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Autore: DanceLikeAnHippogriff    14/04/2020    2 recensioni
Dicono che i primi raggi dell'alba portino via con sé i rimasugli di sogni dalle palpebre dei dormienti. Io, invece, credo che sia possibile allenare il ricordo, incastonando frammenti di impossibile tra carta e inchiostro, sigillandoli in storie.
Questa non è altro che una raccolta di sogni tra i più particolari che sono riuscita a ricordare; un tentativo di imprimerli in modo indelebile nella mia mente per allenarmi a ricordare.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi trovavo su una distesa di sabbia enorme, un deserto che si muoveva seguendo i miei passi. Camminavo lenta, sentivo i granelli di sabbia tra le dita e non avevo una meta.

 

Semplicemente ero.

 

E quindi camminavo.

 

Tutto era bianco, non esisteva niente. Poi, camminando, dal bianco è emersa una città nera, piena di grattacieli e strade, vuota.

Ho sentito la voce di mia madre chiedermi qualcosa, sussurrarmi parole che ora, con i raggi del sole che attraversano la mia finestra, non ricordo, ma le ho risposto nella mia mente: “La voglio riempire.” e ho iniziato a camminare verso il basso. Infatti, trovandomi io sopra la sabbia potevo guardare la città dall'alto.

Seguendo i miei passi, senza farmi mai mancare un saldo e pur morbido appoggio sotto i piedi, calda e confortante, la sabbia ha iniziato a insinuarsi lentamente per le strade, riempiendo il bianco e lasciando il nero.

Poi la prospettiva cambiava.

Ora stavo passeggiando per le strade e la sabbia non mi seguiva più. La sabbia non c'era, neanche un minuscolo granello, ma non ero turbata da quella sua assenza improvvisa; ero calma e la città era piena di verde e di luce. Non riuscivo a vedere fino in fondo alle strade perché erano sempre schermate da uno strano qualcosa, come nei videogiochi, dove a un certo punto il mondo creato dai programmatori finisce e quindi c'è un bianco lattiginoso che ti impedisce di avanzare. E tu puoi anche andarci vicino, toccarlo quel bianco, ma non lo puoi muovere, non lo puoi cambiare. Non è altro che un limite da accettare in un mondo perfetto.

Eppure, sentivo che dovevo tornare. Non ricordavo dove, ma dovevo tornare.

Così, ho iniziato a camminare verso una strada che portava fuori dalla città. Nella mia mente, hanno preso ad apparire dei lampi di memoria, di consapevolezza: vedevo mio padre e mio fratello che mi raccontavano di come si erano ritrovati improvvisamente a camminare nella sabbia.

Il paesaggio, a ogni mio passo, cambiava: ora vedevo la città con le strade piene di sabbia, ora la città era tornata normale.

Ho iniziato a correre verso il tunnel dove tutto era bianco.

 

***

 

Riflessioni: non mi ritrovo sempre con qualche riflessione strana sui sogni che ricordo. Alcuni mi lasciano solo sensazioni molto vivide invece che intricati trip filosofici.

Questo sogno mi ha lasciata con la pace nell’anima. Difficile descrivere la calma arcaica che sentivo in me mentre passeggiavo nel deserto e con il deserto, come se ci muovessimo come un’unica entità. Mi sentivo ancestrale, calma e sicura nel mio posto, nel mio momento, ed è una pace che non sento spesso nella vita di ogni giorno, che cambia continuamente.

Lì, in quel sogno, ero io a dettare il cambiamento, a dirigerlo dove volevo per creare la mia strada. Una sicurezza che non sempre ho, quando il più delle volte sembra che siano gli elementi esterni a influire su quello che faccio.

Eppure, quel sogno mi ha ricordato che sono io e sarò sempre io la persona che può costruire il mio percorso.

  
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