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Autore: PrimPrime    27/03/2024    1 recensioni
Emily Lewis è sorpresa quando riceve la sua lettera per Hogwarts, ma inizia a frequentare la scuola con grandi aspettative.
Quello che una nata babbana come lei non sa, però, è che cinque anni prima in quella stessa scuola ha avuto fine una guerra che aveva spaccato in due il mondo magico.
Inoltre non sa che i pregiudizi tra i maghi non sono del tutto spariti, come anche la competizione e l’antipatia di una casa verso l’altra.
E così Emily, quando stringe le sue prime amicizie e viene smistata in una casa diversa dalla loro, non ha idea di cosa l’attende.
In quella scuola dove un tempo si era combattuta una guerra, dove in qualche modo lei riuscirà a sentirsi al sicuro, non sa che verrà messa alla prova da sfide ben più complicate di un compito in classe.
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Leggendo questa storia conoscerai Emily e i suoi amici, e li seguirai in un percorso di crescita ed evoluzione che avrà inizio al primo anno scolastico e continuerà fino al settimo e oltre.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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CAPITOLO 45

 


I mesi successivi trascorsero all’insegna dello studio e dei duelli, il che avvicinò ancora di più Emily e Cecil. Qualche volta con loro, se si trattava di studiare, c’era anche Blue, ma per la maggior parte del tempo erano da soli.

Tra loro non c’erano stati altri sviluppi, ma Emily non ci dava più tanto peso. Stavano insieme adesso, lei era felice e anche lui lo sembrava, perciò non aveva di che preoccuparsi, né aveva motivo per affrettare le cose.

Quindi la maggior parte del tempo lo passavano insieme, tranne quando lui aveva gli allenamenti di quidditch. Era in quei momenti che Emily si dedicava agli altri suoi amici o a qualche lettura diversa dal solito.

In quanto a babbanologia, aveva smesso di seguire le lezioni e la McGranitt ne era a conoscenza. Aveva bisogno di più tempo per studiare e la preside non aveva avuto da ridire. Inoltre l’esperienza fatta in aula era stata breve ma anche istruttiva, perciò secondo Emily l’obiettivo era stato raggiunto.

Un giorno lei e Cecil stavano rientrando da una passeggiata quando videro la caposcuola Batilda Rain correre come una furia per il corridoio che dava sul giardino. Al suo seguito c’erano Melita Desvara, prefetto di Serpeverde del loro anno, e un altro prefetto Tassorosso.

Emily affrettò il passo per raggiungerli e chiedere alla Rain se fosse successo qualcosa.

“Sono scappati i mollicci del professor Brodie!” esclamò la ragazza, con il fiatone. “Qualche stronzetto li ha liberati e adesso stanno spaventando gli studenti nel castello!”

“Uno lo abbiamo trovato, ma il secondo è ancora nascosto da qualche parte,” intervenne Melita, anche lei senza fiato ma apparentemente molto più calma della compagna.

Era una sua coetanea eppure Emily non ci aveva mai parlato prima. Aveva i capelli color castano chiaro, mossi e lunghi fino alle spalle, e la sua espressione era costantemente apatica, con gli occhi socchiusi e il viso rilassato, come se avesse sempre sonno. Il suo tono di voce flemmatico sembrava confermare questa ipotesi.

Era prefetto solo da quell’anno e a lezione non si era mai distinta particolarmente, da quanto ricordava.

“Non c’è tempo da perdere, andiamo!” la sollecitò Batilda, mentre l’altro compagno già si apprestava a perlustrare un’aula vicina.

“Aiutiamo anche noi. Vero, Cecil?” gli chiese Emily.

“Certo,” rispose lui.

“Allora iniziate dal primo piano, noi pensiamo ai sotterranei,” ordinò la Rain, per poi riprendere la sua corsa.

Emily si avviò velocemente verso le scale con Cecil al seguito.

Il castello era grande e il molliccio probabilmente non sarebbe rimasto fermo in un punto, in attesa che arrivassero dei ragazzi da spaventare. Mentre saliva di fretta i gradini sperò che non fossero gli unici a cercarlo, altrimenti avrebbero rischiato di metterci molto tempo.

“Secondo te chi è stato a liberarli?” le domandò Cecil, al suo fianco.

“Non lo so, forse degli studenti più piccoli stavano curiosando nell’aula li hanno fatti scappare senza volerlo,” ipotizzò.

“Io invece scommetto che è opera di qualcuno che voleva fare uno scherzo, magari dei ragazzi del settimo anno,” disse lui.

Ormai erano arrivati al piano e avevano entrambi la bacchetta in mano, pronti ad affrontare la creatura. Si divisero per esplorare lei le aule di destra e lui quelle di sinistra. Non trovarono niente in quel corridoio perciò proseguirono con il giro fino all’ultima aula rimasta.

“Qui non c’è,” confermò Emily, avviandosi in fretta alle scale per il secondo piano.

“Forse era nei sotterranei e lo hanno già trovato gli altri,” ipotizzò Cecil, seguendola comunque.

L’urlo di una studentessa li fece sobbalzare entrambi.

“O forse no,” si corresse il ragazzo, riprendendo a correre più velocemente di prima.

Trovarono la ragazzina in questione rannicchiata in un angolo del corridoio, che si copriva il viso e tremava dalla paura. Probabilmente era del primo anno, perché era piccola e loro non la conoscevano.

“Va tutto bene, era solo un molliccio,” la rassicurò Cecil, anche se lei non osava guardarli in faccia.

“Dove l’hai visto?” le chiese Emily, al che la studentessa prese coraggio e indicò con mano tremante una delle aule in fondo al corridoio.

Dal fondo delle scale si iniziavano a sentire delle voci, forse erano la Rain e gli altri prefetti perché Cecil li chiamò. Emily non fece caso a loro né alle sue parole perché stava già correndo verso l’aula ben consapevole che, probabilmente, il molliccio questa volta non avrebbe preso le sembianze di sua zia.

Entrò senza esitazione lasciando la porta aperta dietro di sé. Ciò che vide le fece gelare il sangue nelle vene, superando ogni sua aspettativa.

Dietro la cattedra di quell’aula vuota era seduto il professor Fiery, tanto realistico da sembrare vero.

“Signorina Lewis,” disse, alzandosi per raggiungerla lentamente.

Lei indietreggiò e aumentò la presa sulla bacchetta. Lo aveva già affrontato una volta in una situazione ben peggiore, perciò era decisa a non farsi sopraffare. Malgrado questo, era terrorizzata e le tremavano le spalle.

“Sei tornata per riprendere da dove ci siamo interrotti? Perché lo sai che è colpa tua, mi hai provocato per guadagnarti il mio favore… e alla fine sei riuscita a farmi perdere il lavoro,” continuò la creatura, rivolgendole un sorriso che si faceva via via più inquietante.

“Non è così,” ribatté corrugando la fronte, disgustata.

Eppure sentirglielo dire la fece stare male, perché la battaglia con i suoi pensieri, per prendere atto del fatto di non avere colpe, era ancora in corso.

Il finto Fiery scattò nella sua direzione ed Emily si preparò a schiantarlo, ma esitò ricordando a se stessa che non era davvero lui. Si riscosse appena in tempo, ripetendosi mentalmente che era solo un molliccio malgrado il suo aspetto così reale.

“Riddikulus!” esclamò, e il molliccio prese le sembianze di un ragazzino in lacrime a cui i vestiti da mago andavano larghi.

“Stai bene?” le chiese Cecil, facendola sobbalzare.

Era comparso alle sue spalle chissà quando, perché lei era così concentrata ad affrontare la sua paura che non lo aveva sentito.

Anziché rispondere, gli rivolse uno sguardo smarrito e si gettò tra le sue braccia. Non voleva piangere né ne sentiva il bisogno, ma voleva essere rassicurata dalla stretta gentile del suo ragazzo nonché migliore amico.

Tutta la tensione che aveva avvertito si sciolse in un attimo.

Gli altri prefetti li trovarono così e non li disturbarono, occupandosi piuttosto di catturare il molliccio ormai reso inoffensivo.

“Ottimo lavoro,” disse loro la Rain, prima di uscire dall’aula insieme agli altri due.

“Sediamoci un attimo, ti va?” propose Cecil ed Emily annuì.

La accompagnò fino alla sedia più vicina che spostò per lei, quindi la ragazza si accomodò e lui le si inginocchiò di fronte, rimanendole vicino e prendendole le mani.

“Ti senti meglio adesso?”

“Sì…” rispose e sospirò, voltandosi di lato per guardare la cattedra. “Era identico a lui, è stato davvero come vederlo di nuovo.”

“Era solo un molliccio e adesso non c’è più, siamo soli,” sottolineò gentilmente, riportando l’attenzione di Emily su di sé.

Lei smise di tenere passivamente le mani nelle sue e gliele strinse, rincuorata dalle sue parole.

“Non volevo che succedesse, potevo pensarci io,” continuò Cecil dispiaciuto, abbassando lo sguardo.

“Ero io a volerlo,” ribatté lei, liberando le mani dalla sua presa per portarle sulle sue guance e fargli alzare il viso.

Lui spostò le sue sulle ginocchia di Emily in un gesto involontario, perché nella sua espressione non c’era traccia di altro oltre che dispiacere. Anche lei ci fece caso a malapena, concentrata su altri pensieri.

“Sapevo con cosa avrei avuto a che fare… e volevo affrontarlo, anche se avevo paura. È andata bene, no? Anche se è stato più spaventoso del previsto,” ridacchiò nervosamente.

Cecil si sporse in avanti per darle un bacio sulle labbra.

“Sai che ciò che ha detto non è vero, giusto?”

“Beh… Non ne sono tanto sicura…” ammise, abbassando lo sguardo e accorgendosi finalmente delle mani di lui sulle sue gambe.

Le bastò guardarle perché anche lui le notasse e le spostasse subito, quasi si fosse scottato.

“No, non… Non mi davi fastidio,” disse Emily, sentendo che stava arrossendo.

Gli fece segno di porgerle le mani e, quando lui lo fece, fu lei a fargliele appoggiare di nuovo sulle proprie ginocchia. Erano poco più grandi delle sue e calde, di un calore che si espandeva lungo le sue cosce riuscendo in qualche modo a rassicurarla.

“Vedi? Va benissimo così, non succede niente,” insistette, con una punta di incertezza nella voce data non dalla paura, ma dall’imbarazzo.

Cecil era leggermente arrossito a sua volta. La guardò negli occhi come per cercare di capire il suo stato d’animo, ma non si mosse da quella posizione.

“Quello che volevo dire… prima che cercassi di sedurmi… è che tu non hai colpe. È stato lui ad aggredire una sua studentessa, perdipiù minorenne. Te lo ripeterò all’infinito se necessario.”

Emily lo ascoltò e iniziò a crederci un po’ di più, ma le sue parole l’avevano fatta anche arrossire maggiormente. Okay, stava provando a rassicurarla riguardo a ciò che era successo, ma aveva anche detto che lei aveva tentato di sedurlo e quella non era certo la sua intenzione!

“Non volevo… sedurti…” sottolineò, evitando il suo sguardo.

Cecil si avvicinò di nuovo per darle un altro bacio, cogliendola di sorpresa.

“Allora hai un talento naturale, perché ogni tuo gesto sembra pensato per farmi impazzire… Ma io stavo cercando di fare un discorso serio…”

Emily si morse il labbro inferiore, combattuta.

“Ti ho ascoltato e so che hai ragione, ma ogni tanto mi sembra di dimenticarlo… e inizio a pensare che sia tutta colpa mia.”

“Ma non è così. Ha messo le mani su una sua studentessa e magari non era nemmeno la prima volta. Per quanto ne sappiamo, tu sei solo quella che è riuscita a salvarsi e a farlo mandare via,” disse lui.

Emily rabbrividì. Aveva immaginato anche lei quello scenario e il solo pensarci le dava i brividi ogni volta.

“Restiamo qui ancora un po’? Siamo soli e dubito che qualcuno verrà a disturbarci,” propose, sperando di portare il discorso altrove.

“Ehm, in realtà tra poco ho lezione di divinazione,” rispose il ragazzo, abbassando lo sguardo di nuovo facendolo finire inevitabilmente sulle sue gambe.

“Uff, non capisco il fascino di divinazione. Potresti saltarla e restare qui…” insistette, piegandosi in avanti per dargli un bacio all’angolo della bocca.

Lui le rivolse uno sguardo sorpreso, segno che non si aspettava quel gesto.

“Ma… l’hai detto anche tu che mi servono dei voti alti ai M.A.G.O. per riuscire a diventare auror…”

Emily scosse la testa, contrariata. Cecil stava usando le sue parole contro di lei!

“Scommetto che divinazione non conterà molto,” dichiarò, quindi si appoggiò meglio allo schienale della sedia perché aveva capito di doversi arrendere.

In ogni caso, Cecil non rispose e tenne lo sguardo basso sulle sue mani, con aria combattuta.

“Dopo quella volta sulla torre di astronomia non hai più provato a fare niente,” continuò lei, senza pronunciare parole precise ma certa che lui avrebbe capito comunque. “Ma è passato del tempo e io non mi sento più come prima…”

Cecil le rivolse uno sguardo confuso e non ribatté.

“Non sei stato tu a spaventarmi quella volta, mi era solo tornato in mente quello che mi ha fatto lui e non ho capito più niente,” sospirò. “Ma, come dicevo, è passato altro tempo adesso. Ne ho anche parlato con Blue… Lei mi ha suggerito di muoverci un passo per volta.”

Il ragazzo arrossì e boccheggio, forse in cerca delle parole da rivolgerle, quindi lei si rese conto di ciò che aveva detto e si imbarazzò a sua volta.

“Un po’ come quando non riuscivo ad andare in giro da sola!” riprese parola, per paura di cosa potesse dirle. “Ho passeggiato per il castello con Hanna Arsen qualche volta e adesso non ho più problemi…”

“Ho capito, Emily,” la interruppe lui, facendosi serio ma con le guance ancora arrossate. “Avevo solamente paura di spaventarti, ma tu mi piaci ancora tantissimo… se è questo che ti preoccupa.”

Lei si morse il labbro inferiore, imbarazzata. In realtà era anche desiderosa di fare il passo successivo, ma questo non riuscì a dirlo.

“E poi… come avrai immaginato, io non ho avuto altre esperienze prima di te e non so bene… cosa devo fare…” ammise Cecil senza guardarla negli occhi, abbassando di più il tono di voce sul finire della frase.

“Per me è lo stesso. Penso solo che potremmo… seguire i nostri istinti. E poi mi piacerebbe che tu…” serrò le labbra per un momento e spostò lo sguardo altrove. “Vorrei che tu riscrivessi tutto ciò che mi ha fatto… Fiery.”

Il ragazzo le accarezzò il viso, attirando la sua attenzione su di sé.

“Questo voglio farlo anche io,” disse e a lei apparve determinato. “Cioè… non solo questo…” aggiunse poi, tornando a imbarazzarsi da solo.

Emily gli sorrise, divertita dalla sua reazione. Si piegò su di lui per dargli un bacio che subito divenne più intenso, quasi come se entrambi stessero aspettando quel momento. Poi lui vi mise fine per concentrarsi sul suo collo, dove lasciò una scia di baci.

Lei si aggrappò alla sua schiena e tentò di riprendere fiato, concentrandosi sulle sensazioni che le provocavano le sue labbra. Sussultò quando si accorse che le stava leccando il collo e quel contatto inaspettato la riempì di brividi.

Si slacciò due bottoni della camicia per dargli maggiore libertà, e quando lui si allontanò di qualche centimetro per controllare cosa stesse facendo lo vide avvampare.

Senza farci caso aveva esagerato e adesso parte del suo reggiseno si vedeva attraverso la stoffa. Si trattava di un modello color nude ricoperto di pizzo, uno tra i più sobri che le sue amiche le avevano fatto acquistare. Arrossì anche lei e non ebbe da ridire quando Cecil le fece spostare le mani dai bottoni per richiudere lui stesso la sua camicia, con mani tremanti.

“I-io… ho davvero lezione di divinazione tra poco,” insistette, come se volesse scappare via. “Credo sia meglio fermarci, non abbiamo nemmeno usato un incantesimo per chiudere la porta...”

Quella consapevolezza la colpì duramente, mettendola davanti alla possibilità che qualcuno li scoprisse.
Non sarebbe stato divertente.

“Ti riaccompagno al tuo dormitorio e vado in aula. Ma, prima… Aspetta un attimo qui, torno subito,” le chiese.

Lei annuì e, rimanendo seduta sulla sedia, lo guardò andare via. Sospirò e si decise ad alzarsi, ripercorrendo nella propria mente ciò che era appena successo.

Su una delle pareti c’era un quadro raffigurante della frutta e lei lo trasfigurò in uno specchio per controllare di essere presentabile. Quando ebbe fatto, lo fece tornare come prima. Andò anche a rimettere la sedia a posto e si sedette sulla cattedra.

Cecil fu di ritorno in un paio di minuti così lo raggiunse e uscì dall’aula con lui. Il ragazzo le offrì la mano sinistra e lei l’accettò, accorgendosi che era più fresca di prima. Camminarono in silenzio fino alla parete che celava il dormitorio di Serpeverde, con un po’ di imbarazzo che aleggiava tra loro.

Una volta arrivati, il ragazzo la salutò con un bacio.

“Ci vediamo dopo,” le disse.

“A dopo,” rispose lei, quindi aprì il passaggio e lo varcò.

 
Emily trascorse il resto del pomeriggio a studiare da sola nella sala comune, anche se le fu molto difficile concentrarsi. Andò avanti così per un po’, almeno finché il professor Brodie non entrò nel dormitorio come una furia, apparentemente in cerca di qualcuno.

Quando lo vide tornare dall’ala dei ragazzi trascinando con sé Napier da una parte e Baxter dall’altra, capì che dovevano essere loro i responsabili dello scherzo del molliccio.

Fece finta di non notarli, ma in realtà osservò molto bene la scena da dietro il suo libro di pozioni.

Aveva pensato che quei due fossero maturati ormai, dato che non le creavano più problemi, ma evidentemente non era così. Magari avevano solo cambiato obiettivo, impegnandosi a fare scherzi di cattivo gusto come quello o prendendo di mira degli studenti più indifesi di lei.

A ripensarci, non le sembrò affatto strano trattandosi di loro.

 
L’anno continuò senza spiacevoli eventi, tra studio e qualche appuntamento tranquillo a Hogsmeade. Si sarebbe concluso con l’ultima partita di quidditch, Grifondoro contro Corvonero.

Emily e Blue presero posto sugli spalti e fecero il tifo per la squadra rosso-oro, esultando come non mai quando vinse la partita aggiudicandosi anche la coppa di quidditch. Ai festeggiamenti sul campo seguì una festa nella loro sala comune e Cecil le invitò.

Era la prima volta che Emily metteva piede nel suo dormitorio, perciò era emozionata e curiosa. Per entrarci, seguirono il ragazzo oltre un quadro che celava la sala comune, un ambiente accogliente nel quale prevaleva il colore rosso.

I compagni più grandi avevano preso cibo e bevande dalle cucine, perciò Blue si avventò subito su quel buffet che per lei era sempre irresistibile. Hanna andò con lei, divertita dalla sua reazione ogni volta che vedeva dei dolci.

Emily e Cecil invece scelsero di accomodarsi su un divanetto in disparte, dove lei si accoccolò contro di lui. Chiacchierarono della partita e di tutte le cose belle e divertenti successe quell’anno, mentre assistevano al casino prodotto dagli altri Grifondoro e dagli invitati.

“Ti mancherà giocare a quidditch con loro?” gli chiese Emily, con una mano appoggiata sul suo petto.

Prima di rispondere, Cecil prese ad accarezzarle una spalla.

“Forse… ma credo di essere soddisfatto così,” disse e le rivolse un sorriso che le fece capire che era vero.

I giorni successivi si chiuse davvero l’anno scolastico ed Emily poté essere felice dei suoi voti in ogni materia. In quanto alla coppa delle case, invece, Serpeverde si classificò terzo per un soffio, probabilmente a causa delle malefatte di Napier e Baxter.

Erano successe tante cose e i rapporti tra loro si erano evoluti, ma lei e i suoi amici erano contenti di ciò che era stato e impazienti di tornare a casa. Emily un po’ meno, perché le dispiaceva separarsi da Cecil, ma non poteva farci niente.

Si tennero per mano durante quasi tutto il viaggio in treno, che fecero in una cabina insieme a Blue, Hanna, Parker e Lexi Lee. Una volta giunti a destinazione si separarono tutti a malincuore, promettendosi di divertirsi molto anche l’anno successivo, rimanendo uniti come sempre se non di più.

E così Emily riabbracciò i suoi genitori, con tanti episodi divertenti da condividere con loro… e tanti altri decisamente più privati, che avrebbe tenuto per sé.






Spazio di quella che scrive

Alloooooooora, da dove comincio? xD

Spero vi piaccia l'evoluzione che ha avuto il rapporto tra Emily e Cecil. Ormai lei, a furia di impegnarsi per farsi notare, riesce ad attirare la sua attenzione anche senza farci caso e su di lui, che in questo senso è maturato da poco, è super efficace! Ma tra i due è sempre Emily quella che vorrebbe "correre", mentre Cecil non sa bene cosa deve fare. Tenerino 🥹 BASTA, ora mi zittisco ma mi sono divertita un sacco a rileggere quella parte e personalmente ne sono soddisfatta! xD

Se vogliamo, è stato un momento vagamente piccante ma state sicuri che non si andrà mai troppo oltre in questa storia. Non sarà l'ultimo momento del genere, no, ma rimarremo in descrizioni da rating arancione. E poi, man mano, mi direte se ho fatto delle scelte ottimali e godibili oppure pessime.

Aggiungo infine che Melita Desvara sembra uscita dal nulla, ma una volta Emily si era seduta accanto a lei a lezione, al primo anno, non avendo ancora amici tra i Serpeverde.

La parola a voi! Alla prossima!
   
 
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