Cinquecentunesima recensione.
Primo commento da recensore Master, quindi vedrò di essere il più professionale possibile.
Dunque, il termine Giftia non mi era nuovo, ero sicura di averlo già sentito, ma fino a quando non ho letto le note dell’Autrice, non ho afferrato: me ne aveva parlato una persona, ma io ero troppo concentrata a ripassare mentalmente alcuni procedimenti, in vista dell’esame, per starla a sentire attentamente. Ora mi sento una persona veramente orribile, forse dovrei scusarmi e prendere in considerazione l’idea di informarmi a riguardo.
Detto ciò ti segnalo una piccola svista che ho riscontrato all’interno del testo: quando parli dell’osservare un passato in comune negli occhi di una Rein androide, hai scritto “[...] tempo passato che gli era scivolato dalla mani”. Per il resto, mi congratulo per la tua bravura nelle descrizioni e nell’imprimere i sentimenti in ogni singola parola.
Tristezza, che sarebbe anche il prompt utilizzato, è chiaramente percepibile in ogni singolo termine usato, è incastrato talmente perfettamente all’interno delle frasi che è impossibile non provarne un po’. Il destino verso cui stanno andando è… triste.
Triste è la sofferenza che entrambi provano nell’essere consci del poco tempo, di quelle cento ore che rimangono loro per stare insieme, prima di dirsi addio e chissà, magari un giorno rivedersi. Ma anche in quel caso sarebbe veramente triste: Shade ricorderebbe ogni singolo momento passato con la turchese, ma l’androide, forse sì, proverebbe ancora qualche sentimento nei confronti del ragazzo, ma non ricorderebbe nulla dei loro momenti.
Più che triste, ci starebbe bene anche sofferenza. La linea che divide entrambi i termini è veramente sottile.
Coraggiosa è la scelta di Rein. Quel “Errore, riformulare la domanda” è stato veramente coraggioso ed innegabilmente doloroso. La ragazza si è privata del piacere di potere passare le ultime ore con il ragazzo che ama, ma lo ha fatto principalmente per il bene di quest’ultimo: così facendo, forse, non soffrirà troppo per ciò che sta per accaderle.
Dal canto suo, il cobalto vorrebbe trascorrere il tempo che rimane loro insieme, vivere appieno sino all’ultimo momento ciò che li lega, ma non può farlo da solo. Esatto, se Rein non vuole, non può farlo da solo. Prova abbastanza amore per bastare ad entrambi, ma vorrebbe che in quelle ultime cento ore, anche lei mostrasse ciò che prova nei suoi confronti. È totalmente inutile: in qualsiasi caso soffrirebbero entrambi.
Quindi sì, nonostante la decisione coraggiosa di Rein, il non volere che l’umano soffra, non si è potuto evitare ciò che era prevedibile sin dall’inizio: la sofferenza.
E cosa può fare Shade, se non arrendersi al destino che li attende? Ormai è stanco di lottare e sembra quasi che lo stia facendo da solo. Quel suo non voltarsi indietro, mentre si allontana, mette un punto definitivo a quella loro storia. Certo, ci saranno i ricordi, ma l’amore che prova per l’androide, oramai sarà presente solamente in essi, oltre ad essere rinchiuso in un cassetto del suo cuore.
Davvero una bella flashfic, innovativa, molto originale che ci dimostra che l’amore non sempre basta.
Ti saluto e ci risentiamo alla prossima ed ultima – mi pare di avere capito – flashfic, sperando di giungere con meno ritardo.
Himeko |