2 - “Nulla di più” di Cloe Sullivan.
Totale: 47.5/50.
1) Grammatica e ortografia: 5/5.
Perfetta.
2) Stile (lessico, figure retoriche, uso di aggettivi e avverbi): 10/10.
Come sempre, il tuo stile mi piace moltissimo. È semplice, ma scorrevole, e soprattutto risulta intenso. Anche in questo caso, e pur usando il punto di vista di un personaggio così inusuale (soprattutto perché inanimato), sei riuscita a trasmettermi moltissimo.
La storia è piena di sentimento, e il corsivo è usato in maniera squisita, apposta per sottolineare questo emozioni. Rimpianto, tristezza, un destino già segnato… già solo lo stile di questa drabble ci dà uno scorcio di cosa ci aspetta.
3) Titolo: 3.5/5.
Devo dire che questo titolo non è, secondo me, all’altezza della storia, che è davvero molto bella. Il titolo, però, non le rende giustizia: non lo trovo intrigante, né affascinante, e sinceramente penso che avresti potuto fare molto di meglio.
4) Caratterizzazione del personaggio: 10/10.
Questi giudizi mi stanno venendo ben brevi, perché mi avete scelto personaggi su cui è difficile esprimere un parere nel parametro ‘caratterizzazione’, ma soprattutto perché noi siete state così brave a descriverli che non so proprio cosa dire…
Piccola parentesi di un giudice disperato a parte, sei stata fantastica. Hai descritto alla perfezione la situazione che vive la macchina fotografica, una sconosciuta in un mondo che non le appartiene, inseparabile, attacca al suo padrone come a nessun altro, al punto che si sacrifica per lui, che salva la sua vita. Il tutto, lasciamelo ripetere, descritto con uno stile intenso, struggente ed emotivo che fa quasi venire le lacrime agli occhi… bravissima!
Ho solo un piccolo appunto da farti. “Affinché lo aiutassi a catturare ciò che per loro restava inaccessibile.”: avrei evitato il “loro” perché crea confusione (anche se una volta capito che ci si riferisce alla famiglia di Colin, fila abbastanza), avrei messo un “lui”, lo avrei preferito anche per mantenere la sensazione di intimità tra i due.
5) Attinenza al bando e alla categoria: 10/10.
Non ho nulla da dire a riguardo, la tua è forse l’assurda costruita meglio.
I dettagli per indovinare di chi stai parlando ci sono tutti (“un mondo a cui io non appartenevo”, per citare la mia frase preferita, struggente), ma, sia per come è costruita la storia, sia perché il personaggio è proprio secondario (nemmeno un vero e proprio personaggio!), non è facilissimo arrivare alla conclusione esatta.
Certo, una volta che ci si riesce tutto torna, ed è forse una delle cose più apprezzabili di questa storia.
Bellissima soprattutto la parte in cui la macchina fotografica spiega che ha sacrificato la sua vita per salvare quella del proprio umano. L’ho trovata davvero triste.
6) Gradimento personale: 9/10.
La tua storia mi è piaciuta molto. È forse la più bella tra le assurde, quella costruita meglio e col personaggio più difficile da indovinare.
L’ho adorata perché, nonostante sia davvero difficile arrivare a capire di chi stai parlando – e ci ho messo non poco anche io -, poi tutto torna. Non c’è una frase che non rispecchi la natura del personaggio e che non sia appropriata alla situazione che hai voluto descrivere.
Inoltre, hai dato alla storia un piglio molto triste e malinconico, che non può non piacermi.
Se devo trovarle un difetto, trovo che il titolo non la valorizzi e che, anzi, le faccia “perdere” un po’. Se avessi trovato qualcosa di più avvincente, sarebbe stata perfetta!
- Parere dell'altro giudice: 30/30.
Ho amato questa drabble sin dalla prima lettura. La delicatezza di queste righe sfiora come una carezza agrodolce, mi sono commossa leggendo la battuta finale. Lo stile è diretto, incisivo, perfetto per esprimere questa triste vicenda e l'affetto che l'umanizzata macchina prova per Colin. È un'assurda meravigliosa, costituita da indizi scelti con cura, appropriati, ma criptici. Una volta appresa la soluzione, nonostante la difficoltà, è comunque impossibile trovare qualcosa da ridire: "catturare ciò che per loro restava inaccessibile" è una perifrasi che indica le fotografie babbane indirizzate ai coniugi Canon; "l'entusiasmo abbagliante" rimanda al flash della macchina fotografica, "avrei protetto la sua esistenza al costo della mia" agli occhi del Basilisco. Il testo, comunque, è pieno di indizi: Colin è inconsapevole di decretare la sua condanna perché non sa che la macchina lo proteggerà dalla morte, i due sono definiti inseparabili e, soprattutto, il "mondo a cui non appartenevo" rimanda al non essere magica della macchina. Ciò che mi ha colpito, al di là dell'impostazione assurda impeccabile, è l'emozione che si percepisce: sei riuscita a umanizzare una macchina fotografica in maniera toccante. Lo stile, con questo ritmo malinconico e spezzato, è semplicemente perfetto per intensificare il monologo. L'originalità, inoltre, è alle stelle. Insomma, ho amato questa drabble. |