Mia cara, eccomi qui <3
Ho letto di nuovo questo capitolo prima di recensirlo e, una volta di più, ne sono rimasta incantata. Maneggi le parole allo stesso modo in cui Loki piega a sé il sedir, e con esse rapisci, irretisci, meravigli.
Mentre leggevo, mi sembrava di sentire accanto a me il respiro di Sigyn, o di intravedere l’oscura sagoma del dio degli Inganni che cammina torvo nei meandri di un labirinto tappezzato di tutto lo scibile umano. Come nell’opera originale, Sigyn si ritrova circondata da libri, anche se, in questo caso – ed è una scelta più che apprezzabile, perché in questo modo hai mantenuto perfettamente IC il personaggio – la Bestia\Loki non gliene fa dono, ma si limita a permetterle di usarne una parte. È meraviglioso il modo in cui i due si avvicinano – Sigyn, forse, paradossalmente, libera per la prima volta nella vita di parlare delle opere e degli argomenti che le stanno a cuore, usufruendo della possibilità di confrontarsi con una creatura dalla conoscenza sconfinata, millenaria, e Loki che si stupisce, ma allo stesso tempo si compiace, di trovare in questa piccola mortale un’intelligenza tanto vivace e brillante, unita ad un’anima fervente e appassionata, che non manca di slanci impavidi. Nella tua storia la Bestia non ha affatto tali sembianze, ma la sua oscurità e assai più letale (intendiamoci, nel cartone la “colpa” del principe – trasformato in bestia a soli undici anni – è quello di essere un bambino capriccioso e viziato, non esattamente il più capitale fra i peccati): qui ci troviamo davanti ad un dio che ha causato terrore e rovina, che ha scientemente tramato per distruggere il mondo degli uomini. Non sono cose che possono essere facilmente perdonate, né tantomeno dimenticate, anche se a nasconderle sono un viso e degli occhi di sublime bellezza. Sigyn questo lo capisce, e tuttavia, vede anche che c’è altro in lui, una grandezza che non deriva solo dalla sua appartenenza ad un popolo di leggende immortali, ma da qualcosa che lo infiamma da dentro, che possiede ed è solo suo e che, sì, lo rende simile a quegli uomini che, in passato, tanto ha disprezzato. La parte in cui enunci le principali differenze tra gli Aesir e i mortali mi ha profondamente commosso: sì, c’è una scintilla divina in noi, che arde a dispetto della caducità della nostra carne. Per noi il tempo ha un senso, perché non ne abbiamo molto a disposizione: un battito di ciglia, un soffio di cuore. E sì, penso anch’io che sia una condanna terribile non poter lasciare andare i ricordi, ma conservarli per sempre immutabili, senza che l’oblio, un giorno, possa mostrare pietà.
Non poteva essere che il V Canto dell’Inferno ad avvicinare ancora di più i due amanti. E quanto deve essersi stupito Loki nel trovare nelle parole del Sommo Poeta un’eco perfetta di ciò che ha sempre sentito lui, costretto dall’esilio a stare lontano da una patria, Asgard, che, nonostante tutto, ama ancora con tutto sé stesso?
Il capitolo si chiude con la partenza di Sigyn – e la sua promessa a tornare – e la convinzione di Loki di non vederla più: potrebbe tenerla per sé, mostrarsi ancora una volta egoista e prendere da lei tutto ciò che ha da offrirgli senza darle in cambio che una piccola parte del suo essere immortale. E invece no, la lascia andare. Perché chi ama davvero, lascia andare.
Meraviglia. Pura ed autentica meraviglia.
A presto per l’ultimo capitolo :*
Con sconfinata ammirazione,
padme |