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Autore: Utrem    09/08/2019    0 recensioni
(Dopo "Qualcosa di nuovo")
In un mondo in cui Merope Gaunt è morta sacrificandosi per Tom, lui va in esilio volontario dopo aver ucciso Silente e Grindelwald ed essere stato abbandonato una seconda volta dal padre. Si occupa così di crescere i tre figli: due gemelli, Nick e Xelas, e il minore, Horace. Questi trascorrono l'infanzia in un felice, inconsapevole isolamento nel mondo Babbano, finché un giorno ricevono notizia che Tom ha ucciso suo padre.
Comincia così il loro nuovo rapporto con mondo. Chi sono per sé stessi? Chi per gli altri? Riusciranno a conquistare la loro libertà?
N.B.: sono affrontate tematiche molto delicate, contestualizzate nelle vicende del racconto. La mia opinione non è implicata negli avvenimenti, bensì questi sono l'espressione, nei limiti del possibile, del carattere e la volontà dei personaggi.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alice Paciock, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'La sua scelta '
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10 febbraio 1956

“Ehi, tu! Come ti chiami?”
Il bambino sorrise subito e rispose con entusiasmo:
“Horace!”
“Ah!”
La signora gli sorrise e annuì.
“Che bel bambino” disse, rivolgendosi a Vera “Scommetto che è anche bravo a scuola.”
“Be’… diciamo che non ha mai avuto molte difficoltà” rispose lei, con un po’ di esitazione e un mezzo sorriso.
“Lo sapevo” la signora sospirò, guardando ancora il bambino “Sai, ho un nipotino della tua età… Micheal. Non è molto studioso, purtroppo: lascia i libri sul tavolo, va a giocare… e poi la mattina dopo si becca le urla delle maestre.”
“Oh, non creda, anche lui” spiegò Vera, tenendolo d’occhio “Non gli piace molto stare fermo.”
“Ah! Però alla fine prendi sempre buoni voti, vero?”
“Sì!” esclamò Horace, entusiasta.
“Sì, ma solo perché a un certo punto o io o suo padre gli veniamo a portare i libri. Allora, se ne ha voglia, studia; altrimenti si fa spiegare la lezione dai suoi fratelli la mattina stessa.”
La signora continuava a sorridere, ma pareva un po’ imbarazzata: il bambino, infatti, si era rabbuiato molto.
“Non fai così, Horace?” gli chiese Vera, con fare apprensivo “Sai, non puoi dire alla signora di essere studioso quando non lo sei. Non è vero e basta.”
 Horace tirò in dentro il labbro.
“Sono sicura che fai abbastanza” disse la signora, sorridendogli.
“Lei non lo conosce” Vera negò, con sicurezza.
Horace deglutì, abbassando il capo.
“Mi dispiace, ma mio figlio non è perfetto. È un bambino normale, probabilmente non molto diverso da suo nipote. Perciò, mi scusi, ma non credo sia il caso di fare questi confronti. ”
“Non ho mai detto che suo figlio è perfetto!” replicò la signora, ora offesa “Gli ho solo fatto qualche complimento…”
“Va bene. Mi dispiace, ma sembrava un po’ esagerato. Non è la prima volta, ecco.” Vera sembrava molto tesa: guardò Horace, sempre più cupo.
“Voglio che mio figlio si ricordi sempre di essere umile… perché è un bambino come tutti gli altri.”
“Ma deve pur riconoscere i suoi meriti!”
“Lei li ha appena elencati, no? Bello, intelligente, studioso! Poi?! Si è sbilanciata abbastanza, mi pare!”
La signora scosse la testa, con disapprovazione, mentre lui sembrava sul punto di piangere.
“Horace… per favore. Andiamo, adesso.”
Vera lo prese per mano e lo portò via in fretta, tesissima.
Horace la seguì, con il naso che si chiudeva e gli occhi rossi.
“Ascolta…” Vera cominciò, con voce ansiosa “Non posso lasciare che degli sconosciuti ti facciano montare la testa. Certo che sei… un bravo bambino, ma non sei perfetto. E io non voglio lasciare che tu lo creda, perché non è così, e non ti fa bene.”
“Sì, mamma.”
“Tutte queste donne vengono da me e fantasticano su una vita grandiosa, prendendo te come esempio… ma tu non sei diverso dagli altri” insisté Vera, con la rabbia nella voce tremante “No! Non lo sei!”
“… lo so.”
“Sì. Lo sai. Per favore, non dimenticarlo. Anche quando non ci sono io… non dimenticarlo più.”

 
   
 
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