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Autore: BellaLuna    18/10/2022    6 recensioni
Pur di sabotare i malvagi piani matrimoniali che sua madre ha in serbo per lei, Astoria Greengrass è pronta a fare l'indicibile: fraternizzare con il nemico, ascoltare i consigli dei nati babbani, tifare Grifondoro durante le partite di Quidditch (eccetto quando gioca Serpeverde!) insomma, tutto quel genere di cose per cui, un giorno, la sua povera anima di strega purosangue verrà condannata alla dannazione eterna.
Dal testo: «Sono venuta per chiederti di nuovo scusa per ieri...»
«Non preoccuparti, Astoria. È tutto a po-»
«E per dirti che io e te, da oggi, siamo ufficialmente una coppia!»

|Questa storia è ambientata dopo la Battaglia di Hogwarts, in un What If? in cui tutti i ragazzi sono ritornati a scuola per prendere i M.A.G.O. Fake Dating. Storia partecipante al Writober indetto da Fanwriter.it|.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Capitolo Due: Cambiamenti



§
 

 
«Questa storia non ha senso!»
Non appena la notizia della sua presunta e neonata relazione sentimentale con Potter aveva iniziato a spargersi fra gli studenti di Hogwarts, Pansy era nuovamente tornata all’attacco.
Astoria era miracolosamente riuscita a evitarla per tutta la mattina, ma era stata troppo ingenua nel credere che la sua amica non fosse abbastanza determinata da pedinarla per i suoi scopi persino nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
In quel momento, Astoria si era molto coraggiosamente barricata all’interno di una delle cuccette da più di venti minuti, mentre poteva sia vedere che sentire la punta del piede di Pansy fare su e giù indispettito davanti alla porta.
«Allora! Vuoi per caso restare lì fino a quando non capisci come trasfigurare quel gabinetto nella materia grigia che hai totalmente perso?!»
Ok, questa era buona...
Rilasciando un sospiro esasperato, e non riuscendo ancora a credere in che guaio si fosse andata a cacciare da sola, Astoria aveva tirato fuori il petto ed era uscita a testa alta dal suo cubicolo maleodorante.
«Ha perfettamente senso, invece, Panse.» sapeva che se avesse continuato a fare la finta tonta, o solo mostrato alla sua amica anche un minuscolo cenno di cedimento, lei avrebbe trovato il modo di ricamarci sopra fino a farle confessare tutto.
Con occhi grandi come piattini da tè, e le vene quasi visibili e pulsanti sulla sua fronte pallida, Pansy le era venuta dietro a passo di marcia.
«Oh, ma davvero? Illuminami allora! Perché da quel che ricordo, fino a ieri Harry Potter era ancora un nostro nemico comune.»
«È molto semplice: il fattaccio a quanto pare ha rivelato a me e Harry ti provare un’irresistibile passione adolescenziale! Sono cose che accadano tutti i giorni. Se chiedi alla Granger, sono sicura che lei saprà anche stilarti una lista molto accurata a riguardo.»
«Ma sentiti...» Pansy aveva fatto roteare gli occhi al cielo, per poi schiarirsi la gola ed esibirsi in una ridicola imitazione in falsetto della sua voce: «tra me e Harry... lo chiami pure per nome adesso?!»
«È il mio ragazzo, Panse. Sarebbe scortese se continuassi a chiamarlo usando il cognome, non ti pare?» le rispose, avanzando verso il lavandino con tutta calma e proseguendo a lavarsi le mani come se aver appena pronunciato ad alta voce le parole “Harry” e “mio ragazzo” non le stesse provocando un’ondata mista di panico e riderella.
In un’altra situazione, probabilmente avrebbe trovato tutto quel malaffare addirittura comico. Ma qui non si trattava più di uno scherzo per mettere a tacere Pansy o di una bravata.
Qui si trattava di mettere la parola fine ai folli piani di sua madre.
Ma come aveva anche solo potuto pensare che farla diventare la moglie di Draco fosse una buona idea?!
«Se Harry Potter è il tuo ragazzo...» Pansy non demordeva, e adesso aveva preso a fissarla con braccia incrociate e un ghigno malizioso, entrambi pessimi segni, «allora io sono la reincarnazione di Tosca Tassorosso!»
A quel punto, anche sforzandosi, Astoria non era riuscita a reprimere un sorriso divertito.
Se Pansy voleva giocare, allora...
«Mmmh… vediamo, in effetti, ora che me lo fai notare, avete le stesse linee della fronte!»
«Astoria!»
«Che c’è? Sei stata tu a fare questa insinuazione per prima...»
«Sta diventando davvero impossibile in questo periodo parlare con te, lo sai?!»
«Lo so...»
In verità, sapeva più cose di quanto le piacesse: sapeva che tutti loro erano sorvegliati speciali, così come lo erano i loro genitori. Sapeva che Pansy, di notte, cercava di non far sentire a tutte loro che piangeva ancora la vita normale che pensava di aver perso. Sapeva che Daphne, se avesse potuto, avrebbe richiesto indietro una sorellina timida e impacciata, invece del disastro di adolescente in cui si era trasformata.
Ma ciò che erano stati una volta – ciò che Astoria, sempre all’ombra di Daphne, era stata una volta – adesso non poteva più tornare. Adesso, le cose stavano finalmente iniziando a cambiare.
Forse avvertendo il suo improvviso cambio di tono, Pansy aveva sospirato pesantemente, si era premuta due dita sul ponte del naso e poi aveva deciso di passare alla parte successiva del suo piano, colpendola lì dove era certa che avrebbe sempre trovato un fronte scoperto.
«Guarda che se ieri hai solo rischiato di far crepare tua sorella, oggi ci sei andata decisamente molto più vicina. Fossi in te, se davvero vuoi continuare questa farsa della cotta per Potter, inizierei a preparare gli inviti per il suo funerale!»
Pansy sapeva bene che Daphne era sempre stato il suo punto debole. E quella tattica subdola risaliva ai tempi di quando erano appena delle bambine che litigavano per decidere quale gioco avrebbero fatto per intrattenersi durante i lunghi pomeriggi in cui i loro genitori li abbandonavano per i loro affari, troppi intenti a pestarsi i piedi a vicenda mentre condividevano tè e biscotti nei bei salotti delle loro case.
A Pansy (quando Draco non era insieme a loro) piaceva avere il bastano del comando, e non accettava mai un no come risposta.
Un’Astoria piccola e ingenua aveva provato a combatterla più volte, sbattendo i suoi piedini per terra, proponendo qualcosa di diverso, chiamando in sua aiuto sua sorella maggiore – il suo modello inarrivabile, la sua eroina – la quale però, per sua sfortuna, non aveva mai avuto la forza per andare contro la sua migliore amica, e quindi a Pansy bastava sbattere le ciglia e dirle poche magiche paroline per averla vinta.
«Daphne è d’accordo con me, Astoria. Con il tuo comportamento maleducato la stai facendo stare male!»
Le era sempre bastato dirle così per segnare il suo capitombolo: la piccola Astoria si mordeva le labbra, abbassava lo sguardo pieno di vergogna, e infine prendeva sua sorella maggiore per mano e passava le restanti ore in compagnia di Pansy con la voglia di strangolarla mentre si annoiava a morte.
Ma non erano più delle bambine ormai, e per quanto il desiderio di rendere Daphne fiera di lei fosse sempre presente nel suo cuore, adesso Astoria sapeva per quale battaglie fosse giusto puntare i piedi per terra.
E poi, cosa che Pansy sembrava non aver ancora realizzato, qualche incomprensibile e piccolo cambiamento stavano perfino avvenendo anche in Daphne.
Un tempo, infatti, sua sorella avrebbe dato sfogo a tutte le sue arti persuasive pur di convincerla che quella idea così stupida avrebbe recato infinito disonore a lei e a tutta la loro famiglia.
Invece, quando la sera prima ne avevano discusso a letto, si era solo limitata a lanciarle uno sguardo sconsolato e a scrollare le spalle.
"Fai come preferisci, basta che non mi metti in mezzo." aveva aggiunto prima di coricarsi, e Astoria l’aveva abbracciata forte strappandole qualche grido divertito di protesta, prima di mettersi a letto anche lei.
Pansy non aveva idea che, per una volta, sua sorella fosse sua alleata – nemmeno Astoria riusciva ancora a crederci! – per questo il suo piano era doppiamente geniale!
«Non so di che parli.» le rispose mantenendo un aplomb di cui persino Daph sarebbe stata fiera, «Daphne approva e presto o tardi lo faranno anche i miei genitori. Del resto, perché non dovrebbero? Harry sarà pure un Grifondoro – cosa di per sé grave, non lo nego – ma è anche una leggenda vivente! Un bel colpo per noi Greengrass! Su, dammi il cinque!»
Pansy aveva osservato la sua mano con una smorfia schifata, ignorandola totalmente e afferrandola invece per le spalle, iniziando così a farle temere per la sua vita.
Aveva forse intenzione di scrollarla fino a staccarle la testa?
«Ok, stella, piantiamola con questo teatrino e mettiamo le cose in chiaro! Per quanto riguarda la scommessa di ieri, ecco, a malincuore… (no, davvero, non mi interrompere perché sto tipo facendo il mio orgoglio a brandelli in questo momento per te, quindi fa silenzio!) mi dispiace! Ho esagerato. Ma sul serio... come accidenti hai fatto a non capire che la mia era solo una frecciata a Draco?! Lo sanno tutti che ti muore dietro e tu non te ne accorgi e lui è tanto imbecille da non fare niente!»
Ad Astoria le sembrò d’improvviso che qualcuno avesse lanciato un incantesimo di trasfigurazione sulle sue guance: presto sarebbero diventate così enormi e rosse e bollenti che avrebbero finito per caderle dalla faccia come mele mature.
«Per la centesima volta!» urlò, scrollandosi via le mani di Pansy dalle spalle. «Non so che razza di idee vi siate fatte tu e Daphne, ma posso assicurarvi, nella maniera più assoluta, che Draco Malfoy non ha assolutamente una cotta per me!»
«Credici!»
«E infatti ci credo!»
«Andiamo...» ora Pansy pareva annoiata oltre che irritata, «non puoi non averlo notato!»
«Ti dico di no, e non mi interessa! Come ti ho detto, ho già un ragazzo! Fatevene una ragione! E adesso, se non ti dispiace, vado a lezione!»
Non era mai stata così felice di far parte della classe di Cura delle Creature Magiche come il quel momento!
Meglio pulire la gabbietta di qualche creatura del bosco che avrebbe potuto sventrarla e fare il bagno nel suo sangue, che ascoltare ancora le baggianate di Pansy.
Perché era di questo che si trattava: baggianate.
Draco a malapena le rivolgeva la parola. Il solo pensiero che potesse essere interessato a lei era così ridicolo che poteva venire in mente solo a delle persone ridicole come Pansy e Daphne.
Fine.Del.Discorso.
No, sul serio, perché ci stava ancora pensando?!
 

***
 

«Quindi... fammi capire bene...» Harry non sapeva ancora cosa lo avesse veramente spinto ad accettare quello strano accordo con Astoria Greengrass.
Certo, era consapevole di essere una brava persona che non si tirava mai indietro se poteva aiutare il prossimo, ma non poteva negare a se stesso che mandare in delirio totale tutta la casa Serpeverde solo tenendo per mano una dei loro membri, fosse in effetti molto divertente.
Perché non ci aveva mai pensato prima?
«In che modo far finta di stare con me può aiutarti nella tua lotta per la libertà?»
Stretta al suo braccio mentre passeggiavano per le vie ancora innevate di Hogsmeade, Astoria gli rispose esibendosi in una delle sue espressioni da ragazza sfortunata e innocente, la stessa che aveva preso in scacco persino la brillante Hermione Granger.
Quando era venuta a chiedergli di fingere di essere il suo ragazzo – ormai una settimana prima – Astoria aveva dovuto faticare moltissimo, non tanto per convincere lui (che, davvero, trovava la faccenda solo incredibilmente divertente) ma Hermione, la quale continuava a ripetere (e non che avesse torto) che quella fosse solo l’idea più stupida partorita mai nella sala grande di Hogwarts (e in sette anni lì dentro ne erano successe di ogni, in verità!) e che Astoria avrebbe dovuto affrontare i suoi problemi come una persona adulta.
Forse, una persona meno disperata di Astoria, avrebbe perso tutto il suo coraggio di fronte allo sguardo inamovibile di Hermione, ma la giovane Greengrass, invece, aveva semplicemente rilasciato un lungo sospiro, mostrando poi alla Grifondoro due enormi occhi azzurri malinconici mentre le raccontava la sua triste storia: sua madre che senza chiedere il suo consenso e quindi ignorando così tutti i suoi diritti aveva deciso di prometterla in sposa a niente di meno che Draco Malfoy.
Alle parole senza consenso Astoria aveva già conquistato Hermione, la quale, a quel punto si era schierata assolutamente a suo favore chiedendo (quasi ordinando a dire il vero) a Harry di aiutarla.
“Mentire è sbagliato, lo so. Ma, Harry, qui si tratta di diritti umani e Astoria ha il diritto di poter scegliere da sola chi sposare! È abominevole che ancora oggi esista qualcosa di tanto patriarcale e disgustoso quanto i matrimoni combinati. Tu devi fare qualcosa!
All’epoca, Harry non aveva ben capito se Astoria avesse volutamente fatto gli occhioni dolci e interpretato abilmente la parte della povera vittima per riuscire a far capitolare Hermione ai suoi piedi. Oggi, dopo una settimana a fingere di essere il suo ragazzo, non aveva alcun dubbio: dietro quell’espressione così svampita e angelica, si celava lo spirito di una vera manipolatrice.
Ma visto che quel giorno la sua amica Hermione aveva detto che metà (se non tutti) i ragazzi serpeverde erano il risultato di qualcosa di terribile e disgustoso, e visto che Astoria aveva delle buone intenzioni e aveva pure aiutato quel giorno Ron a non strozzarsi con il suo panino, Harry aveva deciso di fingere di non averlo ancora notato.
«Questa è un’ottima domanda, Harry! Vedi, mia madre è convinta che io non sia capace di trovarmi un fidanzato purosangue da sola, e far sposare dei purosangue a me e Daphne è tipo lo scopo della sua vita. Fin qui ci sei?»
«Penso di sì.»
La cosa più allucinante era che quella fosse veramente una conversazione seria.
«Dunque, visto che io non ho intenzione di stare con un purosangue a prescindere, se il resto del mondo magico saprà che sto con te, mia madre avrà del tutto le mani legate, perché, sul serio? Chi potrebbe competere con il Prescelto? E poi, quando noi due inevitabilmente ci lasceremo, sarò ormai così rovinata che nessuno di loro mi vorrà più. Capisci?»
Harry non aveva idea di che cosa di preciso Astoria intendesse con rovinata ma, del resto, non era una novità che i maghi purosangue ragionassero ancora come i protagonisti di una serie Regency di inizio milleottocento.
Così, dopo aver sorriso e scrollato il capo di fronte a quelle fissazioni bigotte, finse di assumere un’aria perfettamente seria e tornò a guardare la sua non ragazza negli occhi.
«Non capisco come tua madre possa ritenerti incapace in campo sentimentale. In fondo, mica te ne vai in giro a baciare gente a caso in sala grande, no?»
Gli occhi di Astoria erano esplosi di divertimento, ma mordendosi le labbra per non ridere si era limitata a dargli un pugnetto sulla spalla con la mano che al momento non era stretta al suo braccio.
«Esatto! Vedi? Una settimana di fidanzamento e già mi leggi dentro, sbalorditivo.»
«Sì, lo so. È solo uno dei miei molti talenti di cui avrei sicuramente già sentito parlare.»
Quella volta, Astoria non riuscì a trattenersi dal ridere, un’esplosione di gioia così genuina e luminosa che finì per contagiare lui stesso.
Com’era possibile che stare in sua compagnia fosse così semplice?
Da dove era uscita fuori tutta quella complicità?
Era un pensiero così terrificante che Harry preferì subito metterlo via e sotterrarlo.
«Sai, Potter...» lo richiamò all’attenti Astoria, distogliendolo dai suoi pensieri, «ti facevo un tipo più modesto. E invece, guardati! Stai facendo la ruota con me come un pavone!»
Harry rise di nuovo – spontaneamente e senza chiedersi perché – prima di darle una piccola spinta spalla contro spalla. «Beh, se per questo neanche tu sei come vuoi far credere, Greengrass. Così silenziosa e sfuggente, chi avrebbe mai detto che in realtà sei una piccola serpe? Tirare fuori la storia dei diritti violati con Hermione è stata davvero una mossa astuta...»
Il sospiro sconsolato che si lascò sfuggire, così come la mano appoggiata sul cuore, erano tutte tecniche ben collaudate che Harry stava scoprendo pian piano con grande divertimento.
«Lo so, Harry caro. Il tuo amico Weasley avrà incubi per mesi a causa nostra...»
«Non quanto i tuoi amici serpeverde.»
«Mmmh… non ne sono tanto sicura, sai? Gli scandali sono pane per i nostri denti.»
«Soprattutto per quelli di Draco...»
Con la coda dell’occhio, mentre avanzano ancora per le strade di Hogsmeade piene di studenti, Harry notò Astoria accigliassi, come se stesse cercando di mettere insieme i frammenti di un pensiero sfuggente.
«Lui non è totalmente irrecuperabile, sai? Quand’eravamo piccoli, una volta mi ha pure regalato la sua ultima bolla bollente...»
Non riuscendo a capire quale fosse il modo giusto di interpretare le sue parole (esisteva forse un codice segreto fra serperverde che consisteva nello scambiarsi dolci per suggellare amore eterno?), Harry annuì con fare solenne: «Wow... un vero puro di cuore...»
Il sorriso sulle labbra di Astoria tornò della solita sfumatura sarcastica, il pensiero di prima totalmente sfuggito nel blu dei suoi occhi: «Eh sì... Pansy si sarebbe tinta i capelli di verde pisello pur di avere l’ultima bolla bollente di Draco, e invece lui decise di regalarla a me. Sono cose che una bambina di otto anni non dimentica facilmente.»
«Quindi è vero?» provò a lanciare l’esca per vedere quale sarebbe stata la sua reale reazione.
«Cosa?»
«Che lui ha una cotta per te?»
Se le avesse rivelato di essere un molliccio sotto mentite spoglie, probabilmente non sarebbe riuscita a sconvolgerla altrettanto.
Non solo tutto il suo viso si era fatto paonazzo, ma sembrava pure che una certa elettricità le avesse fatto schizzare in su tutti i capelli e che la forza con cui gli stringeva il braccio si fosse improvvisamente moltiplicata.
«Oh, benedetto Salazar! E a te chi te l’ha detto?!» iniziò a strattonarlo, guardandosi poi in giro con fare sospetto, proprio quando erano quasi arrivati di fronte all’entrata dei Tre Manici di Scopa.
«Nessuno.» le rispose in un sussurro Harry, cercando di liberarsi dalla sua stretta temendo per la sopravvivenza del suo povero arto.
Astoria gli rifilò un’occhiata corrucciata, tenendo ancora in ostaggio il suo braccio. «Allora perché tu... che cosa di preciso…?!»
«Beh… » iniziò a dirle Harry, portandosi una mano a scombinare i capelli come se quel gesto lo aiutasse a riassumere meglio tutte le considerazioni che aveva raccolto nell’arca di quella settimana, «ho iniziato a notare il modo in cui ti guarda.»
«Lui non mi guarda affatto!» gli rispose lei con tono assolutamente certo, come se gli stesse ricordando una formula inconfutabile di pozioni.
Ma Harry aveva davvero iniziato a notare bizzarri comportamenti in Draco, da quando Astoria aveva iniziato a fingersi la sua ragazza.
Per questo cominciò a raccontarle un episodio che l’aveva colpito in particolare, proprio mentre entravano e si accomodavano in uno dei tavoli più appartati dei Tre Manici di Scopa.
«L’altro giorno tu eri in giardino a studiare. Io tornavo da Hagrid e ho visto Draco sotto il portico che ti fissava. Tipo, molto intensamente. Ha fatto qualche passo verso di te, poi è tornato indietro. Poi di nuovo verso di te e poi si è accorto che io lo stavo fissando, mi ha insultato e se ne è andato per la sua strada.»
Seduta di fronte a lui, Astoria aveva ascoltato tutto il suo racconto a bocca aperta, gli occhioni azzurri spalancati a metà fra la sorpresa e il panico.
«Questo non significa niente!»
Iniziando a sfilarsi giacca e sciarpa, Harry si era lasciato sfuggire un sorriso malizioso.
«Forse, chi lo sa...»
«Ti dico che è assurdo! Me ne sarei accorta se sua altezza reale Draco Malfoy avesse avuto una cotta per me, ti pare?!»
Sinceramente, Harry ne dubitava molto: Astoria, anche se non ai livelli della sua amica Luna, sembrava proprio una di quelle persone che non badavano molto all’attenzione che riusciva a calamitare su di sé, troppo persa nei propri pensieri.
«Forse, chi lo sa…» le rispose di nuovo, mostrandole nuovamente il suo sorrisetto provocatorio.
Astoria afferrò una delle bustine di zucchero presenti sul tavolo e glielo lanciò contro, mettendogli il broncio.
«Basta, Potter! Stai iniziando a seccarmi! La nostra relazione non ha più un futuro! Non sono io, sei tu! È finita!»
Harry rise, per poi all’improvviso portarsi una mano sul cuore e imitare la sua espressione da agnello sacrificale.
«Oh no, che male!»
Astoria prese a fissarlo dubbiosa, tamburellando le dita sul tavolo, sinceramente indifferente.
«Cosa? Che hai?»
«Hai appena fatto a pezzi il mio cuore...»
Mentre schivava la seconda bustina di zucchero, Harry fu felice di notare di nuovo il sorriso illuminarle il viso.
«Che idiota!»
 

 


FINE#2
 
 



N/A: Continuano le disavventure dei nostri poveri protagonisti, con Harry e Astoria che piano piano iniziano a muovere i primi passi ognuno nell’universo dell’altra, adattandosi di conseguenza, Pansy che fa stranamente la voce della ragione, e Draco che si muove nell'ombra senza palesarsi (ce la farà, non dubitate).
Grazie a tutti quelli che hanno letto, commentato e aggiunto in una delle tre liste questa mia piccola storia senza pretese <3
Spero che questo secondo capitolo non vi abbia deluso! ^^
Il prompt del Writober che ho usato questa volta è: “It’s not me, it’s you”, battuta che Astoria recita contro Harry alla fine.
Grazie per essere arrivati fin qui, spero a presto,
BellaLuna
  
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