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Autore: __Wrath__    22/02/2011    6 recensioni
E se la morte si nascondesse dentro un corpo? E se quel corpo fosse di una bellezza inimmaginabile? E se quella bellezza ti facesse innamorare?...in fondo l'uomo non può che definirsi preda di creature più grandi di lui...e lei era la cacciatrice che avrebbe dovuto catturarmi, ma non sempre le cose vanno come prestabilito.
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[10

[10. Inaspettato]

 

Il cuore che batte.

Lo sento.

Fa male.

 

Aprii la porta di casa trafelato, mi precipitai sulle scale per raggiungere la cameretta.

‹‹ Ale? Non si usa più salutare? Vieni a tavola che il pranzo è pronto. ››

‹‹ Non ho fame mamma! ››, urlai frettoloso aprendo lo zaino consumato dagli anni.

Gettai sul letto tutti i libri scolastici per poi afferrare il fascicolo spiegazzato. Merda.

Dal piano inferiore sentivo una sorta di battibecco ma non ci feci caso più di tanto, guardavo inorridito l’aspetto maltrattato del mio bottino preoccupandomi di come l’avrei riposto nuovamente nello schedario.

Con le mani cercai di ridargli la forma originale distendendo gli angoli tutti stropicciati.

Quando il fascicolo prese un aspetto accettabile aprii con desiderio la prima pagina. Stavo per carpire la vita di Angie…avrei saputo tutto di lei…

La porta della stanzetta si aprì di colpo facendo schizzare il mio cuore alle stelle, con un gesto automatico nascosi il mio bottino sotto il cuscino.

‹‹Alessandro Cortese! Ho detto che il pranzo è pronto e tu devi scendere a mangiare come tutti noi! Dov’è finita l’educazione?? ››

‹‹ M-Ma ho già mangiato a scuola…››, bugia. Ero così concentrato sulla ragazza che lo stomaco era chiuso.

‹‹ E allora vorrà dire che resterai a tavola a guardare noi mangiare. Scendiamo ora! ››, mi afferrò per un braccio e mi trascinò letteralmente al piano di sotto.

‹‹ Ahia! Mi fai male! ››

Mia sorella mi guardò con tutta la pena che si può provare per un cucciolo maltrattato, mio padre invece mangiava la sua porzione di pasta in silenzio senza degnarci di uno sguardo.

‹‹ Perfetto. Ora che siamo tutti qui posso stare più tranquilla. ››

Per qualche minuto il silenzio era sovrastato solamente da posate che tintinnavano scontrandosi tra di loro e bicchieri riempiti finché mio padre non decise di intervenire…

‹‹ Stavo pensando…che io e Stefania non ci fermeremo qui ancora per molto…e così, beh come dire? Vorrei portarvi a fare un giro fuori paese. Che ne dite? ››

Ah…papà sarebbe andato via di nuovo. Stavano per iniziare le vacanze di natale, perché non restava ancora un po’?

‹‹ Non so, devo pensarci su. ››, rispose mamma con durezza.

‹‹ Avanti Margherita, non fare la scontrosa. ››, rimbeccò mio padre con dolcezza.

‹‹ Deciderò più tardi. Ora finite di pranzare, si raffredda.››

 

Tornato finalmente in camera chiusi la porta a chiave sperando di non essere disturbato per l’ennesima volta.

Arrivato al letto tirai fuori il fascicolo e ciò che lessi mi disarmò…niente. Non c’era niente di anomalo o strano, in sintesi era una ragazza comunissima senza genitori trasferitasi da poco nella nostra cittadina a casa di alcuni suoi zii.

Fine, nulla di più. Il segreto della misteriosa Angie non esiste.

Non so se ero più deluso dal finale scontato o sollevato dall’innocuità della ragazza…nacque sulle mie labbra un sorriso amareggiato.

Cosa speravo di trovare? Tutto era come doveva essere…

Strinsi i denti per l’irritazione e buttai i fogli che avevo ancora in mano sul letto.

‹‹ Dannazione! ››

Qualcosa non torna!

Mi buttai sul materasso coprendomi gli occhi con un braccio, la testa turbinava fastidiosamente.

 

Il pomeriggio stava passando così…tra un pensiero alla ragazza e uno al mio mal di testa, solitamente ero un tipo apatico che lasciava scivolare di dosso i problemi e le preoccupazioni, questa volta mi ero impuntato sul serio. Ma perché? Per pura curiosità? Perché ero affascinato da lei?

Forse la storia della strega non era del tutto infondata. Mi aveva ammaliato…

Ma che razza di stupidaggini vado a pensare?! Le streghe non esistono!

‹‹ Basta io ora esco. ››

Scesi al piano di sotto, mamma a quell’ora era al lavoro, gestiva un piccolo negozio di fioreria, non guadagnava chissà quanto ma bastava a farci tirare avanti in più papà riversava mensilmente sul conto della mamma una parte dei suoi guadagni. I miei genitori non erano come la maggior parte dei divorziati, litigavano come cane e gatto ma molto infondo si volevano bene…ne ero sicuro. Papà sarebbe tornato a trovarci anche senza le continue l’incentivazioni di Stefania.

Afferrai la sciarpa dal appendiabiti e me la legai per bene attorno al collo e indossando il mio giubbotto nero uscii di casa.

Il tempo era bello ma il freddo pungente si faceva sentire, mi avviai verso il parco storico con calma, l’essermi allontanato da quelle quattro mura era stato un toccasana, era come se avessi lasciato le paranoie nella mia stanza pronte ad attendere il mio ritorno.

Ovunque volgessi lo sguardo non vedevo altro che lucine luminescenti appese sui balconi, l’aria natalizia la sentivo onnipresente…

Mentre camminavo sulla via ciottolata mi sentii a disagio, il parco era pieno zeppo di coppiette felici, io ero solo.

La cosa non mi aveva mai infastidito, le ragazze erano sempre state un fatto estraneo da me, ma ora mi sentivo in un certo modo…escluso.

Escluso dalle interazioni umane, anche tra quelle più semplici.

Sarà che all’età di 17 anni non ho mai incontrato qualcuno a cui voler bene ma non mi è mai capitato qualcuno che provasse in un certo senso una simpatia nei miei riguardi. O più semplicemente le ragazze mi sono sempre state sulle scatole da quando avevo 11 anni.

A quell’età sono rimasto seriamente traumatizzato e scottato dalle discussioni infervorate che facevano le mie compagnette di classe.

 

Ricordo che stavo seduto in disparte alla ricreazione sentendo ridere le ragazze che si confidavano i loro pensieri, ero curioso…

‹‹ Mio marito dovrà essere bello, alto, biondo, con gli occhi azzurri e muscolosissimo! ››

Più sentivo le qualità che avrebbe dovuto avere il loro “futuro marito” più mi sentivo scoraggiato.

Poi uno sguardo timido mi intravide e sorridendo leggermente disse piano alle altre…‹‹ Anche Alessandro è carino però. ››

Quelle si girarono e contrariate iniziarono a urlare sguaiatamente zittendo l’altra.

‹‹ Alessandro è scontato! Ce ne sono a migliaia di ragazzi così! Invece un ragazzo dagli occhi verdi…quello sì che è bellissimo! ››

Ero “s c o n t a t o”. Non potevo essere ben voluto da nessuno perché ero troppo anonimo, inutile cerare di dare il meglio di se…alla fine tutti avrebbero guardato solo quello che mostravi all’esterno.

 

Sorrisi triste al pensiero, a volte i bambini sanno essere crudeli.

Erano passati sei anni d’allora, le cose non erano molto cambiate effettivamente, non ero riuscito a trovare la persona adatta con cui condividere i miei sorrisi e le mie giornate, forse è meglio così, non voglio che un sorriso alla fine si trasformi in una dolore…ma per quanto possa soffrire nei miei pensieri c’è sempre lei, trovo solo una persona per cui voglia veramente distruggermi…riesci a leccarmi le ferite? A togliere i punti di sutura che rattoppano la mia malinconia?

 

Philofobia. Tu sei stata la cura.

 

E forse per guarire dal mal d’amore dovrei veramente innamorarmi, e forse lo sono già ma mento a me stesso, e forse me ne sto rendendo conto solo ora guardando queste coppiette per strada sorreggersi a vicenda stringendosi la mano.

 

AAAAAAH! Troppa confusione!

Non sapevo di essere così stupido! E pensare che mi reputavo un ragazzo intelligente!

 

L’ a m o r e    r e n d e    s t u p i d i. . .

 

Cosa devo fare con te? So di volerti ma non so come poter reagire…

 

Continuai a camminare, forse più per abitudine che non per altro, non sapevo dove stessi andando. E’ capitato a tutti, no?

Voler andare lontano da tutto restando solo con se stessi per pensare, riflettere su cose che tra qualche tempo perderanno d’importanza o valore. Girovagando mi trovai con gran sorpresa per una strada conosciuta, attraversata chissà quante volte. La percorsi fino alla fine ritrovandomi davanti a un piccolo locale anonimo, l’insegna blu accesa era un chiaro invito ad entrare, non me lo feci ripetere due volte.

Appena entrai l’odore di pizza e legna bruciata mi invase, il Luke era sempre stato una seconda casa quand’ero più piccolo. Il campanello appeso alla porta tintinnò e da dietro la porta che conduceva in cucina spuntò una testa bionda riccioluta.

‹‹ Ale! Da quanto tempo! ››, disse euforica Gianna.

‹‹ Salve signora. Come sta? ››, domandai sorridendole gentile.

‹‹ Oh ragazzo, io sto una favola come sempre. ››, rispose facendomi l’occhiolino.

Gianna nonostante la sua età era la cameriera più euforica che abbia mai visto, faceva da mamma non solo al suo figlio pizzaiolo ma anche alla clientela, era rotondetta e sempre allegra, quando sorrideva era tutta fossette. Diffondeva allegria ovunque volgesse lo sguardo.

‹‹ Luca, c’è qualcuno che è venuto a farci visita. ››, urlò verso la cucina lasciandomi solo nella stanza, si erano fatte le sette e passa di sera, troppo presto per avere clienti.

‹‹ Tu mettiti pure comodo tesoro, arriva subito. ››, mi avvisò compiaciuta.

Presi posto come indicatomi e poco dopo vidi apparire Luke.

‹‹ Ohi Ale, come te la passi? ››, disse sorpreso mentre si asciugava le mani sul grembiule da cucina.

‹‹ Non mi lamento. ››, mormorai distogliendo lo sguardo dai suoi occhi indagatori.

Luke era un caro amico di famiglia, aveva aperto la pizzeria quando era ancora molto giovane, sua madre l’aveva sempre supportato in tutto…non come la mia che pretende di darmi la manina anche quando devo attraversare la strada.

Il Luke non è mai stato famoso come pizzeria, era piuttosto piccolo ma le pizze erano eccezionali, qualsiasi pizza gli si chieda sarà la migliore mai assaggiata.

Aveva 35 anni, ma sembrava dimostrarne dieci di meno con i suoi inconfondibili capelli ingellati e l’orecchino a cerchietto sempre presente, Gianna non lo sopportava, diceva che gliel’avrebbe strappato di notte mentre dormiva se non si decideva a toglierselo di sua spontanea volontà…la cosa brutte è che ci ha provato veramente.

‹‹ Sul serio? Uhm. Cosa ti porta qui dal tuo caro vecchio amico Luke? ››

‹‹ Che cosa se non la pizza? ››

‹‹ Oui mon ami, se è una pizza quella che vuoi, una pizza avrai. E dato che sei un caro cliente ti facciamo lo sconto speciale sulle patatine fritte. ››.

Risi, lo consideravo il fratello che non avevo mai avuto, l’unico amico con cui potevo parlare…e forse, in quel momento, avevo bisogno solo di quello. Parlare.

‹‹ Qualcosa non va? ››, disse osservandomi meglio.

‹‹ Umh… ››

‹‹ Oh andiamo! Da quand’è che non hai paura di dire a qualcosa al tuo caro Luke? E’ successo qualcosa? Anzi fammi indovinare…umh, sei triste perché non riesci a completare God of War che ti avevo lasciato a casa più di tre mesi fa.››  

‹‹ Non è colpa mia se quei fottuti cavalli sono un’infinità! Mi fanno urtare e poi hai visto quanto cavolo di vita han…›

‹‹ Alessandro. ››, mi interruppe sorridendo sarcastico.

Io smisi di gesticolare e abbassai gli occhi, nel frattempo rispuntò Gianna con una porzione grande di patatine fritte che appoggiò sul tavolo.

‹‹ Grazie . ››, disse allegro Luca mettendosi in bocca una patatina bollente.

‹‹ Non sono per te ma per Alessandro. Tieni tesoro, mangia. Io vado a preparare la tua pizza preferita, la Capricciosa.›

‹‹ Gentile come sempre Gianna. ››

‹‹ E’ un piacere. ››, e con questo se ne andò canticchiando in cucina.

Luke tornò a fissarmi malevolo, i miei occhi scappavano dai suoi.

‹‹ C-Cosa? ››

‹‹ Avanti…dimmi chi è. ››

‹‹ Chi è chi? ››

‹‹ La causa del tuo malumore. ››

‹‹ Amico…non per vantarmi ma ho più esperienza di te su questo campo e il tuo non è l’umore di uno che non riesce a superare il livello di un videogioco. ››

Non sapevo che le pene d’amore erano facilmente sgamabili.

Stavo per replicare qualcosa ma l’occhiataccia che mi riservò fu abbastanza da farmi rinunciare.

‹‹ Va bene. E’ una ragazza. ››

‹‹ E vorrei ben vedere, se fosse stato il contrario mi sarei preoccupato. ››

Lo guardai accigliato.

‹‹ Molto divertente. ››

‹‹ Questa non è una ragazza ma la ragazza, è un tantino diverso ricordando che razza di tardone sei. ››

Buttai gli occhi al cielo. Chi me l’aveva fatto fare entrare qui?

‹‹ To’, ingozzati. ››, dissi avvicinandogli il piatto di patatine, ne prese una e se la mise in bocca aspettando che iniziassi a raccontare…

 

‹‹ Angie, umh. Carina la tipa. Mi sa tanto di darkettona con problemi esistenziali, con tutto il tempo che hai impiegato per prenderti una vera e propria cotta avresti potuto prendere una meno egocentrica. ››, mi rimproverò.

‹‹ Non è affatto egocentrica! Dovresti vederla! E’ così…così…››

‹‹…diversa? ››, suggerì con tono affettuoso.

‹‹ Sì! ››

‹‹ Ale, se posso darti un consiglio eh…quando incontriamo una ragazza che consideriamo “speciale” la vediamo diversa dalle altre, ma è solo questione di tempo, tutte le ragazze sono uguali. ››

Ci rimasi male. Molto male…come poteva dirlo?

‹‹ Per me non hai ancora trovato quella giusta per te. ››

‹‹ Tu dici fratello? Non lo so, non ci spero più ormai…››, disse stiracchiandosi.

No, non potevo credere che Angie fosse uguale alle altre compagne, lo si vedeva lontano un miglio che era differente da tutte le altre!

Addentai con decisione l’ultima fetta di pizza tirandomi tutto il prosciutto.

‹‹ Non ti sporcare, mangi come un maiale, che figura ci fai quando inviterai la donzelletta a cena? ››

‹‹ Cena?? ››, dissi soffocando con il boccone che avevo precedentemente gustato.

‹‹ Esatto. ››, ribatté con sicurezza mettendosi a braccia conserte appoggiando la schiena alla spalliera della sedia.

‹‹ Non ho alcuna intenzione di farlo! ››, è escluso, non ammesso, decisamente NO!

‹‹ Oh sì che lo farai, tu devi farlo, non puoi aspettare ancora la ragazza giusta, è o non è lei quella che fa battere all’impazzata il tuo povero cuoricino? ››, mormorò con le labbra allungate sbattendo gli occhioni come il cerbiatto Bambi.

‹‹ Smettila di prendermi in giro. ››, dissi posando la crosta dell’ultima fetta di pizza che avevo divorato.

‹‹ Senti, la storia più seria che tu abbia mai avuto è quella con la maestra delle elementari di cui andavi pazzo, hai diciassette anni, sei un uomo e non hai ancora dato nemmeno il primo bacio! Conosco gente della tua età che mette incinte le ragazze un giorno sì e l’altro pure. ››

 ‹‹ Silenzio che possono sentirti! Non rivanghiamo ancora quella storia!››, il locale era ancora vuoto ma nessuno gli aveva mai detto che anche i muri hanno le orecchie?

‹‹ E poi il mio ultimo pensiero è quello di andare a mettere incinta una ragazza. ››

‹‹ Oh gli ormoni, gli ormoni. Tu hai veramente qualche disturbo per non avere l’appetito sessuale che è di consuetudine. ››

‹‹ Ce l’ho, ovviamente. Ma preferisco ragionare piuttosto che pensare solo al sesso, per quello…ci sarà tempo…dopo. ››, balbettai.

‹‹ Così mi piaci. Ma prima di pensare al letto pensa a come conquistarti la bambola. ››

Mi face avvampare. Non volevo pensare a me e a Angie…in quel modo.

‹‹ Certo certo. ››, borbottai per far cadere il discorso.

La campanella attaccata alla porta tintinnò, era entrata gente.

‹‹ Mamma, clienti! ››, avvertì Luke.

‹‹ Arrivooo! ››, cantilenò Gianna dalla cucina.

‹‹ E’ meglio che io vada allora, scusa se ti ho preso tempo. ››

‹‹ Va bene, io vado a guadagnarmi da vivere allora, stammi bene. ››, tirai fuori il portafoglio dalla tasca dei jeans ma Luke scosse la testa.

‹‹ Per questa volta paga la casa. Sai una cosa? Questo posto non è male per portare a mangiare una ragazza…la prossima volta ti farò pagare, non voglio che ti prenda per un morto di fame. ››, mormorò piano per non farsi sentire dall’allegra famigliola che si stava accomodando a uno dei tavoli.

‹‹ Grazie, sei un amico. ››

‹‹ Macché io voglio solo farmi pubblicità. ››, disse con tono canzonatorio facendomi l’occhiolino.

‹‹ Salve signori, posso esservi d’aiuto? ››, domandò avvicinandosi al tavolo dove avevano preso posto.

‹‹ Buona serata allora! ››

‹‹ Anche a te Alessandro, salutami Margherita mi raccomando. ››, salutò Gianna con in mano i menù per i clienti.

Uscito dal locale mi sentivo soddisfatto, niente più dubbi, il prossimo passo sarebbe stato quello di riuscire a rubare il cuore ad Angie e avrei iniziato da domani.

 

   
 
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