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Autore: Maqry    09/11/2021    4 recensioni
Raccolta perdi tempo e senza pretese di drabble e flash su coppie crack sorteggiate a caso.
Parafrasando impropriamente, lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.
[Progetto in collaborazione con LadyPalma e le nostre serate crack (un'ora per quattro storie brevi)]
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Vari personaggi
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Prima serata
(S
everus x Argus)
 








#1 AU

(Cenerentola!AU)


 

 
“Su in cucina, giù in cantina, Gazza!”
Questo era il suono, stridulo e imperioso, che scandiva le giornate del, ormai non più troppo giovane, Argus. Si trascinava con le storte gambe stanche per scalini e scaloni e scalette a pioli dell’immenso maniero di famiglia, puliva pavimenti e lustrava argenterie, senza una parola gentile, un moto d’affetto da parte della matrigna e i fratellastri, o anche solo una compagnia diversa dagli scarafaggi che infestavano l’ultimo piano. Avrebbe voluto poter dire che le sue disgrazie erano iniziate con la morte dell’amata madre e il secondo matrimonio del padre, la verità è che erano nate il giorno in cui era stato chiaro che per lui non ci fosse alcuna lettera per Hogwarts ad attenderlo e i suoi stessi genitori lo avevano relegato nelle sue stanze per paura di uno scandalo – un Magonò, che orrore!
La matrigna e i fratellastri, che nemmeno sapevano fosse uno di famiglia, erano stati solo l’ennesimo colpo di una lunga serie di sfortunati eventi, capitato quando ormai le speranze di una vita migliore le aveva perse da un pezzo. Ma poi…
Ma poi, a cinquant’anni ormai suonati, era arrivato Albus Silente con la sua barba lunga e gli occhiali a mezzaluna e quel sorriso machiavellico nascosto sotto i baffi. Un lavoro, prometteva, con vitto e alloggio, un salario e dignità. “Niente più vita da sguattero, Argus caro,” aveva detto, e in un colpo di bacchetta lo aveva catapultato a Hogwarts, il sogno più nascosto del cuore incartapecorito e polveroso del buon Gazza.
La nuova realtà si era mostrata non molto diversa da quella precedente, a essere onesti – chiedere a un Magonò di tenere sotto controllo un castello magico immenso, pullulato da viscidi esserini magici era una gran bella presa per i fondelli, a suo parere –, ma, di nuovo, c’era un grande però.
Perché, dopo anni di solitudine tra dannate scale che amavano cambiare e stupidi ragazzini che si rincorrevano sporcando i pavimenti che aveva pulito con tanta pazienza e olio di gomito, era apparso lui, Severus Piton, tunica e capelli neri, e gli aveva rivolto una parola cortese, mostrandogli solidarietà dopo l’ennesimo tiro mancino di quei disgraziati dei gemelli Weasley.
Forse un lieto fine c’era anche per un vecchio Magonò scorbutico e grinzoso come Argus Gazza.
 

 

*



#2 Hurt/Comfort
 
 

“La mia bambina…”
Silenzio.
“La mia amatissima bambina!”
Ancora silenzio.
Argus alzò il tono di voce di qualche altra ottava, gemendo e tirando su con il naso, la scopa che picchiava ripetutamente contro i muri dell’aula mentre spazzava con più veemenza del necessario.
“Pietrificata, quasi morta!”
Il grattare annoiato di una piuma sulla pergamena giunse in risposta ai suoi piagnistei. Ma Argus non si arrese.
“Morta, la volevano morta!”
 Ancora niente. Argus si azzardò a lanciare un’occhiata di traverso alla cattedra dall’altra parte dell’aula, il professor Piton che non solo non lo degnava della ben che minima attenzione, ma teneva il lungo naso sepolto tra i compiti da correggere.
Il custode afferrò il panno per le polveri e, singhiozzando e borbottando tra sé e sé, si avviò verso la grande vetrata alle spalle del professore.
“Tutta colpa di quel Potter,” sputò con amarezza, “e Silente non vuole nemmeno punirlo. Ah, so io cosa gli farei! Lo incatenerei al soffitto e…”
Le labbra di Gazza si piegarono in un ghigno sinistro, mentre passando accanto al professor Piton scorse il compito che aveva appena finito di valutare.
Harry Potter. Nemmeno classificabile: interrogazione su tutto il programma dei due anni per provare a recuperare.
 
 

*



#3 Established relationship
 
 

“Argus, mio caro, apprezzo il gesto che vuoi compiere, ma… mi stai chiedendo molto,” rispose garbato Silente, poggiando con fare pensoso il mento sulle mani congiunte.
“Lo so, signor Preside, ma si tratta di un’occasione importante e una volta sola, non le chiedo altro,” replicò deciso il custode, racimolando tutto il coraggio di cui disponeva per contrattare con Albus Silente.
“Io posso anche acconsentire, Argus, ma cosa ne diranno gli altri?”
“Non è necessario che sappian… Non devono sapere!” esclamò in preda al panico il vecchio custode, stringendo i pugni fino a sbiancarsi le nocche.
“Ma mio caro, non posso sottrarre punti a una Casa e mandare alcuni loro studenti in punizione senza alcun motivo!”
Gazza, in un ultimo, supremo, atto di coraggio – a Grifondoro lo avrebbe Smistato il Cappello Parlante, se solo avesse posseduto la magia, ne era certo – sollevò scettico un sopracciglio, arricciando la bocca grinzosa in un ghigno che trasudava sarcasmo: “Non faccia il modesto, Silente, mi pare sia la sua specialità. Però, magari, questa volta non ai Serpeverde.”
“D’accordo, d’accordo, vedrò che si può fare: mi dicono che Finnigan ha fatto saltare in aria mezzo dormitorio di Grifondoro con la complicità di Thomas. Avevo detto a Minerva di occuparsene lei, ma vedrò di fare un’eccezione per questa volta… Vediamo… punizione a discrezione tua e del professor Piton, eh? E che giorno hai detto vorresti?”
“Il quindici maggio, signore.”
“Consideralo fatto, Argus.”
 
Meno 300 punti, far pulire senza magia i gabinetti dei sotterranei a due Grifondoro, e poi spedirli per la Foresta Proibita con Hagrid. Era il tipo di anniversario di matrimonio perfetto che Argus aveva in mente per il suo anatroccolino.
 



*



#4 Songfic
(“Come mai”, Max Pezzali)
 


Severus non sapeva come fosse stato possibile, a volte nella notte lo (e si) malediceva.
Dimmi come mai, ma chi sarai, per fare questo a me?
Era una quotidiana guerra contro la razionalità capire perché, invece di andare diretto in Sala Grande, dalla sua aula facesse quel giro immenso che lo portava davanti allo sgabuzzino del custode. Puro caso, si diceva, eppure…
Si sentiva un bambino, uno stupido mocciosetto, ecco cosa. Era come trovarsi dentro un film – no, non uno di quei melensi e sciocchi filmetti d’amore da quattro soldi, ma un film dell’orrore, sicuro.
Non importava, non gli avrebbe detto nulla: inutile parlarne, non avrebbe capito mai.
E gli altri, poi, se solo avessero saputo, nemmeno lo avrebbero riconosciuto.
Era destinato a tenere per sé quel… qualsiasi cosa fosse che lo portava a vagare per i corridoi durante le ronde, a cercarlo con la coda dell’occhio, a trovare scuse stupide per parlargli.
E nel mentre si ripeteva sempre la stessa, identica domanda al gusto di imprecazione.
Dimmi come mai, ma chi sarai, per fare questo a me? (Notti intere ad aspettarti, ad aspettare te!)
 




 
Note alla storia: ehm ehm, salve! Se siete giunti fin qui, tanti complimenti e tante condoglianze, immagino, ma sappiate che vi voglio bene – tantissimo. In tempi non sospetti, mesi fa, io e LadyPalma abbiamo organizzato una serata drabble tra di noi: quattro turni da quindici minuti in cui scrivere una storia breve (ché si è ben capito come le drabble non ci siano uscite) seguendo un prompt proposto a turno da una delle due (per salvarci quel poco di faccia che ci rimane, non diremo chi ha proposto cosa). In nome del coraggio di Grifondoro, alla fine si è optato pure per postare e condividere il trash. Si ringrazia VigilanzaCostante per aver suggerito il titolo (che si rifà all'espressione idiomatica inglese "beat around the bush", cioè discutere attorno a un argomento senza venire al punto).
E niente, spero vi abbia almeno divertito un pochino, quasi quanto mi son divertita io nello scriverle.
Un abbraccio!
   
 
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