Eccomi qua!
Dopo aver cercato di scrivere una recensione completa per ogni fanfiction della Saga e aver fallito miseramente (non ho il dono della sintesi) ho deciso di commentare dall'inizio. (E iniziare la quarta rilettura, yep!). Non so se lascerò una recensione per ogni capitolo, ma alcuni capitoli sono così ben fatti e importanti che *meritano* una recensione apposita.
Come ci riesci? Come sei riuscita a scrivere un prologo così corto, che dia così tante informazioni essenziali e allo stesso tempo faccia nascere così tante domande nel lettore, il tutto senza risultare didascalico, ma vivido ed umoristico.
Da queste poche righe, sappiamo che:
- Privet Drive d'estate è ancora così orribilmente calda e noiosamente borghese e banale come negli anni Novanta, e i vicini sono così annoiati da trovare qualsiasi pretesto buono per spettegolare. Diventa più comprensibile l'ossessione della non-troppo-cara Petunia per quanto riguarda "quel che pensano i vicini", visto quanto è ficcanaso la dirimpettaia Joanna.
-I Babbani non hanno ancora idea di chi sia o cosa abbia fatto Harry Potter, storpiano il suo nome e si ricordano di lui come "il cugino teppista di Dudley Dursley" (lol)
- Quest'ultimo ha messo la testa a posto, è diventato "un avvocato di modesto successo"
-Lui e Harry sono in rapporti civili, ma tra loro c'è una certa, comprensibile tensione, dovuta sia al rifiuto di Dudley verso la magia, sia ai ricordi poco felici di Harry sulla sua infanzia con Dudley. Tuttavia, a differenza di quando erano bambini, ormai è Harry ad avere il coltello dalla parte del manico. Non solo perchè Harry è un mago ed un eroe e Dud un Babbano piccolo borghese, ma anche perchè Big D sa di essere tre volte in debito con Harry: primo, perchè i suoi genitori l'hanno trattato da schifo quando era bambino, eppure Harry si è preoccupato che venissero protetti e tutelati dai suoi nemici durante la guerra; secondo, e scusate se è poco, perchè il cugino che aveva sempre disprezzato gli ha salvato l'anima, quindici anni prima. Il terzo motivo è quello principale ed è il motivo per cui Harry e Dudley si trovano lì a parlare, ma non è ancora comparso, anche la sua presenza si avverte in tutto il dialogo come una tensione sottile, carica di aspettativa. (Ci abitueremo: Tom è fin dal prologo uno stronzetto magnetico ed egocentrico che fa sentire la sua presenza anche quando si rifiuta di entrare in scena. Ed è per questo che, irrazionalmente, lo amiamo)
-Finalmente capiamo che c'è un bambino, un giovane mago, che ha appena ricevuto la lettera per Hogwarts. Beh, è una buona notizia, no? Perchè quest'aria funebre?
- okay, subito spiegato problema. Non è la lettera il problema, anche perchè i primi segni di mah
gia erano già arrivati da tempo e la conferma che il ragazzo fosse un mago non è stata una sorpresa per nessuno. È la rivelazione-bomba che la lettera ha portato con se'. Dudley gli ha appena rivelato che in realtà è stato adottato, e noi scopriamo che è stato Harry a far sì che ciò accadesse. Ci chiediamo cosa, quando, dove,e soprattutto perchè, ma al momento tutto ciò non viene spiegato. Rimangono domande. Al momento, la priorità dei due uomini sembra essere il fatto che il ragazzino non ha preso bene la notizia.
- Dal fatto che Dudley abbia chiamato proprio Harry per aiutare il figlio adottivo a superare lo shock, intuiamo che tra padrino e figlioccio c'è un legame abbastanza forte. Harry, a sua volta, non ha cresciuto questo bambino, ma se ne sente responsabile, perciò accetta di mediare i problemi di comunicazione e comprensione tra padre e figlio. Dice a Dudley che avrebbe dovuto aspettare che ci fosse anche lui per spiegare tutto. Dudley fa una smorfia.
- Dudley esce di scena. Entra in scena il Dursley che ci interessa davvero ( Scusa Big D, in realtà la versione che da Dira di te mi piace un sacco, e ho in mente di scriverci tante recensioni. Ma lo sai anche tu che non sei la star della famiglia. Dai, andiamo, nessuno riesce ad essere la star quando c'è *lui*)
- Prima di vederlo sentiamo il suo nome. Pronunciato dalla bocca di Harry, e appena quelle tre lettere escono dalla sua bocca il cuore di tutti i Potterheads manca un battito, le orecchie cominciano a fischiare, il sudore si gela sulla nuca.
- Mistery Child (che non è Cursed Chi,d, blesa) si chiama Tom. Guarda un po'... sarà mica un caso...no, calmi, fermi tutti. Probabilmente è un cAso. Sicuramente. Andiamo, Tom è un nome comunissimo. Lo diceva anche l'amabile Faccia da Serpente, talmente comune che ha dovuto inventarsi un anagramma astruso e pretenzioso per evitare che nemici, seguaci e giornalisti lo scambiassero con Tom del Paiolo Magico.
- Il bambino si gira. E se prima le orecchie ci fischiavano un po', mentre leggiamo la sua descrizione, fischiano fortissimo. Perchè le parole che usi per descriverlo, osservatore, attento, silenzioso, persino "alto per la sua età", sarebbero in teoria parole innocue, se non fossero esattamente le stesse che la Rowling ha usato nel sesto libro per descrivere Tom Riddle undicenne.
- Harry, però, mentre guarda il bambino non pensa al paragone con Tom Riddle. Pensa al paragone con se stesso. Nota le differenze e le somiglianze tra Tom Dursley e Harry Potter, e non tra Tom Riddle e Tom Dursley. A livello inconscio è consapevole anche di queste, ma allo stesso livello in cui da ragazzo era consapevole delle somiglianze tra se stesso e Voldemort- un livello molto profondo su cui non riflette spesso. Può sembrare un dettaglio insignificante, ma è, secondo me, la chiave di lettura di tutto il rapporto Tom-Harry nel corso della Saga. E, in un certo senso, anche della storia di Tom.
- Se Harry vede se stesso in Tom, in se stesso vede Silente. E, nonostante tutto, non si sente all'altezza di Silente di fronte a Tom e ha paura di deluderlo- come Silente ha deluso lui, quando da nonno benevolo è diventato generale freddo e spietato, e poi vecchio essere umano sofferente è fallibile.
- Tom, esattamente come un altro Tom, sa di essere speciale, e ne è felice e orgoglioso. Anche questa è una chiave indispensabile per capire il personaggio. Non c'è la rabbia di Tom Riddle nella sua affermazione di essere speciale, ma la sicurezza di un ragazzino che essendo intelligente ha notato di essere diverso dagli altri, ma che, essendo stato cresciuto da adulti che lo hanno sempre amato e supportato (e pure un po' viziato), non vede la sua diversità come un problema ma come un dono.
- Quanto diverso? Da-daaan altro colpo di scena. Evidentemente essere un mago non è l'unica peculiarità di Tom. Con questa battuta, insieme a quella di Harry "per la tua sicurezza" hai chiarito che c'è altro in ballo, oltre a rapporti famigliari e paragoni più o meno appropriati con morti non troppo compianti.
Hai attirato la curiosità del lettore. E, attraverso il racconto di Harry, si entra nel vivo della narrazione.
Un altro lettore ha detto che il momento in cui si è convinto della qualità di questa storia, sia stato quando ha letto dell'"inspiegabile nostalgia" che nasce in Harry quando rimette piedi a Privet Drive. Sono d'accordo. Non è un sentimento razionale e giustificato. È un dettaglio che sembra stonato con la storia personale di Harry, ma che in realtà rivela quanto l'autrice della storia sia consapevole di come la psiche umana sia complessa, contorta e a volte misteriosa, e rifugga da ogni visione manichea della realtà.
Mi ricorda un po' la nostalgia di cui Harry è preda nel settimo libro, quando i Dursley partono lasciando la casa vuota, e lui ripensa a se stesso bambino bei pochi momenti di libertà. Non era stato felice davvero, in quei momenti, solo meno infelice del solito. Eppure l'animo umano, nei momenti di difficoltà, torna sempre a ripensare al passato, idealizzandolo in contrapposizione al presente.
La nostalgia di Harry adulto è diversa, forse più consapevole. Non è nostalgia di quello che è stato, ma di ciò che sarebbe potuto essere. Tom è, in qualche modo contorto, l la realizzazione per Harry di questo condizionale mancato. Nessuno potrà mai ridare ad Harry Potter la sua infanzia, eppure Harry ora ha il potere di far crescere un giovane mago con una storia simile alla sua nei suoi stessi luoghi, a diverse condizioni. Come un modo per ripetere la Storia, migliorandola però.
La ciclicità della Storia che si ripete e allo stesso tempo non è mai uguale è uno dei temi ricorrenti nella Dp Saga: mi piace pensare che la Storia si ripeta perchè tutti noi siamo influenzati dalle azioni di chi viene prima di noi, ma allo stesso tempo sia sempre diversa perchè, diventando consapevoli degli errori di chi ci ha preceduto, possiamo scegliere quando e come distaccarci dai nostri maestri. Così, Harry è uguale a Silente nel suo modo di agire, poichè affida Tom ai Dursley non perchè pensa che siano i genitori migliori per lui, ma perchè così facendo può allontanare Tom dal Mondo Magico (e quindi dai suoi rapitori) e allo stesso tempo tenerlo abbastanza vicino a se' da poterlo controllare. Per il Bene Superiore, il Bene del Mondo Magico che non può permettersi un altro dittatore. E allo stresso tempo è diverso da Silente, perchè il vecchio preside per il Bene Superiore era disposto a tollerare gli abusi dei Dursley e ad ignorare la sofferenza emotiva di Harry. Harry invece si preoccupa di Tom, non solo in quanto "Problema", ma anche in quanto essere umano. Ha affidato il neonato al cugino forse con leggerezza, ma, nel corso degli anni, si è sempre preoccupato di monitore la situazione, per controllare come venisse tratttato. Se l'ha lasciato con Dud e Robin per 11 anni, non è stato per leggerezza, ma perchè Tom con loro (soprattutto con Robin) ci stava davvero bene. Harry a volte sbaglia con Tom, come Silente ha fatto con lui, e ne farà ancora tanti, ma considera il benessere non solo fisico, ma anche emotivo e psicologico di Tom, la sua priorità assoluta. Come Silente (che a me come personaggio come piace, perchè mi piacciono grigi e contorti) NON faceva con lui.
Anche Dudley non è perfetto, a volte non capisce Tom, ma SI SFORZA di farlo. A volte ha paura del suo mondo, della magia, esattamente come i suoi genitori, ma a differenza loro, lui si impegna ad andare oltre i pregiudizi e tutto ciò che gli hanno insegnato per amore di suo figlio. Forse è vero che le buone intenzioni non bastano per essere un buon genitore, però sicuramente tracciano la linea tra una figura genitoriale abusiva, verso cui non si può provare altro che ribrezzo, e una imperfetta, ma umana, verso cui si può provare empatia. Dudley potrà assomigliare a Vernon, ma non è la sua copia, così come Harry non è la copia ne di Silente ne di Sirius, sebbene con entrambi condivida alcuni atteggiamenti.
Forse è questo il Destino di cui parla Lily in Aul, l'eco e le conseguenze delle azioni di chi ci ha preceduto che influenzano la nostra vita, non obbligandoci in una direzione, ma tracciando un sentiero che possiamo scegliere se continuare o interrompere. (Come dice Lily Luna, le famose "scelte più grandi di noi") Qui il Destino è inconsapevolmente impersonificato da Harry, Padrone della Morte per caso e Salvatore del Mondo Magico per una serie di fortunate coincidenze, che agisce come suo solito impulsivamente, dando retta più al cuore e al suo istinto che alle regole e alla ragione: salva un bambino da un incendio (cosa buona e giusta) e poi invece di affidarlo alle cure anonime di sconosciuti o di rintracciare i parenti biologici, decide di affidarlo al cugino. Così facendo stravolge il corso di molte vite, e cambia il destino di molte persone, alcune delle quali non conosce nemmeno. Chissà come sarebbe stato diverso il destino dei Dursley senza Tom, chissà come sarebbe stato quello dei Tre Potter Junior, ma anche quello di Soren Prince, di Soren Luzhin, di Parva Duil, di Ainsel Prynn, di tutte quelle persone le cui vite sono state sconvolte dalla vicenda "Recupero Thomas". È la teoria del battito delle ali della farfalla che provoca un terremoto, Harry fa una scelta, che non è libera dal condizionamento che in lui causano i traumi non risolti della sua infanzia, e questa scelta influenza per sempre la vita di almeno una decina di persone lontane da lui nel tempo e nello spazio. È un concetto un po' destabilizzante. È questo che mi piace della tua Saga, che offre lo spunto per riflettere su questioni complesse, di tipo etico, filosofico o psicologico, senza mai diventare pesante o pretenziosa. È una dote che hanno solo i migliori romanzi per ragazzi, quelli che parlano e si rivolgono a una determinata fascia di età, ma possono venir letti e apprezzati anche dai più grandi o dai più piccoli. Di solito, quando succede, vuol dire che la storia ha più piani di lettura, e che può essere apprezzata sia al suo piano più superficiale che al più profondo, È la qualità che ai tempi ha dato così tanto successo i libri di Harry Potter, e spero che anche a te che un giorno venga riconosciuta, perchè te lo meriti.
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