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Autore: Scribbling_aloud    01/08/2023    2 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Un quarto d’ora passa in questo modo, da parte mia guardando fuori dalla finestra in giardino. Questa stanza dà sul retro dell’edificio. È ovviamente finto ma si è constatato che il verde aiuta a mantenere alto l’umore dei pazienti, questo è il motivo del giardino. Qui, solo noi ne possiamo trovare giovamento. Harry non l’ha mai visto e neanche Ginny. Sunrise chiede tutti i giorni di esserci portata; c’è un’altalena. Eternamente vuota.
Harry giace immobile su quel letto da ormai una settimana. Quando l’hanno portato qui era più morto che vivo. I guaritori hanno lavorato per ore provando ogni incantesimo, ogni pozione, ogni pianta, ogni rimedio che gli è venuto in mente, ma è in un coma profondo e nient’altro può essere fatto a parte parlargli per cercarlo di svegliarlo. Non è stato lasciato da solo neanche per un momento; facciamo i turni. Albus praticamente vive in questa stanza. Con sforzi sovraumani lo convinco ad andare alla Tana almeno una volta al giorno per fare una doccia e dormire in un vero letto ma dopo neanche un’ora è di nuovo immancabilmente qui.
James, dall’altro lato, non si è fatto vedere, neanche una volta. Mi ha lanciato degli sguardi talmente truci quando gliel’ho suggerito che mi sono spaventata, posso solo immaginare quello che gli sta passando per la testa e non mi piace per niente.
Nel giardino tutto è tranquillo e spoglio, la stagione lì fuori rispetta quella vera e la primavera è ancora così lontana.
Regina ha smesso di sussurrare e osserva semplicemente il suo profilo come in una trance, non mi vede mentre la osservo, non sente Albus che chiude la sua lettera. È da sola con i suoi pensieri e le sue speranze, e quando, così lentamente, si alza dalla sedia, penso che abbia semplicemente deciso di andare. Sto per alzarmi anche io per salutarla ma mi blocco.
Non sta andando via.
Si sofferma lì, osservandolo, poi passa la mano curatissima tra i suoi capelli, lisciando all’indietro i suoi ricci con una familiarità che mi sorprende.
Si abbassa su di lui, i capelli cadono morbidamente coprendo entrambi i loro volti ma è comunque ben visibile quello che sta accadendo dietro a quella tenda castana. Lo sta baciando, appena più di un bacio a stampo ma comunque meno di qualcosa di offensivo. Non dico niente, ancora immobile nella mia posizione a metà sollevata. Non intervengo. Primo perché mi rendo conto che quel bacio è un bacio innocente e, anche se tirandosi indietro i capelli, riesco a intravedere le sue labbra sussurrare una dichiarazione vera e propria, mi rendo anche conto che non c’è malizia in quello che sta facendo e non è necessario che io intervenga. Quello che veramente mi ha paralizzata nella mia scomoda posizione e mi toglie il fiato, non è quello.
È qualcosa che non sono sicura sia neanche successo straordinario come sembra. Sbatto le palpebre più volte per essere sciura di aver visto bene, la mia vista non è più quella di una volta. Non ma non mi sto illudendo. Le dite di Harry si sono mosse! Non è la stessa mano inerte che sono abituata a vedere nell’ultima settimana. C’è stato uno spasmo! E un secondo me lo conferma!
Sono così pietrificata che il mio cuore si è fermato. La mia bocca semi aperta non riesce a produrre nessun suono, mi sforzo di farlo, ma sembra fuori dalla mia portata fare nulla a parte boccheggiare stupidamente.
E’ solo al terzo movimento che finalmente mi sblocco.
‘Albus!’ grido facendoli tutti e due sussultare vistosamente.
‘Cosa?’ Albus chiede allarmato guardando nella stessa mia direzione senza però vedere nulla.
‘Vai a cercare la guaritrice’ ordino perentoria.
‘E’ in pausa. Mi ha detto…’
‘Vai a cercarne un’altra! Ora!’ lo interrompo.
Sbalordito dal mio ordine e dal mio sguardo fisso, guarda di nuovo la mano di Harry e finalmente lo vede anche lui.
Si lancia dalla sedia verso il corridoio veloce come un fulmine.
Regina vedendo tutta questa commozione e imputandola a quello che ha fatto, comincia a scusarsi, agitata ‘Mi spiace! Non volevo mancare di rispetto a Ginny…’ balbetta.
Mi fiondo al suo fianco ‘No, cara. Non preoccuparti. Non è questo, ma ora devi andare, per favore’ dico il più gentilmente che posso sospingendola verso la porta. Lei si guarda dietro le spalle verso il letto e i suoi occhi che diventano grandi come due tazzine mi inducono a fare lo stesso, scoprendo una piccola smorfia sul viso precedentemente inerme che mi fa prendere dal panico.
‘Scusami, cara, ma ora devi andare.’
‘Ma…’ lei dice cercando di liberarsi dalla mia stretta.
‘Devi andare’ dico con finalità spingendola fuori dalla porta e chiudendola dietro di lei.
Corro indietro verso Harry, prendendogli la mano e ripetendo il suo nome più volte. Lui strizza gli occhi ‘Ginny’ mormora guardandomi, poi li strizza di nuovo e prendendo focus ridacchia ‘Scusami, Molly. Ho pensato che fossi Ginny per un momento. Forse stavo sognando.’ Dice sollevandosi dal cuscino, ma fa un’altra smorfia portandosi una mano alla fronte ‘Mi fa male la testa’
‘Sdraiati, Harry caro’ lo prego cercando di spingerlo giù dolcemente, la mia voce tremante.
‘Sto bene’ dice resistendo alla mia spinta ‘E’ solo un po’ di mal di testa’ e poi guardandosi intorno ‘Dove sono? Che posto è questo?’ e poi la temuta domanda ‘Dov’è Ginny?’
Mi strozzo con le mie stesse parole ‘Siamo al St Mungo, va tutto bene. Sdraiati. La guaritrice sta arrivando’
Lui si guarda ancora un po’ intorno sistemandosi seduto e poi rivolgendosi di nuovo a me ‘Perché al St Mungo? Dov’è Ginny? Penso di aver avuto un incubo. Uno proprio brutto.’ Borbotta massaggiandosi le tempie con un’altra smorfia ‘Cazzo se fa male’ mormora.
‘Va tutto bene, non ti devi preoccupare’ ma la mia voce esce stranamente acuta, e mi ritrovo a non riuscire ad incontrane lo sguardo. Mi dedico alla coperta, lisciandola. Ma lui sta cominciando a riemergere dalla confusione e, non ricevendo risposte alle sue domande, comincia ad agitarsi ‘Molly, dov’è Ginny? Perché siamo qui?’
‘Harry, sdraiati…’ cerco di dire in un tono rassicurante spingendolo indietro gentilmente. Non me lo permette. Mi prende la mano per catturare la mia attenzione.
‘Molly, dov’è Ginny?’ chiede. E questa volta è meno un confuso balbettamento e più una domanda chiara da una persona che sta cominciando a mettere insieme i pezzi, una persona che sta cominciando a capire che non può andare tutto bene se siamo in un ospedale.
‘Sta bene, Harry; sta solo dormendo nella stanza a fianco’ dico forzando un sorriso ma di nuovo non riesco ad incontrare lo sguardo verde e perforante, sfilo la mano dalle sue ricomincio ad occuparmi della coperta.
Lui, piuttosto agitato, cerca però di liberarsene ‘Vado allora. Devo vederla’
Lo fermo prima che possa uscire dal letto ‘No Harry!’ esclamo allarmata ‘Non puoi andare! La vedrai dopo. Sdraiati’
Lui si ferma improvvisamente, qualcosa nel mio tono deve averlo messo sull’attenti.
‘Molly, perché siamo al St Mungo? Come sta Ginny?’
‘Harry, caro…’
‘Come sta??’ chiede ora veemente.
Chiudendo gli occhi per accumulare le energie che mi serviranno a comunicare quello che deve essere comunicato, prendo un bel respiro. Dietro le mie palpebre tutto quello che è successo da quando li hanno portati qui, pallidi emaciati, coperti di sangue, si srotola. Hermione e Ron che chiudono la fila bianchi come dei fantasmi. Sei guaritori che li portano via veloci. La nostra lunga attesa, un guaritore che esce un momento per dirci che le possibilità sono poche: entrambi senza conoscenza, organi danneggiati, stavano facendo del loro meglio, sono stati entrambi torturati ripetutamente, Ginny aveva perso molto sangue, erano stati entrambi stabilizzati ma molto deboli nonostante ciò… A malapena distinguevo le parole.
Un’altra lunga attesa. James e Albus accompagnati da Neville, le spiegazioni, le lacrime, le parole di conforto e poi solo un’altra silenziosa e lunga attesa.
Un guaritore, con uno sguardo abbattuto e sfinito, che esce di nuovo. Bill e Arthur che scattano in piedi seguiti da James e Albus, tutti che reclamano aggiornamenti.
E poi riesco solamente a visualizzare Arthur, giorno dopo giorno portare nuovi fiori alla nostra bambina che ci sorride senza poterci ringraziare.
‘Harry, era molto debole quando l’hanno portata qui. I guaritori hanno fatto tutto quello che hanno potuto ma…’
Lily che sorride accanto a lei.
‘E’ morta dopo qualche ora’
L’aria intorno a noi è così immobile che è surreale. Ci dovrebbero essere dei rumori, ci sono sempre dei rumori in un ospedale ma non si sente nulla, o forse sono solo io che non riesco a percepirne nessuno. Harry mi guarda fissamente.
‘Capisco…’ dice alla fine ‘Capisco cosa sta succedendo…’ borbotta annuendo debolmente e so che non ha assolutamente capito nulla e ne sono sollevata, mi stavo già pentendo di averglielo detto in un momento del genere. Deve essere ancora confuso, abbiamo ancora un po’ di tempo. La guaritrice mi aiuterà.
‘Sto solo facendo un incubo’ aggiunge ancora annuendo ‘Uno dei miei incubi. Ora mi sdraio, dormo e poi Ginny mi sveglierà’
Il mio cuore è stretto in una morsa tenace ‘Harry…’ dico incerta su come procedere.
‘Ora mi sdraio, dormo e poi Ginny mi sveglierà’ ripete questa volta truce come a sfidarmi a contraddirlo.
Non lo faccio. Ricaccio solo indietro lacrime e sorrido ‘Certo. Se siamo fortunati hai ragione. Potremmo svegliarci tutti’ mormoro mentre si sdraia, gli rimbocco la coperta ‘Dormi ora’ dico rassicurante.
Per un momento sono convinta che abbia ubbidito, chiude gli occhi infatti, ma è solo per un momento. Si sbarrano quello dopo per fissarsi sul muro di fronte a lui. Sono indecisa se parlare ma il tempo che serve a me per decidere è il tempo per che serve a lui per capire che non sta sognando. Una smorfia gli contorce l’intero viso e, come si piega su se stesso, un potente, struggente, rauco urlo che viene direttamente dallo stomaco, riempie la stanza.
Non riesco a trattenere un sussulto e un singhiozzo mi scappa dalle labbra, vorrei accarezzarlo, ma non oso, il grido non si arresta, il volto nascosto dai capelli e dalle sue mani che li tirano.
È così intenso e potente che la porta si spalanca. Regina, George e Bill sono sulla soglia, ma non possono fare altro che osservare sbigottiti la scena.
Fortunatamente in quel momento sento i passi concitati della guaritrice; spinge malamente Bill e George da parte e si fionda verso il letto.
Albus si è fermato sulla porta, tra gli altri, a bocca spalancata anche lui.
Tra i singhiozzi comincio a scusarmi ‘Mi spiace’ balbetto incespicando sulle parole ‘Voleva sapere, e non sapevo come…’ ma la guaritrice non mi sta ascoltando, apre un armadietto con una chiave estraendone una fiala.
Si affretta verso Harry il cui grido si è trasformato in un disperato lamento.
‘Potter, devi bere questo’ ordina ad alta voce cercando di coprire il rumore ‘Siediti e bevi questo’
Non sono neanche sicura che l’abbia sentita. La guaritrice fa gesto a Bill di avanzare ma quando cercano di toccarlo, il lamento si trasforma in un ringhio minaccioso ‘Lasciatemi in pace!’
Entrambi trasaliscono facendo un passo all’indietro.
‘Potter…’
‘LASCIATEMI IN PACE!’ l’ingiunzione viene ripetuta sempre più forte e più forte e allora capiamo che non ha senso restare.
George, ripresosi dallo shock, è al mio fianco giusto in tempo per sostenermi. Le mie gambe si sono fatte improvvisamente deboli e non so per quanto tempo mi avrebbero retta.
Mi tira indietro verso la porta spingendo indietro anche Albus che sembra sul punto di farsi avanti e Regina che a malapena si regge in piedi appoggiata allo stipite della porta.
Prima di uscire sento la guaritrice dire, cercando di coprire l’insistente richiesta di Harry, ‘Ora ce ne andiamo. Ti lascio questa provetta. È una pozione per dormire, prendila quando riesci’
E poi siamo tutti fuori dalla stanza, chiudendoci la porta dietro.
Le grida non si placano, poi sentiamo uno schianto che fa sobbalzare la guaritrice, con ancora la mano sul pomello.
E poi ne sentiamo un altro e poi un tonfo sordo.
E poi, solo il silenzio.
 
 
Non è esattamente un assoluto silenzio. Appena le urla di Harry si interrompono, sono quelle di Sunrise che emergono dalla confusione con quelle di James che mi chiama terrorizzato in sottofondo.
Io e la guaritrice accorriamo. Sunrise, volto congestionato, sta urlando a squarciagola, agitandosi tra le braccia di James.
‘Nonna!’ urla spaventato cercando di cullarla ‘Ha cominciato dal nulla! Non riesco a calmarla!’
‘Mamma, mamma’ sono le sole parole intelligibili ripetute ancora e ancora mentre si sbraccia pericolosamente.
La guaritrice interviene facendomi segno di prenderla da James ma ancora prima che questo passaggio sia completato, le grida sono già sfumate in un piagnucolio. Mi getta le braccia grassocce al collo ‘Nonna’ mugola ‘Nonna, vojo la mamma’
Le liscio i ricci mentre la guaritrice è occupata, la bacchetta puntata alla sua tempia, a pronunciare incantesimi sottovoce.
‘Sì, tesoro mio. Lo so che vuoi la mamma, ma non può venire’ rispondo assente, seguendo ogni gesto della guaritrice, cercandone gli occhi.
‘E papà?’ lei chiede tirando su col naso.
‘Neanche papà può venire’ dico ‘Ma sta bene’
Nel frattempo, la guaritrice mi fa un cenno rassicurante. Era solo un capriccio, non l’inizio di un attacco come temevamo. Probabilmente ha sentito Harry urlare.
‘Non sta bene’ lei mugola appoggiando la testa sulla mia spalla ‘Vojo andare da papà’
‘Un’altra volta, amore della nonna’ dico portandola a letto, James che ci segue come un’ombra.
‘Devi dormire ora’ aggiungo dolcemente.
‘Con Jamie’ lei piagnucola, gli occhi ancora pieni di lacrime.
‘Sì, Pidocchio, sono qui’ dice sedendosi vicino a lei sul bordo del letto e solo allora lei si rilassa e comincia a chiudere gli occhi con stretto in mano un lembo del maglione di James e succhiandosi il pollice con l’altra mano.
James la accarezza distrattamente, ma il suo sguardo truculento è rivolto verso di noi.
‘Cosa cazzo sta succedendo???’ chiede muovendo solo le labbra.
Albus è l’unico pronto a rispondere, e per non essere sentito da Sunrise che si sta addormentando, gli risponde nello stesso modo.
‘Papà si è svegliato’
 

n.d.a E con questo vi lascio per le ferie. Ci rivediamo a settembre! Buone vacanze a tutti!
   
 
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