Epilogo
-
Pensi di riuscire a battermi, Ellie? –
Quella
sì che era una bella domanda, peccato che non ne avesse
la minima idea. Certo era riuscita a sconfiggere la sua paura e uscire
fuori da
quell’incubo a occhi aperti, ma l’idea di
affrontare Asher che in quegli anni
era diventato un esperto di quell’universo la terrorizzava.
-
Tremi come un gattino – le fece notare, quasi le avesse
letto nel pensiero, - ti faccio così tanta paura? –
Serrò
i pugni, costringendosi a smettere di tremare, e alzò lo
sguardo per fissarlo dritto negli occhi.
Scandì
lentamente le parole, consapevole che le unghie le
graffiavano i palmi delle mani tanto teneva serrata la presa.
-
Io non ho paura. –
-
Come dici tu. –
-
Quando dici che devo batterti cosa intendi? Quale è la
sfida? –
Una
scacchiera comparve a pochi passi da loro.
Era
molto più grande delle consuete, quasi a dimensioni umane,
ed era bellissima. Le pedine erano lavorate con sapiente maestria in un
materiale che sembrava incredibilmente costoso.
-
Marmo iraniano -, le suggerì la voce del ragazzo, - a casa
mia ce n’era moltissimo. –
Colse
una nota malinconica nella sua voce e per un attimo
provò pena per lui. Non doveva essere stato facile trovarsi
fuori dal mondo per
dieci anni, consapevole del dolore che doveva aver lasciato nei suoi
cari.
-
Piaceva molto anche ad Annie. –
Lo
vide sussultare come se l’avesse colpito. Fu appena un
istante, poi la consueta aria fredda e imperscrutabile lo avvolse.
-
Non siamo qui a rivangare ricordi, ma a finire il gioco.
Battimi e siete tutti liberi. –
-
Tutto qui? È solo una partita a scacchi? –
-
Nulla è mai solo quello che sembra. Ogni pedone che
l’avversario
mangia è un accesso ai ricordi dell’avversario. La
partita finisce quando uno
dei due si arrende oppure viene consumato – chiarì.
Consumato.
Come
se fossero nulla più che meri oggetti.
-
Va bene -, decretò, - non perdiamo altro tempo e giochiamo.
–
A
Scarlett non restava ancora molta aria a disposizione.
Asher
era un bravo giocatore, cauto e circospetto, intuitivo e
a tratti impenetrabile. Anche lei però non se la cavava
male, considerò
distrattamente mentre la osservava afferrare un alfiere e soppesare la
scacchiera con espressione assorta. La vide muovere, mangiando il suo
cavallo
con un sorriso appena accennato.
Un
sacrificio necessario per arrivare alla sua torre.
Serrò
la mandibola, pronto a veder affiorare il suo ricordo.
Annie
era sdraiata sul prato in riva al lago nero, le ciocche castano chiaro
le
incorniciavano le iridi color cioccolato mentre alzava il capo per
osservarlo.
-
Cosa fai? –
Vide
se stesso intento a lavorare con il carboncino. Ricordava bene cosa
stesse
ritraendo in quel momento, era stata la prima volta che si era reso
conto di
quanto spesso raffigurasse Annie. Molto più spesso di quanto
un comune amico
avrebbe fatto, poco importava se la ragazza in questione era o meno la
sua musa
ispiratrice.
-
Disegno. –
-
Questo lo vedo -, lo rimbrottò con un sorrisetto ironico, -
ma cosa disegni? –
-
Un bozzetto così, nulla di chè. –
Annie
si alzò, afferrando il blocchetto e sottraendolo alla presa
dell’amico. L’osservò
con gli occhi sgranati, accarezzandolo con la punta delle dita. Aveva
un’espressione
di religioso stupore impressa sul suo bellissimo volto.
-
È stupendo. –
-
Ti piace davvero? –
-
Lo adoro. –
-
Allora tienilo, è tuo. –
-
Me lo ricordo quel carboncino. –
La
voce di Ellie lo fece trasalire. Serrò la presa sul pedone,
pronto a muoverlo per mangiare la sua torre.
-
Stiamo giocando, non condividendo vecchie memorie. –
-
Annie lo conservava gelosamente, l’aveva persino fatto
incorniciare e lo teneva sopra al suo letto in modo che potesse
guardarlo come
prima e ultima cosa quando apriva o chiudeva gli occhi durante la
giornata. –
-
Concentrati, mia cara, perché non sarò gentile
con te ancora
a lungo. –
Mosse
la pedina, mangiando la torre, e si preparò a entrare
nella mente della sua avversaria.
-
Annie! Annie! –
La
cugina si voltò verso di lei, allargando le braccia e
stringendola a sé quando Ellie
si tuffò su di lei con un sorriso immenso.
– Ciao, piccola
mia, hai fatto la brava quando
ero via? –
Annuì,
stringendola a sua volta, mentre affondava il volto nei capelli della
cugina.
Aveva atteso con impazienza il suo ritorno a casa e finalmente era
lì con lei e
ci sarebbe rimasta per tutta l’estate.
-
Sono stata bravissima, proprio come ti avevo promesso, ma tu rimarrai
con me
fino a settembre? –
-
Certo, piccola, abbiamo fatto un giuramento noi due no? –
Sempre
insieme quando era possibile, tutte le volte in cui era possibile. E i
Flint
prendevano molto sul serio quella storia dei giuramenti.
Riemerse
da quel ricordo con la consapevolezza che aveva
ferito tanto Ellie quanto se stesso. Una sensazione di rabbiosa
impotenza si
fece strada in lui, ma quando venne nuovamente il suo turno di muovere
le
mangiò comunque il cavallo.
Annie
non c’era più e lui non ne poteva più
di stare lì
dentro.
Doveva
uscire, se non altro per se stesso e per i suoi ultimi
due amici rimasti in vita.
-
Perché piangi, piccola? –
-
Quella bambina mi ha spinta – replicò, indicandole
Melissa Strongold che
ridacchiava nell’angolo insieme alle sue amiche. Era
più grande di Ellie di un
paio d’anni e si divertiva a fare la bulla con i
più piccoli, consapevole che i
suoi genitori non l’avrebbero mai punita e anzi ne avrebbero
preso comunque le
difese.
Annie
le accarezzò il volto, asciugandole le lacrime e aiutandola
ripulire il
vestitino sporco di terra e le ginocchia sbucciate.
Poi
si diresse verso il gruppetto di bulle, decisa a sfruttare la sua
età maggiore
per intimorirle.
Si
fermò davanti a Melissa, sbattendola contro il muro con
forza e fissandola con
rabbia.
-
Toccala di nuovo e giuro che renderò la tua vita un inferno
in terra. Hai
capito, piccola serpe? –
Melissa
annuì tremante mentre le sue amiche corsero via spaventate.
-
Sì. –
-
Allora adesso vai a chiedere scusa a mia cugina. –
La
ragazzina obbedì, per poi correre via dalle sue amiche.
Ellie l’abbracciò
stretta, scoccandole un bacio sulla guancia.
-
Grazie, Annie. –
Le
scompigliò affettuosamente i capelli replicando: - Chiunque
voglia farti del
male dovrà passare prima sul mio cadavere.
Proteggerò sempre te e Bax, non dimenticartelo
mai. –
Riemergendo
dal ricordo Ellie scrutò da sotto le ciglia lunghe
il volto di Asher. Il ragazzo era più pallido del solito,
tremava mentre teneva
in mano il pezzo degli scacchi, e le iridi blu erano arrossate e
lucide.
Una
singola lacrima gli corse lungo il volto prima che
puntasse lo sguardo dritto nel suo.
Lasciò
cadere il pezzo, guardandolo rotolare lungo la
scacchiera e poi cadere a terra con un tonfo sordo.
-
Prendi i tuoi amici e vattene, siete liberi di andare,
nessuno vi torcerà un capello … mi arrendo.
–
Non
poteva farle male, realizzò, non dopo aver sentito le
parole di Annie.
Si
alzò dalla sedia, notando i corpi dei suoi amici ancora
addormentati che si materializzavano accanto a lei uno dopo
l’altro.
La
sua strategia aveva funzionato, pensare solo ad Annie l’aveva
salvata.
Avevano
vinto.
Finalmente
erano tutti liberi.
*
9
mesi
dopo
-
Non riesco a credere che siamo riusciti a diplomarci tutti
quanti -, decretò Urania mentre afferrava gli ultimi oggetti
e li tuffava nel
baule con poca cura, - per un attimo ho pensato davvero che non ce
l’avremmo fatta.
–
-
Quello che non riesco a credere io invece è come tu possa
preparare i bagagli in quel modo barbaro – la
rimbeccò Merritt, incredula
davanti a quel cumulo spiegazzato, - Ci credo che hai sempre problemi a
chiudere i ganci. –
-
La maggior parte di quelle cose è da lavare, mammina
cara. –
La
ragazza le fece una linguaccia, ma Scarlett intervenne a
interrompere sul nascere qualsiasi battaglia di smorfie.
-
Basta, bambine, se non ci diamo una mossa finiremo con il
perdere l’Espresso. Non so voi, ma non ci tengo
particolarmente a passare le
vacanze estive chiusa qui. –
Lo
sguardo di Merritt cadde sull’orologio a pendolo e
sussultò.
-
Per le mutande di Merlino, ma è tardissimo, ho promesso a
David che l’avrei aiutato a finire di preparare il suo baule.
Ci vediamo sul
treno. –
Uscì
dalla stanza trascinandosi dietro i bagagli, puntando
dritta verso il dormitorio maschile tra le risate delle due amiche.
-
Ah, l’amore. Ti rendi conto che a essere rimasti single
siamo solo noi due e Monterys? –
-
Ringraziando il cielo, perché con il cavolo che mi sarei mai
messa a piegare gli abiti a qualcuno. –
-
Hai mangiato l’ultima Cioccorana! –
-
Non è vero. –
-
Sì che è vero -, insistè Evangeline
puntandogli contro un
dito, - ti ho visto perfettamente. –
-
Avrai preso un colpo di sole, perché hai le traveggole.
–
Greta
lanciò un’occhiata divertita
all’indirizzo di Race,
entrambi completamente presi dalla discussione in atto tra la coppia di
fidanzati.
-
Dici che Bax e Lyn la smetteranno mai di bisticciare? –
-
Spero proprio di no -, replicò il rosso, - altrimenti che
divertimento ci sarebbe? –
Scosse
il capo, affibbiandogli un pizzicotto sul fianco.
-
Ahia, questo per cos’era? –
-
Perché non sei mai serio. –
-
Sono sempre mortalmente serio quando c’è qualcosa
d’importante
e che mi interessa particolarmente … mi sembra di avertelo
dimostrato
ampiamente ieri sera, terremoto. –
Avvampò,
lieta che i loro amici fossero troppo presi dalla
discussione sul cioccolato per aver prestato ascolto alle loro parole.
Gli
assestò l’ennesimo buffetto.
-
Scemo. –
-
Disturbo? –
Ellie
si voltò verso Monterys, in piedi davanti alla porta
dello scompartimento, e gli sorrise invitandolo a entrare.
-
Certo che no, ma come mai non sei con Arthur e David? –
-
Sono con le loro belle -, replicò lasciandosi cadere sul
divanetto davanti a lei, - Michael dov’è?
–
-
È andato a prendere qualcosa da mangiare. –
-
Bene, allora sarò breve -, si sporse verso di lei per
osservarla dritta negli occhi con assoluta serietà, - tu lo
sai che nessuno dà
la colpa a te per quello che è successo a settembre, vero?
–
Accennò
un timido assenso.
-
Bene, perché è davvero così. Sei stata
tu a tirarci fuori di
lì, Ellie, e se non fosse stato per te molti di noi
sarebbero morti o peggio. E
io sono tra loro … perciò credo che sia doveroso
ringraziarti. –
-
Avresti fatto lo stesso al mio posto. –
-
Avrei tentato -, convenne, - ma non so se ci sarei riuscito.
Anzi se devo essere onesto è molto probabile che avrei
fallito e condannato
tutti all’oblio. Perciò promettimi che smetterai
di sentirti in colpa per quel
gioco. –
-
Ci proverò. –
Monterys
scosse il capo con decisione.
-
No, non basta, devi giurarmi che lo farai. –
Ellie
rimase in silenzio per qualche istante, soppesando le
dichiarazioni dell’amico. Poteva riuscirci, magari con un
altro po’ di tempo a
disposizione. Alla fine cedette: - Va bene, giuro che lo
farò. –
-
Bene. Adesso ti lascio con il tuo ragazzo, vado a
raggiungere Urania e Scarlett e il nostro single club. –
La
porta dello scompartimento si aprì a mostrare Michael; lui
e Monterys si scambiarono un cenno di saluto e si diedero il cambio.
Il
fidanzato le sedette accanto, passandole un braccio attorno
alle spalle e porgendole un sacchetto di dolci assortiti.
-
Cosa voleva Monty? –
-
Solo ringraziarmi ed essere certo che stessi bene. –
Michael
le accarezzò il volto con dolcezza.
-
E tu stai bene? –
Si
accoccolò contro di lui, posando il capo sul petto asciutto
e muscoloso.
-
Quando sono con te sto sempre bene. –
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso eccoci qui con l’epilogo della storia. Come sempre
ci tengo a
ringraziare particolarmente coloro che hanno partecipato alla storia,
senza i
quali tutto ciò non sarebbe stato possibile, coloro che
hanno recensito e letto
anche se non partecipavano alla storia, coloro che hanno inserito la
storia tra
le seguite/preferite/ricordate.
Alla
prossima avventura.
XO
XO,
Mary