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Autore: RoseScorpius    23/09/2010    33 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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5.
Il compratore di mutande
 

 
 

Mi sono sempre chiesta se Albus e James Potter siano davvero fratelli. Sembra difficile che gli stessi geni, combinati in modo diverso, possano dar vita a due personalità così diverse tra loro. Se fossi lo zio Harry, avrei quantomeno fatto un test di paternità per assicurarmi che siano entrambi figli miei. Ma conoscendo zia Ginny, immagino che lo zio abbia avuto i suoi buoni motivi per starsene zitto e non sollevare obiezioni. D’altronde immagino che avesse paura di scoprire che sua moglie si era accoppiata con un gorilla, per far nascere un tipo come James. E come dargli torto?
Ma il bello dei cavernicoli come James è che possono solo stupirti i senso positivo.
Ovviamente avrei dovuto saperlo che mio cugino era perfettamente capace di far sembrare gli uomini di Neanderthal delle persone sensibili e raffinate.

 

***

 

Un uomo alto, con i capelli rossi, stava facendo mettere in un pacco regalo un completino intimo di pizzo nero.
Rimasi immobile, impietrita, a fissare Ronald Weasley, mio padre, che pagava ed usciva dal negozio senza accorgersi della mia presenza, e anche dopo che fu sparito in strada, non mossi un muscolo.
Forse è per mamma… per farsi perdonare. Glielo regalerà e lei pianterà quel cazzo di biondino ossigenato e torneranno insieme…
Non ci avrebbe creduto neanche un bambino di tre anni. Quel completino intimo non era per mia madre. Era per qualche sciacquetta, magari di vent’anni più giovane di papà, che lo avrebbe sposato per i suoi soldi, avrebbe sbattuto Hugo fuori di casa ed avrebbe definitivamente ed irreparabilmente rovinato la nostra famiglia. Che diciamocelo, faceva già abbastanza schifo prima che mamma si mettesse con Malfoy e papà cominciasse ad uscire con un’altra.
Mi sentivo lo sguardo di Scorpius addosso, ma non alzai gli occhi su di lui: non volevo che vedesse quanto erano lucidi, e probabilmente si stavano anche arrossando. Lo sentii prendere fiato, ma prima che potesse dire qualcosa me ne andai. Non sapevo neanche dove, ma me ne andai.
L’aria inquinata della strada mi sembrò la cosa più bella che avessi mai respirato, in confronto all’aria opprimente e pesante che c’era all’interno del negozio, e lasciai che la brezza estiva mi soffiasse i capelli via dalla fronte, e mi asciugasse gli occhi dalle lacrime. Non volevo piangere. Non dovevo piangere.
Mi sedetti sul gradino di un portone, e nascosi il volto tra le braccia. Avevo sopportato tutto, a partire dal divorzio e dalla separazione da Hugo per arrivare al nuovo, ossigenato fidanzato di mamma, perché diamine un merdosissimo paio di mutande doveva buttarmi tanto giù?
Ma la verità era che da quando io e mamma ci eravamo trasferite in quella dannata villetta, con i Malfoy, avevo capito quanto mi fossi sbagliata, quando pensavo che il divorzio fosse la scelta migliore che mamma e papà potessero fare. Rivolevo indietro la mia famiglia, e in quella settimana avevo covato la segreta speranza che papà tornasse a riprendersi mamma, come l’eroe di uno di quegli stupidi film babbani che piacevano tanto a Lily.
E invece ora lui usciva con un’altra, e questo cambiava tutto. Lui non sarebbe tornato a riprendersi mamma, non ci sarebbe stato nessun lieto fine, nessun Malfoy preso a calci nel sedere, nessuna famiglia felice. Solo due genitori separati che si ricostruivano una vita con nuove persone, ignorando il fatto che così facendo stavano distruggendo la vita dei loro due figli.
« Ehi… stai bene? »
La voce preoccupata di Scorpius mi fece sobbalzare, e mi accorsi solo in quel momento di avere il viso rigato di lacrime. Mi affrettai ad asciugarle con il dorso della mano e distolsi gli occhi dai suoi.
« Che vuoi? » grugnii, con quella che voleva essere una voce seccata, ma il risultato fu una specie di rantolo strozzato.
Scorpius si sedette accanto a me. Era palesemente imbarazzato, e per un po’ non disse niente. Poi mi diede un goffo colpetto sulla spalla, e sussurrò.
« Mi dispiace. »
« Sai benissimo che non è vero. »
Non doveva dispiacersi per me. Non sapevo che farmene della sua compassione. Esattamente come papà non avrebbe dovuto sapere cosa farsene di quel dannato completino intimo di pizzo nero.
« Sul serio, mi… »
« Malfoy, se anche avessi dei problemi tu saresti l’ultima persona al mondo con cui ne parlerei, quindi fammi il favore di sparire! » sbottai, facendo voltare alcuni passanti, e sentii distintamente un’anziana signora sospirare. « Ah, l’amore… »
Scorpius ebbe la saggia idea di seguire il mio consiglio, e si alzò.
« Vai da Dominique » dissi, fissando intensamente il cemento incrostato di gomme da masticare « si starà chiedendo che fine ha fatto il suo consulente maschile. Dille che la chiamo io, dopo. »
« Dominique è l’unica di noi tre che si può smaterializzare. » osservò Scorpius « Come pensi di tornare a casa? »
« Non torno. » risposi semplicemente.
Silenzio. Poi sentii i passi di Scorpius che si allontanavano, e quando alzai lo sguardo era già lontano. Strano a dirsi, ma all’idea di essere di nuovo sola mi sentii ancora peggio.
All’inizio pensai di andare da Hugo, ma poi mi ricordai che abitava sotto lo stesso tetto del compratore di mutande, e scartai subito l’idea. Per un momento considerai anche l’idea di scappare alla Tana, ma poi dovetti rendermi conto di essere a piedi e senza bacchetta, nel centro della Londra babbana, e conclusi che l’unica opzione praticabile fosse Grimmuald Place. Generalmente d’estate c’era sempre qualcuno che ci viveva: Al e James facevano a turno per invitarci i loro amici e fare un po’ di casino, approfittando della casa libera e protetta da ogni genere d’incantesimi insonorizzanti. Sperai ardentemente che i miei due cugini preferiti non avessero fatto nessuna cazzata che potesse indurre zio Harry a confinarli nella casa di Godric’s Hollow, e mi avviai verso la stazione della metropolitana più vicina.

 

***

 

Quando bussai alla porta dell’ex quartier generale dell’Ordine della Fenice, mi venne ad aprire James, in mutande e con una bottiglia di birra babbana in mano. Aveva un’aria parecchio preoccupata: probabilmente credeva che fossi lo zio Harry venuto a controllare che non stesse distruggendo la casa.
Senza aspettare che mi chiedesse cosa diavolo ci facevo lì, gli gettai le braccia attorno al collo e nascosi il volto nell’incavo della sua spalla, lasciando scorrere le lacrime che avevo trattenuto per tutta la strada fin lì. Le lacrime che, a dire il vero, avevo trattenuto dal momento in cui avevo visto mamma e Draco assieme, alla stazione.
Mio cugino per una volta non fece nessuna battuta cretina, e gliene fui estremamente grata.
Restammo abbracciati per quelle che mi sembrarono ore, sul gradino davanti alla porta, nascosti agli sguardi dei passanti dagli incantesimi di protezione della casa. James non era mai stato bravo a consolare la gente, ma in quel momento le sue mani che mi sfregavano affettuosamente la schiena mi parvero la cosa più rassicurante del mondo.
Quando cominciai a calmarmi, ovviamente, il cretino pensò bene di rovinare la bella atmosfera che si era creata. « Scusa, Rose, puoi lasciarmi un secondo? Mi si sta scaldando la birra… »
Sbuffai e sciolsi l’abbraccio, lanciandogli un’occhiataccia. « Sei sempre il solito idiota, Jamie. »
« Prova tu a berla, la birra calda! » esclamò, risentito, facendomi strada nel tetro corridoio « Fa schifo! »
E sparì in cucina, borbottando qualcosa riguardo al fatto che Jamie era un soprannome da bambino di tre anni, e dovevo smettere di chiamarlo così.
Alzai gli occhi al cielo: non mi aspettavo che James si dimostrasse particolarmente comprensivo, dal momento che generalmente non riusciva nemmeno a capire se qualcuno piangeva di gioia o di tristezza, ma vedere quanto fosse idiota era sempre un po’ sconcertante. Lo seguii nella grande stanza di pietra che era la cucina, storcendo il naso alla vista delle bottiglie di birra vuote che giacevano un po’ dappertutto, e della pila di stoviglie sporche accatastate nel lavandino.
Si vede che James Potter è passato di qui. È l’unico mago maggiorenne troppo pigro anche per usare un Gratta e Netta.
Mi sedetti sulla panca di legno che correva tra il tavolo ed il muro, e rimasi ad osservare mio cugino che rivoltava il frigo per trovare una birra da offrirmi. Forse avrei dovuto dirgli che non mi piaceva…
Alla fine James si arrese all’evidenza. « Ho finito le birre. Ti accontenti di un bicchiere d’acqua? »
Annuii: un bicchiere d’acqua era perfetto. Dopo aver frignato indegnamente per una mezz’ora buona, avevo bisogno di reintegrare i liquidi persi. Mio cugino mi porse un boccale dall’aria piuttosto sudicia e mi si sedette di fronte, studiando la mezza bottiglia di birra che gli restava con aria depressa e combattuta. Immaginai che si stesse chiedendo se mandarla giù d’un fiato o godersela lentamente, una goccia alla volta, per farla durare più a lungo. Alla fine parve optare per un compromesso e bevve un sorso misurato.
« Dunque… ehm… » alzò lo sguardo su di me, rigirandosi la bottiglia tra le mani con palese disagio « I Cannoni di Chudley hanno perso di nuovo. »
Solo James poteva dire una cosa così fuori luogo in una situazione del genere. Lanciai un’occhiata diffidente al boccale lurido che avevo davanti, prima di arrischiarmi a prendere un sorso. L’acqua sapeva stranamente di Whisky, ma non feci commenti.
James prese un altro mezzo sorso dalla bottiglia, controllò con preoccupazione quanta birra gli restasse, e la allontanò da sé, per non cedere alla tentazione di bere ancora – supposi. 
« Giocavano in casa, contro il Puddlemore United, che attualmente è l’ultimo in classifica. » continuò, covando con gli occhi la sua birra.
Sorseggiai il mio boccale di acqua e alcool, chiedendomi chi ci avesse bevuto Whisky prima di me, e se il bicchiere fosse stato lavato, dopo.
« 540 a 90, è stata una cosa davvero ignominiosa. »
« James, sai cosa vuol dire ignominiosa? » chiesi. James Potter era l’uomo delle sorprese: passavi anni nell’assoluta certezza che fosse la reincarnazione di un gorilla in un corpo umano, e poi lui se ne veniva fuori con questi paroloni da Harvard.
Lui alzò le spalle. « L’ha detto zio R… »
« Bella giornata oggi, vero? » lo interruppi, precipitosamente « Ci sono le nuvole, ma non piove, e considerato che siamo in Inghilterra direi che c’è da essere soddisfatti di… »
« Rose? »
James mi stava fissando come se fossi una pazza furiosa. E, bhe, non aveva neanche tutti i torti.
« Che c’è? » lo aggredii.
Ok, ammetto che potrei sembrare leggermente psicopatica, ma…
James, inaspettatamente, afferrò la mia mano e la strinse forte tra le sue. Ricambiai la stretta, sentendomi immediatamente meglio, per quel piccolo contatto.
« Dai Rosie, non fare così: non è successo nulla di grave. Lo sai che Ron è un idiota, quando si tratta di queste cose…»
Non gli ho neanche detto cos’è successo, e lui ha già capito tutto. Wow, io adoro mio cugino!
« … non c’è bisogno di prendersela come fa lui. Insomma, guardiamo le cose come stanno, i Cannoni non vincono una partita da tre mesi. »
Ebbi la netta impressione che la mia mascella si fosse staccata dal resto del corpo, o che in alternativa qualcuno mi avesse lanciato un incantesimo spalancante sulla bocca.
Mi rimangio tutto quello che ho pensato. Io detesto mio cugino! Ma come può essere così idiota?
L’idiota in questione mi tirò un buffetto affettuoso sulla guancia. « Avanti, cuginetta, non fare quella faccia offesa. Già è dura sopportare lo zio Ron quando… »
« POTRESTI CORTESEMENTE SMETTERLA DI PRONUNCIARE IL NOME DI QUELL’INDIVIDUO?! »
Sbraitai, scattando in piedi con aria feroce. James spinse la sedia indietro, spostandosi in fretta fuori dalla mia portata: una scelta molto saggia, indubbiamente. Avvicinò la mano alla tasca dove teneva la bacchetta, e chiese.
« È successo qualcosa? »
Perspicace, il ragazzo.
« Si! È successo che la mia famiglia fa cagare! » urlai « E tu sei l’essere più insensibile di questa terra, James Sirius Potter! »
E con quelle ultime parole, o grida, a voler essere precisi, me ne andai nella vecchia camera di Sirius e mi chiusi dentro.

 

***

 

Rimasi chiusa nella vecchia camera di Sirius, a fissare i poster di modelle babbane e le mutande sporche di James, per ore. Quando il cielo, ad est, cominciò a scurirsi, sentii le voci di James e Al nel pianerottolo fuori dalla porta.
« Senti, ehm… non è che puoi parlarci tu? » stava dicendo James « Non so cosa le è preso, le ho detto dell’ultima sconfitta dei Cannoni e si è offesa più di zio Ron… E prima stava piangendo. Forse ha il ciclo. »
Signore e signori, ecco a voi James Sirius Potter, in tutta la sua genialità...
« Io ci posso anche parlare, con lei, » replicò Al, con una voce piuttosto seccata « ma poi chi ci parla con zia Hermione? Se scopre che Rose si è nascosta da noi ci ammazza tutti quanti… »
“… e Albus Severus Potter, in tutta la sua codardia.
« E quindi tu vuoi gettare tua cugina in pasto all’ira di sua madre per pararti il culo? » sibilò James, incredulo « Dio, adesso capisco perché sei a Serpeverde. »
Al come al solito fece la cosa che sapeva fare meglio, ovvero si parò il culo. « Stavo solo cercando di dire che potremmo trovare un’altra soluzione, che non implichi una sanguinosa faida familiare, possibilmente. »
Illuso pacifista. Se fosse babbano sarebbe un hippy.
« Devo ricordarti chi di noi due è il mago maggiorenne? » chiese James, con un tono vagamente minaccioso « Rose resta qua finché lo dico io, tu pensa solo a fare lo psicologo. E vedi se riesci a farla spostare in un’altra stanza… ci sono tutte le mie cose là dentro. »
« Si, in effetti mi sembrava di aver visto qualcosa come dieci paia di mutande sporche in giro per la stanza! » urlai, con profondo sarcasmo.
Dall’altra parte della porta provenne un silenzio colpevole, che James spezzò con voce imbarazzata. « Ah… ehm… stavi ascoltando. »
Ok, mio cugino è ufficialmente il più grande idiota si sia mai visto sulla faccia della Terra. Che faccio, lo mando da uno psicologo o mi risparmio i soldi e il disturbo e lo faccio fuori subito?
Stavo giusto propendendo per la seconda opzione, quando James fu salvato dallo squillo campanello.
« Uh… saranno Fred e gli altri, devo andare. » grugnì e, a giudicare dai pesanti tonfi che seguirono la sua affermazione, si fiondò giù per le scale.
Mi rigirai sul letto sfatto di James, che aveva un simpatico odore di maschio adolescente allo stato brado, e ringraziai che Scorpius avesse un senso dell’igiene vagamente più sviluppato: condividere il bagno con un tipo come James sarebbe stata una tragedia. “Cero, però, la doccia sarebbe tutta per me…
Un paio di colpi secchi sul legno della porta mi distolsero dai miei pensieri. « Rose, mi apri? »
L’idea di fare l’offesa mi allettava, ma parlare con qualcuno che avesse un quoziente intellettivo vagamente superiore a quello di un primato sarebbe stata una ventata d’aria fresca in quella giornata nera. “E a proposito di ventate d’aria fresca… bleah, dovrei aprire la finestra.
Prima di tutto, però, andai ad aprire la porta, facendomi strada tra pile di vestiti sporchi e residui materia organica non meglio identificati. « Al, che vuoi? » grugnii, appoggiandomi allo stipite in modo da ostruirgli l’ingresso alla stanza.
« Oh, avanti, smettila fare l’incazzata. » sbuffò lui, e mi spostò con una spintarella, per entrare.
Tornai a distendermi sul letto senza protestare, mentre mio cugino si sedeva a gambe incrociate sul pavimento, di fronte a me, puntandomi addosso uno sguardo attento.
Ecco, adesso entra in modalità psicologo.
Non mi piaceva, quando mi faceva la psicanalisi: i suoi occhioni verdi diventavano terribilmente inquietanti, e scopriva sempre tutto. Sembrava quasi che fosse un Legilimens.
« Saltiamo la parte in cui io ti chiedo se è per i Cannoni di Chudley e tu mi affatturi. » esordì, con un mezzo ghigno « Avanti, ti ascolto. »
Affondai la faccia nel cuscino, e ci misi un po’ per trovare la voce. « Ho visto papà, stamattina. » sussurrai « Stava comprando un completino intimo sexy… Per femmine. » mi affrettai ad aggiungere, prima che si facesse strane idee.
Avevo pensato che sarei scoppiata in lacrime, dicendo quelle parole, invece mi sentii subito meglio. Continuai a tenere la faccia premuta nel cuscino, aspettando la reazione sdegnata di Al. Che non arrivò. Quando il tempo per un ragionevole silenzio indignato si fu esaurito, mi decisi ad alzare la faccia dal guanciale, ed incontrai gli occhi perplessi di Al.
Perché mi sta guardando come se fossi una psicopatica?” mi chiesi “Mah… tra lui e James sembra di stare in una clinica psichiatrica…
Mio cugino si mordicchiò il labbro inferiore, con un’espressione pensierosa che avevo imparato ad associare ai momenti critici, in cui sceglieva con cura le parole, prima di pronunciarle. « Bhe » disse infine « mi sembra giusto che anche lui si rifaccia una vita, no? Ha il diritto di avere un’altra tanto quanto Hermione ha il diritto di stare con Draco. »
Scattai a sedere, lanciandogli un sguardo omicida. « Appunto, mamma non ha nessun diritto di mettersi con Draco! » strillai.
Forse non era esattamente la cosa più intelligente che potessi dire, ma poco importava.
Mio cugino alzò gli occhi al cielo. « Rosie, non ti sembra che la tua visione del mondo ogni tanto sia un tantino… egoista? »
Ah, e così il viscido sta dalla parte del compratore di mutande, eh? Bhe, su una cosa il compratore di mutande aveva ragione: dai Serpeverde ci si può aspettare solo che ti pugnalino alle spalle nel momento in cui hai più bisogno di loro!
« Neanche per sogno! » sbottai « Se avevano intenzione di divorziare, potevano anche evitare di fare due figli! »
« Dubito che quando siete nati tu e Hugo pensassero di divorziare. » osservò Al, saggiamente.
Detesto le persone così ragionevoli: vogliono sempre provarti che loro hanno ragione e tu no.
« Bhe, avrebbero dovuto pensarci, invece, visti i risultati. » sbuffai, incrociando le braccia sotto il seno.
« Forse allora anche tu avresti dovuto pensarci, prima di metterti con Baston, visto che siete finiti a lanciarvi maledizioni in mezzo alla Sala Grande. »
L’espressione sarcastica di mio cugino era un chiaro insulto alla mia intelligenza, perciò ritenni più che legittimo offendermi.
« Non abbiamo mica fatto due figli, noi! » esclamai « E non mi ricordare di quell’idiota, comunque. »
David Baston, Grifondoro, diciassette anni di idiozia e preoccupanti tendenze alla poligamia: eravamo stati assieme un paio di mesi, al mio quarto anno. Era stato il mio primo esperimento di storia seria, e non era finito bene, perciò era stato anche l’ultimo.
Al ghignò. « Forse ti starò confondendo con un’altra, ma non eri tu quella che andava in giro dicendo di aver trovato il grande amore della sua vita? »
Arrossii violentemente: era sleale rinfacciarmi quanto fossi idiota a quattordici anni. « Bhe, e questo cosa c’entra? »
« Forse anche i tuoi genitori erano convinti di aver trovato l’amore della loro vita, quando si sono sposati. » insinuò lui, con un mezzo ghigno.
Gli lanciai un testa un calzino sporco di James. « Porca miseria, Al, ma da che parte stai? » strillai, con una vaga nota di isteria nella voce « E smettila di ghignare in quel modo, sei inquietante! »
Lo sapevo che i Serpeverde prima o poi lo avrebbero rovinato, loro e i loro viscidi sorrisetti cinici. Non avrei mai dovuto permettere che mio cugino cominciasse a frequentare certa gente…
Al fece una faccia disgustata, prese il calzino tra il pollice e il medio, tenendolo più lontano possibile da sé, e lo lanciò sotto l’armadio. « Se i tuoi genitori sono felici così, non potresti semplicemente essere contenta per lo…? »
« No! » ringhiai, senza nemmeno lasciargli il tempo di finire la frase.
Albus alzò le mani, in segno di resa. « Ok, ok, d’accordo, ho capito. »
Restammo in silenzio per un po’, ascoltando i rumori che provenivano dai piani inferiori. James ed i suoi amici si stavano dando da fare: se la casa non fosse stata protetta da una serie di potenti incantesimi insonorizzanti, a quell’ora i vicini avrebbero già chiamato la polizia. Mi domandai dove fosse il cervello dello zio Harry, quando aveva dato a James il permesso di appropriarsi della casa di Grimmuald Place per due settimane. Avevo sempre ritenuto mio zio una persona ragionevole… ma d’altro canto non poteva esserlo più di tanto, visto come era venuto fuori il suo primogenito.
« Dovresti dire a tua madre che sei qui. » disse il secondogenito del mio zio non-più-di-tanto-ragionevole, all’improvviso « Se non torni a casa si preoccuperà. » “E ci ammazzerà tutti, sì.
Ci teneva alla pelle il ragazzo, eh? Non a caso era stato smistato a Serpeverde: aveva un istinto di autoconservazione troppo sviluppato per finire a Grifondoro. D’altronde, quando sei il fratello minore di James Potter, non hai molta scelta: o impari a sopravvivere, o soccombi.
Scossi la testa con vigore. « No, io non ci torno in quella merda di posto. » ignorai l’occhiata di Al e proseguii « Non ne posso più di vedere teste platinate ogni volta che mi giro, e di svegliarmi ogni mattina sentendo Beethoven. E sono stufa marcia di scoprire che qualcuno ha deciso la mia vita senza chiedermi niente! »
Al sospirò, vagamente esasperato. « D’accordo, tua madre ha sbagliato a non dirti niente, hai ragione. Ma questo non vuol dire che devi farne una tragedia: il fatto che tua madre si risposi non è una cosa così terribile! »
« Infatti, è peggio che terribile! » esclamai « Se si risposasse con un tipo a caso, ecco, allora sarebbe terribile. Ma con Malfoy… »
« È solo un po’ freddo, ma quando impari a conoscerlo non è così male. » m’interruppe Al « E poi, onestamente, io pagherei oro per barattare James con Scorpius. »
Grazie al cavolo, è il tuo migliore amico!” « Te lo do anche gratis. » sbuffai « Sono disposta a sopportare di peggio che l’idiozia di James per levarmi Scorpius dai piedi. »
Al mi rivolse uno dei suoi sorrisi invasati da pacifista. « Visto, ora lo chiami per nome. State cominciando ad andare d’accordo. »
« Ma neanche per sogno! » lo contraddissi « Lo chiamo per nome solo per distinguerlo da suo padre. »
Al ghignò, con aria saputa. “Argh! Basta con quel ghigno da Serpeverde! Rivoglio mio cugino!” « Fidati, entro due settimane sarete migliori amici. »
« Certo Al, convinto. Perché non vai a predicare la pace nel mondo da qualche altra parte? »
E con quelle parole lo buttai fuori dalla stanza di Sirius e mi chiusi dentro nuovamente.
Fantastico, sono riuscita a prendermela anche con Al.” Pensai, sconfortata, lasciandomi cadere sul letto di James. E naturalmente non ero neanche riuscita a parlare del compratore di mutande… fantastico. Meraviglioso. Davvero stupendo.
Avrei dovuto chiamare Hugo: magari lui sapeva qualcosa sulla destinataria delle mutande. Ma essendo barricata nella camera puzzolente di mio cugino, ed avendo appena sbattuto fuori dalla suddetta stanza il mio altro cugino (uno dei tanti altri, per la precisione), l’unico dei presenti in possesso di un cellulare, sospettavo, non ero esattamente nelle condizioni di scendere in cucina e chiedergli di prestarmelo.
Calciai a terra una maglietta il cui odore ricordava vagamente quello della gabbia del gufo di Hugo quando non la pulivamo per settimane, e mi tirai le lenzuola sopra la testa, sperando di morire asfissiata senza soffrire troppo.
Per il resto della sera parve che la stanza dove mi ero rintanata fosse diventata la meta di un pellegrinaggio, o forse fu solo una mia impressione, dopo la settima volta che vennero a bussare alla porta. Fui disturbata, in quest’ordine, da Lorcan Scamandro – mi chiese se volevo partecipare ad una gara a cronometro sulle scope, in giro per i corridoi della casa. Gli augurai di finire impalato su una scopa –, Al – probabilmente voleva regalarmi un ciondolo della pace Hippy, o farmi la predica per il mio comportamento nei confronti dei Malfoy. Lo mandai via prima che potesse dirmelo –, James – non trovava la bacchetta, mi chiese se l’avessi vista in giro per la stanza. Gli risposi che se l’avessi trovata gliel’avrei ficcata su per il naso. Se ne andò senza dire altro –, di nuovo Al – m’informò che mamma avrebbe mobilitato una squadra di Auror se non fossi tornata a casa entro le dieci. Feci finta di non averlo sentito –, mio cugino Fred – mi chiese se volevo provare un nuovo prodotto dei Tiri Vispi Weasley. Gli suggerii di ingurgitare una scatola di Torrone Sanguinario scaduto –, uno sconosciuto amico di James – stava cercando una cassa di Whisky Incendiario. Gli dissi che non avevo il Whisky, ma se voleva potevo incendiarlo –, Al per l’ennesima volta – disse che mamma aveva mobilitato gli Auror. Ipotizzai che gli Auror volessero arrestare lui, per depistaggio. Non si fece più vivo per il resto della serata –, di nuovo lo sconosciuto amico di James, che evidentemente aveva trovato il Whisky – era convinto di essere davanti alla porta dell’inferno. E chi ero io per contraddirlo?
Poco prima dell’una di notte i rumori provenienti dai piani bassi cominciarono ad affievolirsi, e alle due sentii il leggero tonfo della chiave che scivolava fuori dalla serratura e cadeva sul pavimento, e il cigolio della porta che ruotava sui cardini. I passi pesanti confermarono il mio sospetto che si trattasse di James, ma restai distesa sul letto dandogli le spalle e lo ignorai.
Lui s’infilò nel letto accanto a me e mi circondò le spalle con un braccio, facendo aderire il suo petto con la mia schiena. Continuai ad ignorarlo.
« Ehi, Rose… » sussurrò, le labbra a pochi centimetri dal mio orecchio « … mi dispiace per prima. Non ho ben capito la storia del Cannoni di Chudley, ma… bhe… ehm… già. »
Non riuscii a trattenere il sorriso che mi si formò sulle labbra: Jamie era un grandissimo imbecille, ma aveva un cuore d’oro.
« Hem… » si schiarì la gola, a disagio « Se… se vuoi puoi restare qua, per questa notte. »
Ridacchiai. « Grazie, Jamie, ma… » storsi il naso « puzzi. »
Sentii la sua risata sul collo. « Già, devo farmi una doccia. »
« Da quanto tempo, di preciso, devi farti una doccia? » indagai.
Lui rise di nuovo, ma non rispose.
Mi raggomitolai tra le lenzuola, sprofondando il naso nel cuscino. In fin dei conti non puzzava più di un qualsiasi altro adolescente abbandonato in una casa vuota senza una madre, avrei anche potuto abituarmi a quell’odore. E poi stavo così bene là…
Appena prima di scivolare nell’incoscienza, mi sembrò di sentirlo sussurrare. « Puoi restare qui tutte le notti che vuoi, Rosie. Gli Auror non ti troveranno. » 

 

   
 
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