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Autore: EleAB98    28/03/2024    3 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO XXV


 

 

«Forza, raccontami tutto!» squittì Monica all'improvviso, visibilmente eccitata.

«Ma tu non stavi dormendo?» la rimbeccò Amanda, che aveva appena oltrepassato la soglia della sua stanza cercando di non fare il benché minimo rumore. La sua cara amichetta, invece, quasi l'aveva fatta sussultare per lo spavento.

«Mi dici come potevo dormire dopo quello che vi ho combinato stasera?» replicò lei, felice come una Pasqua. Aveva sollevato di scatto la testa dal cuscino e, una volta accesa l'abat-jour a forma di civetta che teneva sul comodino, era uscita da sotto le coperte saltellando su e giù per la stanza come una pazza.

«Sai, a dire il vero... io e Alessandro abbiamo deciso di rimanere amici», recitò Amanda, ansiosa di prendersi, almeno per una volta, gioco di lei.

Monica smise all'istante di girovagare come una trottola per la stanza. 

«Lo vedi, allora, che ci riesco a tenerti a bada?» le fece notare Amanda, soffocando a stento uno scoppio di risa.

Il volto di Monica si contrasse in una smorfia infastidita. «Sei una stupida!» esclamò, dandole un pugnetto sul braccio.

«E tu un'autentica sfacciata!»

«Non posso darti torto» , soffiò lei, serafica. «Sai, in effetti, ho pensato che tu e Ale sareste finiti dritti dritti nella sua stanza d'albergo, a fine serata.»

Amanda arrossì come un peperone. «Sei tremenda!»

«Mi sono solo presa la mia rivincita, carina. Così, la prossima volta, ci penserai bene prima di farmi prendere un accidente!»

«Sarebbe così terribile se io e Alessandro decidessimo di non approfondire oltre?» indagò Amanda, le braccia conserte.

«Avanti, che non ci credi nemmeno tu! Si vede lontano un miglio che avete trascorso una bella serata!»

Amanda sospirò, un dolce sorriso fece capolino dalle sue labbra. Si buttò sul letto, lo sguardo perso. «Non solo bella», esalò. «A dire il vero, be'... è stata magnifica. Lui è stato magnifico.»

«Lo sapevo! E quindi? Avete coronato il tutto con un bel bacio passionale, immagino.»

«Immagini male», rispose l'altra, coprendosi il viso. Se in quel momento si fosse gettata tra le fiamme, forse non avrebbe sentito alcun dolore. Tutto il suo corpo stava già andando a fuoco da sé.

«Dai, non mi dire che questi discorsi ti mettono a disagio, adesso! Quando eri fidanzata con Daniele—»

«Daniele è un'altra storia», rispose Amanda, tornando a guardarla. «Quello che sento per Ale non è minimamente paragonabile a quello che ho provato per lui.»

Monica la scrutò con aria piuttosto confusa. «Ma allora... che cosa aspetti a dirglielo?»

«Io non... io non credo di esserne capace. Sì, per lui sento qualcosa di molto forte, ma ho molta paura di—»

«Di cosa?»

«Di... di non essere alla sua altezza, per esempio. Di illuderlo di un qualcosa che magari, alla fine, non nascerà mai.»

«Senti, Am, devi darti una possibilità. Non pensarci troppo, piuttosto vivi il momento e buttati! O finirai per perderlo per sempre.»

Amanda sorrise. «Non eri tu quella che diceva di andarci cauta?»

Monica sospirò, spazientita. «Sì, ero io. Ma in questo caso, Alessandro è quell'eccezione che conferma la regola. Siete davvero belli, insieme. E non lo sto dicendo tanto per dire.»

Amanda continuò a fissare il soffitto. «Durante quel ballo, mi ha tenuto stretta a sé e mi ha coccolata un sacco, come se... come se fossi davvero il suo tesoro più prezioso.»

«Avete ballato insieme? Oddio, ma è tutto così romantico!» esclamò Monica, gli occhi sognanti.

«In effetti, lui mi ha pregato espressamente di ringraziarti per la serata.»

«Semplice dovere», rispose lei, sempre più orgogliosa.

«D'accordo, ma adesso la finisci di darti delle arie?»

«Che avevate bisogno di una piccola spintarella lo sapevano anche i muri, mia cara», continuò l'altra, sempre più infervorata. «Che ti succede?» le chiese dopo un po', notando che Amanda si era trincerata nel suo silenzio.

«Non te lo so dire. Provo una strana sensazione. Come se...» Scosse appena la testa, guardando di sfuggita il cellulare. «Non importa.»

Monica fece spallucce. «Okay. Se mai vorrai parlarmene, fammi un fischio. Per oggi, la smetterò di tediarti. Dai, andiamo a dormire.»

Quando Monica si apprestò a tornare sotto le lenzuola, gli occhi di Amanda si fecero più lucidi. «Grazie», le disse. «Grazie per esserci sempre stata, e... per avermi sempre voluto bene.»

«Siamo sdolcinati questa sera? Aww, quando non ti ostini a fare la dura ti adoro ancora di più». Si fiondò su di lei, abbracciandola forte. «Grazie a te. Sono onorata di essere piombata nella tua vita, come tu sei piombata nella mia, sin da quando eravamo piccole così.»

«Anch'io lo sono», rispose Amanda, un flebile moto di agitazione nel petto. Non sapeva spiegarsi il perché di quell'attacco di ansia improvviso, ma, in ogni caso, fu davvero felice che Monica le fosse accanto.

 

Si stava inoltrando su di un sentiero boschivo del tutto sconosciuto – nonché sommerso dai rumori e somigliante, nell'aspetto, a un piccolo angolo di mondo che nascondeva il suo lato più selvaggio. Dietro quella natura che sentiva non esserle amica.
Non era da sola, però. Un perfetto sconosciuto "trotterellava" al suo fianco, e senza perderla mai di vista.
Amanda cercava disperatamente di seminarlo; per qualche strana ragione, non voleva nessuno accanto, per quanto non fosse per niente sicura della direzione che stesse prendendo in quel momento, sempre più inghiottita dal folto del bosco.

L'uomo, o chi per lui, la richiamava costantemente a sé; la pregava di aspettarlo, di non abbandonarlo a se stesso. Amanda, però, continuava a camminare senza sosta. L'altro, che adesso le appariva sempre più affaticato, la pregò, per l'ennesima volta, di fermarsi.

Lei, però, non si fermava.

Le sue gambe si muovevano praticamente da sole, mentre il suo sguardo continuava a saettare in ogni parte di quel bosco, le cui sembianze – e i relativi contorni – diventavano sempre più sfumati. Sempre meno riconoscibili. Amanda, a un certo punto, quasi non riuscì a vedere più nulla. Ciononostante, non si arrendeva; sradicava ogni singolo arbusto che incontrava sul suo cammino e che le sbarrava la strada. Osservò delle grosse stille di sangue che pendevano dal suo palmo e dalle sue dita, insozzadola tutta. I pantaloni semi-strappati, il giubbotto invernale pieno di buchi.
Era ridotta uno straccio, ma sentiva comunque di non doversi arrendere. Doveva andare avanti.

Il suo cuore provava una tale angoscia, che per un solo istante si chiese se non fosse lo stesso anche per quell'individuo che la stava seguendo – e la cui compagnia le era assai sgradita.

Fino a quando... non percepì un tonfo secco, che subito la fece voltare di scatto.

Lo sconosciuto si era accasciato a terra, privo di forze.

Amanda smise di lottare con se stessa e arrestò il passo, tanto si sentiva stanca. O, per meglio dire, completamente esausta.
Non sapeva da quanto tempo stesse camminando per quel sentiero pieno di sterpaglie e di erbacce complete di spine, come non sapeva se chiedere aiuto o meno.

Ma qualcuno l'avrebbe forse ascoltata?

No. Ogni suo singolo grido – ne era più che certa – sarebbe rimasto inascoltato.

A passo malfermo, si avvicinò verso quell'uomo steso a terra, la vista ancora offuscata. Tremava per la paura, ma, al tempo stesso, tremava dal desiderio di scoprire di fosse.

Si chinò su di lui, mentre si sforzava di stringere gli occhi con la viva speranza di captare un qualcosa.

E un qualcosa, in effetti, captò.

L'uomo sollevò appena la testa; Amanda, per tutta risposta, si tirò istintivamente indietro, ma non così tanto da non riuscirne a distinguere i tratti.

Un viso dalla forma regolare, ma al tempo stesso importante.
Uno strano soggetto, a ben guardare. Il naso gentile e la mascella squadrata; la fronte alta, gli zigomi particolarmente pronunciati.
Degli occhi, invece, non riusciva proprio a distinguere il colore preciso. Sembravano un misto che in sé racchiudeva la limpidezza del cielo e l'oscurità della notte, o di quei campi coltivati intrisi di appezzamenti di terra scura, nei quali spuntavano, di quando in quando, dei teneri germogli.

Il suo sguardo racchiudeva in sé dolcezza e severitàpacatezza e autorevolezza.

Era decisamente sofferenteperò. Sembrava quasi che, dalla sua espressione, volesse dirle: "Perché non mi hai aspettato? Non avevo intenzione di farti del male."

Amanda continuò a guardarlo dalla testa ai piedi, ma non riusciva ancora a capire chi diamine fosse. Portava con sé dei tratti familiari, ma nessuno di quelli le permetteva di riconoscerlo.

Per non parlare delle sue guance: una metà ricoperta da una folta peluria biancastral'altra metà completamente sbarbata. Anche i capelli avevano un aspetto singolare: per metà scuri, per l'altra metà bianchi; quindi, ancora, brizzolati.

Amanda si rituffò in quegli occhi, dalle sfumature tanto singolari. Tutto d'un tratto, non ebbe quasi più paura della sua figura. Ne era, anzi, quasi affascinata.
Un qualcosa di ineffabile, se lo sentiva, la legava a lui. Poi, quando lui accennò un sorriso sofferente, Amanda ebbe un tuffo al cuore.

Quell'uomo era... No, non poteva essere. Proprio no.

Eppure, adesso sì, che riusciva a distinguerne per bene i lineamenti!

Il taglio degli occhi era quello di Francesco, ma la mescolanza di colori di cui si fregiavano richiamava, nella sua mente, anche un'altra persona – che a malapena conosceva.

Tant'è che la forma della labbra era, in effetti, proprio uguale alla sua.

Federico.

Quell'aria introversa, quella bocca, quel sorrisetto incerto e quasi indecifrabile... erano proprio i suoi.
Come la parte sbarbata del suo viso.

Tutto il resto, invece, apparteneva a Francesco.

 

Amanda si contorse per più di una volta come una forsennata, scostando le coperte da sé. Si risvegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore. La sua migliore amica, soltanto qualche secondo dopo, era già al suo fianco.

«Oddio, ma che ti succede?» le chiese, in preda al panico.

Amanda riprese, a poco a poco, a respirare con regolarità. La parte superiore del pigiama era completamente fradicia. «Non è niente», si sforzò di risponderle. «È stato solo... è stato solo un incubo.»

«Mi hai fatto prendere un bello spavento, lo sai?» assentì Monica, tergendole la fronte con un fazzoletto che aveva preso dal cassetto del comodino.

Amanda sospirò. «Mi dispiace», le disse solo. Era mortificata.

Monica le sorrise. «Non devi esserlo. Stai vivendo un periodo difficile, quindi è normale.»

«Ho sognato Federic... no, era Francesco. Anzi, no. Ho sognato entrambi.»

«Amanda, lo so che detesti affrontare l'argomento, ma forse dovresti leggere la lettera che ti ha lasciato tua madre. Non pensi aver aspettato troppo? Magari, così facendo potresti chiarirti qualche dubbio... Oppure no?»

«Non mi sento ancora pronta. E, a dirla tutta, non so se lo sarò mai.»

Monica, questa volta, non insistette. «D'accordo. Dai, ti prendo un'altra maglietta. Questa che hai addosso la mettiamo ad asciugare.»

Amanda se la tolse subito e si rigettò sul letto, il cuore in subbuglio. Da una parte, malgrado fosse ancora notte fonda, non avrebbe affatto voluto riaddormentarsi.

 

L'indomani fu un giorno molto speciale, per Amanda. E non lo fu soltanto per lei. Per l'occasione, la sua migliore amica aveva ben pensato di lasciarle in mano la gestione dell'intera giornata, rifilandole il solito sorrisetto di chi la sapeva piuttosto lunga e che, all'occorrenza – e a differenza di tanti altri –, sapeva pure ben raccontarla.

«Mi raccomando, divertitevi!» le aveva detto, gli occhi puntati addosso.

«Oui, madame», le aveva risposto Amanda, una forte emozione a sconquassarle il petto.

Come sempre, non perse altro tempo e si avviò, a grandi passi, verso la metropolitana. Anche per quel giorno, avrebbe fatto davvero di tutto pur di non pensare a quanto accaduto la notte prima. Mentre saliva sul treno, cercò di immaginarsi la faccia che avrebbe fatto Alessandro non appena l'avesse rivista. Sapeva, in ogni caso, che il regalino che stringeva tra le mani non era certo all'altezza di un evento simile. Che, a quanto pareva, avrebbero proprio festeggiato in quel di Madrid.

Amanda scrutò con vivo interesse le tante persone che, a poco a poco, affollavano l'abitacolo, mentre l'altoparlante le assicurava che stesse arrivando a destinazione. Si sentiva spingere sempre di più verso il lato opposto del treno, e alla fine si ritrovò circondata da così tante persone da non riuscire quasi più a respirare. Ringraziò mentalmente il cielo che non soffrisse di claustrofobia.

Ci mancherebbe solo questo, pensò, il fischio del treno si fece ancora più rumoroso.

Un'ultima fermata, e sarebbe finalmente arrivata a destinazione.

Quando scese dal treno, si abbandonò a un respiro profondo. Sfoggiò il suo miglior sorriso e s'incamminò per le affollate viuzze di Madrid, quindi ammirò Plaza Mayor in tutto il suo splendore. Per certi versi, quella silente contemplazione le ricordò il momento esatto in cui un estasiato Federico aveva ammirato, qualche mese prima, La Mole Antonelliana. Ancora una volta, una strana sensazione si fece strada alla bocca dello stomaco.

Ricacciò indietro quella sgradevole percezione e si rimise in cammino. L'insegna dell'Hostal spiccava tra le altre, e Amanda si ritrovò a sperare che Alessandro fosse ancora in albergo.

Dovrebbe, pensò, avanzando speditamente verso "l'oggetto del suo desiderio". D'altronde, non sono nemmeno le otto e trenta.

Varcò la porta dell'hotel e salì di corsa le scale, fino ad arrivare al terzo piano. Dopo qualche minuto, bussò alla porta. Alessandro le aprì quasi subito, e lei gli si buttò addosso con un entusiasmo a dir poco travolgente. «Tantissimi auguri di buon compleanno!» esclamò, il cuore pieno di gioia.

«Ti ringrazio!» rispose lui, con un pizzico di incredulità nella voce. «Non credevo te ne saresti ricordata.»

La ragazza si scostò quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi. «Be', pensavi male. Tieni, questo è per te. Non è niente di che, però—»

«Però niente. Conta il pensiero, lo sai. Anche se sono sicuro che, di qualunque cosa si tratti, mi piacerà moltissimo.»

Si sedettero sul bordo del letto e Alessandro cominciò a scartare il suo regalo, un perenne sorriso sulle labbra.

«Non credo ti sia difficile intuire di che si tratta», rispose Amanda, l'emozione che cresceva dentro di lei di minuto in minuto.

«Lo sai che leggere mi piace da matti, quindi...» Il sorriso di Alessandro si spense non appena intravide la copertina del libro, completa di nome e cognome.

«Ma... e questo da dove spunta?» le chiese, gli occhi sbrilluccicanti.

«Un po' autoreferenziale come regalo, lo so. Ma questa volta, be'... volevo che fossi tu a leggerlo per primo.»

Alessandro rimase senza parole. «L'hai fatto stampare tu?»

Amanda sorrise. «Sì. In una cartoleria qui vicino. A quanto pare, da queste parti non mi conoscono ancora troppo bene.»

«E... e quando l'avresti scritto?» Alessandro continuò ad accarezzare la copertina del libro, mentre prendeva a sfogliarne delle pagine a caso. Ne era entusiasta.

«L'ho terminato giusto qualche mese fa. Nei ritagli di tempo dal tour promozionale.»

«Dio, io non... Ti giuro, non me l'aspettavo. Mi hai fatto un regalo bellissimo. Desideravo tanto leggerti ancora, ma non avrei mai pensato che per le mani avessi già un altro romanzo.»

«Lo sai quanto mi fidi del tuo giudizio. E comunque... sulla prima pagina dovrebbe esserci scritto qualcosa.»

Alessandro non si fece pregare e ci si fiondò immediatamente.

A te, che sei una persona davvero speciale.

Alessandro posò il libro sul letto e agguantò il viso di Amanda tra le mani. Quella presa di posizione la fece sussultare. L'uomo avvicinò le proprie labbra a quelle di lei, quindi le catturò con estrema dolcezza. Amanda non riuscì a tirarsi indietro; in realtà, nemmeno lo voleva. Spalancò la bocca quel tanto che bastava affinché la lingua di lui si infiltrasse dentro di lei e prendesse a danzare, sempre più confidenzialmente, con la sua, in un impeto di passione che la fece tremare dalla testa ai piedi. Quanto le era mancato assaporare quelle splendide labbra! Alessandro, dal canto proprio, la strinse ancora più a sé. Il trasporto e l'audacia più assoluti si mescolarono a quel pizzico di dolcezza e discrezione che Alessandro le aveva sempre dimostrato.

«Era da ieri sera che desideravo farlo», le sussurrò, continuando a baciarla. «Anzi, che sto dicendo... da quando sei arrivata qui a Madrid.»

Amanda condivideva appieno il suo stato d'animo. Gli sorrise e assecondò il suo impellente bisogno di sentirla su di sé. Quasi senza accorgersene, si ritrovarono distesi sul suo letto, labbra contro labbra, una placida ondata di dolci carezze che bruciavano da sopra i vestiti. Erano ormai avvinghiati l'uno all'altra. Amanda stava di nuovo perdendo il controllo, tanto si sentiva bene tra le braccia di Alessandro. Quando gli sfiorò le guance con la punta delle dita, lui si staccò, pur a fatica.

«Scusami tanto, forse non... forse non avrei dovuto farlo», esalò, mentre cercava di riprendere fiato.

Amanda, per tutta risposta, gli rubò un altro bacio. «Ti prego, non ti fermare. Sto così bene con te», gli sussurrò, incapace di dirgli altro. Non si ricordava di essere mai stata tanto "disinibita" con un ragazzo.

Lui le accarezzò la fronte, continuando a tenerla stretta. «Amanda, come puoi vedere, o forse sentire», le confessò, l'aria indifesa, «sono ancora molto preso da te. Però... però credo sia meglio andarci cauti, questa volta.»

L'altra percepì quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole.

«Non mi fraintendere, io... io ti desidero tanto. Fare di nuovo l'amore con te sarebbe meraviglioso, ma non voglio assolutamente che il nostro rapporto si riduca a questo. Il sesso non è tutto. Anzi, non è niente, se... se lo stesso non è accompagnato da un sentimento reale. L'ho appurato a mie spese.»

«Alessandro, io—»

«No. Non devi dire niente. Non ora.» Le sorrise, comprensivo. «Qualora, un bel giorno, ci ricapitasse di fare l'amore, voglio soltanto che tu ne sia veramente sicura. Non voglio farti pressioni, e non voglio di certo rovinare l'intesa che c'è tra noi. Né che tu ti lasci trasportare troppo dal momento, se non è davvero quello che desideri. C'è un tempo per tutto, Amanda. E questa volta, non ho intenzione di "sbagliare" niente, con te. Prendiamocela con calma, mmh?»

Amanda, in quel preciso istante, appurò quanto quell'uomo fosse incredibile. Speciale come pochi. «Scusami tanto, per quella volta.» Lo abbracciò forte, il calore del suo corpo ad avvolgerla completamente.

«Non scusarti. È stata comunque una serata bellissima, che non dimenticherò mai.»

Nemmeno io la dimenticherò, pensò Amanda.

«Posso... posso almeno continuare a baciarti?» gli chiese, il cuore in gola. Di sicuro, quella "richiesta" sarebbe sembrata, ad Alessandro, quella di una bambina capricciosa che reclamava il suo biscotto preferito, ma comunque non riuscì proprio a trattenersi dal dirglielo. Stava sperimentando, ormai da qualche tempo, un'accozzaglia di sentimenti talmente intensi da instupidirla quasi del tutto. Ciononostante, lei non voleva tirarsi indietro. E, a quanto sembrava, nemmeno lui. Era persino pronto a farsi male, con lei.

Alessandro ridacchiò. «Stavo per farti la stessa domanda», ammise, spegnendo d'un colpo tutti i suoi timori. Scosse la testa, sospeso tra l'incredulità, il desiderio e la felicità più completa. «Con te mi sento ancora un ragazzino, in barba ai miei quarant'anni.» Si rituffò sulle sue labbra e se ne restarono lì a scambiarsi tenerezze, accoccolati sul suo letto per un tempo indefinito, fino a quando, addirittura, non si addormentarono.

E fino a quando il cellulare di Amanda non prese a squillare, facendoli risvegliare di soprassalto.

   
 
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