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Autore: JenevieveEFP    20/01/2024    3 recensioni
La guerra è appena finita, Voldemort è stato sconfitto, Tonks e Lupin sono ancora vivi. Snape è stato salvato in extremis ma versa in condizioni critiche per le ferite inferte da Nagini. La sua mente provata dalla febbre e dal veleno, lo tormenterà con dolorosi sogni e ricordi perduti del suo passato. Harry intanto è pronto a svelare ai pochi membri rimasti dell'Ordine della Fenice la verità dietro il doloroso ruolo dell'odiato preside di Hogwarts, e a confrontarsi con Draco con la calma che solo la fine di un conflitto sa donare. La fine della guerra diventerà un nuovo inizio per tanti, ma una condanna dolorosa per alcuni che non erano pronti a sopravviverle. Le occasioni di incontro e scontro non mancheranno, specialmente quando gli studenti saranno richiamati ad Hogward per ripetere l'anno scolastico brutalmente interrotto e cercare di ricominciare a vivere e ricostruire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Remus Lupin, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Alla vigilia di Natale il banchetto della cena fu sontuoso come ogni anno ad Hogwarts, e pochi avevano scelto di tornare a casa per le vacanze. Gli studenti erano su di giri per la possibilità - concessa in via del tutto eccezionale quella notte - di dormire nella sala comune e persino i dormitori dei loro amici di altre casate.
Dopo la cena infatti ci fu un fuggi fuggi generale e pochi si erano attardati ai tavoli. C’è chi si era organizzato per dei veri e propri pigiama party, sgraffignando persino dolciumi dal banchetto, chi invece si stava organizzando all’ultimo secondo.
Fu quando il grosso degli studenti si fu avviato, sotto lo sguardo apprensivo e ancora un po’ dubbioso della preside, che Harry si alzò da tavola e andò a sedersi nel posto vuoto davanti a Draco, al tavolo di Serpeverde.
Il biondo sedeva accanto a Blaise e Theodore. Zabini quasi non si accorse dell’arrivo dell’intruso Grifondoro, impegnatissimo a osservare in cagnesco un aitante cacciatore di Corvonero che stava facendo ridacchiare un po’ troppo Pansy da che l’aveva invitata al loro tavolo.
Theodore invece registrò l’arrivo di Potter con una smorfia.
«Ciao.» salutò Harry, con un sorriso esitante, teso.
Nott emise a stento un grugnito di saluto, mentre Zabini prima lo salutò con un cenno distratto poi tornò a fissarlo con cipiglio indagatore.
«Potter. Che ci fai qui? Che piani hai per stanotte?»
«Nessun piano.» ammise il moro, che però occhieggiava Draco con un che di speranzoso.
Il biondo si rivolse dunque a Blaise e Theodore, orientando loro la copia identica dell’aria speranzosa di Harry.
«Non ce lo stai chiedendo davvero.» sibilò Theodore.
«Daaai.» mugugnò Draco. «Blaise aiutami, avanti.»
Zabini alzò le mani in segno di resa.
«Solo perché è Natale: mi devi un favore.» sospirò divertito.
Draco sorrise eccitato, quindi tornò ad insistere verso Theodore.
«Avanti, fai un regalo al tuo fratellino.» lo spronò, ironico.
Theodore incrociò le braccia al petto, fissando Harry con aria apertamente astiosa.
«Ma non potete andare a dormire nel dormitorio di Grifondoro o da quei simpaticoni di Tassorosso?» sbuffò aspro.
«Tutto pieno, e troppa gente.» confessò Draco. «Dai, solo per una notte, Theo.»
«Se ci lasci la stanza ti dico dove dormirà stanotte Ginny.» propose Harry, sornione.
Theodore arrossì leggermente.
«E perché diamine dovrebbe interessarmi?» borbottò.
«Per andarci anche tu o per evitarla?» rise Harry. «A tua scelta.»
Theodore si alzò di scatto con uno sbuffo esasperato.
«Va bene, fate come vi pare, che non ho comunque intenzione di dormire nella stessa stanza con voi. Ma non vi passi manco per l’anticamera del cervello di fare cose lì dentro, anche se siete sul letto di Draco: potrei vomitare fino alla fine dell’anno scolastico.» sibilò, pianissimo.
Harry, Draco e persino Blaise, risero di cuore.
«Theo, lo sai vero che Draco ed io lì dentro, qualche anno fa abbiamo … ?» lo provocò Blaise.
Nott lo guardò storto.
«Tu sei ok.» sentenziò, facendoli involontariamente ridere ancora.
Harry e Draco quindi si alzarono all’unisono.
«Bene, allora grazie eh?»
«Non mi scorderò questo nobile gesto.» rise il biondo.
Fecero per allontanarsi, ma Theodore li richiamò subito.
«Potter.»
«Mh?»
«Dov’è che dorme la Weasley?» mugugnò distogliendo lo sguardo.
Harry gli rivolse un sorrisetto da furfante mentre si affiancava a Draco.
«Corvonero, al pigiama party nella loro sala comune. C’è ancora qualche posto, sai?»
«Nh.» grugnì il ragazzo, che senza dire altro fece cenno a Blaise di seguirlo e iniziò ad allontanarsi verso l’uscita dalla sala grande.
Harry e Draco li osservarono divertiti, anche quando Blaise rise e quasi fece cadere Theodore con una sonora pacca fra le scapole. Il moro sembrava essersi momentaneamente dimenticato di Pansy.
Al tavolo dei docenti intanto, alcuni fra cui Snape si erano già ritirati verso i rispettivi uffici. Eli invece intercettò Remus quando lo vide alzarsi dal suo posto.
«Rem, vieni con me. Ho un regalo di Natale da consegnarti.» premise con un sorrisetto vivace.
Mentre Harry e Draco sgattaiolavano  verso i sotterranei, Eli guidò Remus sino al settimo piano.
«È stata una bella impresa a quanto mi hanno detto i colleghi.» gli spiegò il metamorfomagus quando arrivarono al cospetto dell’ufficio del professore di Difesa.
Tutto era tornato in ordine come se poche settimane prima quelle pareti non fossero state demolite da un ordigno oscuro. Quando furono dentro, Remus studiò stupito la stanza principale tornata perfettamente come prima.
«Avete scoperto il tipo di manufatto che ha causato l’esplosione?» chiese mentre si accomodò alla scrivania.
«Era un oggetto unico nel suo genere.» ammise Eli, che si piazzò invece sul bordo del tavolo senza cambiare aspetto. «Aveva sopra tre diverse maledizioni, e romperle è stato difficile. La nostra fortuna è che erano tutte studiate per intaccare gli oggetti e gli ambienti ma non le persone.»
«Danni da esplosione a parte.» gli ricordò sarcastico Remus.
Eli sorrise, finalmente più disteso e annuì.
«Già. Ma anche lì alla fine ce la siamo cavata, no?»
Remus annuì e lo fissò pensieroso.
«Non posso fare a meno di notare che stai tornando sempre meno spesso alla tua forma originale.» considerò, curioso.
Eli strinse le labbra, teso.
«Posso dirti quello che sento senza rischio di giudizi?»
«Ti ho mai giudicata?»
«No, ma conoscendoti potresti avanzare delle ipotesi errate, Rem.»
L’altro lo fissò accigliato, ma gli fece cenno di proseguire.
«Dimmi. Prometto solennemente di non avanzare ipotesi di nessun tipo.»
Eli sospirò e si fece coraggio.
«La verità è che mi trovo bene in queste forme. Mi sembra anche di essere un po’ meno goffa del solito. Mi sento a posto, non è una forzatura. Mi sento come se questa fosse la mia forma più calzante e mi piace riferirmi a me al maschile o sentire quando lo fanno gli altri.»
Remus fece per aprir bocca ma l’altro lo fermò.
«Non è la prima volta che prendo questa forma, Rem. Non l’ho creata né per te, né per questa missione. L’ho creata per me stesso, da adolescente. Ma era qualcosa di privato, che non volevo mostrare, soprattutto a mamma e papà. Temevo il loro giudizio più di quello di chiunque. Temevo potessero pensare che li odiavo, che mi vergognavo del mio corpo e di loro.»
Remus si fermò brevemente a riflettere, ma alla fine annuì.
«Capisco. E non è affatto così, so quanto li ami.»
«Grazie.» sorrise Eli. «Penso resterò in questa forma per un po’. Magari un giorno mi verrà voglia di cambiarla ancora, chi lo sa. Per ora sto bene qui e non voglio parlarne con nessun altro.»
Remus gli sorrise di rimando.
«Non ti forzerò a farlo, è una tua scelta, è il tuo corpo e ci devi stare bene tu dentro.»
Il metamorfomagus lo fissò con un sorriso raggiante, fiero.
«Ora è il tuo turno, Rem.»
«Eh? In che senso?»
«Il tuo turno di dirmi i fatti tuoi, ovviamente.» rise tranquillo. «Mi hai evitato per giorni, ma ora non mi scappi. E poi devo anche dirti una piccola grande novità che abbiamo implementato al tuo ufficio. Il vero regalo di Natale.»
«Immagino tu voglia sapere di Severus.» mormorò il licantropo, con una vena di timida ironia.
«Ovvio e di chi altri se no?»
Remus sbuffò, divertito.
«Giorni fa è venuto a trovarmi in infermeria. Abbiamo parlato e mi ha confessato i suoi sentimenti. O meglio, mi ha confessato ciò che ha provato per me fin da quando eravamo ragazzini.»
«Eh? Davvero?»
«Aveva una cotta per me fin da adolescente. In effetti ricordo che prima dell’incidente alla Stamberga avevamo un rapporto relativamente buono. Ci incontravamo di nascosto, ogni tanto. Parlavamo o studiavamo insieme in ogni occasione in cui nessuno poteva vederci.» raccontò con un sorriso malinconico che crollò subito sul seguito. «Sirius ed io all’epoca ci frequentavamo, deve aver intuito ancora meglio di me l’interessamento di Severus e la mia ritrosia a fargli del male insieme a James e Peter. Penso sia per quello che gli tese quell’agguato. Forse non voleva che morisse, ma solo che mi vedesse nella mia vera forma e ne avesse orrore. O almeno, mi piace pensare che sia stato così.» fece una pausa, grattando nervosamente con le unghie sul bordo piegato di una pergamena.
«Ho capito solo di recente quanto questo fatto mi abbia segnato. Sirius, senza volerlo, mi inflisse un vero e proprio trauma nei confronti della mia identità: ero qualcuno di spaventoso, che avrebbe allontanato chiunque salvo pochissimi amici. Qualcosa di cui vergognarmi profondamente.»
Eli strinse le labbra, frenandosi in bocca parole troppo impulsive e lasciando modo all’amico di continuare.
«Severus mi ha raccontato di aver sfruttato quella situazione per strappare un accordo ad Albus. Lo obbligò a usare l’Oblivion su di lui per fargli dimenticare i suoi sentimenti per me, in modo da poter vivere più serenamente.»
«Che idea sciocca.» sbuffò Eli. «Dimenticare qualcosa di così prezioso.»
«Per lui era un fardello insostenibile e il secondo amore che sentiva non sarebbe mai stato ricambiato. Non lo biasimo per la scelta. Il punto è che l’Oblivion si è sciolto nei mesi in cui era ricoverato al San Mungo. Infatti in quel periodo era strano, nei miei confronti.»
«Eravate entrambi strani.» considerò ironico l’altro.
«Te ne do atto.» ammise Remus.
«Cosa l’ha fatto decidere finalmente a confessarsi?»
«Il rischio di avermi perso, per l’ennesima volta, e lui pensa anche la cancellazione del marchio nero. Sostiene che da quando quel tatuaggio non c’è più si senta l’animo meno pesante.» spiegò, incerto.
«Che il marchio nero avesse una maledizione in tal senso?»
«Possibile.»
«Però Lucius Malfoy mi sembra sempre innamorato di mia zia. E guarda Draco, che si è dato una svegliata con Harry.»
«Ci ho pensato anche io. Le ipotesi sono due: o il marchio nero di Severus aveva qualcosa di particolare, visto quanto era innamorato di Lily. O perderlo dopo tutti quegli anni è stato semplicemente un sollievo psicologico per Severus. Una liberazione.»
«La seconda ha più senso. Voldemort non sapeva del suo amore per Lily quando l’aveva marchiato, no?»
«Infatti.» confermò Remus. «Ma le maledizioni di quel tipo sono abbastanza imprevedibili e misteriose. Non ne avremo mai la certezza, temo.»
Eli annuì, quindi il suo sorriso si colorò di una vena maliziosa.
«Vi siete già baciati, spero.»
Remus si schiarì la gola e ammise, con fare vago.
«Più di una volta.»
Eli scese dal tavolo con un saltello incredibilmente agile.
«Bene. Ti dico la novità del tuo ufficio, che spero aiuterà a portare tanti altri di quei baci.» annunciò allegro.
Remus lo guardò curioso mentre si spostava accanto al caminetto. Gli fece cenno di avvicinarsi e gli indicò il vaso di coccio che custodiva la scorta di metropolvere.
«Non dirmi che … » mormorò divertito il licantropo.
«Esatto. Per facilitare gli spostamenti quando sarete stanchi per la pozione Antilupo e le trasformazioni, abbiamo incantato e collegato il tuo camino al suo. Potrete usarli solo voi e la Preside, per sicurezza.»
Gli indicò dunque la parte frontale del vasetto di coccio, lì dove era incastonata una gemma verde smeraldo tonda come un piccolo bulbo oculare. Aveva anche una peculiare lavorazione attorno che ricordava un paio di palpebre, che lo facevano sembrare in tutto e per tutto un occhio aperto.
«Questo è un segnalino incantato. Potete scegliere di tenerlo aperto, lasciando così implicitamente aperta all’altro la possibilità di usare il trasporto. Oppure potete chiuderlo se preferite bloccarlo per qualsivoglia ragione.»
«Molto ingegnoso.» ammise Remus.
«È stata un’idea di Severus, sai? Ha convinto Minerva dicendole che farsi sette piani di scale ogni volta per portarti la pozione Antilupo o venire a trovarti, fosse una sofferenza che non può più permettersi. Inoltre ha chiesto di poter stare con te durante il plenilunio, entrambi nel tuo ufficio, per semplificare le operazioni di controllo da parte nostra.»
«Una buona idea anche questa.» convenne Remus. «Che mi dici, a proposito della sorveglianza? Quanto ancora dovrai restare qui?»
«Oh non dirlo come se fosse una cosa brutta, adoro Hogwarts e poterti stare accanto.» sbuffò schietto. «Ieri abbiamo fatto un passo avanti nella localizzazione degli ultimi due complici di Greyback. Appena li avremo acciuffati ridurremo la mia presenza a pochi giorni al mese, durante il plenilunio.» concluse soddisfatto.
Remus si voltò verso l’amico e l’abbracciò di impulso.
Eli, superata la sorpresa iniziale lo strinse a sé con eguale bisogno.
«Sono un idiota.» mormorò il metamorfomagus.
«E perché mai?»
«Avrei dovuto strapparti un bacio d’addio finché eri libero.»
Remus raddrizzò il capo e gli rivolse un sorriso mesto.
«Pensi ti avrebbe fatto bene?»
«No.» ammise l’altro, sciogliendo l’abbraccio. «Non penso avrebbe giovato a nessuno, in realtà. Sai invece cosa mi fa bene?»
«Mh?»
Eli gli posò una mano fra le scapole e gli diede una spintarella verso il camino.
«L’idea che tu sia felice con lui. Raggiungilo, avanti. Ha lasciato il camino aperto, penso non veda l’ora che tu appaia da lì.»
Remus gli rivolse un sorriso grato, infatuato di qualcosa di diverso dall’amore romantico, ma ugualmente forte e sincero.
«Grazie ancora, e buon Natale, Eli.»
«Buon Natale, Remus.»






Quando Remus comparve fra le fiamme smeraldo nel camino di Severus, lo trovò seduto su una poltrona proprio lì davanti, armato dell’ultima copia del Profeta.
«Ho un dejavu.» lo salutò divertito mentre usciva, spolverandosi le vesti.
Severus posò il giornale e gli sorrise sarcastico.
«Ti mancano solo le buste della spesa.» e gli indicò la poltrona accanto alla propria.
Remus si accomodò e passò una mano sul bracciolo della poltrona, saggiandone il rivestimento di stoffa castano scuro.
«Questa è nuova.» constatò con un sorriso furbo.
«Già.» ammise l’altro distogliendo lo sguardo, evasivo. «Tonks ha finito di spiegarti tutto, immagino?»
«Sì, proprio poco fa. E a proposito, ricordi che non amava essere chiamata Nymphadora?»
«Mh? Sì, perché?»
«D’ora in poi quando parli con lui chiamalo Eli, per favore.»
«È accaduto qualcosa?» chiese il pozionista, accigliato.
«No, o meglio … diciamo che ha scelto questa forma, per ora.»
Severus strinse nervosamente le labbra, quindi scoccò all’altro un’occhiata dubbiosa.
«Ha scelto di rimanere un uomo?»
«Sì.»
«Non lo fa per cercare di arrivare a te, giusto?» chiese, diffidente.
Remus sbuffò e scosse il capo.
«Ok, ammetto di averlo pensato anche io. E lui ha pensato che l’avrei pensato.» ammise mesto. «Ma non è così. Lo fa per sé stesso, e dice che quella è una forma che aveva già sperimentato in passato. Una parte di sé slegata alla sua infatuazione per me.»
Severus abbassò lo sguardo e annuì, visibilmente poco convinto.
Remus lo fissò in silenzio per diversi attimi prima di alzarsi e andare a sedersi, senza troppe cerimonie, sul bracciolo della poltrona del pozionista. Quello lo accolse stupito e gli allacciò istintivamente un braccio attorno alla vita.
«Severus, non hai motivo di sentire nessun turbamento verso Eli. Non ho alcun interesse romantico per lui né mai l’avrò, non sentirti in competizione o minacciato.»
L’uomo chiuse gli occhi.
«È odiosa questa cosa che mi leggi così bene, Remus.»
«Mi piaci tu. Altrimenti avrei scelto lui quando me lo propose la prima volta, non credi?»
«Questo è vero. Ma non posso fare a meno di … »
«Dì?»
«... è sciocco. Sentirmi inferiore.»
«Perché mai? Cos’hai meno di lui?»
Severus riaprì le palpebre per scoccargli un’occhiata nervosa, quasi offeso dalla domanda.
«Oh avanti: è più giovane, ti ama, è bello.» elencò.
Remus gli posò una mano fra i capelli, che strinse con delicatezza per costringerlo a rialzare il capo, esporre il viso.
«Le prime due non posso negarle, ma in merito alla bellezza beh, anche tu lo sei.»
«Sciocchezze, non mentire per farmi piacere. Non sono mai stato bello.»
Remus inarcò un sopracciglio senza però perdere un sorriso incoraggiante, caloroso. Gli accarezzò una guancia, poi scivolò verso la linea della mascella, al mento scurito dal pizzetto tenuto corto, e infine approdò al collo dove c’erano le cicatrici delle zanne di Nagini.
«Perché dovrei mentirti: mi piaci molto, Severus. Con i capelli tagliati così ancora più di quando eravamo ragazzini, a dirla tutta.» ammise con lo sguardo acceso di una venatura maliziosa.
Sebbene lusingato da parole e carezze, il moro manteneva uno scetticismo di fondo che l’altro decise di cancellare con un bacio. Dopo il primo contatto ne seguirono altri sempre più profondi e affamati, e Severus lo strinse a sé con decisione, facendolo finire seduto sulle proprie cosce.
Quando tornarono a guardarsi negli occhi Remus gli carezzò la nuca con una mano, il petto con l’altra.
«Sei ancora nervoso, lo sento.» gli mormorò contro una guancia. «C’è dell’altro. Eli e la tua autostima non c’entrano davvero.»
Severus espirò profondamente e annuì.
«Non posso fare a meno di pensare alla prossima luna piena. So che andrà tutto bene, la pozione è pronta e l’abbiamo tenuta al sicuro, non ne temo gli effetti indebolenti o altro ma se inizialmente ero sicuro, adesso mi sento …» esitò. « … mi sento anche un vigliacco a parlare di questi dubbi proprio con te.» ammise a capo chino.
Remus tornò a stringergli i capelli per fargli rialzare la testa con un po’ di energia in più di prima. La presa fece sgranare gli occhi a Severus, che non trattenne un piccolo sussulto e l’impennata  dei battiti del cuore che seguì.
«Chi meglio di me per parlarne? Non avere mai vergogna o timore di dirmi alcunché, Severus. Voglio ogni lato di te, amo ogni pregio e difetto, non mi fai paura.» gli mormorò, allentando la presa sui suoi capelli per riprendere a carezzarli.
«Mh.» mugugnò il pozionista, improvvisamente troppo stordito per rispondergli. Gli fissava il viso e le labbra con fin troppa intensità.
«Trasformarsi è molto doloroso, e l’hai visto con i tuoi occhi.» proseguì Lupin. «Tornare umani no, neanche te ne accorgi e metà delle volte sei troppo stremato al tramonto della luna anche solo per svegliarti. Al risveglio la tua bacchetta sarà con te, ma non i tuoi vestiti. E anche questo l’hai visto coi tuoi occhi.» abbozzò un sorriso.
«GIà.» ammise, prendendo un minimo di colore al ricordo.
Tornarono a baciarsi, le rispettive mani sempre meno timide nel prendere le misure sui loro corpi tanto a lungo desiderati. Remus si spostò e finì col piazzare un ginocchio fra le cosce dell’altro pur di fronteggiarlo. Severus sussultò leggermente. Avevano il respiro accelerato, il cuore in corsa libera.
Poi Severus si separò di scatto, gli occhi sgranati e il volto arrossato.
«Uh.» mugugnò. «S-scusa.»  Lo guardò dal basso con un cipiglio imbarazzato, mentre le mani abbandonavano il suo corpo per afferrarsi un lembo del maglione e tirarlo in basso a coprire l’inguine.
Remus gli sorrise divertito.
«Scusa per cosa?» mormorò con la voce più bassa e calda.
La cosa non fece altro che peggiorare l’imbarazzo e l’agitazione del moro.
«Questa cosa è … vergognosa. Io … diamine non ho più quindici anni.» bofonchiò col viso arrossato e lo sguardo basso.
Remus non trattenne una risatina bassa, leggera. Afferrò una mano dell’uomo ostacolandone i gesti con cui cercava di coprire il rigonfiamento molesto che gli aveva riempito la patta dei pantaloni.
«Ah perché, contavi di non usarlo più già a trentotto anni?» lo provocò.
Severus alzò lo sguardo nel suo.
«Tu contavi di … ? Con me?»
«Già. Contavo di … e per la cronaca, più ci si avvicina al plenilunio più il corpo tende ad essere sensibile a certi stimoli.» ammise Remus, portandogli la mano fra le proprie di cosce, perché potesse sentire di non essere l’unico ad avere quel particolare problema.
Il moro inghiottì a vuoto, incapace di trattenere un fremito d’eccitazione pura.
Remus sorrise compiaciuto, quindi tornò a chinarsi verso le sue labbra e ci parlò sopra, in un soffio.
«Andiamo a letto. Facciamo quello che suggerisce l’istinto, fino a dove ci va, mh?»
L’altro chiuse gli occhi, sorrise.
«Tirami un’altra volta i capelli come hai fatto prima e ti seguirò in capo al mondo.» confessò, nonostante l’imbarazzo.
Remus non se lo fece ripetere due volte.






Il ventotto dicembre arrivò e gli studenti, a parte due, filarono a dormire subito dopo cena nei rispettivi dormitori.
Draco Malfoy ed Harry Potter avevano insistito così tanto che avevano ricevuto il permesso di raggiungere Eli e la preside al settimo piano, per aiutare a tenere d’occhio la zona e la situazione.
Non appena arrivarono dalla preside e l’auror, Harry li aggiornò.
«Sembra tutto tranquillo nei dintorni.»
«Anche in zona sotterranei erano tutti al loro posto e il professor Slughorn ogni tanto controllerà il corridoio antistante i dormitori di Serpeverde.» aggiunse Draco.
«A quest’ora si saranno già trasformati da un pezzo, giusto?» chiese Harry con urgenza.
«Abbiamo udito a stento qualche lamento in corrispondenza dell’orario in cui la luna stava sorgendo. Poi assoluta calma.» confermò la preside, fissandolo intensamente. «Perché ho la netta impressione che tu voglia entrare a controllare?»
Harry sorrise con aria assolutamente colpevole.
«Ormai mi conosce troppo bene.» ammise, rivolgendole dunque un’occhiata profondamente determinata.
Draco strinse nervosamente un lembo della veste del compagno, ma quando la preside fece cenno al ragazzo di avvicinarsi lo lasciò andare senza esitazioni.
«Voi restate qui per sicurezza.» comandò la McGonagall a Draco ed Eli.
La porta dell’ufficio venne sbloccata, e fu proprio la preside a precedere Harry. Entrarono con estrema cautela, bacchette alla mano.
«Li vedete?» chiese piano Eli, sbirciando a sua volta senza entrare.
«Nella sala non ci sono.» spiegò Harry a bassa voce.
«Devono essersi trasformati nella camera da letto.» considerò la preside, andando proprio in quella direzione. La porta era spalancata.
Harry la seguì a ruota, mentre Eli era ormai abbondantemente dentro l’ufficio tanto si era sbilanciato per l’urgenza di curiosare. Draco rimase cautamente indietro, visibilmente in ansia.
Passò qualche attimo, prima che Harry si affacciasse dalla camera da letto, rivolgendo ad Eli un sorriso tranquillo.
«Sono entrambi qui, sembra tutto a posto.»
Sia l’auror che Draco tirarono un sospiro di sollievo, quindi Harry fece loro cenno di avvicinarsi.
«Te la senti di entrare?» chiese Eli al cugino.
Draco si morse nervosamente un labbro quindi abbassò la voce e gli chiese:
«Pensi che un ex mangiamorte potrebbe mai fare l’Auror?»
Eli lo fissò spiazzato e curioso.
«Non ci sono regole che lo impediscano, che io sappia.» gli disse, sorridendo spontaneo. «Hai intenzione di … ?»
Draco annuì.
«Forse non ho nemmeno un decimo del coraggio che servirebbe. Ma se c’è una cosa che ho imparato da Severus è che il coraggio lo si può ottenere con la determinazione. Ed io voglio fare qualcosa per proteggere Harry: non intendo passare il resto della vita ad aspettarlo a casa di ritorno dalle missioni, chiedendomi se è ancora vivo.»
Eli gli rivolse un sorriso ancora più ampio, meravigliato. Gli diede una pacca su una spalla e si spostò dalla porta.
«Prego allora, inizia da qui la tua prova di coraggio.» lo invitò con convinzione.
Draco trasse un respiro profondo, annuì ed entrò. Lo precedette persino verso la camera dove Harry e la preside li stavano aspettando.
Entrò con calma, andando ad affiancare subito Harry, ma si irrigidì notevolmente quando vide Remus e Severus.
Erano due lupi imponenti, ben più grandi di quelli comuni. Quello grigio era tranquillamente accucciato a terra e li studiava tutti con un’occhiata seria, pacifica. L’altro invece aveva uno splendido mantello nero senza nemmeno una macchia chiara a sporcarlo, ed era di poco più snello di Lupin. Ritto sulle quattro zampe, il lupo nero li osservava con una severità solenne, fermo in una sorta di posizione di guardia fra loro e il lupo grigio dietro di lui.
L’agitazione di Draco scemò lentamente, anche se fu uno spettacolo che lo lasciò ammutolito e un po’ stordito.
Harry gli si fece ancora più vicino, gli allacciò un braccio alla vita con cautela e prese a parlargli pianissimo in modo da non farsi sentire né da Eli né dalla McGonagall.
«Draco, devo dirti una cosa, prima che mi passi ancora di mente. Ormai lo so da giorni e mi scordo sempre.»
«Mh?» gli fece quello, sbirciandolo confuso.
«Ho scoperto che la stanza delle necessità funziona ed è sicura.»
Il biondo sgranò gli occhi, lo guardò dritto in faccia e le sue guance si accesero di rosso.






Fine

 



Grazie mille per aver letto questa storia sino alla fine!
Se ti è piaciuta dai un’occhiata alla mia pagina autore, troverai altre fanfiction di questo genere in attesa di essere lette!
Se poi ti piace come scrivo e la lettura è il tuo vizio insaziabile, sappi che ho pubblicato di recente il mio primo romanzo M/M (Il procione e la formica), e si trova comodamente su Amazon in formato cartaceo ed e-book anche con Kindle Unlimited. 
Come modesta autrice autopubblicata, ogni forma di pubblicità è fondamentale per far arrivare il mio piccolo romanzo agli appassionati di questa nicchia. Se vuoi darmi una mano basta anche solo spargere la voce fra eventuali potenziali lettori in cerca di nuove pagine da divorare.
Intanto ti ringrazio di avermi letta ed eventualmente recensita, arrivederci alla prossima avventura!
   
 
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