Gne gne gne.
Il dramma Elettra è una delle tragedie femminili più conosciute del mondo greco, accanto all'Antigone, all'Ecuba, alla Clitennestra e alla Medea, forse anche perché è stata interpretata da tutti e tre i sommi tragediografi, Sofocle con, appunto, l'"Elettra", Eschilo, con "Le Coefore" e Euripide con ancora l'"Elettra".
Elettra, figlia di Clitemnestra ed Agamennone, è la sorella maggiore di Oreste, colei che, secondo il mito, salvò il fratello dalla morte, affidandolo alle cure di un focese e allontanandolo, così, dalla vita di corte, poiché, secondo la previsione dell'oracolo, avrebbe ucciso la madre Clitemnestra e l'amante Egisto.
La tragedia, pur raggiungendo il suo punto di svolta con Oreste, è incentrata pienamente su Elettra che assume su di sé tutto il pathos della narrazione, diventando il punto focale da cui si espande l'odio che ucciderà Clitemnestra ed Egisto.
La principessa è bruciata dal rancore verso i due assassini del padre e brama vendetta senza cedimenti o nei nella coscienza. È l'emblema delle vittime di un mondo ingiusto e malvagio dove domina il sangue. Paradigma del pensiero dell'autore, da personaggio positivo e ligio alle tradizioni, come si presenta nelle "Coefore" di Eschilo, si tramuta in personaggio negativo, portatore sì di giustizia, ma di una giustizia corrotta ed esecrabile, che si impersonerà nelle Erinni, dee infernali, persecutrici di Oreste, esecutore materiale del delitto.
Eschilo, a differenza di Sofocle, ci presenta nella tragedia "Coefore" - che significa, "portatrici di libagioni", ovvero le donne che portavano doni alla tomba di Agamennone, rappresentate dalle donne del coro - una Elettra più remissiva, sottomessa alla parola della madre e al Fato, che si limita a piangere il padre morto ed ad invocare il ritorno di Oreste per salvarla. Nulla a che fare con l'Elettra di traduzione sofoclea.
Eschilo, inoltre, continua il mito nell'"Orestea" - terza tragedia dopo l'"Agamennone" e le "Coefore", presentata alle Grandi Dionise del 458 a.C. - ove Oreste, perseguitato dai sensi di colpa e dall'ombra della Nemesi, intesa come la dea che punisce i figli delle colpe dei padri di generazione, in generazione, sfugge alle Erinni rifugiandosi prima da Apollo e poi da Atena.
Ma se Oreste è guidato dal dovere e dall'imposizione dell'Oracolo di Apollo di compiacere il Fato, Elettra è spinta solo dal disprezzo per la madre e dall'ossessione compulsiva che prova per il padre assassinato. È rappresentazione dell'animo gretto e più basso dell'uomo che trova la sua soddisfazione nel compiare i suoi istinti più ferini.
Per quanto concerne la tua interpretazione, trovo afferrato il ripetersi continuo del sangue e della morte che attraversano tutta la storia come un fil rouge. Hai espresso bene il tarlo di Elettra - anche se non ho afferrato quale personaggio di Dragon Ball lo interpreta o, forse, nessuno? - per la madre e la repulsione che ha nei suoi confronti. Emblematica la scena dove Clitemnestra si presenta alla figlia, apparendo agitata e pallida, che rammenta quando, nelle "Coefore" di Eschilo, la regina è turbata per via dell'incubo ricorrente che l'assilla: sogna di allattare al seno una serpe che, poi, si rivelerà essere il figlio Oreste.
Ci starebbe stato come genere l'epica e non lo storico ma poi mi chiarirai a riguardo. Ma se avessi trattato l'epica, avresti dovuto usare parole più auliche, una descrizione più pomposa e florida ed uno stile roboante, ma il limite delle mille parole sarebbe stato preclusivo.
Credo che mi avrebbe incuriosito molto vedere come avresti affrontato l'impostazione della tragedia, con il coro, il proemio... ma che noia, diciamolo.
Non conosco l'"Elettra" di Strauss, so che ha fatto la "Marcia di Radetsky", che è una fra le sue opere migliori, ma ci sono molti autori classici che ci hanno riproposto opere antiche in lirica, sia greche che non.
Basta, ho finito, mi sto annoiando da sola. Comunque, credo questo sia il mio capitolo preferito, poiché ho ripercorso con piacere la tragedia greca e i suoi personaggi e ti ringrazio per avermi dato l'opportunità di farlo.
Bene.
Ora vado a fare qualcos'altro che non sia pensare, che poi mi saltano le rotelle al cervello.
Bis bald! |