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Autore: MelaniaTs    26/03/2024    0 recensioni
I Keller sono una facoltosa famiglia di Boston. Thomas Keller è il primogenito di Tobias e Rosalie, uomo di successo ha sparso gloria, fama e figli per il mondo- Ciò che gli è mancato è stato però esaudire il suo desiderio d'amore. Riuscirà Thomas ad essere felice?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia i primi tre capitolo si svolgono in contemporanea e sono in ordine di lettura La storia di Thomas Il tesoro più prezioso; la storia di Gabriel Keller in Liberi di essere se stessi e da questo momento anche con la Thomas & Sapphire story. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.
MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE Albero Genealogico:I Thompson - I Keller - Kleinsten

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Quando incontrai la pedagogista a fine festività la donna, una psicologa specializzata in pedagogia di circa cinquant'anni, fu contenta di vedermi. 
"Thomas Uriel è molto protettivo verso il fratello. Fa il duro, ma quando vedo i suoi disegni e gli chiedo il significato mi apre un mondo. Lui disegna la sua mamma come una principessa e il suo papà come un eroe." Iniziò a raccontare la donna. "Mi dice che il papà non si fa vedere per questo motivo, gli eroi devono nascondere la loro identità. Dice che il suo papà è forte, perché lo salva sempre. La sua mamma invece è come Rapunzel, lui pensa che lei viva in una torre con un orco cattivo e che presto il suo papà verrà a distruggerlo." Rimasi basita. Quest'ora mio figlio pensava di me, per non parlare di Thomas.
"Lui pensa che venendo qui si sia salvato?" Chiesi alla pedagogista.
La donna mi sorrise togliendosi gli occhiali dalla montatura quadrata. "Lui pensa che venendo qui abbia trovato ciò che gli mancava. Probabilmente dipende dalla presenza del suo amico gemello."
"Ma loro non sono gemelli, hanno due madri diverse." Precisai alla dottoressa.
"No! Non lo sono, però probabilmente il fatto di essere nati nello stesso periodo e ereditato i geni paterni, molto evidenti non solo fisicamente ma anche caratterialmente, fa sì che loro abbiano atteggiamenti da gemelli. Nel più delle volte hanno gli stessi pensieri.
A Thomas manca la figura del padre mentre a Gabriel manca la figura della madre nonostante entrambi abbiano questi genitori nella loro vita. Adesso che il papà di Thomas sia l'orco o meno esiste e c'è! Come esiste la mamma di Gabriel, lui adora sua madre, ma avverte che nel suo inconscio che il suo idolo, il padre, non abbia la presenza di una mamma. I bambini sono più sensibili di noi adulti quando si tratta di sentimenti, probabilmente avvertono la malinconia che i genitori si portano dietro. I rimpianti si riflettono sulle nostre giornate e loro avvertono queste sensazioni di cui si sono alimentati. Adesso sono state appianate nel momento stesso in cui si sono incontrati e l'altra parte dell'anima, non so se mi spiego, si è ricongiunta."
Guardai emozionata la pedagogista cercando di riprendere il controllo di me. Ero esterrefatta, non pensavo che mio figlio riuscisse a percepire il rimpianto che avevo di una vita senza Thomas.
"Io la ringrazio!" Dissi alla dottoressa. "Pensavo che Thomas fosse felice, cioè adesso lo vedo felice. Aveva probabilmente bisogno di suo fratello molto più che di Joel. Questa cosa sotto un certo punto di vista mi rattrista." Affermai.
"Non si spaventi perché Thomas è molto legato a Joel, molto più di ciò che lei crede. Joel e Gellert sono stati la salvezza di questi bambini dando una parvenza di normalità alla loro vita solitaria. Gabriel fortunatamente non pensa che Taddheus abbia portato via il suo papà alla mamma. Perché è sempre stato incluso nella famiglia materna e averlo incluso alla nascita di Gellert senza mandarlo via è stata una salvezza lui, sono molto uniti.
Cone anche Thomas e Joel. Quest'ultimo Joel è l'esempio per cui Tommy pensa che ci sia una speranza di felicità. È stato il raggio di luce che gli serviva quando veniva bistrattato dal padre orco. Per questo Tom tende a voler proteggere suo fratello non vuole che egli pianga dal momento che Joel è molto sensibile."
Annuii. Riconoscevo anche questo. "Somiglia molto a me caratterialmente." Confermai.
"Se vogliamo parlare del suo secondo figlio da quando è qui lui si sente benissimo. Joel quando deve tornare a casa viene preso da attacchi di panico, lui ha paura." Lo immaginavo, purtroppo non sapevo come risolvere questa situazione. "È il motivo per cui vi suggerisco di trascorrere delle vacanze estive lontano dal clima di terrore che gira intorno al famoso papà orco."
Sospirai. "Mio marito purtroppo ha tutti i diritti di incordare Joel. Ora più che mai!" Sicuramente avere scoperto che Elisabeth lo aveva escluso dalla sua eredità lasciando tutto a Joel infieriva. "Abbiamo preso dei provvedimenti però. Tutte le volte che sarà con noi sarai super visionato, inoltre sta seguendo una terapia di riabilitazione."
"Spero che funzioni. La riabilitazione psichiatrica procede bene solo se si vuole effettivamente guarire."
"Guardi lo spero. Soprattutto per il bene di Joel." Le dissi spiegandole che non ero andata via col papà di Thomas proprio per mio figlio.
"Ha fatto bene. Le leggi solitamente favoriscono le madri, ma nel caso di suo marito potrebbe attaccar causa per via dell'eredità di cui mi ha parlato. Aspettate che i ragazzi compiano almeno quattordici anni. In caso di cause di divorzio possono essere chiamati dal giudice e dare una preferenza di convivenza."
Sospirai. Erano solo dieci anni, ma con Samuel appena nato e l'arrivo di Diamond sarebbero stati molti di più. "Voi non fate scuola estiva vero?" Chiesi cercando una soluzione per Joel.
"Noi no, ma credo che non lo facciano in tanti."
"Il Rosey in Svizzera offriva la scuola estiva." Dissi alzandomi. "La ringrazio molto per la sua pazienza e per avermi delucidato su come stanno i miei figli."
"Non lo dica neanche. Noi siamo sempre qui disponibili." Mi disse congedandomi.
Tornai a Londra con l'amaro in bocca. Durante il viaggio raccontai dell'incontro a Elisabeth che non fu stupita nello scoprire cosa i nipoti pensassero di suo figlio.
"Si raccoglie ciò che si semina. Andrew ha seminato male, al contrario Thomas sta tuttora seminando bene." Mi disse. "E tu non devi sentirti in colpa se sei felice e Charles ti fa stare bene. Si comporta più da marito lui che Andrew in questi cinque anni."
"Dovrei lasciarlo." Affermai guardando oltre l'oblò.
"Perché mai?" Mi chiese mia suocera.
"Perché è sposato e ha una famiglia. Mi sto affezionando a lui, più avanti si andrà, più sarà difficile lasciarlo andare." Dissi.
"Capisco cara. Ma prenditi tempo, goditi questi momenti finché puoi." Mi suggerì.
Intanto però il rapporto con Charles si faceva sempre più importante. Tanto che una volta mi raccontò anche del suo rapporto con Alexandra.
"Ci siamo sposati giovanissimi, io ero ancora uno specializzando. Ci amavamo molto e volevamo mettere su famiglia." Iniziò a raccontarmi. "Purtroppo dopo anni di matrimonio però non arrivavano figli. Al che a sua insaputa feci degli esami, ero sterile. Avrei voluto dirglielo, ma temevo mi lasciasse, ripeto la amavo molto. Così quando mi disse di essere incinta capii che mi aveva tradito. Lasciai correre, non l'accusai, forse voleva un figlio e potevo capirla. È un desiderio di tutte le donne, io ci lavoro in questo campo e lo sapevo. Ho sempre amato i bambini e vedere come una gravidanza proseguisse e unisse ancora di più una coppia. Quindi fin quando stavamo insieme e ci amavamo potevo passare sul tradimento di Alexandra. Probabilmente lei si sentiva anche in colpa . Ma non me lo disse mai soprattutto perché alla nascita di Lowell lui assomigliava talmente tanto sua madre e aveva gli occhi azzurri come i miei che non ci fece tanto caso. Forse lei nel suo inconscio accettò che fosse mio figlio e non il figlio del suo amante. Evitai di dirle che ero sterile, amavo Lowell era il figlio che avevo sempre desiderato e mi andava bene così anche se ero deluso amavo Alexandra. L'hai conosciuta è una bella donna socievole, anche troppo. Due anni dopo la nascita di Lowell come puoi aver visto in dalla foto Alexandra rimase di nuovo incinta questa volta non seppi spiegarmi il motivo, soprattutto perché tuttora noi abbiamo dei rapporti, nacque James e oltre ai capelli scuri, non come quelli di Alexandra che è un castano ramato, aveva gli occhi neri era palese che non fosse mio figlio. Però anche lui lo accettai, avevo sempre desiderato una grande famiglia.
Il mio matrimonio si era incrinato. Era come se Alex avesse capito che io sapevo.
Mi dedicai anima e corpo al lavoro, facevo gli straordinari per non incontrala e aprii un mio studio privato. Tutto il mio tempo libero lo concedevo ai ragazzi, per Alex c'ero solo la notte, quando mi sentivo solo la cercavo e lei altrettanto. Facevamo sesso, non più l' amore pensavo. Sei anni fa Alex uscì di nuovo incinta questa volta come hai potuto vedere in foto il suo tradimento era ben visibile. Non puoi avere un figlio di colore quando entrambi i genitori sono caucasici , glielo feci notare e glielo dissi secco: io sono sterile, quindi sappi che non sono sorpreso nel fatto che la bambina non sia mia, sono sorpreso dal fatto che tu abbia continuato a far finta di nulla. È palese che il nostro matrimonio è giunto ad una fine quando non riuscivamo ad avere figli. Come palese che si è ripreso quando sei uscita incinta di Lowell, lo comprendo io amo i bambini e proprio per loro e per tutto quello che abbiamo costruito in questi 20 anni non ti chiederò il divorzio. Ma come te da oggi mi sentirò libero di avere delle amanti." Mi raccontò, io lo ascoltai senza interferire nei suoi ricordi. "Alexandra è io abbiamo una società e una famiglia, abbiamo un certo stato sociale per cui un divorzio sarebbe stato uno scandalo. Io imposi quindi una regola, la discrezione successivamente chiesi anche di non avere relazioni con pazienti dello studio. Sarebbe come voler rovinare delle famiglie a priori e Alexandra ci provò proprio col marito della tua amica Ebony. Anche Alex mise una regola, una sola."
"Di che regola si tratta? Hai già infranto la regola della paziente." Gli dissi provando pietà per lui.
"Dice che non si è mai innamorata di nessuno dei suoi amanti. Per cui anche io non dovrò farlo, può accettare che il mio corpo sia di altre, ma non il mio cuore."
Boccheggiai. "Questa è... questa è... difficile da..."
"No, non lo è se si hanno relazioni effimere." Disse lui prima che dessi una mia opinione.
Cercai di vedere la nostra relazione dal suo punto di vista. Non mi sembrava qualcosa di passeggero. Eravamo insieme già da cinque mesi.
"Capisco." Sussurrai.
"Dovrei averti già lasciato." Mi confidò. "Ma non ci riesco, non ancora almeno." Sussurrò baciandomi la fronte.
"Lo pensavo anche io. Ci stiamo affezionando." Risposi. "Però una persona mi ha invitato a godermela il più possibile."
"Aspettiamo che nasca la bambina." Mi suggerì lui.
E giugno arrivò fin troppo presto. Entrai nell'ultimo periodo di gravidanza, ero più una balena che un essere umano. Charles diceva che attendendo una bambina la mia pancia era più grossa per questo motivo, mamma ed Elisabeth asserivano che dipendeva invece dal mio stato di serenità. Senza le pressioni di Andrew, durante quei mesi ero stata rilassata e avevo tenuto una buona dieta, come qualsiasi persona in gravidanza.
Il ventinove giugno mi si ruppero le acque. Andai in ospedale anche se ad accogliermi non c'era Charles ma un suo sostituto. Non feci domande, probabilmente non era di turno. Dovevo però avvertire il medico che mi serviva il test del dna.
Dopo tre ore di travaglio Diamond venne al mondo. La strinsi a me e mi persi nei suoi occhi scuri. Piansi con lei, aveva gli occhi di Thomas, non c'era bisogno di alcun test del dna.
"Lo capirà subito." Affermò Elisabeth quando mi ripresi dal parto.
"Noi saremo con lei. Non la lasceremo sola." Disse mia madre.
Il giorno dopo venni raggiunta da Charles era in compagnia dell'ostetrica e del capo infermiera.
"La signora Ashely Cooper. Dunque... il mio collega dice che il parto è andato molto bene." Disse in modo formale tastandomi il ventre. "La bambina è sana e anche tu. Hanno fatto un raschiamento così non avrai problemi nei successivi parti e il test del dna risulta..."
"Lo so già." Dissi usando il suo stesso tono distaccato. "La bambina ha gli occhi del papà."
"Bene signora Cooper. Che dire, state bene. Domani sarete dimesse, tu e la bambina. Prendetevi il vostro tempo, noi ci vediamo al primo ciclo. Basta che chiami Alex in studio e ti darà poi un appuntamento." Concluse lui.
"Va bene. Grazie dottor Rochester." Gli dissi io prima che andasse via. Non avrei pianto, almeno non in sua presenza.
Il nostro termine era scaduto e lo compresi nel momento stesso in cui era entrato nella mia stanza.
Due giorni dopo venni dimessa. Luglio era abbastanza caldo, ma non ci trasferimmo in Scozia per la nascita della bambina che era ancora piccola per viaggiare. In compenso mio padre andò a prendere i miei figli. Mi erano mancati tanto e lo espressi con molti baci e abbracci, mentre loro invece erano curiosi di vedere Diamond.
Ne furono subito affascinati. Joel era incantato dai suoi occhi. "Sono bellissimi." Mi disse estasiato.
Poi come preannunciato con l'arrivo dei bambini tornò anche Andrew. Lui ed Oscar entrarono dalla porta con strafottenza.
Il volto di Andrew era soddisfatto e orgoglioso quando mi vide con la bambina tra le braccia.
"La mia bambina." Era riuscito nel suo intento, probabilmente pensava questo.
Quando vide Diamond però si arrestò. La piccola aveva gli occhi grigio scuro spalancati, il vociare dei bambini non le dava tregua e non riusciva a dormire.
"Dov'è Elisabeth?" Chiese mio suocero.
"A riposare. La chemio la stanca, dovrebbe saperlo." Risposi.
"Vado ad avvertirla che siamo qui." Mi disse allontanandosi dalla stanza.
Io annuii e mi alzai dalla sedia. Volevo essere all'altezza di Andrew per affrontarlo. Posai la piccola nella carrozza e lo guardai.
"Come va la terap..." Mi sentii strozzare prima che potessi finire la frase.
"PUTTANA! Sei stata con lui." Mi accusò non facendomi respirare.
"Mamma... mamma..." sentii urlare Joel.
"Lascia stare la mamma." Urlò anche Thomas.
Finalmente mi lasciò andare, barcollai sul posto. Non ebbi il tempo di riprendermi che sentii arrivare un manrovescio di una forza assurda in viso.
"Mamma... mamma..." urlò ancora Joel.
"Lasciala!" Urlò Thomas. "Nonno... nonno Oscar."
"Zitto! Stai zitto bastardo." Urlò Andrew alzando un pugno verso Thomas.
"Fermati subito." Urlò Oscar afferrando il braccio del figlio! Non ti azzardare a toccare nessuno."
"Signora... lady Sapphire, sta bene?" Urlò Hannah venendo in mio soccorso. Ero sporca di sangue ovunque per via del parto, doveva essersi aperto l'assorbente che portavo.
Tremai. "Si... sto bene. Porta via i bambini per favore, non facciamoli spaventare." Le dissi.
"Sei impazzito!" Urlò intanto Oscar a suo figlio.
Hannah prese i bambini e li portò via dalla stanza mentre io cercavo di rassettarmi.
"Cosa non capisci di non alzare le mani, cazzo Andrew. Hai quasi quarant'anni e ancora non sai tenere a bada le tue emozioni."
"Non è mia! La bambina non è mia." Rispose lui.
"E meno male." Intervenne Elisabeth giungendo in quel momento con mia madre. "Significa che sarà una bambina amata, nata dall'amore e non da una violenza."
Mi raggiunse e si sedette. "Martha cara non pensare a me, aiuta tua figlia a lavarsi." Disse con affanno. "Baderò io alla piccola Diamond."
Mi allontanai dalla sala degli ospiti a testa alta con mia mamma, non potevo farmi vedere piangere da lei. Dovevo essere forte.
La prima cosa che feci in bagno fu lavarmi il viso, mi bruciava la guancia li dove ero stata colpita. Notai anche lo zigomo gonfio e il labbro superiore spaccato. "Non posso andare da Charles in questo stato. Dopodomani arriverà anche Janine dalla Svizzera, che accoglienza le darò ridotta così."
"La giusta accoglienza." Disse mia madre aiutandomi a spogliarmi. "Questo non è il capo parto. Avrai tempo ancora per farti visitare da Charles. Dovremo denunciarlo Sapphire." Disse mia madre.
"E se dovesse portarmi via Joel?" Le chiesi guardandola disperata. "So che se solo lo chiamassi Thomas verrebbe a prendermi. Ma Joel..."
Mia mamma esplose in un pianto improvviso. Non me lo sarei mai aspettato. "Non fa nulla, non diremo niente ancora." Mi disse stringendomi. "Ma tu non devi restare sola con lui. Quando verrà a trovare i figli deve esserci almeno un uomo. Chiama Drake se non ci siamo noi."
Annuii. "Lo farò. E chiuderò la porta quando andrò a dormire, i bambini saranno con me. Tutti e quattro."
Sapevo che quello che stavo facendo era sbagliato . Stavo chiudendo i miei figli in una gabbia.
Fortunatamente arrivò un angelo in mio soccorso. Due giorni dopo atterrò a Londra la mia amica Janine e non era sola. Con lei c'erano suo marito e l'altra nostra amica, Amelie.
"Ma che bella sorpresa. Ci sei anche tu."
"Ovvio che ci sono anche io Cherie. Quando ho ricevuto la tua lettera dovevo partire per l'Africa, ma adesso sono qui tutta per te." Mi disse. "Voglio conoscere i tuoi bellissimi figli e ti voglio in Lussemburgo per la prossima primavera, l'ho detto a Janine, dovrete farmi da damigelle al mio matrimonio."
Decisamente le mie amiche presero in mano le redini della mia estate. Coccolarono e viziarono i miei figli, tutti.
Il marito di Janine, sua ex guardia del corpo, fissava Andrew ad ogni mossa non lasciandolo mai con lo sguardo. Anche quando andai da Charles per il capo parto, Amelie venne con me. Voleva assicurarsi che la bambina potesse viaggiare in aereo.
Quando lo vide rimase colpita dal suo fascino. Il controllo andò bene e io lasciai che Amelie chiedesse informazioni a Charles mentre io andavo a pagare Alexandra.
"Questo controllo lo offre la casa, tornerai per un controllo l'anno prossimo. Ti chiamo a gennaio per definire una data?" Mi chiese.
"Si! Entro giungo che poi parto con la mia famiglia." Le annunciai.
Lei mi fissò. "Sono stata io!" Mi disse.
"A darmi la data? Si, lo so." Le dissi.
"No! Ho chiesto io al dottor Cruch di sostituire Charles al tuo parto. Ci sono dei limiti, il vostro lo avevate superato da un po'."
Ah!
"Giustamente, quando ho detto a Charles che eri al pari di un parente si è tirato indietro. Ma è stato troppo tempo, devo proteggere la mia famiglia . Assistere al tuo parto avrebbe instaurato un legame ancora più profondo." Sospirai. "Lo capisco. Sapevamo entrambi che c'era una scadenza." Le dissi.
Lei annuì passandomi una crema. "Per quanto possa servire mi dispiace. Questa crema se la cospargi mattina e sera dovrebbe cancellare prima l'ematoma." Concluse.
Mi sfuriai lo zigomo. Lo avevamo truccato bene, non si vedeva il livido.
"Puoi ingannare un uomo. Chiunque fa questo è da denunciare." Mi disse.
Sospirai. "Anche io devo difendere la mia famiglia. I miei bambini sono più piccoli dei tuoi."
Alexandra mi guardò con i suoi occhi verdi. "In bocca al lupo per tutto. Se può servire ti capisco." Poi appena si aprì la porta dello studio mi sorrise. "Perfetto , ti metto là appuntamento al sei giugno. Se hai problemi mi chiami e ne prendiamo uno."
"Grazie mille dottor Rochester." Disse Amelie raggiungendomi. "Dovrei pagare un consulto."
"Queste non lo offre la casa." Disse Alex.
Amelie mi sorrise prendendomi a braccetto. "Il dottore ah detto che potete viaggiare. Saranno delle vacanze meravigliose."
Forse avrei fatto la turista una volta in Svizzera. Anche se con i miei bambino non ci credevo tanto.
"Certo." Dissi voltandomi verso Alexandra e Charles. Il mio sguardo però era rivolto a lui. "Grazie di tutto. Semmai avrò un altro figlio, verrò da te."
Lui mi guardò poi rise. "Siamo qui." Disse.
Così facendo uscii lasciandomelo alle spalle.
"Tu si che sai fare uscite dignitose Saph." Mi disse Amelie. "Dove vuoi trascorrere le tue vacanze, a Berna o in Lussemburgo?"
"Non devi partire per qualche vacanza speciale?" Le chiesi. "Siamo a luglio in fondo."
"Adesso tu sei più importante di qualsiasi chiamata." Mi disse fermandosi e carezzandomi la guancia. "Saph! Avresti dovuto scriverci prima, non permetteremo più a quel bastardo di toccarti." Concluse.
"Non avreste potuto fare nulla. Prima o poi mi libererò di lui, il tempo che i bambini crescano." Dissi fiduciosa.
"Molto affascinante il dottore." Affermò lei. "Com'è a letto?"
Risi. "Bravo! Sa come farti sentire una donna."
"Hai bisogno di un altro amante." Mi disse salendo in auto.
"Adesso ho bisogno di voi e basta. Grazie a Charles sono riuscita a non crogiolarmi nel dolore della perdita di Thomas. Fidati, lui si che ne valeva la pena, era amore." Le dissi.
"Per questo sposiamo chi amiamo." Disse lei mettendo in moto. "Perché ci entrano sotto pelle e restano lì anche quando pensiamo che siano andati via."
"Non dovresti sposare una persona che non ami." Le dissi con affetto.
"Gli voglio bene. Tanto mi basta, nessuno potrà rendermi indietro Gerard." Mi disse malinconica.
Gerard era stato il suo primo amore. Lo avevamo conosciuto al Rosey durante il primo anno della scuola superiore, di quattro anni più grande di noi era un bel ragazzo moro sulla sedia a rotelle. La sua intelligenza acuta riusciva a destare la compagnia di tutti nonostante il suo handicap. Amelie, se ne innamorò, ma Gerard era destinato a non vivere a lungo, scoprimmo che aveva la distrofia muscolare di Becker quando Amelie si dichiarò a lui. Lei era stata abbastanza insistente dal volergli stare accanto, così a diciassette anni, prima che lui lasciasse il Rosey si fidanzarono, avrebbero dovuto sposarsi.
Purtroppo la sua malattia degenerò prima del previsto. Frequentavamo l'ultimo anno di college quando la notizia della sua morte di arrivò. Amelie non si era mai ripresa. Erano passati sei anni, si era fidanzata col granduca Pierre di Lussemburgo, ma non provava per lui lo stesso amore che l'aveva legata a Gerard.
Non contestai le sue parole, anche io come lei cercavo di andare avanti. Ero sposata con Andrew ma amavo Thomas, avevo rinunciato alla felicità con lui per la mia famiglia e andavo avanti arrancando.
Charles era stato un buon amante, mi ero anche affezionata.  Ma non era arrivato a farmi innamorare. Ero andata avanti e mi ero concessa il lusso di farmi apprezzare. 
Quando rientrammo a casa senza indugiare le mie amiche organizzarono la partenza per il nord Europa.
Avrei voluto portare Elisabeth con me, così avrei potuto seguire la sua terapia. Ma il marito rifiutò la mia offerta. Così senza indugiare partimmo per la Svizzera. Janine viveva a Ginevra e suo padre era uno dei consiglieri del governo svizzero. I Lambert avevano una splendida casa sul lago Lemano, dove avremmo trascorso le vacanze. I miei figli gioirono quando videro lo spettacolo che si ergeva ai loro occhi. 
Quando fummo finalmente tutte e tre sole, con una tata che guardava i bambini in riva ad un spiaggia privata, le mie amiche mi chiesero spiegazioni più chiare sui miei ultimi sei anni.
"Nella lettera sei stata molto evasiva." Disse Janine.
"Mi sono sposata e mi sono stati preclusi tutti i tipi di amicizie." Confermò Amelie. "A parte alcuni commenti personali ci hai scritto la stessa missiva. Ma spiegaci perché sei arrivata a questo!"
"Soprattutto perché stai ancora con un uomo violento." Concluse Janine.
Al che raccontai loro tutta la verità. Da quando avevo lasciato la Rosey, al debito di papà e il riscatto della banca, lo scambio col mio matrimonio e il legame con Andrew. Raccontai loro di Elisabeth e della via di fuga che mi lasciò, di Thomas e del mio amore impossibile e del mio straziante matrimonio con Andrew. Le percorse egli stupri, l'odio che era palese verso di me e mio figlio Thomas, la cattiveria verso Margot e l'intervento di Thomas di nuovo che aveva allontanato i bambini da Londra.
"È un bene averli portati qui. Quando siete arrivate Andrew ha avuto una crisi dopo aver scoperto che Diamond è figlia di Thomas. Per questo mi ha colpita." Conclusi. 
"Non è giustificabile. Non avrebbe dovuto picchiarti, ne in quell'occasione, ne le altre. È normale cercare conforto in chi si ama quando si sta con una persona del genere." Mi disse Janine. 
"Hai sbagliato a non andare via con Thomas." Disse Amelie. "Lui sarebbe stato la tua salvezza e sono sicura a che avrebbe avuto modo di proteggere anche Joel. Vi avrebbe portato a Monaco e Andrew non avrebbe potuto farvi nulla."
"Non credo. Ha in pugno le mie proprietà, a Londra conosce tutti e suo padre mette a tacere tutto per evitare scandali."
"Ma anche questa cosa!" Disse stupita  Amelie. "Com'è possibile Saph. Cioè tu hai frequentato la Rosey da quando avevi undici anni. Sappiamo che la retta è altissima. Questo vuol dire che il loro tenore di vita era alto."
"Papà si è indebitato col gioco. Gli hanno confiscato tutto." Risposi.
"Ma il titolo di viscontessa e le relative proprietà sono di tua madre. Mi sembra strano che al matrimonio la famiglia Ashley Cooper non abbia fatto la separazione dei beni e un accordo prematrimoniale." Disse ancora Amelie.
"Si, era infatti era la famiglia di mamma che ha preteso io studiassi in un collegio d'élite. Loro hanno pagato tutte le spese scolastiche. Alla morte dei nonni ho ereditato anche personalmente una villa." Dissi.
"Tuo padre era campione di golf. Aveva anche una sua scuola ed un campo agonistico di sua proprietà, si sono presi anche quello?" Mi chiese Janine.
"Avrebbero dovuto prendere quello, non le abitazioni di tua madre." Continuò Janine. 
Le guardai stupita. "Non lo so. Papà ha iniziato a giocare e forse si sarà venduto il club con la proprietà dei campi da golf." Dissi.
"Che poi, ti ricordi Stephan?" Mi chiese Amelie. Arrossii. Il principe di Lussemburgo, me lo ricordavo eccome. Durante il suo ultimo anno al Rosey aveva iniziato a corteggiarmi con discrezione. Gli avevo concesso anche qualche bacio. "Il tuo quasi cognato." Dissi.
"Ecco, proprio lui. Quando ho detto a Pierre della tua lettera, c'era anche lui presente . È rimasto sorpreso quanto me, quando ho detto che ti eri sposata appena diplomata." Raccontò.
"Si aspettava che sposassi lui?" Chiesi sorpresa.
"Mi ha rivelato che chiese a tuo padre di frequentarti. Ma lui rispose che non decideva per te e che sicuramente avresti voluto fare l'università." Rispose.
"Beh si! Mi sarebbe piaciuto, ma..." ero basita. Non sapevo cosa dire.
"Ma ha fatto un cambio repentino. Questa storia mi puzza." Affermò Janine.
"Comunque Thomas può permettersi di mandare tre bambini al Santa Maria, significa che è ricco. Sarebbe riuscito a proteggervi se avessi scelto lui." Asserì prendendo un po' di frutta appena portata dalla servitù.
Mi si insinuò il dubbio. Sarei potuta andare via con Thomas ed essere felice con lui? Ero stata troppo avventata? Forse se gli avessi detto della bambina avrai avuto ancora una possibilità.
"E i miei genitori?" Chiesi alle mie amiche.
"Loro non ci hanno messo tanto a venderti a Andrew. Inoltre sono andati a vivere in Scozia dopo il tuo matrimonio, lasciandoti in balia della sua violenza." Rispose Amelie cinica.
"Non sapevano nulla di Andrew. Dopo che lo hanno scoperto hanno richiesto che fosse allontanato ed Elisabeth ha detto che le proprietà ritorneranno ai miei. Ha accettato che Andrew andasse in terapia e mi ha anche invitata a godermi la relazione con Charles." Dissi. "Ma non mi ha mai chiesto di procedere col divorzio. Anche lei non lo ha mai chiesto al marito."
"La sua famiglia ci tiene alle apparenze." Affermò Janine.
"Si! Il marito so che la tradiva, tutto fatto con discrezione. Si è sempre parlato bene di loro due nella società londinese." Risposi.
"Quindi il figlio sarebbe la mela caduta vicino all'albero, ma molto peggio. Ma tu non puoi vivere nel terrore che quell'uomo ti faccia del male." Mi disse Janine preoccupata.
Indicai il marito che stava giocando con i miei figli in acqua. "Dovrei prendere una guardia del corpo."
"Un bel maschione sexy." Scherzò Janine.
Risi, anche se le mie amiche avevano insinuato nella mia mente tanti dubbi. Sul lavoro di papà e su come avesse fatto a indebitarsi in poco tempo, che tipo di gioco aveva fatto per svendere tutte le proprietà di mamma e la sua società? Probabilmente la villetta sull'isola Munk era costata poco data la pozione isolata.
Inoltre avrei dovuto veramente prendere una guardia del corpo, anzi no! Avrei cambiato la chiave della porta di ingresso di casa, di tutte le case di proprietà di mamma. Lui andava e veniva quando voleva.
Li a Ginevra trascorremmo delle vacanze serene, Janine mi aveva portato indietro ovunque e quando Amelie era tornata in Lussemburgo ci eravamo promesse di vederci al suo matrimonio. Lo avrei fatto, lasciai Ginevra dirigendomi a Monaco l'ultima settimana di agosto. Inga mi aveva detto che ci avrebbe ospitale con piacere ed io avrei avuto modo di conoscere sua figlia Pamela di tre settimana che era nata a inizio mese.
Una volta arrivati fummo accolti con gioia dai bambini. Erano abbronzati, segno che anche loro erano tornati da poco dalle vacanze. Mio figlio Tom subito si fiondò su Gabriel, mentre Gellert  eccitato gli chiese di andare a vedere Pamela.
"Indovina. Anche io avrò un fratellino, papà me lo ha promesso." Urlò portandosi via Tom.
"Gel vieni a conoscere Diamond... abbiamo due sorelle... siamo proprio uguali." Urlò Joel.
Io ero sorpresa da ciò che avevo sentito. Thomas avrebbe avuto un figlio suo? Quindi aveva conosciuto qualcuno di importante? Mi si strinse il cuore, era ciò che gli avevo consigliato. Io stesso avevo provato ad andare avanti con Charles.
Sorrisi a Inga che stava giocando con Samuel. "Scusami, forse stiamo facendo troppo rumore." Le dissi.
"Non dirlo neanche. Più siamo meglio è! Ti sei divertita in vacanza?" Mi chiese invitandomi ad accomodarmi in soggiorno.
Mentre la sua governante ci serviva il the e pensava ai neonati, noi ci raccontammo il periodo trascorso. Quell'anno erano stati in vacanza lì in Germania per via del parto previsto da fine luglio.
A settembre dopo la ripresa del collegio tornai a Londra. Elisabrh mi trovò meravigliosamente. Questo fu l'aggettivo che usò, anche io la trovai bene nonostante lo sguardo malinconico.
"Va tutto bene?" Le chiesi preoccupata.
Annuì. "Mi dispiace non riuscire più a gestire Andrew, non ascolta neanche più suo padre."
Assentii. "Ho deciso di cambiare la serratura di casa." Le dissi. "Mi dispiace, ma devo preservare la mia salute, i miei figli, Margot e Hannah."
"Lo capisco cara. Mi dispiace, è come un bambino capriccioso, più gli si dice di non fare delle cose più lui insiste." Mi rispose amareggiata. "Questa estate gli abbiamo detto che sarebbe meglio divorziare."
Sussultai. "Possiamo farlo." Dissi mentre sentivo che mi si sollevava un peso dal cuore.
"Ha detto di no! Dice che sei sua e che non divorzierà mai." Mi disse Elisabeth. "Mi ha chiamato vecchia con disprezzo e mi fa detto che sarei morta presto. Vuole impugnare il mio testamento." Mi rivelò.
"A noi non interessa dei suoi soldi." Le dissi col magone. Non voleva presentare richiesta di divorzio, ma lo avrei fatto io. "Gli chiederò io il divorzio." Affermai. 
"Non lo firmerà. Per ora starà buono perché suo padre lo tiene lontano da casa tua, ma potrebbe chiedere ai suoi avvocati di rientrare in casa." Scossi la testa. "Non lo farà. Non entrerà più in casa mia a fare il padrone, abusando di me, della servitù e dei bambini. Non posso permetterlo." "Prendi tutte le precauzioni possibili. Io sono troppo stanca e non so se riuscirò a reggere i suoi stati d'animo." Mi disse.
"Posso chiederti una cosa sola in riferimento all'eredità?" Le chiesi dal momento che aveva sfiorato l'argomento. Lei annuì.
"Posso chiederti il valore degli immobili acquistati dalla mia famiglia? Voglio capire quanto mio padre sia stato indebitato dal gioco." Le chiesi.
"Ti dirò ho controllato al testamento l'anno scorso. Andrew non ha mai pagato nulla a tuo padre. I beni erano però  confiscati dalla banca." Mi rispose lasciandomi ancora più stupita. "Bisogna controllare le carte di successione per capire cosa è stato scritto. Adesso che mi ci fai pensare credo sia il caso di darvi già tutte le vostre proprietà indietro, semmai Andrew vorrà impugnare il testamento, bisognerà muoversi per altre vie." Mi disse.
Io annuii con tante domande nella mia testa. "Credo sia giunto invece il momento per me di riprendere in mano i libri. Devo capire cosa è successo a mio padre per avere un credito così alto verso la banca e perché sono stati confiscati invece i beni di mamma." Le dissi raccontandole poi tutti i dubbi che le mie amiche avevano insinuato nella mia mente.
Lei concordò con me che avevo probabilmente ragione e mi diede la benedizione per il mio progetto universitario.
"Sai già cosa farai?" Mi chiese.
Sospirai. "Credo il corso base di economia o di legge. Devo valutare e trovare modo di fare anche degli stage presso delle società. Inoltre dovrò prima fare l'ammissione, poi vedrò." Le spiegai andando ad abbracciarla. "Grazie di tutto Elisabetta e ricorda, tu sei forte. Hai fatto un intervento importante e seguito la chemioterapia.  Vedrai che ti riprenderai e purtroppo per Andrew non morirai adesso." Le dissi speranzosa.
Ci credevo veramente. Forse ero egoista, ma non poteva lasciarci così, non ancora. Era troppo presto.

 

   
 
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