Recensioni per
Ha i capelli d’oro degli Æsir
di shilyss

Questa storia ha ottenuto 172 recensioni.
Positive : 171
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Veterano
12/09/20, ore 20:37

Ciao cara, finalmente riesco a passare per recensire il secondo capitolo di questa mini long che mi aveva attirata e che si sta rivelando un vero e proprio capolavoro.
Avevo lasciato la povera Sigyn che proponeva al dio di scambiare se stessa col padre, scambio che Loki ha accettato, ma qui tu ti sei fermata e da qui riprendi, in maniera a dir poco magistrale per mostrarci cosa può significare davvero uno scambio di quella portata, cosa può significare davvero vivere imprigionata senza avere contatti con nessuno, cosa vuol dire davvero dover rinunciare a tutto e tutti, per quanto per un nobile intento. È disperazione e dolore ciò che apre questo capitolo, disperazione e dolore per non poter più vivere come si desiderava (e per Sigyn significa molto di più che per altre donne dell'epoca, visto quanto diversa lei è, quanto la sua mente sia aperta e ricerchi una libertà non concessa alle donne del suo tempo), per non poter più vedere le persone amate, anche solo per non poter più vedere realizzati sogni e piccole, grandi promesse fatte in precedenza. Un dolore di cui il dio degli inganni non si cura, il suo unico interesse era lavare l'onta subita, il resto sembra quasi scivolargli addosso senza alcun importanza.
Eppure il tempo, che in questo capitolo è uno degli elementi fondamentali, in qualche modo, pradossalmente corre in aiuto della giovane, perchè col passare dei giorni quel dolore sembra quasi indebolirsi, sembra quasi darle un minimo di tregua e portarla a fare qualcosa che probabilmente all'inizio non si sarebbe mai sognata di fare, ovvero esplorare il luogo in cui lei sarebbe stata prigioniera per sempre. Questo le permette di scoprire una torre colma di libri, pergamene, storie antichissime, leggende, un qualcosa che finalmente comporta una sorta di punto di incontro tra lei e il suo carceriere. E qui abbiamo uno scambio di battute tra i due, proprio col tempo come protagonista indiscusso, che mi ha molto colpita, sia per il significato profondo che proprio il tempo ha per entrambi, per quanto diverso, sia per il modo profondo e delicato con cui tu hai gestito il tutto.
Cos'è il tempo? Per gli esseri umani, che sono mortali, il tempo equivale a un nulla, un attimo, un qualcosa di effimero e sfuggente, che va vissuto prima che sia troppo tardi. Per un dio la questione è ben diversa, il concetto di tempo si dilata esponenziamente, il tempo è eternità, non si scorge una fine, ma solo un orizzonte lontano. Eppure, nonostante Loki faccia presente questa differenza, Sigyn vi vede qualcosa di più, inizia a scorgere qualcosa nel cuore del dio, qualcosa sepolto e nascosto a chiunque, il dolore dell'essere stato costretto a quella prigionia, e questo le da anche la forza di porre una richiesta, una supplica, una preghiera, che scuote in qualche modo il dio, che lo porta ad acconsentire. Un dio che, come ci dici tu, è sempre e comunque debole davanti alle preghiere degli uomini, e quella di Sigyn è una preghiera talmente forte, talmente vera, sincera, accorata che Loki non può che acconsentire. Per lui concedere a quella giovane donna di poter consultare alcune parti di quella libreria appare come un modo come un altro per passare il tempo in maniera diversa, ma la realtà è tutt'altra, e ce la mostri nel paragrafo successivo.
La caparbietà di Sigyn, la sua forza di volontà, la sua insistenza nel voler porre domande al dio, portano quest'ultimo a cedere, a consentire che la giovane abbia da lui delle risposte, a consentire che possa colloquiare con lui di ciò che legge e questo crea una sorta di legame tra i due. Loki si rende conto di quanto quella giovane, per quanto umana, abbia una mente brillante, sappia parlare e ragionare, sappia ascoltarlo; Sigyn continua a scorgere molto di più sotto la bestia che ha davanti, un uomo che è molto di più del semplice dio degli inganni, conosciuto per gli orrori compiuti.
Il Sommo Poeta, poi, ci conduce a un altro scambio di battute che io non so più come definire, se non ripetendomi per l'ennesima volta, ovvero perfetto, unico, assolutamente magistrale. Davanti a un Loki che legge Dante (e già questa immagine è tutto un programma) Sigyn pone una domanda chiave: "Perché un dio degli Æsir colleziona i testi degli uomini? Perché li legge e li custodisce e li ama?"
E qui Loki non può negare più ciò che davvero pensa degli esseri umani e del tempo a loro concesso: "Ogni gesto, atto, parola, è unico e irripetibile perché, per voi, il tempo ha un senso; nessun giorno è uguale all’altro e il vostro aspetto muta assieme al cuore."
Ho voluto riprotare le tue parole perché io non sarei mai riuscita a rendere domanda e risposta in maniera così unica e toccante. E proprio in questo scambio di battute avviene anche qualcosa di più, quel bacio che forse sarebbe potuto giungere prima se solo i due si fossero accorti di quanto si stessero avvicinando i loro cuori, ma che invece si lega alla famigerata terzina di Dante e quella dolce e amara ammissioen da parte di Loki.
Dovrei citare tante altre parti di questo capitolo perché ti ripeto, hai uno stile unico e terribilmente magnifico, ma mi limito solo a un'altra frase prima di arrivare al termine di questo papiro: "Si comportava come un principe sconfitto, ma non piegato. Sopportava il suo destino con furiosa eleganza, senza rinnegare né rimpiangere una sola delle azioni compiute."
Oro puro, la tua scrittura è oro puro, sappilo! <3
Tornando al capitolo, la frase in questione è recuperata dalla parte in cui giustamente Sigyn si chiede di chi o cosa si sia innamorata, ammesso e non concesso che si sia davvero innamorata. Si è innamorata davvero del dio degli inganni, con tutto ciò che questo comporta, o solo di quella persona che le appare tutte le volte che discutono, che parlano, che le insegna, che le spiega? Non sono dubbi fuori dal comune, anzi, sono più che legittimi, soprattutto perchè lei non ha possibilità di vedere nessun altro, e questo sentimento potrebbe essere anche solo legato alla sua prigionia e al fatto che il suo cuore e la sua mente si stiano abituando a lui. Eppure non ci dai nemmeno il tempo di riflettere per davvero che il suddetto dio compare, ordinando a Sigyn di andare via, di tornare libera, di vivere, lei che può. Ammetto che quella parte è stata straziante, in tutto e per tutto dolorosa: lui la allontana perché lei si è avvicinata troppo, perché tutto ciò è troppo per lui, lei non vuole abbandonarlo, perché capisce davvero in quel momento che il suo amore è vero, è per Loki, è per il dio dell'inganno e non per la persona che ha parlato con lei e le ha permesso di passare delle ore serene con lui. Anche qui ci sarebbero tante parti da citare, tante frasi splendide che tu componi in maniera impeccabile ma mi trattengo, notando come di nuovo il tempo torni a farla da padrone. Loki consiglia a Sigyn di vivere il poco tempo che ha come essere umana, lei gli dice sostanziamente che con lui ha avuto molto più di quello che potrebbe avere a Londra o in qualsiasi altro luogo, e che l'unica cosa che desidera è poter tornare da lui, poter rimanere da lui.
"Tu tieni a me. Ho visto la bellezza della bestia: il resto del mondo non m’interessa"
Avevo detto che non avrei citato più nulla, ma questa è stata la mazzata finale al mio povero cuore.

Io mi inchino davanti alla tua bravura, tu non solo prendi le fiabe come punto di partenza, tu le interpreti, le plasmi, dai loro nuova linfa vitale e le unisci a questa coppia che ormai fa parte di te, che è tua e che muovi e interpreti in maniera a dir poco perfetta e assoluta.
Non ho altro da dire (grazie al cavolo, hai scritto un papiro! -.-'), solo tantissimi complimenti! <3
Lina Lee
 

Recensore Master
07/09/20, ore 23:45

Carissima Shilyss,
 
eccomi qui da te e da questa storia che attendeva da tantissimo di essere letta, e mi dispiaccio anche di essere giunta con tanto ritardo da lei perché è una meraviglia, c’è poco da dire. Le tue storie, soprattutto le fiabe, sono talmente originali e costruite ad arte che mi scordo di essere su un sito amatoriale: sono piccoli capolavori, tratteggiati da uno stile dal sapore poetico e leggendario, costruiti attorno a idee tanto interessanti e originali che davvero sono autonome da qualsiasi base di fandom. Sono originali, punto. E più ne leggo più le amo.
Volevo prendermela con calma nel leggere, ma l’altra notte mi sono ritrovata a non riuscire a dormire e l’ho divorata tutta in pochissimo tempo. Che scrivi divinamente lo sapevo già, ma credo sia una delle tue storie più belle, questa, forse proprio una delle mie preferite tra quelle che ho letto fin ora. Vedrò di andare con ordine!
 
La storia inizia con l’eco di una leggenda, introdotta da quel “si dice che” proprio dei racconti sospesi tra immaginario e realtà che dà l’impressione di trovarsi davanti a quelle quattro pagine che hanno condotto le ricerche di Sigyn e il padre fino nel bosco belga, alla ricerca della verità sulla “prigione” del dio degli inganni. E qui hai saputo perfettamente creare un mito che si piegasse alla trama della fiaba senza snaturare in alcun modo i personaggi e l’immaginario mitologico: che Loki riesca a venir ingannato a propria volta e costretto a scontare pene – inflittegli da chi sta sopra di lui, nel regno divino – sappiamo che accade, con quella pena che lo vede soffrire in una grotta con Sigyn sempre al suo fianco che raccoglie il veleno che gli dovrebbe colare sulla testa. In questo caso, invece, con i suoi raggiri e lo sprezzo per il mondo dei mortali, si trova confinato proprio su quel regno che tanto disprezza, costretto a passarvi ogni giorno rinchiuso in un castello, in un eterno ripetersi di giorni sempre uguali e solitari.
E su questa leggenda di una bestia confinata in una foresta e a guardia di un tesoro immenso si fondano le ricerche del padre di Sigyn. Ho amato tantissimo quanto, a partire dal primo capitolo, hai inserito di elementi legati al mondo dei testi antichi, della filologia, a partire da quest’edizione seicentesca e il suo confronto con il testo da cui deriva e l’unico altre esemplare fratello, che porta alla scoperta delle pagine aggiuntive che paiono guidare al tesoro del dio degli inganni. Insomma, ogni volta che inserisci simili dettagli nelle tue storie mi illumino d’immenso, anche perché lo fai sempre con una tale cura e verosimiglianza che posso solo amare questi richiami.
Ma, come dicevo, eravamo rimaste al padre di Sigyn che segue, per amor di conoscenza, le parole di queste quattro pagine e non fa più ritorno dalla figlia, come nella fiaba a cui ti ispiri, la quale parte allora alla ricerca del genitore e si inoltra a propria volta nel bosco incantato, che per la collocazione che hai scelto e le atmosfere che suggerisce, con questi tappeti di giacinti che coprono ogni cosa, incantato è per davvero!
Ulteriore divagazione – e perdonami se mi ci soffermo – ma ho apprezzato tantissimo l’inserimento del cervo che appare dalla boscaglia e sparisce poi tra le fronde. Dubito sia proprio un caso il suo inserimento (non mi ricordo accada nel cartone Disney o nella fiaba originale – forse in questo caso sì), dato che si tratta di un topos ricorrente in molte fiabe e leggende di diverse tradizioni e folklori – a partire forse proprio dall’Odissea e il cervo ucciso da Ulisse prima di incontrare Circe –, con l’eroe che incontra un cervo nella foresta in cui poi si addentrerà e dove troverà una donna – a volte vecchia che poi si scopre essere in realtà una bellissima giovane, un po’ come accade alla fata del cartone – con poteri magici, che lo sedurrà o di cui si innamorerà. In questo caso non si parla di una maga, ma di un dio, e a mio parere l’inserimento di questo elemento non è che la conferma – di cui per altro non avevo bisogno, ma che è stato bellissimo trovare, comunque – dell’approfondimento di ogni tua storia e dell’attenzione che sai mettere in ogni singola frase scelta. Ripeto, leggerti dà sempre l’impressione di non essere per nulla in un contesto amatoriale, perché nelle tue storie di amatoriale c’è ben poco: ci sono una grandissima conoscenza di tutto ciò di cui scrivi, ricercatezza e soprattutto più piani di lettura (che io forse non saprò cogliere spesso, ma che le poche volte che riesco a comprendere mi riempiono di ammirazione per i tuoi lavori).
Bene, ora mi decido ad andare oltre questa fugace apparizione di un cervo!
Ancora una volta sono rimasta ammaliata da come hai saputo sfruttare la trama della fiaba per superarla e costruirci attorno un’impalcatura che si regge perfettamente e amalgama mito e fiaba: abbiamo quindi una rosa d’oro, e non una del giardino del castello, parte del tesoro custodito in una grotta che segna il destino del padre di Sigyn, rinchiuso nelle segrete da Loki. Ed è sempre questo favoloso tesoro a condannare gli uomini che accompagnano Sigyn, sbranati da Fenrir – di nuovo, mi è piaciuto moltissimo come tu abbia giocato con la sua figura, quella dei lupi che attaccano Belle e i servitori tramutati in oggetti.
Ma la giovane, pura di cuore, non si lascia corrompere dal tesoro e viene così salvata da Loki che si prende cura di lei. Di questa Sigyn ho amato moltissimo lo spirito positivista che la anima, che crede nella scienza e nel progresso, nel controllo dell’uomo sul mondo e la natura grazie alle conoscenze, e che allo stesso tempo è stata cresciuta da un padre che rincorre miti e leggende, miti che lei stessa conosce e che si trova a dover constatare essere veri. È un incontro/scontro di due “mondi” che la ragazza incarna perfettamente e che mi ha solo fatto innamorare ancora di più della tua Sigyn, sempre così curiosa, ansiosa di conoscere e intelligente. E la sua fedeltà, tratto caratteristico della figura mitologica, si mostra benissimo anche nell’amore per questo padre, di cui non condivide la ricerca e l’aspirazione, ma che ciò nonostante appoggia, difende, insegue fino in Belgio e per il quale si sacrifica, accettando di essere prigioniera ogni giorno che le resta pur di salvarlo e lasciarlo vivere quel poco che gli resta nel mondo, lontano dalle fredde celle di Loki.
 
Ho sproloquiato abbastanza per questa sola recensione, credo, non vorrei annoiarti troppo quindi rimando a un altro giorno il commento al seguito. Ma ribadisco ancora una volta come io abbia amato tutta questa storia e come essa sia già tra le preferite da quando sono giunta al punto conclusivo. Tu e la tua scrittura non fate altro che stupirmi e ammaliarmi di più a ogni lettura, e questa storia non ne è che la riprova.
 
Un grande abbraccio e a presto,
Maqry

Recensore Master
07/09/20, ore 13:37

Come promesso, eccomi qua. Ho bisogno di distrarmi e le fanfiction sono un'ottima distrazione (soprattutto se sono scritte bene come le tue). Sappi che adoro i tuoi aesthetic ed è una vita che sogno di passare dalle tue storie, ma il non conoscere nulla di Loki mi aveva fermato. Adesso che ho iniziato a vedere il film Thor (manca l'ultima mezzora) ho le linee guida fondamentali su Loki per capire più o meno il personaggio e quindi mi sono detta che la tua AU era perfetta. Insomma, ho capito chi è Loki e come funziona come personaggio, conosco la Bella e la Bestia e dovrei essere in grado di seguire la storia.
E infatti, ho adorato il modo in cui hai collegato il mondo di Asgard con il mondo de la Bella e la Bestia e che tu abbia spedito Loki nel palazzo della "Bestia" come punizione per i suoi inganni. L'ho trovato perfettamente calzante.

L'incontro con Sygin alla ricerca del padre è meraviglioso. Mi piace il personaggio di Sygin, il suo coraggio e il cuore puro con cui ignora i tesori - ancorché li trovi meravigliosi - perché è lì per trovare suo padre. Amo anche il modo in cui Loki le abbia fatto intendere che suo padre fosse un ladro come gli altri, che non fosse nulla di speciale e che lei - nonostante le parole - sia riuscita a vedere la verità: suo padre ha rubato la rosa per portarla in dono alla figlia come lei gli aveva chiesto. Sì, forse non aveva chiesto una rosa d'oro, ma una rosa normale, ma ciononostante credo che fosse difficile per il padre resistere all'impulso di prendere quella rosa, pensando che fosse un tesoro incustodito e che il fiore doveva essere realizzato magnificamente (come gli intarsi della coppa).
Ovviamente, Sygin, come nella favola, fa la proposta: libera mio padre in cambio della mia libertà. Loki accetta e sono curiosa di vedere come farai evolvere la loro relazione.
Al prossimo capitolo!
Sev

Recensore Veterano
02/08/20, ore 11:38

Buongiorno carissima!
Mi sono permessa di iniziare la lettura di questa tua opera spinta dalla curiosità che tu stessa mi hai fatto avere quando me l'hai nominata a proposito della terzina di Dante; siccome sono in pari coi capitoli di Ombre, in attesa di un nuovo aggiornamento mi dedico a una nuova storia.
La prima cosa che mi sento di dirti è che che hai davvero uno stile di scrittura a dir poco perfetto; le parole sono a volte ricercate, ma la lettura rimane fluida e scorrevole, e permette al lettore di immergersi nella storia senza rendersi conto di averla divorata se non una volta giunto alla fine. Seriamente, rimango sempre a bocca aperta davanti al tuo stile, non ci posso fare niente, è la tua straordinaria bravura.
Detto ciò, passiamo alla storia, nella quale veniamo subito immersi in una situazione senza spazio e senza tempo; se qualcuno si aspettava subito i riferimenti alla storia de La Bella e la Bestia, deve attendere, e giustamente, per poter capire quello che scopriamo essere l'antefatto di tutta l'opera. I nostri occhi, quindi, possono ritrovare Odino, padre dei Dei, nel momento in cui deve decidere quale punizione infliggere a Loki. È un momento importante, non solo per il tipo di punizione scelta, ma anche per ciò che accadrà in seguito, e che riusciamo a comprendere solo dopo il salto temporale, che hai gestito perfettamente. Scopriamo infatti come si siano create molte leggende basate sul luogo in cui il Dio sarebbe stato rinchiuso, scopriamo di come tante persone di ogni genre si siano avventurate alla sua ricerca senza più tornare, o tornando con la mente annebbiata, persa in chissà quale maledizione.
E poi troviamo lei, Sigyn, la donna che grazie a te abbiamo imparato a conoscere e amare. In questa storia la ritroviamo donna alla ricerca del padre scomparso, anch'egli inghiottito da quella vana ricerca della prigione del Dio dalla quale non è più tornato.
Sigyn è donna tenace, che non si ferma davanti a questo luogo che potrebbe far scomparire anche lei, ma è anche donna intelligente, rispettosa di un luogo come una tomba, dalla quale non vuole rubare alcunché. Questa caratteristica la differenzia da coloro che la accopagnano e, scopriamo subito dopo, la salva dall'ira di quel luogo. Il Dio la salva, la cura.
Ho amato il loro scambio di battute. Per quanto impaurita da quell'uomo misterioso, Sigyn non si tira indietro, afferma a chiare lettere che l'uomo è fatto per scoprire il mondo, mostrando ancora una volta la sua indole forte, il suo amore per la conoscenza, nonché il desiderio di sapere la verità, che si ritrova anche nelle diverse domande indagatrici che pone al suo interlocutore. Quest'ultimo probabilmente non si aspettava di avere a che fare con una donna con un tale carattere, o forse sì, chissà, visto ciò che dice quando ferma il lupo e accarezza quei capelli color oro; in ogni caso la conduce da suo padre, le mostra quell'uomo, definendolo "ladro", le fa capire il motivo per cui è condannato. E lei, dopo aver parlato col suo adorato padre, che la sprona a scappare finché è ancora in tempo, compie un gesto di coraggio e altruismo che solo un figlio nei confronti di un genitore potrebbe fare: propone di scambiare se stessa col padre, per liberare quest'ultimo dalla prigionia.
Una vita per una vita. E il dio Loki accetta.

Non avevo dubbi sul fatto che non sarei rimasta delusa da una tua storia, e ora spero di trovare al più presto il tempo per proseguire la lettura.
A presto!
Lina Lee

Recensore Master
25/07/20, ore 00:15

Ciao!
Non avrei potuto chiedere un epilogo migliore, per questa storia.
Ho amato, ho davvero amato moltissimo come hai struttutato ogni cosa: le riflessioni che fai nelle note finalo sono perfettamente calzanti, e mi sembra che tu sia riuscita a cogliere perfettamente l'essenza di questa fiaba, quel punto focale centrale che va a dispiegarsi nei secoli, rendendo una vicenda singolare adatta a parlare a un pubblico universale. Riuscendo ad adattare qualcosa che ci sembra di conoscere da sempre a un contesto nuovo, senza che ci sia alcuna forzatura. Che questa fiaba ti sia molto cara a me sembra che traspaia in maniera molto chiara da tutte le tue parole, dalla dedizione con cui hai fatto tante ricerche per rendere la tua storia una costruzione che poggia su superfici solidissime, capaci di dare un senso molto più profondo e universale a questo racconto.
È davvero qualcosa che adoro, perché sembra davvero di vedere in ogni riga tutto l'amore che hai messo in questo racconto, tutte le tue passioni e i tuoi studi che vanno a convergere in un risultato che è estremamente coerente e unitario: leggere questa storia è stato veramente un'esperienza unica, che mi ha deliziata e anche commossa.
Perché, oltre a tutti questi elementi, c'è anche una trama molto solida, con personaggi perfettsmente caratterizzati che emergono nelle loro peculiarità e amano e tremano in maniera vividissima.
Mi è piaciuto davvero tanto come hai saputo conciliare gli elementi della fiaba con il carattere di Loki, con questa sua maledizione/prigionia che ha un fine perfettamente coerente con il personaggio, e in qualche modo riesce addirittura a scardinare tutto il concetto di AU: insomma, è qualcosa davvero di fantastico.
Il finale del capitolo precedente ovviamente mi aveva lasciato con tanta preoccupazione addosso, ma non mi sarei aspettata un risvolto tanto tragico: l'immagine di Sigyn che torna da Loki per potersi almeno spegnere fra le sue braccia è qualcosa di assolutamente struggente, che mi ha commossa oltre ogni dire per la forza emotiva in cui l'hai descritta, accompagnandola dal ricordo di quella promessa sempre mantenuta. Il dolore di Loki, poi, è stato assolutamente straziante (e dettagli come il rimando all'esplosione del Krakatoa sono quelle finezze che mi fanno proprio perdere la testa).
In questo contesto, l'elemento mitico del riconoscimento della divinità di Sigyn si colloca in maniera secondo me perfetta: riesce a fondere perfettamente fiaba e mito, arrivando a quel lieto fine che ha tutta la maturità richiesta da una storia di questo tipo.
Davvero, sono contentissima di aver letto questa storia: è un vero e proprio gioiello sotto ogni punto di vista.

Recensore Master
19/07/20, ore 10:22

Ciao, cara!
Arrivo un po’ in punta di piedi su questo secondo capitolo, perché ormai so quanto tu tenga a questa storia (e quanto fattori esterni ti abbiano portato ad essere ancora più protettiva nei suoi confronti).
Devo dire che, se il primo capitolo mi aveva completamente stupita e conquistata, entrando così nel vivo della vicenda io semplicemente mi sdraio per terra e sventolo bandiera bianca.
Questa storia è assolutamente stupenda: ormai ho letto un bel po’ di cose tue, ma questa si sta conquistando un posto speciale nel mio cuore, sappilo. E mi chiedo, davvero mi chiedo come qualcuno possa aver anche solo lontanamente pensato di prendere spunto da qui, senza rendersi conto che (oltre a diventare un essere umano infimo) il confronto sarebbe stato così impietoso da rendere proprio controproducente qualsiasi tentativo di farsi grande con le tue idee. Il tuo stile, ormai, per me è una garanzia: scriverai anche di Loki Lingua d’Argento, capace di ammaliare e irretire con la sua voce, ma qui quella con le dita d’argento sei tu, senza ombra di dubbio. Il tuo stile è un sussurro, un sussurro musicale che ti entra nella testa e ti culla, impigliandoti in una rete da cui è impossibile fuggire fino a quando non si arriva in fondo alla lettura, un sussurro che è capace di costruire immagini meravigliose e vividissime, di dipingere dettagli precisi, di dare un respiro costante, dolcissimo a tutto il testo.
Che meraviglia, davvero che meraviglia.
Mi piace poi da impazzire la dignità che hai saputo dare a questa riscrittura di una fiaba: perché, sì, gli elementi della fiaba ci sono tutti, ma tu non ti sei affatto limitata a riprendere dei personaggi e a calarli in un contesto già noto: tu hai dato spessore a ogni cosa, hai saputo cogliere gli spunti adatti per andare a raccontare una storia diversa ancora, che ha delle sue caratteristiche precisissime e una bellezza tutta sua, una peculiarità tutta sua (e una struttura ricercata, e delle fondamenta di ricerca storica che da queste parti di solito ci possiamo solo sognare).
Ho amato oltre ogni dire come hai costruito questo capitolo, e l’avvicinamento tra Loki e Sigyn: il dolore con cui si apre la narrazione, in un certo senso, non ci abbandona mai, anche se in seguito si trasforma, prende pieghe diverse e assume un significato tutto nuovo. Il momento in cui Sigyn si rende conto di aver rinunciato a qualsiasi possibilità, a qualsiasi apertura e qualsiasi destino fuori da quel castello è davvero terribile: si avverte la morsa di claustrofobia che la stringe e rischia di soffocarla, ed è un momento molto emotivo. E non sai quanto io abbia amato che, a salvarla dal suo tormento, siano arrivati proprio i libri: i libri, che sono sempre e comunque una finestra sul mondo, che sono la possibilità di vivere anche tutto ciò che non potremo mai sentire sulla pelle, ma che comunque arriva ad arricchirci. Insomma, le storie come ancora di salvezza: è un tema che mi è particolarmente caro, e forse non è nemmeno precisamente quello che tu avresti voluto dire, ma ho apprezzato davvero tanto come lo hai declinato.
Inutile dire, poi, che sono quasi impazzita quando ho capito che la biblioteca di Loki, in questo caso, non è solamente il sogno di una ragazza di provincia, ma è molto di più: una biblioteca dove si raccolgono i manoscritti che gli uomini hanno perduto è un concetto a dir poco meraviglioso, e l’ho trovato perfetto per un dio insaziabile come Loki. Sono bellissime, poi, tutte le riflessioni cui riesci a dare corpo con tanta naturalezza: sia quelle sul tempo che passa – che, in effetti, è un ostacolo enorme a un qualsiasi attaccamento tra i due – sia quelle sul carattere proprio di Loki, che forse disprezza tutta questa caducità umana, ma non può fare a meno di circondarsi di quanto di più bello gli esseri umani abbiano prodotto, della loro arte, di ciò che, tutto sommato, è capace di renderli immortali.
Il modo in cui dipingi l’avvicinamento tra Loki e Sigyn è assolutamente splendido, e credo sia inutile, di nuovo, dirti quanto io abbia apprezzato la ripresa proprio di quei versi di Dante: sono versi perfetti, e tu li hai utilizzati nella maniera migliore, dando loro tutta la rilevanza che meritano e non riducendoli mai a un semplice strumento narrativo, a una citazione colta per strizzare l’occhio al lettore, perché è evidente in ogni passaggio quanta ammirazione ci sia nei suoi confronti.
Il finale è stato un vero colpo al cuore: il dolore che sta dietro quella decisione di Loki è palpabile, emerge da ogni riga, ed è un dolore maturo, dettato da impedimenti e difficoltà che, in un certo senso, mi paiono oggettivi. E poi c’è Sigyn: Sigyn che conosciamo all’inizio del capitolo in preda alla disperazione per quel mondo cui ha dovuto rinunciare, e che ora pronuncia parole come ”Ho visto la bellezza della bestia: il resto del mondo non m’interessa”. Ho le lacrime agli occhi.
Insomma, appena riuscirò a ritagliarmi il momento di concentrazione giusto (ché questa storia proprio non può essere letta alla leggera e con distrazione), passerò anche dal capitolo conclusivo.
Intanto, ti faccio tanti, tanti complimenti.
A presto!

Recensore Veterano
16/07/20, ore 19:25

Ciao!

Arrivo qui in una giornata un po' particolare per questa storia, alla quale tanto tieni, ma ti assicuro che l'avevo puntata da un po' a seguito della presentazione sul gruppo Caffè e calderotti.

Di loro, dei personaggi originali, so soltanto quello che hai scritto nella presentazione (e, a tal proposito, perdonami se non colgo tutti i riferimenti). Eppure, li hai descritti così bene che non potevo non passare, anche perché in questo AU rivisiti quella che è la mia fiaba preferita.

Ho apprezzato tantissimo la meticolosità dei dettagli, la precisione delle descrizione in ogni storia. Mi è dispiaciuto soltanto non poter cogliere pienamente tutti i richiami alla storia originale che purtroppo non conosco.

In ogni caso, trovo tu abbia fatto un lavoro fantastico nel riadattamento della storia, prendendo alcuni eventi ed alcuni tratti e piegandoli a quel che volevi raccontare tu.

Il personaggio di Sigyn entra subito nel cuore, ha una delicatezza infinita nel modo di reagire ad ogni evento che mi ha conquistata.

Last but not least, il tuo stile: è poesia in prosa, ricercato ma non pesante, forse tanto distante dal mio modo di scrivere e per questo estremamente attraente ai miei occhi. Tra l'altro, lo trovo particolarmente calzante per i personaggi di cui tratti!

Questo primo capitolo mi è piaciuto tantissimo! Ho intenzione di continuare quanto prima!
Un abbraccio
Fede

Recensore Master
30/06/20, ore 16:27

Ciao, cara!
Avevo puntato questa storia da non so quanti mesi, e finalmente riesco a ritagliarmi un angolino di tempo per passare di qui.
Perché, se ormai mi hai definitivamente convinta di quanto di buono possa esserci in una storia AU, con le fiabe mi hai definitivamente conquistata. Credo tu abbia avuto una splendida idea, e la realizzazione, anche solo in questo primo capitolo, mi sembra davvero encomiabile.
Di nuovo, l'ostacolo più grande a questo tipo di storia credo stia proprio nel riuscire ad amalgamare in maniera credibile il contesto originale (in questo caso, gli stilemi e gli elementi propri della fiaba in questione) con le peculiarità dei personaggi: il rischio "paciugo" (ma si dirà anche fuori dalla mia velenosa Brianza? XD) o trasposizione superficiale e poco significativa è dietro l'angolo, ma tu lo hai ampiamente evitato, riuscendo a dare un senso unitario e coerente a tutta la storia, qualcosa che rispetti i personaggi e il contesto, ma anche in grado di andare oltre, e di offrire al lettore qualcosa di peculiare e presente solo nella tua storia.

Ho apprezzato moltissimo il "prologo" ambientato in un'epoca antica, quasi una dimensione mitica e divina, che da subito ci cala nel contesto fiabesco della storia, ma ancor di più ho amato l'inizio delle vicende vere e proprie: ebbene, sì, direi proprio che si può finire in Belgio per seguire quattro pagine di un'edizione secentesca trovata su una bancarella. Si tratta di una reinterpretazione della fiaba meravigliosa, che pone il tutto in un contesto di ricerca della conoscenza e in questa antitesi tra scienza, positivismo e pensiero naturale e mito che, in questo contesto, assume un significato ancor più interessante. Adoro, adoro alla follia una Sigyn che crede nella scienza, nella capacità umana di piegare le forze della natura, salvo poi essere messa così duramente alla prova dalla realtà dei fatti con cui si scontra è un concetto meraviglioso. Tra l'altro, ancora una volta emerge tutta la tua cura per i dettagli e per la ricerca storica che sostiene in maniera solidissima le tue storie: credo che, da questo punto di vista, tu sia una delle autrici più accurate che io abbia letto, ed è qualcosa che mi piace moltissimo.
Ho apprezzato molto il modo in cui Sigyn entra in contatto con questo antico tesoro, che è al contempo un tesoro e il corredo funebre di un dio punito per la propria superbia, e il rispetto con cui lei, nonostante la curiosità, vi si approccia: è un momento rapido, ma molto significativo, che permette di caratterizzare da subito il personaggio e far emergere gli aspetti più significativi del suo carattere.
Bellissimo, poi, il modo in cui il titolo viene a emergere direttamente nel testo: sono le parole pronunciate da Loki, quelle che lo convincono a salvare Sigyn, che forse gli ricorda un tempo ormai perduto, un regno da cui è stato esiliato, un'esistenza diversa, e al tempo stesso pongono già Sigyn su un livello diverso, accomunandola alle origini del dio degli inganni.
Il momento in cui Sigyn si sacrifica per salvare la vita a suo padre, pur ricalcando molto bene quello della fiaba, è stato decisamente molto toccante (e ho trovato una vera finezza il tocco della rosa d'oro, unico elemento del tesoro che l'uomo ha trafugato). La reazione di Loki mi ha molto incuriosita: mi chiedo quanto ci sia che ancora non sappiamo su di lui, e sull'entità della maledizione che lo ha colpito, né delle mire che ha su Sigyn.
Insomma, credo di essere appena caduta in un gorgo da cui uscirò difficilmente, perché adesso le tue fiabe le voglio leggere tutte!
Spero di passare presto dal seguito!

Recensore Master
19/06/20, ore 20:45

Eccomi qui, tesoro ^^

Mi dovevo ritagliare il giusto tempo perché certe storie non si commentano in soli 5 minuti, mi serve un po' di più ❤.

Anche quest’ultimo episodio è stato molto suggestivo fin dalle prime battute.
Hai interpretato molto bene la solitudine iniziale di Loki. Il dio degli inganni sembra essere tornato allo stadio originale, a quando la maledizione si era abbattuta su di lui; sembra essere preso da rabbia e vendetta, di nuovo, senza lasciare il più piccolo spiraglio ai sentimenti; è come se il suo cambiamento avesse subito un arresto da quando Sigyn se n’è andata.
Tu sai che non sono esperta di questi temi, non ti so riportare i tuoi stessi riferimenti, che apprezzo peraltro tantissimo durante la lettura, posso solo soffermarmi sull’impressione che mi hai offerto ed in particolare in questa prima parte sono stati due gli elementi che mi hanno colpita e che credo assumano un significato oltre l’apparenza (correggimi se sbaglio).
Il primo riguarda la biblioteca; è come se qualcosa infondo si fosse rotto nell’oscurità del suo cuore, cerca Sigyn anche quando lei non gli è accanto, la trova nella carta stampata, in un passatempo che li accomunava e che li ha avvicinati; lei non gli è accanto, lui stesso l’ha lasciata libera in un impeto di altruismo verso una fanciulla per cui prova attrazione fisica e mentale, ma nonostante la lontananza non può fare a meno del suo ricordo, di lei e di ciò che la caratterizza.
Il secondo particolare riguarda la neve. Il clima gelido che circonda la sua dimora è dovuto sicuramente al sortilegio, eppure credo dipenda anche dall’assenza di quell’amore appena sbocciato. Non so se sia un’interpretazione sbagliata, a me piace sempre pensare che nelle storie l’atmosfera naturale rispecchi i sentimenti dei personaggi, forse sono troppo sentimentale io, non lo so ^^”, ma so per certo che mi hai scosso l’anima anche con questo dettaglio <3.
Lo sguardo di Loki si apre all’improvviso all’orizzonte, inizialmente incredulo freme alla vista di Sigyn, ma non ha il tempo di gioire, Sigyn non sta bene. La dolcezza con cui la stringe al petto è spontanea, stringe il cuore del lettore soprattutto perché è sorta da lui, quindi è una delicatezza non scontata. I peggiori timori di Loki si stanno avverando sotto i suoi occhi: lei sfiorisce come le rose più belle e fragili. La giovane sta male, ma non smette di donare a lui amore, desidera solo morire tra le sue braccia e non importa quanto breve sia stata la sua vita, lei ha conosciuto l’amore in lui, qualcuno a cui appartenere secondo il pensiero degli umani – diverso quello che sa Loki, l’anima appartiene solo al legittimo proprietario. Lui è destinato ad imprimere quei ricordi nella mente e a riviverli in eterno con la stessa intensità, senza che sbiadiscano, senza nostalgia.
In questo finale hai deciso di fare uno sterminio di cuori (e lo è principalmente per la tua narrazione così intensa) e sulla descrizione di Sigyn morente io trovo solo un aspetto positivo, il cuore di Loki che si scioglie e prova emozioni per quella mortale, per una singola morta (come si stupisce lui), rendendosi consapevole del legame che ha cucito con lei. È tornato a provare sentimenti, non sempre piacevoli, ma che sono parte di ogni essere mortale. I timori più profondi di Loki stanno prendendo forma troppo presto, credeva di avere più tempo (il tema del tempo che tanto spesso ricorre in questa storia).
C’è un estratto che mi è piaciuto oltremodo ed è questo:

- “Ha saputo trovare la bellezza della Bestia che Asgard rinchiuse,” osservò con voce di re, “ti ha permesso di vedere la sua. I figli e le figlie degli uomini hanno una vita breve come un battito di ciglia, rapida come un soffio del cuore e, quando muoiono, lo fanno per sempre. Eppure, quanta forza c’è in loro! Nonostante le sue condizioni, ha deciso di tornare da te, di restarti accanto, di mantenere fede alla promessa che ti fece. Se tu sei il dio dell’inganno, lei senz’altro sarà la dea della fedeltà”-

Non so esprimere quanto tu abbia racchiuso in queste poche righe, ma immagino siano “semplicemente” le personalità di Loki e Sigyn messe a confronto, le caratteristiche degli “abitanti” dei mondi lontani a cui appartengono.
Il finale è stato per me mozzafiato, è tornato il tanto amato tema del tempo. Non esiste nulla di più romantico di un “per sempre”, ma stavolta l’eternità perde di significato solo perché si riproporrà per Loki e anche per Sigyn sempre nella sua bellezza.

Credo che il termine perfetto ti calzi a pennello. Io ho solo potuto riportarti le mie impressioni, purtroppo sono convinta di non essere riuscita a comunicarle a pieno e mi scuserai per eventuali errori di interpretazione.
Detto ciò, aspettami, perché ho ancora un’opera in lista e poi le tue long <3

A presto!
Un grande abbraccio
-Vale (una tua grande fan)

Recensore Master
18/06/20, ore 12:07

Ciao Shilyss!
Con incredibile ritardo (ho visto che hai pubblicato anche il capitolo 4 di Ombre °O°) riesco a ritornare su i tuoi amabili scritti **
Sono stata piuttosto indecisa su cosa riprendere ma qui c'era il finale ad aspettarmi per cui non ho resistito alla curiosità di saperlo.
L'inizio con Thor mi ha decisamente stupito, soprattutto il fatto che il tempo passi e Sigyn non sia, in effetti, ancora tornata. Come sempre il legame fra i due fratelli è reso ottimamente, sono proprio loro quando parlano e Thor ha, ogni volta, quelle piccole accortezze per il fratello ribelle - come aprire il portale al di fuori della sua vista - che è maledettamente così lui! Così come il fatto che capisca che lo specchio è sparito e che, forse, è proprio lo stesso Loki a non voler uscire dalla sua prigione.
Quando la ragazza finalmente ritorna la gioia dura solo per un momento perché è chiaro che lei sia malata. Quanto sa essere la tisi brutale e poetica al tempo stesso?
Loki continua a non voler cedere ai suoi sentimenti ma allo stesso tempo quasi giura che un domani ucciderà le Norne per il destino crudele a cui hanno condannato questa ragazza. Quando lei muore fra le sue braccia fa maledettamente male ma la nota è agrodolce perché, finalmente, il cuore di lei è tornato da chi amava. Non fa male solo a noi, però, fa male pure al Dio degli Inganni che, nonostante le lacrime offuschino la sua vista, non vuole ammettere ciò che prova ma Odino ha già capito tutto senza bisogno che lui ammetta alcunché, anzi, provi apertamente a negarlo. Il finale mi ha ancora una volta stupito, perché essendo un AU non mi aspettavo che Odino decidesse di far divenire qui Sigyn la dea della fedeltà che ho trovato nelle tue shot precedentemente lette... Come se questa storia potesse spiegare come tutto è, in effetti, cominciato. Questa storia è davvero bellissima e tu sei bravissima ;)
A presto sui capitoli di Ombre.
Un abbraccio
Cida

Recensore Junior
17/06/20, ore 18:36

Innanzitutto sono ben lieta di vedere che come incipit per questo secondo capitolo di questa minilong tu abbia scelto una parte del quinto canto dell'inferno, sicuramente uno dei più famosi. E' stata una piacevole sorpresa che mi ha indubbiamente riportato la mente alle superiore e all' "odi et amo" provato per Dante (anzi, per meglio dire: per la professoressa che me lo insegnava e quindi, per riflesso, per lui). E' proprio uno di quegli autori che mi piacerebbe avere il tempo di riprendere e studiare con una consapevolezza che purtroppo alle superiori ancora non mi apparteneva.

La bellezza e la maestosità del castello, dunque, non sono che l'ennesimo truffa del Dio dell'inganno. Presto Sigyn ha visto quel coraggio che l'aveva tanto caratterizzata nel momento in cui si era offerta di prendere il posto del padre abbandonarla, per essere sostituito dalla consapevolezza che quella scelta l'avrebbe portata inesorabilmente a un declino per il quale non avrebbe potuto, nella vita, fare neanche una delle cose che aveva desiderato. Questo, ovviamente la butta in un marasma di malinconia, angoscia o tristezza, come è comprensibile che sia, ma in fondo ancora molto deve scoprire della sua nuova abitazione e del rispettivo proprietario.

Così, mentre è in balia del nulla, mentre viene malamente ignorata da Loki, il quale non la degna di una sola attenzione, viene a conoscenza di un luogo all'interno del castello che potrà almeno un poco darle conforto. Perché fisicamente sarà anche intrappolata lì, ma la sua immaginazione può ancora volare e viaggiare e cosa più dei libri può aiutare in questo?
Il paragrafo in cui descrivi la sua emozione di fronte a quelle pagine antiche e ruvide l'ho trovato estremamente coinvolgente e mi ci sono ritrovata molto. Anche io, se immersa in una biblioteca contenente innumerevoli tomi e manuali e romanzi antichi sono indubbiamente vittima del loro fascino e sopraffatta dalla loro bellezza. Trovo che l'odore delle pagine ingiallite di un libro che si porta addosso il peso degli anni non possa essere paragonato a nient'altro. Ho passato numerosi pomeriggi ad aprire, sfogliare, annusare e ammirare i romanzi che popolavano la libreria di mio nonno. Che ricordi, che meraviglia.

Eppure, quello che Sigyn si era ritrovata a sfogliare era un libro di incantesimi oscure, con rune arcaiche e sconosciute che, come le fa presente Loki, non è per lei. Quel luogo non lo è, ma al contempo deve anche esserlo visto che, di fatto, è rinchiusa lì, privata della possibilità di abbandonarlo e tornare a casa.
L'intermezzo sul "tempo" mi è piaciuto molto: trovo sempre affascinante come si presti a disquisizioni, come la sua percezione non sia un dato "a priori", ma sia piuttosto interpretabile e vario a seconda degli individui. E, al di là della diversità di significato che esso può assumere per un essere umano o per un dio, trovo davvero interessante come per Loki non sia altro che "tedio, noia e dispetto". A fronte di ciò, la richiesta di Sigyn è più che legittima: visto che la vita di lei per Loki altro non è se non un battito di ciglia e visto che, in ogni caso, è principalmente per lui che quella è una prigione, più che per lei, e visto che lui comunque ricorderà ogni cosa nel minimo dettaglio... allora cosa gli potrà mai cambiare se lei, quel battito di ciglia che è la propria vita a confronto con quella del dio, lo occuperà provando a vivere il più possibile?
Quella richiesta agli occhi del Dio degli Inganni assume un significato ben più profondo. Lo pone quasi involontariamente, più che inconsapevolmente, di fronte alla sua sofferenza, sofferenza che lo attanaglia da più di mille anni e chissà per quanto altro tempo ancora. Lei, nella sua semplicità, con i suoi capelli d'oro come quelli degli Æsir, lo aveva costretto a rimuginare sulla sua essenza, sulla sua condizione e lui, dal canto suo, aveva dovuto trattenere le lacrime. Quindi, in fondo... sì: avrebbe anche potuto accogliere la sua richiesta, giusto per ingannare un poco di quel tempo.
Ogni volta che leggo qualcosa in cui parli di Loki le conclusioni a cui giungo sono sempre le medesime: nonostante possa essere inserito in un racconto o in un contesto differente, la profondità e la complessità con cui vai a delineare il suo animo è qualcosa che, indubbiamente, mi colpisce sempre molto, mi permette di empatizzare con lui e provare nei suoi confronti dei sentimenti contrastanti in cui, però, la malinconia che mi provoca fa sicuramente da padrone.

Ho trovato magistrale il modo in cui, poi, hai ripreso il canto con cui il capitolo si è aperto e lo hai inserito direttamente nel testo, trasformandolo in uno strumento capace di avvicinare i due protagonisti. D'altronde, col significato che racchiude e il fascino che emana non sarebbe potuto essere altrimenti. Il tocco che lui le rivolge l'ho trovato estremamente delicato e io mi sono perfettamente immedesimata nella ragazza, nel brivido che deve aver provato. Tutto nel modo di comportarsi, nel modo di parlare, nei gesti e nelle idee che Loki esprime è colmo di amarezza. E' qualcosa che fa stare bene, ma che racchiude anche molta tristezza e io mi ritrovo a provare quella medesima tristezza proprio nei suoi confronti.
E giusto per sottolineare ancor più la delicatezza con cui ti esprimi e fai esprimere Loki, questo passaggio "dalla voglia di ingannare il destino degli uomini e di godere della fragile bellezza di quella donna che gli ricordava Asgard in una maniera dolorosa, atroce, assoluta" assieme al successivo (come questo sia stato il suo tentativo di rubare qualcosa a un tempo che viaggiava diversamente dal suo) mi hanno sinceramente fatto implodere. Molto belli.

Alla fine giunge quel momento di cui sapevamo, ma che, esattamente come nell'opera originale, ormai preferiremmo non veder arrivare: la separazione, il frangente in cui lui la rimanda a casa. Quella asserzione fredda con cui in realtà nasconde la premura nei confronti della ragazza: non vuole farla appassire, non vuole che a contatto con lui Sigyn sia privata di quella luce e quella voglia di vivere che tanto la caratterizza a dispetto della sua natura effimera e umana.
La obbliga ad andare, cedendole uno specchio con cui avrebbe potuto far viaggiare ancora la sua mente. Lei ha visto il buono nella bestia, lui la bellezza negli esseri umani, eppure la separazione è irrimediabile e Loki non ha intenzione di vivere tutta la sua breve vita costretta nella prigionia che è in realtà solo di lui, peccato che lei sia la chiave stessa per liberarsene.

Spero di riuscire a passare presto dal capitolo conclusivo, per il momento posso solo nuovamente ringraziarti per avermi fatto imbattere con questa piccola perla, mi sta piacendo molto.

Bongi!

Recensore Master
11/06/20, ore 14:28

Ciao cara Shilyss ^^

Finalmente passo anche qui e per me sai che è sempre un piacere :).

A partire dal primo paragrafo, questo capitolo è ricco di angst. In particolare, traspare tutta la fragilità umana di Sigyn di fronte ad un mondo magico più grande di lei che soccombe sul suo corpo e sulla sua anima. È molto commovente il riferimento ai programmi futuri della ragazza, ciò rende ancora più drammatica e irrimediabile la sua condizione tra quelle mura. Non mancano però anche in quel frangente piccoli barlumi di luce, stavolta per la "bestia" ed è stata proprio Sigyn a portarli alla memoria (ad esempio la rosa che si ravviva o la scoperta della magia di cui è intriso il castello).
La fierezza di quella ragazza! Ho amato quando lo ha sfidato con il capo rivolto verso l'alto, specie dopo che hai delineato la maestosità del pericolo a cui lei sta andando incontro e di cui sembra consapevole (anche di ciò che non riesce a capire, che forse è anche più spaventoso).
Loki conosce bene la lezione che impartisce a Sigyn sul tempo; lui per primo è rimasto vittima del tempo, le stagioni non scorrono più nella sua dimora e perciò rimpiange il futuro che gli è stato strappato (o più precisamente che ha contribuito a perdere) da umano. In fondo è il concetto che si trova alla base del loro rapporto, della fragilità di Sigyn e di ciò rende "oscuro" il cuore di Loki (è insoddisfatto della sua vita, nonostante l'immenso potere).
Mi hai immersa nel profondo della fiaba *.*. La determinazione della ragazza preme sul cuore della bestia, affonda nelle sue fragilità e lo fa riflettere su ciò che era prima di diventare colui che è attualmente, impresa che nessuno fino a quel momento aveva mai affrontato.
Loki prova empatia verso Sigyn per un destino comunque che li accomuna, un destino avvolto nelle tenebre; un destino che però per la ragazza ha deciso lui e che lei ha acconsentito per salvare un'altra vita.
Mi è piaciuta tanto la nota finale di speranza con cui hai concluso la prima parte del capitolo, in questo caso aleggia un velo di romanticismo *.*. È sicuramente uno dei lati più piacevoli di questa storia, non è mai intrisa solo di sentimenti cupi, ma anche di sentimenti dolci.

I pensieri della ragazza sul suo carceriere sono profondi, sono velati da crepe che incrinano la paura e lasciano il posto all'idea di in futuro tra quelle mura. Come pocanzi hai sottolineato attraverso il loro dialogo, è umano pensare ad un tempo finito e progettare su come riempirlo; sembra che lei stia facendo proprio questo, stia cercando di costruire un rapporto con lui, sente il bisogno di aggrapparsi a qualcosa di vivo durante la sua prigionia, sfondando anche l'oscurità in cui si è imbattuta nell'arco delle sue letture.
Stai delineando molto bene anche l'atteggiamento della bestia nei confronti della ragazza in quello che penso sia un crossover (?), quindi impresa non facile, ma infinitamente credibile. Si percepisce un chiaro avvicinamento dettato da una curiosità sincera e non ingannevole (termine assolutamente calzante qui ^^), lei vuole approfondire anche i suoi lati più tenebrosi, non teme, ma scava a fondo oltre la maschera che lui porta e che ha imparato a mostrare con il tempo.

Mi è piaciuta tanto questa frase: "Gli occhi di entrambi brillavano più intensamente, in quei momenti sempre meno rari, ma nessuno dei due se ne accorse." È un Interessamento reciproco che va oltre il razionale (forse amore?), infatti per esplicitarlo ti sei servita di un terzo personaggio (per quel Fenrir c'entra per caso Harry Potter? *.*). Qui troviamo a mio parere il vero e proprio riferimento romantico.
Mi sono dimenticata di sottolineare il riferimento ai ricordi che producono emozioni per lei, ma poi affievoliscono nella malinconia, mentre per lui sono vivi e indelebile, probabilmente ancora più sofferti. Nella parte conclusiva i ricordi acquisiscono un significato intenso, giungono quasi in soccorso ad un uomo (rimasto tale nel cuore) che teme di non poter più vivere Sigyn.
Mi hai stesa con i riferimenti letterari a Dante e al canto di Paolo e Francesca; è stato un riferimento a mio parere molto originale ed è proprio così per i protagonisti della tua storia, il libro è Galeotto ^^. Credo che Loki conservi quei libri per tornare a sentirsi vivo, umano, per provare emozioni che da tempo gli sono state negate e che ora riprova grazie a Sigyn. L'umanità di lei rende i loro attimi finiti, unici, speciali nella loro delicatezza e lui li tratta come tali. Lei riesce a far riaffiorare l'umanità perduta di Loki.

Le parti più belle ed emozionanti sono talmente profonde che non trovo le parole giuste per commentarle, riesco solo a goderne la lettura. Ti confermi sempre una scrittrice stupenda, sono lieta di leggere i tuoi lavori💜

A presto!
Un grande abbraccio
-Vale

Recensore Junior
10/06/20, ore 16:47

Innanzitutto, adoro l'aprire questa minilong e scoprirvi come incipit un pezzo dei Nightwish ai quali non ho mai dedicato troppo tempo, ma che mi ricordano con un poco di nostalgia le mie scuole medie e la compagnia con cui uscivo, in cui c'era ben più di una persona che li ascoltava - e me li faceva ascoltare.
In più, mi piace proprio la frase iniziale del racconto ("si dice che...") sia perché la trovo adatta rispetto al contesto fiabesco in cui i personaggi si inseriscono, sia perché mi fa domandare in quale sfumatura questi due differenti mondi si concateneranno.

Appare chiaramente scontato ribadire come, fin dalle prime righe, Loki sia esattamente come lo ricordiamo, coi suoi rossietti sghembi e la sua neanche troppo velata arroganza. Il modo in cui si rivolge al padre in attesa della punizione per la sua ennesima esagerata ambizione non fa trasparire pentimento nei riguardi delle sue azioni, né un qualche tipo di analisi critica. Eppure di fronte a lui, quell'Odino stanco, vendicativo, dalla schiena ricurva e ormai ombra del combattente che è stato in passato, quasi lo sorprende. Non è la morte ciò che il figlio merita, ma piuttosto ciò a cui tanto ambisce: un regno. Regno però caratterizzato dalla sua maledetta solitudine da quale non potrà scampare, esiliato in un modo in cui sarà costretto a riflettere su se stesso. L'intero periodo in cui Odino spiega questo mi è piaciuto tantissimo, in particolare, però, questa affermazione "Non sarai mai più libero; rimarrai per sempre schiavo del tuo dolore, della tua arroganza, di te stesso", la quale mi ha gettato la sua buona dose di amarezza. Così, l'arcano è svelato e devo dire che il passaggio attraverso cui Loki si ritrova nel contesto de "La Bella e la Bestia" l'ho trovato non solo originale, ma anche perfettamente attinente.
E poi: "L’oblio lo accolse con la sua ombra. Questo si racconta", chissà, però, quale sia la verità.

1882, vediamo Sigyn alle prese con la ricerca del padre in un susseguirsi di indizi riguardanti un manoscritto dalle difficili origini, oltreché dalle difficili conclusioni. Una leggenda, quella narrata, in virtù della quale il padre era scomparso chissà dove seguendo chissà cosa.
(Tra l'altro, non posso non soffermarmi su Lord Theoric di Gastonblury: mi ha davvero colpita l'intelligenza con cui hai inserito "Gaston" nel suo corrispettivo da te sfruttato nel racconto. Confido nel fatto che sia una cosa assolutamente pensata e ricercata!)
La descrizione della foresta, fatta attraverso gli occhi di coloro che per un motivo o per un altro aveva provato ad avventurarvisi, l'ho trovata perfetta e sicuramente a me ha riportato la mente all'ansia con cui osservavo da piccola il cammino di Belle in sella al suo cavallo nel film Disney.
Non so, poi, se sono io, ma ho letto una sorta di metafora tra l'acqua del fiume - cristallina e pura - che coincideva, non a caso, con l'ultima cosa di cui aveva un ricordo chiaro e preciso, prima del caos. Sigyn procede audace e coraggiosa, sorpassando alberi e timori, spronata dall'amore per il padre - ravvivato anche dal lembo del suo mantello.
Uno solo fu il suo problema: i compagni che l'hanno affiancata in quel cammino, caduti nella più banale delle trappole, prevedibile. E proprio per colpa della loro avidità un lupo, una bestia degna dei "bestiari medievali" non poté che incombere. Bestia che però si trova costretta a fermare il suo attacco nei confronti di lei poiché qualcuno l'aveva invitata ad aspettare, perché "aveva i capelli d'oro degli Æsir". Ecco che il riferimento al titolo fa la sua entrata in scena e diviene la ragione per la quale Sigyn si ritroverà all'interno delle mura del castello in balia della "vera bestia".

La ragazza continua a mostrarsi non solo coraggiosa, ma anche moderna - molto più moderna di quanto non fosse una donna di quei tempi: "Siamo fatti per scoprirlo, il mondo. Non per rimanere chiusi nelle nostre case, a tremare appresso a qualche vecchia superstizione". Questa affermazione acquista ancor più significato dopo circa tre mesi effettivamente costretti a casa, ti pare? Lo ha acquistato per me, l'ho sentito bene quel bisogno e quella necessità di uscire e vivere la socialità e il mondo e stupirmi di fronte alle meraviglie che ancora non conosco.
Il confronto tra la giovane e il Dio degli Inganni si fa più intenso man a mano che procede. Lei ferma nel suo essere, lui a cui dopo mille anni è ancora sconosciuta la compassione. Eppure, conosciamo la storia: Sigyn gli dà la prima di una serie di dimostrazioni di ciò che l'amore può far compiere. Chiede di essere scambiata col padre nonostante lei sia senza colpe o peccati esclusivamente per l'affetto che la lega a lui, per la premura nei suoi confronti.
E lei forse non sa a cosa va incontro, ma, accettando, lui sicuramente dimostra di non saperlo.

Non so quali altre parole spendere. Se non fosse chiaro, non c'è una sola cosa in questo primo capitolo che non mi sia piaciuta e sono lieta di aver ascoltato il tuo consiglio ed esser giunta qua.

A presto <3
Bongi!

Recensore Master
02/06/20, ore 22:34

Ciao Shilyss!
Eccomi a passare sul nuovo capitolo di questa storia che è davvero meravigliosa.
La citazione con cui apri è decisamente importante e mi è piaciuto moltissimo come l'hai inserita di nuovo nel racconto perché ancora una volta il libro è galeotto, o meglio, i libri lo sono e vanno a rompere quell'equilibrio d'indifferenza che Loki si era imposto di non valicare.
Adoro Sigyn e il suo spirito avventuriero che non si lascia piegare nemmeno di fronte alle nefandezze del dio degli inganni, anzi, lo sfida apertamente: d'altra parte ha già perso tutto, non le resta che guadagnare qualcosa e lo fa, decisamente lo fa. Prima guadagna la possibilità di visitare una determinata area della sua labirintica biblioteca e, pian piano, sempre di più compresa l'attenzione del dio: lui ama raccontare e lei lo sa e fa dannatamente leva su questo. La sua schiettezza mi piace moltissimo e trovo meraviglioso il discorso che fa a Loki quando lui decide di lasciarla andare: lei non è mai stata libera così tanto come all'interno della prigione che è quel castello maledetto in cui poteva leggere e studiare e lui, malgrado tutto, la ascoltava e gradiva i suoi ragionamenti mentre le donne, nel mondo esterno, sono destinate ad essere inferiori, considerate frivole e sciocche, indipendentemente da cosa una donna può fare o non fare nella sua vita. Lei ha visto la bestia dentro l'uomo - ok, il dio - e non la teme più, anzi non vuole nient'altro.
D'altro lato Loki è sempre incredibilmente caratterizzato alla perfezione, sempre maledettamente convinto di se stesso eppure quella ragazza - che trattava come un trastullo personale - sa entrargli dentro e incrinare quella corazza tramite quel bacio, dato quasi per divertimento, che però sa aprire un vaso di Pandora nel suo animo.
Ma la vita di Sigyn è effimera se paragonata a quella quasi eterna del dio degli inganni e questo contrasto, come sai, piace molto anche a me. Così come amo il fatto che questi esseri millenari cerchino in tutti i modi di allontanare, dopo averli irrimediabilmente avvicinati, gli esseri umani che si affezionano a loro. Loki qui pare riuscire nell'intento di allontanare Sigyn, lasciandole in dono lo specchio per vedere ovunque nel mondo - per vedere lui - convinto che lei non tornerà e proseguirà la sua vita dimenticandosi del loro incontro e di quei mesi vissuti insieme mentre, come affermato da lui stesso, Loki non potrà mai dimenticarsi di lei.
Sono decisamente curiosa di vedere come si concluderà questa storia.
Come sempre i miei più vivissimi complimenti per tutto ❤
Alla prossima
Cida

Recensore Master
31/05/20, ore 21:31

Ciao 😊
Eccomi qui per lo scambio del Giardino, nelle veci di Selvaggia Morgan.
Questa storia mi piace da matti. Punto. Partiamo da questa consapevolezza.
Mi sembra di leggere uno di quegli antichi libri rilegati in cuoio, con i caratteri a sbalzo dorato e gli angoli rinforzati da borchie d'ottone. Semplicemente meraviglioso.
Nonostante sia sviluppata da un crossover con la Bella e la Bestia, trovo questo racconto del tutto unico e particolare. È interessante vedere come, a differenza e in maniera contraria rispetto alle stagioni, nasca e si trasformi il sentimento che lega Sygin e Loki. Come se nell'inverno trovassero quella sospensione del tempo, fredda ma perfetta, che gli concede uno spazio oltre i confini dove potersi amare. Come se i fiocchi di neve rappresentassero tutti gli istanti che lentamente, prima con diffidenza e poi con dipendenza, si sono conquistati e che aleggiano leggeri tra loro. Fino a condurli a quel primo bacio, così delicato e bellissimo.
Lo sappiamo, dai... Tutte vorremmo essere sempre baciate così.
E poi Loki. Il tuo Loki. Manderebbe fuori di testa qualunque donna con un briciolo di ormoni in circolo. Bello, affascinante, ingannatore sicuramente, ma attraente. Un dio degli inganni che cerca di disilludere persino sé stesso, mentre prova ad allontanare Sygin prima che il suo cuore quasi immortale si perda per lei, per i suoi capelli d'oro e i suoi occhi grigi.
Hai uno stile particolare, ricercato e perfetto per questo tipo di racconto. Inizi il capitolo e lo concludi senza davvero rendertene conto, scorre fluido e piacevole senza intoppi.
Davvero meraviglioso, complimenti ♥️
Ci risentiamo presto carissima.
Alla prossima lettura!
SM