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Autore: Lights    19/09/2011    11 recensioni
Harry - Hermione, una continua lotta silenziosa su quella invisibile linea rossa che li separa l'uno dall'altra. Ma si sa che se si tira troppo la corda, primo o poi si spezza.
Storia scritta in occasione del BirthDay-A di Settembre - iniziativa del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Storia scritta per l’iniziativa del BirthDay-A & HBH : Happy BirthDay Hermione: Le citazioni promossa da Viki_chan organizzata dal gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]

 

 

Tanti auguri Hermione Jean (Jane) Granger

 

 

 

 

- Vorrei tanto capire, – confessò Harry.

- Questo l'hai già detto – rispose Hermione.

- Non so che altro dire. Tu lo sai, cosa sei per me Hermione? Tu sei la pace. Sei la certezza. Se io non ti capisco, vado in crisi. *

 

*frase presa da  Sweet disposition di Viki_chan

 

 

 

 

 

 

 

 

3.  Ora lo so

 

 

Hermione stava di fronte allo specchio controllando minuziosamente ogni dettaglio: dalle scarpe al vestito, al trucco ai gioielli, era quasi pronta per uscire con Mark Brenner, un suo collega di corso. Un tipo interessante, simpatico, preparato, attento, insomma perfetto per una come lei, purtroppo non abbastanza per il suo cuore.

Lisciò con la mano la finta piega della gonna osservando la sua immagine riflessa e si perse nei suoi pensieri.

“Ci arriverà un giorno, lo sai vero, Hermione?” le aveva detto Ron, abbracciandola, prima di ritornare a casa. Se l’era visto comparire davanti all’improvviso. L’amico si era Smaterializzato nel suo appartamento e senza dire niente l’aveva abbracciata, lasciando tra i suoi capelli un sussurrato “perdonami” come scusa per il suo egoismo e per la loro litigata di qualche giorno prima.

- Non c’è niente che ti devo perdonare Ron., – lo aveva stretto di più, riscaldandosi nel suo calore.

- Sono stato uno stupido, non ho capito niente, l’hai fatto per me, per noi e per Harry. 

Hermione si era cullata nelle sue braccia.

- Io non voglio rovinare tutto, – aveva confessato infine, - mi sento così in colpa, verso di te, verso Ginny, verso Harry, verso quello che siamo.

- Hei, - le aveva sussurrato Ron dolcemente accarezzandole il capo, - non fare così, prima o poi doveva succedere, è stato solo il corso naturale degli eventi. Siete stati fin troppo bravi tu e Harry a tenere i vostri ruoli fermi nella posizione di amici. Ci abbiamo provato tutti a negare, ma non si può sfuggire alla verità e di questo se ne sta rendendo conto anche Harry. Lo sai com’è zuccone, forse più di me in queste cose.

Hermione sorrise e lo guardò dritto negli occhi.

- Promettimi solo che non farai assolutamente niente per mettere sulla buona strada Harry. Noi tre, sempre amici, d’accordo?

Ron aveva sorriso ironico alla testardaggine dell’amica. Era stato difficile per lui comprendere le ragioni dell’allontanamento di Hermione, l’aveva vista, giorno dopo giorno, separarsi da lui e rifugiarsi nel suo mondo, chiudersi a riccio. Ci aveva messo del tempo a capire, a riunire tutti i dettagli, ma alla fine era riuscito a trovare qual era la vera ragione del comportamento di Hermione. Le arruffò i capelli prima di salutarla.

- Ron, - lo bloccò per il braccio, - nessuna allusione, nessun doppio senso, niente, se non vuoi conoscere la parte peggiore di me, – gli aveva intimato.

L’amico per un attimo aveva sudato freddo poi ripresosi, aveva alzato le spalle con noncuranza.

- Hermione se sono sopravvissuto finora alle tue sfuriate, posso farcela anche adesso.

Prima che l’amica potesse ribattere, si era Smaterializzato.

 

 

 

Hermione a quell’ultimo ricordo sorrise divertita scuotendo leggermente la testa.

- Esci? – chiese Harry sull’uscio della camera osservandola attentamente, interpretando negativamente quel sorriso spontaneo sulle labbra che gli fece stringere automaticamente le mani a pugno.

Hermione a quella domanda ritornò alla realtà. Lo osservò dallo specchio per individuare la ragione di quella richiesta, analizzando i tratti seri che il viso di lui aveva assunto.

- Sì, - rispose con una lieve punta di fastidio, cercando in tutti i modi di evitare il suo sguardo. – un collega del corso mi ha invitato a cena, mi sembra di avertelo detto stamattina, - si bloccò e lo fissò, - papà. –

Harry rimase in silenzio. I suoi occhi scivolarono sull’intera figura dell’amica costatando per l’ennesima volta quanto fosse diventata bella nel corso degli anni.

Hermione sotto a quello sguardo si sentì nuovamente nuda e impotente. Un senso di nervosismo s’insinuò nel suo animo, anche se in realtà il suo ego di donna fu gratificato dall’attenzione che aveva suscitato in lui.

- Perché? – chiese, avvicinandosi a lei di qualche passo.

Hermione rimase disorientata.

- Come perché? – domandò.

- Perché esci con lui, - spiegò piano, in tono basso, grave, quasi accusatorio.

- Perché me l’ha chiesto? – rispose con ovvietà.

- Perché hai accettato? – continuò, diminuendo la distanza tra loro di altri due passi.

- Perché, perché, - tentò di trovare una risposta ma quando Harry la fronteggiò, perse l’uso delle parole.

- Perché? – la sollecitò.

Hermione chiuse gli occhi per impedire a se stessa di rivelare la vera risposta.

Perché non sei tu, perché mi permetterà di non pensare a te per l’ennesima serata, perché voglio solo allontanarmi da te, perché non voglio rovinare tutto un’altra volta e dover scappare ancora”.

- Te l’ho già detto, perché me l’ha chiesto e non volevo essere scortese nel rifiutare, - tentò invano di giustificarsi cercando di rimanere il più possibile a galla.

- E’ storta. – affermò Harry, dopo qualche secondo di silenzio come se avesse voluto soppesare la sua risposta non allontanandosi per un attimo dai suoi occhi.

- Cosa? – si risvegliò Hermione da quell’intorpidimento che lo sguardo di lui le aveva provocato.

- La collana, - rispose in tono profondo e basso. Senza attendere un suo gesto, le circondò il collo con le braccia e le slacciò il gioiello sfiorando con le dita l’inizio della schiena. Hermione a quel contatto trattenne il respiro, come se il solo respirare avesse potuto infrangere quel legame silenzioso che li teneva uniti.

Harry si portò davanti al viso il ciondolo, osservò il lato corretto e dopo qualche istante glielo rimise al collo, facendo scivolare le nocche delle dita sulla sua pelle, percorrendo la clavicola e giù fino a metà braccio.

- Fatto, - affermò serio.

- Grazie, - prese le distanze da lui facendo finta di cercare qualcosa nel portagioie.

- Non andare, – le disse a bassa voce portandosi dietro le sue spalle.

Hermione a quella richiesta si raddrizzò senza avere il coraggio di voltarsi. Strinse forte le mani a pugno per tentare di riacquistare quella calma che il suo animo all’improvviso aveva perso.

- Harry, non essere sciocco, - rispose in tono divertito, ma le parole le morirono in gola quando incontrò le iridi dell’amico così verdi e intense da bloccare ogni suo istinto di azione.

- Non andare, - la pregò nuovamente sfiorandole la mano che lei prontamente evitò di farsi afferrare.

- Non essere sciocco, - ripeté ancora, in tono più duro, come se volesse impedire anche a se stessa di cedere a quell’illusione. Lo sorpassò e si diresse verso l’ingresso.

- Che cosa pensi che possa succedere? Che mi salti addosso alla prima occasione? – scherzò, incrociando nuovamente i suoi occhi, - o forse credi che sarò io a farlo? – chiese con un tono più basso, come se il soggetto fosse lui e non il collega.

Harry non rispose, rimase in silenzio a fissarla.

- Ti aspetti questo da me, Harry? – chiese avvicinandosi a lui di un passo, ignorando volutamente quell’espressione che cercava in tutti i modi di dirle qualcosa, quel qualcosa che lei stessa stava aspettando per tutto quel tempo.

- Può essere, – rispose infine, sapendo bene di essere lui ora il soggetto delle sue attenzioni.

Il tono di voce di Harry era stato disarmante che Hermione era rimasta senza parole. Lo sguardo che le stava rivolgendo era così diretto che si sentì ancora per l’ennesima volta nuda sotto ai suoi occhi.

Harry era l’unico capace di scrutarla nel profondo, l’unico a rendere ogni parte di lei sensibile, importante e preziosa nello stesso istante.

Le accarezzò lentamente il braccio, facendo scivolare il dorso del dito indice dalla sua spalla fino giù al polso. A quel contatto Hermione rabbrividì, chiuse per un istante le palpebre e assaporò il brivido di quell’attimo.

- Tu lo sai già, non è vero? – chiese arrivando anche lei alla verità.

- L’ho sempre saputo Hermione, ma ora non riesco a interpretare te.

Un altro passo, una distanza che si accorcia.

*- Vorrei tanto capire, – confessò Harry.

- Questo l'hai già detto, – rispose Hermione.

- Non so che altro dire. Tu lo sai, cosa sei per me Hermione? Tu sei la pace. Sei la certezza. Se io non ti capisco, vado in crisi. *

Hermione indietreggiò di qualche passo, spaventata da quell’affermazione così vera. Afferrò la borsa, il giubbotto e si avvicinò alla porta con l’intento di scappare, interrompendo quell’assurda confessione che complicava ancora di più il loro rapporto.

- Aspetta, - Harry la bloccò per il braccio trascinandola vicino a sé con più forza del dovuto ritrovandosela appiccicata al suo petto. Fu un attimo e lui la strinse tra le sue braccia.

Appoggiò il viso nell’incavo del suo collo e respirò a fondo la sua essenza, mentre il respiro le solleticava la pelle procurandole un brivido caldo.

- Harry, - pronunciò il nome con un filo di voce.

Lui si destò e la osservò. – Shh, - le disse poggiandole il dito indice sulle labbra.

Con un rapido gesto le sciolse la crocchia, proprio come aveva fatto l’ultima volta, e immerse le mani nei suoi capelli assaporando la loro morbidezza e setosità.

- Libera, - pronunciò con il fiato corto sulla bocca, - solo capire, - disse infine prima di catturarle in un bacio profondo.

Hermione sbarrò gli occhi nel sentire le labbra di lui sulle sue. Le sembrarono così strane, calde, umide, morbide, invitanti. Un tocco leggero, delicato ma non appena lei iniziò a corrispondere, a cercarle, a morderle il bacio divenne più esigente, voglioso, bramoso.

Hermione fece scivolare a terra la borsa e il giubbotto e tuffò le mani tra i capelli di Harry, proprio come lui aveva fatto qualche attimo prima con lei. Si baciarono a lungo fino a rimanere entrambi senza respiro.

Lo fissò dritto negli occhi in cerca della risposta.

- Cosa c’è Harry? Cos’hai scoperto. – gli chiese sottovoce.

- C’è un motivo perché ogni volta che sto accanto a te il mio cuore batte più forte, perché quando sei lontana da me mi sento perso, perché quando non mi guardi, non mi parli, quando la tua attenzione è rivolta a qualcun altro mi sento così male, c’è solo un motivo e lo so da un pezzo ormai, e credo che lo sappia anche tu.

Hermione accennò un sorriso mentre gli occhi s’inumidirono.

- Ti amo, - glielo disse a bassa voce, quasi sussurrato sulle labbra, - ti amo, - ripeté un’altra volta, - da sempre, ora lo so.

 

 

 

 

 

 

 

Jay, sempre e solo grazie

Viki_chan spero di aver reso al meglio la tua citazione.

   
 
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