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Autore: Sunny    03/10/2003    14 recensioni
Prequel della saga di BAWM. La risposta alle domande delle alre storie: come si sono innamorati tutti? Com'è che sono cambiati così tanto dai tempi della scuola? Perchè ricordano questo periodo come il più difficile della loro vita? Leggere per scoprire...
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Being a war mage – capitolo zero

Being a war mage – capitolo zero

 

 

CAPITOLO 2: NUBI ALL’ORIZZONTE

 

 

So many people just running

Round and round

With no sense of logic                                                          

I see lies in the eyes of a stranger

And you’ll be living in danger

                                                                       Living in Danger, Ace of Base

 

 

***************

 

 

Quel sabato andare ad Hogsmeade sembrò strano a tutti gli studenti di Hogwarts; nessuno si sentiva tranquillo, tutti camminavano guardandosi in continuazione alle spalle, e c’erano auror per tutto il paesino pronti a intervenire in qualunque eventualità. Ma neanche con la protezione dei soldati del Ministero si poteva star tranquilli, d’altra parte con la stazione di King’s Cross saltata in aria il monito di come i toni della battaglia si fossero incrudeliti era fin troppo chiaro. I ragazzi non erano liberi e spigliati come al solito e si respirava un’atmosfera molto tesa, il che era del tutto nuovo per un sabato studentesco a Hogsmeade.

 

Nonostante questo, comunque, alcune cose restavano importanti abbastanza da attirare l’attenzione degli studenti di Hogwarts, come ad esempio il nuovo modello di Firebolt che brillava nella vetrina del negozio di articoli sportivi nella piazzetta del paese: Harry e Ron, infatti, per qualche istante si erano dimenticati di tutta la storia cupa della guerra e di Voldemort ed erano rimasti col viso appiccicato alla vetrina.

 

Hermione emise un sospiro esasperato. “Ehi, voi due…”

 

Ma guardala, è semplicemente perfetta!” esclamò Ron, col naso schiacciato contro il vetro. “E con il manico autosterzante, poi!”

 

“Guarda la forma, potresti stenderti sopra e staresti comodo comunque.” Fece Harry, con lo stesso entusiasmo nella voce.

 

“Prevedete di continuare a sbavare davanti a quella vetrina per tutto il pomeriggio?”

 

I due ragazzi si scollarono dalla vetrina e si voltarono verso di lei. “Come si vede che di queste cose tu non ne capisci niente. Borbottò Ron, scuotendo la testa.

 

“Sarà, ma non possiamo passare tutto il giorno qui. Replicò Hermione. “Avevate promesso che saremmo passati in libreria.

 

“Ma insomma, Granger, oltre che mezzosangue sei anche senza cuore. La voce di Draco Malfoy li fece girare di scatto: eccoli lì, lui e i suoi tirapiedi, sempre pronti a dar fastidio. “Almeno lascia a Weasley la possibilità di sognare quello che non potrebbe mai comprarsi neanche vendendo casa e famiglia.

 

Ma tu vuoi proprio che te li faccia duo occhi neri, eh?!” ruggì Ron, facendo due passi avanti con forza. Tiger e Goyle fecero lo stesso.

 

Hermione si mise di mezzo, dando le spalle ai tre Serpeverde. “Ron, andiamo.” Sibilò.

 

Ron e Malfoy si stavano uccidendo a colpi di sguardi. “Che c’è, Weasley? Ti dà più fastidio il fatto di essere al livello in cui sei caduto…o che tutti i vestiti che hai valgono quanto una sola delle mie camicie?”

 

“Lascia perdere questo verme.” Fece Harry al suo amico. Ron aveva le nocche delle mani bianche per quanto erano serrate.

 

“Non vale la pena di rischiare l’espulsione per lui. Gli disse ancora Hermione, tirandolo per un braccio e cercando di allontanarsi. Ron le oppose resistenza, ma alla fine si lasciò portare.

 

Malfoy rise. “Ma guardalo! Si fa comandare a bacchetta da quella mezzababbana! Si vede che quel poveraccio di suo padre gli ha dato il buon esempio, fa questo dalla mattina alla sera.

 

Ron si voltò di scatto, furioso, e stavolta fu Harry a trattenerlo. “Vaffanculo, Malfoy! Sei uno stronzissimo furetto col culo al posto della testa!!”

 

Ron gli stava urlando ancora di tutto quando Harry e Hermione riuscirono ad allontanarlo. Ron si divincolò il braccio dalla presa di Hermione e riprese a camminare con passo deciso. “Io vorrei sapere perché devi sempre metterti in mezzo! Malfoy merita una lezione, e tu lo sai!”

 

“Non a prezzo della tua espulsione.” Replicò Hermione. “Lo sai come funziona, il padre di Malfoy lo farebbe reintegrare in un secondo. Verrà il momento adatto per dirgliene quattro, ma certo non è ora.

 

Ron scosse la testa, sempre camminando. “Non vedo nessun valido motivo per cui io dovrei essere espulso, mentre lui che è figlio di un mangiamorte deve fare il suo porco comodo, che tanto non lo tocca nessuno.”

 

“Silente sostiene che i figli non devono scontare le colpe dei genitori, è per questo che ha permesso ai Serpeverde di restare. Si ostinò Hermione.

 

“L’unico motivo vero è che Silente è eccessivamente buono, e i Serpeverde sono e restano delle carogne, padri, madri e figli. Fu la decisa risposta di Ron.

 

Harry scosse la testa. “Molti di loro, comunque, sono figli di bastardi che mantengono pulito il proprio nome. Guarda Malfoy: sappiamo tutti che è un mangiamorte, ma non ci sono le prove per dimostrarlo.”

 

“Solo perché non cercano abbastanza.” Borbottò Ron.

 

Hermione, che fino a quel momento era stata completamente presa dalla loro discussione, si accorse di essere arrivata finalmente davanti alla libreria dove doveva andare; ma con suo grande stupore notò che la porta era sbarrata. Un ragazzo la stava chiudendo.

 

“Scusami?” Hermione lo avvicinò. “Perché la libreria è chiusa?”

 

“Come, non lo sai?” fece quello. “Il fratello del proprietario è morto nell’attentato di King’s Cross due giorni fa.

 

Hermione, Harry e Ron rimasero in silenzio. Era dura vedere e sentire ovunque gli effetti della guerra, anche nelle piccole cose del quotidiano; era diventato quasi come se ogni mattina fossero in attesa del bollettino dei danni quotidiani. I mangiamorte avanzavano giorno dopo giorno con attacchi sempre più mirati e sconvolgenti. Non era più la stessa cosa vivere nel mondo della magia in quel modo angosciante. Faceva male.

 

 

***************

 

 

Entrando nei Tre Manici di Scopa Harry, Ron e Hermione si avviarono subito al bancone da Madama Rosmerta per bersi una buona burrobirra rifocillante; la grassoccia signora fece un gran sorriso a tutti e tre, riconoscendoli.

 

“Oh, mi stavo giusto chiedendo dove foste finiti voi tre. Esclamò.

 

Ma lei lo sa bene che non potremmo mai rinunciare al goccetto, no?” disse Ron, ridacchiando allegramente.

 

La signora fece loro un occhiolino. “Che vi porto, il solito?”

 

“Tre burrobirre.” Fece Harry, prendendo dalla tasca i soldi per offrire da bere anche ai suoi amici.

 

“Ve le porto subito, cari.” Madama Rosmerta si defilò oltre una porta alle spalle del bancone.

 

“Scusami?”

 

Una voce femminile fece voltare i tre ragazzi: c’erano due ragazze bionde molto sorridenti, indubbiamente molto giovani ma non più studentesse, e terribilmente uguali l’una all’altra.

 

“Tu sei Harry Potter, non è vero?” disse cordialmente una delle due. “Io sono Elise, e questa è mia sorella Emily.

 

Harry fece loro un gran sorriso. “Si, sono proprio io. Ciao.”

 

“Molto piacere.” Replicò la sorridente ragazza.

 

Anche la sorella sorrise, ma a Ron. “Tu sei figlio di Arthur Weasley, vero? Mio padre è un suo collega, tu gli somigli molto.

 

Ron scansò leggermente Hermione, mettendosi più dritto. “Già, io sono Ron.”

 

“Vi avevamo riconosciuti da lontano, ma non eravamo sicure che foste voi.” Riprese la prima ragazza. “Sapete, noi siamo inglesi, ma abbiamo studiato a Beauxbatons.

 

“Ah, davvero?” Ron sembrava abbastanza a suo agio. “E com’è studiare in Francia?”

 

Mentre la conversazione andava avanti, Hermione stava letteralmente dando fuoco ai quattro ragazzi col solo sguardo. L’avevano completamente ignorata, come se neanche fosse stata lì, sia le due galline che i suoi cosiddetti amici! Quando Madama Rosmerta uscì con le burrobirre lei si prese la sua e si avviò verso il primo tavolo disponibile. E per una volta ebbe la fortuna di trovarne uno a cui stava seduta l’unica persona che aveva voglia di vedere in quel momento.

 

Ginny Weasley.

 

La loro amicizia aveva fatto passi da gigante negli anni: inizialmente non avevano legato un granchè, ma col tempo per lei Ginny era diventata più che la sorella del suo migliore amico. Era una persona dolce e comprensiva, ma anche molto determinata e testarda. E non era assolutamente frivola e pettegola come le gemelle Patil o Lavanda Brown.

 

Hermione si lasciò cadere sulla panca al suo tavolo e buttò giù un sorso piuttosto consistente di burrobirra. Ginny inarcò un sopracciglio. “Bevi per dimenticare?”

 

Hermione mise giù il suo boccale. “Si, per dimenticare che quei due ragionano con una parte del corpo completamente diversa dal cervello. Borbottò odiosamente, fulminando ancora una volta con lo sguardo i suoi amici, che sembravano molto allegri e a loro agio a parlare con le due ragazze appena conosciute.

 

Ginny si sporse un po’ in avanti per guardare nella sua stessa direzione. “Beh…davanti a due come quelle, poveretti…sono maschi, è automatica la reazione.” Disse con un sorrisetto.

 

Hermione scosse la testa. “Li hanno avvicinati solo perché sono Harry Potter e Ron Weasley, cosa che normalmente li avrebbe mandati in bestia, ma non se a farlo sono quelle due…quelle due Barbie!” esclamò, irritata.

 

Ginny rise. “La bambola babbana, eh?”

 

Hermione, stupita, la guardò. “E tu come la conosci?”

 

Ginny scrollò le spalle con un sorriso. “Faceva parte della raccolta di cose babbane che papà portava a casa per il weekend fino a qualche anno fa…una volta mi ci ha fatto anche giocare, ma non era un granchè divertente. Non faceva niente, era solo tutta bella e perfetta…nah, non era la bambola giusta per me.

 

“Già.” Annuì Hermione, bevendo anche l’ultimo sorso della sua burrobirra. “Sei qui da sola?”

 

“Sto aspettando Colin.” Il tono di Ginny non era particolarmente entusiasta. “Dovevamo prenderci qualcosa insieme, ma poi…”

 

“…è scappato alla redazione della Gazzetta del Profeta a trovare un pretesto per farsi assumere.

 

Ginny annuì. “Esatto. Mi ha detto di aspettarlo qui, che tanto ci avrebbe messo cinque minuti…ne sono passati venti.

 

Hermione ridacchiò. “Che vuoi farci, quello non cambierà mai. Non finchè continueranno a dirgli che è troppo giovane per lavorare al giornale.”

 

“Stavolta è andato munito di un progetto, sai. Fece Ginny, con uno sguardo vispo. “Vuole offrirsi come inviato speciale a Hogwarts. Vuole mandare alla Gazzetta del Profeta ogni settimana un articolo su noi studenti e sulle nostre reazioni alla guerra.

 

Hermione scosse la testa. “Un po’ da sciacallo, direi.”

 

“Lui è convinto che sia l’idea del secolo.

 

“Allora forse dovremmo cominciare ad ordinargli una cioccolata calda per alleviare l’affronto del rifiuto. Le due ragazze risero.

 

In quel momento Harry e Ron salutarono le due ragazze con cui stavano parlando e si andarono a sedere al loro tavolo. Ginny decise di non lasciar cadere la cosa e tormentarli un po’. “Dite un po’, è una mia impressione o con le bionde avete l’approccio facile?” disse con un sorriso falsamente angelico.

 

Ron buttò giù la sua burrobirra. “O sono loro che ce l’hanno con noi.” Fece allegramente.

 

Hermione scosse la testa. “Sto cominciando a preoccuparmi, sai, ormai guardi solo le ragazze belle e senza cervello. Non è molto maturo da parte tua. Finirai per sposarne una e divorziare la sera stessa del matrimonio.

 

Ron le fece un occhiolino. “Nah, non finchè tu sarai il mio grillo parlante, non ci riuscirei neanche se volessi. Hermione gli mollò una gomitata mentre lui, Ginny e Harry risero allegramente.

 

Harry si guardò un po’ in giro nel locale. “Ehi, ma …sbaglio o non c’è neanche un Serpeverde qua dentro?”

 

“No, infatti.” Gli rispose Ginny. “Il prefetto dei Corvonero, Duke Salvage, ha organizzato una specie di comizio. Vuole raccogliere quante più firme può e presentare a Silente una petizione ufficiale per far espellere tutti i Serpeverde in quanto figli di criminali.”

 

“Magnifico, dov’è che si firma?” disse subito Ron, emozionato all’idea.

 

Harry annuì. “Già, voglio il mio nome in cima alla lista.

 

“Non credo che servirà a molto, comunque.” Replicò Ginny. “Anche se raccogliesse tutte le firme della scuola, la decisione finale spetta sempre a Silente.”

 

“Appunto.” Annuì Hermione.

 

Ron fece una smorfia. “Comunque vale la pena almeno fare un tentativo.”

 

Duke Salvage, Carl Peterson e Ronin McRegan, i prefetti di Corvonero, Grifondoro e Tassorosso, si misero in piedi su una panca e iniziarono il loro discorso attirando l’attenzione di tutti i presenti. Il loro discorso non si aprì con troppi convenevoli: i Serpeverde, in quanto figli di assassini privi di morale, non avevano alcun diritto di continuare a frequentare una scuola come Hogwarts. Il discorso venne interrotto più volte da una serie di applausi, tutti supportati da incitamenti molto vigorosi.

 

Harry e Ron, in effetti, erano talmente presi che nemmeno videro arrivare Colin Canon, che si sedette al tavolo con loro. Ginny invece non solo lo vide, ma vide anche che era pallido e sembrava sconvolto. “Colin?”

 

Anche Hermione lo guardò un po’ perplessa. “Tutto bene?”

 

Finalmente anche i due ragazzi si voltarono. “Ma che hai passato, hai visto un fantasma?” fece divertito Ron, inarcando un sopracciglio.

 

“Quasi.” La risposta di Colin Canon fu stranamente molto seria e tesa. “Non l’ho visto, ma ne ho sentito parlare.

 

Ginny inarcò le sopracciglia. “Potresti essere un po’ più chiaro?”

 

“…oh no, non si può.” Fece tutto all’improvviso il ragazzo magrolino, scuotendo la testa. “Non posso dire niente.”

 

“Nemmeno a Harry?” provò Ron, e il suo migliore amico gli lanciò un’occhiataccia.

 

“L’hai avuta dalla redazione della Gazzetta del Profeta questa informazione?” chiese Harry, e Colin annuì con gli occhi bassi. “Allora è solo questione di tempo prima che tutto il mondo della magia venga a sapere. Ci darai solo un’anticipazione, tutto qui.

 

Ron annuì. “Pensaci, darai una dritta a Harry Potter, non è una roba che capita tutti i giorni. Harry gli mollò un pestone sotto il tavolo.

 

Alla fine Colin annuì e alzò lo sguardo, voltandosi a destra e a sinistra e sporgendosi in avanti per rivelare la cosa in gran segreto. “Ok, va bene. Ma non dovete assolutamente farne parola con nessuno fino a domani, quando sarà uscita la Gazzetta.”

 

Dai, spara.” Lo incoraggiò Harry.

 

“La notizia è solo di pochi minuti fa, sapete…” disse finalmente Colin. “…ma sembra proprio che i mangiamorte abbiano ucciso il Ministro, Cornelius Caramell.

 

“Come?” chiese Ginny, con la voce che le tremava.

 

“Non so bene i particolari…quello che è sicuro è che hanno attaccato casa sua mentre era a pranzo con la sua famiglia. Hanno ucciso anche la moglie.”

 

Hermione e Ginny si guardarono in faccia a bocca spalancata. Fu Ron il primo a rompere il silenzio, anche se con qualche difficoltà. “Hanno…hanno fatto fuori Caramell?”

 

Colin annuì. “In casa sua.”

 

“Ma…e gli auror che aveva di guardia?” balbettò Ginny, ormai bianca come un cencio.

 

Il silenzio di Colin fui più eloquente che mai. Hermione si coprì la bocca con una mano. “…sono… sono riusciti a superare le guardie armate del Ministro?”

 

“E’ questo il motivo per cui domani, quando si spargerà la notizia, assisteremo a scene di allarmismo e panico da tutte le parti.” Il tono di Colin, forse per la prima volta in assoluto, era non solo serio ma anche cupo. “Penseranno tutti che non abbiamo più nessuna protezione contro Voi-Sapete-Chi.”

 

E non hanno mica tutti i torti.” Ron si passò una mano fra i capelli. “Le guardie del corpo del Ministro sono considerate quasi invincibili…”

 

Ginny, pallida e visibilmente agitata, trovò la voce per mormorare qualcosa. “…ma allora noi? Che protezione abbiamo noi?”

 

“Noi abbiamo Harry.” Colin sembrò ritrovare il suo solito irritante quanto inappropriato buonumore. “Tu ci proteggerai, Harry, vero?”

 

Harry rimase in silenzio, stringendo forte fra le mani il suo bicchiere di burrobirra. Non riuscì a mantenersi molto a lungo, comunque: solo pochi secondi dopo si alzò bruscamente dalla panca e si diresse rapidamente verso l’uscita del locale. Ron si alzò a sua volta per andargli dietro, lanciando un’occhiataccia a Colin, e anche Hermione li seguì subito.

 

“Ehi, ma che ho detto?” fece confuso Colin. Ginny avrebbe tanto voluto andare con loro tre, ma in fondo il povero Colin non meritava di essere abbandonato come un criminale, e si sforzò di restare e rassicurarlo che lui non aveva colpe.

 

 

***************

 

 

“Ti vuoi fermare?”

 

Ron e Hermione facevano fatica a stare dietro a Harry, che camminava molto rapidamente e soprattutto senza voltarsi indietro. Si stava dirigendo verso la zona meno affollata di Hogsmeade, ma le sue intenzioni non erano chiare.

 

“Harry, per favore!” provò Hermione.

 

Harry si voltò di scatto. Sembrava arrabbiato. “Che ti prende, si può sapere?” fece Ron.

 

“Non lo so, va bene?!” urlò Harry. Per fortuna c’era poca gente per strada, altrimenti si sarebbero voltati tutti.

 

“Almeno mi fai capire dove stai andando?” Ron cercò di mantenersi calmo.

 

“Io…non lo so, ma sono stanco!” Harry si stava chiaramente sfogando. “Ho la sensazione che tutta questa guerra sia un gigantesco giocare al gatto e al topo! Beh, io odio essere il topo, e odio essere in trappola!”

 

“Quello che sta succedendo non è colpa tua. Lo interruppe Hermione. “Non ci sei sempre tu al centro di tutto, Harry, non puoi sempre prenderti anche le colpe che non hai.

 

“Lui sta cercando me, possibile che non lo capisci?” replicò Harry. “Ci sta facendo il vuoto attorno, sta uccidendo centinaia di persone. Forse se mi consegnassi a lui finirebbe tutto una volta e per tutte.”

 

“Non dirlo neanche per scherzo! Ma sei scemo?!” ora Ron stava davvero perdendo le staffe. “E che avremo risolto se ti avrà fatto fuori, credi che si fermerà? Credi che si prenderà i suoi amici mangiamorte e se ne tornerà tranquillamente da dove è venuto?!”

 

Hermione scosse la testa. “Sarebbe un sacrificio inutile, Harry.” Disse piano.

 

A farle eco fu un cane che stava abbaiando con forza; i tre ragazzi rimasero stupiti nel riconoscere Sirius: era parecchio che non si mostrava a loro nemmeno nella sua forma di Animagus. Sirius scodinzolò e si fece seguire lungo una stradina sdrucciolevole che dava su un prato parallelo alla strada, poi si voltò e abbaiò di nuovo. I tre giovani Grifondoro seguirono il cagnone in silenzio finchè non raggiunsero una specie di catapecchia abbandonata in mezzo ai campi. Entrarono e si chiusero la porta alle spalle e solo allora Sirius si rivelò, ritrasformandosi in essere umano.

 

“Ciao Sirius.” Disse gentilmente Hermione, sedendosi su un tavolo traballante che stava al centro della stanza. Ron ci si appoggiò soltanto, per evitare di farlo crollare direttamente. Harry rimase in piedi, appoggiato al muro e con lo sguardo basso e torvo.

 

“Come va, ragazzi?” disse amichevolmente Sirius, appoggiandosi a una sedia a dondolo alquanto instabile.

 

Ron scrollò le spalle. “Siamo ancora vivi. In tempi come questi è una fortuna, no?”

 

Sirius annuì, comprendendo il suo sarcasmo. “Già.”

 

Hermione si morse per un attimo il labbro inferiore. “Sirius…forse tu non lo sai, ma Cornelius Caramell…”

 

“…è stato ucciso dai mangiamorte stamattina, si. L’uomo si accigliò. “E voi come lo sapete?”

 

Ron fece una smorfia. “Abbiamo i nostri informatori.”

 

Sirius l’accettò come risposta. “Già, beh…si, presto tutto il mondo della magia lo saprà.

 

“E con King’s Cross siamo a due in tre giorni. Fece Ron. “O a meno due, se preferisci.”

 

“In queste ultime settimane i loro attacchi si sono intensificati moltissimo. Mormorò Hermione.

 

“Diciamoci la verità.” Disse serio Ron. “Si stanno avvicinando. Ci scommetto che noi siamo tra i prossimi obbiettivi.”

 

Hermione rabbrividì e abbassò lo sguardo, stringendosi nelle spalle; Ron lo notò e gli diede fastidio vederla così tesa. Le prese una mano nella sua e lei gliene fu grata, perché gli rivolse un piccolissimo sorriso.

 

Sirius sospirò. “Non dovete avere paura. Hogwarts è sorvegliata.”

 

Anche casa Caramell lo era.”

 

“Ma a casa di Caramell non c’era Silente. La risposta di Sirius sembrò far riflettere Ron e Hermione. “Silente è il più grande mago dei nostri tempi. Vi proteggerà meglio di chiunque altro.”

 

Harry fece una smorfia ironica piuttosto rumorosa, attirando su di sé l’attenzione degli altri. “Perché continui a dire queste palle? Perché li stai illudendo?”

 

Sirius lo guardò confuso. “Come…?”

 

Harry fece un passo avanti. “Hai sentito bene. Li stai illudendo, esattamente come hai sempre fatto con me. Beh, questo non è giusto.

 

“Harry, non ti capisco.”

 

“Ah, non mi capisci, eh?” ribattè duro Harry. “Beh, forse ti serve solo un piccolo sforzo per accorgerti di quante volte tu hai illuso me! Tutte le volte che hai promesso che saremmo andati a vivere insieme, per esempio!”

 

Sirius incassò il colpo e abbassò lo sguardo. “Credimi, Harry, non c’è niente che vorrei di più al mondo.

 

Ma chissà come mai sono passati tre anni e io vivo ancora in quella bettola di casa Dursley!” Harry incrociò le braccia sul petto.

 

“Ci sono delle cose che per ora non posso spiegarti.” Tentò di dirgli il suo padrino. “Quello che faccio nella vita non  mi consente di abitare in una tranquilla casetta assieme a te.”

 

E che cos’è che fai?”

 

Sirius abbassò gli occhi. “Mi dispiace.”

 

Harry annuì con amarezza. “Già, dispiace anche a me. Soprattutto mi dispiace che se io stessi da te sarebbe tutto più semplice.

 

Cosa sarebbe più semplice, figliolo?”

 

“Se io stessi con te non starei a Hogwarts.” La voce di Harry era tesa come una corda. “E non la renderei un bersaglio di Voldemort.

 

Sirius scosse la testa. “No, questo non è vero. E’ una guerra, Harry, non è più una lotta personale.

 

“Hogwarts è coinvolta perché ci studia Harry Potter.

 

“Hogwarts è coinvolta perché ci studiano giovani promesse del mondo della magia, guidati dai maghi e dalle streghe più forti e saggi dei nostri tempi.

 

Harry si appoggiò al muro e scosse stancamente la testa. “…non lo so. Io so solo che vorrei andarmene dove nessuno saprebbe mai nemmeno che esisto.

 

“Beh, in tal caso avvertimi prima.” La risposta determinata di Ron precedette quella di Sirius. “Perché io vengo con te.”

 

Hermione annuì con decisione. “Anch’io.”

 

Sirius guardò per un momento i due ragazzi con gli occhi che gli brillavano: volevano un tale bene al loro amico che la loro devozione e il loro coraggio sarebbe bastato a dare a chiunque la forza di andare avanti. Ma Sirius conosceva bene Harry e sapeva che in realtà se la loro amicizia era tutto per lui, era anche la sua più grande preoccupazione: loro erano la sua famiglia, e per questo erano in pericolo più di chiunque altro. E Harry avrebbe preferito morire piuttosto che vederli feriti…o peggio…a causa sua.

 

 

***************

 

 

Molte volte è più difficile aspettare che le cose accadano piuttosto che essere parte attiva e farle succedere grazie anche al proprio intervento. Ci sono persone che preferiscono aspettare che le cose avvengano, e ce ne sono altre che invece lottano per agevolarle o impedirle. Così come ci sono soldati che al momento cruciale scelgono di risparmiarsi la vita per un’altra battaglia e scappano via, e ce ne sono altri che preferiscono morire combattendo sul campo di battaglia fino all’ultimo respiro.

 

E Harry era uno di questi.

 

L’aveva dimostrato sempre, in ogni occasione, in ogni circostanza. Lui non amava tirarsi indietro né nascondersi, e certamente odiava essere una bomba ad orologeria ambulante. Perché era questo che Harry si sentiva: una minaccia alla felicità e alla serenità di quelli che amava. Era già successo tempo prima: per colpa sua erano morti i suoi genitori, poi non era stato capace di fermare Voldemort, non aveva salvato Cedric Diggory, anzi…e dallo scoppio della guerra non aveva fatto più nulla. Si era nascosto e aveva aspettato…che cosa, poi?

 

E che cosa stava aspettando ora, a notte fonda, mentre fissava il cielo stellato nella Torre dell’Astronomia?

 

“Poche cose al mondo conservano la purezza del cielo, non è vero?”

 

Harry sussultò e si voltò di soprassalto. “Professor Silente…io…”

 

Il buon vecchio preside scosse la testa con un sorriso. “Non sono qui per togliere punti a Grifondoro. Si dà il caso che avessi il tuo stesso desiderio…volevo osservare un po’ le stelle.”

 

Harry tornò a rilassarsi di spalle al muro, e non disse nulla.

 

Silente fece un paio di passi avanti. “Ci sono un sacco di teorie sulle stelle, lo sai?” disse piano, con la sua voce tranquilla e pacata. “Alcuni dicono che sono finestre che danno su altri mondi. Beh, potrebbe anche essere. Altri pensano che siano i nostri cari che ci guardano dal mondo dei morti. E’ un po’ strano, ma in fondo è rassicurante immaginarlo. La terza teoria è quella in cui credo di

meno.”

 

Harry si accigliò. “Cosa dice esattamente?”

 

“Gli astrologi e gli appassionati di Divinazione credono che il destino di ciascuno di noi sia già scritto nelle stelle.

 

Harry esitò. “Perché non ci crede, professore?”

 

Silente si voltò a guardare Harry oltre i suoi occhialetti a mezzaluna. “Perché io penso che tutti noi dobbiamo ancora scrivere il libro della nostra vita, Harry. Quello che ci succede non possiamo controllarlo, ma possiamo decidere come affrontare la vita e come reagire ai problemi.”

 

Harry abbassò la testa. “Anch’io la penso così.”

 

Silente inarcò leggermente le sopracciglia. “E come la pensi, figliolo?”

 

Harry sospirò, quindi rialzò la testa. “Io sono libero di fare quello che voglio, non è vero? Sono libero anche di lasciare questa scuola, perché sono maggiorenne. Nessuno potrebbe fermarmi.”

 

Silente rimase per un momento in silenzio, poi parlò col suo solito tono calmo. “E dove vorresti andare?”

 

“Ad affrontare Voldemort.” Disse Harry senza mezzi termini. “Cos’ questa guerra maledetta finirà e smetteranno tutti di soffrire.

 

“Non tutti.”

 

“Si, invece. Comunque andranno le cose, la guerra almeno finirà.”

 

Ma tu potresti perdere. O morire.”

 

Harry scosse la testa. “Sarebbe meglio che a morire fossi io, e non chi ha una famiglia che ne soffrirebbe.”

 

“Io credo che il signor Weasley e la signorina Granger avrebbero qualcosa a che ridire su questo.

 

Harry serrò la mascella. “Io non voglio che a Ron e Hermione succeda qualcosa. E neanche agli altri. Se posso evitarlo, se posso fermarlo prima, io…professor Silente, la prego, mi lasci andare.

 

Silente guardò il ragazzo per un lungo momento, alla fine si sedette sulla panca accanto a lui e continuò a fissare il cielo stellato. “Lo credevo anch’io molti anni fa.” Disse piano, e per la prima volta Harry sentì la sua voce appesantita dagli anni. “Credevo anch’io che se avessi affrontato Voldemort lo avrei fermato. Dicevano che ero l’unico che poteva ucciderlo; non ci ho mai creduto fino in fondo, ma pur di difendere quelli che amavo avrei fatto di tutto. Ci ho provato. E ho fallito.” E qui si voltò a guardarlo negli occhi. “Ho fallito, e sono morti in tanti senza che io potessi fare niente. E credimi, avrei volentieri dato la vita pur di salvare tutti quegli innocenti. Ma non era in mio potere farlo.”

 

“Lei…crede che io non riuscirei a fermarlo?” mormorò Harry.

 

“Io credo solo che qualunque cosa succeda, il tuo momento verrà senza che tu te lo vada a cercare. Come verrà il mio.”

 

Harry abbassò lo sguardo. “Quindi dobbiamo restare qui ad aspettare.

 

Silente annuì. “E’ la scelta più difficile, ma sfortunatamente è l’unica cosa saggia da fare. E voglio che tu lo ricordi sempre, Harry. Questa guerra è iniziata molto prima che tu fossi concepito, e quello che succede non è a causa tua. Tu sei solo parte degli eventi, come tutti noi.

 

Harry sospirò e si alzò. “Io spero solo che questo momento arrivi, e anche presto.

 

Silente sorrise. “Arriverà, arriverà…mio giovane e impaziente Grifondoro. Lascia che sia lui a trovare te, e non il contrario.

 

Harry annuì e abbozzò un piccolo sorriso. “Grazie, professore. Per tutto.” Il buon vecchio preside gli sorrise e lui fece per andarsene.

 

“Harry?” il ragazzo si voltò. “Tutte le stelle per essere viste devono brillare di più. E ci impiegano del tempo…ma poi sono abbaglianti in tutto il loro splendore.”

 

Harry tese le labbra in qualcosa che assomigliava a un sorriso e poi annuì, lasciando la Torre per tornare nel suo dormitorio.

 

 

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Oh, ecco finalmente finito anche il secondo capitolo. Grazie Sara Lee per la velocità con cui lo hai beta letto! Sei la migliore, come sempre. =)

Vorrei fare una piccola precisazione prima di andare avanti: Harry afferma di essere maggiorenne nonostante abbia ancora 17 anni perché in Inghilterra a quell’età si è maggiorenni.

 

Wow, quante bellissime recensioni! Vi adoro tutti, ragazzi! =) Ci tengo a ringraziarvi uno per uno!

Vale: sono felicissima di sentirti! Io adoro le tue recensioni, è sempre un piacere leggerle. Spero davvero di riuscire a soddisfare le tue attese ^^

Strekon: Seamus piace un casino anche a me! =) si, se vedemu…ma tu aggiorna, capito? Sto aspettando con molto interesse…

Alexis: maestro! Allora ti piace leggere le cose che scrive il “marocchino”, eh? ^^  eh eh… muchas gracias, Yo soy muy…contenta come si dice? ^^

Ginny, Mao_Chan91, Mikisainkeiko e Kimmy: grazie infinite!!! =)

Beppe90: grazie, sei davvero molto gentile!

Kim: grazie! E comunque sei veramente molto brava, lo sai? Devo ancora recensirti l’ultimo chap che hai postato…ma meriti un sacco di complimenti perché mi piace molto il tuo modo di scrivere e interpretare le situazioni. Sto rileggendo anche la tua prima storia…è molto, molto bella!

Danae: il tuo entusiasmo mi ha messo di buonumore =) e sì, Seamus è proprio un grande….

Vega: dai un’occhiata alla tua posta stasera =) un bacio grande

Kiara: carissima! Spero davvero che la storia continuerà a piacerti, mi piace trovare le tue recensioni =)

Marilia: tranquilla, non succede proprio niente…non è la fine del mondo, è solo un titolo ed è una coincidenza! Buon trasloco!

Virginia: non capisco la tua recensione (c’è ben poco da capire, comunque), ma interpreto la tua vaga esclamazione in modo non positivo. E onestamente non capisco perché se devi dire che una cosa non ti piace non lo dici e basta, senza lasciare messaggi “cifrati”.

Alice: ti voglio un bene dell’anima! E sono contenta che tu abbia risolto tutto... sei grande =)

Neo: …già sai! =)

 

Ah, dimenticavo: mia sorella ringrazia tutti per gli auguri al suo sito! =)

Beh, ora devo lasciarvi…il prossimo capitolo, mh…”Addio Hogwarts”. Suona familiare? Per chi ha letto le altre storie della saga sicuramente si. Baci e baciotti

 

Sunny

  
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