoccandole un bacio sulla guancia.

- Grazie, Annie. –

Le scompigliò affettuosamente i capelli replicando: - Chiunque voglia farti del male dovrà passare prima sul mio cadavere. Proteggerò sempre te e Bax, non dimenticartelo mai. –

 

 

Riemergendo dal ricordo Ellie scrutò da sotto le ciglia lunghe il volto di Asher. Il ragazzo era più pallido del solito, tremava mentre teneva in mano il pezzo degli scacchi, e le iridi blu erano arrossate e lucide.

Una singola lacrima gli corse lungo il volto prima che puntasse lo sguardo dritto nel suo.

Lasciò cadere il pezzo, guardandolo rotolare lungo la scacchiera e poi cadere a terra con un tonfo sordo.

- Prendi i tuoi amici e vattene, siete liberi di andare, nessuno vi torcerà un capello … mi arrendo. –

Non poteva farle male, realizzò, non dopo aver sentito le parole di Annie.

Si alzò dalla sedia, notando i corpi dei suoi amici ancora addormentati che si materializzavano accanto a lei uno dopo l’altro.

La sua strategia aveva funzionato, pensare solo ad Annie l’aveva salvata.

Avevano vinto.

Finalmente erano tutti liberi.

 

 

 

 

 

*

 

 

9 mesi dopo

 

 

 

 

 

- Non riesco a credere che siamo riusciti a diplomarci tutti quanti -, decretò Urania mentre afferrava gli ultimi oggetti e li tuffava nel baule con poca cura, - per un attimo ho pensato davvero che non ce l’avremmo fatta. –

- Quello che non riesco a credere io invece è come tu possa preparare i bagagli in quel modo barbaro – la rimbeccò Merritt, incredula davanti a quel cumulo spiegazzato, - Ci credo che hai sempre problemi a chiudere i ganci. –

- La maggior parte di quelle cose è da lavare, mammina cara. –

La ragazza le fece una linguaccia, ma Scarlett intervenne a interrompere sul nascere qualsiasi battaglia di smorfie.

- Basta, bambine, se non ci diamo una mossa finiremo con il perdere l’Espresso. Non so voi, ma non ci tengo particolarmente a passare le vacanze estive chiusa qui. –

Lo sguardo di Merritt cadde sull’orologio a pendolo e sussultò.

- Per le mutande di Merlino, ma è tardissimo, ho promesso a David che l’avrei aiutato a finire di preparare il suo baule. Ci vediamo sul treno. –

Uscì dalla stanza trascinandosi dietro i bagagli, puntando dritta verso il dormitorio maschile tra le risate delle due amiche.

- Ah, l’amore. Ti rendi conto che a essere rimasti single siamo solo noi due e Monterys? –

- Ringraziando il cielo, perché con il cavolo che mi sarei mai messa a piegare gli abiti a qualcuno. –

 

 

- Hai mangiato l’ultima Cioccorana! –

- Non è vero. –

- Sì che è vero -, insistè Evangeline puntandogli contro un dito, - ti ho visto perfettamente. –

- Avrai preso un colpo di sole, perché hai le traveggole. –

Greta lanciò un’occhiata divertita all’indirizzo di Race, entrambi completamente presi dalla discussione in atto tra la coppia di fidanzati.

- Dici che Bax e Lyn la smetteranno mai di bisticciare? –

- Spero proprio di no -, replicò il rosso, - altrimenti che divertimento ci sarebbe? –

Scosse il capo, affibbiandogli un pizzicotto sul fianco.

- Ahia, questo per cos’era? –

- Perché non sei mai serio. –

- Sono sempre mortalmente serio quando c’è qualcosa d’importante e che mi interessa particolarmente … mi sembra di avertelo dimostrato ampiamente ieri sera, terremoto. –

Avvampò, lieta che i loro amici fossero troppo presi dalla discussione sul cioccolato per aver prestato ascolto alle loro parole.

Gli assestò l’ennesimo buffetto.

- Scemo. –

 

 

- Disturbo? –

Ellie si voltò verso Monterys, in piedi davanti alla porta dello scompartimento, e gli sorrise invitandolo a entrare.

- Certo che no, ma come mai non sei con Arthur e David? –

- Sono con le loro belle -, replicò lasciandosi cadere sul divanetto davanti a lei, - Michael dov’è? –

- È andato a prendere qualcosa da mangiare. –

- Bene, allora sarò breve -, si sporse verso di lei per osservarla dritta negli occhi con assoluta serietà, - tu lo sai che nessuno dà la colpa a te per quello che è successo a settembre, vero? –

Accennò un timido assenso.

- Bene, perché è davvero così. Sei stata tu a tirarci fuori di lì, Ellie, e se non fosse stato per te molti di noi sarebbero morti o peggio. E io sono tra loro … perciò credo che sia doveroso ringraziarti. –

- Avresti fatto lo stesso al mio posto. –

- Avrei tentato -, convenne, - ma non so se ci sarei riuscito. Anzi se devo essere onesto è molto probabile che avrei fallito e condannato tutti all’oblio. Perciò promettimi che smetterai di sentirti in colpa per quel gioco. –

- Ci proverò. –

Monterys scosse il capo con decisione.

- No, non basta, devi giurarmi che lo farai. –

Ellie rimase in silenzio per qualche istante, soppesando le dichiarazioni dell’amico. Poteva riuscirci, magari con un altro po’ di tempo a disposizione. Alla fine cedette: - Va bene, giuro che lo farò. –

- Bene. Adesso ti lascio con il tuo ragazzo, vado a raggiungere Urania e Scarlett e il nostro single club. –

La porta dello scompartimento si aprì a mostrare Michael; lui e Monterys si scambiarono un cenno di saluto e si diedero il cambio.

Il fidanzato le sedette accanto, passandole un braccio attorno alle spalle e porgendole un sacchetto di dolci assortiti.

- Cosa voleva Monty? –

- Solo ringraziarmi ed essere certo che stessi bene. –

Michael le accarezzò il volto con dolcezza.

- E tu stai bene? –

Si accoccolò contro di lui, posando il capo sul petto asciutto e muscoloso.

- Quando sono con te sto sempre bene. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come promesso eccoci qui con l’epilogo della storia. Come sempre ci tengo a ringraziare particolarmente coloro che hanno partecipato alla storia, senza i quali tutto ciò non sarebbe stato possibile, coloro che hanno recensito e letto anche se non partecipavano alla storia, coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.

Alla prossima avventura.

XO XO,

Mary

   
 
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