Recensioni per
Los Sanfermines (Shura di Capricorn)
di Deliquium
Peppino e Totò. Questo mi paiono Shura e Leoš. Ed ovviamente al nostro eroe in erba è toccata la parte della vittima, della spalla, ché a Leoš viene benissimo il ruolo dell'aguzzino, di quello che si balocca con te e con le tue certezze adamantine, come fa il gatto che si palleggia il topolino tra le zampe grassocce. |
Buonasera! Dunque, prima di 'recensire per bene' vorrei ammettere due cose: uno adoro Shura davvero tantissimo. Due ti ringrazio per scrivere di questo periodo, del Capricorno alle prese col suo apprendistato, del suo essere un'inguaribile stoccafisso caparbio... |
Le situazioni di comicità in cui lo ficchi mi fanno morire. |
La genialità di questo capitolo sta in questa frase: |
Dunque, Leoš è boemo. Quella š avrebbe dovuto avvisarmi, ma non riuscivo a metterlo nella giusta cornice. |
Il cosmo, Shura, il cosmoooo! Dai che stando ai calcoli (da fumato credo) di kurumada sei già in ritardo di 3 anni almeno! XD |
Il giorno che le conobbe, quando Leoš precisò che si chiamavano veramente Sole e Luna e che quelli non erano affatto dei soprannomi, Shura trasse la sua personale conclusione: le madri odiano i loro figli. La sua gli aveva dato il nome di un demone che, se ci fosse stata ancora la Santa Inquisizione, lo avrebbero annegato per sicurezza. |
Tu mi prenderai per una stalker, ma l'insonnia è una brutta bestia, specie se a cena hai avuto la brillante idea di mangiare pesante e il letto si è tramutato in una graticola. |
Starai pure gettando fumo negli occhi, ma comunque ho adorato questo capitolo pieno di pathos. Magistrale. Ho sentito il rombo degli zoccoli nella calle, le urla delle folle, il sudore e la paura. E l'adrenalina. Quella che annulla tutte le percezioni e tiene incollati all'obiettivo. Infatti Shura non sente niente. Non vede niente. E corre. Ma Leos lo ributta nella mischia. Il toro è la bestia dentro di lui da affrontare. E' la terra, l'elemento del segno del capricorno. O forse è solo la paura di non contare niente e di essere solo uno dei tanti folli che si accalcano nella via, ubriachi di vino e di pazzia. Non so se sarà grazie al toro che Shura diverrà saint, ma di sicuro sta affrontando una prova. Primordiale e potente. L'arena della plaza de toros è l'arena del Santuario, adesso. |
Leos è un pazzo scriteriato (e continuo ad amarlo un po' XD) ma magari effettivamente avere un toro alle calcagna qualcosina per il cosmo la fa ... |
Buonasera, Engel. Sappi che per leggermi questo capitolo mi sono aperta una bottiglia di vino anche io. Rosso. Buono. Ci voleva. |
L'idea degli annali è ottima e molto verosimile. Anzi, a ben guardare sarebbe insensato il contrario. In un luogo come il Santuario, in cui accadono vicende epiche e guerre, deve esserci una cronaca di qualche tipo delle gesta di chi le ha vissute e compiute. Per fini storiografici, in primo luogo. Ma anche - e sopratutto - per creare il mito dei saint e fornire modelli eroici alle nuove leve. Si chiama propaganda. Vuoi che non lo sappiano in quel di Atene? Infatti il giovane Shura scorre avidamente le scarne cronache dei suoi predecessori per trovare ispirazione e risposte. Anche io penso che El Cid e Shura siano la stessa persona. E sono molto affascinata da quei fugaci accenni alle guerre sacre precedenti. Quella del Duecento in particolare... mi fa venire in mente San Galgano.... Ma non dico altro, perché ho un progetto su questa vicenda :) |
Bella l'idea degli annali *___* fa entrare meglio il tutto nel contesto rendendo il tutto reale *corre fuori alla ricerca di bronzini, si sa mai* (comunque non so più scrivere in italiano) |
Un giorno tu mi spiegherai come diavolo fai a creare, con frasi di dieci parole massimo, dei personaggi e delle storie così ricche e suggestive. Dici il minimo indispensabile, ma quello che scrivi basta a costruire un mondo, un immaginario. Non me lo spiego, e ti ammiro dal profondo per la tua capacità incredibile. Il carattere di Shura emerge con prepotenza fra le righe del tuo racconto, nei suoi lati buoni e cattivi. E basta una frase sola di Leos alla fine del capitolo, sapiente e dritta al sodo, a ribaltare la visione di un puttaniere sfaccendato che avevi dato di lui fino a quel punto: «Quindi, è questo che vuoi, Asura? Imparare a combattere per fare il bulletto di paese?». Qui salta fuori il mentore, quello che (forse con metodi discutibili) sta lasciando a Shura spazio e tempo per fare i suoi errori per poi stenderlo con due parole e fargli capire in modo sublime quali devono essere le motivazioni di un futuro saint di Atena. Splendido. Sei veramente bravissima. Non c'era personaggio migliore di Shura per esaltare il tuo stile. |
Ecco, dopo la spiegazione che mi hai dato nella risposta al mio primo commento mi sono incuriosita ancora di più per questa storia. Ho troppo salda in mente la visione di Shura che uccide il mentore putativo, il modello, e per un niente evita di mandare all'altro mondo perfino la Dea Atena in fasce. Nei suoi gesti sfuggenti e nelle sue parole misurate mi appare chiaro il senso di colpa e il rimpianto. Devo azzerare tutto questo e lanciarmi in un nuovo mondo in cui tu però mi trascini con maestria. Per Shura hai scelto un'infanzia struggente e suggestiva. La Spagna del nord, Roncisvalle con l'eco delle lotte fra i cavalieri cristiani e i saraceni, il Cammino di Santiago, la bruma dell'Atlantico. Ingredienti potenti che si mescolano a un racconto pesantemente legato alla mia infanzia che la tua storia (chissà perché!) mi riporta alla memoria con prepotenza: Marcellino Pane e Vino. L'orfanello che ha una dote misteriosa e i frati che gli fanno da guida e da padri. |