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Autore: ChemistryGirl    06/03/2024    4 recensioni
[Storia Interattiva - Iscrizioni aperte]
Anno 1886
C’è una leggenda tra gli studenti di Hogwarts, un mito raccontato a bassa voce nei corridoi del castello: si vocifera che esista un Club clandestino composto da persone rivoluzionarie, che saranno in grado di lasciare un segno nella storia. C’è chi è sicuro che sia una bugia e chi invece spera di essere invitato a farne parte, ma nessuno ne ha la certezza.
Ora però i componenti del “Dominus Club” stanno reclutando nuovi membri. Chi riuscirà a superare la selezione?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Presentazione
pt.1

 
 
 
 
 
Martedì 24 Agosto 1886,
Contea del Wilthshire, Edevane’s Manor
 
 
L’afosa giornata, ormai nelle sue ultime ore pomeridiane, iniziava lentamente a rinfrescarsi e con essa l’aria si riempiva dei cinguettii serali, così limpidi e delicati da sembrare il preludio di una melodia. La leggera e calda brezza accarezzava con dolcezza le foglie e i fili d’erba del ben curato giardino, al centro del quale svettava una deliziosa serra di vetro. All’interno i fiori, tra i più rari e preziosi, riempivano l’ambiente con i loro dolci profumi e i loro colori vivaci. Tra di essi ve n’era però uno che spiccava fra gli altri, al quale i padroni di casa avevano prestato particolari attenzioni e cure per renderlo il più bello tra tutti: Amelia, dai grandi e chiari occhi azzurri, passeggiava lentamente tra le piante. L’abito, di un tenue color carta da zucchero, le scivolava lungo le forme come fa l’acqua lungo un ruscello, e le esaltava il tenue incarnato, mettendo in evidenza il contrasto con i lunghi capelli corvini racchiusi in una treccia morbida.
La giovane studiava con attenzione ogni gemma, ogni stelo e pistillo, con la serietà e le conoscenze di chi è stato cresciuto a pane e botanica. Passò delicatamente il polpastrello dell’indice sulla foglia della Scarpetta di Venere, una delle orchidee più rare al mondo, quando un leggero pop attrasse la sua attenzione.
A pochi passi di distanza era comparsa la sua fidata elfa domestica, Lemna, che eseguì una perfetta riverenza, sollevando gli angoli del suo vestito di stracci, ricamati con deliziose margherite, e sfiorando quasi il pavimento con la fronte pronunciata.
<< Signorina. >>
Amelia incurvò leggermente labbra carnose << Bentornata, come è andata la spedizione? >> 
<< Tutto bene. >> 
<< Sei riuscita a trovare la persona di cui ti ho parlato? >> 
<< Sì. >> la piccola elfa fece qualche passetto in avanti e mosse velocemente la mano dalle lunghe dita. La Corvonero quindi si chinò a sufficienza per permettere alla creatura di sussurrarle all’orecchio il messaggio che aveva per lei. 
Raddrizzandosi, Amelia svelò un viso non più pacato e sereno, ma sorpreso e vagamente incuriosito << Interessante. >> 
<< Cosa è interessante? >> 
La voce morbida e allegra di Hamon le solleticò le orecchie portandola a voltarsi verso una delle entrate della serra.
<< Trovo interessante il fatto che tu sia così silenzioso. Hai per caso deciso di diventare una spia? >> 
Il giovane, copia esatta della gemella se non per qualche piccola differenza, l’affiancò << È da quando condividiamo la culla che mi ripeti quanto io sia rumoroso. Sto provando a dare seguito ai tuoi consigli e provo a essere più delicato. >> 
<< Ne sono lusingata. >>
<< Dovresti sentirti profondamente onorata, altroché. >> Lanciandole poi un’occhiata obliqua da sotto le lunghe ciglia, il Corvonero le sorrise con un che di malandrino << Ora dimmi che cos’è che trovi di davvero interessante. >> 
Un leggero sbuffo, tra l’esasperato e il divertito, sfuggì da Amelia che scosse la testa << La vita, le persone, il destino, le scelte fatte… scegline una e sarà quella. >>
Il secondogenito degli Edevane roteò gli occhi al cielo: quando la sorella decideva di fare la sibillina c’era poco che lui potesse fare per estorcerle la verità di bocca e poi non aveva tempo per stuzzicarla in quanto era arrivato fino alla serra con un compito preciso da svolgere << Va bene, tieni pure per te i tuoi segreti. In ogni caso è meglio se rientri al più presto a casa per cambiarti. >> 
<< Perché? >>
<< Papà ha appena mandato un gufo urgente per dire che avremo a cena degli ospiti dell’ultimo minuto. >>
Gli occhi da cerbiatto di Amelia si sgranarono, mostrando un velo di panico che si propagò nel tono della voce << Tra quanto saranno qui? >> 
<< Trenta minuti circa. >>
Nessuna imprecazione, parolaccia o esclamazione sfuggì dalle labbra della giovane, era troppo educata ed emblema della perfetta signorina di buona famiglia per poter scivolare in un errore così banale. Hamon però poté leggerla chiaramente nelle iridi chiare della gemella, poco prima che questa si voltasse verso l’elfa domestica che aspettava a pochi metri da loro. 
<< Lenma! >>
<< La aspetto in camera sua con l’abito pervinca. >> al cenno affermativo della padroncina, la creatura scomparve con un altro pop.
<< Non osare ridere. >> lo minacciò Amelia mentre lo superava di gran carriera. 
<< Sia mai! >> Hamon sollevò le mani in segno di resa, per poi seguire la sorella con un sorriso sornione a incurvargli le labbra. 
 
 
§§§
 
 
Giovedì 26 Agosto,
East End, Londra
Lucky Pig’s House
 
 
Il fumo dolciastro appesantiva l’aria rendendola quasi tangibile, una presenza costante nella bisca che sembrava avvolgere in un caldo e pesante abbraccio tutti gli avventori. Nonostante il locale si trovasse nel quartiere più povero della capitale, non era certamente un luogo squallido: manteneva un certo grado di degrado, ma con un tocco di ricercatezza che rendeva il tutto ancor più esoterico ed edonistico. 
Ozias Victor Selwyn, sprofondato in una comoda e ampia poltrona, si portò alle labbra una pipa di legno e aspirò a pieni polmoni l’oppio. Arricciò leggermente il naso quando il sapore amaro gli solleticò il palato, ma ben presto tutto venne dimenticato grazie alla deliziosa signorina che gli sedeva in grembo e che gli mordicchiava la base della gola. Un sorriso soddisfatto gli incurvò le labbra, facendogli comparire due adorabili fossette sulle guance, e iniziò a muovere le punte delle dita sulla schiena scoperta della ragazza, il cui attutito gemito di piacere accentuò il sorriso del giovane.
Il Serpeverde stava per mormorare qualcosa di oscuro alla sua dolce compagna quando con la coda dell’occhio notò un movimento. La sua attenzione venne quindi calamitata da Lucifer che scivolò in una poltrona, per poi appoggiare un sacchetto sul tavolino che si trovava fra i loro braccioli. Una manciata di sterline si sparse sul tavolo e, senza preoccuparsi dei soldi sfuggiti, il secondogenito dei Writingham ordinò a un cameriere di passaggio un doppio whisky senza ghiaccio.
<< Non ti senti minimamente in colpa a derubare dei poveri babbani? >>
Lucifer, con espressione annoiata, lanciò una breve occhiata all’amico mentre si sistemava la candida camicia, srotolando le maniche e richiudendo i piccoli bottoni << Non è colpa mia se non sanno giocare come si deve a whist(1). >>
<< E questo ti dà il diritto di svuotar loro le tasche. >> 
<< Sì. >>
Ozias annuì divertito << Hai fatto bene. Cosa pensi di fare ora? >>
Prendendo il bicchiere panciuto che gli veniva offerto, Lucifer inclinò leggermente il capo di lato, pensieroso << Potrei andare a vedere il combattimento di Ira(2). >>
<< Oh! >> Ozias, che si era messo a giocherellare con i riccioli rossi della sua amica che gli stava lasciando leggeri baci sulla mascella, si raddrizzò << Tra quant’è? >> 
<< Tra circa un’ora. >>
<< Perfetto. >> prendendo fra le dita il mento della ragazza, il giovane Selwyn fece in modo di incontrare i profondi occhi scuri e avere così la sua attenzione << Symphony, mi porteresti in un luogo più appartato? >>
<< Certamente! >>
I due si alzarono velocemente, ma prima che la rossa potesse portare al piano superiore il bellissimo cliente che si era aggiudicata, venne fermata. Ozias si arrestò accanto all’amico << Ti va di unirti? >> 
Lucifer inclinò il capo all’indietro e studiò con interesse entrambi: Symphony sembrava molto allettata all’idea di avere entrambi nel suo letto, ma alla fine il giovane scosse la testa << No, grazie. >> 
<< E come pensi di trattenerti allora? Punterai a qualche altro pollo? >> 
Lucifer, per tutta risposta, estrasse dalla tasca interna un libro rosso che riportava sulla copertina, vergato in nero, il titolo “Kidnapped”(3).
<< Sul serio? Ti metti a leggere in un posto del genere? >> 
Di fronte allo scetticismo e incredulità dell’amico, il diretto interessato si strinse nelle spalle << Sì, perché? >> 
Ozias mise un braccio intorno alle spalle della fanciulla che iniziava a mostrare segni di irrequietezza << Te lo devo dire, sei proprio strano. >>
<< Ognuno si intrattiene come meglio crede. >> visto che i due si stavano allontanando, Lucifer si vide costretto ad alzare la voce << Tu vedi di divertirti quanto vuoi, ma non farti prendere dal tuo estro artistico. Non ti aspetterò, sappilo! >>
Ozias per tutta risposta sollevò la mano sinistra come a salutarlo e mandarlo a quel paese contemporaneamente, per poi lasciarsi condurre dalla sua sirena al piano superiore.
 
 
§§§
 
 
Porto di Londra
 
 
In un magazzino portuale, riempito fino al soffitto da casse di legno, si percepiva una tale eccitazione e una così fervente attesa che Ira Algernon Thornton ebbe come l’impressione che gli vibrassero dentro, sollecitandogli i muscoli già tesi per l’incontro imminente. Muovendosi con destrezza nel dedalo fatto di casse, il giovane, seguito dal suo fidato lacchè, giunse in uno spazio libero in cui erano stipate almeno un’ottantina di persone, di cui alcune si erano arrampicate su delle casse per poter vedere il ring posto al centro.
Il mago, che per mero sfizio aveva deciso di partecipare a un combattimento clandestino, stava riflettendo sui punti deboli del suo avversario quando si sentì toccare l’avambraccio scoperto. Abbassò quindi il capo sorpreso che Dacre, il suo leale servitore, avesse permesso a un qualche sconosciuto di toccarlo. Stava per scrollarsi di dosso il minuto ragazzo quando incontrò due occhioni azzurri che brillavano allegri e che lo lasciarono spiazzato: impiegò qualche secondo a capire chi avesse davanti e, ben presto, la sorpresa venne cancellata da un’ira funesta che lo portò ad afferrare le esili spalle dell’amica per poi strattonarla a sé.
<< Che cazzo ci fai tu qui?! >> 
Morgan, trasfigurata per l’occasione in un garzone, gli sorrise serafica << Mi pare ovvio: sono venuta a fare il tifo per te, oltre che a scommettere. >>
Ira lo sentiva, sentiva chiaramente di star per perdere gli ultimi scampoli della sua più che logora sanità mentale, quando da dietro la fonte di tutti i suoi problemi comparvero un funereo Lucifer e un più che divertito Ozias.
<< Perché diavolo l’avete portata qui? >> 
<< Secondo te le ho detto io di venire? >> Lucifer staccò le mani dell’amico da Morgan << L’abbiamo trovata qui, tutta allegra mentre chiacchierava con dei marinai. >> 
Stringendosi il ponte del naso tra indice e pollice, Ira fece un profondo respiro nel vano tentativo di calmarsi << Dei marinai? >>
Ozias, che trovava la situazione sempre più divertente, annuì << Stava tenendo banco, convincendoli che tu avresti di sicuro vinto e che quindi avrebbero dovuto puntare le loro misere paghe su di te. >>
Gli occhi verdi del mago si adombrarono quando abbassò nuovamente lo sguardo su Morgan, che pareva pronta esplodere dalla gioia: era evidente che fosse troppo su di giri per rendersi conto della situazione pericolosa in cui si trovava << Fiorellino, spiegami una cosa: nel caso io dovessi perdere, come eviterai la rabbia di quel gruppo di marinai? >> 
<< Semplice, tu non perderai. >> 
La serenità e la tranquillità con cui affermò quello che per lei era ovvio e lampante, portò il poveretto a sollevare il capo, in cerca di una qualche forma di sostegno. Incontrò così lo sguardo esasperato di Lucifer, che pareva prossimo a un attacco isterico con i fiocchi, Dacre, perfetta statua di sale che guardava un punto indefinito, e Ozias che scoppiò a ridere senza alcun ritegno.
Ira sbatté un paio di volte le palpebre, poi fece un cenno con il capo prima di dar loro la schiena << Seguitemi. >> 
Il piccolo gruppetto arrivò, dopo qualche difficoltà, alla base del ring su cui Ira salì con agilità. Lanciò la camicia al suo più che efficiente lacchè rimanendo così con solo dei calzoni beige e un paio di vecchi stivali. Prima però di dirigersi al centro della pedana si fermò e additò Morgan con fare minaccioso << Vedi di stare buona e di non combinare guai. >> 
La ragazza sollevò le sopracciglia in un arco perfetto e, dopo un attimo di esitazione, annuì lentamente << Farò del mio meglio. >> 
<< Lucille… >>
<< Non chiamarmi Lucille. >> 
Il ringhio rabbioso e insieme oltraggiato di Lucifer fece sorgere il primo e vero sorriso della serata sul volto del combattente, che ignorò il suo avvertimento << Lucille, evita che fiorellino si ammazzi. >>
<< Non c’è bisogno che tu me lo dica. >> 
Alzando leggermente il mento con fare spocchioso e arrogante, Ira salutò il piccolo gruppetto e si andò a posizionare vicino all’arbitro. Giunse quasi contemporaneamente insieme al suo avversario, che era più basso di lui di almeno un paio di spanne, ma che era decisamente più grosso e muscoloso.
L’arbitro, un tipo talmente smilzo che probabilmente con una folata di vento avrebbe spiccato il volo, sollevò entrambe le mani e il silenzio scese sulla piccola folla << Le regole sono semplici: tre round, si aggiudica la vittoria chi sconfigge il suo avversario due volte. È vietato colpire il cazzo e le palle. Per il resto tutto è valido. Sono stato chiaro? >> 
Al cenno affermativo di entrambi i combattenti e il boato del pubblico, l’ometto abbassò di scatto le mani << Iniziate! >> 
Una raffica di pugni sorprese Ira che, se non fosse stato per i suoi riflessi pronti, sarebbe stato steso dopo nemmeno due secondi dall’inizio del match. Concentrando tutta la sua attenzione sul suo avversario, schivò con prontezza ogni colpo finché non notò l’apertura che aspettava quindi partì con un pugno al viso, poi con un montante alla bocca dello stomaco che spezzò il respiro dell’uomo che si chinò in due. Giunse quindi le due mani insieme, in una sorta di martello, saltò e calò con tutto il suo peso sulla schiena del rivale che stramazzò a terra. Il poveretto provò un paio di volte a rialzarsi mentre l’arbitro contava fino a dieci, ma era troppo stordito e rimase accovacciato sul duro pavimento. Una serie di fischi e di urli di gioia li investì, tant’è che il mago non comprese quale delle due fazioni sovrastasse l’altro.
<< Patetico. >> borbottò Ira rivolto all’avversario che gli lanciò un’occhiata omicida, di cui lui però non si accorse perché si voltò verso i suoi amici che stavano esultando. Un sorriso sciocco gli increspò le labbra piene.
<< Uno a zero! >> strillò l’arbitro, richiamando nuovamente l’attenzione su di sé << Pronti? >>
I due contendenti, che si trovavano nuovamente l’uno di fronte all’altro, annuirono.
<< Via! >> 
Il segnale era stato appena dato quando Ira vide il suo rivale scagliarglisi addosso con la stessa violenza di un toro infuriato. L’uomo lo afferrò per la coscia destra, troppo in alto e con una presa mortale, lo sollevò e lo abbatte come un albero morto. Non contento, nella confusione, gli rifilò un pugno nelle palle che gli strappò un grido di pura sofferenza e gli fece bruciare gli occhi a causa delle lacrime trattenute. Ricevette inoltre due colpi sulla tempia, prima che il suo avversario gli venisse tolto di dosso. 
Per diverso tempo tutto quello che riuscì a percepire fu un bruciante dolore che lo portò a rotolare sul duro pavimento, domandandosi se sarebbe mai davvero svanito. Poi, pian piano, i rumori tornarono a farsi strada nelle sue orecchie prima lentamente, come delle voci lontane e indistinte, e poi sempre più forti, fino a udire distintamente il conto che sanciva la sua sconfitta. Dopo di che fu il turno della sua vista, che passò gradualmente dall’essere completamente sfocata a causa delle lacrime, a uno stato confusionale fatto di forme indistinte fino a una completa chiarezza. La prima cosa che riuscì a distinguere fu Morgan, saldamente aggrappata alle corde del ring, che sbraitava come un’ossessa intanto che Lucifer le avvolgeva la vita con il braccio nel tentativo, poco convinto, di trattenerla. 
<< Lo ha colpito! Lo ha colpito sugli zebedei! È fallo! >>
L’arbitro, che le si era avvicinato, la studiò con disprezzo << Io non ho visto nulla del genere. >> dichiarò, mentre un sorriso soddisfatto, che diceva tutt’altro, gli incurvava le labbra sottili. 
Un boato di sdegno si sollevò da buona parte dei presenti, facendo infervorare ancor di più la piccola Tassorosso che si sfilò la coppola(4) e la lanciò diritto contro il brutto grugno del babbano << Tu-tu! Orfido piccolo essere. Aborto della natura. Vergogna dei tuoi genitori. Che tu possa essere privato della tua anima dai dissennatori! Fatto a pezzi da un Ungaro Spinato! >>  
Ignorando quelli che reputava essere dei deliri, l’arbitro diede le spalle a Morgan, che venne prontamente trascinata giù avendo perso la presa sulle corde, e si diresse verso Ira, che era inginocchiato e che gli lanciò un’occhiata di puro disprezzo.
<< Allora principino, ti alzi o ti arrendi? >> 
Senza fiatare, il giovane si rialzò e, nonostante il bruciante dolore ancora presente, gli sorrise con arroganza e sfida << Fare l’arbitro non deve essere facile, c’è sempre il rischio di prendersi un bel pugno. >> 
L’uomo snudò i denti, ma si limitò a urlare lo stato di parità della partita. 
<< Pronti? Cominciate! >>
Questa volta il ragazzo non diede alcuna possibilità al suo avversario, si mosse velocemente e con un’agilità contro cui c’era ben poco da fare. La serie di pugni giunse a segno con una precisione chirurgica e, quando il volto dell’altro fu completamente ricoperto di sangue come anche le sue nocche, concluse l’assalto con un montante sotto il mento che mandò lungo disteso il suo nemico.
Ascoltò con il fiato corto il conto alla rovescia e, non appena fu proclamato vincitore, tirò un gancio di ringraziamento all’arbitro che cadde vicino al suo compare. Si voltò così, tutto tronfio, verso i suoi amici che non trovò a esultare per la sua vittoria, bensì coinvolti in una rissa.
<< Ma porca puttana! >> sbottò, per poi lanciarsi in loro aiuto.
 
 
§§§
 
 
Venerdì 27 Agosto, Londra
Diagon Alley
 
 
Un gran via vai di persone si muoveva lungo le strette stradine di Diagon Alley, come topolini laboriosi intenti a spostarsi da un negozio all’altro senza ma fermarsi. Vega Saffron Ainsworth, compostamente seduta dietro una vetrata, li studiava con un’espressione neutra anche se, a un attento osservatore, non sarebbe sfuggito il leggero disprezzo che le illuminava gli occhi chiari. Portandosi alla rosea bocca la tazzina decorata con eleganti primule, bevve un piccolo sorso di tè aromatizzato all’arancia, lo assaporò con lentezza e riadagiò la delicata ceramica sul tavolino. 
Essere una perfetta signorina dell’alta società magica inglese non era facile: bisognava essere sempre impeccabili in ogni occasione, indipendentemente dal fatto che qualcuno la osservasse o meno. Non si doveva mai farsi cogliere in fallo perché non ne andava solo del suo orgoglio personale, ma anche del prestigioso nome della sua famiglia. Il potere e la ricchezza non erano nulla se il tutto non veniva sorretto da una reputazione più che impeccabile. Quest’ultima, insieme alla purezza di sangue, incuteva non poco rispetto e faceva abbassare lo sguardo anche ai più caparbi. Benché i sussurri e le voci che la seguivano potevano anche additarla come una presuntuosa, snob e insensibile - qualche povero cafone si arrischiava anche a definirla banalmente come una “stronza” - ciò non toglieva il fatto che tutti le lasciassero libero il passaggio quando lei giungeva, esibendosi in profondi inchini e riverenze. Un lieve e tanto veloce sorriso compiaciuto misto a malignità le incurvò le labbra a tale pensiero: essere in cima alla piramide sociale era davvero soddisfacente. 
<< Signorina, desidera degli altri pasticcini? >> 
Voltandosi verso il cameriere in livrea, la giovane negò con grazia << Mi potrebbe però portare del miele e del latte caldo? A breve mi raggiungerà una mia amica. >> 
<< Certamente. >> 
Con un inchino quasi militaresco il mago se ne andò, solo a quel punto Vega si premurò di controllare con discrezione che il suo abito color senape, come anche il cappellino di paglia con una corta veletta, fossero perfettamente sistemati come quando era uscita di casa. Un sospiro di sollievo le sfuggì quando appurò che nulla era fuori posto: nemmeno una ciocca dei lunghi capelli biondi sfuggiva all’elegante chignon.
Il cameriere giunse nuovamente dopo pochi minuti e, mentre appoggiava sul tavolino quanto ordinato, nel locale entrarono due figure alquanto bizzarre per via della loro differenza di altezza e stile nel vestire. La donna indossava una gonna color rosa antico abbinata a una camicetta candida e svolazzante, ed era accompagnata da un uomo dalla pelle scura e abiti talmente neri da farlo sembrare un becchino. 
Il giovane comprese all’istante che il secondo era un servitore della prima e quindi si rivolse direttamente alla fanciulla << Posso esserle d’aiuto? >> 
Morgan si guardò intorno e, appena individuò l’amica, le sorrise << Sono attesa da quella signorina laggiù. >> 
<< Mi segua. >> 
Condotta al tavolino sana e salva e fatta accomodare, il cameriere si dileguò silenziosamente.
Vega studiò con attenzione la Tassorosso, mentre la guardia del corpo di quest’ultima le adagiava in grembo un tovagliolo bianco per poi posizionarsi alle sue spalle, immobile e silenzioso come una statua. La giovane, sorpresa dalla vicinanza dell’uomo, che solitamente si manteneva a un paio di metri di distanza per dar loro un minimo di privacy, stava per chiedere il perché di quel comportamento bizzarro. Tale domanda le morì sulla punta della lingua non appena notò il netto taglio sullo zigomo dell’altra, che aveva provato a nascondere con un cappello posto leggermente di traverso in modo da creare un’ombra proprio in quel punto del viso. 
<< Cos’è successo questa volta? In quale guaio ti sei cacciata? >> 
Il viso sorridente della Blackwood si tramutò in un broncio in meno di un secondo << Perdindirindina, speravo che non lo notassi. >> 
Di fronte allo sguardo duro dell’amica, la ragazza sbuffò mentre si allungava a prendere un cucchiaino ricolmo di miele che immerse immediatamente nella sua tazza di tè << Ma niente di grave, sono finita coinvolta in una rissa. >> 
Le sopracciglia chiare della Serpeverde schizzarono in alto, tentando nel contempo di mantenere il suo proverbiale autocontrollo << Perché mai ti sei ritrovata coinvolta in una rissa? >> 
Dopo aver aggiunto il latte, Morgan iniziò a girare la sua bevanda con lentezza e con un espressione vagamente pensierosa << Ammetto di non averlo capito bene neanche io. Sono andata a vedere Ira combattere e quando ha vinto è scoppiata la zuffa. >> 
<< Morgan… >> 
<< Va bene, potrei aver detto qualcosa di poco carino a un brutto ceffo, ma a mia discolpa mi ha istigato. >> 
<< Morgan. >> 
<< Giuro, io non ho fatto nulla di male. Per l’occasione mi ero trasfigurata in un garzone e a quanto pare non ha gradito che un ragazzino lo rimettesse al suo posto. >> 
<< Ti sei trasfigurata in un maschio?! >> 
Ignorando il tono leggermente stridulo e isterico dell’amica, la Balckwood continuò con il suo racconto << E, visto che il suo intelletto era palesemente sotto la media, invece che continuare a parlare ha preferito tirarmi un pugno. Per fortuna Ozias mi ha allontanato, ma a quanto pare un anello di quel babbano mi ha comunque preso di striscio. Grazie alle pozioni del nostro medimago di famiglia entro domani questo graffietto sarà completamente scomparso. >> 
Tenendo la schiena diritta come una lancia, Vega si domandò come facesse la sua interlocutrice a parlare con una tale serenità di una cosa del genere << Scommetto che sei uscita di casa senza dirlo a tuo padre o a Dixon. >> 
La Tassorosso si strinse nelle spalle con aria fintamente innocente << Non mi avrebbero mai permesso di assistere all’incontro. >>
<< Chissà mai il perché. >> borbottò la giovane, lanciando una breve occhiata alla guardia del corpo che teneva gli occhi scuri fissi su un punto lontano << Ora capisco il perché ti controlli a vista come un falco. >>
<< Come? >> 
<< Nulla, nulla. Piuttosto sei certa di aver preso tutto il necessario per l’inizio del nuovo anno scolastico? >> domandò Vega, sviando il discorso e iniziando così una piacevole e leggera chiacchierata che le tenne occupate per la successiva ora.
Finiti i biscotti e i pasticcini, le due si alzarono e uscirono dal grazioso locale per avventurarsi a bracetto nelle stradine affollate di Diagon Alley. Si fermarono di fronte a svariate vetrine, ma non entrarono in nessun negozio, almeno finché l’attenzione di Vega non venne attratta da una piccola libreria. 
<< Oh, Lucifer dice che è molto fornita. >>
A sentire il nome del giovane, il viso della Ainsworth si atteggiò spontaneamente in un’espressione di disgusto e fastidio che fece del suo meglio per far scomparire il più velocemente possibile << Ah. >> 
<< Dai, entriamo a dare un’occhiata. >> 
Le due, seguite dal più che silenzioso Dixon, si addentrarono nel negozio che si estendeva più in altezza che in lunghezza, infatti all’interno vi erano tre piani ognuno accessibile da strette scale di legno. Le pareti erano completamente tappezzate di libri di ogni genere e natura, arrivando ad avere anche qualche manoscritto babbano.
<< Buon pomeriggio. >> le salutò cordialmente un uomo di mezz’età da dietro il bancone, i cui capelli sale e pepe erano tenuti legati da un cordoncino nero << Posso esservi d’aiuto? >> 
<< Non si disturbi, siamo venute a dare un’occhiata. >> 
L’odore di pergamena e inchiostro, con una nota di incenso, aleggiava nell’aria, rendendo l’ambiente ancor più misterioso grazie alla magia che solo dei libri sconosciuti è in grado di generare. Vega non sapeva dire quanto tempo fosse passato, ma solo che teneva già sotto braccio tre volumi e ne stava studiando un quarto quando udì, dal pian terreno, la voce della sua amica farsi leggermente alta. Stupita da tale fatto si affrettò a scendere i due piani che le separavano, portandosi dietro anche il quarto libro su cui stava riflettendo. Seguendo le voci giunse di fronte a una parete che ospitava, in mezzo ai libri, un quadro raffigurante il paesaggio di un mare in tempesta. 
<< Mi dispiace, ma come le ho detto non è in vendita. >> mormorò Mr Watson sfregandosi le mani con ansia.
<< Mi dica il prezzo, posso soddisfare qualsiasi sua richiesta. >>
Il libraio si guardò intorno con imbarazzo notando, assieme a una orripilata Vega, che diversi avventori facevano capolino da dietro gli scaffali per poter sentire meglio la discussione << Non è una questione di soldi, Signorina. È un pezzo unico tramandato nella mia famiglia da generazioni, non posso venderglielo. >> 
Gli occhi chiari e solitamente dolci di Morgan si fecero duri e spietati << Tutto ha un prezzo, anche i beni famigliari. Mi dica quanto vuole, per piacere. >> 
Vega si mise fra i due e afferrò il braccio sinistro dell’amica << Ha detto che non è in vendita. >> 
<< Ma io lo voglio. >> 
Stringendo la mascella, la giovane fissò il suo sguardo in quello dell’altra per farle capire l’urgenza e l’imbarazzo della situazione << Questo non è il luogo né il momento per una sceneggiata. >> 
<< Non sto facendo nessuna scenata, sto contrattando. >> 
Roteando gli occhi al cielo, la Serpeverde consegnò i suoi libri al proprietario << Io compro questi, me li incarti. >> 
L’uomo non se lo fece ripetere due volte e si diresse velocemente verso il bancone, mentre il singulto di protesta della Blackwood venne prontamente tacitato da Vega.
I tre, dopo aver pagato, uscirono fuori dal negozio e si fermarono proprio a qualche metro di distanza.
<< Morgan, devi imparare che non puoi sempre ottenere tutto quello che desideri. >> 
La diretta interessata sollevò il mento con aria determinata e con una punta di arroganza di cui raramente dava mostra << Oh, al contrario. Sono una Blackwood. >> poi schioccò due volte le dita e indicò il negozio.
Vega seguì con preoccupazione Dixon dirigersi verso la libreria, quindi si voltò di scatto verso la Tassorosso << Fermalo. >> 
<< Perché dovrei? >> 
<< Lo sai anche tu. >> 
Dal locale uscirono in fretta e furia tutti gli acquirenti che si trovarono ancora all’interno. La maggioranza borbottò a mezza voce il loro fastidio per il trattamento ricevuto, ma non fecero nient’altro e alla fine tutti quanti si allontanarono, disperdendosi per le stradine di Diagon Alley.
<< Non credi anche tu che quel quadro starebbe benissimo nel salottino al secondo piano della mia casa al mare? >> domandò Morgan con fare pensieroso mentre si picchiettava il mento e rifletteva su dove sistemare il suo ninnolo.
Sempre più allucinata, la Serpeverde fece un passo in avanti in modo tale che solo l’amica la sentisse << Vai a fermarlo, è un ex agente M.A.C.U.S.A… >>
<< Mica lo ucciderà. Lo esorterà soltanto. >> 
Dopo quelle parole le due sentirono la porta del negozio aprirsi e chiudersi nuovamente: Dixon le raggiunse in poche falcate e porse un pacco incartato dalla forma inequivocabile alla sua padroncina.
<< Ottimo lavoro! >> l’uomo accettò il complimento con un cenno del capo e un piccolo sorriso soddisfatto.
<< Andiamo? >> 
Vega, palesemente sconvolta ma non sapendo bene come reagire, annuì e affiancò l’amica.  
 
 
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Domenica 29 Agosto,
Contea del Wilthshire, Edevane’s Manor
 
 
Il giardino, solitamente quieto e silenzioso, risuonava di risa e chiacchiere allegre mentre un quartetto d’archi, ingaggiato per l’occasione, deliziava i presenti con melodie allegre e campestri. 
Hamon Edevane era rintanato sotto le fronde di un albero secolare per sfuggire ai raggi solari, ma ancor più dalle attenzioni della madre che provava ad appioppargli, ogni singola volta, una qualche cugina di non si sa bene quale grado di parentela. Contò a ritroso i giorni che lo separavano dal suo diciassettesimo compleanno e dalla possibilità di smaterializzarsi a suo piacimento, il risultato fu però troppo deludente e quindi si portò alle labbra il calice di limonata per lenire il dolore. 
<< Che succede vecchio mio? Tua madre ha organizzato il tuo matrimonio? >> 
Il Corvonero atteggiò il bel viso in un’espressione di finta sofferenza mentre Ozias lo affiancava << Ci è mancato poco, ma per mia fortuna sono riuscito a scappare per tempo. >> 
<< Sono lieto di saperlo, oggi giorno questi incontri così informali diventano sempre più territorio di caccia. >> un lungo e terrificante brivido percorse la schiena del giovane Selwyn << Adoro il fatto che le nostre famiglie siano così unite, ma al momento non desidero firmare nessuna promessa matrimoniale. >> 
Hamon annuì tetro mentre studiava con sospetto e un pizzico di terrore un gruppetto di ridenti fanciulle che si trovava dall’altra parte del giardino rispetto a loro, ma che per lui erano comunque pericolosamente vicine.
<< Visto che nessuno di noi due è intenzionato a unirsi alla festicciola, che ne dici di riprendere il nostro vecchio gioco? >> 
Il secondogenito degli Edevane allungò senza esitazione il suo calice verso l’amico che, estratta la fiaschetta da una tasca interna della giacca, corresse la limonata con due dita di gin.
<< Rimaniamo sul classico? >> 
Ozias annuì mentre studiava il ricco gruppo di persone riunite appositamente per festeggiare il nuovo anno scolastico dei più giovani << Oh guarda, la tua gemella ha annusato il suo vol-au-vent al paté di salmone prima di mangiarlo. >> 
Per tutta risposta, Hamon roteò gli occhi al cielo e bevve un sorso della bevanda corretta << Punti alle prede facili. >> 
<< Benché sia una contesa amichevole, lo sai che farò del mio meglio per vincere. >> il mago aggrottò la fronte << Certo che ha uno strano feticcio olfattivo. >> 
<< Ognuno ha i suoi. Tua madre si è picchiettata due volte le labbra con il ventaglio. >> 
Questa volta fu il turno di Ozias di bere e, una volta fatto, un breve sibilo di fastidio gli sfuggì dalle labbra. Hamon, nonostante inizialmente avesse fatto finta di non notare la ferita dell’amico, a quel puntosi vide offerta su un vassoio d’argento l’occasione di indagare e non se la lasciò sfuggire << Che cosa ti sei fatto? Hai fatto imbestialire qualche marito? >> 
Un mezzo ghigno divertito si delineò sul bel volto del giovane, che si portò istintivamente le lunghe dita a picchiettare lo spacco sul labbro inferiore << No, in realtà a questo giro ho interpretato il ruolo del cavaliere e ho protetto un’indifesa fanciulla. >> 
<< Quale fanciulla? >> 
I due uomini sobbalzarono all’unisono e si girarono verso Amelia che li osservava con il capo inclinato e con una luce divertita negli occhi.
Portandosi teatralmente la mano all’altezza del cuore, Ozias redarguì la sua migliore amica con un tono fintamente severo e che pareva scimmiottare quello di suo padre << Santi numi, mi hai fatto perdere diversi battiti con questa tua bravata. >> 
Mentre la sorella riprendeva il giovane Selwyn per la sua brutta abitudine di imitare gli altri, Hamon calcolò stupito la distanza che la prima aveva percorso in così pochi minuti, riuscendo a schivare i vari parenti e amici che, come ben sapeva, erano in grado di trattenerti per ore intere parlando del più e del meno. 
<< In ogni caso, chi è la fanciulla di cui stavate parlando? >> Amelia, tornata alla domanda iniziale, inclinò il capo di lato mostrando così tutta la sua curiosità.
Il Serpeverde le colpì dolcemente la punta del naso con la nocca dell’indice sinistro << Si dice il peccato, ma non il peccatore. Vostro zio Kletus si è grattato la tempia con la pipa. >> 
Intanto che il suo gemello pagava la penitenza, Amelia si portò le mani sui fianchi in una posizione che ricordava in maniera impressionante sua madre << Vi state nuovamente dilettando con quel gioco infantile? >> 
<< Amico, ti tocca bere. Due su due. >> 
La giovane, non capendo, si voltò verso il fratello che si vide costretto a bere nuovamente.
<< Certo che così non mi sei d’aiuto, sorellina mia. >> 
La confusione di Amelia venne ben presto sostituita da sgomento quando si vide piazzata sotto il delizioso nasino una fiaschetta di metallo.
<< Ti va di partecipare? >>
<< Ovviamente no! >> 
Ozias parve sinceramente stupito << E perché mai? È un gioco innocente. >> 
<< L’ultima volta il tuo compare era più che brillo e io ho dovuto fare i salti mortali perché i nostri genitori non se ne accorgessero. >> 
Hamon si vide costretto ad annuire con fare mesto, per poi riprendersi non appena adocchiò un altro tic della famiglia Selwyn << Tua cugina Jessica sta giocherellando con la sua catenina d’oro. >>
<< Hamon! >>
<< Che c’è? >> replicò con finta aria innocente << Sto solo giocando, prometto che questa volta non esagererò. >> 
<< E poi se non ti fidi basta che ti unisci a noi. >> 
Ozias le avvicinò ulteriormente la fiaschetta, tant’è che Amelia si vide costretta ad allontanarla << Non credo che sia il caso, anzi tornerò dagli altri. >> 
<< Oh sì, che gran divertimento ti aspetta: discorsi su quale sia il miglior partito… >> 
<< Che cosa si aspettano da te, gli obbiettivi che dovrai raggiungere per tenere in alto il buon nome di famiglia… >> 
Notando lo sguardo terrorizzato della ragazza, i due si scambiarono un cenno di assenso, per poi calamitare tutta la loro attenzione sulla povera preda che li studiava con sospetto. 
<< Altrimenti potresti rimanere qui a giocare con noi e al contempo faresti felici le nostre famiglie. >> 
<< E com’è possibile? >> 
Uno sbuffo sfuggì ad Hamon che inarcò il sopracciglio destro << Lo sai che tutti sperano di poter unire le nostre casate e se ti vedono chiacchierare con Ozias non ci disturberanno. >> 
Benché l’idea di sposare il suo migliore amico non la esaltasse, Amelia si ritrovò ad annuire per poi voltarsi verso il gemello << E tu cosa c’entreresti? >> 
<< Io sono lo chaperon. >> 
La giovane non riuscì a trattenere una bassa e affascinante risata quando vide il ragazzo esibirsi in un inchino scherzoso e si vide così “costretta” ad arrendersi. 
Schioccò le dita e Lenma le comparì al fianco << Portami un calice di limonata, per favore. Intanto, voi due beoti, spiegatemi le regole. >>
 
 
 
 
 
 
 
(1)Whist: classico gioco di carte in voga tra il XVII e il XIX secolo.
(2)Ira: si legge e si pronuncia Ayra (sappiate che io spesso lo sbaglio, non fate come me e non confondete la pronuncia con quello del personaggio di Arya Stark -.-).
(3)Kidnapped: conosciuto in Italia con il titolo “Il ragazzo rapito”, è un romanzo di Robert Louis Stevenson (autore anche de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”).
(4)Coppola: tipologia di cappello

 
 



Angolo Autrice
 
Salve a tutti! 
Eccomi di nuovo qui, quasi non ci credo neanch’io *Chemy si asciuga le lacrime mentre cosparge di benzina i suoi appunti e gli dà fuoco*
Sto delirano? Mi pare evidente. Il fatto che passo da una sessione all’altra senza mai una tregua non aiuta di certo. 
In ogni caso, da cosa è meglio iniziare? 
Prima di tutto volevo rassicurare tutti quanti: questa è solo una parte della “selezione” e le iscrizioni rimarranno ancora aperte, la data che ho fissato più che altro mi serve come paletto per poter dar inizio alla storia e non è vincolante. Quindi per quelli che ancora non mi hanno mandato le schede o che vorrebbero partecipare ma pensano di non potere, state tranquilli: c’è tempo e soprattutto non c’è fretta (purché ecco non ci mettiate un’era geologica, in quel caso sarebbe un problema; cerchiamo di trovare una via di mezzo). 
Come avrete letto ho presentato cinque bei bambini e ho anche mostrato qualcosa in più di due miei Oc, in particolare temo che molti di voi saranno rimasti sorpresi da quanto Morgan sia viziata, ma è comprensibile visto e considerato che è l’unica erede di una potente e ricca famiglia purosangue (dovevo darle qualche difetto e questo mi pareva il più verosimile, benché non particolarmente affascinante). Per quanto riguarda gli altri frugoletti possiamo dire che i più “normali” sono Amelia, Hamon e, in maniera stiracchiata, pure Vega. Non me ne vogliano Ozias e Ira (che si legge Ayra e non Arya come mi ha fatto presente la sua adorabile madre), ma diciamo che siete sui generis ed è per tale ragione che io vi amo.
Sono certa che una storia ambientata nel 1800 con combattimenti illegali, bische/postriboli e gente che viene praticamente derubata alla luce del giorno non ve l’aspettavate e mi auguro che non vi dispiaccia. Ammetto di non essere un’esperta di tale periodo (difatti il mio indirizzo universitario è di natura scientifico), ma spero che perdonerete queste mie licenze artistiche: mi sto principalmente basando sulla mia fantasia e sui romanzi storici che ho letto. Ovviamente se aveste consigli o correzioni da pormi non esitate e fatevi pure avanti. 
Anyway, non amo dilungarmi troppo quindi passiamo alla parte più pratica con le mie richieste/precisazioni:
 

1. Avrei bisogno che mi delineaste più chiaramente per gli Oc Componenti del Club il rapporto con Lucifer e Morgan. Dovete immaginare i membri di questo circolo come una famiglia, sicuramente disfunzionale e in cui non tutti vanno d’accordo ma che rimane unita nonostante tutto. 

2. È libera ancora la posizione di assistente infermiere e per chi volesse ho pensato di mettere a disposizione anche la posizione di assistente del Professore di Creature Magiche. 

3. Ho molti prefetti e nessun Caposcuola, qualcuno si vuole proporre? 

4. Mi piacerebbe descrivere qualche partita di Quidditch nel corso della storia, ma se ho pochi giocatori in campo mi risulta difficile quindi se vi va fatevi pure avanti.  

5. Ho bisogno di qualche Nato Babbano fra gli aspiranti, non lasciate da solo il povero Adrian per piacere.  

6. Esiste anche la casa di Tassorosso, così giusto a titolo informativo (pure i Grifondoro ci sono, non fanno schifo eh). 

7. Se volte mandarmi anche qualche canzone che secondo voi rispecchia il vostro Oc a me fa solo che piacere (potete indicarmele nella sezione Altro della scheda). 

Bene, penso di avervi detto tutto. Nel caso così non fosse vi tornerò a tormentare nella prossima presentazione. 
Ovviamente se aveste dubbi o domande non esitate a scrivermi.
A presto,
Chemy
 
 
 
 
Aspiranti
 
 
Amelia Lucille Edevane
Corvonero, VI anno, Purosangue, membro del Club del Libro, Belle Arti e Pozioni
 
 
 
Hamon Oliver Edevane
Corvonero, VI anno, Purosangue, Battitore, membro del Club del Libro, Astronomia e Duellanti
Responsabile del Serraglio
 
 
 
 
 
Membri
 
 
Ira Algernon Thornton
Corvonero, VII anno, Purosangue, Capitano e Cacciatore, membro del Club di Pozioni
"L'imperatore"
 
 
 
Ozias Victor Selwyn
Serpeverde, VII anno, Purosangue, membro del Club di Belle Arti, Duellanti e Divinazione
"La Luna"
 
 
 
Vega Saffron Ainsworth
Serpeverde, VII anno, Purosangue, membro del Club di Astronomia e Duellanti
"La Forza"
 
   
 
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