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Autore: NowhereBoy    10/01/2024    1 recensioni
Ennis è un giovane ragazzo gay, appena trasferito a Napoli da Chicago, per scappare da un passato non troppo remoto. Ha comprato un appartamento ad un prezzo decisamente basso, e ben presto ne scoprirà la ragione.
La casa, infatti, è infestata da cinque spiriti eccentrici. Riuscirà Ennis a convivere con loro e con i ‘suoi’ fantasmi?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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4.
La soffitta era incredibilmente polverosa e umida, con un forte odore di muffa e di chiuso. Aveva salito le scale scricchiolanti di legno con passo incerto, illuminato dalla flebile luce della torcia del cellulare. Nessun rumore o squittio di topi.
Perfect pensò. At least, one positive note (se non altro, una nota positiva)

In cima alle scale, la luce pallida della luna bussava gentilmente alla piccola finestra appoggiata direttamente al pavimento, in una posizione insolitamente bassa. Si tradiva, così, la costruzione tarda di quel soppalco. Si domandò se non fosse stato fatto di proposito per la Guerra. Con cautela, andò ad aprirla, forzando con non poche difficoltà, il battente incrostato dalla salsedine e dal mancato utilizzo per così tanti anni. Who knows how long it will take to ventilate the room (chissà quanto tempo ci vorrà per far arieggiare l'ambiente) si domandò, affacciandosi per un momento alla finestra. Quindi, si voltò verso la stanza, mentre l’umidità gli soffiava sul collo, accompagnata da un brivido lungo la schiena. 

Il cuore di Ennis batteva all’impazzata, tanto che credeva gli avrebbe sfondato il petto. 

La soffitta era abbastanza alta da permettergli di stare in piedi, anche se la testa sfiorava il tetto. Ad una prima occhiata, rapida e ansiosa, casse di legno coperte da logori teli, qualche mobile malandato e qualche quadro rotto parevano essere gli unici inquilini. 

Sul muro opposto dove si trovava lui, scorse una libreria poco fornita e, nascosta da una pila di scatole, una branda montata alla bell'e meglio. Nel vederla, l’idea che la soffitta fosse abitata da un demone gli scivolò via dalla mente, semmai davvero ci fosse stata. In fondo, credere ai fantasmi, per lui, era sempre stato più semplice che credere ai mostri e ai demoni. Ennis, dopotutto, non era un uomo credente. Almeno non nel senso religioso del termine. 

Al pensiero dell’assenza del demone, seguì quello della presenza di un corpo. E l’idea, ora, di avere un cadavere in casa prese a tormentarlo. Un tormento molto più forte e inquieto rispetto a quello di avere spiriti. Di certo, la presenza di un corpo, anche se ormai mucchio di ossa, sarebbe stata una rogna maggiore rispetto a quella di fantasmi che, in ogni caso, vedeva solo lui.

L’odore, però, non c’era. O meglio, la puzza che sentiva non era certo acuita da quella del marcio di un cadavere. E cullandosi su questa speranza, fece qualche passo, sperando che il pavimento non fosse poi così marcio da farlo finire, nella migliore delle ipotesi, nella vasca da bagno. 

Fu in quel momento che si condensò davanti ai suoi occhi, l’anticamera della strage che si era consumata quasi cent’anni prima, in quella casa. Perché su tutta la superficie del pavimento, come piccoli spuntoni di schegge, decine, se non centinaia, fori di proiettile, sparati da basso. Sarebbe stato impossibile che chiunque sopravvivesse a così tanti spari, inferti da almeno tre, se non quattro soldati. 

Era stato un massacro. 

Improvvisamente, allora, Ennis sentì la gola stringersi in un nodo, e gli occhi pizzicare, mentre come schiacciato da un peso improvviso sulle spalle, s’accasciava a terra. La schiena poggiata contro la parete di fianco la finestra e le ginocchia tirate al petto. 

Why…? Si domandò. 

La famiglia Donati, dunque, era stata uccisa perché nascondeva qualcuno. Doveva essere stato per forza importante, per far incomodare un’azione del genere. Erano morti almeno in cinque, dopotutto. Un capo dei reazionari del regime? Un politico? Un mafioso?

Restò in quella posizione per molto tempo, tanto che l’aria sembrava essere quasi tollerabile. Il sole sembrava non voler sorgere a rischiarare quella notte. Poi, mentre con la fronte premuta sulle ginocchia, sembrava che il sonno stesse per coglierlo, una piccola folata di gelo improvvisa, seguita da un cigolio delle assi del pavimento davanti a lui. Lenti. Un passo dopo l’altro. 

Immediatamente si destò di colpo, ma cercò di rimanere immobile quanto più possibile, mentre il cuore riprendeva il suo battito accelerato, un martellare tremendo che sentiva rimbombare nelle orecchie. Non voleva rischiare di spaventare quel nuovo spirito. Poi accennò un sorriso, alla stupidità di quel pensiero. 

Così arricciò le dita dei piedi, e si mosse appena a stiracchiare le spalle. E così, i passi si arrestarono di colpo, tradendo comunque la vicinanza del nuovo ospite. In preda alla curiosità, mista a un briciolo di paura tirò su il capo ed andò a grattarsi una guancia, con gesti quasi solenni. Solo dopo, si concesse di aprire gli occhi. 

 

Aveva immaginato un vecchio, o quantomeno un uomo più che adulto. S’aspettava un professore, magari. Un uomo che, in ogni caso, trasmettesse un senso di riverenza o timore nei confronti delle persone. Un uomo per cui valesse la pena rischiare la vita per proteggerlo, e che giustificasse un’azione militare di quel tipo. Ma non trovò nulla di tutto ciò.

Seduto davanti ad Ennis, a gambe incrociate, con la schiena curva e gli occhi spenti, c’era un ragazzo, all’apparenza di poco più giovane di lui. La timida luce della luna dipingeva in tinte di azzurro quel volto stanco, forato su tutto il profilo sinistro, così come il corpo, finanche i piedi, con grosse macchie di sangue scuro rappreso. I capelli ricci erano lunghi fino alle spalle, la barba incolta, gli occhi scuri segnati da occhiaie profonde, molto più di quelle degli altri spiriti. Le labbra erano bianche, all’apparenza incredibilmente aride, come pallido e segnato era il resto del viso. Sembrava malato.

E la cosa incuriosì incredibilmente Ennis, che osservò lo spirito fare sforzi incredibili per respirare, come se l’aria non volesse entrare nei suoi polmoni. Ma lui si ostinava, affaticandosi, pur non avendone effettivo bisogno. 

Ennis lo trovò buffo. E accennò una risata amara. Quasi si sentì deluso, nel trovarsi davanti un giovane così… normale

Lo spirito lo scrutò, non accennando a muoversi. Sembrava allo stesso tempo curioso, sorpreso, quasi timoroso. 

Poi parlò, con voce incredibilmente chiara e profonda, quasi con forza, come se le parole non provenissero proprio da lui. 

Disse: «sei americano…»

Do I really look that much american? (sembro davvero così tanto americano?) pensò Ennis, accennando un sorriso.

«Yeah» rispose, anche se non c’era stata una vera e propria domanda. In tutto quel frangente, non aveva idea di cosa avrebbe potuto e dovuto dire. «I’m Ennis.»

«Io sono…» ma si bloccò, mentre un’auto rombava nella notte, saettando nella strada da basso. Lo spirito, allora, scattò indietro, allontanandosi dalla finestra, riparandosi all’ombra. Lo scatto fece sobbalzare l’americano, che tuttavia non accennò un minimo movimento. 

Poi, notando che pericolo non ci fosse, lo spirito aggiunse «Non devi stare così vicino alla finestra. Potrebbero vederti.» 

Ennis si voltò appena verso l’oggetto nominato, mentre la mente si svuotava completamente. 

«Io sono Elia» mormorò, poi, tendendogli la mano e accennando un sorriso incoraggiante. «I Donati nascondono anche te?» 

La domanda, per un momento, confuse Ennis. Poi si ricordò che gli spiriti, in quella casa, non sapevano di essere morti. 

Rispose: «No, I'm the new owner, actually (No, sono il nuovo proprietario in verità)»

Allora, una nuova ombra si dipinse sul volto di Elia. Ennis non seppe dire se si trattasse di paura o preoccupazione. «Cosa è successo a Gianni e Marilena? Stanno bene?»

La gola di Ennis si inaridì d’un tratto. Si domandò, in preda alla stanchezza, cosa mai fosse successo nella sua vita per condurlo in quella stanza; cosa mai possa aver fatto di male per farlo ritrovare in una soffitta mezza marcita a cercare di spiegare ad un fantasma, nascosto per ottant’anni, che lui, come la famiglia che lo proteggeva, erano morti da decenni. E tutti i pensieri s’accompagnarono ad un moto di tenerezza nei riguardi di quel ragazzo, chiuso per così tanti anni, senza nemmeno la serenità della morte.

Ennis, dunque, non rispose. Ragionava su cosa dire. Era una situazione surreale. 

Gli occhi di Elia, allora, si riempirono improvvisamente di lacrime. «Oh Cristo…» mormorò. «Li hanno presi… Anche Salvo?» 

Ennis cominciava ad essere preso dal panico. Con occhi persi, disse «No! No, They’re all fine! They’re sleeping, now, downstairs. (No! No, stanno tutti bene! Dormono, ora, da basso)»

Elia, allora, si corrucciò. «Quindi tu cosa ci fai qui? La guerra è finita?»

«I... I'm trying to figure out how best to resolve this situation. (io... sto cercando di capire come risolvere questa situazione nel migliore dei modi.)» Si passò una mano sul viso, premendo pollice e indice sugli occhi, incredibilmente stanchi. «You don't have to fear, the War is over. (Non devi temere, la guerra è finita.)»

Elia sospirò, come se avesse trattenuto il fiato fino a quel momento. «E abbiamo vinto? Se sei qui, abbiamo vinto! Siamo liberi?»

«I need to talk to all of you (Ho bisogno di parlare con tutti voi)» affermò risoluto.

S’alzò in piedi, seguito dallo sguardo di Elia. Chiuse la finestra e si mosse verso le scale per tornare da basso. Aveva già sceso il primo gradino, quando si voltò verso lo spirito, ancora seduto. Respirava a fatica, con gli occhi vitrei di chi sta rincorrendo pensieri confusi e lontani, o di chi sta metabolizzando una notizia inaspettata. 

«Come? (vieni?)» domandò l’americano. 

Elia si riscosse e puntò di nuovo gli occhi nei suoi. Ma accennò un movimento di dissenso del capo, prima di sparire, lasciando Ennis da solo.

 

ANGOLO AUTORE:

Buongiorno a tutti. Mi auguro che le vacanze invernali siano state più che produttive e riposanti per tutti voi. Che l’inizio di questo nuovo anno possa portarvi serenità, soddisfazioni e gioie (anche se ormai siamo al 10gennaio).

Come sempre, grazie per essere arrivati sino a qui. Fatemi sapere cosa ne pensate (anche un piccolo feedback è apprezzato)

Un abbraccione e buona giornata

 
   
 
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