Uscì di camera trotterellando, per poi correre per le scale, arreggendosi alla ringhiera in modo da fare attenzione a non scivolare. Arrivata all’ultimo scalino, però, si fermò e si guardò intorno, privata di quelle emozioni che l’avevano accompagnata.
Perché era tutto buio? Non c’era il sole che illuminava la casa come ogni mattina. Perché? Nemmeno una luce accesa…
Si allungò sul muro per cercare l’interruttore. Lo trovò. Si alzò in punta di piedi per accendere la luce, ma quando tirò giù la linguetta, non successe niente. Tentò di nuovo, e un’altra volta ancora.
Niente. Solo buio.
Si sentiva triste.
Perché tutto quel buio? E i suoi genitori? Dove erano?

Ecco.
È giunto il momento.
Il film è finito.
Sul grande schermo le uniche due parole ancora visibili sono quelle.
The End.

Non ce la faceva più ad essere ciò che non era. Lei era lei. Nessun’altro! Perché, allora, non poteva far altro che fingere con gli altri?
Ipocrita.
Così si definiva lei stessa.
Sì, era ipocrita, perché per farsi accettare doveva negare i suoi sentimenti, le sue emozioni, dando spazio a quelle che invece doveva far trapelare in presenza di certe persone.
Ipocrita e falsa.

Avete presente quando sentite che il rapporto che avevate con una persona, inizia a rompersi? Avete presente quando sentite quel senso di frustrazione dentro di voi, che quasi vi fa impazzire perchè voi vorreste chairire, ma tutto è vano?
Le persone non ti ascoltano.
Tutto cade in un baratro da cui è difficile risalire.

La prima cosa che vidi dopo essermi risvegliata, fu l’accecante bianco della stanza.
Nel tentativo di sedermi sul letto in cui mi trovavo, notai di non essere sola in quella camera. Bill, Georg e Gustav erano rimasti con me per tutto il tempo.
Inizialmente chiesi, per poi supplicarli, di dirmi che tutto ciò che era successo, non fosse stato altro che un sogno. Un incubo. Ma loro negarono tristi, confermandomi che Tom era stato davvero colpito da un proiettile.
Mi spiegarono, inoltre, che l’ambulanza aveva portato Tom in ospedale il prima possibile, perché l’emorragia non accennava a diminuire e la sua vita era in serio pericolo.
In quel momento era sotto i ferri.

“Tappati quella bocca ed ascoltaci.” La minacciò Tom, indicandola con l’indice.
Poteva essere anche ricoperta di ematomi, a lui non gli importava. Dopo quello che gli aveva fatto – dopo averlo ferito nell’orgoglio di Sex Gott – lei, per lui, valeva meno di zero.
Inge si portò le mani sulla bocca ed assunse un’espressione spaventata, vagamente somigliante all’urlo di Munch.
“Questa qui continua a prendermi per il culo!” farfugliò altamente stizzito al fratello.
“Ascolta, cosa hai preso da casa nostra?” chiese senza troppi giri di parole Bill, non concedendo alcuna attenzione a Tom, che incrociò le braccia al petto e sbuffò sonoramente, per poi sentire la risposta della ragazza.
“Solo uno passaggio per il carcere.” Sorrise beffarda, appoggiandosi con i gomiti al tavolino.

Una ragazza e un ragazzo. Una discoteca e un bacio. Un amore e un tradimento.
A cosa può portere tutto questo? leggete e lo scoprirete...
***
[...] “Ragazzi… questa è l’ultima…” dissi.
“È la notizia più bella di questa giornata…” rise Tom.
Deglutii. Questa domanda, effettivamente, mi aveva un po’ colto alla sprovvista. Cioè… sapevo che non poteva mancare al repertorio giornalistico… ma avrei voluto evitarla.
“Chiede se siete fidanzati o innamorati…”
I ragazzi risero.
“Con tutto quello che dobbiamo fare, è difficilissimo avere una ragazza… non c’è tempo…” iniziò Bill.
“Ma questo non vuol dire che non possiamo amare…” aggiunse Tom, quasi in un sussurro. [...]

Quando meno te lo aspetti, succede proprio ciò che cercavi da tanto tempo…
Un’estate.
Una ragazza e un ragazzo.
Un invito.
Un mare.
Un amore.

Quando sarebbe arrivata la fine? Quando sarebbe finita quella sua sofferenza?
Rise malinconica nel vuoto della stanza.
Lei non poteva soffrire.
Poteva fare tutto, fuorché soffrire.

“Cosa farai, ora?” sussurrò Riku, rompendo il silenzio.
“Non lo so…” rispose sinceramente Sora.
“Forse dovresti -”
“Lo farò…” lo anticipò lui, sapendo bene cosa volesse dire. “Non è giusto tenerla all’oscuro di tutto…”

Percorsero in silenzio il bianco e stretto cunicolo che li avrebbe portati dietro al palco. I battiti cardiaci erano l’unica cosa che scandiva il loro tempo. Ad ogni passo, il palco era sempre più vicino, le urla sempre più forti. E la loro paura sempre maggiore.
Paura di sbagliare il tempo.
Paura di sbagliare qualche nota.
Paura per il fratello.
Paura per se stesso.

“Guarda!” Bill scostò qualche foglia che era caduta da chissà quale albero e che il vento aveva portato proprio lì, e indicò il buco formato dalle radici dell’abete.
Tom si avvicinò sempre più curioso ed eccitato. “Bello!”
“Vero?” sorrise Bill. “È anche grande!”
“Sì!” fece Tom, mentre infilava una manina dentro la fessura.
“Ci si può nascondere tantissime cose! E nessuno lo vedrà mai!” disse Bill tutto contento.
“Hai ragione!” sorrise Tom. “Possiamo metterci tutte le nostre cose più segrete!”
“Sì! È il nascondiglio per le cose più segrete!” ripeté il fratellino.
***
E se i due gemelli fossero stati separati a causa del divorzio dei genitori?
Basterà un nascondiglio per le cose più segrete a ricordare le loro vecchie promesse di bambini?

Avrebbe fatto di tutto per la sua regina e la sua piccola principessa.
Quella regina e quella principessa che davano vita alla sua favola.
Quella favola chiamata amore.

Certa gente pensa che la pioggia sia brutta… ma non sanno che la pioggia permette di camminare a testa alta anche con il viso rigato dalle lacrime...

Il moro non riuscì ad emettere alcun suono. Era sconvolto da quella visione.
Tom si guardò le mani terrorizzato. Alzò poi lo sguardo su suo fratello. Era come sull’orlo di piangere per il terrore.
Anche lo sguardo di Bill si spostò dal viso di Tom e si posò sulle sue grandi mani. Erano tinte di rosso, un rosso scarlatto, acceso… e così anche la sua maglia.
Tornò a guardare suo fratello negli occhi. Erano colmi di paura.
Voleva chiedere spiegazioni, ma non riusciva a parlare.
“… Bill… credo di aver ucciso qualcuno…” mormorò il fratello spaventato.