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Autore: LaMiya    06/01/2011    1 recensioni
È una storia un po' particolare, spero vi possa piacere. A me personalmente sembra scritta in un linguaggio un po' troppo infantile... mah, vedremo :)
[...] “Così. Hai visto i tatuaggi.” Lui fece una smorfia. “Non tenterò di negare chi sono, ma speravo che venendo qui avrei potuto dimenticarlo.”
[...]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed esattamente ad un anno dalla pubblicazione del primo capitolo! Ecco il terzo e ultimo!!

Forse è il caso di dare una spiegazione a tutti coloro che mi seguono: questa è una storia che mi sono immaginata per molto tempo, prima di decidere seriamente di scriverla. E quando ho iniziato... beh, mi sono resa conto che non riuscivo a darle quel tocco di magia che nella mia testa aveva preso forma così bene. Il primo capitolo mi è sembrato troppo infantile, il secondo l'ha seguito... e adesso eccomi qui, con un terzo capitolo. Dopo molti ripensamenti decisi di dividere la storia in soli tre capitoli, seguendo lo schema di "Requiem for a Dream" (che forse qualcuno di voi ha visto, l'attore è Jared Leto): il film in questione viene diviso in tre parti - Summer, Autumn, Winter - per simboleggiare la caduta verso il basso dei personaggi. Così ho fatto io. Non ci sarà un lieto fine per questa storia e il terzo capitolo l'ho scritto solo come conclusione della vicenda. Una serie di Flesh -back incatenati tra loro dal racconto di Luca, il protagonista, che vede la persona da lui amata cadere verso il fondo, per non riuscire ad uscirne più.
Spero che comunque vi possa piacere e... Aspetto recensioni!!!
Tra l'altro ringrazio molto PrincessRory che ha recensito il primo capitolo e che mi ha fatto i complimenti... GRAZIE MILLE!
Un bacione a tutti!
Miya

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In effetti, vi sarei molto molto grata se recensiste :)




Blood's Angels

~Winter~





“Le ho dato il permesso di salire su quel palco… è come se l’avessi uccisa io, Fred!”
Fred mi sorrise, incoraggiante:
“Ma non è vero, ti ha chiesto di suonare. Ti ha supplicata. Sapeva esattamente quello che stava facendo e lo desiderava. È morta perché voleva così.”
“No… No! Non puoi capire. Ero io che la guardavo cadere e fissarmi. Ero io che la vedevo piangere…” Caddi in ginocchio mentre le braccia mi si stringevano meccanicamente al torace. Non riuscivo a smettere di piangere, e mentre le lacrime uscivano copiose dai miei occhi, le mie labbra singhiozzavano parole scomposte, come ormai succedeva da troppi mesi:
“È tutta colpa mia… tutta colpa mia…”


Non tornai a casa per le vacanze di Natale, né per quelle di Carnevale, né per quelle di Pasqua. Se me n’ero andata da quel piccolo paesino sulle montagne in cui abitavo, una ragione c’era.
Inutile negare che mi stavo divertendo. In effetti, mi stavo divertendo molto più di quanto avevo mai fatto: Fred sapevo che, almeno un poco, mi capiva; Victor continuava ad essere una delle migliori persone che avessi mai conosciuto, sincero, onesto e divertente come pochi; Luca era sempre il solito idiota sbruffone, ma da quando mi ero ammalata avevamo stretto un rapporto di pacata amicizia e poi c’era Joshua, lui era lo scemo – in senso buono ovviamente – della compagnia. Non c’era attimo che non passasse a fare scherzi e che non riuscisse a farsi insultare dalla maggior parte delle persone grazie a questi. Eppure, non si era ancora capito come mai, riusciva sempre a farla franca.
Durante il soggiorno nel West Midlands conobbi Lena, una ragazza estroversa e un poco imbranata con cui feci amicizia un giorno che, durante il pranzo in mensa, inciampò malauguratamente nelle stringhe delle scarpe finendo per rovesciarmi addosso la pasta al pesto.
E mentre io stavo finalmente cominciando a dimenticare tutti i miei guai, qualcuno alle mie spalle stava tramando. Arrivai a rendermi conto quando ormai era troppo tardi dei piani di Fred, Joshua e Victor.
Provenivo da un piccolo paese, che contava poco più di duecento anime. Che diamine! Probabilmente avrei dovuto immaginarlo che in un paese poco più grande la situazione non sarebbe cambiata e che nessuno era in grado di farsi - perdonatemi il termine poco aulico - i cosiddetti cazzi propri.

***



Dalla mia stanza udivo i lamenti di Laura, dovuti agli incubi; a volte la sentivo iniziare a suonare la chitarra, per poi smettere quasi subito. E la mia voglia di lei cresceva.
E la ebbi… oh, si che la ebbi. Ma per un periodo così breve che mi chiedo ancora adesso se sia mai accaduto. Posso finalmente raccontarvi ciò che ci accadde come lo vidi con i miei occhi. Fred e Victor si erano coalizzati per riuscire a farci cadere in una “storia amorosa di vecchia data”, come me l’avrebbero descritta alla fine della nostra avventura: il loro scopo era unicamente quello di farci innamorare l’uno dell’altra… e devo ammettere che ci sono andati veramente vicino per quanto mi riguarda. Non ebbi mai la fortuna di capire che cosa provasse nei miei confronti Laura, giacché le circostanze me la portarono via molto prima.
Dei due anni che la mia coinquilina doveva alloggiare a casa nostra, non ne passò che uno. Poi si ammalò gravemente e, da quello che mi raccontarono, Fred scoprì la sua identità segreta - detta così la faccio sembrare molto “eroe”, vero? -. Vi dirò, non ci misi molto nemmeno io a scoprire il suo segreto.
Accadde un giorno in cui stavo camminando pacificamente verso casa, dopo essere stato a casa di Joshua: la mia volvo era in garage per delle riparazioni. Passai davanti ad uno di quei baracchini dove vendono i giornali, non vi feci molto caso finché il mio sguardo non cadde sulla prima pagina del Times.

- Spiegami cosa cazzo significa! – Entrai in casa sbattendo malamente la porta. Laura era seduta al tavolo della cucina e stava giocando tranquillamente a scala quaranta con Fred:
- Di cosa stai parlando, scusa? – non alzò nemmeno lo sguardo dal mazzo, quando cominciai ad urlare come un forsennato:
- SPIEGAMI COSA CAZZO SIGNIFICA!!! – Le sbattei davanti il Times, così forte che le carte volarono un po’ dappertutto. Lei alzò lo sguardo verso di me, poi prese il Times e lo aprì alla prima pagina:

“Miya: Scomparsa la famosa chitarrista!”

Il titolo era seguito da una foto in bianco e nero di una ragazza appoggiata distrattamente ad un palo della luce: un cappuccio a coprirle il volto.
Vidi la mia coinquilina sbiancare. Fred si sporse per guardare:
- Luca, ti giuro, posso spiegare.- Io non l’ascoltai:
- AVEVO DA TEMPO DEI SOSPETTI SU DI TE! – urlai con quanto fiato avevo in corpo – MA TI GIURO CHE NON AVREI MAI PENSATO CHE FOSSI DISPOSTA A MENTIRE! –
- Luca, ascoltala! – Mi voltai verso il mio migliore amico:
- Tu lo sapevi?- Mi sentivo svuotato da tutte le energie. Anche il mio amico, il mio migliore amico mi aveva mentito?
- L’ho scoperto quando si è ammalata, poche settimane fa. Ma è riuscita a convincermi di non dirlo a nessuno. Ascoltala ti prego! –
- Fuori da casa mia!-
- Luca! Ti prego! Non era mia intenzione mentire… - La fulminai con lo sguardo. Poi afferrai il mio migliore amico per la collottola:
- Sparisci dalla mia vista! FOTTUTO BUGIARDO!- Lo trascinai alla porta e lo sbattei fuori casa.
- Non è colpa sua! – Laura mi seguì su per le scale, fino in camera mia. – Devi credermi! –
- Come faccio a credere a una persona che mi ha già mentito una volta? –
- Sono stata costretta! Ascoltami perlomeno. –


L’ascoltai, era impossibile non farlo. Mi raccontò del motivo per cui decise di andarsene. E io non potei fare altro che crederle.

- Sou era la mia migliore amica. – singhiozzava quando cominciò il suo racconto. – Insieme a lei e a Jack avevo fondato i Blood’s Angels. Diventammo famosi in poco tempo. Un paio di anni fa Sou si ammalò, ma non ce ne parlò mai. Io lo venni a scoprire pochi giorni prima della sua morte… la trovai in sala prove in un mare di sangue. Aveva una malattia che non le permetteva più di suonare la batteria, se provava a fare dei movimenti troppo ampi con le spalle il suo tessuto interno si lacerava e cominciava a sanguinare. Stava morendo. – Laura tremava, dovette sedersi mentre raccontava.
- Le proibii di continuare a suonare. Volevo solo che guarisse. Ma lei il giorno del concerto venne da me e mi supplicò di poter salire sul palco. Mi giurò che era migliorata e che non sarebbe stata male. Mi disse che la batteria era la sua vita e che non potevo chiederle di star lontana dal palco. Mi chiese che cosa avrei fatto io se fossi stata al suo posto, se avrei avuto il coraggio di abbandonare tutto per andare a morire in solitaria, dimenticata da tutti.-
- E tu la lasciasti salire sul palco. – Laura ormai non parlava più. Le sue spalle erano un singulto unico:
- L’ho uccisa io.-


Non mi ero mai interessato molto alla storia dei Blood’s Angels, ma sapevo abbastanza da restare impressionato: dopo la morte di Sou, su quel palco, era stata scoperta la sua malattia e Miya era stata incolpata ingiustamente dalla stampa di aver ucciso la sua batterista, e la sua migliore amica. Aveva deciso di partire: da una parte perché voleva scappare ai giornalisti; dall’altro perché voleva fuggire dai fantasmi che la stavano perseguitando dopo la morte di Sou.
Decisi di mantenere il segreto e divenni il miglior confidente della chitarrista: quando aveva un incubo la consolavo, quando voleva sfogarsi la ascoltavo. Sapevo che era innocente, e con Fred facevo di tutto per convincerla che era così… peccato che non ci ascoltava.
Divenimmo amanti.
Cosa abbastanza inevitabile vista la situazione in cui ci trovavamo. Fred, Victor e Joshua erano coloro che sembravano più felici della nostra relazione; i miei genitori ci misero un po’ ad accettarla, ma alla fine rinunciarono.
La fine della nostra storia avvenne una sera, nemmeno per nostra volontà, ma per volere di Jessika, la ragazza probabilmente più stronza mai esistita. Non scoprii mai come fece a scoprire l’identità di Laura, ma una sera, al pub dove eravamo andati per bere una birra, entrò la ragazza che avrebbe rovinato le nostre vite per sempre. Jessika si avvicinò piano al nostro tavolo, poi si chinò verso Laura, sussurrandole un paio di parole all’orecchio.

Laura si alzò in piedi, irritata:
- Ma chi ti credi di essere? – Jessika scoppiò a ridere, facendo voltare tutti nella sua direzione:
- Io so tutto, bambolina. Credi sul serio che nessuno ti avrebbe mai scoperta?- si voltò verso gli avventori del locale, indicando con il dito indice la mia ragazza:
- Questa puttanella da quattro soldi, è un’assassina! –


Non rividi più Laura dopo quella sera. Uscì dal locale sommersa dalle grida di tutti, che la schernivano e la incolpavano. Corse a casa, in lacrime.
La sera stessa vennero a prenderla con un piccolo aereo privato che atterrò sulla strada davanti a casa nostra. Jack scese dall’aereo, già circondato da una marea di giornalisti. Si fece strada fino alla porta di casa nostra, dove Laura la attendeva con la chitarra in mano e la borsa in spalla: il cappuccio calato sugli occhi stanchi.

- È stato bello conoscervi, davvero! – Mi sorrise, poi raggiunse Jack e un paio di guardie del corpo sotto l’ondata di Flash che le si era riversata addosso.

Vedemmo il Jet decollare pochi secondi dopo.
Fu così, che la nostra storia finì: era l’unica persona che avevo mai amato in vita mia, l’unica che non avrei mai dimenticato.



Angolo delle mie storie:

The Begin of the Experience Originali - Generale

The Zodiac's Symbols Originali - Fantascienza

Bring me in your World Harry Potter

Memorie di un uomo Originali – Drammatico

Volere… Volare Originali - Drammatico

   
 
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