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Autore: Scribbling_aloud    01/10/2023    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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George

 
 
È già qualche giorno che non ho notizie da Harry. Ho cercato di contattarlo più volte tramite il fuoco senza successo. Il camino sembra bloccato. Mamma sta provando ogni giorno; sta impazzendo dalla preoccupazione. Ha provato anche Bill, persino Percy a un certo punto. Niente…
Casa mia sta cominciando a tramutarsi in un “Aiutiamo Harry” punto di incontro. Ieri ho ricevuto una visita da Luna, meno sognante e più presente del solito. Si è portata dietro una torta; non so se sarò abbastanza coraggioso da provarla però. Ha accettato una tazza di thè e abbiamo parlato un po’, mi ha anche fissato in quel suo modo strano, che mi mette sempre a disagio. Uno ha sempre l’impressione che ti stia guardando dentro. Un po’ come Ted ma almeno lui è più discreto nella lettura. Mi ha dato da capire che è essenziale che qualcuno (cioè me) debba andare a controllare come Harry se la sta cavando il prima possibile. Ci ha provato senza successo; nessuno ha aperto la porta.
Quando se n’è andata (fissando ampiamente anche il mio appartamento) stavo riflettendo sulle sue parole ma un altro bussare mi ha condotto di nuovo alla porta. Era Neville.
Mi ha portato una pianta dall’aspetto bizzarro. Le foglie cambiano colore continuamente. Ora sono acquamarina.
Sfortunatamente, non è corredata da libretto di istruzioni, quindi, non sono sicuro di cosa voglia dire.
Comunque, gli ho offerto un thè chiedendogli se non dovrebbe essere a Hogwarts. È venuto fuori che si è preso un giorno libero per andare a trovare Harry, ma, di nuovo, è stato un tentativo a vuoto. Sembrava molto preoccupato e mi ha chiesto di provarci anche io.
Poco dopo, niente po’ po’ di meno che McGonagall si è presentata alla mia porta. Non ha portato nulla, mi ha sgridato ampiamente per il disordine ma si è anche congratulata per i miei successi. Apparentemente, i miei prodotti vanno alla grande a Hogwarts, il bidello mi odia con un’intensità difficilmente descrivibile. È un buon segno, direi.
Ha accettato un thè e si è scucita sul motivo della visita. Era per via di Harry. È giorni che sta cercando di contattarlo ma invano, è stata dalla mamma e poi, nella speranza di aggiornamenti, ha fatto un salto da me. Non ho potuto darne. Se n’è andata sgridandomi ancora un po’ per il disordine ma anche chiedendomi di provare a contattarlo. Era parecchio agitata che è strano.
Arrivati a quel punto stava cominciando a sentire una punta di allarme, non volevo perdere un altro secondo ma quando mi sono deciso a uscire, la bestia morsicante è apparsa sulla soglia, richiedendo a gran voce di essere ammessa in casa. Aveva un raffreddore terribile, ma è comunque riuscita a essere estremamente prepotente e piagnucolosa allo stesso tempo. È venuta da me perché non sapeva a chi altro rivolgersi. Mi ha implorato... no, aspetta, “implorato” non è la parola giusta. Mi ha ordinato di introdurmi in casa di Harry a costo di buttare giù la porta, tutto il tempo starnutendo e singhiozzando come un’ossessa.
Ha rifiutato categoricamente una pozione per il raffreddore e come stavo cominciando a sentirmi irritato da questo comportamento insensato, finalmente si è calmata abbastanza da essere intelligibile, accettando una tazza di thè. La mia 274ª di quel giorno.
Quando si è tolta la giacca, me lo sono quasi sbrodolato tutto addosso rischiando una seria ustione di terzo grado. Ha un corpo assurdo!! Cosa diavolo è venuto in mente a Ginny di portarsela a casa??? E come cavolo è riuscito Harry a rimanere fedele avendola sotto gli occhi??!! Deve essersela scopata! Per forza!
Comunque, appena sono riuscito a spostare la mia attenzione dal petto al viso, ho appreso che ha praticamente passato un giorno intero sulla sua soglia congelandosi quasi a morte. Ha bussato alla porta senza sosta ogni ora senza risultato.
Sto cominciando a preoccuparmi seriamente. Siamo tutti un po’ preoccupati di come la sua mente stia reggendo il colpo. Non ho avuto opportunità di parlargli neanche una volta da quando si è svegliato (non che avrei saputo cosa dire, in tutta onestà), ho solo visto la sua reazione nell’apprendere la notizia e quello è stato abbastanza per farmi comprendere la serietà della situazione.
Sta evitando tutti. Non gli posso dar torto. Capisco il suo desiderio di rimanere solo. So come ci si sente. Vuoi solo stare lontano da tutti, con la convinzione che nessuno possa capirti e se per caso qualcuno ci riesce, è anche peggio perché ti mette a confronto con qualcosa che preferiresti non vedere. Ottieni una maledetta solitudine. La desideri ma quando arriva, è insopportabile. Quello è il momento in cui non hai nessuno a parte te stesso da ascoltare.
Ginny era il tesoro di tutti. Insieme a Bill. Lui perché il primo e il migliore, lei perché la tanto attesa femmina dopo parecchi tentativi. Devo essere onesto; non l’ho mai risentito. Ma è sempre stato solo perché avevo Fred. Charlie neanche perché era con Bill. Percy probabilmente ne ha sofferto. Questo è il motivo perché si è sempre sforzato di raggiungere l’eccellenza. Stava solo inconsciamente cercando di mettersi allo stesso livello di Bill. L’ha solo fatto diventare pomposo e pieno di sé. Non aveva alcuna speranza; è stato il primo a nascere sotto la delusione di non essere una bambina.
Ma Ron… Beh, Ron… È quello che ne ha sofferto di più. Quando è arrivato mamma e papà si erano veramente stufati di avere maschi e probabilmente non ha mai ricevuto tutto le attenzioni che sono state date a noi. Forse è stata anche un po’ colpa nostra. Eravamo talmente impegnativi; monopolizzavamo completamente l’attenzione della mamma.
Era da solo. C’era solo Ginny. Una Ginny che era stata viziata ed extra amata da tutti in netto contrasto. Mi spiace per lui. Non c’è da sorprendersi che non sia mai cresciuto. Ma allo stesso tempo, lo disprezzo.
Ha avuto la fortuna di trovare un amico in Harry che mette sempre prima gli altri, eccezionalmente fedele. Un amico come probabilmente non ne avrai mai, e Ron non se n’è mai reso conto, è sempre stato solo invidioso per assurde ragioni perché, onestamente, a parte le donne che attira come un magnete (e per quello l’ho invidiato anche io) ha avuto proprio una vita di merda. Non scambierei mai la mia con la sua.
Se Ron è stato leggermente abbandonato a sé stesso quando era un bambino, Harry è stato calpestato senza pietà. Ho incontrato i suoi parenti. Ho visto come lo trattavano. E neanche a scuola ha mai avuto la possibilità di starsene tranquillo. Ha combattuto tutta la vita. Contro Tu-sai-chi prima, contro i ricordi dopo, e tutto incorniciato da persone gradevolissime che gli hanno reso la vita un inferno con persecuzioni e malsana curiosità.
E disprezzo Ron per l’odio che nutre verso Harry ora, per averlo accusato della morte di Fred e Ginny. Spregevole. Come se il poveruomo non avesse già i suoi problemi che doversi sobbarcare anche quello. Grazie al cielo Harry non era presente quando ha lanciato quelle accuse. Non riesco neanche a immaginare le disastrose conseguenze che avrebbe potuto avere sulla sua mente. Io ero così fuori che mi ci è voluta quasi un’ora per calmarmi. Come si è permesso di parlare della morte di Fred in quel modo?! È morto per una buona causa, sapendo cosa stava rischiando, non per via di Harry. È stata come minimizzarlo, rendere senza senso la sua morte… Niente può scusare un comportamento del genere. E l’ipocrisia di un’accusa del genere quando lui ha ucciso Lily. Incidente o non incidente io avrei tagliato i ponti completamente. Se ci parliamo ancora è solo perché Ginny me l’ha chiesto come favore e non potevo rifiutarle nulla in un momento del genere.
Comunque, all’ospedale mamma mi ha supplicato non stop per andare a fare pace. Non ho nessuna intenzione di farlo. Mi spiace dirlo ma se devo scegliere tra i due, scelgo Harry.
Beh, quando la bestia morditrice se n’è andata, era veramente troppo tardi per una visita quindi sto andando questa mattina. Speriamo che mi apra la porta. Voglio essere sicuro che tutto sia… non posso dire “a posto” ma almeno “sotto controllo”. Perché ho avuto un subitaneo presentimento. Forse c’è una ragione peggiore per il suo non rispondere alla porta che voler stare da solo a cui non avevo ancora pensato. Una ragione che non sono sicuro di voler ammettere, neanche a me stesso.
Ho detto a Lee che sto andando, e mi è sembrato preoccupato anche lui. Non posso dire che si conoscano bene, si sono incrociati un po’ di volte ma non abbastanza da formare un’amicizia; tuttavia, direi che ora come ora siamo tutti preoccupati. Eccetto Ron. Il coglione.
Busso alla porta ma non risponde nessuno. Provo ancora un paio di volte infaticabile. Non mi farò scoraggiare così facilmente. Se in due ore non viene, la butto giù. Ho sperimentato abbastanza con sostanze pericolose da sapere come farlo facilmente e ho tutto l’equipaggiamento necessario con me.
Sorprendentemente, si rivela non essere necessario. Apre la porta. Vivissimo grazie al cielo anche se un po’ trasandato. Mi saluta senza entusiasmo strofinandosi il viso, stava sicuramente dormendo.
Gli chiedo se posso entrare e mi fa passare.
‘Hai un aspetto da schifo’ dico con un ghigno.
‘Mi sento uno schifo. Sono ancora ubriaco da ieri sera’ dice supportandosi al muro mentre cammina verso la cucina.
‘Bevuto troppo?’
‘Non me lo ricordo neanche, quindi sì, probabilmente sì…’
Mentre andiamo in cucina butto un’occhiata in salotto e sussulto. Il casino è indescrivibile. Peggio che a casa mia (e vuol dire qualcosa) ma non è quello che mi ha fatto sussultare.
‘Harry! C’è una donna qui!’ esclamo basito.
Sul divano una donna sta dormendo solo appena coperta da un lenzuolo. I capelli scarmigliati gli coprono parzialmente il viso e un lungo braccio snello penzola dal cuscino.
Harry, che stava già passando la porta del salotto, si gira verso di me ‘Cosa? Che donna? Cosa stai dicendo?’ fa qualche passo indietro ed entra nel salotto. Vedo la sua fronte corrucciarsi con lo sforzo di ricordarsi qualcosa.
Le scopre il viso dai capelli al che, con una smorfia, lei si volta dall’altra parte senza svegliarsi.
Lo vedo in profonda riflessione, guarda il tavolino e prende una scatola che c’è appoggiata sopra. Degli involucri quadrati e lucidi ne escono fuori. Li studia e poi dice sottovoce ‘Babbana’.
E ora ricordo cosa sono quelle cose. Ho avuto qualche relazione con delle donne babbane di tanto in tanto. Sono stato obbligato a indossare quegli affari gommosi. Piuttosto fastidioso, scomodo e leggermente desensibilizzante. Ho rovinato un po’ il divertimento. È assurdo che con milioni di anni di evoluzione non siano riusciti a inventarsi niente di meglio per lo scopo.
Harry guarda di nuovo la ragazza e poi scuote le spalle ‘Penso che si chiami qualcosa con “S” e questo è tutto quello che mi ricordo. Lasciamola dormire’ dice tranquillissimo trascinandosi via dal salotto ‘Probabilmente è ubriaca quanto me’
Entra in cucina sotto il mio sguardo scioccato.
Ora, mi vanto di essere una persona assolutamente rilassata. Non giudico e sono apertissimo di mentalità sulle questioni di sesso. Ho sempre pensato che la monogamia fosse la ricetta per l’infelicità, ma porca miseria! Era mia sorella! È appena morta, e che cazzo!
Lo seguo in cucina costernato. Lo trovo seduto su una sedia che si versa qualcosa che sembra acqua ma sono abbastanza certo che non lo sia. Sono le dieci del mattino.
‘Harry, porca eva! Chi è?’ sibilo tra i denti. Non ho il diritto di arrabbiarmi?
Mi guarda con una smorfia, irritato, ‘Te l’ho detto, non ne ho idea’
‘Te la sei scopata, vacca miseria! Sono appena due settimane…’ che è morta. Ma non dico l’ultima parte. Lascio la frase sospesa.
La reazione è spaventosa. Vedo in lui un cambiamento palese. Un subdolo inquietante cambiamento: I suoi occhi diventano due fessure, la sua espressione fissa, nasconde qualcosa che non ci ho mai visto prima. Esito sotto quello sguardo. Sconcertato.
‘Ti voglio fuori di qui’ dice secco. Non ha alzato la voce. Al contrario. È un basso rauco ringhio.
‘Harry…’ riesco solo a dire.
‘Fuori’ ripete facendo segno con la testa verso la porta.
‘Harry, volevo solo…’
Si alza, improvvisamente minaccioso.
‘Ho detto fuori di qui! Non voglio più vedere nessuno di voi Weasley! State lontani da me, tutti! Lasciatemi in pace!’ latra.
Sono così preso alla sprovvista che ubbidisco.
Rimango però un momento lì fuori, osservando la porta chiusa, preoccupazione che mi assale.
Gli sta succedendo qualcosa di brutto.
Tuttavia, devo ammettere che non è poi questa grossa sorpresa; me lo aspettavo.
Entrambi abbiamo perso qualcuno di molto importante nelle nostre vite… Siamo sinceri, lui ha perso molte persone importanti nella sua vita, io solo una. Ma che una.
Io e Fred eravamo un tutt’uno. Non riesco a ricordarmi un momento della mia vita in cui non eravamo insieme. Vivendo come in una quasi spaventosa simbiosi.
Non ricordo di averci mai litigato. Condividevamo tutto. Anche le ragazze a un certo punto. Non ci riconoscevano mai e questo lo rendeva particolarmente semplice.
Eravamo così uniti che qualche volta ci dimenticavamo di essere due esseri separati.
Quando è morto, è stato come… È difficile da spiegare. Mi sono sentito come se il mondo mi si sgretolasse sotto i piedi. Come se qualcosa mi fosse stato strappato via violentemente. Non riuscivo neanche a concepire la mia vita senza Fred. Per la prima volta in vita mia sono rimasto da solo. Ed è stato terrificante. Dio mio se è stato terrificante, Non ero abituato. Non volevo abituarmici. Mi sono sentito perso in un mondo di solitudine. Quante volte gli ho parlato per abitudine realizzando a metà frase che non era lì. Un trauma ogni singola volta. Disprezzavo ogni compagnia perché non era la compagnia di Fred e odiavo la solitudine perché era dovuta alla mancanza della compagnia di Fred.
Anche io bevevo alle dieci del mattino quando ancora ubriaco dalla sera prima. Anche io ero arrabbiato e amareggiato verso tutti. Anche io evitavo le persone.
E penso che sia successo lì che ho deciso inconsciamente che non avrei mai più condiviso la mia vita con nessun altro. Ho deciso di non amare più nessuno. Sabotavo ogni possibile reazione che poteva evolversi in qualcosa di più.
Non è stata esattamente una scelta cosciente.
La consapevolezza è arrivata solo recentemente. Ed è stato Harry, senza saperlo, che me l’ha fatto capire.
È successo giusto dopo l’incidente alle mani, ha fatto un commento o due sul comportamento di Jude verso di me e il mio verso di lei. Non ha detto niente di particolare ma ho capito cosa intendeva e ci ho riflettuto un po’ sopra.
Improvvisamente mi sono reso conto quanto di suo c’era nel mio appartamento. Oggetti sicuramente (decisamente troppi, se vogliamo dirla tutta) ma c’era anche la sua presenza in un certo qual modo; il suo odore, cose erano state cambiate qui e là per la sua comodità, il mio appartamento era più ordinato, più pulito, quando c’era lei.
Però, quello che veramente mi ha colpito, è che c’era un’intimità tra noi che raramente ho avuto con le altre. Mi sentivo a mio agio con lei. Ho scoperto che ero contento quando suo marito partiva per lavoro.
Per tagliare corto, se non ero innamorato, ero sulla via per esserlo molto presto.
Senza sapere perché, senza neanche rifletterci, l’ho spostata al negozio di Hogsmead, e le ho detto che non volevo più vederla.
È stata una tristezza. Non ho mai immaginato che potesse versare così tante lacrime tutte in una volta. Me ne ha chiesto la ragioni varie volte quel giorno e non ho riposto. Non perché non volessi, semplicemente non lo sapevo.
Quando il mio appartamento fu svuotato della sua presenza e ho ricevuto un rimpiazzo da Hogsmead, ne ho capito la ragione.
Mi stavo proteggendo. Semplicemente non volevo più soffrire come ho sofferto quando è morto Fred. Era stato troppo e troppo difficile superarlo. Non potevo correre il rischio che succedesse di nuovo.
Non l’ho richiamata indietro. L’ho accettato. Era più facile così. Meglio un momentaneo dispiacere che il rischio di una sofferenza ben maggiore.
Spesso però, quando guardavo Harry felice con la sua famiglia, il suo amore per Ginny e quello di Ginny per lui, ho pensato che forse avessi torto, e lui era stato quello a prendere la decisione giusta. Lui nonostante tutto, era quello più felice tra i due.
C’era sempre una bella atmosfera a casa sua, un calore, una confortevolezza, una rumorosa allegria che decisamente mancava nella mia. Mi sentivo sempre un po’ giù dopo essere andato a trovarli.
Forse lui aveva fatto bene a correre quel rischio. A innamorarsi. Forse lui aveva ragione e io avevo torto.
Ma ora, quando vedo la sua vita, quando penso a questa mattina, vedendo quello che sta diventando, sono di nuovo esitante. Forse quello saggio sono stato io dopotutto.
Ora che il dolore e la disperazione portati dalla perdita sono di nuovo di fronte ai miei occhi, ora che l’ho visto in Harry, mi domando:
Ne vale veramente la pena?
   
 
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