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Autore: giulina    09/12/2011    11 recensioni
Alice poggia la testa bionda sul cuscino e si mette a fissare il cielo chiaro di maggio fuori dal lucernario sopra la sua testa, l’unico spiraglio di luce in quella stanza buia.
Bè più che una stanza è un garage.
Il garage del padre di Filippo in cui si vanno a rifugiare da quando hanno sei anni.
Era il loro nascondiglio segreto da piccoli, il luogo in cui potevano rimanere quanto volevano e dove nessuno li andava a cercare per sgridare.
In quel garage sono cresciuti, hanno imparato a leggere e a scrivere, sono rimasti a pomeriggi interi sdraiati sul letto ad osservare il soffitto in silenzio o ad ascoltare vecchi dischi in vinile che si inceppavano sempre in alcuni punti. Si sono scambiati il loro primo bacio girando una bottiglia vuota a dodici anni e sono diventati grandi senza accorgersene.
-Cerca di non russare-
-Ci proverò-
-Bene. Ho sonno e ho bisogno di dormire-
-Cos’è che ti toglie il sonno Lip?- Gli chiede con un tono acido.
-Una bionda che a mezzanotte mi chiede di risentirle storia-
-Potevi dirmi di no- Gli dice Alice alzando di poco la testa per specchiarsi nei suoi occhi verdi leggermente socchiusi.
-Non so dirti di no, Alice-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In anticipo, il vostro regalo di Natale sulla coppia scelta da voi.

Buona lettura,

un abbraccio stritolatore e una pioggia di baci :*

Ps. sulla mia pagina autore potrete trovare altre One-shot su Alice e Filippo.

P.s.s. Link del gruppo su facebook dedicato alle mie storie, dateci un'occhiata se vi va!

http://www.facebook.com/groups/262965880410553/

Rocking around the Christmas tree at the Christmas party hop

Mistletoe hung where you can see every couple tries to stop

Rocking around the Christmas tree let the Christmas spirit ring.


Una macchia.

Due piccole macchie.

Tante macchie che leggere si posano sul vetro del lucernario.

Sono bianche, quasi trasparenti, e dopo aver toccato la superficie fredda, si dissolvono nel nulla.

Un fiocco più grande scende invisibile da un nuvola grigia, passa attraverso una minuscola apertura e scende lentamente nella stanza come soffiato da qualcuno; sembra polvere finissima.

La sua lieve caduta termina quando incontra la pelle pallida di Alice. Si posa su una sua guancia arrossata e sparisce come se fosse stato cancellata da una mano infastidita.

Lei continua a tenere il volto levato verso il lucernario, osservando quei primi fiocchi di neve che si posano sul vetro.

La prima neve dell'anno, forse anche l'ultima.

Alice se la sta godendo sdraiata sul comodo letto dal piumone rosso, con un cuscino sotto ai piedi e una maglione bianco a collo alto a tenerle caldo in quel garage freddo in cui una piccola stufa non è sufficiente.

Un dolce silenzio riempie la stanza. Il giradischi sopra la lavatrice è fermo da qualche settimana, probabilmente è deceduto ma sia Alice che Filippo non vogliono ammetterlo a sé stessi, e accanto a quest'ultimo hanno messo un vecchio stereo e delle casse prese in prestito dalla camera di Marco.

Probabilmente non ritorneranno mai più in mano del loro proprietario.

Alice sta pensando a qualche cd di musica classica da fregare dalla collezione del padre, quando sente una voce chiamarla al di là della porta del garage.

L'hanno da poco colorata di giallo, un giallo girasole che illumina la stanza e di cui i due ragazzi si sono subito innamorati.

Ci hanno addirittura fatto l'amore, contro quella porta.

Alice si alza con uno sbuffo dal letto e cammina in punta di piedi fino alla porta che apre sbirciando all'esterno e arricciando il naso quando alcuni fiocchi bianchi toccano la sua pelle.

-Spostati-

-Mai. Cosa diavolo vuoi fare con quell'albero?-

-Prima pensavo di decorarlo, ora ho una mezza idea di piantarlo in testa a te-

-è il Natale che ti mette così di buonumore?-

-No, penso che siano i dieci gradi sotto zero che ci sono qui fuori-

Alice alza gli occhi al cielo e si mette da parte per far passare Filippo che tiene un piccolo abete tra le braccia.

Lo posa vicino alla parete dove ci sono alcune mensole stracolme di libri mentre la ragazza trascina sul pavimento un vaso con del terriccio all'interno.

Filippo si posa una mano sulla fronte sudata e fissa concentrato l'albero davanti a sé. Gli piace, parecchio anche.

Alice fissa dei rametti dondolanti con le braccia incrociate sotto al petto e un'espressione corrucciata.

Filippo rivolge la sua attenzione alla ragazza al suo fianco, e i si occhi si addolciscono così come il suo sorriso.

-Ti prego- Supplica a voce bassa, avvicinandosi di un passo a lei.

-Io non lo so decorare-

-Ci penso io-

-E perderà tutti gli aghi-

-Spazzerò-

-è..è natalizio, troppo natalizio! Noi non odiavamo il Natale?- Chiede Alice inclinando leggermente la testa come se le fosse sfuggito qualcosa.

-Prima- Risponde Filippo sposandole una ciocca ribelle di capelli. Se li è tagliati un mese fa, i suoi lunghissimi capelli biondi. Ora le arrivano alle spalle ed ha una mezza frangetta che ogni tanto copre i suoi occhi caldi. È ancora più bella, per Filippo.

-E cosa è cambiato?-

Il moro tira fuori dalla tasca del giaccone una pallina rossa di Natale; sulla superficie sono stati disegnati due teneri conigli bianchi che si tengono per mano.

Quella pallina avrà si e no dieci anni ma sembra che il tempo non l'abbia mai sfiorata.

-Ora stiamo insieme. Ah, e sei anche meno acida degli anni scorsi-

Alice annuisce brevemente e sospira -E Natale sia anche in questo garage-


Rocking around the Christmas tree have a happy holiday

Everyone dancing merrily in the new old-fashioned way

-Lip, ti ricordi chi ti disse che Babbo Natale non esisteva?-

-Fu quello stronzo di Marco-

-Già, e tu venisti da me in lacrime..-

-Non è vero, avevo il nodo alla gola ma non stavo piangendo!-

-...e mi dicesti che tuo fratello ti aveva detto, esatte parole "Pippo, Babbo Natale non esiste. Me l'ha detto nonna Gervasa quando siamo andati a mangiare da lei domenica. Non mi ha dato nemmeno la paghetta, quella brutta vecchiaccia."-

-Si, poi tu ti mettesti a piangere disperata e si corse a casa mia, sotto la neve, per andare a picchiare Marco. Ha ancora la cicatrice di un tuo morso sulla spalla, lo sai?-

Sorride Filippo, tirando fuori da una scatola di cartone ai suoi piedi, una palla di plastica verde che attacca ad un ramo basso dell'albero.

Alice è seduta sul tappeto vicino al letto e guarda il ragazzo finire di addobbare quello che lui ha definito “un capolavoro”.

Sarà alto un metro e mezzo e non predomina nessun colore. Palline di forme e tonalità diverse, pupazzi, festoni rossi, cascate di fili d'oro.

È allegro, quest'albero. Gli hanno addirittura dato un nome: Guglielmo, come il proprietario del market dove è stato comprato a basso prezzo.

Filippo guarda quello che tiene tra le sue mani, e volge il suo sguardo verso Alice che sta osservando incuriosita un album di vecchie fotografie, trovate in quelle scatole polverose dimenticate nella cantina del suo palazzo.

Quando alza gli occhi, trova il moro a fissarla con una mano protesa verso di lei che le porge qualcosa.

-Ti lascio quest'onore-

-Non credo di averne il diritto-

-Non te lo meriteresti ma mi sento magnanimo quest'oggi. Dai, alzati prima che ci ripensi-

-Potrei fare dei danni-

-Correrò il rischio-

Alice sorride, mordendosi l'angolo del labbro inferiore, e si alza di scatto in piedi facendo quello che deve fare.

Quando appoggia di nuovo i piedi per terra, si allontana di qualche passo dall'albero, per osservare il lavoro finito.

Filippo l'abbraccia da dietro e le lascia un bacio tra i capelli morbidi che profumano di mela.

Come sempre.

-Ali...- Soffia vicino al suo orecchio -l'hai messo storto-

Scoppiano entrambi a ridere quando vedono il puntale a forma di Puffo blu, che tende verso destra.

Il sorriso si spegne sulle loro labbra quando vedono l'albero dondolare leggermente, e poi cadere a peso morto a terra con un tonfo che rimbomba nel garage insieme allo schianto di qualche pallina di vetro sul pavimento.

Filippo chiude strettamente gli occhi e fa un respiro profondo.

A Natale si è tutti più buoni, no?

-Alice, è meglio se inizi a correre-

   
 
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